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Cognome
Nome
Matricola
Domanda 1 (6 pti)
Data f : [a, b] → R si enunci e si dimostri il Teorema dei valori intermedi.
Esercizio 1 (5 pti)
Si risolva la seguente equazione nel campo complesso C,
z 2 + 3iz + 1 = 0
1
Soluzione
Applichiamo la formula risolutiva delle equazioni di secondo grado. Osserviamo
che, data la forma generica az 2 + bz + c = 0, nel nostro caso abbiamo:
a = 1, b = 3i c=1
Per cui: √ p
−b ± b2 − 4ac −3i ± (−3i)2 − 4
z1,2 = = =
2a 2
√ p √
−3i ± 9 · i2 − 4 −3i ± 9(−1) − 4 −3i ± −13
= = =
2 2 2
√ √ √
A questo punto basta osservare che −13 = −1√· 13 e sfruttando il noto
risultato del campo complesso C, per cui si ha che −1 = i, allora:
√ √
−3i ± 13i −3 ± 13
= = i
2 2
Esercizio 2 (6 pti)
Data la matrice A e il vettore b cosı̀ definiti:
1 k 1 1
A = 2 1 0 b = 0
7 2 + 3k 3 k
Soluzione
a. Si tratta di una matrice quadrata. Cominciamo con il calcolare il deter-
minante della matrice. Risulta (scegliendo la terza colonna).
2 1 + 3 1 k =
detA = 1
7 2 + 3k 2 1
2
che esiste almeno un elemento non nullo, per esempio l’elemento a11 = 1,
per cui la matrice A ha rango sicuramente almeno pari a 1. Orliamo ora
questo elemento scegliendo la terza colonna e la terza riga. Otteniamo la
sottomatrice di ordine 2 cosı̀ definita:
1 1
7 3
il cui determinante è 3 − 7 = −4 ∀k. Ovvero abbiamo trovato almeno un
minore di ordine 2 non nullo ∀k. Per questo possiamo concludere che la
matrice A ha sempre rango 2 ∀k.
Cerchiamo ora di capire cosa succede alla matrice completa, per andare a
discutere le soluzioni del sistema Ax = b.
1 k 1 1
A|b = 2 1 0 0
7 2 + 3k 3 k
Per calcolare il rango di A|b proseguiamo con l’applicazione di Kronecker
su quanto già fatto per A (d’altronde, la matrice A risulta essere una
sottomatrice della matrice completa).
Dato il minore di ordine 2 non nullo,
1 1
7 3
questo può essere orlato scegliendo o la seconda colonna e la seconda
riga di A|b oppure scegliendo la quarta colonna e la seconda riga di A|b,
ottenendo nello specifico le due matrici:
1 k 1 1 1 1
B1 = 2 1 0 B2 = 2 0 0
7 2 + 3k 3 7 3 k
La matrice B1 non è nient’altro che la matrice A (ovviamente) che sappi-
amo già avere determinante nullo ∀k. La matrice B2 ha invece determi-
nante pari a:
1 1
detB2 = −2 = −2(k − 3)
3 k
che è diverso da 0 ⇐⇒ k ̸= 3. Pertanto abbiamo trovato che:
– Se k ̸= 3, allora rango(A|b) = 3 ̸= rango(A) = 2 e il sistema è dunque
impossibile.
– Se k = 3, allora rango(A|b) = 2 = rango(A) = 2 e il sistema è dunque
possibile ma indeterminato, con ∞n−r = ∞3−2 = ∞1 soluzioni.
b. Per quel che riguarda il sistema omogeneo, sappiamo già che un sistema
omogeno è sempre possibile. In questo caso, essendo il rango di A pari a
2, allora il sistema omogeneo sarà anche esso indeterminato, con ∞n−r =
∞3−2 = ∞1 soluzioni.
3
c. Il caso k = 3 è l’unico caso in cui il sistema Ax = b risulta possibile,
ma sappiamo già indeterminato, con ∞1 soluzioni. Per risolvere il sis-
tema ci concentriamo sul minore non nullo che ci è servito per dimostrare
che il rango della matrice è 2. Esso è composto dalla prima e terza riga
di A e dalla prima e terza colonna di A. Questo significa che la seconda
riga (seconda equazione) è ridondante (linearmente dipendente dalle altre
due righe/equazioni), non porta alcun contributo informativo, pertanto
deve essere eliminata. Anche la seconda colonna deve essere trattata
in modo diverso, anche essa è linearmente dipendente alle altre colonne.
L’incognita ad essa associata deve essere trattata come un parametro, po-
nendo quindi y = c. Pertanto, scriviamo quanto detto prendendo A(k = 3)
e impostando il sistema associato A(k = 3)x = b(k = 3)
1x + 3y + 1z =1 x+z = 1 − 3c
7x + 11y + 3z = 3 7x + 3z = 3 − 11c
y=c y=c
x = 1 − 3c − z x = 1 − 3c − z
7(1 − 3c − z) + 3z = 3 − 11c 7 − 21c − 7z + 3z = 3 − 11c
y=c y=c
x = 1 − 3c − z x = 1 − 3c − 1 + 25 c = − 12 c
−4z = 3 − 11c − 7 + 21c z = 1 − 25 c
y=c y=c
Esercizio 3 (6 pti)
Studiare la seguente funzione e disegnarne il grafico:
f (x) = ln(x + 1) − x
In particolare,
a. Determinarne il dominio, il segno della funzione, i limiti agli estremi del
dominio e gli eventuali asintoti (2 pti);
b. Determinarne la funzione derivata prima e gli eventuali estremanti (2 pti);
c. Calcolare l’area sottesa al grafico della fuzione quando 0 < x < 1 (2 pti).
Soluzione
a. Il dominio della funzione è definito ponendo l’esistenza del logaritmo,
ovvero x + 1 > 0, da cui si ricava domf = (−1, +∞).
Per studiare il segno della funzione bisogna porre ln(x + 1) − x > 0,
ovvero ln(x + 1) > x. Essendo un’equazione trascendente, questa può
essere risolta confrontando fra di loro il grafico di due funzioni elementari,
a meno di una traslazione verso sinistra del logaritmo. Disegnando le due
funzioni elementari, ln(x + 1) e x si ottiene il grafico rappresentato in
4
Figure 1: Grafico per lo studio del segno
Fig.1. da cui si osserva che ln(x + 1) < x sempre, per cui la funzione è
sempre negativa.
I limiti agli estremi del dominio sono:
ln(x + 1) − x −x
m = lim ∼ lim = −1
x→+∞ x x→+∞ x
N ≥0 −x≥0 x≤0
5
D>0 x+1>0 x > −1
Il denominatore è sempre positivo nel dominio di f (x), per cui si ottieneche
f (x) ≥ 0 per −1 < x ≤ 0. x = 0 è pertanto punto di massimo e f (0) =
ln(1) + 0 = 0 è il massimo della funzione (che rimane sempre negativa in
tutto il resto del dominio).
c. Per 0 < x < 1 la funzione è negativa, pertanto il calcolo dell’area sottesa
al grafico della funzione si trova risolvendo
Z 1 Z 1 Z 1
− (ln(x + 1) − x)dx = − ln(x + 1)dx + xdx
0 0 0
6
Figure 2: Grafico della funzione f (x) = ln(x + 1) − x
Esercizio 4 (5 pti)
Si trovino i punti di massimo e minimo della funzione
f (x, y) = 3x2 − y 2
sottoposta al vincolo 6x + 3y = 2
Soluzione
L’equazione del vincolo è esplicitabile rispetto a y, infatti possiamo scrivere
2
y = − 2x. Sostituendo l’espressione ottenuta nella definizione di f (x, y) ci
3
riconduciamo a definire una nuova funzione nella sola variabile x, infatti otte-
niamo:
2
2 2 2 4 8 8 4
f (x, y(x)) = 3x − − 2x = 3x − + 4x − x = −x2 + x −
2
3 9 3 3 9
7
Esercizio 5 (5 pti)
Si risolva il seguente problema di Cauchy:
( 2t y
y′ = −
t−1 t−1
y(2) = 5
Soluzione
Controlliamo le condizioni di buona posizione del problema di Cauchy per garan-
tire che la soluzione esista unica. Innanzitutto mettiamo in evidenza la funzione
associata alla derivata prima di y,
2t − y
y′ = −
t−1
2t − y
quindi f (t, y) = − è continua ovunque tranne per t = 1. Per cui la
t−1
soluzione esiste ovunque tranne in t = 1. Inoltre,
1
f (t, y)′y = −
t−1
che di nuovo è definita e continua tranne in t = 1. Per cui la soluzione del
problema di Cauchy esiste unica in (−∞, 1) ∪ (1, +∞).
Osservando la condizione iniziale data per t = 2 sappiamo che noi saremmo
interessati a cercare la soluzione solo nell’intorno del punto dato, dunque per
t > 1, ovvero in (1, +∞).
Ritorniamo ora all’equazione differenziale ordinaria. Si osserva che è un’EDO
lineare, del tipo y ′ + a(t)y = b(t), dove
1
a(t) =
t−1
2t
b(t) =
t−1
Applicando la formula risolutiva delle EDO lineari, abbiamo:
Z R Z
R 1 1 2t 2t
y(t) = e− t−1 dt e t−1 dt dt+K = e−ln|t−1| eln|t−1| dt+K =
t−1 t−1
Z
1 2t
= |t − 1| dt + K
|t − 1| t−1
Ma poichè stiamo cercando la soluzione per t > 1, allora |t − 1| = t − 1
t2
Z
1 1 2 K
y(t) = 2tdt + K = t +K = +
t−1 t−1 t−1 t−1
Imponiamo la condizione iniziale per quantificare la costante di integrazione K.
22 K
y(2) = 5, + =5 4+K =5 K=1
2−1 2−1
8
da cui ricaviamo che la soluzione cercata è
t2 1 t2 + 1
y(t) = + =
t−1 t−1 t−1
per t ∈ (1, +∞)