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LIUC Scuola di Ingegneria

Appello di Analisi Matematica


27 Giugno 2022

Cognome

Nome

Matricola

Istruzioni: L’esame si compone di 1 domanda di teoria e 5 es-


ercizi. Ad ogni esercizio è assegnato un punteggio. L’esito finale,
in trentesimi, sarà eventualmente normato anche in considerazione
dell’andamento generale dell’esame. Si prega di consegnare sia il
testo dell’esame che il foglio protocollo su cui avete svolto gli es-
ercizi. La brutta copia non deve essere consegnata. Ricordatevi di
scrivere nome e cognome su tutti i fogli che consegnate per la cor-
rezione

Regole di comportamento: NON è consentito l’uso della


calcolatrice, è vietato l’uso di ogni altro strumento elettronico. I
telefoni cellulari devono essere spenti e non accessibili e riposti nello
zaino. Non è consentito l’uso di appunti o altro materiale. È vietato
copiare, ogni tentativo o comportamento sospetto sarà sanzionato
con il ritiro dell’esame e la bocciatura. Ulteriori sanzioni disciplinari
potranno essere comminate.

Domanda 1 (6 pti)
Si enuncino il Teorema di Weierstrass e il Teorema degli Zeri nel caso di una
funzione f (x) definita da Rn a valori in R

Teorema di Weierstrass
Sia f : A ⊂ Rn → R una funzione continua su A.
Sia A un insieme compatto (chiuso e limitato).
Allora esistono massimo e minimo globali di f su A.

1
Teorema degli zeri
Sia f : A ⊂ Rn → R una funzione continua su A.
Sia A un insieme connesso per archi.
Se esistono due punti x1 , x2 : f (x1 ) · f (x2 < 0 allora esiste un punto x0 ∈ A :
f (x0 ) = 0

Esercizio 1 (6 pti)
Calcolare il rango della matrice
 
k −1 1
A = 3 −3 3k 
1 −k k

al variare del parametro k (2 pti).


Posto k = 0 si calcoli la matrice inversa di A (2 pti).
Posto k = 1 si calcolino le soluzioni del sistema omogeneo associato Ax = 0 (2
pti).

Soluzione
Si tratta di una matrice quadrata. Cominciamo con il calcolare il determinante
della matrice. Risulta (scegliendo la prima riga).

−3 3k 3 3k 3 −3
detA = k
+ 1 + 1
=
−k k 1 k 1 −k

= k(−3k + 3k 2 ) + (3k − 3k) + (−3k + 3) = 3(k − 1)2 (k + 1)


La matrice avrà rango 3 se detA ̸= 0, ovvero se 3(k − 1)2 (k + 1) ̸= 0, ovvero se
k ̸= 1 e k ̸= −1.
Andiamo ora ad esaminare i due casi k = 1 e k = −1.
Per k = 1 la matrice A diventa:
 
1 −1 1
A(1) = 3 −3 3
1 −1 1

Per quanto visto prima sappiamo già che questa matriche non può avere rango 3
perchè il suo determinante è uguale a 0. Saremmo arrivati alla stessa conclusione
osservando che la matrice ha due righe uguali.
Osseriviamo che la matrice A(1) ha almeno rango 1, in quanto esiste almeno
un elemento, per esempio l’elemento di posizione a11 = 1, diverso da 0. Adesso
consideriamo le sottomatrici di ordine 2 che si ottengono orlando l’elemento a11 .
Sono        
1 −1 1 −1 1 1 1 1
B1 = B2 = B3 = B4 =
3 −3 1 −1 1 1 3 3

2
Il determinante di tutte le quattro matrici è nullo in quanto una riga è uguale
o proporzionale all’altra. Quindi la matrice A(1) ha rango 1.
Per k = −1 la matrice A diventa:
 
−1 −1 1
A(−1) =  3 −3 −3
1 1 −1
Per quanto visto prima sappiamo già che questa matrice non può avere rango 3
perchè il suo determinante è uguale a 0. Saremmo arrivati alla stessa conclusione
osservando che la matrice ha due colonne proporzionali, la prima e la terza.
Osserviamo che la matrice A(−1) ha almeno rango 1, in quanto esiste almeno un
elemento diverso da 0, per esempio l’elemento a11 = −1. Adesso consideriamo
una prima sottomatrice di ordine 2 che si ottiene orlando l’elemento a11 , per
esempio  
−1 −1
C=
3 −3
Si ha detC = 6 ̸= 0, quindi la matrice A(−1) ha rango 2. Riassumendo si avrà
per k ̸= ±1 r(A) = 3, per k = 1 r(A) = 1 e per k = −1 r(A) = 2.

Per k = 0 si ha:  
0 −1 1
A(0) = 3 −3 0
1 0 0
Per calcolare l’inversa di A(0) calcoliamo innanzitutto il suo determinante.
Prendendo la terza riga si ha:

−1 1
detA = 1
= 1(0 + 3) = 3
−3 0

Calcoliamo ora la matrice aggiunta di A(0)


 
0 0 3
A(0)∗ = 0 −1 −1
3 3 3
che trasposta risulta:  
0 0 3
A(0)∗T = 0 −1 3
3 −1 3
per cui,
   
0 0 3 0 0 1
1 1
A(0)−1 = A(0)∗T = 0 −1 3 = 0 −1/3 1
det(A(0)) 3
3 −1 3 1 −1/3 1
Per k = 1 sappiamo che il rango della matrice A è 1. Pertanto, essendo il sistema
omogeneo un sistema sempre possibile, esso risulterà però indeterminato con

3
∞n−r = ∞3−1 = ∞2 soluzioni. Ovvero le soluzioni saranno dipendenti da 2
parametri. In particolare si ha:

 x−y+z =0
3x − 3y + 3z = 0
x−y+z =0

Da cui si vede chiaramente che le 3 equazioni sono effettivamente uguali. Per


cui, posto y = c1 e z = c2 possiamo dire che le soluzioni del sistema sono:

 x = c1 − c2
y = c1
z = c2

Esercizio 2 (6 pti)
Studiare la seguente funzione e disegnarne il grafico:

3 − x2
f (x) =
ex
In particolare,

a. Determinarne il dominio, il segno della funzione, i limiti agli estremi del


dominio e gli eventuali asintoti (2 pti);
b. Determinarne la funzione derivata prima e gli eventuali estremanti (2 pti);
c. Calcolare l’area sottesa al grafico della fuzione quando 0 < x < 1 (2 pti).

Soluzione
a. Il dominio della funzione è R, in quanto ex ̸= 0 ∀ x.
La funzione è positiva per 3 − x2 ≥ 0 (il denominatore non influisce sul
x
segno,
√ è sempre √ positivo in quanto e > 0 ∀ x). La soluzione è pertanto
− 3 ≤ x ≤ 3.
I limiti agli estremi del dominio sono:

3 − x2
 
−∞
lim = = −∞
x→−∞ ex 0+
Non c’è asintoto obliquo.

3 − x2
   
−∞ −1
lim = ∼ = 0−
x→+∞ ex +∞ +∞

per gerarchia degli infiniti. La retta y = 0 è asintoto orizzontale.

4
b.
−2xex − ex (3 − x2 ) ex (x2 − 2x − 3)
f ′ (x) = 2x
=
e e2x
Quindi f ′ (x) ≥ 0 quando

x2 − 2x − 3 ≥ 0

ovvero per x ≤ −1 o x ≥ 3
che permette di concludere che x = −1 è punto di massimo locale, mentre
x = 3 è punto di minimo locale.
c. Per 0 < x < 1 la funzione è positiva. Pertanto il calcolo dell’area sottesa
al grafico della funzione si trova risolvendo
Z 1
3 − x2
O ex

Procediamo con l’integrazione per parti sull’integrale indefinito:

3 − x2
Z Z Z
−x −x −x
= −e (3−x 2
)− −e (−2x)dx = −e (3−x 2
)−2 e−x xdx
ex
Concentrandoci sull’integrale, applichiamo nuovamente l’integrazione per
parti:
Z Z
e−x xdx = −e−x x − −e−x dx = −e−x x − (+e−x ) = −e−x x − e−x

Riunendo il tutto,

3 − x2
Z
= −e−x (3−x2 )−2[−e−x x−e−x ] = −e−x (3−x2 )+2e−x x+2e−x =
ex

= e−x (x2 − 3 + 2x + 2) = e−x (x2 + 2x − 1) + C


Calcoliamo ora l’integrale definito:
1 2
e−x (x2 + 2x − 1) 0 = e−1 (1 + 2 − 1) − [e0 (−1)] = + 1
e

5
3 − x2
Figure 1: Grafico della funzione f (x) =
ex

Esercizio 3 (4 pti)
Si stabilisca il carattere della seguente serie:
+∞   n
X 4n + 5
ln
n=0
3n + 1

Soluzione
Si veda esercizio in ANesercitazione220303.
Applichiamo il criterio della radice n-esima
s  n      
√ n 4n + 5 4n + 5 4n 4
n
an = ln = ln ∼ ln = ln
3n + 1 3n + 1 3n 3

e osservando che  
4
0 = ln(1) < ln < ln(e) = 1
3
si conclude che la serie è convergente.

Esercizio 4 (6 pti)
Si calcolino i punti di massimo e minimo della funzione

f (x, y) = 3x2 + 4y 2 − 6x − 12

sottoposta al vincolo g(x, y) = x2 + y 2 − 4 ≤ 0

6
Soluzione
Risolviamo inizialmente il problema di ottimizzazione libera e controlliamo che
gli eventuali punti estremanti appartengano alla regione ammissibile, g(x, y) =
x2 + y 2 − 4 < 0.
Cominciamo con osservare che la funzione data f è continua e sempre derivabile
nel suo dominio, R2 .
Calcoliamo il ∇f e poniamo ciascuna derivata parziale uguale a zero, per cer-
care i punti stazionari. Osserviamo inoltre che, come già intuito, le derivate
parziali sono continue in tutto R2 , quindi la funzione è differenziabile in tutto il
dominio. Questo implica che i punti estremanti devono necessariamente essere
anche stazionari, come viene dimostrato dal teorema di Fermat.

fx′ = 6x − 6 =0
fy′ = 8y =0

Da cui si ricava il punto di coordinate 6x = 6, x = 1 e y = 0 è il punto estremante


libero della funzione f . Per determinarne la sua natura, procediamo con il test
sulla derivata seconda.
La matrice Hessiana associata a f è:
 
6 0
H=
0 8
′′ ′′ ′′
Dato che fxx = 6, fyy = 6 e fxy = 0.
′′
Abbiamo detH = 48 > 0 e fxx = 6 > 0, pertanto il punto (1, 0) è un punto di
minimo globale libero. Inoltre, (1, 0) ∈ g(x, y) = x2 + y 2 − 4 < 0 (è interno alla
circonferenza di raggio 2), quindi (1, 0) è minimo globale anche vincolato alla
regione data.

Procediamo ora con l’ottimizzazione vincolata, dove il vincolo diventa ora


g(x, y) = x2 + y 2 − 4 = 0.
Definiamo la funzione Lagrangiana associata al problema dato:

L(x, y, λ) = 3x2 + 4y 2 − 6x − 12 + λ(4 − x2 − y 2 )

I punti da escludere nello studio dei punti estremanti di L sono quelli che an-
nullano il ∇g, ovvero 2x = 0 e 2y = 0. L’unico punto coinvolto è dunque lo
(0, 0) che però non appartiene alla circonferenza (vincolo), quindi non influisce
sul resto dell’analisi.
Procediamo con l’ottimizzazione libera sulla funzione Lagrangiana. Calcoliamo
il suo gradiente e annulliamolo.

 Lx = 6x − 6 − 2λx = 0
Ly = 8y − 2λy =0
Lλ = 4 − x2 − y 2 = 0

7
Per risolvere il sistema e trovare i punti stazionari della lagrangiana partiamo
dalla seconda equazione e troviamo che

 6x − 6 − 2λx = 0
2y(4 − λ) =0
4 − x2 − y 2 = 0

il che implica che le due soluzioni che annullano la seconda equazione sono
y = 0 e λ = 4. Combinando queste soluzioni con le due equazioni rimanenti,
otteniamo: 
 y=0
6x − 6 − 2λx =0
x2 = 4, x = ±2

 
 y=0  y=0
6(2) − 6 − 2λ(2) = 0, λ = 23 6(−2) − 6 − 2λ(−2) = 0, λ = 92
x=2 x = −2
 

e 
 λ=4
6x − 6 − 8x = 0, x = −3
4 − 9 − y 2 = 0, y 2 = −5 impossibile

 
3
In conclusione abbiamo ottenuto 2 punti stazionari e anche estremanti: 2, 0, ,
  2
9
− 2, 0, . Essendo il vincolo un insieme compatto (chiuso e limitato), applic-
2
chiamo il teorema di Weierstrass per stabilire la natura dei punti estremanti:

f (2, 0) = 12 + 0 − 12 − 12 = −12
f (−2, 0) = 12 + 0 + 12 − 12 = 12

da cui si può concludere che (2, 0) è un punto di minimo globale vincolato,


(−2, 0) è un punto di massimo globale vincolato.

Esercizio 5 (5 pti)
Determinare le soluzioni del problema di Cauchy:
( y
y′ + = 4t2
t
y(−1) =0

Soluzione
Controlliamo le condizioni di buona posizione del problema di Cauchy per garan-
tire che la soluzione esista unica. Innanzitutto mettiamo in evidenza la funzione
associata alla derivata prima di y,
y
y ′ = − + 4t2
t

8
y
quindi f (t, y) = − + 4t2 è continua ovunque tranne per t = 0. Per cui la
t
soluzione esiste ovunque tranne in t = 0. Inoltre,
1
f (t, y)′y = −
t
che di nuovo è definita e continua tranne in t = 0. Per cui la soluzione del
problema di Cauchy esiste unica in (−∞, 0) ∪ (0, +∞).
Osservando la condizione iniziale data per t = −1 sappiamo che noi saremmo
interessati a cercare la soluzione solo nell’intorno del punto dato, dunque per
t < 0, ovvero in (−∞, 0).
Ritorniamo ora all’equazione differenziale ordinaria. Si osserva che è un’EDO
lineare, del tipo y ′ + a(t)y = b(t), dove

a(t) = 1t
b(t) = 4t2

Applicando la formula risolutiva delle EDO lineari, abbiamo:


Z R  Z  Z 
R 1 1 1
y(t) = e− t dt e t dt 4t2 dt+K = e−ln|t| eln|t| 4t2 dt+K = |t|4t2 dt+K
|t|

Ma poichè stiamo cercando la soluzione per t < 0, allora |t| = −t


 Z   
1 1 K
y(t) = − − 4t3 dt + K = − − t4 + K = t3 −
t t t

Imponiamo la condizione iniziale per quantificare la costante di integrazione K.

y(−1) = 0, (−1)3 + K = 0 K=1

da cui ricaviamo che la soluzione cercata è


1
y(t) = t3 −
t
per t ∈ (−∞, 0)

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