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Il Volume 1B contiene le parti della teoria tecnica del c.a dedicate rispettivamente
alla analisi del comportamento allo stato limite delle sezioni e delle membrature, alla analisi
del comportamento delle travi in c.a.p..
Nel volume 1B, dopo il cap. 1, introduttivo, con alcuni elementi di analisi limite
essenziali per la comprensione dei metodi di analisi non lineari proposti nelle normative
moderne, i capitoli dal 2 all’11 trattano il progetto verifica di sezioni e membrature agli
stati limite con l’introduzione al metodo semiprobabilistico, l’analisi allo s.l.u. di sezioni
rettangolari, circolari e generiche per sollecitazioni normali e tangenziali, lo stato limite
ultimo per instabilità, per punzonamento, i metodi di analisi delle strutture iperstatiche allo
s.l.u., gli stati limite di servizio tensionali, di fessurazione e di deformazione.
Il c.a.p. trova nei tre capitoli successivi uno sviluppo essenziale dedicato ai principi
generali ed agli aspetti tecnologici più rilevanti, ai problemi di verifica, di progetto, ai
metodi per l’analisi delle strutture iperstatiche precompresse, alle tecniche di
precompressione parziale e con cavi non aderenti.
Nel capitolo n.15, si forniscono elementi di base inerenti la duttilità delle sezioni e
la capacità rotazionale delle membrature, problema che ha grande rilevanza nella
progettazione di strutture in zona sismica e nell’adeguamento sismico di quelle esistenti.
Sono stati riportati numerosi esercizi ed applicazioni con la finalità sia di consentire
il controllo dell’apprendimento da parte dello studente, sia di favorire l’acquisizione dei
meccanismi applicativi. Una appendice piuttosto estesa contiene la trattazione del progetto-
verifica agli s.l. di una trave continua con riferimento sia alle condizioni ultime che di
servizio, utilizzando i metodi di analisi presenti nella normativa.
I riferimenti alle norme nazionali ed europee sono frequenti in quanto, nell’ambito
dei metodi di analisi agli s.l., essi sono praticamente ineliminabili in ragione del peso che
ha nella materia la ricerca numerica e sperimentale condensata nelle varie normative.
Gli argomenti sviluppati sono in gran parte tratti dal corso di Tecnica delle
Costruzioni tenuto dallo scrivente a partire dall’anno accademico 1986-87 presso la Facoltà
di Ingegneria dell’Università di Salerno inizialmente per la Laurea quinquennale,
successivamente per la Laurea Triennale e quella Specialistica o Magistrale, con alcuni
inserimenti derivati invece da corsi di aggiornamento post-laurea.
Sono anche presenti contributi derivati dalla attività di ricerca svolta nel periodo
trascorso con particolare riferimento ai capp. 7, 9, 11 e 15 dedicati rispettivamente alla
stabilità, allo stato limite tensionale, allo stato limite di deformazione, alla duttilità ed al
confinamento. In particolare i capp. 7 ed 11 sono stati scritti in collaborazione paritetica
con il prof. Emidio Nigro.
VIII PREFAZIONE
Infine ringrazio i proff. Emidio Nigro, Roberto Realfonzo ed il dott. Enzo Martinelli
per la attiva collaborazione nella revisione di alcuni capitoli.
La presente edizione (quinta) del volume ha richiesto l’adeguamento dei riferimenti
normativi all’EC2 - 2005 (UNI EN 1992-1-1) [38] ed alle <Nuove Norme Tecniche per le
Costruzioni> del 2008 [37].
Università di Salerno
25 ottobre 2011 Ciro Faella
Ciro Faella
V OLUME 1 B
PREFAZIONE VIII
APPENDICI
Appendice 1: Esempio di progetto di una trave continua in c.a. 451
BIBLIOGRAFIA 517
VI INDICE
Capitolo 1
M
Mpl
Me
0 χ
Fig. 1.1: Diagramma trilineare momento-curvatura
Per lo schema di Fig. 1.2 la relazione (1.1) evidenzia il moltiplicatore dei carichi di
collasso λpl come quel fattore amplificatore che determina il raggiungimento del momento
plastico nella sezione critica e quindi il collasso della membratura.
L
M pl = λ pl ⋅ F ⋅ (1.1)
4
Tale relazione è evidentemente ottenuta uguagliando il momento nella sezione di
mezzeria derivato dall’equilibrio in presenza della forza λpl F al valore plastico Mpl.
Se la struttura è iperstatica il raggiungimento del momento plastico non determina in
generale il collasso; sono necessarie più cerniere plastiche per raggiungere una condizione
di meccanismo e quindi di collasso.
Infatti, in questo caso, posto che per un determinato valore del moltiplicatore dei
carichi esterni λpl sia stato raggiunto il momento ultimo in una sezione, un ulteriore
incremento dei carichi potrà essere equilibrato con incrementi delle sollecitazioni nelle
sezioni ancora in campo elastico fin quando la formazione di ulteriori cerniere plastiche non
determina una condizione di labilità.
In strutture elementari è generalmente semplice seguire l’evoluzione delle
sollecitazioni al variare del carico tra quello limite elastico e quello di collasso
individuando le successive tappe di labilizzazione della struttura fino alla formazione del
meccanismo. In strutture più complesse e quando non si vogliano tanto conoscere le diverse
fasi dell’evoluzione ma esclusivamente il moltiplicatore di collasso λpl di un sistema di
carichi su di una struttura, sono di grande aiuto i due teoremi fondamentali dell’analisi
limite che si basano sulle definizioni di “campo di sollecitazioni staticamente ammissibili”
e “campo di deformazioni cinematicamente sufficienti”:
Un “campo di sollecitazioni staticamente ammissibili” è una distribuzione di
sollecitazioni (tensioni o caratteristiche della sollecitazione) che è in equilibrio con le azioni
esterne e che inoltre non viola in nessuna sezione le condizioni di plasticizzazione; con
riferimento a travi in regime flessionale, si ottiene un campo di sollecitazioni staticamente
ammissibile se in ogni punto della struttura inflessa risulta M ≤ Mpl. Il moltiplicatore dei
carichi associato ad un campo staticamente ammissibile si definisce “moltiplicatore
staticamente ammissibile”.
A B
2
⎡ l MB ⎤
⎢ λs ⋅ q ⋅ 2 − l ⎥
M max, AB =⎣ ⎦ ≤M
pl , AB (1.3)
2 ⋅ λs ⋅ q
x2 l M
M ( x ) = −λ s q + λs q x − B x (1.4)
2 2 l
dM l MB
=0 ⇒ − λs q ⋅ x* + λs q − =0 (1.5)
dx 2 l
l MB R
x* = − = A (1.6)
2 λs q ⋅ l λs ⋅ q
2
⎡ l MB ⎤
⎢ λs ⋅ q ⋅ 2 − l ⎥
⎦ = [R A ]
2
M max, AB = M ( x = x* ) = ⎣ (1.7)
2 ⋅ λs ⋅ q 2λ s ⋅ q
6 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
A B
δ
MB
θ' θ
M AB L
x* L-x*
δ ⎛δ δ ⎞ δ
M pl , B ⋅ + M pl , AB ⋅ ⎜ * +
* *⎟
= λc ⋅ q ⋅ l ⋅ (1.8)
l−x ⎝x l−x ⎠ 2
Sulla base delle precedenti definizioni i due teoremi fondamentali dell’analisi limite
si enunciano nel modo seguente:
- il moltiplicatore di collasso è il massimo dei moltiplicatori staticamente ammissibili
(teorema statico);
- il moltiplicatore di collasso è il minimo dei moltiplicatori cinematicamente
sufficienti (teorema cinematico);
Capitolo 1. IL METODO DI VERIFICA SEMIPROBABILISTICO AGLI “STATI LIMITE” 7
2
⎡ l M pl , B ⎤
⎢ λs ⋅ q ⋅ − ⎥
⎣ 2 l ⎦
M pl , AB = (1.9)
2 ⋅ λs ⋅ q
⎛ ⎞
M pl , B + 2 ⋅ M pl , AB ⎜ M pl2 , B ⎟ (1.10)
λs = ⋅ ⎜ 1 + 1 − ⎟
l2 ( )
2
q ⎜ M pl , B + 2 ⋅ M pl , AB ⎟
2 ⎝ ⎠
M pl , B
mB = (1.11)
l2
q⋅
8
M pl , AB
m AB = (1.12)
l2
q⋅
8
si ottiene:
8 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
m B + 2 ⋅ m AB ⎛ m B2 ⎞
λs = ⋅ ⎜⎜1 + 1 − ⎟
⎟⎟
(1.13)
4 ⎜
⎝ (m B + 2 ⋅ m AB )2 ⎠
λ s = 1.4571 ⋅ m B (1.14)
Ovvero il carico di collasso è 1.4571 volte quello che determina la formazione della prima
cerniera plastica in B.
dM l MB
=0 ⇒ λc q ⋅ x* − λc q + =0 (1.16)
dx 2 l
l MB
x* = − (1.17)
2 λc q ⋅ l
M B ⋅ x* + M AB ⋅ l δ (1.18)
* *
⋅ δ = λc ⋅ q ⋅ l ⋅
x (l − x ) 2
Capitolo 1. IL METODO DI VERIFICA SEMIPROBABILISTICO AGLI “STATI LIMITE” 9
l
(
M B ⋅ x* + M AB ⋅ l = λc ⋅ q ⋅ ⋅ x* ⋅ l − x*
2
) (1.19)
⎛l MB ⎞ l ⎛l MB ⎞ ⎛ l MB ⎞ (1.20)
M B ⋅ ⎜⎜ − ⎟ + M AB ⋅ l = λc ⋅ q ⋅ ⋅ ⎜ −
⎟
⎟ ⎜ ⎟
⎜ 2 λ ⋅ q ⋅l ⎟⋅⎜ 2 + λ ⋅ q ⋅l ⎟
⎝ 2 λ c ⋅ q ⋅ l ⎠ 2 ⎝ c ⎠ ⎝ c ⎠
q 2 ⋅ l 4 ⋅ λc 2 − 4 ⋅ q ⋅ l 2 ⋅ (M B + 2 M AB ) ⋅ λc + 4 M B 2 = 0 (1.21)
M B + 2 ⋅ M AB ⎛ M B2 ⎞
λc = ⋅ ⎜1 + 1 − ⎟ (1.22)
q
l2 ⎜
⎝ (M B + 2 ⋅ M AB )2 ⎟
⎠
2
coincidente, in questo caso, con il moltiplicatore calcolato con il metodo statico (cfr. 1.10).
Pertanto, tale moltiplicatore è il reale moltiplicatore di collasso.
Non sempre è facile arrivare al meccanismo che fornisce il valore minimo del
moltiplicatore cinematico. Si ottengono allora dei moltiplicatori più o meno vicini al
moltiplicatore effettivo di collasso, , ma maggiori di quest’ultimo,
Assumendo ad esempio nel caso in esame una posizione approssimata della
posizione della cerniera plastica in campata (x* = 0.45 l), la (1.8) fornisce:
MB M AB λ ⋅q⋅l2
+ = c (1.23)
0.55 0.2475 2
⎛ 1 1 ⎞
⎜ + ⎟ ⋅ m B = 4 ⋅ λc (1.24)
⎝ 0.55 0.2475 ⎠
da cui:
λc = 1.46465 ⋅ m B (1.25)
poco diverso e lievemente superiore a quello statico (1.4571 mB), che è anche nel caso
esaminato quello esatto.
10 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
In sintesi, sulla base di tali metodi, una qualunque distribuzione di sollecitazioni che
rispetti l’equilibrio e non violi le condizioni di plasticità può essere assunta per valutare la
sicurezza di una struttura ottenendo un moltiplicatore dei carichi certamente minore o
uguale a quello di collasso.
Resta da sottolineare che nelle analisi precedenti si è assunta implicitamente una
capacità rotazionale indefinita delle sezioni critiche, omettendo ogni verifica sull’entità
delle rotazioni plastiche necessarie nelle sezioni critiche per lo stabilirsi dei campi di
sollecitazione assunti nel rispetto delle sole condizioni di compatibilità statica.
Nell’esempio precedente, in cui al crescere dei carichi si forma in B la prima
cerniera plastica, per raggiungere la condizione di meccanismo con una seconda cerniera in
campata occorre una rotazione plastica in B esprimibile nel modo seguente:
λs ⋅ q ⋅ l 3 M pl , B ⋅ l
α pl , B = − (1.26)
24 ⋅ EI 3 ⋅ EI
Tale rotazione plastica, che la trave deve essere capace di fornire perché sia lecita la
derivazione del moltiplicatore di collasso, è ricavata come rotazione della sezione B della
trave, considerata come appoggiata e caricata sia dal carico distribuito λsq che da una
coppia Mpl,B in B.
Per la necessità di garantire una certa capacità rotazionale, i metodi di normativa b) e
c), pur rifacendosi al metodo statico, introducono opportune limitazioni che tendono da una
parte a ridurre le rotazioni plastiche richieste in relazione ai campi di sollecitazione
individuati e dall'altra a garantire sufficienti capacità rotazionali alle sezioni.
Si esaminano di seguito più in dettaglio i vari metodi di verifica-progetto proposti in
normativa.
Mr = δ ⋅ Me (1.27)
I momenti in campata nelle aste della struttura in cui sono stati variati i momenti
nodali, vanno poi corretti per il rispetto dell’equilibrio. In un processo di carico in cui i
carichi stessi crescono proporzionalmente ad un parametro λ, l’aver introdotto in alcuni
nodi un momento resistente inferiore a quello massimo raggiungibile in una analisi elastica
equivale a impedire la crescita del momento in quei nodi con la conseguenza che le
sollecitazioni crescono più rapidamente nelle zone rimanenti della struttura nel rispetto
dell’equilibrio.
Tale metodo è applicabile a travi continue o a telai a nodi fissi in cui cioè le forze
orizzontali sono assenti o equilibrate da altre parti strutturali. Il coefficiente riduttivo δ è
legato alla duttilità delle sezioni critiche in cui si opera la ridistribuzione e, poiché la
duttilità delle sezioni critiche decresce al crescere dell’asse neutro adimensionale (yc/d), il
coefficiente di ridistribuzione δ viene limitato, secondo la normativa italiana ed europea,
dalle seguenti condizioni:
12 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
yc
δ ≥ 0.44 + 1.25 ⋅ per fck ≤ 50 MPa
d
yc (1.28)
δ ≥ 0.54 + 1.25 ⋅ ( 0.6 + 0.0014 / ε cu ) per f ck > 50 MPa
d
con ε cu = 0.0026 + 0.035 ⋅ [(90 − f ck ) / 100] > 50
4
per f ck MPa
0.70 ≤ δ ≤ 1 (1.29)
0.004
θ pl = [rad] (1.30)
y c /d
y c ≤ 0.25 d (1.31)
Sulla base della rigidezza secante di ogni sezione è possibile definire la rigidezza
delle aste considerate a sezione (rigidezza) variabile e valutare una nuova distribuzione
delle sollecitazioni per un livello di carico incrementato.
La determinazione delle nuove sollecitazioni modifica la distribuzione delle
sollecitazioni e quindi delle rigidezze delle sezioni. Da qui la necessità di iterare per lo
stesso livello di carico fin tanto che la distribuzione delle rigidezze ipotizzate coincida con
quella effettivamente raggiunta.
A convergenza raggiunta, si può passare ad un nuovo incremento di carico fin
quando la struttura non raggiunge una condizione di eccessiva deformazione in una sezione
di una membratura ovvero una condizione di meccanismo, in presenza del quale
all’incremento dei carichi non corrispondono spostamenti finiti.
Tali metodi consentono infatti la valutazione delle curvature e quindi delle rotazioni
raggiunte nelle sezioni critiche al fine del necessario confronto tra capacità rotazionale
richiesta dal livello di carico e capacità rotazionale disponibile nella stessa localizzazione.
Dal punto di vista della loro variabilità nel tempo le azioni possono essere
classificate come:
- permanenti (G) quando la variazione nel tempo è trascurabile; in particolare G1
rappresenta il peso proprio delle parti strutturali, G2 il peso proprio delle parti non
strutturali;
- variabili (Q) quando i valori istantanei possono essere fortemente diversi nel
tempo e possono essere di lunga durata se agiscono con intensità pressoché costante
per tempi lunghi, di breve durata quando agiscono per periodi brevi rispetto alla vita
nominale della struttura;
- eccezionali (A) quando possono verificarsi solo eccezionalmente nel corso della
vita nominale della struttura;
- sismiche (E) quando derivano da movimenti tellurici.
corrispondenti a quei valori che hanno la probabilità del 5% di essere superati, quando
ai fini della sicurezza sono rilevanti i valori maggiori delle stesse, ovvero i frattili di
ordine 0.05 nel caso contrario;
− la trasformazione dei valori caratteristici innanzi descritti in valori di calcolo adeguati
allo stato limite considerato mediante l’applicazione di coefficienti γm e γf con lo
scopo di coprire le incertezze non considerate nelle curve di distribuzione dei materiali
e delle azioni e di adeguare il livello di probabilità delle resistenze e delle sollecitazioni
a valori compatibili con la sicurezza richiesta per i vari tipi di verifica; in particolare le
resistenze di calcolo si ottengono dividendo le resistenze caratteristiche per γm, le
azioni di calcolo moltiplicando quelle caratteristiche per i coefficienti γf;
fS , f R
Sm Sk Sd Rd Rk Rm
S d ≤ Rd (1.36)
il cui significato è facilmente desumibile dalla Fig. 1.5 dove sono rappresentate le curve di
distribuzione probabilistica di una sollecitazione generica e della resistenza corrispondente .
I coefficienti γm per la determinazione delle resistenze di calcolo del calcestruzzo e
dell’acciaio per c.a. e c.a.p. secondo le norme italiane (NTC 2008), assumono i valori
indicati di seguito per il calcestruzzo e le armature lente o presollecitate.
− calcestruzzo: γm = 1.50 - acciaio da c.a. e c.a.p.: γm = 1.15
I coefficienti γf amplificativi delle azioni per ottenere i valori di calcolo delle stesse,
sono generalmente diversi per i diversi tipi di azione in relazione alla loro variabilità:
− azioni permanenti strutturali Gk1 :
− azioni permanenti non strutturali Gk2
− azioni da precompressione P
− azioni variabili Qk
Facendo riferimento alla tabella che segue, la scelta dei coefficienti γf può seguire varie
strade in relazione a diverse situazioni strutturali. Per le verifiche riguardanti problemi di
equilibrio della struttura assunta come corpo rigido vanno adottati i coefficienti parziali di
sicurezza della colonna EQU; diversamente per la verifica agli stati limite di tipo strutturale
(STR) e geotecnico (GEO) sono previsti due approcci. In particolare per lo stato limite
strutturale sono utilizzabili i coefficienti della colonna A1 (adottando la Combinazione 1
dell’Approccio 1 oppure l’unica combinazione dell’Approccio 2); per applicazioni
geotecniche si utilizzano i coefficienti della colonna A2 (adottando la Combinazione 2
dell’Approccio 1) oppure i coefficienti della colonna A1 (adottando l’Approccio 2). A tali
coefficienti di tipo A vanno affiancati poi opportunamente altri coefficienti (M e R), anche
essi variabili a seconda dell’Approccio e della eventuale Combinazione assunta (cfr. NTC
2008).
Coefficiente EQU A1 A2
γF STR GEO
Carichi Permanenti Favorevoli γG1 0.9 1.0 1.0
Non favorevoli 1.1 1.3 1.0
Carichi Permanenti Favorevoli γG2 0.0 0.0 0.0
non strutturali Non favorevoli 1.5 1.5 1.3
Carichi variabili Favorevoli γQi 0.0 0.0 0.0
Non favorevoli 1.5 1.5 1.3
Per la definizione delle combinazioni di carico allo stato limite ultimo e di servizio
vengono altresì definiti i coefficienti di combinazione ψoj, ψ1j , ψ2j, tutti minori di 1, che
Capitolo 1. IL METODO DI VERIFICA SEMIPROBABILISTICO AGLI “STATI LIMITE” 19
Tale relazione esprime in forma simbolica che le condizioni di carico allo s.l.u.,
devono prevedere i carichi permanenti amplificati (γG1·G1 e γG2·G2), le azioni della
precompressione (γP·P), i carichi variabili amplificati (γQi·Qki) se la loro presenza è
sfavorevole rispetto alla sicurezza. In presenza di più carichi variabili (n carichi variabili) il
primo viene considerato per intero, i rimanenti vengono corretti dai coefficienti di
combinazione (ψ0i).
Il ruolo dei coefficienti γ e ψ è di determinare combinazioni di carico di una
prefissata probabilità, differenziando le verifiche agli s.l.u. da quelle agli s.l.s., in cui
diverse sono le probabilità di riferimento. In particolare le combinazioni di carico per le
verifiche agli s.l.u. hanno una probabilità di accadimento molto inferiore a quella di
riferimento per le verifiche di servizio, e pertanto si utilizzeranno per i due tipi di
condizioni di carico coefficienti γG, γQ·differenti.
Oltre alla suddetta condizione di carico fondamentale, in presenza di azioni sismiche
si considera la combinazione seguente:
n
E + G1 + G2 + P + ∑ψ
j =1
2j ⋅ Qkj (1.38)
− combinazioni rare:
n
G1 + G2 + Pk + Qk1 + ∑ (ψ
i =2
0i Qki ) (1.39)
− combinazioni frequenti:
n
G1 + G2 + Pk + ψ 11 Qk1 + ∑ (ψ
i=2
2i Qkj ) (1.40)
1.11 Esercizi
Per evidenziare le principali differenze tra i metodi di analisi innanzi descritti,
vengono proposti di seguito alcuni esercizi esemplificativi. In tali esercizi le resistenze
ultime delle sezioni vengono fornite come dati, essendo la loro definizione e calcolo
oggetto di successivi capitoli.
Esercizio 1.1
Per una trave continua a due campate, con sezione ed armatura assegnati, si voglia
determinare il carico massimo distribuito in modo uniforme qu compatibile con lo s.l.u.
adottando in alternativa il metodo elastico, il metodo elastico con ridistribuzione dei
momenti, il metodo plastico; in tutti i casi i momenti ultimi delle sezioni critiche sono stati
determinati con i metodi illustrati nei capitoli successivi (vedi cap. 3).
Trattasi di una trave di due campate, continua, con i seguenti dati geometrici,
meccanici e di carico:
Luci campate: L1= 5 m L2 = 5 m
q ⋅ L MB 26.53 ⋅ 5 82.93
TA = u − = − = 49.74 kN
2 L 2 5
2 2
T 49.74 +
M A-B = A = = 46.62 kNm ⎡< M pl = 82.93 kNm ⎤
2 ⋅ qu 2 ⋅ 26.53 ⎣ ⎦
In presenza di momenti resistenti ultimi differenti sull’appoggio B ed in campata, si
possono determinare separatamente i carichi corrispondenti all’uguaglianza tra il momento
sollecitante e quello ultimo in B, ovvero tra il momento sollecitante massimo in campata ed
il corrispondente momento ultimo positivo in campata. Ovviamente il carico massimo
compatibile sarà il minore tra i due.
TA2 77.512
M A-B = = = 79.80 kNm ⎡< M + = 82.93 kNm ⎤
2 ⋅ qu 2 ⋅ 37.64 ⎣⎢ pl ⎥⎦
La verifica risulta soddisfatta e quindi il carico massimo compatibile con la verifica allo
s.l.u. è proprio qu,1.
24 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
Se la verifica non fosse risultata soddisfatta, avremmo potuto ricavare il carico per il quale
il momento massimo in campata uguaglia il momento plastico positivo mentre il momento
in B è pari al momento plastico negativo. Seguendo tale strada, in questo caso superflua in
quanto la verifica è risultata soddisfatta, si otterrebbe:
−
qu ,2 ⋅ L M pl
TA = −
2 L
2
TA +
M A-B = = M pl
2 ⋅ qu ,2
( M pl )
2
−
2
qu ,2 −
L
4
2
−
( +
)
M pl + 2 ⋅ M pl ⋅ qu ,2 +4
L
4
=0
( ) ( ) ( )
2 2 2 2
− + − + −
qu ,2 = M pl + 2 ⋅ M pl − M pl + 2 ⋅ M pl − M pl
2 2
L L
2 2 2
qu ,2 = ( 3 ⋅ 82.93) + (3 ⋅ 82.93) − 82.932 = 19.90 + 18.76 = 38.66 kN/m
25 25
Il carico qu,2 = 38.66 kN/m è superiore a qu,1 come previsto e, quindi, qu=min (qu,1; qu,2) =
qu,1 = 37.64 kN/m.
( 2
) (
− +
2 ⋅ qu ,c ⋅ 0.586 ⋅ L ⋅ θ B / 2 = 2 ⋅ M ⋅ θ B + M ⋅ 2.4155 ⋅ θ B
pl pl )
Il PLV si scrive: 2 ⋅ qu ,c ⋅ 0.586 ⋅ 25 / 2 = 2 ⋅ (82.93 + 82.93 ⋅ 2.4155)
566.50
qu ,c = = 38.66 kN/m
14.65
In questo caso il metodo statico ed il metodo cinematico hanno fornito lo stesso risultato e
quindi il carico di collasso (massimo tra quelli ottenibili con il metodo statico e minimo tra
quelli ottenibili con il metodo cinematico) è stato definitivamente determinato (qu,s = qu,c =
qu,eff). Tale risultato è stato raggiunto selezionando nel metodo statico la sezione di
massimo momento positivo nelle condizioni di collasso (M-=Mpl- ed M+=Mpl+) e nel metodo
cinematico fissando la cerniera in campata nella sezione di momento massimo in condizioni
di collasso. Applicando il metodo statico senza imporre la condizione di massimo in
campata avrebbe comportato soluzioni conservative (qu ≤ qu,eff) mentre con il metodo
cinematico si sarebbe ottenuta una soluzione generalmente non conservativa (qu ≥ qu,eff).
Riassumendo, il carico ultimo seguendo i tre metodi è risultato:
26 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
Metodo qu [kN/m]
AL 26.53
LR 37.64
AP 38.66
Si osserva che i metodi LR e AP nel caso esaminato forniscono valori ultimi del
carico notevolmente maggiori del metodo AL. Tale risultato è connesso al fatto che le
armature della trave, con uguale resistenza a momento negativo e positivo, determinano
margini diversi nei confronti dei momenti sollecitanti derivanti dalla analisi elastica.
In ogni caso si sottolinea che per una corretta progettazione occorre tenere in conto
anche le verifiche agli stati limite di servizio che impediscono talora lo sfruttamento
integrale del comportamento plastico di cui ai metodi LR e AP.
Nello schema sottostante si osserva il diagramma del momento relativo alla analisi
lineare (AL) con un carico ultimo (quAL) minore dei corrispondenti quLR e quAP. Per i metodi
LR ed AP sul lato destro è riportato il diagramma del momento nella ipotesi di resistenza
flessionale illimitata, sul lato sinistro il diagramma del momento limitato dal momento
plastico in B. In sintesi si osserva a destra il diagramma del momento elastico ed a sinistra
con ridistribuzione relativo al metodo LR ed al carico ultimo corrispondente (qu,LR). Si
osserva infine il diagramma allo s.l.u. (elastico a destra e plastico a sinistra) ottenuto con il
metodo plastico (AP) e relativo al carico ultimo quAP, poco maggiore di qu,LR.
Capitolo 1. IL METODO DI VERIFICA SEMIPROBABILISTICO AGLI “STATI LIMITE” 27
Esercizio 1.2
Per una trave continua a due campate, con sezione ed armatura assegnati, si voglia
determinare il carico massimo distribuito in modo uniforme qu compatibile con lo s.l.u.
adottando il metodo elastico, il metodo elastico con ridistribuzione dei momenti, il metodo
plastico. Il presente esercizio differisce dal precedente per una diversa scelta delle armature
posizionate in modo da avere una diversa resistenza a momento positivo e negativo.
Trattasi di una trave di due campate, continua, con i seguenti dati geometrici,
meccanici e di carico:
Schema: L1= 5 m L2 = 5 m
L’asse neutro ed il momento ultimo negativo e positivi valgono (cfr. cap.3) per le sezioni
significative:
Sez- B yu = 83.44 mm
yu/d=0.174
Mu = Mpl- = 211.32 kNm
Sez. A-B e B-C yu = 46.22 mm
yu/d=0.0967
Mu = Mpl+ = 108.26 kNm
−
qu ⋅ L M pl
TA = −
2 L
T 2
M A-B = A = M + pl
2 ⋅ qu
( )
2
−
M
2
qu −
4
L2
(−
M + 2⋅M
pl
+
pl )
⋅ qu + 4
pl
L4
=0
( ) ( ) ( )
2 2 2 2
− + − + −
qu = M + 2⋅M − M + 2⋅M − M
2 pl pl 2 pl pl pl
L L
2 2 2 2
qu = ( 211.32 + 2 ⋅108.26) + ( 211.32 + 2 ⋅ 108.26) − ( 211.32) =
25 25
= 34.22 + 29.76 = 63.98 kN/m
Pertanto il carico massimo con il metodo statico vale qu,stat= 63.98 kN/m.
Come visto in precedenza è superfluo applicare il metodo cinematico in quanto fornirebbe
lo stesso carico o carichi superiori, ma non conservativi, adottando collocazioni non
corrette della cerniera plastica.
Il carico ultimo seguendo i tre metodi è risultato:
Metodo qu [kN/m]
AL 61.58
LR ---
AP 63.98
Si osserva che i metodi AL e AP danno, nel caso in esame, risultati poco diversi. Ciò è
dovuto al fatto che le armature sono disposte in modo abbastanza coerente (proporzionali)
con le sollecitazioni di analisi. Naturalmente quando le armature devono tener conto di una
molteplicità di condizioni di carico, tale coerenza non è in generale possibile.
30 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
Esercizio 1.3
Si debba progettare l’armatura di una campata intermedia di una trave continua in
cui sono assegnati i seguenti carichi:
gk = 7 KN/m
g’k = 20 KN/m
qk =15 KN/m
che saranno amplificati tenendo conto dei coefficienti γF pari a 1,35 per gk e 1,5 per g’k e qk.
La trave in esame è costituita da quattro campate diseguali, di lunghezze 5m, 6m,
7m, 4m. Si prende in considerazione la campata di 7m (la terza), della quale si vuole
progettare l’armatura. Le caratteristiche geometriche della trave siano b=40 cm ed h= 70
cm.
La prima fase del progetto delle armature, a prescindere dal metodo usato, richiede il
calcolo delle sollecitazioni conseguenti all’analisi elastica della struttura, con carichi
amplificati (s.l.u.); per massimizzare le sollecitazioni nei punti di appoggio ed in campata,
vanno definite le combinazioni di carico più gravose. Si possono adottare distribuzioni
cosiddette a scacchiera che richiedono, nel caso di massimizzazione di momenti su appoggi
interni, di massimizzare i carichi variabili sulle campate adiacenti al generico appoggio su
cui si voglia massimizzare (in valor assoluto) il momento, mentre nel caso si vogliano
massimizzare/minimizzare i momenti positivi in campata di caricare alternativamente le
campate pari e dispari con i massimi carichi variabili. Nel caso in esame si sono considerati
quattro condizioni di carico: due condizioni di carico per massimizzare i momenti sugli
appoggi a sinistra ed a destra della campata in esame, due condizioni di carico per
massimizzare o minimizzare i momenti nella campata in esame (L=7m)
Combinazione
sezione
1) 2) 3) 4) MIN MAX
I -256,20 -174,06 -181,75 -156,67 -256,20
J -178,51 -229,05 -201,56 -99,90 -229,05
i-j 162,09 177,89 187,79 37,77 187,79
6
256, 20 ⋅ 10 2
As = = 1046 mm per l’appoggio “i”;
0, 894 ⋅ 700 ⋅ 391 و3
6
229, 05 ⋅ 10 2
As = = 944 mm per l’appoggio “j”;
0, 886 ⋅ 700 ⋅ 391, 3
6
187, 79 ⋅ 10 2
As = = 774 mm per la campata “i-j”.
0, 886 ⋅ 700 ⋅ 391, 3
Si adottano pertanto le seguenti armature in zona tesa (con armature in zona compressa
non inferiore al 25% di quelle corrispondenti in zona tesa):
M i, j rid = −δ ⋅ M i +
1
⎡q L
⎢ ij +
δ ⋅ Mi − M j ( ) ⎤⎥ =
2 qmax ⎢ 2 Lij ⎥
⎣ ⎦ (vedi figura)
2
1 ⎡ 61,95 ⋅7 (192,15 − 171, 78) ⎤
= −192,15 + + ⎥ = 197, 54 KN / m
2⋅61,95 ⎢ 2 7
⎣ ⎦
6
192,15 ⋅ 10 2
As = = 780 mm per l’appoggio “i”;
0, 900 ⋅ 700 ⋅ 391, 3
6
171, 78 ⋅ 10 2
As = = 697 mm per l’appoggio “j”;
0, 900 ⋅ 700 ⋅ 391, 3
6
197, 54 ⋅ 10 2
As = = 812 mm per la campata “i-j”.
0, 889 ⋅ 700 ⋅ 391, 3
34 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
Si adottano pertanto le seguenti armature in zona tesa (con armature in zona compressa
non inferiori al 25% di quelle corrispondenti in zona tesa):
Come si osserva, si ottengono delle economie di armatura agli appoggi, cui corrisponde
un minore incremento della armatura in campata; ovviamente, l’entità di queste
economie è influenzata dal coefficiente di ridistribuzione assunto nel ricalcolo delle
sollecitazioni.
Avendo assunto un coefficiente di ridistribuzione δ=0.75, occorre controllare che le
sezioni configurate abbiano una sufficiente duttilità, ovvero che l’asse neutro risulti
sufficientemente basso:
yu ≤ ⎡⎣(δ − 0.44 ) /1.25=( 0.75− 0.44 ) /1.25= 0.248⎤⎦
La condizione è facilmente verificabile in fase di progetto ricavando dai valori di ζ i
valori dell’asse neutro corrispondenti:
ζ h = d − λ yu
yu 1 ⎛ ζ ⎞
= ⋅ ⎜1− ⎟
d λ ⎝ 1−δ ' ⎠
Essendo nel caso in esame i valori di ζ relativamente alti, infatti i valori di ζ sono
prossimi a 0.9, la trave è notevolmente duttile. Per ζ=0.9 e δ’=0.05 risulta:
yu ⎛ 0.9 ⎞
= 2.5 ⋅ ⎜1− ⎟ = 0.13
d ⎝ 1−0.05 ⎠
2.1 Premessa
Lo stato limite ultimo più frequente nelle strutture in c.a. è lo stato limite per
tensioni normali ovvero lo stato limite di sezioni presso/tenso-inflesse. Tale stato limite
riguarda pertanto in maniera unitaria i casi di flessione, pressoflessione e tensoflessione.
Dal punto di vista del comportamento, le sezioni sottoposte a sollecitazioni di
presso-flessione con flessione prevalente, ovvero con ‘grande eccentricità’, attraversano tre
diverse fasi al crescere della entità delle sollecitazioni flettenti:
− la prima fase è caratterizzata dalla assenza di fessure e quindi da un comportamento a
sezione integra o non parzializzata, con legami tensione-deformazione nei materiali
praticamente elastici;
− la seconda fase è caratterizzata dalla fessurazione delle sezioni e quindi dalla
parzializzazione delle stesse mentre i materiali sono ancora elastici;
− la terza fase, che appresso sarà presa in considerazione, è caratterizzata dalla necessità
di considerare la non linearità dei legami costitutivi essendo i materiali sollecitati a
livelli tensionali prossimi alla rottura.
Nelle sezioni tenso-inflesse manca la prima fase nella ipotesi di calcestruzzo non
resistente a trazione.
Quale che sia il legame adottato per il calcestruzzo, si distinguono due valori
rilevanti per la deformazione:
- la deformazione εci cui corrisponde nel legame di riferimento il raggiungimento
della resistenza a compressione fc;
- la deformazione ultima εcu alla quale si fa corrispondere la crisi per
schiacciamento del calcestruzzo compresso.
Il pedice i in εci varia da uno a quattro in relazione ai quattro legami costitutivi
proposti per il calcestruzzo, mentre εci esprime nei vari legami la deformazione intermedia
tra 0 ed εcu necessaria alla definizione del legame. A tal proposito, la Fig. riporta
schematicamente tre dei citati legami tensione-deformazione che possono essere assunti per
modellare il comportamento del calcestruzzo. Indicando con εc1 il valore relativo al legame
razionale fratto di Saenz mostrato di seguito, con εc2 si indica il corrispondente valore da
associare all’inizio del tratto a tensione costante nel legame parabola-rettangolo (Fig 2.1a),
con εc3 ed εc4 quelli da associare all’inizio del tratto a tensione costante nei legami lineare-
costante (Fig 2.1b) e nel legame denominato stress-block (Fig 2.1c).
ε cu = 0.0035 (2.1)
Per calcestruzzi con f ck > 50 MPa , invece, sia la normativa italiana che quella
europea prevedono un valore decrescente della deformazione ultima, coerente con la
minore duttilità esibita dai calcestruzzi ad alta resistenza. Il valore della deformazione
indicata individua, nel legame tensione-deformazione, l’inizio della fase in cui le tensioni
sono fortemente decrescenti e quindi corrisponde ad una deformazione oltre cui non è
significativo andare al fine della valutazione della capacità portante ultima della sezione.
38 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
I valori caratteristici εuk della deformazione ultima dipendono dalla duttilità del
materiale acciaio. Si distinguono in ambito europeo tre classi di acciai per calcestruzzo
denotate con le lettere A, B e C e caratterizzate da duttilità (e dunque valori di εuk)
crescenti. La normativa Italiana (Norme Tecniche per le Costruzioni), tuttavia, fa esclusivo
riferimento alle classi A e C ed, in particolare, agli acciai da calcestruzzo B450C e B450A
(B da “beton”) con valore caratteristico della tensione di snervamento fyk=450 MPa e valori
molto diversi della deformazione ultima. In particolare, per i due materiali previsti dalla
normativa italiana si possono assumere i seguenti valori:
εcu
εci
dC
εud
ε cu
y3,4 = ⋅ (h − d ') (2.6)
( f sd / Es ) + ε cu
− una quarta zona con l’asse neutro compreso tra y3,4 ed il valore y4,5 corrispondente al
raggiungimento di una deformazione nulla nell’acciaio teso:
y 4 ,5 = (h − d ′) = d (2.7)
− una quinta zona con l’asse neutro compreso tra y4,5 = d e y5,6 = h corrispondente al
bordo inferiore della sezione;
− una sesta ed ultima zona con asse neutro esterno alla sezione che risulta tutta
compressa, mentre la deformazione sulla corda posta a distanza dC dal bordo
ε cu − ε ci
dC = ⋅h (2.8)
ε cu
non si modifica rimanendo pari alla deformazione ε ci raggiunta quando l’asse neutro si
colloca al limite inferiore della zona 5.
Risulta evidente che nelle zone 1 e 2 il piano delle deformazioni ruota intorno
all’asse A corrispondente alla massima deformazione nell’acciaio teso, nelle zone 3, 4 e 5 il
piano delle deformazioni ruota intorno all’asse B corrispondente alla massima
deformazione nel calcestruzzo, nella zona 6 il piano delle deformazione ruota intorno
all’asse C a distanza dC del lembo compresso in modo da consentire alla sezione di
raggiungere per yc →∞ una deformazione uniforme pari a ε ci , deformazione per la quale si
raggiunge la tensione massima nel calcestruzzo. In particolare, alle zone innanzi definite,
individuate dalle posizioni significative dell’asse neutro (-∞, 0, y2,3, y3,4, d, h, +∞),
corrispondono le caratteristiche della sollecitazione allo s.l.u. riportate in Tab. 2.1. Nelle
edizioni precedenti delle norme italiane e dell’EC2 la deformazione massima nell’armatura
tesa era assunta pari al valore convenzionale 0.01, minore dei valori più realistici oggi
assunti per ε uk ed ε ud . Tuttavia gli effetti della diversa definizione della deformazione
ultima sui valori ultimi delle caratteristiche della sollecitazione è praticamente trascurabile.
σc
f’c
0.4 fc
E
Ec o
ε c1 ε cu εc
essendo:
e = ε / ε c1 (2.12)
E 0 ⋅ ε c1 σ *
k= =
fc fc (2.13)
E0 = 1.05 ⋅ Ec (2.14)
ε c1 = 0.0022 (2.15)
⎧0.0035 per f ck ≤ 50 (f cm ≤ 58)
⎪ 4
ε cu =⎨ ⎛ 98 − f cm ⎞ (2.16)
⎪0.0028 + 0.027 ⋅ ⎜⎜ 100 ⎟⎟ per f ck > 50 (f cm > 58)
⎩ ⎝ ⎠
Fig. 2.6: Diagrammi σ-ε per calcestruzzo espressi dal legame (2.11)
Il legame sopra descritto risulta pertanto caratterizzato da una forma dipendente
dalla resistenza a rottura del calcestruzzo attraverso il rapporto k. Infatti, nel rapporto k
compare sia la resistenza in forma esplicita sia il modulo elastico funzione non lineare della
stessa (Fig. 2.6). Nelle verifiche di resistenza la tensione massima di progetto fcd viene
determinata dividendo per un coefficiente γc =1.5 la resistenza cilindrica caratteristica fck .
Per tener conto della permanenza dei carichi nelle verifiche di resistenza delle sezioni si
adotta un secondo coefficiente riduttivo pari a αcc=0.85, ottenendo la resistenza di progetto
ridotta:
Capitolo 2. LO STATO LIMITE ULTIMO PER TENSIONI NORMALI 45
α cc ⋅ f ck (2.17)
f cd = .
γc
Ai fini della utilizzazione per il calcestruzzo del legame non lineare sopra descritto
nella scrittura delle relazioni di equilibrio interno delle sezioni, si osserva preliminarmente
che lo sforzo risultante delle tensioni di compressione nella parte compressa a larghezza
costante b di una sezione rettangolare, sollecitata da una tensione massima σc e con legame
σ-ε non lineare espresso dalla 2.11 deve ricavarsi dalla integrazione:
y2
N c = b ∫ σ ( y ) dy (2.18)
y1
essendo y1 e y2 i limiti di integrazione intesi come distanze dall’asse neutro della fibra
rispettivamente meno compressa e più compressa; assumendo per il diagramma delle
tensioni un riferimento con origine sull’asse neutro distante yc dal bordo compresso, il
primo limite vale rispettivamente y1 = 0 per asse neutro interno alla sezione, y1 = y c − h
per asse neutro esterno alla sezione; il secondo limite vale per definizione yc (2.7a,b).
y2 n
∫y b ⋅ σ ( y ) dy + ∑ Asi ⋅ σ si = N (2.19)
1
i =1
(2.20)
essendo di la distanza della armatura i-esima dal bordo superiore della sezione.
46 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
εc
h
2 λyc
h G yc
di
Nc
Asi
ε si
b yc -h
n
b ⋅ yc ⋅ψ ⋅ f cd + ∑ Asi ⋅ σ si = N (2.21)
i =1
⎡h ⎤ n ⎡h ⎤
b ⋅ yc ⋅ψ ⋅ f cd ⋅ ⎢ − λyc ⎥ + ∑ Asi ⋅ σ si ⋅ ⎢ − d i ⎥ = M (2.22)
⎣ 2 ⎦ i =1 ⎣ 2 ⎦
A' s A1
λyc Nc
yc
A2
Nt
As
Fig. 2.8: Andamento reale delle tensioni nel c.l.s. compresso allo s.l.u. per sez. rettangolare
essendo:
σ ( y ) dy
yc
ψ=
∫0
(2.23)
yc ⋅ f cd
1 ⎢ ∫ 0 σ ( y ) ⋅ ( yc − y ) dy ⎥
⎡ yc ⎤ ⎡ yc σ ( y ) ⋅ y dy ⎤
λ=
∫
= 1− ⎢ 0 2 ⎥ (2.24)
yc ⎢
⎣ ∫0
y c
σ ( y ) dy ⎥
⎦
⎢ yc ⋅ψ ⋅ f cd ⎥
⎣ ⎦
ε ε ⋅y y
= max = e⋅ (2.25)
ε c1 ε c1 ⋅ y c yc
che, sostituita nella (2.11) e successivamente negli integrali contenuti nelle (2.23) e (2.24),
fornisce nel caso di asse neutro interno alla sezione:
σ ( y ) dy
yc
∫ e 1 + k ( k − 2) 1 + k ( k − 2)
f (e ) = 0
=− + − ⋅ ln[1 + ( k − 2 ) e] (2.26)
yc f cd 2( k − 2 ) ( k − 2)2 ( k − 2)3 e
σ ( y ) y dy
yc
∫ e 1 + k ( k − 2) 1 + k ( k − 2)
g (e ) = 0
=− + − +
2
yc f cd 3 ( k − 2) 2 ( k − 2 )2 ( k − 2)3 e
(2.27)
1 + k ( k − 2)
+ ⋅ ln[ 1 + ( k − 2) e]
( k − 2)4 e 2
da cui può trarsi:
ψ (e ) = f (e) (2.28)
g (e )
λ (e ) = 1 − (2.29)
f (e )
(1) Infatti se l’asse neutro è esterno alla sezione, le funzioni ψ e λ possono ricavarsi dalle precedenti
valutando le funzioni ψ(e) e λ(e) relativamente alla deformazione massima eM sul bordo più
compresso ed alla deformazione em sul bordo meno compresso. Si ottiene infatti:
∫y σ ( y ) dy ∫0 c σ ( y ) dy − ∫0 c σ ( y ) dy f (e ) ⋅ yc − f (em ) ⋅ ( yc − h )
y 2 y y −h
ψ ( yc , eM , em )= 1
= = M
h ⋅ f cd h ⋅ f cd′ h
Capitolo 2. LO STATO LIMITE ULTIMO PER TENSIONI NORMALI 49
Per la valutazione del contributo del calcestruzzo compresso, esclusa la regione “1”
in cui il c.l.s. non è reagente, vanno considerate separatamente le regioni di rottura nelle
quali variano le deformazioni negli estremi di integrazione.
Pertanto, nelle varie regioni di rottura si ha:
− Regione 2: “ψ” e “λ” vanno determinati una volta nota la deformazione massima del
c.l.s. che in tale regione, introducendo le variabili dimensionali ξ=yc/h e δ’=d’/h, risulta
⎛ ε ⎞
essere ε c, max = ⎜⎜ ud ⎟⎟ ⋅ ξ ≤ ε cu ; pertanto i coefficienti adimensionali ψ e λ si
⎝ 1 − δ '− ξ ⎠
determinano mediante le relazioni (2.26), (2.27), (2.28), (2,29), innanzi riportate.
− Regione 3-4-5: la deformazione massima del calcestruzzo è costantemente pari a ε cu ,
per cui i valori dei coefficienti ψ e λ sono questa volta pari a quelli ottenuti al limite
inferiore della zona 2, indipendenti dalla posizione dell’asse neutro e funzione della
classe di resistenza del calcestruzzo considerato.
− Regione 6: in tale regione le funzioni ψ e λ tornano ad essere funzione delle
deformazioni nel calcestruzzo allo stato limite ultimo al bordo superiore ed inferiore
della sezione che risultano essere pari a:
ε ci ε ci
εc, max = ⋅ yc = ⋅ξ (2.30)
yc − dC dC
ξ−
h
ε ci ε ci
εc, min = ⋅ (y c − h ) = ⋅ (ξ − 1) (2.31)
yc − dC dC
ξ−
h
yc yc − h
∫ σ ( y ) ⋅ y dy − ∫ σ ( y ) ⋅ y dy
λ ( y c , e M , em )⋅ h = y c − 0 0
=
yc yc − h
∫ σ ( y ) dy − ∫ σ ( y ) dy
0 0
g (e M ) ⋅ y c − g (e m ) ⋅ ( y c − h )2
2
= yc −
f (e M ) ⋅ y c − f (e m ) ⋅ ( y c − h )
50 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
deformazione massima è costante e pari al valore massimo consentito (Tabella 2.2). Nelle
zone 2,3,4,5, la tabellazione è riferita a ξ’ =ξ /(1-δ’) in luogo di ξ per renderla indipendente
dal copriferro. Infatti la posizione dell’asse neutro ξ’2,3 di passaggio dalla zona 2 alla zona 3
è indipendente dalla dimensione del copriferro.
⎡ ⎛ ε ⎞ ⎤
n
σ (ε ) = ⎢1 − ⎜1 − ⎟ ⎥ ⋅ f cd
⎢⎣ ⎝ ε c 2 ⎠ ⎥⎦ ε < ε c2 (2.32)
σ (ε ) = f cd ε c 2 ≤ ε ≤ ε cu (2.33)
ε ud ε ud
ε max = ⋅ yc = ⋅ξ (2.34)
h − d ′ − yc 1−δ ′ −ξ
ψ(ε c ) =
1000
6
( )
⋅ 3 ⋅ ε c − 500 ⋅ ε c2 = e −
e2
3
per ε c ≤ ε c 2 (2.37)
1 1
ψ(ε c ) = 1 − = 1− per ε c 2 ≤ ε c ≤ ε cu (2.38)
1500 ⋅ ε c 3⋅ e
52 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
2 − 375 ⋅ ε c 1 − e / 4
λ(ε c ) = 1 − = per ε c ≤ ε c 2 (2.39)
3 − 500 ⋅ ε c 3−e
1 1
−
2 3 ⋅ 106 ⋅ ε c2 6 ⋅ e2 − 1
λ(ε c ) = 1 − =1− per ε c 2 ≤ ε c ≤ ε cu (2.40)
1−
1 4 ⋅ e ⋅ (3 ⋅ e − 1)
1500 ⋅ ε c
− Regione 3-4-5: in queste regioni i coefficienti ψ e λ non sono funzione della posizione
dell'asse neutro; infatti, in tali regioni il valore della deformazione massima nel
calcestruzzo è costante e vale ε c = ε cu = 0.0035 . Pertanto, i valori ψ e λ si ottengono
sostituendo il valore della deformazione ultima del calcestruzzo nelle relazioni (2.38) e
(2.40).
− Regione 6: in tale regione le funzioni ψ e λ tornano ad essere funzione delle
deformazioni nel calcestruzzo allo stato limite ultimo al bordo superiore ed inferiore
della sezione, come già visto nel caso del legame costitutivo di Saenz.
In conclusione, le funzioni ψ e λ, essendo in forza del legame adottato indipendenti
dalla resistenza del calcestruzzo, si possono tabellare con validità generale per le zone 2 e 6
in funzione della posizione dell’asse neutro adimensionalizzato, mentre sono costanti nelle
(2)
Si noti che nella valutazione dei coefficienti ψ e λ, con l’impiego del legame della Parabola–
rettangolo, è preferibile adimensionalizzare l’asse neutro rispetto all’altezza utile d in quanto tale
yc ξ
scelta esclude la dipendenza da d’. La relazione tra ξ’=yc/d e ξ è la seguente: ξ ′ = = .
d 1−δ ′
Capitolo 2. LO STATO LIMITE ULTIMO PER TENSIONI NORMALI 53
f cd ε < ε c3 (2.41)
σ (ε ) = ⋅ε
ε c3
σ (ε ) = f cd ε c 3 ≤ ε ≤ ε cu (2.42)
Il tratto lineare iniziale ha una pendenza pari a 571⋅ f cd , che rappresenta il modulo
elastico di questo legame convenzionale; osservazioni analoghe al legame parabola
rettangolo potrebbero essere fatte circa la scarsa corrispondenza tra il legame in argomento
ed il comportamento reale per quanto riguarda il campo elastico. Infatti il rapporto tra
modulo elastico e resistenza di progetto (costante nel legame in esame: Ec /f c =571) è in
realtà variabile e maggiore per i calcestruzzi a bassa resistenza. Inoltre per ε = ε c3 la
tangente del legame costitutivo ha una discontinuità passando bruscamente dal valore citato
al valore 0.
Come nel caso del legame parabola-rettangolo, per le verifiche di resistenza delle
sezioni, l’approssimazione del legame ha scarso peso
Il legame elasto-plastico può essere utilizzato nelle verifiche attraverso la
definizione delle funzioni ψ e λ, espresse in dipendenza della posizione adimensionale
dell’asse neutro, ξ=yc/h.
Infatti allo s.l.u. ad ogni posizione dell’asse neutro in forma adimensionale
corrisponde un valore determinato della εmax.
Al variare della posizione dell’asse neutro, per la deformazione massima nel
calcestruzzo valgono le espressioni già indicate in precedenza (2.34,2.35,2.36) .
54 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
εc
ψ ( εc ) = per ε c ≤ ε c 3 (2.43)
2 ⋅ ε c3
εc
ψ ( εc ) = 1 − per ε c 3 ≤ ε c ≤ ε cu (2.44)
2 ⋅ ε c3
1
λ(ε c ) = per ε c ≤ ε c 3 (2.45)
3
⎛ ε − ε (1 − ε c 3 / ε c / 3) ⎞
λ(ε c ) = 0.5 ⋅ ⎜ c c 3 ⎟⎟
⎜ (ε c − ε c3 / 2) per ε c 3 ≤ ε c ≤ ε cu (2.46)
⎝ ⎠
“stress block” (Fig. 2.11), che considera allo s.l.u. un diagramma tensionale costante esteso
ad una parte della zona compressa della sezione (Fig. 2.12).
In particolare per calcestruzzi di classe fck≤ 50 la parte compressa della sezione con
tensione pari a fcd è estesa alla parte di sezione compresa tra il bordo più compresso e y’c,
essendo, per asse neutro interno alla sezione:
y c′ = 0.8 ⋅ y c (2.47)
con y’c che tende asintoticamente ad h quando l’asse neutro tende all’infinito. Ciò equivale
ad assumere nelle sezioni rettangolari con asse neutro interno alla sezione:
yc − 0.80 ⋅ h
ψ= ; λ = ψ/2 (2.50)
yc − 0.75 ⋅ h
56 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
yc 0.8 yc
h d
d - yc
As
d’
1.0
ψ , νc
ψ PARABOLA-RETTANGOLO
0.8
STRESS BLOCK
νc
0.6
λ
0.4
0.2
µ CG
0
0 0.5 1.0 1.5 2.0 2.5 3.0 3.5 4.0 4.5 5.0
ξ
Fig. 2.13: Andamento di ψ, λ, νc, µc al variare di ξ
Nella Fig. 2.13 sono rappresentati gli andamenti delle curve ψ(ξ) e λ(ξ) ottenuti
adottando la schematizzazione parabola-rettangolo ovvero lo “stress block”. Si può notare
che per asse neutro nelle zone 3, 4, 5 (yc compreso tra 0.259 d ed h), le due formulazioni
Capitolo 2. LO STATO LIMITE ULTIMO PER TENSIONI NORMALI 57
Fig. 2.15: Domini di resistenza ala variare della deformazione ultima dell’acciaio
Risulta evidente dai domini rappresentati nella Fig. 2.15 che l’influenza della
deformazione ultima sulla resistenza della sezione è trascurabile.
D’altra parte nella ipotesi semplificata (εsu=∞) l’articolazione in zone per la scrittura
delle equazioni di equilibrio della sezione è meno articolata:
- Le zone 1 e 2, complessivamente comprese nell’intervallo (-∞ ,y2,3=0), con
polo A (εA = -∞), comportano per ogni posizione dell’asse neutro
nell’intervallo indicato:
Nc = 0
(2.53)
ε si = −∞
e quindi un solo punto del dominio di resistenza della sezione presso
inflessa. Infatti per le posizioni dell’asse neutro possibili nelle zone 1 e 2,
la estensione della parte compressa di calcestruzzo è sempre nulla mentre
le deformazioni delle armature sono sempre infinitamente grandi e dal lato
delle trazione.
- Le zone 3, 4 e 5, comprese nell’intervallo (0,h) con polo in B (εB = εcu),
comportano per ogni posizione dell’asse neutro nell’intervallo citato:
N c = ψ ⋅ b ⋅ y c ⋅η ⋅ f cd
M c = N c ⋅ (h / 2 − λ ⋅ y c ) (2.54)
ε cu
ε si = ⋅ ( y c − y si )
yc
Capitolo 2. LO STATO LIMITE ULTIMO PER TENSIONI NORMALI 59
N c = ψ '× b × h × η × fcd
yc - (1 - ψ ) × h
ψ'=
(
yc - 1.05 - ψ × h )
(
M c = N c × h / 2 - λ × yc ) (2.55)
1 yc - (1 - ψ ) × h
λ = ×
2 (
yc - 1.05 - ψ × h )
ε c1
ε si =
ε cu - ε c1
(
× yc - y si )
yc - h
ε cu
b ⋅ yc ⋅ψ ⋅ f cd + ∑ i Asi ⋅ σ si = N u (2.57)
⎡h ⎤
b ⋅ yc ⋅ψ ⋅ f cd ⋅ (h / 2 − λ ⋅ yc ) + ∑ i Asi ⋅ σ si ⎢ − d i ⎥ = M uG (2.58)
⎣2 ⎦
Nel caso siano presenti due soli livelli di armatura le precedenti equazioni si
scrivono:
b ⋅ yc ⋅ψ ⋅ f cd + As′ ⋅ σ s′ + As ⋅ σ s = N u (2.59)
⎡h ⎤
b ⋅ yc ⋅ψ ⋅ f cd ⋅ [(h / 2) − λ ⋅ yc ] + As′ ⋅ σ s′ ⋅ [(h / 2) − d ′] − As ⋅ σ s ⋅ ⎢ − d ′⎥ = M uG (2.60)
⎣2 ⎦
3.1 Premessa
La verifica delle sezioni soggette a presso o tensoflessione retta si esegue
controllando che i punti (Nd, Md) rappresentativi degli stati di sollecitazione di progetto
siano interni al dominio resistente ultimo della generica sezione (Fig. 3.1), che coincide con
l’area nel piano M-N caratterizzata da caratteristiche della sollecitazione cui corrispondono
deformazioni massime nei materiali minori o uguali a quelle ultime. Per la determinazione
della frontiera del dominio di resistenza di una sezione in c.a. presso o tenso inflessa,
occorre determinare le caratteristiche della sollecitazione allo s.l.u. della sezione al variare
della posizione dell’asse neutro, e quindi della condizione limite, nell’intervallo (-∞, +∞).
Per la forma che assume il dominio di resistenza a presso-flessione, il controllo di
sicurezza su di una sezione può essere eseguito nei casi di interesse tecnico anche evitando
la costruzione dell’intero dominio di resistenza ultimo della sezione. Infatti è sufficiente
verificare che per ogni stato di sollecitazione che interessa la sezione, il momento ultimo
corrispondente allo sforzo normale di progetto sia maggiore del corrispondente momento di
progetto, ovvero sia verificata l’unica diseguaglianza:
M d ≤ M u (N d ) (3.1)
essendo imposta a priori la uguaglianza tra sforzo normale di progetto e sforzo normale
ultimo.
Con riferimento alla Fig. 3.1, quanto sopra affermato consegue alla ipotesi che
l’evoluzione delle sollecitazioni fino allo s.l.u. avvenga con sforzo normale costante N = Nd.
Nella stessa figura sono anche rappresentati i casi in cui le sollecitazioni evolvono fino a
rottura con momento flettente costante e con eccentricità costante e la verifica si effettua
controllando rispettivamente che:
Mu = Md ⇒ N d ≤ N u(M d ) (3.2)
62 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
Md
eu = ed = ⇒ N d ≤ Nu (ed ) ovvero M d ≤ M u (e d ) (3.3)
Nd
Mu
st
co
=
ed
Nd Nu(Md)
Nu
ε ud ⋅ ( d ′ − yc ) ε ud ⋅ ( δ ′ − ξ )
ε s′ = − =− (3.4)
d − yc 1− δ ′ − ξ
ε s = − ε ud (3.5)
ε ud ε ud
ε c,max = ⋅ yc = ⋅ξ (3.6)
d − yc 1 − δ′ − ξ
- armatura superiore (compressa o talora tesa):
ε ud ε ud
ε′s = ⋅ (y c − d′ ) = ⋅ (ξ − δ′) (3.7)
d − yc 1 − δ′ − ξ
(1)
Si sono introdotte la variabili adimensionali δ ′ = d ′/h e ξ=yc/h, si indicano con il segno + gli
sforzi di compressione e le deformazioni di accorciamento.
64 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
ε s = − ε ud (3.8)
εc,max = ε cu (3.9)
ε cu ε cu
ε s′ = ⋅ ( y c − d ′) = ⋅ (ξ − δ ′) (3.10)
yc ξ
ε cu ε cu
εs = − ⋅ (d − yc ) = − ⋅ (1 − δ ′ − ξ ) (3.11)
yc ξ
ε c,max = ε cu (3.12)
Capitolo 3. LA SEZIONE RETTANGOLARE IN PRESSO-TENSOFLESSIONE RETTA 65
ε cu ε cu
ε ′s = ⋅ ( y c − d ′) = ⋅ (ξ − δ ′) (3.13)
yc ξ
ε cu ε cu
εs = − ⋅ (d − yc ) = − ⋅ (1 − δ ′ − ξ ) (3.14)
yc ξ
εc,max = ε cu (3.15)
ε cu ε cu
ε's = ⋅ ( yc − d ′) = ⋅ (ξ − δ ′) (3.16)
yc ξ
ε cu ε cu
εs = ⋅ ( yc − d ) = ⋅ (ξ − 1 + δ ′) (3.17)
yc ξ
- calcestruzzo:
εc1 εc1
εc, max = ⋅ yc = ⋅ξ (3.18)
yc − d C d
ξ− C
h
εc1 εc1
εc, min = ⋅ ( yc − h ) = ⋅ (ξ − 1) (3.19)
yc − d C d
ξ− C
h
Capitolo 3. LA SEZIONE RETTANGOLARE IN PRESSO-TENSOFLESSIONE RETTA 67
ε c1 ε c1
ε ′s = ⋅ ( y c − d ′) = ⋅ (ξ − δ ′) (3.20)
yc − d C dC
ξ−
h
ε c1 ε c1
εs = ⋅ ( yc − d ) = ⋅ (ξ − 1 + δ ′) (3.21)
yc − d C dC
ξ−
h
Per la valutazione dei contributi statici delle armature, ipotizzando un legame elasto-
plastico, determinate le deformazioni corrispondenti allo s.l.u., occorre controllare se la
armatura è snervata o meno. Nei due casi si ottiene:
⎡ f ⎤
per εs < ⎢εos = sd ⎥ ⇒ σ s = Es ⋅ εs (3.22)
⎣ Es ⎦
⎡ f ⎤ εs
per εs ≥ ⎢εos = sd ⎥ ⇒ σs = ⋅ f sd (3.23)
⎣ E s ⎦ εs
Per la valutazione del contributo del calcestruzzo compresso, esclusa la zona 1 in cui
il calcestruzzo non è reagente, vanno considerate separatamente le zone 2, 3-4-5 e 6.
68 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
N c = b ⋅ h ⋅ ψ ⋅ f cd (3.24)
⎡h ⎤ (3.25)
M c = b ⋅ h ⋅ ψ ⋅ f cd ⋅ ⎢ − λ ⋅ h⎥
⎣ 2 ⎦
con le funzioni ψ e λ fornite nella nota (1) del par. 2.4.2 e tendenti asintoticamente ai valori
1 e 0.5 rispettivamente, per yc che tende ad ∞.
Se si adottano le ipotesi semplificate della normativa, i coefficienti ψ e λ nella zona
6 si ricavano con i criteri della nota (1) citata per il legame di Saenz o mediante le relazioni
(2.50) per lo stress block.
Si ottiene allora:
σ ′s σ
ψ ⋅ ξ + ω′ ⋅ + ω ⋅ s = νu (3.26)
f sd f sd
⎡⎛ 1 ⎞ ⎤ σ ′ ⎡⎛ 1 ⎞ ⎤ σ ⎡⎛ 1 ⎞ ⎤
ψ ⋅ ξ ⋅ ⎢⎜ ⎟ − λ ⋅ ξ ⎥ + ω′ ⋅ s ⎢⎜ ⎟ − δ ′⎥ − ω ⋅ s ⋅ ⎢⎜ ⎟ − δ ′⎥ = µu,G (3.27)
⎣⎝ 2 ⎠ ⎦ f sd ⎣⎝ 2 ⎠ ⎦ f sd ⎣⎝ 2 ⎠ ⎦
M u,G
µu,G = (3.29)
b ⋅ h 2 ⋅ f cd
As ⋅ f sd As′ ⋅ f sd
ω= ω′ = (3.30)
b ⋅ h ⋅ f cd b ⋅ h ⋅ f cd
ξ = yc /h ; δ ′ = d ′/h
(3.31)
Oltre ai valori adimensionali del carico assiale νu e del momento flettente
baricentrico µu,G, compaiono le percentuali meccaniche di armatura (ω e ω’), pari alle
percentuali geometriche moltiplicate per il rapporto tra le tensioni di progetto dei due
materiali.
Nelle (3.26) e (3.27) il contributo dell’armatura inferiore è in realtà di segno opposto
nella flessione e nella pressoflessione a sezione parzializzata (zone 2, 3, 4). In particolare,
per effetto del segno meno (σs<0) implicito nella tensione dell’armatura inferiore tesa, il
contributo dell’armatura tesa è complessivamente negativo nell’equilibrio alla traslazione e
positivo in quello alla rotazione.
Il dominio può essere ricavato assegnando valori dell’asse neutro adimensionale
variabili con continuità nell’intervallo (−∞, +∞) e valutando νu e µu,G mediante le (3.26) e
(3.27) dopo avere calcolato le deformazioni nell’acciaio ed i coefficienti ψ e λ secondo le
relazioni riportate nei paragrafi precedenti.
Una definizione sufficientemente precisa del dominio può ottenersi considerando un
numero ridotto di punti, ad esempio considerando i valori del momento e dello sforzo
normale ultimi nei punti di passaggio da una zona all’altra. In questa ipotesi si considerano
pertanto i seguenti casi:
70 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
1. ξ = −∞
νu,1 = −ω − ω′
⎛1 ⎞ ⎛1 ⎞ (3.32)
µ u,G1 = −ω′ ⋅ ⎜ − δ ′ ⎟ + ω ⋅ ⎜ − δ ′ ⎟
⎝2 ⎠ ⎝2 ⎠
2. ξ=0
ε E
νu ,1,2 = −ω′ ⋅ ud δ′ ⋅ s − ω
1− δ ′ f sd
(3.33)
ε ud E ⎛1 ⎞ ⎛1 ⎞
µu,G ,1,2 = −ω′ ⋅ δ′ ⋅ s ⋅ ⎜ − δ′ ⎟ + ω ⋅ ⎜ − δ′ ⎟
1 − δ′ f sd ⎝ 2 ⎠ ⎝2 ⎠
εcu
3. ξ = ξ 2 ,3 = ⋅ ( 1 − δ ′)
εcu + εud
σ s'
νu,2 ,3 = ψ ξ + ω′ ⋅ −ω
f sd (3.34)
⎛1 ⎞ σ ' ⎛1 ⎞ ⎛1 ⎞
µu,G 2 ,3 = ψ ξ ⋅ ⎜ − λ ξ ⎟ + ω′ ⋅ s ⋅ ⎜ − δ ′ ⎟ + ω ⋅ ⎜ − δ ′ ⎟
⎝ 2 ⎠ f sd ⎝ 2 ⎠ ⎝ 2 ⎠
4. ξ = ξ 3,4
νu,3,4 = ψ ξ + ω′ − ω
⎛1 ⎞ ⎛1 ⎞ ⎛1 ⎞ (3.35)
µu,G 3,4 = ψ ξ ⋅ ⎜ − λ ξ ⎟ + ω′ ⋅ ⎜ − δ ′ ⎟ + ω ⋅ ⎜ − δ ′ ⎟
⎝2 ⎠ ⎝2 ⎠ ⎝2 ⎠
5. ξ = ξ 4,5 = 1 − δ′
νu,4 ,5 = ψ ξ + ω′
⎛1 ⎞ ⎛1 ⎞ (3.36)
µu,G 4 ,5 = ψ ξ ⋅ ⎜ − λ ξ ⎟ + ω′ ⋅ ⎜ − δ ′ ⎟
⎝2 ⎠ ⎝ 2 ⎠
6. ξ = ξ 5,6 = 1
Es
νu,5 ,6 = ψ + ω′ + ω ⋅ ε cu δ ′ ⋅
f sd
(3.37)
⎛1 ⎞ ⎛1 ⎞ E ⎛1 ⎞
µu,G 5 ,6 = ψ ⋅ ⎜ − λ ⎟ + ω′ ⋅ ⎜ − δ ′ ⎟ − ω ⋅ ε cu δ ′ ⋅ s ⋅ ⎜ − δ ′ ⎟
⎝2 ⎠ ⎝2 ⎠ f sd ⎝ 2 ⎠
Capitolo 3. LA SEZIONE RETTANGOLARE IN PRESSO-TENSOFLESSIONE RETTA 71
7. ξ = +∞
νu 6 = 1 + ω + ω′
(3.38)
⎛ 1 ′⎞ ⎛1 ⎞
µu,G 6 = ω′ ⋅ ⎜ − δ ⎟ − ω ⋅ ⎜ − δ′ ⎟
⎝2 ⎠ ⎝2 ⎠
Nelle formule precedenti ψ e λ rappresentano i valori non dipendenti da ξ assunti
rispettivamente dai coefficienti ψ e λ nelle zone 3-4-5. Nella Fig. 3.8 sono riportati i domini
νu − µuG per una sezione rettangolare al variare della percentuale meccanica di armatura
supposta simmetrica (ω=ω′), utilizzando sia le espressioni (2.28) e (2.29) di ψ e di λ,
ottenute dalla integrazione del legame costitutivo tensione-deformazione (2.11), sia quelle
dedotte con il legame semplificato “stress-block”.
Si ricorda che la resistenza del calcestruzzo modifica lievemente la forma del
legame costitutivo di Saenz, mentre è ininfluente nel caso di legame parabola–rettangolo
(almeno per fck≤50 MPa) oppure per legame rettangolare (“stress-block”). Il tipo di acciaio
(B450 A e B450 C) con uguale limite di snervamento e diverso limite plastico, non
influisce in maniera significativa sulla definizione dei domini di resistenza.
STRESS BLOCK
La lieve differenza tra i domini a tratto pieno (ψ e λ dal legame σ-ε di Saenz) e
quelli a tratto discontinuo (ψ e λ approssimati) testimonia la buona precisione ottenibile
anche con la formulazione semplificata “stress-block”. Inoltre si potrebbe verificare che
anche l’utilizzo dei soli punti caratteristici dedotti dalle relazioni (3.21)÷(3.27) è sufficiente
per ottenere una buona descrizione del dominio. In appendice vengono forniti i domini di
resistenza di sezioni rettangolari pressoinflesse con rapporti di armatura (ω’/ω) pari a 0.25,
0.50, 0.75, 1.00, ottenuti con la formulazione semplificata di ψ e λ (stress-block), che ha il
vantaggio operativo di fornire domini invarianti al variare della resistenza del calcestruzzo
per fck≤50 MPa, diversamente da quanto succede quando si utilizzano le funzioni ottenute
dalla integrazione della (2.11). Data la scarsa influenza della classe di resistenza
dell’acciaio, i domini riportati in appendice, possono essere ritenuti validi anche nel caso di
acciaio delle classi attualmente codificate dalla normativa nazionale (B450A e B450C con
fsk=450 MPa).
Zona 1 (yc ≤ 0)
Polo A, armatura superiore tesa in campo elastico, armatura inferiore tesa snervata:
As′ ⋅ σ s′ − As ⋅ f sd = N u (3.39)
essendo
ε ud
σ s′ = − E s ⋅ ⋅ ( d ′ − yc ) ≥ − f sd (3.40)
h − d ′ − yc
essendo
ε ud
σ s′ = Es ⋅ ⋅ ( yc − d ′ ) ≤ f sd ψ =0.8 (3.42)
h − d '− yc
essendo
ε cu
σ s′ = Es ⋅ ⋅ ( yc − d ′ ) ≤ f sd ψ =0.8 (3.44)
yc
essendo:
ψ =0.8
(3.46)
ψ ⋅ b ⋅ yc ⋅ f cd + As′ ⋅ f sd + As ⋅ σ sd = N u
(3.47)
essendo:
ε cu (3.48)
σ s = − Es ⋅ ⋅ ( h − yc − d ′ ) ψ =0.8
yc
Zona 6 (yc>h)
Polo C ed armatura superiore snervata ed inferiore elastica:
ψ ⋅ b ⋅ h ⋅ f cd + As′ ⋅ f sd + As ⋅ σ s = N u (3.49)
essendo:
ε c1 ⎛ ε ⎞ yc − 0.80 ⋅ h
σ s = Es ⋅ ⋅ ( yc − h + d ′ ) ≤ f sd dC = h ⋅ ⎜ 1 − c1 ⎟ ψ = (3.50)
yc − d C ⎝ ε cu ⎠ yc − 0.75 ⋅ h
ε ud ⎛h ⎞ ⎛h ⎞
M uG = − As′ ⋅ E s ⋅ ⋅ ( d ′ − yc ) ⋅ ⎜ − d ′ ⎟ + As ⋅ f sd ⋅ ⎜ − d ′ ⎟ (3.51)
h − yc − d ′ ⎝2 ⎠ ⎝2 ⎠
Zona 2-3’-3’’-4-5
⎛h ⎞ ⎛h ⎞ ⎛h ⎞
M uG = ψ ⋅ b ⋅ yc ⋅ f cd ⋅ ⎜ − λ ⋅ yc ⎟ + As′ ⋅ σ s′ ⋅ ⎜ − d ′ ⎟ − As ⋅ σ s ⋅ ⎜ − d ′ ⎟ (3.52)
⎝ 2 ⎠ ⎝ 2 ⎠ ⎝ 2 ⎠
Zona 6
⎛h ⎞ ⎛h ⎞ ⎛h ⎞
M uG = ψ ⋅ b ⋅ h ⋅ f cd ⋅ ⎜ − λ ⋅ h ⎟ + As′ ⋅ σ s′ ⋅ ⎜ − d ′ ⎟ − As ⋅ σ s ⋅ ⎜ − d ′ ⎟ (3.53)
⎝ 2 ⎠ ⎝ 2 ⎠ ⎝ 2 ⎠
in cui ψ, σ′s e σs assumono i valori indicati per i casi sopra descritti.
I sei casi esaminati portano ad equazioni di primo grado (zone 1 e 3’’), ad equazioni
di 2° grado (zona 2,3’,4,5), di terzo grado (zona 6).
I casi di sezione con asse neutro interno alla sezione (flessione e pressoflessione con
media e grande eccentricità) ricadono in massima parte nella zona 3’’ che è particolarmente
semplice dando luogo ad un’equazione di 1° grado per la determinazione dell’asse neutro.
Riassumendo, con esclusione della zona 1 relativa alla tensoflessione e della zona 6
di interesse limitato in quanto per ragioni di duttilità sono da escludere nella pressoflessione
76 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
le situazioni limite con asse neutro esterno alla sezione(2), con l’utilizzazione dei valori dei
coefficienti ψ e λ del modello cosiddetto stress-block si possono considerare
essenzialmente tre casi: armatura in compressione in campo elastico (zona 2 e zona 3’),
armature entrambe snervate (zona 3’’), armatura inferiore in campo elastico (zone 4 e 5).
a) armatura compressa in campo elastico (zona 2 e zona 3’):
L’equazione determinatrice dell’asse neutro si presenta nelle forme seguenti in
dipendenza del fatto che il diagramma delle deformazioni passi per A (zona 2) o B (zona
3’):
ε ud
Zona 2 0.8 ⋅ b ⋅ yc ⋅ fcd + As′ ⋅ E s ⋅ ( )
⋅ yc − d ′ − As ⋅ f sd = N u (3.54)
d − yc
ε cu (3.55)
Zona 3’ 0.8 ⋅ b ⋅ y c ⋅ f cd + As′ ⋅ E s ⋅ ⋅ ( y c − d ′) − As ⋅ f sd = N u
yc
che risultano equazioni di 2° grado in yc con coefficienti a2, a1, a0, forniti dalle seguenti
relazioni:
(
a1 = − 0.8 ⋅ b ⋅ d ⋅ fcd + ε ud ⋅ As′ ⋅ E s + As ⋅ f sd + N u ) zona 2
a1 = A′s ⋅ E s ⋅ ε cu − As ⋅ f sd − N u zona 3’
a0 = ε ud ⋅ A′s ⋅ Es ⋅ d ′ + As ⋅ f sd ⋅ d + N u ⋅ d zona 2
a0 = - A′s × E s × ε cu × d ′ zona 3’
(2)
La condizione sulla duttilità riguarda ovviamente le sezioni più sollecitate dell’elemento strutturale,
che nel caso di pilastri pressoinflessi coincidono con gli estremi dell’elemento dove il momento
flettente assume i valori maggiori, mentre all’interno è prevalente lo sforzo normale.
Capitolo 3. LA SEZIONE RETTANGOLARE IN PRESSO-TENSOFLESSIONE RETTA 77
cui segue:
N u + As ⋅ f sd − As′ ⋅ f sd
yc = (3.58)
0.8 ⋅ b ⋅ f cd
ε cu
0.8 ⋅ b ⋅ y c ⋅ f cd + As′ ⋅ f sd − As ⋅ E s ⋅ ⋅ ( d − yc ) = N u (3.59)
yc
a2 = 0.8 ⋅ b ⋅ f cd (3.60)
a1 = As′ ⋅ f sd + ε cu ⋅ As ⋅ E s − N u
a0 = −ε cu ⋅ As ⋅ E s ⋅ d
σ s′ σs (3.61)
ψ ⋅ ξ + ω′ ⋅ +ω ⋅ =νu
f sd f sd
⎛1 ⎞ σ s′ ⎛ 1 ⎞ σ ⎛1 ⎞
ψ ⋅ ξ ⋅ ⎜ − λ ⋅ ξ ⎟ + ω′ ⋅ ⋅ ⎜ − δ ′ ⎟ − ω ⋅ s ⋅ ⎜ − δ ′ ⎟ = µ uG (3.62)
⎝2 ⎠ f sd ⎝2 ⎠ f sd ⎝ 2 ⎠
L’equazione di equilibrio alla rotazione intorno all’armatura inferiore (tesa),
preferibile nei problemi di flessione, si scrive:
σ s′
ψ ⋅ ξ ⋅ (1 − δ ′ − λ ⋅ ξ ) + ω ′ ⋅ ⋅ (1 − 2δ ′) = µu (3.63)
f sd
ω ′ As′
ρ= = (3.64)
ω As
e risolvendo la (3.61) rispetto ad ω, si ottiene (νu=0) :
ψ ⋅ξ
ω= (3.65)
− [(σ s /f sd ) + ρ ⋅ (σ s′ /f sd )]
Sostituendo la precedente nella (3.63), si ottiene:
ψ ⋅ξ σ′
ψ ⋅ ξ ⋅ (1 − δ ′ − λ ⋅ ξ ) + ρ ⋅ ⋅ s ⋅ (1 − 2δ ′) = µu (3.66)
− [(σ s /f sd ) + ρ ⋅ (σ s′ /f sd )] f sd
Il primo membro della equazione è funzione della posizione dell’asse neutro ξ e
pertanto la (3.65) può porsi nella forma sintetica:
Mu
µu = 2
= µ c (ξ ) + µ ρ (ξ ) (3.67)
b ⋅ h ⋅ f cd
evidenziando la parte del momento equilibrata dal calcestruzzo µc e la parte equilibrata
dall’armatura in compressione µρ , che si annulla per ρ = 0.
La relazione precedente, risolta rispetto ad h, conduce alla seguente relazione di
progetto:
1 Mu Mu
h= ⋅ = ru ⋅ (3.68)
⎣ ( )
fcd ⋅ ⎡ µ c ξ + µ ρ ξ ( )⎤⎦ b b
2 Mu (3.70)
b = ru ⋅
h2
L’armatura tesa si può ottenere esprimendo ω dalla (3.65) in forma dimensionale:
b ⋅ h ⋅ f cd ψ ⋅ξ b ⋅ h ⋅ f cd
As = ω ⋅ = ⋅ (3.71)
f sd − [ρ ⋅ σ s′ /f sd + σ s /f sd ] f sd
D’altra parte, considerando esclusivamente le zone 2 e 3 caratterizzate da armatura
tesa snervata ed indicando con ζ h il braccio della coppia interna, cioè la distanza tra il
centro degli sforzi di trazione e quello degli sforzi di compressione, risulta:
Mu b ⋅ h ⋅ f cd µu b ⋅ h ⋅ f cd
As = ⋅ = ⋅ (3.72)
ζ ⋅ h ⋅ f sd b ⋅ h ⋅ f cd ζ f sd
da cui è agevole ricavare il coefficiente ζ che permette di ottenere il braccio della coppia
interna allo s.l.u.:
µu µ c (ξ ) + µ ρ (ξ )
ζ = = (3.73)
ω ω
Dalle precedenti relazioni (3.69) e (3.73) è possibile costruire utili tabelle che, per
assegnati valori delle resistenze di progetto dei materiali (fcd, fsd), del rapporto di armatura
(ρ), del copriferro adimensionalizzato (δ′), forniscono ru e ζ per ogni valore di ξ prescelto.
In appendice sono riportate 6 tabelle per fck pari a 20, 30, 40 N/mm2, δ′=0.05, 0.10.
Per conservare nei valori della funzione dimensionale ru lo stesso ordine di
grandezza della funzione r definita nel calcolo elastico alle tensioni ammissibili, si sono
adottate per la resistenza le dimensioni daN/cm2, per i momenti daNcm, per le lunghezze i
cm.
Il progetto di h (o b) ed As è molto semplice. Infatti, scelti i valori delle tensioni di
progetto dei materiali, del copriferro adimensionale (d ′/h ) e del rapporto di armatura (ρ), si
leggono i valori di ru e ζ in funzione del valore di progetto ξ dell’asse neutro e si
determinano l’altezza (o la base) della sezione e l’armatura tesa dalle relazioni (3.68) e
(3.72).
Come nel metodo delle tensioni ammissibili è possibile utilizzare le precedenti
tabelle anche per la verifica delle sezioni inflesse. Infatti noti il momento e le dimensioni
esterne della sezione è possibile calcolare ru = h / M u /b e, note le caratteristiche dei
materiali, il rapporto di armatura, il copriferro adimensionale, dalla tabella corrispondente
si ricavano la posizione dell’asse neutro ξ ed il coefficiente ζ con sufficiente
approssimazione. Calcolato quindi il braccio della coppia interna allo s.l.u. ζh è possibile
determinare l’armatura tesa minima:
Capitolo 3. LA SEZIONE RETTANGOLARE IN PRESSO-TENSOFLESSIONE RETTA 81
Md
As ,min = (3.74)
ζ ⋅ h ⋅ f sd
Atot A ⋅ ( 1 + ρ ) ω ⋅ ( 1 + ρ ) ⋅ f cd b⋅h ω ⋅ (1 + ρ ) ⋅ f cd
= s = ⋅ = ⋅ ru (3.75)
C Mu ⋅b f sd Mu ⋅b f sd
(3)
La capacità rotazionale di una sezione è fortemente dipendente dal rapporto tra asse neutro ed
altezza della sezione. Infatti si può esprimere in forma approssimata la rotazione plastica massima
ipotizzabile in una sezione in funzione del rapporto yc/d nella forma:
0.004
θ pl =
yc /d
82 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
1.0
ζ
0.8
Atot
0.6 C
ρ
0.00
0.4 0.25
0.50
ru 0.75
0.2
1.00
0
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7
ξ
Fig. 3.9: Andamenti dei coefficienti ru, ζ, Atot/C per sezioni rettangolari inflesse a doppia
armatura [kg e cm]
Mu
ψ ⋅ ξ ⋅ (1 − δ ′ − λ ⋅ ξ ) + ω ′ ⋅ (1 − 2δ ′) = µu = (3.77)
b ⋅ h ⋅ f cd
2
µ c = ψ ⋅ ξ ⋅ (1 − δ ′ − λ ⋅ ξ ) (3.78)
Per un valore del momento µu minore o uguale al precedente non sarebbe necessaria
la presenza dell’armatura in compressione per l’equilibrio interno. Determinato allora il
valore adimensionale del momento di progetto:
Mu
µu = 2 (3.79)
b ⋅ h ⋅ f cd
a seconda che risulti
a) Nel primo caso, si determina la posizione dell’asse neutro, minore del valore di
progetto prefissato(4), risolvendo l’equazione di 2° grado che si ottiene imponendo
l’equilibrio interno alla rotazione intorno all’armatura tesa delle tensioni del
calcestruzzo compresso e prescindendo dalla eventuale armatura in compressione:
ψ ⋅ ξ ⋅ (1 − δ ′ − λ ⋅ ξ ) − µu = 0 (3.81)
Si ottiene in tal caso:
2
1−δ′ ⎛1− δ ′ ⎞ µ (3.82)
ξ= − ⎜ ⎟ − u
2λ ⎝ 2λ ⎠ λ ⋅ψ
che ponendo λ = 0.4 e ψ = 0.8, diventa:
⎛ 2 ⎞
ξ = 1.25 ⋅ ( 1 − δ ′) ⋅ ⎜1 − 1− ⋅ µu ⎟ (3.83)
⎜
⎝ (1 − δ ′)
2 ⎟
⎠
cui segue il calcolo della armatura tesa dalla (3.76) per sezioni a semplice armatura
(ψξ=ω):
(4)
N.B.: La riduzione della distanza dell’asse neutro dal bordo compresso aumenta i requisiti di
duttilità della sezione.
84 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
As ⋅ f sd
ω= = 0.8 ⋅ ξ (3.84)
b ⋅ h ⋅ f cd
b) Nel secondo caso, dalla condizione di equilibrio alla rotazione (3.77) si ricava
l’armatura in compressione:
As′ ⋅ f yd µu − µc
ω′ = = (3.85)
b ⋅ h ⋅ f cd 1 − 2δ ′
mentre dalla (3.76) si ricava l’armatura tesa:
As ⋅ f yd
ω= = 0.8 ⋅ ξ + ω ′ (3.86)
b ⋅ h ⋅ f cd
Nu
ψ ⋅ ξ + ω′ − ω = (3.87)
b ⋅ h ⋅ f cd
Nu 1
h= ⋅ (3.88)
b ⋅ f cd ψ ⋅ ξ + ω ′ − ω
Nu 1
b= ⋅ (3.89)
h ⋅ f cd ψ ⋅ ξ + ω ′ − ω
Nel caso frequente di armatura simmetrica le relazioni precedenti sono indipendenti
dalla percentuali meccaniche di armatura:
Nu 1
h= ⋅ (3.90)
b ⋅ f cd ψ ⋅ ξ
Nu 1
b= ⋅ (3.91)
h ⋅ f cd ψ ⋅ ξ
Capitolo 3. LA SEZIONE RETTANGOLARE IN PRESSO-TENSOFLESSIONE RETTA 85
M uG + N u ⋅ [(h/ 2) − d ′]
µ c + ω ′ ⋅ ( 1 − 2δ ′) = 2
= µu (3.92)
b ⋅ h ⋅ f cd
cui segue, essendo per ipotesi ω=ω’, il progetto dell’armatura tesa nel rispetto della (3.87).
e Nu
h= , b= (3.95)
η ν u ⋅ h ⋅ f cd
ω ⋅ b ⋅ h ⋅ f cd
As = As′ = (3.96)
f sd
M d < M u = N u ⋅η ⋅ h = N u ⋅ e (3.97)
(5)
Infatti, immaginando che il carico assiale sia sostenuto dal solo calcestruzzo, cosa che è
rigorosamente vera nel caso che entrambe le armature simmetriche sono snervate (cfr (3.75)), tra
carico assiale allo s.l.u. e posizione dell’asse neutro sussiste la relazione:
νu
ξ=
ψ
da cui si ricava che per imporre una buona duttilità alla sezione con asse neutro dell’ordine di
(0.20÷0.40), νu deve essere compreso nell’intervallo (0.16÷0.32).
Capitolo 3. LA SEZIONE RETTANGOLARE IN PRESSO-TENSOFLESSIONE RETTA 87
1
0.15
0.2
0.5 0.4
0.3 ξ
0
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20
d’/h = 0.05 1/ νu
Fig. 3.10a: Abaco di progetto-verifica per sezioni rettangolari per d’/h=0.05
Abaco 1b: SEZIONE RETTANGOLARE - PRESSOFLESSIONE S.L.U.
5
ω = ω’
e/h 0.80
4 0.70
0.60
0.50
0.40
3 0.30
0.20
0.10
0.05
2
1
0.15
0.2
0.5 0.4
0.3 ξ
0
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20
d’/h = 0.10 1/ νu
Fig. 3.10b: Abaco di progetto-verifica per sezioni rettangolari per d’/h=0.10
88 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
3.6 Esercizi
ESERCIZIO 3.1
Si consideri la trave continua a due campate di sezione rettangolare rappresentata
in figura.
A B C
L1 L2
Il momento massimo in valore assoluto con il metodo lineare elastico (AL) lungo la
trave si ha in corrispondenza dell’appoggio intermedio e vale:
3 3
1 q (L + L2 )
M B ,d = − ⋅ d 1 = −251.7 kNm= − 251.7 ⋅ 106 Nmm
8 L1 + L2
0.85 ⋅ 0.83 ⋅ 25 2
f cd = = 11.33 N/mm2 (113.3 daN/cm )
1.5
Adottando, in fase di dimensionamento un asse neutro di progetto ξ = 0.25, che
assicura buoni requisiti di duttilità, dalla tabella di progetto allo s.l.u. per sezione
rettangolare a semplice armatura relativa a
f cd = 11.33 N/mm
2
, d ′/h = 0.05 , f sd = 450 /1.15 = 391.3 N/mm 2 , ρ=0
ru = 0.2302
Md 251.7 ⋅104
h = ru ⋅ = 0.2302 ⋅ = 57.74 cm
b 40
La tensione ammissibile per Rck = 25 N/mm2 vale σ c = 8.5 N/mm 2 . Dalla tabella di
progetto alle t.a. di sezioni rettangolari a semplice armatura si ottiene:
90 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
da cui risulta:
MB 184.24 ⋅104
d = r⋅ = 0.270 ⋅ = 58 cm
b 40
h = d + d ′ = 58 + 3 = 61 cm
Si può assumere per l’altezza della sezione h = 65 cm, lievemente superiore al valore
ottenuto dal progetto agli s.l. con ξ = 0.25.
ESERCIZIO 3.2
Si consideri la trave rappresentata in figura, per la quale l’analisi delle
sollecitazioni ha fornito i valori dei massimi e minimi momenti appresso riportati:
h=70
A B C
d'=3.5
L1 L2 b=40
Si effettua il progetto delle armature nelle sezioni più sollecitate in campata e sugli
appoggi:
a) Appoggio A
Assumendo un asse neutro di progetto ξ = 0.25, che assicura buoni requisiti di
duttilità, ed utilizzando per il calcestruzzo il diagramma semplificato “stress block”
(ψ=0.80, λ=0.40), si ha:
Capitolo 3. LA SEZIONE RETTANGOLARE IN PRESSO-TENSOFLESSIONE RETTA 91
essendo:
µc > µd
ψ ⋅ ξ ⋅ (1 − δ ′ − λ ⋅ ξ ) − µ d = 0
fornisce:
1 − δ ′ ⎡⎢ ⎤
2
1− δ ′ ⎛ 1− δ ′ ⎞ µd 4⋅λ ⎥
ξ= − ⎜ ⎟ − = 1− 1− ⋅ µd
2λ ⎝ 2 λ ⎠ λ ⋅ψ 2λ ⎢ (1 − δ ') ψ ⎥
2
⎣ ⎦
che con i valori di ψ e λ indicati fornisce:
⎡ 2 ⎤ ⎡ 2 ⎤
ξ = 1.25 ⋅ (1 − δ ′) ⋅ ⎢1 − 1 − ⋅ µ d ⎥ = 1. 25 ⋅ (1 − 0 .05) ⋅ ⎢ 1 − 1 − ⋅ 0 .0163 ⎥=
(1 − δ ′)
2 2
⎢⎣ ⎥⎦ ⎢⎣ (1 − 0.05) ⎥⎦
= 0.022
h 70
ru = = = 0.7353
MA 36.25 ⋅104
b 40
si ricava:
ζ = 0.9294
L’armatura tesa vale pertanto :
6
MA 36.25 ⋅ 10 2
As = = = 143 mm
ζ ⋅ h ⋅ f sd 0.9294 ⋅ 700 ⋅ 391.4
valore sostanzialmente uguale a quello precedente.
b) Campata AB
Procedendo in maniera analoga a quanto visto prima, si ha:
µ c = 0.17
4
M AB 96.57 ⋅ 10
µd = 2
= 2
= 0.0445
b ⋅ h ⋅ f cd 40 ⋅ 70 ⋅ 113.3
⎡ 2 ⎤
ξ = 1.25 ⋅ (1 − 0.05) ⋅ ⎢1 − 1 − 2
⋅ 0 . 0445 ⎥ = 0.0604
⎢⎣ (1 − 0.05) ⎥⎦
70
ru = = 0.4505 ⇒ ζ = 0.9146
4
96.57 ⋅ 10
40
96570000 2
As = = 386 mm
0.9146 ⋅ 700 ⋅ 391.3
c) Appoggio B
µ c = 0.17
4
MB 299.31 ⋅ 10
µd = 2
= 2
= 0.1348
b ⋅ h ⋅ f cd 40 ⋅ 70 ⋅ 113.3
Capitolo 3. LA SEZIONE RETTANGOLARE IN PRESSO-TENSOFLESSIONE RETTA 93
⎡ 2 ⎤
ξ = 1.25 ⋅ (1 − 0.05) ⋅ ⎢1 − 1 − ⋅ 0.1348 ⎥ = 0.1930
2
⎢⎣ (1 − 0.05) ⎥⎦
70
ru = = 0.2559 ⇒ ζ = 0.8659
4
299.31 ⋅ 10
40
6
299.31 ⋅ 10 2
As = = 1262 mm
0.8659 ⋅ 700 ⋅ 391.3
d) Campata BC
µ c = 0.17
4
M BC 198.57 ⋅ 10
µd = 2
= 2
= 0.0894 ⇒ µ c > µ d
b ⋅ h ⋅ f cd 40 ⋅ 70 ⋅ 113.3
⎡ 2 ⎤
ξ = 1.25 ⋅ (1 − 0.05) ⋅ ⎢1 − 1 − ⋅ 0.0894 ⎥ = 0.1241
2
⎢⎣ (1 − 0.05) ⎥⎦
70
ru = = 0.3142 ⇒ ζ = 0.8899
4
198.57 ⋅ 10
40
94 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
6
198.57 ⋅ 10 2
As = = 816 mm
0.8899 ⋅ 700 ⋅ 391.3
e) Appoggio C:
µ c = 0.17
MC 6
43.31 ⋅ 10
µd = 2
=
2
= 0.0195 ⇒ µc > µ d
b ⋅ h ⋅ fcd 400 ⋅ 700 ⋅ 11.33
⎡ 2 ⎤
ξ = 1.25 ⋅ (1 − 0.05) ⋅ ⎢1 − 1 − ⋅ 0.0195 ⎥ = 0.0259
2
⎢⎣ (1 − 0.05) ⎥⎦
70
ru = = 0.6727 ⇒ ζ = 0.9258
4
43.31 ⋅ 10
40
6
43.31 ⋅ 10 2
As = = 171 mm
0.9258 ⋅ 700 ⋅ 391.3
Capitolo 3. LA SEZIONE RETTANGOLARE IN PRESSO-TENSOFLESSIONE RETTA 95
2 φ16
2 φ16
1 φ16
1 φ16
2 φ16 2 φ16
2 φ16 2 φ16
Riassumendo:
che fornisce:
(6)
Minimi regolamentari di armatura tesa: As,min = 0.0015 ⋅ 40 ⋅ 70 = 4.2 cm2
96 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
6
6 25.29 ⋅ 10 2 3φ16(6)
M A = 25.29 ⋅ 10 Nmm As = = 192 mm
0.9 ⋅ 665 ⋅ 220
6
6
M AB = 67.38 ⋅ 10 Nmm
67.38 ⋅ 10 2 3 φ16
As = = 512 mm
0.9 ⋅ 665 ⋅ 220
6
6
M B = 208.85 ⋅ 10 Nmm
208.85 ⋅ 10 2 8 φ16
As = = 1586 mm
0.9 ⋅ 665 ⋅ 220
6
6
M BC = 138.56 ⋅ 10 Nmm
138.56 ⋅ 10 2 5 φ16
As = = 1052 mm
0.9 ⋅ 665 ⋅ 220
6
6
M C = 30.22 ⋅ 10 Nmm
30.22 ⋅ 10 2 3φ16(6)
As = = 229 cm
0.9 ⋅ 665 ⋅ 220
L’esempio sottolinea una sostanziale equivalenza tra i due metodi. Tuttavia tale risultato
non è generale in quanto in altri casi, caratterizzati da un maggior impegno del
calcestruzzo, il metodo agli s.l.u. consente soluzioni altrimenti impossibili.
ESERCIZIO 3.3
Per la trave dell’esercizio 3.2, si effettui la verifica allo S.L.U. della sezione in
corrispondenza dell’appoggio B, soggetta al momento flettente Md =-299.31 kNm.
h = 70
b = 40
Per la determinazione della posizione dell’asse neutro, si supponga inizialmente di
essere nella zona in cui le armature sono entrambe snervate.
L’equazione di equilibrio alla traslazione diventa, utilizzando il diagramma “stress-
block” per il calcestruzzo:
Capitolo 3. LA SEZIONE RETTANGOLARE IN PRESSO-TENSOFLESSIONE RETTA 97
0.8 ⋅ b ⋅ yc ⋅ f cd + As′ ⋅ f sd − As ⋅ f sd = N u = 0
cui segue:
f sk 450
f sd = = = 391.30 MPa , ε ud = 0.9 ⋅ ε uk = 0.9 ⋅ 0.075 = 0.0675 .
γc 1.15
f sd 391.30
ε yd = = = 0.00186
Es 210000
Assumendo una deformazione ultima del calcestruzzo pari a εcu=0.0035, come si
conviene per un calcestruzzo di classe C20/25 (fck=20 MPa), l’ordinata dell’asse neutro alla
quale si raggiunge contestualmente la deformazione ultima nell’acciaio compresso e
nell’acciaio teso vale:
ε cu 0.0035
y = ⋅d ' = ⋅ 30 = 64 mm
3',3'' ε cu − ε os 0.0035 − 0.00186
Poiché risulta yc > y2,3 , la deformazione limite è attinta al livello del calcestruzzo
( ε c = ε cu ) , mentre la massima deformazione dell’armatura tesa (0,0145) è minore di εud.
Le deformazioni sviluppata al livello dell’armatura compressa vale:
ε 0.0035
ε s ' = cu ⋅ ( yc − d ') = ⋅ (13.02 − 3.0 ) = 0.0027
yc 13.02
d − yc 67 − 13.02
εs = ε cu = ⋅ 0.0035 = 0.0145
yc 13.02
98 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
⎛h ⎞ ⎛h ⎞ ⎛h ⎞
M uG = 0.8 ⋅ b ⋅ yc ⋅ f cd ⎜ − 0.4 ⋅ yc ⎟ + As′ ⋅ f sd ⋅ ⎜ − d ′ ⎟ − As ⋅ f sd ⋅ ⎜ − d ′ ⎟
⎝ 2 ⎠ ⎝ 2 ⎠ ⎝ 2 ⎠
M uG = 0.8 ⋅ 400 ⋅ 130.2 ⋅ 11.33 ⋅ (350 − 0.4 ⋅ 130.2 ) + 402 ⋅ 391.3 ⋅ (350 − 30 ) +
+ 1608 ⋅ 391.3 ⋅ (350 − 30 ) = 392.32 ⋅ 10 6 Nmm = 392.32 kNm
la verifica è soddisfatta, essendo:
Md < Mu
Si osserva infine che l’asse neutro allo s.l.u.
yc 13.02
ξu = = = 0.186
h 70
è minore di quello di progetto (ξd=0.193) grazie all’introduzione dell’armatura in
compressione, che quindi aumenta ulteriormente la duttilità della sezione.
ESERCIZIO 3.4
Si progetti agli s.l.u. una sezione rettangolare soggetta in condizioni di esercizio
alle seguenti sollecitazioni di calcolo:
N d = 725880 N
0.85 ⋅ f ck
f cd = = 11.33 N/mm 2
1.5
Assumendo ψ = 0.80 e fissando la base della sezione rettangolare pari a b = 40 cm,
dall’equazione di equilibrio alla traslazione valida nel caso di armature snervate
Capitolo 3. LA SEZIONE RETTANGOLARE IN PRESSO-TENSOFLESSIONE RETTA 99
Nu 1
ψ ⋅ξ = ⋅ = νu
b ⋅ h fcd
si ricava:
Nu 1
h= ⋅
b ⋅ f cd ψ ⋅ ξ
ξ νu h (mm)
0.20 0.16 1001
0.25 0.20 801
0.30 0.24 667
0.35 0.28 572
0.40 0.32 501
0.45 0.36 445
0.55 0.44 364
0.65 0.52 308
Dall’esame dei valori delle tabelle si osserva che nel caso di elementi compressi, per
assicurare buone caratteristiche di duttilità (valori bassi di ξ) è necessario utilizzare
dimensioni geometriche considerevoli.
Assumendo valori dell’asse neutro di progetto intermedi nel campo esaminato (p.e.
ξ=0.35÷0.45), si ottengono comunque valori accettabili della duttilità sezionale con
dimensioni geometriche contenute.
Nel campo ξ = 0.35÷0.45, inoltre, la tensione media nella sezione è circa 1/3 della
resistenza di calcolo del calcestruzzo.
Per il progetto della sezione mediante gli abachi, si calcola preventivamente
l’eccentricità del carico:
M d 229.05 ⋅106
ed = = = 315.5 mm
Nd 725880
h = 500 mm , ξ = 0.40
100 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
risulta:
ed 315.5
= = 0.631
h 500
1 1 1
= = = 3.125
νu ψ ⋅ ξ 0.32
ω = ω ′ ≅ 0.10
ed inoltre risulta:
Nd 725880
b= = = 400 mm
ν u ⋅ h ⋅ fcd 0.32 ⋅ 500 ⋅ 11.33
ESERCIZIO 3.5
Per la sezione di cui all’esercizio precedente si progettino le armature utilizzando
acciaio B450C.
A′s
50
As
40
Effettuando il progetto delle armature secondo il procedimento analitico:
d′ 3
= = 0.06
h 50
2290500 + 72588 ⋅ (50 / 2 − 3)
µu = 2
= 0.3534
40 ⋅ 50 ⋅ 110
Capitolo 3. LA SEZIONE RETTANGOLARE IN PRESSO-TENSOFLESSIONE RETTA 101
µu − µ c 0.3534 − 0.2496
ω′ = = = 0.118
1− 2 ⋅δ ′ 1 − 2 ⋅ 0.06
da cui:
ed 315.5 Nu 725880
= = 0.631 , νu = = = 0.33
h 500 b ⋅ h ⋅ fcd 400 ⋅ 500 ⋅ 11.33
ESERCIZIO 3.6
Si verifichi la sezione di cui agli esercizi precedenti (Nd = 725880 N,
Md = 229.05·106 Nmm).
As′ = 4 φ16
50
As = 4 φ16
40
102 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
0.8 ⋅ b ⋅ yc ⋅ f cd + As '⋅ f sd − As ⋅ f sd = N u
cui segue:
Nu 725880
yc = = = 200.2 mm
0.8 ⋅ b ⋅ fcd 0.8 ⋅ 400 ⋅ 11.33
Risulta:
ε cu 0.0035
y2,3 = ⋅ (h − d ′) = ⋅ (500 − 30) = 23.2 mm
ε cu + ε ud 0.0035 + 0.0675
Poiché risulta, yc > y2 ,3 la crisi della sezione è raggiunta al livello della massima
deformazione del calcestruzzo in compressione e, dunque, le deformazioni dei due livelli di
armatura si possono quantificare come segue:
ε 0.0035
ε s ' = cu ⋅ ( yc − d ') = ⋅ ( 200.2 − 30 ) = 0.00297 > ε sy = 0.00186
yc 200.2
ε cu 0.0035
εs = ⋅ (d − yc ) = ⋅ (470 − 200.2 ) = 0.00471 > ε sy = 0.00186
yc 200.2
e l’ipotesi fatta che entrambe le armature siano snervate allo s.l.u. è soddisfatta.
Il momento ultimo si ricava dall’equazione di equilibrio alla rotazione che, per la
zona in esame, si particolarizza come segue:
⎛h ⎞ ⎛h ⎞ ⎛h ⎞
M uG = ψ ⋅ b ⋅ yc ⋅ fcd ⋅ ⎜ − λ ⋅ yc ⎟ + A′s ⋅ f sd ⋅ ⎜ − d ′ ⎟ + As ⋅ f sd ⋅ ⎜ − d ′ ⎟ =
⎝2 ⎠ ⎝2 ⎠ ⎝2 ⎠
Capitolo 3. LA SEZIONE RETTANGOLARE IN PRESSO-TENSOFLESSIONE RETTA 103
( ) ( ) ( )
= 0.8 ⋅ 400 ⋅ 200.2 ⋅ 11.33 ⋅ 250 − 0.4 ⋅ 200.2 + 804 ⋅ 391.3 ⋅ 250 − 30 + 804 ⋅ 391.3 ⋅ 250 − 30 =
= 261761900 Nmm
ESERCIZIO 3.7
Si progetti l’armatura di una sezione rettangolare di dimensioni b= 250 mm e
h = 500 mm, fissando d’/d = 0.05, soggetta ad un Mu = 149.835 kNm.
Si utilizzi calcestruzzo di classe C20/25 (Rck = 25 MPa) ed acciaio tipo B450C.
Per i materiali utilizzati risulta:
0.85 ⋅ fck 2
fcd = = 11.33 N/mm
1.5
f sy 450 2
f sd = = = 391.3 N/mm
γs 1.15
Si considerino 2 φ14
104 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
ESERCIZIO 3.8
per cui:
µ u < µ c = 0.17
Si ha dunque:
⎛ 2 ⎞
ξ = 1.25 ⋅ (1 − δ ′) ⋅ ⎜1 − 1 − ⋅ µu ⎟ =
⎜ (1 − δ ′) 2 ⎟
⎝ ⎠
⎛ 2 ⎞
= 1.25 ⋅ (1 − 0.05) ⋅ ⎜1 − 1 − ⋅ 0.0772 ⎟ = 0.11 (< 0.25)
⎜ (1 − 0.05) 2 ⎟
⎝ ⎠
4.1.1 La verifica
La sezione circolare rappresenta, come la sezione rettangolare, un caso rilevante sia
per la frequenza con cui è utilizzata nelle strutture, sia perchè è possibile esprimere con
formule esplicite le grandezze che interessano al fine di definire la posizione dell’asse
neutro ed il momento ultimo.
Nella pressoflessione occorre considerare separatamente la zona 2 con polo della
retta delle deformazioni in A (massima deformazione nell’acciaio teso), le zone 3, 4, 5 con
polo della stessa retta in B (massima deformazione nel calcestruzzo), la zona 6 con polo in
C.
Se si adotta per la valutazione del contributo statico del calcestruzzo l’ipotesi
semplificativa dello stress-block, il diagramma delle deformazioni al variare della posizione
dell’asse neutro serve esclusivamente a valutare il contributo delle barre di armatura, in
quanto quello del calcestruzzo è definito dal prodotto dell’area Ac′ al di sopra della corda
posta a 0.8 yc dal bordo compresso per la tensione di progetto fcd.
La condizione di equilibrio alla traslazione, che consente la determinazione della
posizione dell’asse neutro, si scrive pertanto:
F ( yc ) = Ac′ ⋅ f cd + ∑A
i si ⋅ σ si − N u = 0 (4.1)
⎛ y c′ ⎞
ϕ = arccos ⎜1 − ⎟ (4.2)
⎝ r ⎠
s
Ac,0.8yc Nu
C
f’cd
dG0= r
G yc y’c
y
0 ϕ’
ϕ r n
2r G0
di
Asi σ si
d’
essendo di la distanza delle armature dall’asse posto nel baricentro geometrico, σsi la
tensione nelle varie barre, valutata sulla base della deformazione corrispondente allo s.l.u.
con polo delle deformazioni in A, B, o C a seconda della altezza dell’asse neutro, ed McG
ricavato dalla relazione:
⎛ 4 r ⋅ sen 3ϕ ⎞
M cG = N c ⋅ y 0 = N c ⋅ ⎜ ⋅ ⎟ (4.5)
⎜ 3 2ϕ − sen2ϕ ⎟
⎝ ⎠
Capitolo 4 SEZIONI NON RETTANGOLARI IN PRESSO-TENSOFLESSIONE 107
essendo y0 la distanza del baricentro del segmento circolare sede del diagramma di tensioni
dal baricentro geometrico della sezione.
Si osserva che in ogni caso la determinazione dell’asse neutro è possibile se Nu è
compreso nell’intervallo definito dallo sforzo assiale di trazione e compressione pura
( −∑ Asi ⋅ f sd ≤ N u ≤ π ⋅ r 2 ⋅ f c' + ∑ Asi ⋅ f sd ).
Da un punto di vista operativo, poichè il primo termine della (4.1) è una funzione
crescente della posizione dell’asse neutro yc, con valore negativo per yc ≤ 0 e positivo per yc
= ∞, per Nu>0 la soluzione del problema può essere ottenuta facendo variare l’asse neutro
con incrementi costanti a partire da 0 fino a determinare due posizioni dell’asse neutro cui
corrispondono valori di segno opposto della relazione (4.1) .
Successivamente si può raggiungere la precisione voluta determinando in ogni
iterazione la posizione dell’asse neutro mediante la relazione:
y c, i + − y c, i − y c, i + − y c, i −
y c, i +1 = y c, i − − ⋅ Fi − = y c, i + − ⋅ Fi + (4.6)
Fi + − Fi − Fi + − Fi −
Fi +
y c,i +1
y c,i −
y c,i + h = 2r yc
Fi −
∆yc
F ( yc )
< εF (4.7)
π ⋅ r ⋅ f cd + As ⋅ f sd
2
ω=
∑A i si ⋅ f sd
=
ns ⋅ Asi ⋅ f sd (4.9)
π ⋅ r ⋅ f cd
2
π ⋅ r 2 ⋅ f cd
Ac′
+
As ⋅ f sd ⋅ ∑ (σ i si /f sd )
=
Nu (4.10)
π ⋅r 2
ns ⋅ π ⋅ r ⋅ f cd
2
π ⋅ r 2 ⋅ f cd
essendo ns il numero delle barre supposte di uguale diametro, da cui:
Ac′ ω σ si
π ⋅ r2
+
ns
⋅ ∑ i f sd
=νu (4.11)
M uG
=
M cG
+
As ⋅ f sd ⋅ ∑ (σi si d i )/f sd
(4.12)
2 π ⋅ r ⋅ f cd 2 π ⋅ r ⋅ f cd ns ⋅ 2 π ⋅ r ⋅ f cd
3 3 3
da cui:
ω σ si ⋅ d i
µ uG = µ cG +
ns
⋅ ∑ i f sd ⋅ 2 r
(4.13)
e eu
< (4.15)
2r 2r
Abaco 2a: SEZIONE CIRCOLARE PIENA - PRESSOFLESSIONE S.L.U.
5
ω
e/2r 1.60
4 1.40
1.20
1.00
0.80
3 0.60
0.40
0.20
0.10
2
1 0.2
0.3
0.5 0.4 ξ
0
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20
d’/h = 0.05 1/ νu
Fig. 4.3a: Abaco per sezione circolare per d’/2r =0.05
110 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
1
0.3
0.5 0.4 ξ
0
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20
d’/h = 0.10 1/ νu
Fig. 4.4b: Abaco per sezione circolare per d’/2r=0.10
Essendo:
σ s, j = f sd per ε s, j ≥ ε os (4.17)
σ s, j = − f sd per ε s, j ≤ −ε os (4.18)
ovvero:
con la deformazione ε s, j (positiva se di compressione) valutata nei tre casi descritti nel
modo seguente (Fig. 4.4a,b,c):
ε ud
caso A ) ε s, j =
y n − y s ,1
(
⋅ y s , j − yn ) (4.20)
ε cu
caso B) ε s, j =
ymax − y n
(
⋅ y s, j − yn )
(4.21)
ε c1
caso C ) ε s, j =
y max − d C − yn
(
⋅ y s, j − yn ) (4.22)
essendo ymax la coordinata del punto della sezione con massima deformazione nel
calcestruzzo.
112 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
Per quanto riguarda la valutazione degli sforzi nel calcestruzzo, note le coordinate
della parte compressa della sezione coincidente con l’intera sezione solo se l’asse neutro è
esterno, per ogni tratto rettilineo che descrive il contorno della sezione reagente, lo sforzo
di compressione relativo alla zona sottesa al medesimo tratto si può valutare conoscendo le
deformazioni εi ed εi+1 nei due estremi del tratto (i)-(i+1) e le coordinate degli stessi punti.
y
x s,j
εc
i+1 As,j n
i
yi+1 yi yn
ys,j
A
ys,1
ε ud
s,1 =0.010
x i+1 xi x
Fig. 4.4a: Deformazione nel calcestruzzo e nelle armature allo S.L.U. (polo A)
y
εcu
ε c =0.0035
x s,j
B
i+1 As,j
i n
yi
yi+1 yn
ys,j
ys,1 ε s,1
x i+1 xi x
Capitolo 4 SEZIONI NON RETTANGOLARI IN PRESSO-TENSOFLESSIONE 113
y
x s,j ε cu =0.0035
i+1 As,j 3
h
dC
i 7
εc1
ε cu =0.0020
C
h
yi+1 yi
ys,j
ys,1
x i+1 xi yn x
n
Fig. 4.4b,c: Deformazione nel calcestruzzo e nelle armature allo S.L.U. (polo B e C)
Infatti, scritta la relazione σ-ε di cui alla (2.11), esprimendo ε in funzione della
distanza y del punto generico dall’asse neutro nella forma ε = θ y/ε c1 , si ottiene:
θ ⋅ y ⎛θ ⋅ y ⎞
k⋅ −⎜ ⎟ 2
ε c1 ⎜⎝ ε c1 ⎟⎠ K1 ⋅ y − K 2 ⋅ y
2
(4.23)
σ (y ) = ⋅ f cd = ⋅ f cd
θ⋅y 1 + K3 ⋅ y
1 + (k − 2 ) ⋅
ε c1
essendo:
(k − 2) ⋅ θ ;
2
k ⋅θ ⎛ θ ⎞
K1 = ; K 2 = ⎜⎜ ⎟⎟ ; K3 = y = y − yn ; (4.24)
ε c1 ⎝ ε c1 ⎠ ε c1
costanti per una assegnata posizione dell’asse neutro, essendo allo s.l.u. la curvatura ultima
θ univocamente definita dalla posizione dello stesso.
Lo sforzo di compressione risultante relativo all’area sottesa al generico tratto del
perimetro della zona compressa diventa:
σ ( y ) ⋅ b( y ) dy
yM
N c ,i = ∫
0
(4.25)
114 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
N cr , i = (xi +1 − xi ) ⋅ σ ( y ) dy
ym
∫0
(4.26)
⎛ x − xi ⎞
σ ( y ) ⋅ ( y M − y ) dy
yM
N ct ,i = ⎜⎜ i +1 ⎟⎟ ⋅
⎝ yM − ym ⎠
∫ y
m
(4.27)
xi +1 − xi
N ct ,i = ⋅ y M ⋅ f cd ⋅ {K1 ⋅ [F1 ( y M ) − F1 ( y m )] − K 2 ⋅ [F2 ( y M ) − F2 ( y m )]} +
y M − ym
(4.29)
xi +1 − xi
+ ⋅ f cd ⋅ {− K1 ⋅ [F2 ( y M ) − F2 ( y m )] − K 2 ⋅ [F3 ( y M ) − F3 ( y m )]}
yM − ym
σ ( y ) ⋅ b( y ) ⋅ y dy
yM
M c,i = ∫0
(4.30)
Capitolo 4 SEZIONI NON RETTANGOLARI IN PRESSO-TENSOFLESSIONE 115
ε σ
i+1 εM σM
εm σm
y i+1 yi i
n
y M = y i+1 y m = y i
y
n
x i+1 xi x
M cr ,i = (xi +1 − xi ) ⋅ σ ( y ) ⋅ y dy
yi
∫0
(4.31)
xi +1 − xi
σ ( y ) ⋅ ( y M − y ) ⋅ y dy
yM
M ct ,i =
yM − ym
⋅ ∫
ym
(4.32)
xi +1 − xi
M ct ,i = f cd ⋅ ⋅ y M ⋅ {K1 ⋅ [F2 ( y M ) − F2 ( y m )] − K 2 ⋅ [F3 ( y M ) − F3 ( y m )]} +
yM − ym (4.34)
x − xi
+ f cd ⋅ i +1 ⋅ {− K1 ⋅ [F3 ( y M ) − F3 ( y m )] − K 2 ⋅ [F4 ( y M ) − F4 ( y m )]}
yM − ym
116 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
⎡ log(K 3 ⋅ y + 1) ⎤ 1
F1 = ⎢ y − ⎥⋅ (4.35)
⎣ K3 ⎦ K3
⎡ y2 y log(K 3 ⋅ y + 1) ⎤ 1
F2 = ⎢ − + 2
⎥⋅ (4.36)
⎢⎣ 2 K 3 K3 ⎥⎦ K 3
⎡ y3 y2 y log(K 3 ⋅ y + 1) ⎤ 1
F3 = ⎢ − + 2 + ⎥⋅ (4.37)
⎣⎢ 3 2 K 3 K 3 K 33 ⎦⎥ K 3
⎡ y4 y3 y2 y log(K 3 ⋅ y + 1) ⎤ 1
F4 = ⎢ − − − − ⎥⋅ (4.38)
⎢⎣ 4 3 K 3 2 K 32 K 33 K 34 ⎥⎦ K 3
La risultante degli sforzi valutati sull’intera sezione reagente si otterrà come somma
dei contributi elementari:
Nc = ∑ (N
i cr , i + N ct , i ) (4.39)
f ( y n ) = (N c + N s ) − N u (4.40)
essendo:
Mc = ∑ (Mi cr , i + M ct , i ) (4.42)
Ms = ∑ (A s, j ⋅ σ s, j ⋅ y j ) (4.43)
j
M u , G = M u + N u ⋅ ( y n − yG ) (4.44)
( )
∆ε * x * , y * = X * ⋅ ∆D = X * ⋅ K −1 ⋅ (λQ1 − Qu′ ) = 0 (4.45)
⎡ A − Sx Sy ⎤
⎢ ⎥
K = ⎢− S x Ix − I xy ⎥ (4.46)
⎢ Sy − I xy I y ⎥⎦
⎣
Nu
Q1
Q′u
Mux Muy
Fig. 4.6: Definizione delle sollecitazioni
X * ⋅ K −1 ⋅ Qu′
λ= * −1
(4.47)
X ⋅K ⋅ Q1
Di +1 = Di + K
−1
( λ Q1 − Qu′ ) (4.48)
Capitolo 4 SEZIONI NON RETTANGOLARI IN PRESSO-TENSOFLESSIONE 119
My Caso A: ρx = ρy = 0
Caso B: ρx = ρy = 0.5
ρy A i y Caso C: ρx = ρy = 1.0
Ai
Caso D: ρx = 0.5 , ρy = 0
0.1h
ρx A i Caso E: ρx = 1.0 , ρy = 0
N
h Caso F: ρx = 1.0 , ρy = 0.5
x Mx
0.1h
(4Ai + 2ρx A i + 2ρy A i) . f yd
ω=
bhfcd
0.1b 0.1b
b
Fig. 4.7: Sezione rettangolare tipo e relativa armatura
λ Q1 − Qu′
< εQ (4.49)
Qu′
1.0
µ uy
0.9
β=
0.
9
β=
0.8
0.
8
β=
0.7
0.
7
β=
0.6
0.
6
β=
0.5
0.
5
0.4
0.3
0.2
0.1
0
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1.0
µ ux
Fig. 4.9: Definizione approssimata del dominio di resistenza per sezioni rettangolari
122 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
α α
Infatti imponendo alla curva di equazione µux + µuy = 1 il passaggio per il punto
sulla bisettrice di coordinate µ ux = µ uy = β , si ottiene la relazione:
α
2 β =1 (4.51)
0.80
ω
β
0.75 0.10
0.20
0.70 0.40
0.60
0.65 0.80
1.00
0.60
0.55
0.50
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1.0
ν
Fig. 4.10: Valutazione del coefficiente β
124 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
Fig. 4.11: Curve β(ν) per ω = cost - Confronto con l’analisi parametrica
Le NTC 2008 consigliano, in assenza di più approfondite analisi quali possono essere
ritenute quelle precedentemente esposte, di assumere α = 1.
Capitolo 4 SEZIONI NON RETTANGOLARI IN PRESSO-TENSOFLESSIONE 125
4.3 Esercizi
ESERCIZIO 4.1
Verificare allo stato limite ultimo la sezione ottagonale in figura soggetta alle
seguenti sollecitazioni di progetto: Nd = 600 kN, Md = 21000 kNm.
Si utilizzi calcestruzzo di classe C20/25 (Rck = 25 MPa) ed acciaio di tipo B450C.
e = 35 cm Nd
As 4 = 2 φ20 14.14
14.14 20 14.14
48.28 cm
Nel caso di sezioni con base decrescente verso il lembo compresso la resistenza di
progetto del calcestruzzo vale:
f sk 450
f sd = = = 391.3MPa
γs 1.15
f sd 391.3
ε yd = = = 0.00186
Es 210000
126 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
0.0035
y2,3 = ⋅ (48.28 − 3.5) = 2.207 cm
0.0675 + 0.0035
0.0035
y3,4 = ⋅ (48.28 − 3.5) = 29.19 cm
0.00187 + 0.0035
Si assume come valore di primo tentativo dell’asse neutro yc,1 = y3,4 = 29.19 cm, cui
corrispondono le armature As,1 ed As,4 snervate, mentre per As,2 ed As,3 le tensioni vanno
calcolate in funzione delle rispettive deformazioni:
y c ,1 − y s ,i
ε s ,i = ⋅ 0.0035
y c ,1
I valori delle tensioni e delle deformazioni per i vari livelli di armatura sono riportati
sinteticamente nella seguente tabella:
Ns= 159576
Capitolo 4 SEZIONI NON RETTANGOLARI IN PRESSO-TENSOFLESSIONE 127
′
f cd
ys1
ys2
yci 0.8 yci
ys3
ys4
14.14 20 14.14
48.28 cm
Ns= -184161
yc′ , 2 = ψ ⋅ yc , 2 = 0.8 ⋅ 17.99 = 14.39 cm
2
14.14
Ac, 2 = 14.39 ⋅ 48.28 − 2 ⋅ = 494.94 cm 2
2
N c , 2 = 560.76 kN
F (y c ,1 ) = N u ,1 − N d
F ( yc )
F ( y c1 )
y c ,2
y c ,1 yc
F ( yc2 )
∆y c
F ( yc ,1 ) = 612.77 kN
Capitolo 4 SEZIONI NON RETTANGOLARI IN PRESSO-TENSOFLESSIONE 129
F (y c ,2 ) = −223.40 kN
F (yc ,2 ) −223.4
∆yc ,2 = − ⋅ (yc ,1 − yc ,2 ) = − ⋅ (29.19 − 17.99) = 3.00 cm
F (yc ,1 ) − F (yc ,2 ) 612.77 + 223.4
2
Ac ,3 = 482.74 + 48.28 ⋅ (16.8 − 14.14) = 611.16 cm
N c ,3 = Ac ,3 ⋅ fcd = 692.4 kN
Lo scarto rispetto allo sforzo normale massimo della sezione è pari a circa 1%:
130 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
F (yc ,3 ) 3459
= ≅ 0.01
′ + As ⋅ f
Ac ⋅ fcd 1945 ⋅ 113.3 + 25.12 ⋅ 3913
sd
∆N1 3459
∆y3 = = = 0.63 cm
b ⋅ fcd 482.8 ⋅ 11.33
si assume:
2 1 2 0.8 yc
3
⎡ 2
⎛
= ⎢200 ⋅ 141.4 ⋅ ⎜ 241.4 −
141.4 ⎞ (141.4 ) ⎛ 2 ⎞
⋅ ⎜ 241.4 − ⋅ 141.4 ⎟ + (172.8 − 141.4 ) ⋅
M u ,c ⎟ + 2⋅
⎢⎣ ⎝ 2 ⎠ 2 ⎝ 3 ⎠
⎛ 172.8 − 141.4 ⎞⎤ 6
482.8 ⋅ ⎜ 241.4 − 141.4 − ⎟⎥ ⋅ 11.33 = 102.5 ⋅ 10 Nmm = 102.5 kNm
⎝ 2 ⎠⎦
As,i ys,i yc εs,i σs,i Ns,i
⎛h ⎞
M u , s = ∑ As ,i ⋅ σ s ,i ⋅ ⎜ − y s ,i ⎟ = 132.6 kNm
i ⎝ 2 ⎠
M u = M u ,c + M u , s = 102.5 + 132.60 = 235.1 kNm
ESERCIZIO 4.2
Verificare, con il metodo approssimato, la sezione rettangolare in figura soggetta a
pressoflessione deviata. Si utilizzi calcestruzzo di classe C20/25 (Rck = 25 MPa) ed acciaio
tipo B450C. y
armature 16 φ16
Nd = 300 kN
h = 50
ex = 30 cm x
ey = 40 cm
b = 40
a) Determinazione di M uxo
L’asse neutro in pressoflessione retta (y asse di sollecitazione), trascurando le
armature di parete ed ipotizzando entrambe le armature (As ed A’s) snervate, si valuta come
segue:
10.05 ⋅ 3913
ω = ω' = = 0.174
40 ⋅ 50 ⋅ 113.3
30000
νu = = 0.1324
40 ⋅ 50 ⋅ 113.3
ν u + ω − ω ' 0.1324
ξ= = = 0.1655
ψ 0.8
132 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
( ) ( )
µuxo = ψξ ⋅ (0.5 − λξ ) + ω ' ⋅ 0.5 − δ ' + ω ⋅ 0.5 − δ ' =
= 0.8 ⋅ 0.1655 ⋅ (0.5 − 0.4 ⋅ 0.1655) + 0.174 ⋅ 0.45 ⋅ 2 = 0.214
ed in forma dimensionale:
b) Determinazione di M uyo
Per la determinazione di Myo occorre seguire la stessa procedura, cambiando solo la
dimensionalizzazione del momento.
L’asse neutro in pressoflessione retta (x asse di sollecitazione), trascurando le
armature di parete ed ipotizzando entrambe le armature (As ed A’s) snervate (le armature
sui lati sono uguali ed uguale si assume il copriferro adimensionale, per cui non cambia il
valore dell’asse neutro in forma adimensionale), vale:
10.05 ⋅ 3913
ω = ω' = = 0.173
40 ⋅ 50 ⋅ 113.3
30000
νu = = 0.1324
40 ⋅ 50 ⋅ 113.3
ν u + ω − ω ' 0.1324
ξ= = = 0.1655
ψ 0.8
Il momento ultimo corrispondente vale:
( ) ( )
µuyo = ψξ ⋅ (0.5 − λξ ) + ω ' ⋅ 0.5 − δ ' + ω ⋅ 0.5 − δ ' =
= 0.8 ⋅ 0.1655 ⋅ (0.5 − 0.4 ⋅ 0.1655) + 0.174 ⋅ 0.45 ⋅ 2 = 0.214
ed in forma dimensionale:
ln(1 / 2)
α= = 1.357
ln β
d) La verifica approssimata
1.357 1.357
⎛ 1200000 ⎞ ⎛ 900000 ⎞
⎜ ⎟ + ⎜ ⎟ = 0.386 + 0.354 = 0.740
⎝ 2425018 ⎠ ⎝ 1939696 ⎠
α α
La verifica è pertanto soddisfatta essendo: µux + µuy ≤ 1.
M uy = 1368000 da N cm
Dal confronto dei risultati della verifica esatta con quella approssimata, si riscontra
la conservatività del metodo, in parte connessa all’aver considerato nella verifica esatta
tutte le armature presenti.
da cui si ricava:
134 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
ESERCIZIO 4.3
Si consideri una trave appoggiata di luce L = 7.50 m, soggetta a carichi verticali
uniformemente ripartiti. La sezione retta è costituita da una sezione a T a doppia armatura,
di cui sono note le caratteristiche geometriche rilevanti:
B = 50 cm b = 20 cm h = 80 cm s = 12 cm
d′ = 3.5 cm d′′ = 5 cm A′s = 4 φ12 As1 = As2 = 4 φ20
50
A's
12
80
A s2
3,5
A s1
5
20
Il carico utile è legato al momento ultimo nella sezione più sollecitata (in mezzeria
in questo caso) dalla relazione
1
8
( )
⋅ γ G ⋅ g k + γ Q ⋅ qk ⋅ l 2 = M u
da cui:
(− B + b) ⋅ s ⋅ f cd + (− As′ + As1 + As 2 ) ⋅ f sd
yc = =
0.8 ⋅ b ⋅ f cd
M u = B ⋅ s ⋅ f cd ⋅ ( d − s 2 ) + b ⋅ ( 0.8 ⋅ yc − s ) ⋅ f cd ⋅ ⎡⎣ d − s ⋅ ( 0.8 ⋅ yc − s ) 2 ⎤⎦ +
+ As '⋅ f sd ⋅ ( d − d ' ) − As 2 ⋅ f sd ⋅ d '' = 50 ⋅12 ⋅113.3 ⋅ ( 76.5 − 12 2 ) + 20 ⋅ ( 0.8 ⋅ 21.97 − 12 ) ⋅113.3
⎡⎣ 76.5 − 12 − ( 0.8 ⋅ 21.97 − 12 ) 2 ⎤⎦ + 4.52 ⋅ 3913 ⋅ ( 76.5 − 3.5 ) − 12.56 ⋅ 3913 ⋅ 5 =
6617732 daNcm
Risulta dunque:
⎡ M ⎤ 1 ⎡ 6617732 ⎤ 1
qk = ⎢8 ⋅ 2u − γ g ⋅ g k ⎥ ⋅ = ⎢8 ⋅ − 1.4 ⋅ 4.90 ⎥ ⋅ = 58.17 daN/cm .
⎦ γq ⎣
2
⎣ l 750 ⎦ 1.5
Capitolo 5
5.1 Premessa
Il comportamento di una trave sottoposta a taglio è caratterizzato da varie fasi in cui
diversi sono i meccanismi resistenti che si attivano.
Inizialmente, quando la trave non è fessurata (fase I), il taglio determina stati
tensionali non dissimili da quelli che si determinano nelle travi in materiale omogeneo ed
isotropo.
Nelle zone in cui prevalgono le tensioni da flessione (ad esempio in mezzeria di
travi semplicemente appoggiate) le isostatiche di trazione e compressione si dispongono in
direzione sensibilmente orizzontale e verticale rispettivamente.
Nelle zone dove prevalgono o sono rilevanti le tensioni derivanti dal taglio (in
prossimità degli appoggi in travi appoggiate o incastrate) le isostatiche di trazione e
compressione sono inclinate all’incirca a 45°. Infatti, il cerchio di Mohr derivato da uno
stato tensionale puramente tangenziale sulle facce verticali ed orizzontali del cubetto
elementare ha centro nell’origine degli assi e direzioni principali inclinate a 45° rispetto
all’asse della trave.
In zone intermedie le isostatiche sono di direzione variamente inclinata con
prevalenza della orizzontalità delle isostatiche di trazione verso il bordo teso della sezione e
dell’andamento inclinato delle stesse isostatiche nelle zone baricentriche dove prevale
l’influenza delle sollecitazioni taglianti.
E’ evidente che allorchè le sollecitazioni principali di trazione superano i limiti di
resistenza del calcestruzzo, (fase II), si determina un quadro fessurativo caratterizzato da
fessure verticali laddove prevalgono le tensioni da flessione, da fessure inclinate quando
prevalgono le tensioni da taglio, da fessure ad inclinazione variabile dal bordo (direzione
verticale) alla parete (direzione inclinata a 45°) nei casi di presenza di sollecitazioni di
trazione da flessione e da taglio di entità paragonabile.
Tuttavia la formazione delle fessure non corrisponde al collasso della trave in quanto
sono possibili meccanismi resistenti sia in assenza che in presenza di armature trasversali; il
collasso avverrà infine quando si determineranno situazioni limiti, differenti a seconda che
si tratti di travi armate o non armate a taglio (fase III), caratterizzate dal raggiungimento di
condizioni di labilità interna degli stessi meccanismi.
138 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
∆M V ⋅a
Q= = (5.1)
*
d d*
⎛ a⎞ 2
Mw = Q ⋅⎜ y − ⎟ , Nw = Q ⋅ (5.2)
⎝ 4⎠ 2
V Q
yc
w
V
45
Vw
d d*
y=d-yc
w
N
Mw y-a/4
w
c Q
σt = −
(
6 ⋅ Q ⋅ [ y − (a/ 4 )] Q ⋅ 2 / 2 ) (5.3)
b ⋅ h2 b⋅h
12 ⋅ Q ⋅ [ y − (a/ 4)] Q
σt = − (5.4)
b⋅a 2 b⋅a
Ponendo la tensione di trazione pari a quella di progetto per flessione fcfd = 1.2⋅fctd
ed esprimendo Q in funzione del taglio V si ottiene:
12 Q ⎛ y 1 1 ⎞ 12 V ⎛ y 1 ⎞
1.2 ⋅ f ctd = ⋅⎜ − − ⎟ = ⋅⎜ − ⎟ (5.5)
b ⋅ a ⎝ a 4 12 ⎠ b ⋅ d * ⎝ a 3 ⎠
Risolvendo la relazione precedente rispetto a V e considerando i risultati
sperimentali che forniscono per il rapporto y/a un valore di circa 0.70, con d * = 0.9 ⋅ d si
ottiene:
1.2
V = ⋅ b ⋅ d * ⋅ f ctd = 0.25 b ⋅ d ⋅ f ctd (5.6)
12 ⋅ [( y/a ) − 1/ 3]
Tale modello elementare trascura tuttavia alcuni importanti contributi alla resistenza
offerti dall’ingranamento delle superfici affacciate risultanti dalla fessurazione e collegate
dall’armatura tesa, dall’effetto spinotto determinato dalle barre di armatura orizzontale che
attraversano le fessure stesse. Inoltre, in presenza di pressoflessione, si incrementa la zona
compressa di calcestruzzo con l’effetto sia di equilibrare autonomamente con sollecitazioni
tangenziali una quota crescente del taglio sia di ridurre il rapporto y/a con il conseguente
incremento della capacità portante derivante dallo stesso meccanismo a pettine.
L’insieme di tali aspetti è preso in conto dalla prescrizione normativa riportata nel
D.M.LL.PP. 09/01/96, che limita il taglio di progetto in assenza di armature a taglio nel
modo seguente:
VSd ≤ VRd ,c = 0.25 ⋅ bw ⋅ d ⋅ f ctd ⋅ r ⋅ (1 + 50 ρ l ) ⋅ δ (5.7)
essendo:
d, bw le dimensioni dell’altezza utile e della larghezza dell’anima; (5.8)
r = 1.6−d>1 [d in metri]
un coefficiente che tiene conto dell’effetto dell’ingranamento degli inerti,
(5.9)
funzione del rapporto tra l’altezza utile d della trave e la dimensione
Capitolo 5. LO STATO LIMITE ULTIMO PER TAGLIO 141
1+50ρl (≤2)
un coefficiente dipendente dalla percentuale geometrica di armatura in
zona tesa ρl=Asl/(bw⋅d) per tener conto dell’effetto spinotto, che si esplica (5.10)
attraverso una coppia di forze trasversali all’armatura che riduce il
momento Mw;
M0 (5.13)
δ = 1+ ≤ 2 (pressoflessione)
M Sdu
un coefficiente funzione dello stato di sollecitazione normale della
sezione, che assume il valore 0 in presenza di tensoflessione, 1 in
presenza di flessione pura, 1 + M 0 /M Sdu nel caso di pressoflessione
essendo M0 il momento che determina una tensione nulla nella fibra
meno compressa della sezione e MSdu il momento che sollecita la sezione
in cui si effettua la verifica a taglio.
E’ facile osservare che per una sezione generica vale:
M 0 = N ⋅ rn (5.14)
con rn raggio di nocciolo della sezione (h/6 per la sezione rettangolare trascurando
l’armatura); pertanto, l’ incremento della resistenza a taglio offerto dalla pressoflessione
risulta linearmente crescente con lo sforzo assiale, assumendo valore nullo per N = 0.
Il recente passaggio dell’EC2 da norma sperimentale (ENV) a norma definitiva (EN)
(UNI EN 1992-1-1), ripresa nelle “Norme Tecniche per le Costruzioni 2008”, ha visto la
introduzione di una diversa espressione analitica per la definizione del valore del taglio
resistente in assenza di armatura specifica, ovvero valore al di sotto del quale non occorre
il progetto di una specifica armatura a taglio:
⎡ 0.18 ⎤
V Rd ,c = ⎢ ⋅ k ⋅ (100 ⋅ ρ l ⋅ f ck )1 / 3 + 0.15 ⋅ σ cp ⎥ ⋅ bw ⋅ d (5.15)
⎣ γc ⎦
Il taglio così definito è poi limitato inferiormente dal valoreVRd,c,min:
⎛ 200 ⎞⎟
k = ⎜1 + ≤ 2 con d (altezza, utile) in mm (effetto ingranamento);
⎜ d ⎟⎠
⎝
ρ l = Asl /(bw ⋅ d ) ≤ 0.02 percentuale geometrica di armatura in zona tesa ancorata oltre la
sezione considerata di d+lbd dove lbd è la lunghezza di ancoraggio (effetto spinotto);
N Sd
σ cp = ≤ 0.2 f cd la tensione baricentrica determinata dalla precompressione .
Ac
f ck
ρ w,min = 0.08 ⋅ percentuale geometrica minima dell’armatura (staffe) da (5.17)
f sk
disporre nell’anima della trave;
d (5.18)
s l , max = 0.75 ⋅ distanza massima tra le staffe lungo l’asse della trave;
1 + ctgα
st ,max = 0.75 ⋅ d ≤ 600 mm distanza massima tra i bracci delle singole staffe; (5.19)
s b,max = 0.60 ⋅ d ⋅ (1 + ctgα ) distanza massima tra le barre rialzate lungo l’asse (5.20)
della trave.
Infine si sottolinea che per effetto della fessurazione diagonale, come si vedrà
meglio nel paragrafo 5.5, l’armatura longitudinale tesa deve essere predisposta
considerando una traslazione del diagramma del momento nella direzione più sfavorevole
di d (altezza utile della trave).
Capitolo 5. LO STATO LIMITE ULTIMO PER TAGLIO 143
Tale comportamento può essere interpretato sulla base del teorema statico
dell’analisi limite che, in presenza di una molteplicità di campi di sollecitazione
staticamente ammissibili(1) (i possibili sistemi reticolari di Mörsch con differenti
inclinazioni del puntone compresso), individua il moltiplicatore di collasso a taglio nel
massimo tra i moltiplicatori associati, che generalmente non coincide con il moltiplicatore
relativo a bielle compresse inclinate a 45°.
Questa osservazione autorizza ad assumere in fase di progetto un qualunque angolo
di inclinazione delle bielle compresse, minore o uguale a 45°, ed a determinare il carico
tagliante massimo corrispondente ritenendo che l’azione tagliante conseguente corrisponda
al collasso della membratura più debole, diagonale tesa o compressa. In alternativa, con
l’intento di valutare la capacità portante effettiva o massima sfruttando il teorema statico
dell’analisi limite, si può operare facendo variare l’angolo di inclinazione fino a
determinare il moltiplicatore massimo coincidente con la contemporanea rottura della
diagonale tesa e di quella compressa. Il carico conseguente, il maggiore di quelli relativi a
valori diversi di β, può essere assunto come carico tagliante ultimo della trave. Infatti al
decrescere dell’angolo β decresce la resistenza a causa della crisi del puntone, mentre al
crescere dello stesso angolo decresce la resistenza per la rottura del tirante.
Tuttavia va considerato che il calcolo plastico è applicabile sotto l’ipotesi di
indefinita duttilità del materiale, ipotesi che non ricorre in maniera assoluta nel caso delle
travi in c.a. che raggiungono lo s.l.u. a taglio. Pertanto, sulla base dei risultati sperimentali
ormai largamente disponibili, l’ambito di variazione di tale angolo viene limitato dalle
normative più recenti nell’intervallo:
o
45 ≥ β ≥ 21.8
o (5.21)
cui corrisponde
1 ≤ ctgβ ≤ 2.5 (5.22)
(1) I campi di sollecitazione staticamente ammissibili sono distribuzioni di sforzi interni che rispettano
l’equ ilibrio con i carichi esterni e non violano le condizioni di rottura.
Capitolo 5. LO STATO LIMITE ULTIMO PER TAGLIO 145
da cui si ricava:
Vu ⋅ sen α Vu
Np = = (5.26)
sen α ⋅ cos β + cos α ⋅ sen β senβ ⋅ (ctgβ + ctgα )
Vu ⋅ sen β Vu
Nt = = (5.27)
sen α ⋅ cos β + cos α ⋅ sen β senα ⋅ (ctgβ + ctgα )
ctg β + ctg α
Vuc = ν ⋅ b w ⋅ d * ⋅ α c ⋅ f cd ⋅ (5.28)
1 + ctg 2 β
146 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
I coefficienti ν ed αc tengono conto di vari fattori: della distribuzione non uniforme delle
tensioni nella sezione del puntone, della minore duttilità del calcestruzzo al crescere della
classe dello stesso, dell’effetto positivo sulla resistenza a taglio della compressione nelle
sezioni pressoinflesse o precompresse.
Il coefficiente ν è espresso in funzione della classe del materiale(2) mentre αc vale 1
nella flessione o dipende dalla tensione media di compressione o precompressione σcp:
αc =1 per σ cp = 0
σ cp
αc = 1+ per 0 < σ cp ≤ 0.25 ⋅ f cd
f cd
α c = 1.25 per 0.25 ⋅ f cd ≤ σ cp ≤ 0.50 ⋅ f cd
⎛ σ cp ⎞
α c = 2.5 ⋅ ⎜⎜1 − ⎟ per 0.50 ⋅ f cd < σ cp ≤ f cd
⎝ f cd ⎟⎠
Analogamente ponendo lo sforzo nel tirante Nt pari allo sforzo limite dell’armatura
resistente a taglio nel tronco di lunghezza d* (Asw⋅ fywd ⋅d*/s) si ottiene lo sforzo tagliante
massimo determinato dalla resistenza del tirante:
vuc, vus
0.80
vuc
Vuc
vus (ωsw=0.05)
(ω=0.05)
0.70
vus (ωsw=0.10)
ω=0.10
vus (ωsw=0.15)
ω=0.15
0.60 vus (ωsw=0.20)
ω=0.20
vus (ωsw=0.25)
w=0.25
vus (ωsw=0.30)
0.50 w=0.30
0.40
0.30
vRdB
0.20
vRdA
0.10
0.00
0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 β
Fig.5. 4: Taglio resistente lato calcestruzzo(vuc) e lato acciaio (vus) al variare di β e della
percentuale meccanica di armatura ωsw.
In tale forma è possibile rappresentare con generalità gli andamenti del taglio
resistente lato calcestruzzo (vuc) ed i corrispondenti andamenti del taglio resistente lato
armatura (vus) al variare della percentuale meccanica di armatura a taglio per β variabile
nell’intervallo definito (Fig.5. 4). Si osserva che mentre il taglio resistente lato calcestruzzo
è una funzione crescente dell’angolo β che assume agli estremi dell’intervallo i valori vRdA
e vRdB, il taglio resistente lato armatura dipende dalla armatura ωsw ed è una funzione
decrescente di β.
Se il taglio vSdu di progetto è inferiore a vRdA, l’armatura necessaria può essere
dimensionata assumendo β=21.8°; per vSdu compreso nell’intervallo (vRdA, vRdB) è
opportuno determinare l’angolo β in cui il taglio resistente lato calcestruzzo uguaglia il
taglio esterno e per tale angolo (o per un angolo superiore) progettare l’armatura, ottenendo
in questo caso vus≥vuc . Il taglio ultimo è in questo caso vus.
Per β = 45°, corrispondente al massimo valore di vuc, uguagliando vus e vuc espressi
mediante le (5.30) e (5.31), e risolvendo rispetto alla percentuale meccanica di armatura, si
ottiene il limite superiore dell’armatura al disotto del quale la rottura avviene nel tirante:
Asw ⋅ f ywd 0.5 ⋅ν ⋅ α c
ω sw,lim = = (5.33)
bw ⋅ s ⋅ f cd sen α
148 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
Per valori maggiori dell’armatura la rottura si deve ritenere che avvenga nel puntone ed
essendo fragile è da evitare. Per tale ragione l’armatura fornita dall 5.33 rappresenta un
massimo.
Una volta definito l’angolo β , la progettazione dell’armatura può essere effettuata
mediante la (5.31). Infatti, risolvendo la relazione citata rispetto all’armatura, si ottiene:
V Sdu 1
Asw = ⋅ (5.34)
f ywd ⋅ (d /s) sen α ⋅ (ctg α + ctg β )
*
Asw ⋅ f ywd
ωsw,lim = = 0.5 ⋅ν ⋅ α c (5.40)
bw ⋅ s ⋅ f cd
Nel caso di carichi applicati ad una distanza av dall’appoggio inferiore a 2d, si può
ridurre il contributo al taglio di tali carichi mediante il coefficiente riduttivo k = av/2d ≥
0.25 da applicare al carico stesso. Tale riduzione tiene conto del fatto che in prossimità
dell’appoggio il carico viene trasferito con un meccanismo diretto di bielle compresse
disposte nella direzione che congiunge il punto di applicazione del carico all’appoggio.
ν ⋅ α c ⋅ f cd ν ⋅ α c ⋅ f cd
V RdB = ⋅ bw ⋅ d = ⋅ bw ⋅ d (5.42)
ctgβ max + tgβ max 2
⎡ 1 ⎤ ⎡1 ⎤
VSdu = ν ⋅ bw ⋅ d * ⋅ αc ⋅ f cd ⋅ ⎢ ⎥ = ν ⋅ bw ⋅ d ⋅ αc ⋅ f cd
*
⋅ ⎢ sen( 2 β)⎥ (5.46)
⎣ tg β + ctg β ⎦ ⎣ 2 ⎦
che fornisce:
1 2 ⋅ V Sdu
β= ⋅ arcsen (5.47)
2 ν ⋅ bw ⋅ d * ⋅ α c ⋅ f cd
Il progetto delle armature si effettua ancora con le (5.44) e (5.45).
Capitolo 5. LO STATO LIMITE ULTIMO PER TAGLIO 151
Le armature così progettate devono infine rispettare nelle travi i valori minimi
definiti nel paragrafo precedente, essenzialmente per garantire il comportamento nelle
condizioni di servizio.
In un problema di verifica, per individuare la capacità portante di una sezione di
assegnata armatura, occorre preliminarmente determinare l’angolo β per il quale risulta
Vuc=Vus mediante le (5.38) e (5.39), ottenendo:
1 Asw ⋅ f ywd ⋅
sen 2 β = = (5.48)
ctg β ⋅ (tg β + ctg β ) ν ⋅ b w ⋅ s ⋅ α c ⋅ f cd ⋅
[
V R,α = Aswp ⋅ f ywd ⋅ (d * /s p ) ⋅ sen α ⋅ (ctg α + 2.5) ≤ 0.5 ⋅ V Sdu ] (5.49)
In tale relazione sp rappresenta la distanza lungo l’asse della trave delle barre inclinate,
supposte a diametro e numero uguale in ogni intervallo.
L’armatura di staffe corrispondente risulta pertanto [cfr (5.44) e (5.45)]:
152 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
V Sdu − V R,α
Asw =
f ywd ⋅ (d * /s ) ⋅ ctg β (5.50)
Nel caso 3 [ VRd , A < VSdu ≤ VRd ,B ], occorre determinare l’angolo β nell’intervallo
(21.8°, 45°) mediante la (5.47) e poi il taglio resistente dovuto all’armatura costituita da
barre piegate (VR,α) con la seguente relazione:
[
V R,α = Aswp ⋅ f ywd ⋅ (d * /s p ) ⋅ sen α ⋅ (ctg α + ctgβ ) ≤ 0.5 ⋅ V Sdu ] (5.52)
L’area della staffa o il passo delle staffe si calcolano con le (5.50) e (5.51)
dove si assume ctgβ = 1 essendo le fessure inclinate a 45° in assenza di armatura. L’EC2
suggerisce una traslazione del diagramma del momento nella direzione più sfavorevole pari
a d, sostituendo cautelativamente d a d*.
Capitolo 5. LO STATO LIMITE ULTIMO PER TAGLIO 153
d*
β
Nt
x d*cotg β
d* d*
N t ⋅ d * + V Sdu ⋅ ctg α ⋅ + V Sdu ⋅ ctg β ⋅ = M Sdu (x ) + V Sdu ⋅ d * ⋅ ctg β (5.55)
2 2
d*/2
α
V cotg α
V
d*/2
β
Nt
( d *cotg β ) /2
x
( d*cotg β ) /2
che risolta rispetto a N t ⋅ d * fornisce un incremento del momento minore di quello innanzi
determinato:
⎛ ctg β − ctg α ⎞
N t ⋅ d * = M Sdu (x ) + V Sdu ⋅ d * ⋅ ⎜ ⎟ (5.56)
⎝ 2 ⎠
154 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
C
z
Z
z
R
z
z z
M z
Rz
z z
⎛ ctg β − ctg α ⎞
∆x = d * ⋅ ⎜ ⎟ (5.57)
⎝ 2 ⎠
L’ampliamento del diagramma del momento in nessun caso deve comportare
l’incremento del momento massimo in corrispondenza del quale il taglio è nullo.
Capitolo 5. LO STATO LIMITE ULTIMO PER TAGLIO 155
5.6 Esercizi
ESERCIZIO 5.1
Si consideri una trave appoggiata soggetta a due forze concentrate di progetto
assunte alternativamente pari a Fd=270 kN e 500 kN applicate ai terzi della trave. Si
trascuri il peso proprio.
La trave ha le seguenti caratteristiche:
- sezione rettangolare di base bw=30 cm ed altezza h = 60 cm;
- armatura inferiore As = 6 φ20 nella zona prossima all’appoggio.
- copriferro d′ = 3 cm;
- luce L = 4.2 m.
Si effettui la verifica a taglio ed il progetto delle relative armature secondo il
metodo degli stati limite, assumendo per i materiali: calcestruzzo di classe fck = 20 N/mm2
ed acciaio con fsk=450 N/mm2.
Fd Fd
0.85 ⋅ f ck 0.85 ⋅ 20
f cd = = = 11.33 N/mm 2
1.5 1.5
f sk 450
f sd = = = 391.30 N/mm 2
γs 1.15
Vd
Vd
⎛ f ck ⎞ ⎛ 20 ⎞
ν = 0.7 ⋅ ⎜1 − ⎟ = 0.7 ⋅ ⎜1 − ⎟ = 0.644
⎝ 250 ⎠ ⎝ 250 ⎠
1884
ρl = = 0.01102
300 ⋅ 570
0.18 ⎛⎜ 200 ⎞⎟
VRd ,c = ⋅ 1+ ⋅ (100 ⋅ 0.01102 ⋅ 20.0 )1 / 3 ⋅ 300 ⋅ 570 = 91,612 kN
1.5 ⎝ ⎜ 570 ⎟⎠
⎡ ⎛
3/ 2 ⎤
200 ⎞⎟
V Rd ,c ,min = ⎢0.035 ⋅ ⎜1 + ⋅ 201 / 2 ⎥ ⋅ 300 ⋅ 570 = 53,782 Kn
⎢ ⎜ 570 ⎟⎠ ⎥
⎣ ⎝ ⎦
Va quindi progettata una idonea armatura a taglio in quanto risulta in entrambi i casi
considerati:
ν ⋅ α c ⋅ f cd 0.644 ⋅1 ⋅11.33
V RdB = ⋅ bw ⋅ d = ⋅ 300 ⋅ 570 = 623,852 kN
ctgβ max + tan β min 1+1
Capitolo 5. LO STATO LIMITE ULTIMO PER TAGLIO 157
con:
0.9 ⋅ d
V Sd = n st ⋅ ω st ⋅ n b ⋅ f swd ⋅ cot β = ⋅ ω st ⋅ n b ⋅ f swd ⋅ 2.5
s
si può determinare il passo s delle staffe imponendo il diametro (staffe φ8 a due bracci):
[VRdA = 430.243kN ] < [VSd = 500 kN] < [VRdB = 623.852 kN]
0.9 ⋅ d
VSd = n st ⋅ ω st ⋅ nb ⋅ f sd ⋅ cot β = ⋅ ω st ⋅ nb ⋅ f sd ⋅ 1.63
s
si può determinare il passo s delle staffe imponendo il diametro (staffe φ8 a due bracci):
2 ⋅ 50
ρ w,1 = = 0.0018
186 ⋅ 300
2 ⋅ 50
ρ w, 2 = = 0.0051
65 ⋅ 300
f ck 20
ρ w,min = 0.08 ⋅ = 0.08 ⋅ = 0.0008
f sk 450
570
s l , max = 0.75 ⋅ = 427.5 mm
1 + cot α
s t , max = 0.75 ⋅ d = 427.5 < 600 mm
ESERCIZIO 5.2
Per la trave continua di sezione rettangolare b = 40 cm, h = 70 cm, si ipotizzi un
diagramma del taglio come in figura, inviluppo delle sollecitazioni dovute ai carichi
verticali ed alle azioni orizzontali. I tagli di progetto sono riportati di seguito:
VdA = 155.75 kN
Vd−B = 267.50 kN A B C
Vd+B = 309.18 kN
VdC = 141.40 kN
4.2 5.3
I materiali sono gli stessi dell’esercizio 5.1. Si effettui la verifica a taglio allo stato
limite ultimo per la campata BC supponendo che in tale tratto siano presenti ferri sagomati
a 45° con passo sp = 35 cm e diametro φ16.
Capitolo 5. LO STATO LIMITE ULTIMO PER TAGLIO 159
Per la sezione in esame il copriferro e l’armatura in zona tesa valgono: d = 3.5 cm,
As = 8 φ16 = 16.08 cm2
Risulta:
bw = 40 cm
d = h − d ′ = 70 − 3.5 = 66.5 cm
As 16.08
ρl = = = 0.00605
bw ⋅ d 40 ⋅ 66.5
0.85 ⋅ f ck
f cd = = 11.33 N/mm 2
1.5
Per la campata in esame risulta che il taglio massimo di progetto è
V Sd = 309,18 kN
Il taglio al di sotto del quale non occorre il progetto di una armatura specifica a
taglio vale:
0.18 ⎛⎜ 200 ⎞⎟
V Rd ,c = ⋅ 1+ ⋅ (100 ⋅ 0.00605 ⋅ 20,0 )1 / 3 ⋅ 400 ⋅ 665 = 113,469 kN
1.5 ⎝ ⎜ 665 ⎠⎟
⎡ ⎛
3/ 2 ⎤
200 ⎞⎟
V Rd ,c ,min = ⎢0.035 ⋅ ⎜1 + ⋅ 201 / 2 ⎥ ⋅ 400 ⋅ 570 = 68,761 kN
⎢ ⎜ 665 ⎟⎠ ⎥
⎣ ⎝ ⎦
Essendo [VSd=309,18]>[VRd,c=113,469] occorre progettare l’armatura a taglio:
Si procede al progetto della armatura seguendo due strade:
ν ⋅ α c⋅ ⋅ f cd 0.644 ⋅1 ⋅11.33
V Rd , A = ⋅ bw ⋅ d = ⋅ 400 ⋅ 665 = 669,267 kN
ctgβ min + tan β min 2.5 + 0.4
ν ⋅ α ⋅ f cd 0.644 ⋅1 ⋅11.33
V Rd , B = ⋅ bw ⋅ d = ⋅ 400 ⋅ 665 = 970,437 kN
ctgβ max + tan β min 1+1
Risulta dunque:
⎡⎣VRd ,c = 113.469 kN ⎤⎦ < [VSd = 309,18 kN] < [VRd , A = 669, 267 kN]
Il progetto delle staffe si può effettuare assumendo ctg β= 2.5 e riducendo il taglio
della quota equilibrata dalle barre inclinate che in questo caso, essendo VR,α maggiore del
50% del taglio, è pari al 50% del taglio totale. Essendo:
0.9 ⋅ d
V Sd − V R ,α = 0.5 ⋅ V Sd = n st ⋅ ω st ⋅ nb ⋅ f sd ⋅ ctgβ = ⋅ ω st ⋅ n b ⋅ f sd ⋅ 2.5
s
si può determinare il passo s delle staffe imponendo il diametro (staffe φ8 a due bracci):
Capitolo 5. LO STATO LIMITE ULTIMO PER TAGLIO 161
f ck 20
ρ w,min = 0.08 ⋅ = 0.08 ⋅ = 0.0008
f sk 450
570
s l , max = 0.75 ⋅ = 427.5 mm
1 + cot α
s t , max = 0.75 ⋅ d = 427.5 < 600 mm
s p ,max = 0.60 ⋅ d ⋅ (1 + cot α ) = 798 < 600 mm
ESERCIZIO 5.3
Si verifichi lo stato limite per taglio di una sezione rettangolare di dimensioni b =
40 cm, h = 50 cm, armata con doppia armatura simmetrica As = As′ = 4 φ16 , copriferro d′
= 3 cm, e soggetta alle seguenti caratteristiche della sollecitazione di progetto:
− NSd = 725.88 kN;
− VSd = 219.36 kN;
Si utilizzi calcestruzzo di classe fck = 50 N/mm2.
Vanno innanzitutto definite le resistenze di progetto fcd, fswd ed i parametri ν , ρl, σcp:
162 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
0.85 ⋅ 50
f cd = = 28.33 MPa
1.5
450
f swd = = 391.30 MPa
1.15
⎛ f ⎞ ⎛ 50 ⎞
ν = 0.7 ⋅ ⎜1 − ck ⎟ = 0.7 ⋅ ⎜1 − ⎟ = 0.56
⎝ 250 ⎠ ⎝ 250 ⎠
A 804
ρ l = sl = = 0.0043
bw ⋅ d 400 ⋅ 470
N Sd 725880
σ cp = = = 3.63 MPa
bw ⋅ h 400 ⋅ 500
Essendo σcp < 0.2 fcd si assume σcp =3.63 . La valutazione preliminare di VRd,c
fornisce:
⎡ 0.18 ⎛ 200 ⎞⎟ ⎤
V Rd ,c = ⎢ ⋅ ⎜1 + ⋅ (100 ⋅ 0.0043 ⋅ 50,0 )1 / 3 + 0.15 ⋅ 3.63⎥ ⋅ 400 ⋅ 470 = 206,019 kN
⎢⎣ 1.5 ⎜⎝ 470 ⎟⎠ ⎥⎦
⎡ ⎛ ⎞
3/ 2 ⎤
⎢ 200 ⎟ ⋅ 501 / 2 ⎥ ⋅ 400 ⋅ 470 = 98,822 kN
V Rd ,c ,min = 0.035 ⋅ ⎜1 +
⎢ ⎜ 470 ⎟⎠ ⎥
⎣ ⎝ ⎦
Deve essere progettata una idonea armatura a taglio in quanto risulta:
VSd > VRd ,c
ν ⋅ f cd 0.56 ⋅ 28.33
VRdB = ⋅ bw ⋅ d = ⋅ 400 ⋅ 470 = 1491.291 kN
cot β max + tan β min 1+1
Capitolo 5. LO STATO LIMITE ULTIMO PER TAGLIO 163
Poiché risulta:
[VSd = 219,36 kN] < [VRd , A = 1028.477 kN]
f ck 50
ρ w,min = 0.08 ⋅ = 0.08 ⋅ = 0.00013
f sk 450
470
s l , max = 0.75 ⋅ = 352.5 mm
1 + cot α
st ,max = [0.75 ⋅ 470 = 352.5 < 600 mm]
ESERCIZIO 5.4
− Si determini il taglio resistente ultimo di una sezione rettangolare avente le dimensioni
b = 18 cm, h = 100 cm, copriferro d′ = 5 cm, armata con staffe ϕ 10 a due bracci con
passo 20 cm. Si utilizzi accaio con fsk=450 MPa e calcestruzzo di classe fck = 30 e 50
MPa. Si assuma, come è facilmente verificabile, che VRdu sia maggiore di VRd,c
Vanno innanzitutto definite le resistenze di progetto fcd, fswd ed il parametro ν per i
due materiali previsti:
164 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
0.85 ⋅ 30
f cd ,1 = = 17.0 MPa
1.5
0.85 ⋅ 50
f cd , 2 = = 28.33 MPa
1.5
450
f swd = = 391.30 MPa
1.15
⎛ f ck ⎞ ⎛ 30 ⎞
ν 1 = 0.7 ⋅ ⎜⎜1 − ⎟⎟ = 0.7 ⋅ ⎜1 − ⎟ = 0.616
⎝ 250 ⎠ ⎝ 250 ⎠
⎛ f ⎞ ⎛ 50 ⎞
ν 2 = 0.7 ⋅ ⎜⎜1 − ck ⎟⎟ = 0.7 ⋅ ⎜1 − ⎟ = 0.560
⎝ 250 ⎠ ⎝ 250 ⎠
6.1 Premessa
La caratteristica torcente in travi a sezione compatta, si presenta nelle strutture
iperstatiche in c.a. generalmente come secondaria, detta anche di congruenza, rispetto ad
altre caratteristiche della sollecitazione nel senso che, nei casi in cui l’equilibrio è possibile
anche in assenza di resistenza a torsione delle singole membraure, si può prescindere e di
fatto si prescinde dalla resistenza a torsione delle membrature. Il caso più semplice è quello
delle travi appartenenti ad impalcati di solai (Fig. 6.1). Infatti, in assenza di resistenza a
torsione delle travi, è possibile una soluzione equilibrata in cui le travi siano semplicemente
inflesse nonostante la presenza di deformazioni (e sforzi) torsionali determinati dal vincolo
rotazionale esercitato dalle travi nei confronti dei solai. In tali casi non è in genere
necessario procedere a verifiche a torsione ma è sufficiente adottare adeguate regole
costruttive per garantire un buon funzionamento nelle condizioni di servizio, ovvero senza
eccessive fessurazioni provocate dalla torsione associata alle altre caratteristiche della
sollecitazioni generalmente presenti.
Al riguardo si richiamano prescrizioni normative (D.M. 9/01/1996) che prevedono
in presenza di torsione, considerata o non considerata nelle verifiche, una armatura
trasversale non inferiore a 0.15⋅b cm2 per metro in presenza di staffe in acciaio ad aderenza
migliorata, dove b è la dimensione in cm dell’anima della trave o comunque la dimensione
minore della stessa. E’ inoltre consigliabile che il passo delle staffe non sia superiore ad 1/8
del perimetro della sezione complessiva ridotta del copriferro, ed inoltre che le barre
longitudinali, presenti almeno nei punti angolosi del perimetro, abbiano una distanza
relativa non superiore a 30 cm.
In altre situazioni la capacità delle membrature di resistere a torsione non è
secondaria ma è essenziale all’equilibrio (Fig. 6.2); si parla in tal caso di torsione primaria
o di equilibrio, ed allora è necessario procedere al dimensionamento delle sezioni e delle
armature per sostenere le sollecitazioni di progetto.
166 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
Impalcato
m=t
Momento
Trave di
flettente
bordo
impalcato
m=t=0
M=T
Pilastro
a
F
T=Fa
azione torcente
M=Fa
azione flettente
Fig. 6.4: Disposizione classica dell’armatura per una membratura soggetta a torsione,
sezione tubolare equivalente
La presenza del nucleo interno della sezione ha scarsa influenza sul comportamento
ultimo, cosicchè il confronto tra il comportamento di sezioni di uguale dimensione ed
armatura ma rispettivamente piene e cave, evidenzia in una prima fase una maggiore
rigidezza delle membrature con sezioni piene, mentre successivamente le sezioni piene e
cave con uguale armatura raggiungono resistenze e deformazioni poco diverse.
Capitolo 6. STATO LIMITE PER TORSIONE 169
T [kNm]
140
120
100
40
20
rotazione
0 1 2 3 4 2
θ 10
Fig. 6.5: Momento-rotazione di sezioni cave e piene con identica sezione ed armatura.
Tu [kNm]
70
B1
60 B6
B5
50 D4
B4
D3
40 B3
30 B2
Sezione tipo B Sezione tipo D
D1 (con armatura
B1 D2
20 uguale al tipo B)
Debole Media Forte
armatura armatura armatura
10 Asl Asw f sd
s
0
10 20 30 40 50 60 70 [kNm]
Fig. 6.6: Resistenza ultima di sezioni piene e cave sottoposte a torsione, con identica
dimensione esterna della sezione ed armatura di staffe (Asw) e di barre longitudinali (Asl).
170 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
In Fig. 6.6 sono riportati i risultati di prove sperimentali su sezioni aventi la stessa
forma e la stessa armatura periferica, le une piene e le seconde cave con idoneo spessore
della parete, che evidenziano la sostanziale uguaglianza della resistenza ultima.
L’inclinazione delle fessure che al primo comparire è circa di 45°, al crescere della
azione torcente può modificarsi; in particolare, al crescere delle armature longitudinali
l’angolo β tra fessure ed asse delle membrature tende a ridursi; al contrario al crescere delle
armature trasversali l’angolo β cresce oltre i 45°.
Il passaggio dalla prima alla seconda fase (da fase non fessurata a fase fessurata) è
accompagnato da un repentino cambiamento di rigidezza, simile, anche se caratterizzato da
una maggiore rapidità, al cambiamento di rigidezza che si riscontra nelle membrature
sottoposte a flessione che passano da una rigidezza EI1 prima della fessurazione, ad una
rigidezza minore in fase fessurata EI2 (Fig. 6.7).
Quando la sezione è decomponibile in più parti assimilabili a sezioni rettangolari, i
procedimenti di verifica e di dimensionamento delle armature possono assumere,
analogamente al caso elastico, che il momento torcente si ripartisca tra le diverse parti
rettangolari proporzionalmente alla rigidezza elastica delle singole parti. Diverse
disposizioni dell’armatura, che distribuiscano la capacità di resistenza a collasso in maniera
significativamente difforme dalla distribuzione basata sulla rigidezza elastica, sono da
sconsigliare, in quanto determinano un superamento anticipato della fase elastica ed una
resistenza finale minore a causa della maggiore richiesta di duttilità.
T
Tu
Tf
Θ
Θf1 Θf2 Θu
Fig. 6.7: Diagramma momento torcente-angolo unitario di torsione in fase non fessurara e
fessurata.
Capitolo 6. STATO LIMITE PER TORSIONE 171
- l’asse della sezione tubolare equivalente è costituito dalla linea media della
sezione tubolare con perimetro esterno coincidente con quello della sezione
piena e spessore t.
Le NTC del 14/01/08 definiscono t come lo spessore effettivo della sezione cava
ovvero, in sezioni piene aventi A come area complessiva ed u come perimetro, come
spessore della sezione scatolare resistente pari ad A/u, con il limite inferiore ≥ 2(c+φ/2).
a ′ = a - 2 × (c + φ / 2) (6.1)
b′ = b − 2 ⋅ (c + φ / 2) (6.2)
(2 c + φ ) ≤ t ≤ (A / u ) (6.3)
45°, cui corrispondono valori della tangente compresi tra 0.4 e 1 (o della cotangente tra 2.5
ed 1). A tale diversa angolazione delle bielle compresse, si accompagnano in fase di
progetto diversi rapporti tra le armature longitudinali e trasversali. In particolare per angoli
minori di 45° crescono, come si vedrà, le armature longitudinali e si riducono quelle
trasversali rispetto al caso β=45° ; il contrario avverrebbe per angoli maggiori di 45° che
tuttavia non vengono considerati in fase di progetto essendo le sollecitazioni torsionali
generalmente accompagnate da sollecitazioni taglianti per le quali si assume un angolo
β≤45°.
La libertà di scelta dell’angolo di inclinazione delle bielle compresse è consentita da
un punto di vista teorico dai principi generali dell’analisi limite delle strutture che, in
presenza di materiali duttili, affermano che il moltiplicatore di collasso delle azioni esterne
è sempre maggiore o uguale di ogni moltiplicatore staticamente ammissibile. Infatti, in una
membratura sottoposta a torsione, una distribuzione di tensioni interne compatibile con i
valori limite della resistenza (fcd, fsd) ed in grado di equilibrare il momento torcente di
riferimento, costituisce un campo di sollecitazioni staticamente ammissibile e quindi, nella
ipotesi di duttilità non limitata dei materiali, si deve ritenere che il momento di collasso sia
superiore o al più uguale al momento torcente predetto. La ridotta duttilità del materiale
determina invece un limite sul campo di variazione degli angoli ipotizzabili 21.8° ≤ β ≤
45°. L’osservazione sperimentale conferma d’altra parte che mentre le prime fessure si
aprono con angoli prossimi a 45°, individuando bielle compresse di pari angolazione, in
dipendenza di diversi assortimenti di armatura (armatura longitudinale prevalente o staffe
prevalenti), le angolazioni delle bielle compresse a collasso variano entro limiti più ampi.
Tale osservazione chiarisce che la libertà di scelta dell’angolo β permette di
determinare, per una assegnata quantificazione delle armature (staffe e barre longitudinali),
il particolare valore dell’angolo che determina lo snervamento contemporaneo di staffe e
barre longitudinali ovvero l’uguaglianza tra i momenti torcenti che determinano il collasso
dell’armatura lato staffe o lato barre longitudinali. Tale momento torcente per il teorema
statico dell’analisi limite, ed ipotizzando una resistenza sufficiente delle bielle compresse, è
anche il momento di collasso, maggiore di quello che si otterrebbe ipotizzando una
inclinazione a 45° delle bielle compresse.
T Rd 1 v ⋅ f cd ⋅ t
= N c ⋅ cos β = v ⋅ f cd ⋅ t ⋅ sin β ⋅ cos β = (6.5)
2 Ac′ (ctgβ + tg β )
dove il coefficiente riduttivo ν tiene conto del meccanismo di trasferimento degli sforzi che
determina concentrazioni di tensioni in prossimità dei nodi tra staffe ed armature
longitudinali, A′c rappresenta l’area racchiusa dalla linea media della sezione tubolare.
Secondo L’EC2, il coefficiente ν vale come per il taglio:
con fck espresso in Nmm-2. Come nel caso del taglio il coefficiente ν viene assunto nelle
NTC del 14/01/08 pari 0.5.
IS
O
ST
E
Mt
N
A
O
TI
ZI
C
H
A
R
E
IT
D
IC
D
E
O
H
M
C
PR
TI
ES
A
ST
SI
O
O
IS
N
E
∆z
TRd2,a
2 A’c t
TRd2,b TRd2,b
2 A’c 2 A’c ai Mt
TRd2,a
2 A’c
. t
Fig. 6.8: Scorrimenti unitari τ t nel piano della sezione e lungo la parete.
Dalla relazione (6.6) può ovviamente ricavarsi il momento torcente massimo
affidabile alla sezione nella forma seguente:
2 ⋅ v ⋅ Ac′ ⋅ f cd ⋅ t (6.7)
T Rd 1 =
(ctg β + tg β )
Capitolo 6. STATO LIMITE PER TORSIONE 175
La verifica che il momento torcente di progetto TSd sia inferiore a TRd1, garantisce
che la sezione, purchè armata in modo adeguato, potrà raggiungere il collasso per valori
della caratteristica torcente maggiori o uguali del valore di progetto TSd. La verifica
dell’armatura o il progetto della stessa costituiscono, pertanto, il secondo momento del
procedimento di progetto-verifica.
Per il calcolo delle armature, come nel calcolo elastico alle tensioni ammissibili,
occorre considerare i due equilibri:
− tra azione di scorrimento unitario (T / 2A'c), valutata nel piano che seziona la parete
del tubo equivalente, ed armatura trasversale e biella compressa;
− tra azione di scorrimento unitario (T / 2A'c) , valutata nel piano della sezione del
tubo equivalente, ed armatura longitudinale e biella compressa.
Tale procedimento si basa sulla usuale schematizzazione a traliccio e perciò,
imponendo che la resistenza dei tiranti sia uguale alla sollecitazione nelle staffe e nelle
barre longitudinali, si possono valutare i momenti torcenti ultimi TRd 2,a e TRd 2,b
corrispondenti rispettivamente al collasso delle staffe o dell’armatura longitudinale.
Per le staffe, uguagliando lo sforzo sollecitante per un tratto longitudinale unitario di
parete Nsw (Fig.6.9), allo sforzo resistente Nu,sw delle staffe ivi presenti con area per unità
di lunghezza Asw/s, essendo Asw la sezione delle singole staffe ed s il passo delle staffe, si
ottiene:
T Rd 2,a
N sw = tgβ (6.9)
2 ⋅ Ac'
Asw
N u , sw = ⋅ f swd (6.10)
s
176 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
Asl (6.13)
N u , sl = ⋅ f sld
u'
ARMATURE LONGITUDINALI
ISOSTATICHE DI
COMPRESSIONE
STAFFE
Nc Asw
f
s swd
β
∆z TRd2,a
2 A’c
Nc TRd2,b
TRd2,a 2 A’c
2 A’c
TRd2,b TRd2,b β
2 A’c 2 A’c ai Asl
TRd2,a
2 A’c fsld
uc
t
Fig. 6.9: Sforzi negli elementi tesi della struttura reticolare equivalente.
Si osserva come i momenti torcenti limite lato acciaio, per rottura delle staffe o delle
barre longitudinali, sono rispettivamente funzioni delle densità lineari meccaniche di
armatura trasversale (Asw/s· fswd) e longitudinale (Asl/u’⋅ fsld), pari al prodotto delle densità
lineari di armatura per le resistenze di progetto delle barre relative.
Il momento torcente massimo compatibile con le armature longitudinali e trasversali
è pertanto il minimo tra i valori precedentemente ricavati:
TRd 2 = min(TRd 2, a , TRd 2, b ) (6.15)
fornisce un angolo di inclinazione delle bielle compresse pari a 45° (tgβ=1) con il
vantaggio di garantire un meccanismo di collasso coincidente con quello di prima
fessurazione e quindi un passaggio dalla fase di servizio a quella ultima meno traumatico
per la membratura. Ciò si traduce in una minore deformabilità ed in un minor
danneggiamento in campo post-elastico.
Si osserva inoltre che in caso di verifica di una sezione già dimensionata ed armata,
adottando il metodo dell’angolo β variabile ed assumendo fsd = fswd = fsld, il momento
torcente massimo lato armatura utilizzando la (6.17) nelle (6.11) e (6.14) diventa:
TRd 2 = TRd 2, a = TRd 2,b = 2 ⋅ Ac′ ⋅ f sd ⋅ ( Asw /s) ⋅ ( As1/u ' ) (6.18)
178 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
La (6.18) evidenzia come con il metodo dell’angolo variabile si ottenga una capacità
portante lato armatura dipendente dalla media geometrica delle densità lineari di armatura
di staffe e barre longitudinali. Essendo tale media superiore alla densità lineare minima, si
ottiene un valore maggiore del momento torcente limite lato armatura rispetto a quanto si
otterrebbe fissando β = 45°.
dove TRdu e VRdu rappresentano il momento torcente ed il taglio ultimi lato calcestruzzo
aventi le espressioni TRdu = TRd1 = 2⋅ν ⋅ A′c ⋅ fcd ⋅ t /(ctgβ+tgβ) e
Capitolo 6. STATO LIMITE PER TORSIONE 179
6.5 Esercizi
ESERCIZIO 6.1
Determinare il momento ultimo a torsione di una trave avente una sezione rettangolare con
i seguenti dati geometrici e meccanici:
da cui risulta:
Allo scopo valutare il momento torcente massimo con un angolo β più favorevole,
dipendente ad esempio dall’effettiva distribuzione delle armature, si può determinare
l’angolo per il quale sono uguali TRd2,a e TRd2,b. Si ottiene allora:
Asw /s 50 / 100 o
β = arctan = = 42.7941
As1/u ' 924 / 1584
I momenti resistenti lato calcestruzzo, staffe ed armatura longitudinale valgono
allora:
TRd1= 2⋅ν ⋅ A’c ⋅ fcd ⋅ t / (ctgβ + tgβ) = 2 0.63⋅134316⋅14.17⋅ 54 /2.00594 = 64.556 kNm
TRd2,a = 2 ⋅ A’c ⋅ (Asw /s) ⋅ fswd /tgβ = 2⋅134316⋅(50/100) ⋅ 391.3 /0.92582 = 56.768 kNm
TRd2,b= 2 ⋅ A’c ⋅(Asl / uc )⋅fsld ⋅tgβ = 2⋅ 134316⋅(924/1584)⋅391.3⋅0.92582 = 56.768 kNm
ESERCIZIO 6.2
Si consideri una sezione rettangolare scatolare con dimensioni
- altezza 1500 mm con spessore pareti verticali di 200 mm
- larghezza 1000 mm con spessore pareti orizzontali di 150 mm
- Materiali fck =30 N/mm2 fsk =450 N/mm2
- Sollecitazioni VSd = 1300 kN TSd = 700 kNm
Per tale sezione si proceda al progetto dell’armatura a torsione e taglio.
Spessore parete (dell’anima dove gli effetti delle due sollecitazioni si sommano): t=200 mm
L’altezza utile per la flessione associata al taglio d* viene assunta pari a b =1350 mm
Essendo a divisore delle espressioni di VRdu e TRdu una funzione di β variabile tra 2
(β=45°) e 2.9 (β=21.8°), per massimizzare la capacità portante della sezione lato
calcestruzzo occorrerebbe fissare ctgβ=1 cui seguirebbe il valore minimo della funzione a
denominatore (ctgβ+tgβ=2). Tale scelta obbligherebbe poi a progettare l’armatura con lo
stesso angolo (β=45°).
La scelta intermedia adottata (ctgβ=2) vincola l’angolo β per la progettazione
dell’armatura nell’intervallo (26.56°,45°) in modo da avere ctgβ minore o uguale di 2 e la
funzione a denominatore minore di 2.5.
La verifica della idoneità della sezione è soddisfatta fornendo la funzione di
controllo un valore minore di 1:
VSd / VRdu + TSd / TRdu = 1300 / 2261.95 + 700 /1809.56 = 0.96 [< 1]
Progetto armatura:
L’azione tagliante massima sulle pareti verticali ed orizzontali vale:
VSd,pv= VSd/2+TSd·b/2A’c= 1300·103/2+700·106·1350/2/1080000=1087.50 kN
VSd,po= TSd·a/2A’c= 700·106·800/2/1080000=259.26 kN
Allo scopo di minimizzare la quantità di staffe, si determina il valore massimo dell’angolo
β compatibile con la resistenza del puntone in calcestruzzo (ctgβ=2).
Staffe pareti verticali (Taglio + Torsione)
VSd , pv ⎛ 1087500 ⎞ 2
Asw / s = =⎜ ⎟ = 1.029 mm /mm
b ⋅ f sd ⋅ ctg β ⎝ 1350 ⋅ 391.3 ⋅ 2.0 ⎠
realizzabile con staffe Φ 12 a due bracci per ogni parete passo 200 mm
Capitolo 6. STATO LIMITE PER TORSIONE 183
ESERCIZIO 6.3·
Geometria
Sezione tubolare di dimensioni esterne (a,b) = (714, 235) cm. Si trascurano gli sbalzi.
184 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
VSd = 6000 kN
TSd = 7500 kNm
Modello meccanico
Essendo gli spessori delle pareti variabili nei vari tratti (t=150 mm rispettivamente
nella parete inferiore orizzontale, t= e 350 mm nella parete superiore e nelle anime), per la
verifica della capacità portante derivante dalle bielle di calcestruzzo, il calcolo dovrà essere
ripetuto per le pareti verticali in cui la sollecitazione tagliante si somma a quella torsionale
e nella parete inferiore orizzontale in cui lo spessore è minimo.
Si definisce preliminarmente la linea d’asse della sezione tubolare per la valutazione
di A’c ed u’, per la valutazione degli sforzi nelle varie pareti.
Le dimensioni della sezione tubolare equivalente valgono pertanto:
a’ = 714-35 = 6790 mm
b’ = d*=235-35/2-15/2 = 2100 mm
A’c = 6790 · 2100 = 14.259 ⋅106 mm2
u’ = 2 · (6790+2100)=17780 mm
TRdu = 2⋅ ν ⋅fcd ⋅A’c ⋅ t / (ctgβ +tgβ) = 2⋅0.58⋅23.51 14.259·106⋅350 / (1+1) = 68051 kNm
VRdu = ν ⋅ fcd⋅ bw d* /(ctgβ+ tgβ) = 0.58⋅ 23.51 ⋅700⋅ 2100 / (1+1) =10022 kN
TRdu = 2⋅ ν ⋅fcd ⋅A’c ⋅ t / (ctgβ +tgβ) = 2⋅0.58⋅23.51 14.259·106⋅150 / (1+1) = 29165 kNm
Capitolo 6. STATO LIMITE PER TORSIONE 185
Asw,T TSd 6
7500 ⋅ 10 2
= = = 0.672 mm / mm
' 6
s 2 ⋅ Ac ⋅ f swd 2 ⋅ 14.259 ⋅ 10 ⋅ 391.3
Asw,T TSd 6
7500 ⋅ 10 2
= ⋅ tg β = ⋅ 0.7 = 0.47 mm / mm
' 6
s' 2 ⋅ Ac ⋅ f swd 2 ⋅ 14.259 ⋅ 10 ⋅ 391.3
π 2 EI π 2 EA
N cr = = (7.1)
L0
2
λ2
L0 βL
λ= = (7.2)
i i
si definisce snellezza dell’asta, con L0 la lunghezza libera di inflessione (distanza tra due
punti di flesso successivi della deformata flessionale) ed i il raggio di inerzia della sezione
retta nel piano di inflessione ( i = I/A ). Il carico critico euleriano Ncr diminuisce
proporzionalmente al quadrato della snellezza λ, per cui appare evidente che al crescere
della snellezza degli elementi cresce rapidamente il pericolo dell’instabilità.
q(z)
Ng Ng
e1 z e1
x O
h
v(y,z,t)
y
L
y
sezione più sollecitata, anche per valori delle azioni esterne considerevolmente inferiori a
quelle corrispondenti alla condizione di collasso in presenza di soli effetti del I ordine.
E’ importante ricordare che dalla risoluzione dell’equazione differenziale di
equilibrio dell’asta di Eulero(1), in presenza di una data distribuzione di momenti del I
ordine MI, si ricava che il momento totale comprensivo delle sollecitazioni del II ordine può
esprimersi mediante la relazione:
MI MI
M = = =ψ ⋅ M I (7.3)
1 − N / N cr 1 − 1 / α cr
essendo ψ=1/(1 − 1/αcr) il fattore di amplificazione che tiene conto degli effetti del II
ordine.
Questa relazione, dedotta in realtà per un comportamento elastico-lineare del
materiale, può essere estesa al campo non lineare con opportune correzioni e risulta in ogni
caso molto utile in quanto fornisce l’amplificazione delle sollecitazioni provocata dalla non
linearità geometrica in funzione del parametro caratteristico rappresentato dal rapporto αcr
tra il carico critico euleriano Ncr ed il carico normale N della membratura.
(1) Tale relazione si ottiene eseguendo uno sviluppo in serie di Fourier della funzione spostamento e
della funzione momento ed arrestandosi al primo termine dello sviluppo. (Cfr Vol. Ia, par.6.4)
190 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C. A.
di evoluzione dei momenti è M = N·(e1 + v); tale legame è in realtà non lineare in quanto
gli spostamenti laterali v della colonna aumentano, per di più in modo più che lineare, al
crescere del carico assiale, a causa delle non linearità geometrica e meccanica; la crisi
sopraggiunge quando la curva 2 interseca il dominio di interazione, per esaurimento
della resistenza dell’elemento; questo comportamento è quello più frequente nelle
strutture snelle in c.a.;
c) se infine l’elemento è particolarmente snello, allora raggiunge la crisi per perdita
dell’equilibrio prima che si abbia l’esaurimento delle capacità di resistenza (N raggiunge
Ncr prima del collasso): questo tipo di instabilità può aversi in membrature molto snelle,
in realtà poco frequenti nelle costruzioni civili (caso 3).
Il comportamento delle strutture in c.a. sensibili agli effetti del II ordine dipende da
vari fattori, che possono essere riassunti così come descritto nel seguito.
1) Il grado di vincolo agli spostamenti laterali dell’intera struttura, in base al quale le
strutture si dividono in strutture a nodi fissi (Fig. 7.3a) ed a nodi mobili (Fig. 7.3b).
Capitolo 7. LO STATO LIMITE ULTIMO PER INSTABILITA’ 191
2) La snellezza degli elementi, che può essere espressa dalla snellezza geometrica L0/h,
essendo L0 = β·L la lunghezza libera di inflessione ed h la dimensione della sezione nel
piano di inflessione, o dal rapporto di snellezza (detta anche più semplicemente
snellezza) pari a λ = L0/i; la lunghezza libera di inflessione a sua volta dipende dalle
condizioni di vincolo agli estremi della colonna e dal grado di vincolo laterale
dell’intera struttura, a nodi fissi (Fig. 7.4) o a nodi mobili (Fig. 7.5).
192 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C. A.
3) L’eccentricità del I ordine e/h del carico negli estremi e lungo l’asse dell’elemento
(Fig. 7.6).
Capitolo 7. LO STATO LIMITE ULTIMO PER INSTABILITA’ 193
DIAGRAMMA MOMENTO-CURVATURA
0.40
M 0.35
bh2fcd
0.30
0.25
0.20
ν = 0.30
0.15
ω = ω ’ = 0.30
0.10
ISTANTANEO
0.05 VISCOSO
0
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20
1/r (x 1000)
Fig. 7.7: Diagramma momento-curvatura a sforzo normale costante
σc
fase istantanea
fase viscosa
εc
ε (to) εcu εcu (1 + φ )
ε (to)(1 + φ )
Fig. 7.8: Legame σ-ε non lineare, istantaneo e viscoso
Dal punto di vista strutturale, nei problemi di instabilità di membrature in c.a., la
viscosità del calcestruzzo è responsabile di una maggiore deformabilità degli elementi e
quindi della struttura, determinando incrementi degli spostamenti del I ordine, e quindi
delle sollecitazioni del II ordine, che possono diventare molto significativi.
Nelle Fig. 7.9 ÷ Fig. 7.12 sono riportati, per colonne singole incastrate al piede e
libere in sommità, le curve rappresentative del carico critico euleriano Ncr e del carico
ultimo Nu adimensionali (v = N/b⋅h⋅fcd) al variare della snellezza geometrica L/h e per
alcuni valori dei parametri rilevanti: eccentricità del carico e/h, percentuale meccanica di
armatura ω, coefficiente di viscosità ϕ. Si può osservare come i valori del carico ultimo
sono sempre inferiori al carico critico euleriano a causa, come detto, dei legami costitutivi
non lineari e limitati dei materiali rispetto al comportamento elastico indefinito ipotizzato
nell'asta di Eulero. Inoltre si osserva che l’influenza della viscosità è fortemente ridotta in
presenza di forte eccentricità del I ordine (ad esempio variabile nell’intervallo e/h =0.10
÷0.50) in quanto la sezione fessurata è meno sensibile alla viscosità; gli effetti del II ordine
si riducono altresì in presenza di forti armature per il vincolo esercitato dalle stesse nei
confronti delle deformazioni viscose (armature in figura variabili nell’intervallo
ω=0.10÷0.50).
196 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C. A.
4
e1 N ω =0.10
ν
e1/h =0.10
3 L
fck =25
fsk =430
2
φ νE
0
1
1 2
3 νu
0
0 5 10 15 20 25 L/h 30
Fig. 7.9: Carico critico ed ultimo per ω=0.10 ed e1 /h=0.10
4
e1 N ω =0.10
ν
e1/h =0.50
3 L
fck =25
fsk =430
2
νE
φ
1
0
1
2 νu
3
0
0 5 10 15 20 25 L/h 30
4
e1 N ω =0.50
ν
e1/h =0.10
3 L
fck =25
fsk =430
νE
2
φ
0
1 νu
1 2
3
0
0 5 10 15 20 25 L/h 30
Fig. 7.11: Carico critico ed ultimo per ω=0.50 ed e1 /h=0.10
4
e1 N ω =0.50
ν
e1/h =0.50
3 L
fck =25
fsk =430
νE
2
φ
0
1
1 2
3 νu
0
0 5 10 15 20 25 L/h 30
Fig. 7.12: Carico critico ed ultimo per ω=0.50 ed e1 /h=0.50
198 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C. A.
primo termine dello sviluppo in serie di seni della soluzione della equazione differenziale
dell’asta caricata di punta, è riportato in (7.3), in funzione del moltiplicatore critico dei
carichi αcr .
Se si considera la colonna con diagramma lineare di momento variabile tra il valore
N⋅e1 ed il valore N⋅e2, con il primo maggiore del secondo, una formulazione più accurata
del coefficiente ψ, derivata in maniera analoga al caso di solo carico assiale utilizzando solo
il primo termine dello sviluppo in serie, è fornita dalla espressione seguente:
α cr ⎧⎪ 1 ⎡4 e 8 ⎛ e ⎞ ⎤ ⎫⎪
ψ= ⋅ ⎨1 + ⋅ ⎢ ⋅ 2 + 2 ⎜⎜1 − 2 ⎟⎟ − 1⎥ ⎬ (7.5)
α cr − 1 ⎪⎩ α cr ⎢⎣ π e1 π ⎝ e1 ⎠ ⎥⎦ ⎪⎭
Noto pertanto il moltiplicatore critico dei carichi, è possibile conoscere con buona
precisione l’entità degli effetti del II ordine che occorre prevedere.
Nelle strutture in c.a. la valutazione del carico critico è però resa complessa dalla
forte non linearità del comportamento delle aste singole e delle strutture intelaiate, dovuta
sia al legame costitutivo del calcestruzzo non lineare in compressione sia, prevalentemente,
alla fessurazione che modifica in maniera significativa la rigidezza flessionale delle
membrature. Pertanto le formulazioni normative, pur ispirandosi alla stessa filosofia
facendo affidamento sul moltiplicatore critico per definire l’entità degli effetti del II ordine,
assumono aspetti talora diversi nell’intento di tener conto in maniera semplificata della non
linearità meccanica delle membrature.
Alcune normative prediligono la massima semplicità possibile nel definire una serie
di casi in cui le verifiche del II ordine, sempre relativamente complesse, possono essere
evitate. La grande semplicità, che sembra essere l’obbiettivo di tali proposte, insieme alla
necessaria cautela nel definire un metodo che escluda dalla analisi del II ordine solo i casi
in cui tali effetti siano effettivamente trascurabili, ha però come contropartita talora una
eccessiva cautela, nel senso che sulla base di tali proposte sono considerati esclusi dalla
analisi del II ordine solo membrature i cui effetti sono assai piccoli, al più di qualche
percento, in altri casi una scarsa affidabilità accomunando nelle stesse modalità di verifica
casi con piccoli effetti del II ordine e casi con amplificazioni significative dei momenti del I
ordine.
Si citano al riguardo il D. M. 14/2/92 e precedenti che, nell’ambito del metodo di
verifica alle tensioni ammissibili, fissa il limite di 50 sulla snellezza delle membrature al di
sotto del quale non occorre tener conto degli effetti del II ordine, e le norme americane ACI
che fissano un limite analogo anche se molto più basso (λ ≤ 22). Il primo limite è talora non
conservativo, il secondo è molto conservativo per carichi assiali modesti ed alti livelli di
armatura, è non conservativo per valori medi ed elevati del carico assiale.
Altre norme fissano limiti più articolati con l’intento di fornire un discriminante più
accurato tra i casi in cui occorre o non occorre una analisi del II ordine. Si citano al
riguardo il D.M. ‘96 e l’EC2 (edizione ’90 nel seguito EC2 ‘90) che propongono
formulazioni diverse ma comunque più complesse di quelle precedenti per definire il campo
in cui gli effetti del II ordine sono trascurabili.
200 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C. A.
Secondo l’EC2 ‘90 una colonna isolata si deve considerare snella se la sua snellezza
supera il valore λ* appresso definito:
⎛ 15 ⎞⎟
λ* = max⎜ 25, (7.6)
⎜ ν u ⎟⎠
⎝
In genere, per esigenze di calcolo, sono considerate isolate anche colonne appartenenti
a telai a nodi fissi, che possono essere soggette ad eccentricità variabili lungo l’elemento
dal valore e01 [=M1/N] al valore e02 [=M2/N]; in tal caso il limite di snellezza al di sotto del
quale non è richiesta la verifica è fornito dalla relazione:
⎛ e01 ⎞
λ* = 25 ⋅ ⎜⎜ 2 − ⎟
⎟ (7.7)
⎝ e02 ⎠
che ovviamente aumenta passando dal caso di eccentricità costante a quello di eccentricità
bitriangolare (Fig. 7.13).
e02
25
Nsd Vincolo e01
elastico e02
0
Pilastro +1 0 -1
in esame e01
e02
(a) Sistema strutturale
(b) Idealizzazione della colonna considerata
(c) Rapporto di snellezza critico λcrit
Fig. 7.13: Limiti di snellezza per elementi isolati con estremità vincolate rigidamente o
elasticamente in strutture a nodi fissi
Capitolo 7. LO STATO LIMITE ULTIMO PER INSTABILITA’ 201
Il D.M. LL.PP. 9/1/1996 fornisce una espressione diversa per la stessa snellezza:
1 + 15 ⋅ ρ
λ* = 60 ⋅ (7.8)
N Sd /A c
Diversamente:
− considerando l’apporto dell’armatura nella valutazione del momento di inerzia
con un copriferro cautelativo pari a 0.1 h,
− assumendo un coefficiente riduttivo davanti al modulo di rigidezza EI1 (di
sezione non fessurata) pari a 0.20,
− assumendo un modulo elastico di progetto (Ecd=Ecm/1.2) pari a 20.000 N/mm2,
per armature correnti si ottiene:
0.20 ⋅ π 2 ⋅ E cd 1 + 1.92 ⋅ n ⋅ ρ 1 + 15 ⋅ ρ
λ* = ⋅ ≅ 60 (7.10)
11 N Sd / (A c ) N Sd / (A c )
2.25
2.00
h
1.75 d’ I1 I’2
1.50 b
1.25 I2
I/I c
Ic IACI
1.00
0.75
0.50 0.20I1
0.25
0.20I c
0
0 0.01 0.02 0.03 0.04 0.05
ρ = As /A c
Fig. 7.14: Momenti di inerzia al variare della percentuale di armatura
In Fig. 7.14 sono riportati a confronto gli andamenti al variare della percentuale di
armatura dei momenti di inerzia I1, I2 , I2’, 0.2 I1,0.2 Ic, opportunamente adimensionalizzati
rispetto ad Ic. Si osservano gli andamenti fortemente differenziati dei diversi parametri di
rigidezza ed in particolare che gli andamenti di 0.20 Ic e 0.20 I1 sono significativamente più
bassi di I2 per percentuali di armatura usuali.
Pertanto, assumendo per l’inerzia I2 l’espressione approssimata molto vicina al
valore esatto:
Capitolo 7. LO STATO LIMITE ULTIMO PER INSTABILITA’ 203
'
⎣ ( 2
) ⎦ (
I 2 = 0.1 ⋅ Ic ⋅ ⎡ 1 + 36 ⋅ 1 − 4 ⋅ δ + 4 ⋅ δ ⋅ n ⋅ ρ ⎤ = 0.1 ⋅ Ic ⋅ 1 + k δ ⋅ n ⋅ ρ ) (7.11)
con δ copriferro adimensionalizzato rispetto alla altezza della sezione, si può ricavare dalla
(7.3) la seguente espressione per il valore discriminante della snellezza:
2
0.01 ⋅ π ⋅ E cd 1 + kδ ⋅ n ⋅ ρ E cd 1 + 24 ⋅ n ⋅ ρ
λ* = ⋅ ≅ 0.30 ⋅ (7.12)
1.1 ⋅ f cd N Sd /(A c ⋅ f cd ) f cd N Sd /(A c ⋅ f cd )
0.1 E cd 1 + 24 ⋅ n ⋅ ρ
λ* = ⋅ ⋅ (7.13)
0.91 + 0.46 ⋅ (e 2 /e1 ) f cd N Sd /(A c ⋅ f cd )
Considerando i tre valori del rapporto e2/e1 = 0, 0.4, 1.0, il primo termine della (7.13)
funzione del rapporto e2/e1 assume i valori: 0.2994, 0.2754, 0.2482 in luogo del valore 0.3
fornito nella relazione (7.12). Lo scarto tra la condizione più gravosa (e2/e1=1) e la
condizione meno gravosa (e2/e1= 0) è circa del 17% in termini di snellezza.
La maggiore complicazione della formula consente tuttavia di ampliare il campo di
applicazioni in cui si può prescindere dalla valutazione degli effetti del II ordine,
risparmiando operazioni di complessità generalmente superiore.
Gli andamenti delle snellezze λ* nelle diverse formulazioni sono riportati in Fig.
(7.15 ) nel caso e2/e1 = 0.4.
In essa oltre alla snellezza valutata con la (7.13) denominata λMISF (Metodo
dell’Inerzia della Sezione Fessurata) è riportata la snellezza Proposta pari al 90 % della
precedente (λPROP=0.9 λMISF).
Questa correzione è stata introdotta a valle di una analisi numerica volta a verificare
l’entità reale degli effetti del II ordine per λ = λ* in un esteso campo parametrico in cui si è
fatta variare l’eccentricità (e2/e1 = 0.0÷1.0), la resistenza caratteristica del calcestruzzo
(fck=20÷50 N/mm2), il carico assiale (ν=0.1÷0.7), la percentuale di armatura
(ρ=0.005÷0.05), il copriferro adimensionalizzato (d’/h=0.05-0.10).
204 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C. A.
100
e 2 /e 1= 0.40 C.N.R. Boll. 89/82
90
fck= 20 N/mm2 D.M. 09/01/96
80 ρ = 0.01 EUROCODICE 2
70 A.C.I. 318/89
60 M.I.S.F.
PROPOSTA
*
50
λ
40
30
20
10
0
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1.0
ν = N/Acf cd
Fig. 7.15: Snellezza λ* nelle varie formulazioni
1 ⎛ 1 ⎞
λ* = 20 ⋅ A ⋅ B ⋅ C ⋅ = 20 ⋅ ⎜ ⎟ ⋅ 1 + 2 ⋅ ω ⋅ (1.7 − rm ) ⋅ 1 (7.15)
vu ⎜ 1 + 0.2 ⋅ ϕ eff ⎟ vu
⎝ ⎠
In tale relazione il coefficiente A, che si può assumere in via semplificata pari a
0.7, esprime l’influenza della viscosità sulla definizione della snellezza; in particolare il
coefficiente A fornisce valori limiti per la snellezza minori al crescere della viscosità.
I valore φeff da cui dipende il coefficiente A è denominato coefficiente di viscosità
efficace e viene espresso in funzione del coefficiente di viscosità φ(∞.,to) a tempo infinito
della membratura e del rapporto tra sollecitazione flettente significativa di servizio per
carichi semipermanenti MEqp e corrispondente momento allo s.l.u. MEd:
M Eqp
ϕ eff = ϕ (∞,t o ) (7.16)
M Ed
notevole rigidezza, si può ritenere che la struttura sia a nodi fissi a priori. A tal proposito si
può fornire un criterio approssimato riportato nell’EC2 2005 per stabilire se il controvento è
efficace nel contrastare gli spostamenti orizzontali. Esso consente di ritenere a nodi fissi le
strutture multipiano con n piani per le quali sia verificato il controllo seguente:
Fv ≤ k1
n
⋅
∑E cd ⋅ Ic
(7.17)
n + 1.6 L 2
Qi =
∑N Sd ⋅ ∆ 0i
(7.18)
TSd ⋅ hi
Capitolo 7. LO STATO LIMITE ULTIMO PER INSTABILITA’ 207
essendo:
∑ NSd = sforzo normale complessivo di piano al piano i-esimo;
TSd = tagliante di piano al piano i-esimo;
∆0i = spostamento relativo tra il piano i-esimo ed il piano i-1 per effetto delle azioni
di progetto (I ordine);
hi = altezza d’interpiano.
I coefficienti Qi sopra definiti, calcolati considerando una rigidezza delle aste
convenzionalmente non fessurate, rappresentano il rapporto tra i momenti aggiuntivi
complessivi di piano del II ordine prodotti dallo sforzo normale di piano (∑NSd per gli
spostamenti relativi ∆0i ) ed i momenti prodotti dai taglianti di piano TSd (TSd hi), cioè i
momenti di piano del I ordine.
L’indice di stabilità Q si definisce allora come il massimo dei valori Qi valutati
piano per piano.
Si osserva che l’indice di stabilità rappresenta una stima abbastanza precisa
dell’inverso del moltiplicatore critico dei carichi αcr, (Q ≅ 1/αcr ), per il quale si avrebbe
divergenza dell’equilibrio nella generica struttura; pertanto, in analogia a quanto ricavato
per l’asta caricata assialmente, il coefficiente ψ appresso definito:
1 1
ψ = ≅ (7.19)
1 − Q 1 − 1 / α cr
costituisce il fattore amplificativo delle sollecitazioni del I ordine per effetto degli
spostamenti dei nodi.
La relazione tra indice di stabilità Q e moltiplicatore critico dei carichi spiega come
lo stesso possa essere usato per valutare la sensibilità delle strutture agli effetti del II
ordine.
In genere nelle costruzioni metalliche si impone che il moltiplicatore critico sia
α cr ≥ 5 (Q ≤ 0.20) , in modo da avere un coefficiente di sicurezza non inferiore a 5 nei
confronti dell’instabilità globale, e si ammette di trascurare gli effetti del II ordine globali
quando α cr ≥ 10 (Q ≤ 0.10) .
Nelle strutture in c.a. il valore minimo di Q per il quale non occorre considerare
effetti del II ordine deve essere più piccolo ( Q ≤ 0.04 in accordo alle norme A.C.I.,
equivalente ad un moltiplicatore critico α cr ≥ 25 ). La scelta di un valore di soglia per il
coefficiente Q più piccolo dipende dal fatto che la valutazione di Q è effettuata ipotizzando
un comportamento elastico-lineare per la struttura nel suo complesso, mentre il c.a. è
caratterizzato da un comportamento non lineare sia in compressione che, soprattutto, in
trazione a causa della fessurazione.
Se la struttura è da classificare a nodi mobili, il calcolo delle sollecitazioni deve
essere condotto tenendo conto anche degli effetti degli spostamenti dei nodi. Va tuttavia
208 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C. A.
sottolineato che l’essere la struttura a nodi fissi non esclude d’altra parte la possibilità che le
singole membrature siano singolarmente snelle e quindi bisognevoli di una verifica di
stabilità locale.
L0
ea = ν ⋅ (7.22)
2
in cui ν è l’inclinazione accidentale dell’elemento sulla verticale, posta pari al
[
massimo tra i valori 1/ 200, 1/(100 ⋅ L ) ] con L in metri;
Capitolo 7. LO STATO LIMITE ULTIMO PER INSTABILITA’ 209
e0 e02 e02
e0 e01 e01
Nsd Nsd N
⎡ ⎛ α ⎞ ⎤
ec = eI ⋅ ⎢exp ⎜ ⋅ ϕ ⎟ − 1⎥ (7.23)
⎣ ⎝1−α ⎠ ⎦
essendo α = Ngd/Ncr il rapporto tra il carico permanente di calcolo ed il carico
critico euleriano della sezione di solo calcestruzzo, eI=e0+ea l’eccentricità del I
ordine e ϕ il coefficiente di viscosità del calcestruzzo. Tale relazione, in presenza di
quantità di armature non trascurabili, tende a sovrastimare l’influenza della
viscosità, per cui è preferibile far riferimento alla seguente formulazione
modificata, che tiene conto dell’influenza dell’armatura:
I c /I 1 ⎡ ⎛ α − (1 − I c /I 1 ) ⎞ ⎤
ec = e I ⋅ α ⋅ ⋅ ⎢exp ⎜⎜ ⋅ ϕ ⎟⎟ − 1⎥ (7.24)
α − (1 − I c /I 1 ) ⎣ ⎝ 1−α ⎠ ⎦
In tale relazione compare in aggiunta il rapporto Ic/I1 tra l’inerzia della sezione di
solo calcestruzzo e l’inerzia della sezione completa calcestruzzo + armature; inoltre
210 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C. A.
eII = Eccentricità del II ordine, che può essere calcolata, come già anticipato, con il
metodo della colonna modello.
⎛ π z⎞
v( z ) = a ⋅ ⎜⎜1 − cos ⎟ (7.25)
⎝ L0 ⎟⎠
π2 πz
v ′′( z ) = a ⋅ ⋅ cos (7.26)
L2
0
L0
che, indicando con 1/r = v″(z = 0) la curvatura della sezione di base, fornisce una semplice
relazione tra l’ampiezza a dello spostamento e detta curvatura:
L20 1
a= ⋅ (7.27)
π2 r
Il momento totale nella sezione di base, comprensivo degli effetti del II ordine, si
potrà esprimere in funzione della curvatura di base nel seguente modo:
L20 1
M = M I + M II = N ⋅ e I + N ⋅ e II = N ⋅ e I + N ⋅ a = N ⋅ e I + N ⋅ ⋅ (7.28)
π2 r
e0 e0
P
P
v (z)
L V M
V
z
M
v
a
L20 1 L20 1
eII = ⋅ = ⋅ (7.29)
π 2 r 10 r
Tale relazione esprime come cresce la curvatura di base al crescere degli effetti del
II ordine e consente una verifica grafica della colonna. Infatti nel piano momento-curvatura
della sezione critica (o eccentricità-curvatura), se la retta di equazione (7.28) interseca o è
tangente al diagramma M-1/r, la verifica di sicurezza è soddisfatta in quanto al crescere
dello spostamento in sommità per effetti del II ordine il momento resistente della sezione
rimane maggiore o uguale a quello sollecitante, se invece la stessa retta passa al di sopra del
diagramma momento curvatura, l’equilibrio non è più possibile allorché il momento
sollecitante globale (comprensivo di quello del II ordine) diventa maggiore di quello
resistente.
Nella Fig.7.18 è riportata la costruzione grafica descritta nel piano eccentricità-
curvatura a sforzo normale assegnato della sezione critica. In tale costruzione grafica eI
rappresenta l’eccentricità complessiva del I ordine ed il valore dell’eccentricità del II ordine
di equilibrio eII si ottiene determinando la curvatura (1/r)A di intersezione (punto A in Fig.
7.18) tra la retta (e-1/r), ricavabile dividendo per N l’equazione (7.28), con pendenza
L20 /10, e la curva eccentricità-curvatura (e-1/r).
212 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C. A.
e 2
arctg (L o /10)
A
e2
2
arctg (L o /10)
eI
(1/r)sn 1/r
(1/r)A
1 (β ⋅ l )2 f sd / E s (β ⋅ l )2
M II = N ⋅ eII = N = N (7.31)
r π2 0.45 ⋅ d π 2
Metodo della Rigidezza Nominale
Il metodo della rigidezza nominale perviene alla definizione del momento del II
ordine attraverso la definizione di una rigidezza convenzionale e del carico critico.
Per la rigidezza nominale, tenendo conto di quanto visto in precedenza, si può porre:
2
0.1 Ec ⋅ b ⋅ h3 ⎛h ⎞
EI = Ec I c + Es I s = + 2 ⋅ Es ⋅ As ⋅ ⎜ − d ' ⎟ (7.32)
1 + ϕef 12 ⎝ 2 ⎠
L’espressione precedente si può anche porre nella forma adimensionale seguente:
⎡ 0.1 6 ⋅ Es ⋅ f cd 2⎤
EI = Ec I c ⋅ ⎢ + ⋅ ωs ⋅ (1 − 2 ⋅ δ ' ) ⎥ (7.33)
⎢⎣ 1 + ϕef Ec ⋅ f sd ⎥⎦
essendo As ed ωs l’armatura dimensionale ed adimensionale in zona tesa e
compressa ipotizzate uguali.
Il carico critico euleriano, immaginando la rigidezza precedentemente definita
costante lungo l’asta vale
π 2 ⋅ EI
N cr = (7.34)
(β ⋅ l ) 2
k A (o k B ) =
∑ ξ ⋅ (E
c , col I col / Lcol )
(7.36)
∑ (α ⋅ E c , tr I tr / Ltr )
α α
α α
α α
α α
Infine ξ è un coefficiente che tiene conto del fatto che le due colonne sovrapposte
presenti nel nodo possono avere o meno un paragonabile grado di sicurezza rispetto alla
instabilità. Se hanno un paragonabile margine di sicurezza (ad esempio colonne uguali e
carico poco diverso) a vantaggio di sicurezza si assume ξ =1. Se invece una delle due è
significativamente meno carica dell’altra si può assumere per l’asta meno carica un
coefficiente ξ variabile tra 0 ed 1. Ovviamente la scelta più cautelativa si fa ponendo ξ=1.
I valori estremi di kA e kB sono 0 ed ∞ con riferimento ai casi limite di nodo di
estremità incastrato o libero. Per tener conto di eventuali cedevolezze vincolari non previste
si assume 0.1 quale limite inferiore di kA e kB .
Definiti i coefficienti kA e kB , il coefficiente β può essere ricavata dalla relazione
analitica seguente:
216 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C. A.
⎛ kA ⎞ ⎛ kB ⎞ (7.37)
β = 0.5 ⋅ ⎜⎜1 + ⎟ ⋅ ⎜1 + ⎟ per telai a nodi fissi
⎝ 0.45 + k A ⎠ ⎝ 0.45 + k B ⎟⎠
⎟ ⎜
η(1)(z)
L
∆z
z
Ti =
∑ j
N j ,i ⋅ ∆ i
(7.38)
hi
In tale relazione Ti rappresenta il taglio fittizio equivalente del piano i ed Nj,i gli
sforzi normali dei pilastri dello stesso piano.
La procedura è iterativa in quanto alla applicazione dei taglianti di piano fittizi
corrispondenti alla iterazione k-esima corrisponde un incremento degli spostamenti di piano
considerati nella stessa iterazione, e si arresta quando gli spostamenti (∆i) provocati dai
carichi agenti e dalle forze equivalenti innanzi definite non variano, più rimanendo uguali a
quelli considerati nella determinazione dei taglianti fittizi già considerati. In tal modo si
ottengono dei momenti alle estremità delle aste che tengono conto già degli effetti del II
ordine globali, cioè associati agli spostamenti dei nodi del telaio (effetti del II ordine
globali).
N1 N2 N3 N4
F1 H
h
asta j-esima
del II ordine locali), per esempio mediante il metodo dell’eccentricità totale. Una volta
valutati gli effetti del II ordine globali, si assume nelle colonne β = 1.
Nell’analisi iterativa della struttura con le forze equivalenti di piano, si tiene conto
quindi della sola non linearità geometrica se il calcolo è eseguito con riferimento alla
rigidezza flessionale elastica EI degli elementi, generalmente assunta pari alla rigidezza
tangente all’origine delle sezioni a meno delle armature.
Al crescere del livello di sollecitazione la rigidezza secante EI varia a causa della
non linearità meccanica dei materiali e della fessurazione del calcestruzzo. Pertanto
un'analisi più accurata può tener conto di ciò, determinando ad ogni passo del processo
iterativo, una volta definite le sollecitazioni sugli elementi, i valori delle rigidezze secanti
dedotte dai legami momento-curvatura. Essendo peraltro le rigidezze elementari EI variabili
lungo l’asta a causa del valore della sollecitazione, si può far riferimento per ciascuna asta
ad una rigidezza elementare media equivalente (EI)eq pari a (Fig.7.22):
h
( EI ) eq = (7.39)
∑ i
∆zi /( EI ) i
o in via ancora più semplificata, assumendo per le travi un’inerzia ridotta (EIeq=0.5EIt).
Msup
M
asta j-esima
Nj
h
Mi
arctg (EI) i
Mi (EI) i
1/r
∆x
M inf
Fig. 7.22: Rigidezza lungo l’asse della colonna in campo non lineare
M0
M = Mv + = M v +ψ ⋅ M 0 (7.40)
1 − 1/α cr
⎧⎪ 10 ⋅ k A ⋅ k B ⎛ k ⎞ ⎛ k ⎞⎫⎪
β = max ⎨ 1 + ; ⎜⎜1 + A ⎟⎟ ⋅ ⎜⎜1 + B ⎟⎟⎬ per telai a nodi spostabili (7.42)
⎪⎩ kA + kB ⎝ 1 + kA ⎠ ⎝ 1 + kB ⎠⎪⎭
I parametri kA , kB che tengono conto delle rigidezze dei vincoli all’estremità della
colonna vengono calcolati con la medesima relazione riportata in precedenza per i telai a
nodi fissi.
220 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C. A.
7.6 Esercizi
ESERCIZIO 7.1
2 2 0.85 ⋅ f ck 0.85 ⋅ 35 2
f ck = 35 N/mm ( Rck = 45 N/mm ) ⇒ f cd = = = 19.8 N/mm
γc 1.50
f sk 440
f sk = 440 N/mm 2 ⇒ f sd = = = 382.6 N/mm 2
γs 1.15
N
e01 e 01
T
L=800
e 02
Come schema statico della colonna, dato il tipo di vincolo trave-colonna, si deve
considerare quello di mensola incastrata al piede. Dal punto di vista della stabilità ciò
equivale ad assumere un coefficiente β = 2, per cui la lunghezza libera di inflessione L0 e la
snellezza λ della colonna valgono rispettivamente:
L0 = β L = 2 ·8000 = 16000 mm
i = h/ 12 = 450/ 12 = 129.9 mm
L0 16000
λ= = = 123
i 129.9
Si può osservare come la considerevole altezza dell’elemento, resa possibile anche
dall'uso di materiali di caratteristiche elevate, e lo schema statico di mensola, invero
frequente nei capannoni industriali, comportano una notevole snellezza della colonna, che
dunque risulterà presumibilmente molto sensibile agli effetti del II ordine. La snellezza λ
determinata, va raffrontata con la snellezza limite λlim, che secondo l’EC2 per una colonna
isolata è pari a:
C
λlim = 20 ⋅ A ⋅ B ⋅
vu
Dove:
1
A⋅ = = 0.714 , con ϕ eff = 2.0 coefficiente efficace di viscosità
(1 + 0.2 ⋅ ϕ eff )
Capitolo 7. LO STATO LIMITE ULTIMO PER INSTABILITA’ 223
As ⋅ f yd 2279.64 ⋅ 382.60
B = 1 + 2 ⋅ ω =1.198, con ω= = = 0.2175 percentuale
Ac ⋅ f cd 202500 ⋅ 19.80
meccanica di armatura tesa.
M sd 1 6081
C = 1.7 − rm = 1.42 , con rm = = = 0.278
M sd 2 21831
N Ed 668250
νu = = = 0.167
b ⋅ h ⋅ f cd 450 ⋅ 450 ⋅ 19.8
sostituendo i valori di tali coefficienti nella relazione di λlim, valutati secondo l’EC2 per una
colonna isolata, si ha:
0.714 ⋅ 1.198 ⋅ 1.42
λlim = 20 ⋅ = 59.45
0.167
I c 341719
= = 0.7218
I1 473429
2 2 4
π ⋅ Ec I1 3.14 ⋅ 27735 ⋅ 473429 ⋅ 10
N cr = = = 5062232 N = 5062.232 kN
2 2
L0 16000
N gd = N Sd = 668.25 kN
α = N gd / N cr = 0.132
L’eccentricità addizionale viscosa si calcola a partire dalla eccentricità del I ordine
e0, associata ai carichi di lunga durata, e dall’eccentricità ea dovuta alle imperfezioni:
I c / I1 ⎡ ⎛ α − (1 − I c / I1 ) ⎞ ⎤
ec = (e01 + ea )α ⋅ ⋅ ⎢exp⎜ ⋅ ϕ ⎟ − 1⎥ =
α − (1 − I c / I1 ) ⎣ ⎝ 1−α ⎠ ⎦
0.7218 ⎡ ⎛ 0.132 − (1 − 0.7218) ⎞ ⎤
= (326.7 + 40.0) ⋅ 0.132 ⋅ ⋅ ⎢exp⎜ ⋅ 2.3 ⎟ − 1⎥ =
0.132 − (1 − 0.7218) ⎣ ⎝ 1 − 0.132 ⎠ ⎦
= (326.7 + 40.0) ⋅ 0.2093 = 76.76 mm
Applicando la relazione regolamentare (7.23) che prescinde dal vincolo opposto
dall’armatura si otterrebbe:
⎡ ⎛ α ⎞ ⎤ ⎡ ⎛ 0.132 ⎞ ⎤
ec = (e01 + ea ) ⋅ ⎢exp⎜ ⋅ ϕ ⎟ − 1⎥ = (32.67 + 4.00) ⋅ ⎢exp⎜ ⋅ 2.3 ⎟ − 1⎥ =
⎣ ⎝ 1 − α ⎠ ⎦ ⎣ ⎝ 1 − 0. 132 ⎠ ⎦
= (326.7 + 40.0) ⋅ 0.4187 = 153.6 mm
2
L0 1
e2 = ⋅
10 r
in cui 1/r è la curvatura nella sezione critica al piede della colonna, che può essere valutata
sulla base del diagramma momento-curvatura della sezione o con l’ausilio della relazione
semplificata proposta dall’EC2 (si pone a vantaggio di sicurezza K2 = 1):
1 2 ⋅ ε sd
=
r 0.9 ⋅ d
Si ottiene quindi:
f sd 382.6
ε sd = = = 1.8219 ⋅ 10 −3
Es 210000
1 2 ⋅ 1.8219 ⋅ 10 −3
= = 9.64 ⋅ 10 − 6 mm -1
r 0.9 ⋅ 420
da cui:
16000 2
e2 = ⋅ 9.64 ⋅ 10 − 6 = 246.8 mm
10
Eccentricità totale:
In definitiva l’eccentricità totale di calcolo vale:
etot = e0 + ea + ec + e2 = 326.7 + 40.0 + 76.76 + 246.8 = 690.2 mm
che risulta sensibilmente superiore all’eccentricità e02 del I ordine al piede della colonna. Si
osserva inoltre come le eccentricità aggiuntive dovute alle imperfezioni, alla viscosità ed
agli effetti del II ordine comportano un incremento della sollecitazione flettente pari a circa
il 111% della sollecitazione massima del I ordine.
In definitiva i valori di calcolo delle sollecitazioni sulla colonna risultano:
N Sd = 668.25 kN
N Sd 668250
ν Sd = = = 0.167
b ⋅ h ⋅ f cd 450 ⋅ 450 ⋅19.8
4
M Sd 46123 ⋅ 10
µSd = = = 0.256
b ⋅ h 2 ⋅ f cd 450 ⋅ 450 2 ⋅ 19.8
ESERCIZIO 7.2
nucleo di controvento
500
600
pilastro snello
320
320
400
f sk 380
f sk = 380 N/mm 2 ⇒ f sd = = = 330.4 N/mm 2
γs 1.15
N sd = 404.64 kN
Il limite di snellezza per cui è richiesta la valutazione degli effetti del II ordine per
colonne estratte da telai a nodi fissi è:
C
λlim = 20 ⋅ A ⋅ B ⋅
νu
Dove:
1
A⋅ = = 0.714 , con ϕ eff = 2.0 coefficiente efficace di viscosità
(1 + 0.2 ⋅ ϕ eff )
As ⋅ f yd 2279.64 ⋅ 330.40
B = 1 + 2 ⋅ ω =1.44, con ω = = = 0.544 percentuale meccanica
Ac ⋅ f cd 122500 ⋅11.30
Capitolo 7. LO STATO LIMITE ULTIMO PER INSTABILITA’ 229
di armatura tesa.
M sd 1 942.32
C = 1.7 − rm = 2.20 , con rm = = = −0.503
M sd 2 − 1874.86
N Ed 404640
vu = = = 0.54
b ⋅ h ⋅ f cd 350 ⋅ 350 ⋅ 11.3
sostituendo i valori di tali coefficienti nella relazione di λlim, valutati secondo l’EC2 per una
colonna isolata, si ha:
λ lim = 83.67
Per valutare la snellezza λ della colonna si utilizza, nella determinazione del
coefficiente β , la relazione formulata dall’EC2 per i telai controventati.
Come schema statico della colonna, dato il tipo di vincolo trave-colonna, si deve
considerare quello di elemento controventato. Dal punto di vista della stabilità ciò equivale
ad assumere per il coefficiente β il valore che si ottiene dalla seguente relazione dell’EC2:
⎛ k1 ⎞ ⎛ k2 ⎞
β = 0.5 ⋅ ⎜⎜1 + ⎟⎟ ⋅ ⎜⎜1 + ⎟⎟
⎝ 0.45 + k1 ⎠ ⎝ 0.45 + k 2 ⎠
dove k1 e k2 rappresentano moduli di flessibilità dei vincoli inferiore e superiore della
colonna, con:
k1 = 0.1
⎛ 0.10 ⎞ ⎛ 0.1072 ⎞
β = 0.5 ⋅ ⎜1 + ⎟ ⋅ ⎜1 + ⎟ = 0.5935
⎝ 0.55 ⎠ ⎝ 0.5572 ⎠
i = h/ 12 = 350 / 12 = 101.0 cm
230 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C. A.
L0 β ⋅ L 0.648 ⋅ 7200
λ= = = = 46.17
i i 101.0
poiché la snellezza dell’asta λ risulta essere minore della snellezza limite λlim,valutata
precedentemente secondo l’indicazione dell’EC2, gli effetti del secondo ordine sono
trascurabili, per cui non è necessario eseguire un’analisi del II ordine.
Ciò nonostante, per esercizio, si esegue la determinazione delle sollecitazioni del II
ordine facendo riferimento al metodo dell’eccentricità totale.
Eccentricità equivalente del I ordine (|e01| < | e02|):
L’eccentricità equivalente del I ordine è la massima dei due valori seguenti:
e0, eq = 0.6 ⋅ e02 + 0.4 ⋅ e01 = 0.6 ⋅ (−46.3) + 0.4 ⋅ 23.3 = −18.46 mm
1 2 ⋅ ε sd 2 ⋅ 1.573 ⋅ 10 −3
= = = 1.093 ⋅ 10 −5 mm
r 0.9 ⋅ d 0.9 ⋅ 320
Capitolo 7. LO STATO LIMITE ULTIMO PER INSTABILITA’ 231
da cui:
L20 1 4273.52
eII = ⋅ = ⋅ 1.093 ⋅ 10 − 5 = 19.96 mm
10 r 10
Eccentricità totale:
In definitiva l’eccentricità totale di calcolo vale:
che risulta di poco inferiore all’eccentricità e02 = 46.3 mm del I ordine in testa alla colonna.
Si osserva quindi che per questo telaio a nodi fissi, gli effetti del II ordine non comportano
un incremento delle sollecitazioni di calcolo (etot/e02 =0.831), come del resto era stato
previsto per il verificarsi della condizione λ < λlim.
N sd = 404.64 kN
232 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C. A.
N sd 404.64 ⋅1000
ν sd = = = 0.292
b ⋅ h ⋅ f cd 350 ⋅ 350 ⋅11.3
M sd 18734.83 ⋅ 1000
µ sd = 2
= = 0.039
b ⋅ h ⋅ f cd 350 ⋅ 350 2 ⋅ 11.3
e, dalla posizione del punto (νsd,µsd) nel dominio di resistenza a pressoflessione retta della
sezione, si deduce che sono sufficienti i minimi regolamentari di armatura.
Capitolo 7. LO STATO LIMITE ULTIMO PER INSTABILITA’ 233
ESERCIZIO 7.3
Si determinano le snellezze al di sotto delle quali non è necessaria una verifica con effetti
del II ordine secondo la 7.6, la 7.8e la 7.15. In quest’ultima si è assunto A=0.7
Caratteristiche dei materiali:
f sk 380
f sk = 380 N/mm 2 ⇒ f sd = = = 330.4 N/mm 2
γs 1.15
2 2
Ecd = 28847.6 / 1,2 = 24039.7 N/mm , E s = 210000 N/mm ; n = 8.73
Le snellezze risultano:
λ(EC2,2005)
62.98 36.36 28.16 84.60 48.72 37.73
(7.15)
Si osserva che le snellezze limiti ottenute con la (7.8) e (7.15) sono molto simili,
maggiori di quelle ottenibili con la (7.6) che non tiene conto dell’armatura. Tuttavia la
(7.15), contrariamente alla (7.8) è influenzata dal rapporto e1/e2 e fornirebbe valori diversi
al variare di tale rapporto nell’intervallo (-1 ; 1).
234 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C. A.
ESERCIZIO 7.4
Dati:
- b = 700 mm - h =700 mm
- d’ = 50 mm - fck = 40 MPa
- Pd = 1000 kN - Fd = 40 kN
α = Pd/Ncr=1000000/3069000 = 0.3258
Dal confronto tra i risultati della applicazione dei due metodi (1305.25>1270.44) si
ricava che nel caso in oggetto il metodo della rigidezza nominale è lievemente più
conservativo.
ω = ω’ =4520·391/(700·700·22.67) = 0.1591
ESERCIZIO 7.5
Dati:
- L = 20120 mm - eo= 200 mm
- b = 800 mm - h =1000 mm
- d’ = 50 mm - fck = 40 MPa
- Pd = 1450 kN - Fd = 20 kN
Resistenze di progetto e sollecitazioni del I ordine adimensionali:
- fcd = 0.85·40/1.5 = 22.67 MPa - fsd = 450/1.15 = 391 MPa
µc = 0.8·0.10·(0.5-0.4·0.10) = 0.0368
ω = ω’ = (µ - µc)/(1-2·δ’)=(0.0983-0.0368)/(1-2·0.05) = 0.0684
yc= NSd/(0.8·b·fcd)=1450000/(.8·800·22.67)=99.94 mm
MRu=0.8·99.94·800·2.67·(500-0.4·99.94)+ 2·3616·391.3·(500-50)
= 667+1273=1940 kNm
La verifica è soddisfatta essendo il momento sollecitante inferiore al momento
resistente [(MSd = 1760 kNm)< (MRu = 1940 kNm)]
Verifica con il metodo della rigidezza nominale
Si esegue infine la verifica con il metodo della rigidezza nominale.
EI = 28750·800·10003/12·0.1/(1+1.5)+ 2·200000 3616·(500-50)2 = 7.667 1013 + 2.929 1014
= 3.6957 1014 Nmm2.
α = 1450000/2250298 = 0.6444
yc= NSd/(0.8·b·fcd)=1450000/(.8·800·22.67)=99.94 mm
MRu=0.8·99.94·800·2.67·(500-0.4·99.94)+ 2·3800·391.3·(500-50)
= 667+1338=2005 kNm
La verifica è questa volta soddisfatta essendo il momento sollecitante inferiore al
momento resistente [(MSd = 1819 kNm)< (MRu = 2005 kNm)]
Capitolo 8
8.1 Generalità
Il punzonamento costituisce un fenomeno di rottura locale prodotta da un carico
concentrato applicato su di una superficie piana di ridotto spessore.
Occorre preoccuparsi della rottura per punzonamento in presenza di travi a spessore
di solaio, di solette in elevazione, di piastre di fondazione su cui insistono carichi
concentrati. Il fenomeno è in realtà più insidioso nelle piastre sottili che nelle travi, in
quanto queste ultime sono sempre dotate di armature trasversali per il taglio (staffe o ferri
piegati), mentre le piastre ne sono generalmente sprovviste.
Nell’edilizia civile ed industriale condizioni di punzonamento si verificano ad
esempio nei seguenti casi:
− solette o travi a spessore in elevazione, in corrispondenza della connessione con i
pilastri; il fenomeno è ancora più pericoloso se manca ad esempio il pilastro
sottostante o quello sovrastante;
− piastre di fondazione in corrispondenza degli scarichi dei pilastri o dei setti murari;
− solettine di solai con blocchi di alleggerimento in polistirolo in corrispondenza di
carichi concentrati.
Perimetro caricato
Superficie di distacco
a+2h
2h
b+
b
a
Fig. 8.2: Cuneo di distacco in presenza di una superficie caricata di forma rettangolare
Piastra
h
d
β
Posizione possibile
Area caricata dell'armatura a punzonamento
2.0 df 2.0 df
Sezione critica
Piastra di
hf
β
β
df
fondazione
a ≥ 2 hf
Per a > 2 hf la fondazione dovrebbe
essere considerata come piastra
Fig. 8.7: Modello di calcolo a punzonamento allo stato limite ultimo
Ad esempio i perimetri critici per un pilastro di perimetro uo avente sezione
rettangolare di lati (c1,c2), sezione poligonale regolare con n lati di lunghezza li, sezione
circolare di raggio r, valgono rispettivamente:
246 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DELLE STRUTTURE IN CEMENTO ARMATO
2 .0
d
2 .0
d
2.0 d 2.0 d
Bordo libero
90
°
90
90
°
°
⎣( )
rcont = min ⎡ 2d + 0.56 l1 ⋅ l2 , ( 2d + 0.69 ⋅ l1 ) ⎤
⎦ ( l1 ≤ l2 ) (8.3)
l1 = c1 + 2 ⋅ lH 1 , l2 = c2 + 2 ⋅ lH 2
b) superficie interna
u1 = 2 ⋅ π ⋅ (r + 2 ⋅ d + 2 ⋅ hH ), t = d + hH (pil. sez. circolare) (8.5)
u1 = 2(c1 + c2 + 4 ⋅ hH ) + 4 ⋅ π ⋅ d t = d + hH (pil. sez. rettangolare)
VSd
vSd = ψ ⋅ (8.6)
u1 ⋅ d
I coefficienti di cui sopra, possono essere utilizzati nel caso in cui la resistenza ad
azioni laterale dell’impalcato non dipenda dal comportamento a telaio del sistema pilastri-
piastra (impalcato controventato da setti o nuclei o altri tipi di controventi) e se le luci
consecutive hanno un rapporto tra luce maggiore e luce minore non superiore ad 1.25;
inoltre essi possono essere utilizzati anche nel caso di piastre di fondazione in cui, in
assenza di azioni flettenti trasmesse dagli elementi verticali, l’effetto dell’eccentricità può
nascere dall’equilibrio tra carico applicato e risultante delle tensioni esercitate dal terreno.
In altri casi è necessaria una definizione più accurata del coefficiente ψ. Ad esempio
nel caso in cui sia nota l’entità dell’azione flettente, la definizione del fattore di
concentrazione ψ, che dipende dall’eccentricità del carico di punzonamento, può essere
espresso nella forma seguente in presenza di eccentricità in una sola direzione:
M u
ψ = 1 + k ⋅ Sd ⋅ 1 (8.7)
VSd W1
Il coefficiente ψ, maggiore di 1.00, amplifica la tensione tangenziale sollecitante e
dipende essenzialmente da tre fattori:
1) l’eccentricità, pari al rapporto tra momento piastra-colonna e carico trasmesso
(MSd/VSd) che viene fornito dalla analisi strutturale;
2) il fattore W1 , detto modulo plastico del perimetro critico, pari a (cfr. Fig. 8.11):
u
W1 = ∫01 e dl dove:
-e è la distanza della lunghezza infinitesima del perimetro critico dl dall’asse
neutro plastico ortogonale all’asse di sollecitazione dell’azione flettente MSd;
- dl è la lunghezza infinitesima del perimetro critico;
in sintesi W1 è pari a due volte il momento statico della metà del perimetro critico
rispetto all’asse baricentrico ortogonale al piano di sollecitazione;
3) il fattore k, che dipende dal rapporto dei lati c1 e c2 dell’area caricata (la dimensione
c1 è definita parallela all’eccentricità di carico, mentre c2 è perpendicolare); tale
fattore riduce la tensione tangenziale aggiuntiva prodotta dall’eccentricità (MSd /VSd)
per tener conto di meccanismi ausiliari di tipo flessionale e torsionale che insorgono
nella zona caricata della piastra.
Fig. 8.11: Distribuzione tensioni tangenziali per effetti flettenti nel nodo pilastro-piastra
250 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DELLE STRUTTURE IN CEMENTO ARMATO
Per pilastri rettangolari interni il modulo plastico W1 vale (cfr. Fig. 8.11):
c2
W1 = 1 + c1 ⋅ c2 + 4 ⋅ c2 ⋅ d + 16 ⋅ d 2 + 2 ⋅ π ⋅ c1 ⋅ d (8.8)
2
con c1 dimensione parallela alla eccentricità del carico e c2 dimensione perpendicolare.
I valori di k che si ottengono per alcuni valori del rapporto c1/c2 sono:
c1/c2 ≤0.5 1.0 2.0 ≥3.0
k 0.45 0.60 0.70 0.80
Poiché al crescere di k vi è un incremento del fattore di concentrazione ψ, il valore
superiore (k = 0.8) risulta cautelativo.
2 2
⎛e ⎞ ⎛ ey ⎞ pilastro rettangolare interno (8.11)
ψ = 1 + 1.8 ⋅ ⎜ x ⎟ +⎜ ⎟
⎜ cy ⎟ ⎜ cx ⎟ con doppia eccentricità
⎝ ⎠ ⎝ ⎠
essendo:
-r il raggio del pilastro circolare;
- et, ex, ey rispettivamente l’eccentricità totale o quelle in direzione x e y;
- cx, cy le dimensioni del perimetro critico rispettivamente pari alla lunghezza dei lati
corrispondenti del pilastro incrementati di 4d.
Per pilastri rettangolari di bordo, in cui l’eccentricità perpendicolare al bordo
della piastra è verso l’interno, in assenza di eccentricità parallela, la forza di punzonamento
può considerarsi uniformemente distribuita lungo il perimetro di verifica ridotto u1* (cfr.
Fig. 8.12a) (vSd=VSd /(u1* d)), cioè con ψ=u1/u1* .
Capitolo 8. LO STATO LIMITE ULTIMO PER PUNZONAMENTO 251
c22
W1 = + c1 ⋅ c2 + 4 ⋅ c1 ⋅ d + 8 ⋅ d 2 + π ⋅ c2 ⋅ d (8.10)
4
Nel caso di pilastro d’angolo (cfr. 8.12b), se l’eccentricità è verso l’interno della piastra, si
assume che la forza di punzonamento sia uniformemente distribuita lungo il perimetro di
verifica ridotto u1* (cfr. Fig. 8.12b). In questo caso il coefficiente ψ può essere determinato
con la seguente espressione:
u1
ψ= (8.11)
u1*
252 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DELLE STRUTTURE IN CEMENTO ARMATO
d 1
v Rd , cs = 0.75 ⋅ v Rd , c + 1.5 ⋅ ⋅ Asw ⋅ f swd , ef ⋅ ⋅ senα (8.13)
sr u1 ⋅ d
dove:
-d è la media delle altezze utili nelle due direzioni ortogonali espressa in millimetri;
- sr è il passo radiale dei perimetri dell’armatura di punzonamento espresso in
millimetri;
- Asw è l’area dell’armatura di punzonamento verticale (cuciture) situata su ogni
perimetro intorno al pilastro espressa in millimetri quadrati;
- fswd,ef è la resistenza di progetto efficace dell’armatura a taglio-punzonamento, espressa
in N/mm2, che vale: f swd , ef = 250 + 0.25 ⋅ d ≤ f swd . Questa relazione tiene in
conto la riduzione dell’efficacia della resistenza per effetto degli spessori ridotti
delle solette;
- u1 è il perimetro di verifica di base (cfr. Fig. 8.8) espresso in millimetri;
-α è l’angolo compreso tra l’armatura a taglio-punzonamento e il piano della
piastra.
Se come armatura a taglio-punzonamento viene disposta una sola fila di barre piegate verso
il basso, il rapporto d / sr nella relazione (8.13) può assumere il valore di 0.67.
Il valore limite vRd,max della resistenza di calcolo a punzonamento fa riferimento alla
superficie lungo il perimetro uo del pilastro o dell’area generica caricata per la quale si
effettua la verifica di punzonamento, il suo valore è pari a:
1
v Rd , max = ⋅ v ⋅ f cd (8.14)
2
essendo:
-v un coefficiente di riduzione della resistenza del calcestruzzo fessurato per taglio.
Per le NTC 2008 (par. 4.1.2.1.3.3) vale v = 0.5; mentre per l’Eurocodice 2 tale
⎛ f ⎞
valore è espresso dalla seguente relazione: v = 0.6 ⋅ ⎜1 − ck ⎟ , con fck espressa in
⎝ 250 ⎠
N/mm2;
- fcd Il valore della resistenza a compressione di progetto, espressa in N/mm2, definita
α ⋅f
come: f cd = cc ck .
γc
Procedendo nella filosofia del calcolo agli stati limite occorre verificare che le azioni
di calcolo vSd risultino minori delle capacità di resistenza a punzonamento della piastra.
Tali capacità di resistenza sono dovute o al solo contributo dei puntoni di
calcestruzzo, nel caso in cui non sono presenti apposite armature, oppure all’insieme dei
contributi del calcestruzzo e delle armature a punzonamento.
Definendo con vSd e vSd0 rispettivamente le tensioni taglianti unitarie valutate sul
perimetro u1 e sul perimetro del pilastro u0, nel processo di verifica a punzonamento e di
progetto delle armature, possono distinguersi i seguenti tre casi:
254 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DELLE STRUTTURE IN CEMENTO ARMATO
(1) vSd ≤ vRd,c la resistenza del solo calcestruzzo è superiore all’azione vSd di
calcolo, per cui non è necessario disporre un’apposita armatura per
il punzonamento;
(2) vSd ≥ vRd,c l’azione di calcolo vSd supera la capacità di resistenza vRd,c del solo
vSd0 ≤ vRd,max calcestruzzo, ma la sollecitazione tagliante valutata sul perimetro
del pilastro u0, o dell’area caricata, è minore della massima
resistenza di calcolo vRd,max corrispondente. In questo caso possono
essere progettate armature a punzonamento, da disporre all’interno
dell’area critica, in modo che risulti:
vSd ≤ vRd,cs; (8.15)
(3) vSd0 > vRd,max l’azione di calcolo valutata sul perimetro del pilastro o dell’area
caricata vSd0 supera la massima resistenza a punzonamento vRd,max
corrispondente; occorre dimensionare nuovamente lo spessore della
piastra o le dimensioni del pilastro.
Il calcolo dell’armatura richiede innanzitutto che sia rispettata la condizione di
progetto riportata al precedente punto (2), inoltre sono necessarie una serie di condizioni
geometriche che assicurano una efficace distribuzione planimetrica.
Innanzitutto deve essere determinata una area da armare più estesa dell’area
all’interno del perimetro critico. Infatti, deve essere armata l’area all’interno del perimetro
uout all’esterno del quale non occorre armatura essendo la sollecitazione tagliante al di sotto
del valore di riferimento vRd,c. La distanza dout che definisce tale perimetro per pilastri
rettangolari si può ricavare dalla relazione geometrica seguente, ottenuta dall’eguaglianza
della (8.6) con vRd,c osservando che uout = 2π dout+2(c1+c2) :
⎡ ψ ⋅ VSd ⎤ 1
dout = ⎢ − 2 ⋅ ( c1 + c2 ) ⎥ ⋅ (8.16)
⎢⎣ vRd ,c ⋅ d ⎥⎦ 2 ⋅ π
Inoltre la distanza delle singole barre verticali o inclinate di cucitura devono
rispettare le seguenti condizioni:
- il primo dei perimetri omotetici di armature deve avere distanza dal perimetro del
pilastro non minore di 0.3·d e non maggiore di 0.5·d.
- il più esterno dei perimetri omotetici non deve distare dal perimetro dell’area da
armare (uout) più di 1.5·d;
- la distanza sr tra i diversi perimetri di armature non deve superare 0.75·d;
- il numero minimo dei perimetri di armature di cucitura non deve essere inferiore
a 2;
- la distanza st delle barre verticali (cuciture) disposte lungo il generico perimetro
non deve essere superiore a 1.5·d per il perimetro più interno e 2.0·d per i
rimanenti perimetri.
In sintesi, il numero dei perimetri np su cui occorre disporre l’armatura di
punzonamento e la distanza radiale sr delle armature, sono derivabili dalle relazioni
seguenti:
Capitolo 8. LO STATO LIMITE ULTIMO PER PUNZONAMENTO 255
ωsw =
( vRd ,cs − 0.75 ⋅ vRd ,c ) ⋅ ( u1 ⋅ d ) (8.17)
1.5 ⋅ (d / sr ) ⋅ nb ⋅ f swd ,ef ⋅ senα
L’armatura a punzonamento deve comunque rispettare le percentuali minime
dipendenti dal tipo di acciaio e dal tipo di calcestruzzo:
⎡ (1.5 ⋅ sin α + cos α ) ⎤ ⎡ 0.08 ⋅ f ck ⎤
⎢ ρ = ωsw ⋅ ⎥ ≥ ⎢ ρ min = ⎥ (8.18)
⎣ sr ⋅ st ⎦ ⎣⎢ f swk ⎦⎥
dove si osserva che la formula di ρmin non è dimensionale e va adoperata in N/mm2.
Nel caso (3) (vSd0 > vRd,max) l’incremento della resistenza a punzonamento vRd,max,
può essere conseguito realizzando dei “capitelli”, cioè dei ringrossi della piastra in
corrispondenza della zona caricata, ottenendosi in tal modo due effetti: allargamento del
perimetro critico e/o aumento dell’altezza della sezione critica, come è visualizzato in fig.
8.9.
256 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DELLE STRUTTURE IN CEMENTO ARMATO
8.4 Esercizi
ESERCIZIO 8.1
Si consideri un manufatto edilizio con un solo impalcato, realizzato da una soletta
piena in c.a. gettata in opera, che poggia direttamente su pilastri. La soletta in c.a. è alta 220
mm (copriferro d′=30 mm) ed è armata con una maglia incrociata inferiore e superiore di
barre φ12/200 mm, i pilastri sono quadrati di dimensione 300 x 300 mm.
In questo caso è necessaria la verifica a punzonamento della soletta in
corrispondenza dei pilastri. Il punto in cui effettuare la verifica può essere scelto in
corrispondenza del massimo sforzo di punzonamento, che presumibilmente capita nei
pilastri interni, ovvero delle situazioni più sfavorevoli per gli effetti della possibile
eccentricità del carico o di una cattiva diffusione delle tensioni nella soletta, che riguardano
invece le zone di bordo. Nell’esempio sviluppato si esegue la verifica a punzonamento in
corrispondenza del pilastro centrale, in cui si ha il massimo sforzo.
Materiali
Calcestruzzo: C20/25 Armatura acciaio: B450 C
Analisi dei carichi:
Peso proprio solaio: Gk = 6.50 kN/m2
Carico variabile: Qk = 3.50 kN/m2
2
Q = 1.3 ⋅ Gk + 1.5 ⋅ Qk = 1.3 ⋅ 6.50 + 1.5 ⋅ 3.50 = 13.7 kN/m .
Considerando l’area di influenza del pilastro interno (Ai = 5.0·5.0 = 25 m2) il valore
di calcolo dell’azione totale di punzonamento è:
da cui, utilizzando la (8.6), si ricava l’azione di punzonamento per unità di area. Nella (8.6)
il coefficiente ψ, che tiene conto dell’eccentricità del carico vale 1.15, trattandosi di un
pilastro interno; il perimetro u1 dell’area critica può ottenersi mediante la diffusione fino
all’armatura tesa, come indicato in Fig. 8.13, e vale:
( )
vSd = ψ ⋅ VSd / u1 d = 1.15 ⋅ 342500 / ( 3586⋅ 190 ) = 0.578N/mm
2
( )
vSd 0 = VSd / u0 d = 342500 / (1200⋅ 190 ) = 1.502N/mm
2
Area critica
h
d
β
β
2.0 d 2.0 d
lc
d
0
2.
2.0 d lc 2.0 d
Asx = Asy = 113 ⋅ (1060 / 200) = 598.9 cm 2 armatura in zona tesa della soletta
nell’area critica (φ 12/200 mm)
ρl = ρl = Asx /(l ⋅ d ) =
x y
Percentuali geometriche di armatura in
direzione x ed y
598.9 /(1060 ⋅190) = 0.003
Percentuale media di armatura
ρl = ρl ⋅ ρl = 0.003 < 0.02
x y
da cui si ottiene:
CRd ,c 0.18
⋅ K ⋅ (100 ⋅ ρl ⋅ f ck )
1/ 3
vRd ,c = = ⋅ 2 ⋅ (100 ⋅ 0.003 ⋅ 20)1/ 3 = 0.43 N/mm 2
γc 1.5
vmin = 0.035· K 3/ 2 · f ck1/ 2 = 0.035·23/ 2 ·201/ 2 = 0.443 N/mm 2
per cui
vRd ,c = 0.443 N/mm 2
( )
rcont = min ⎡ 2d + 0.56 l1 ⋅ l2 , ( 2d + 0.69 ⋅ l1 ) ⎤ =
⎣ ⎦
( )
min ⎡ 2 ⋅190 + 0.56 1000 ⋅1000 , ( 2 ⋅190 + 0.69 ⋅1000 ) ⎤ = min(940,1070) = 940 mm
⎣ ⎦
( )
vSd = ψ ⋅ VSd / u1 d = 1.15 ⋅ 342500 / ( 5906 190 ) = 0.351 N/mm
2
(
che risulta inferiore a quella resistente vRd ,c = 0.443 N/mm 2 . )
La verifica sulla resistenza tagliante massima, necessaria sul perimetro del pilastro,
è ovviamente verificata con margine ancora maggiore che in assenza di capitello:
( ) 2
vSd 0 = VSd / u0 d = 342500 / (1200⋅ 390 ) = 0.731 N/mm < v
Rd ,max
2
= 2.832 N / mm .
ωsw =
( vSd − 0.75 ⋅ vRd ,c ) ⋅ ( u1 ⋅ d ) =
( 0.578 − 0.75 ⋅ 0.443) ⋅ ( 3586 ⋅190 )
= 25.92 mm 2
1.5 ⋅ (d / sr ) ⋅ nb ⋅ f swd ,ef ⋅ senα 1.5 ⋅ (190 /105 ) ⋅ 8 ⋅ 297.5 ⋅1
260 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DELLE STRUTTURE IN CEMENTO ARMATO
105
105
220
60
300 staffe tipo a
180 4 x 3Ø8
staffe tipo a 300
staffe tipo b
180 2Ø8
820
staffa tipo b
ESERCIZIO 8.2
Si considera un impalcato caratterizzato dalla stessa geometria in pianta
dell’esempio precedente (soletta in c.a. alta 220 mm (copriferro d′ =30 mm) armata con una
maglia incrociata inferiore e superiore di barre φ12/200 mm, pilastri quadrati di dimensione
300 x 300 mm), nella ipotesi di non poter assumere il coefficiente ψ nella forma
semplificata (ψ=1.15 per pilastri interni, ψ=1.40 per pilastri di bordo, ψ=1.50 per pilastri
d’angolo), perché le azioni orizzontali sull’impalcato sono affidate al comportamento a
telaio della struttura ovvero il rapporto tra le luci consecutive supera il valore di 1.25.
In tali condizioni è necessario procedere al calcolo del coefficiente ψ.
Pilastro interno:
Materiali
Calcestruzzo: C20/25 Armatura acciaio: B450 C
Analisi dei carichi:
Peso proprio solaio: Gk = 6.50 kN/m2
Carico variabile: Qk = 3.50 kN/m2
Valore di calcolo del carico:
2
Q = 1.3 ⋅ Gk + 1.5 ⋅ Qk = 1.3 ⋅ 6.50 + 1.5 ⋅ 3.50 = 13.7 kN/m
Considerando l’area di influenza del pilastro interno (Ai = 5.0·5.0 = 25 m2) il valore
di calcolo dell’azione totale di punzonamento è:
Per il calcolo del coefficiente ψ occorre calcolare k , W1 ed u1. Essendo c1/c2 ≤ 1 risulta
k =0.45 + 0.3·(c1/c2-0.5)=0.6
Il coefficiente W1 vale:
2
c1 2
W1 = + c1 ⋅ c2 + 4 ⋅ c2 ⋅ d + 16 ⋅ d + 2 ⋅ π ⋅ c1 ⋅ d =
2
2
300 2
= + 300 ⋅ 300 + 4 ⋅ 300 ⋅ 190 + 16 ⋅ 190 + 2 ⋅ 3.14 ⋅ 300 ⋅ 190 = 128560 mm
2
Il perimetro u1 dell’area critica vale:
u1 = 2 ⋅ (300 + 300 ) + 2π ⋅ (2 ⋅ d ) = 1200 + 2 ⋅ 3.14 ⋅ (2 ⋅ 190 ) = 3586mm
262 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DELLE STRUTTURE IN CEMENTO ARMATO
Il coefficiente ψ vale:
M Sd u 107625 3586
ψ = 1+ k ⋅ ⋅ 1 = 1 + 0.6 ⋅ ⋅ = 1.5207
VSd W1 342.5 1298560
( )
vSd = ψ ⋅ VSd / u1 d = 1.50 ⋅ 342500 / ( 3586 190 ) = 0.754 N/mm 2
( )
vsd 0 = VSd / u0 d = 342500 / (1200 190 ) = 1.502 N/mm 2
Resistenza a punzonamento:
La resistenza a punzonamento è quella valutata nell’esercizio 8.1:
vRd ,c = 0.443 N/mm 2
110
110
60 110
110 staffe tipo a
300
180 4 x 5Ø8
staffe tipo a 300
staffe tipo b
180 4 x 2Ø8
488
staffe tipo b
ω sw =
( vSd − 0.75 ⋅ vRd ,c ) ⋅ (u1 ⋅ d ) =
( 0.754 − 0.75 ⋅ 0.443) ⋅ ( 3586 ⋅ 190) = 24 mm
2
( )
1.5 ⋅ d / sr ⋅ nb ⋅ f swd ,ef ⋅ senα 1.5 ⋅ (190 / 110 ) ⋅ 16 ⋅ 297.5
ciascuno di 16 barre φ 8 (50 mm2), realizzabili secondo lo schema indicato in Fig. 8.15.
Fig. 8.14La percentuale di armatura è maggiore di quella minima consentita. Risulta
infatti:
d'=30
β d=190
2d
2d
c 2 =300
2d
=300
<=1.5d
<=0.5c 1
Fig. 8.16: Pilastro di bordo
Il momento da considerare derivante dalla analisi strutturale sia:
M Sd = 57041 kNmm (con eccentricità parallela al bordo)
( )
v Sd = ψ ⋅V Sd / u1 d = 1.32 ⋅ 181530 / (1793 190 ) = 0.701 N/mm 2
( )
v sd 0 = V Sd / u 0 d = 181530 / ( 600 190 ) = 1.593 N/mm 2
Resistenza a punzonamento:
La resistenza punzonamento è la stessa dell’esercizio 8.1:
vRd , c = 0.443 N/mm 2
f swd ,ef = 250 + 0.25 ⋅190 = 297.5 N/mm 2 [ < 391.3 N/mm 2 ]
ωsw =
( vSd − 0.75 ⋅ vRd ,c ) ⋅ ( u1 ⋅ d ) ( 0.757 − 0.75 ⋅ 0.443) ⋅ (1793 ⋅190 )
= = 17 mm 2
1.5 ⋅ (d / sr ) ⋅ nb ⋅ f swd ,ef ⋅ senα 1.5 ⋅ (190 / 50 ) ⋅ 5 ⋅ 297.5 ⋅1
50
d=190
60
50
50
c 2=300
50
c1 =300
Pilastro d’angolo
Analisi dei carichi:
Considerando l’area di influenza del pilastro di bordo (Ai = 2.65 2.65= 7.02 m2) il
valore di calcolo dell’azione totale di punzonamento è:
( ) ( )
vSd = ψ ⋅ VSd / u1 d = 1.376 ⋅ 96180 / 1197 190 = 0.582 N/mm
2
( ) ( )
vSd 0 = VSd / u0 d = 96180 / 570 190 = 0.888 N/mm
2
Resistenza a punzonamento:
La resistenza punzonamento è la stessa dell’esercizio 8.1:
CRd ,c 0.18
⋅ k ⋅ (100 ⋅ ρl ⋅ f ck ) =
1/ 3
vRd ,c = ⋅ 2 ⋅ (100 ⋅ 0.003 ⋅ 20)1/ 3 = 0.43 N/mm 2
γc 1.5
vmin = 0.035·k 3/ 2 · f ck1/ 2 = 0.035·23/ 2 ·201/ 2 = 0.443 N/mm 2
per cui
268 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DELLE STRUTTURE IN CEMENTO ARMATO
60
c1 =300
70
c 2 =300 60
ωsw =
( vSd − 0.75 ⋅ vRd ,c ) ⋅ (u1 ⋅ d ) =
( 0.582 − 0.75 ⋅ 0.443) ⋅ (1197 ⋅ 190 )
= 15.63 mm 2
1.5 ⋅ ( d / sr ) ⋅ nb ⋅ f swd ,ef ⋅ senα 1.5 ⋅ (190 / 70 ) ⋅ 3 ⋅ 297.5 ⋅ 1
In pratica l’armatura deve assicurare due strati di armature a distanza dal pilastro di
60 e 130 mm, ciascuno costituito da non meno di 3 barre verticali di diametro φ 8 (50
mm2).
270 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DELLE STRUTTURE IN CEMENTO ARMATO
ESERCIZIO 8.3
Piastra di fondazione
Si considera una piastra di fondazione di altezza complessiva h = 300 mm, su cui
scaricano i pilastri di un fabbricato (Fig. 8.19). Le caratteristiche geometriche ed i carichi
agenti sono riportati di seguito:
Piastra di fondazione: h = 300 mm, d = 260 mm
armatura φ16 / 200 mm in dir. x ed y
pilastro: c1 = 400 mm, c2 = 300 cm, ψ = 1.15 (pilastro interno)
Materiali
Calcestruzzo: C25/30 Armatura acciaio: B450 C
Azione di punzonamento su unità di area:
L’azione complessiva di punzonamento si ottiene deducendo dal carico verticale
trasmesso dal pilastro la reazione del terreno interna al cuneo di distacco, pari alla tensione
media nel terreno, assunta pari a 0.1 N/mm2, moltiplicata per la superficie interna al
perimetro critico.
Essendo pertanto l’azione specifica di punzonamento inversamente proporzionale
all’area contenuta nel perimetro critico, è necessario determinare la distanza del perimetro
critico per il quale è massimo il rapporto tra azione sollecitante e resistenza. In alternativa si
può adottare un perimetro critico limite inferiore assumendo per l’angolo β un valore
maggiore di 26.56°, compreso tra 33.69° e 45°.
Assumendo cautelativamente l’angolo β=45° che dà luogo alla minima area di
reazione del terreno, per la sollecitazione di punzonamento si ottiene:
Ac (area critica ) = c1 ⋅ c2 + 2 ⋅ ( c1 + c2 ) ⋅ d + π ⋅ d 2 =
= 300 ⋅ 400 + 2 ⋅ (300 + 400) ⋅ 260 + 3.14 ⋅ 2602 = 696264 mm 2
VSd = 1000000 − 696264 ⋅ 0.1 = 930373 N
u1 = 2 ⋅ (c1 + c2 ) + 2π ⋅ (d ) = 2 ⋅ (400 + 300) + 2π ⋅ (260) = 3032.8 mm
vSd = ψ ⋅ VSd / ( u1 d ) = 1.15 ⋅ 930373 /(3032.8 ⋅ 260) = 1.357 N/mm 2
v Sd 0 = V Sd 0 / (u 0 d ) = 1000000 /(1400 ⋅ 260) = 2.75 N/mm 2
Capitolo 8. LO STATO LIMITE ULTIMO PER PUNZONAMENTO 271
Resistenza a punzonamento
assume uno spessore hH=lH=300 mm. Trattasi in questo caso di un capitello “piccolo” in
quanto risulta [(lH=300 mm) = (hH=300 mm)]; pertanto si calcola il raggio del perimetro
equivalente ed il perimetro critico nel modo seguente:
( )
rcont = min ⎡ 2d + 0.56 l1 ⋅ l2 , ( 2d + 0.69 ⋅ l1 ) ⎤ =
⎣ ⎦
( )
min ⎡ 2 ⋅ 260 + 0.56 900 ⋅1000 , ( 2 ⋅ 260 + 0.69 ⋅ 900 ) ⎤ = min(1051,1141) = 1051 mm
⎣ ⎦
( ) (
vSd = ψ ⋅ VSd / u1 d = 1.15 ⋅ 653155 / 6600 260 = 0.4377 N/mm) 2
(
che risulta inferiore a quella resistente vRd ,c = 0.48 N/mm 2 . )
La verifica sulla resistenza tagliante massima, necessaria sul perimetro del pilastro,
è ovviamente verificata con margine ancora maggiore che in assenza di capitello:
( ) 2
vSd 0 = VSd / u0 d = 1000000 / (1400⋅ 560 ) = 1.276 N/mm .
Seguendo la seconda strategia occorre disporre armature trasversali (verticali o
inclinate) all’interno dell’area critica allo scopo di sostenere il carico da punzonamento. Si
può fare affidamento anche sulla collaborazione del calcestruzzo come ammette l’EC2.
Seguendo l’impostazione dell’EC2 ed ipotizzando barre verticali si ottiene nel caso
specifico:
⎡ ψ ⋅ VSd ⎤ 1 ⎡1.15 ⋅ 930373 ⎤ 1
dout = ⎢ − 2 ⋅ ( c1 + c2 ) ⎥ ⋅ =⎢ − 1400 ⎥ ⋅ = 964 mm
v
⎣⎢ Rd ,c ⋅ d ⎦⎥ 2 ⋅ π ⎣ 0.48 ⋅ 260 ⎦ 6.28
dest = 964 − 1.5 ⋅ 260 = 574 mm arrotondati a 580 mm
dint = 0.3 ⋅ 260 = 78 mm arrotondati a 80 mm
f swd ,ef = 250 + 0.25 ⋅ 260 = 315 N/mm 2 [ < 391.3 N/mm2 ]
ωsw =
( vSd − 0.75 ⋅ vRd ,c ) ⋅ ( u1 ⋅ d ) (1.357 − 0.75 ⋅ 0.48) ⋅ ( 3032.8 ⋅ 260 )
= = 89 mm 2
1.5 ⋅ (d / sr ) ⋅ nb ⋅ f swd ,ef ⋅ senα 1.5 ⋅ ( 260 /167 ) ⋅12 ⋅ 315 ⋅1
300
40
300
40 staffe tipo a
80 167 167 167
240 4 x 4Ø12
staffe tipo a 300
staffe tipo b
167 167 167
240 4 x 1Ø12
501
staffa tipo b
9.1 Generalità
Le limitazioni delle tensioni in esercizio previste sia dalla normativa italiana NTC
2008 che dall’Eurocodice 2 sono legate alle esigenze di garantire nell’impiego ordinario
uno stato di sollecitazione che eviti fenomeni di fessurazione eccessivi nelle zone tese o di
compressione eccessiva. Tali situazioni influenzano prevalentemente la durabilità e la
funzionalità senza essere direttamente connesse alla sicurezza. Infatti tensioni di
compressione eccessivamente elevate nel calcestruzzo, in presenza di carichi di esercizio,
possono favorire la formazione di fessure longitudinali (lungo le isostatiche di
compressione) e determinare incrementi degli effetti viscosi, causando, in definitiva, una
ridotta durabilità; tensioni di trazione nell’acciaio teso troppo elevate innescano fessure di
ampiezza elevata che a loro volta facilitano la corrosione delle armature.
Per tali ragioni nel metodo semiprobabilistico agli stati limite, secondo le indicazioni
dell’EC2 e della NTC 2008 per le strutture in calcestruzzo armato, si richiede sia la verifica
di resistenza delle membrature allo stato limite ultimo, sia la verifica di limitazione delle
tensioni normali in presenza delle combinazioni di carico di servizio.
Per la verifica tensionale in argomento, le sollecitazioni devono essere determinate
mediante una analisi elastica della struttura come in tutte le verifiche di servizio. Infatti in
condizioni di servizio i carichi agenti sono sufficientemente minori di quelli che
determinano il superamento della fase di comportamento elastico e successivamente il
collasso la struttura.
Sia l’EC2 che le NTC 2008, prevedono le verifiche secondo i limiti tensionali
riportati nella Tab. 9.1.
Mettendo a confronto i valori delle due normative si nota che le NTC 2008 prescrive
e considera importante la verifica in tutte le tipologie di ambienti definiti; inoltre, i limiti
tensionali indicati per l’ambiente molto aggressivo sono più restrittivi rispetto a quelli
dell’EC2.
Ambiente Materiale Combinazione di Carico Limiti Pensionali
Calcestruzzo Combinazione Rara σc ≤ 0.60 fck
Tab. 9.1 Limiti tensionali per lo s.l.s. nel calcestruzzo e acciaio secondo EC2 e NTC 2008
A's
h N
M
As
b
Si osservi che i limiti tensionali della Tab. 9.1 sono ridotti del 20% nel caso di
elementi piani quali solette, pareti, gettati in opera con calcestruzzi ordinari e con spessori
di calcestruzzo minori di 50mm.
Per evidenziare l’importanza relativa delle verifiche di resistenza allo s.l.u. e delle
verifiche tensionali in condizioni di servizio, a titolo di esempio si riportano per una sezione
rettangolare a doppia armatura (Fig. 9.1) i domini di resistenza adimensionali in presso-
tensoflessione allo s.l.u. e allo s.l.s., che, per essere confrontabili, sono stati
opportunamente scalati amplificando i domini ottenuti da confronti tensionali allo s.l.s.
mediante il rapporto medio γ med tra i carichi di progetto allo s.l.u. ed i carichi di servizio
(Fig. 9.2). Si osserva che in questo capitolo i tipi di acciaio considerati sono quelli prescritti
nella precedente Normativa Nazionale; l’acciaio attualmente in uso, denominato B450C,
può essere assimilato al vecchio Fe44k, poco diverso per valore di rottura a trazione.
Dal loro esame si evince che esistono campi di valori (ν , µ ) in cui le verifiche di
servizio sono più limitative di quelle allo s.l.u. (il dominio allo s.l.s. amplificato è interno a
Capitolo 9. LA VERIFICA DELLE TENSIONI IN ESERCIZIO 277
quello allo s.l.u.). Vi sono poi campi di valori (ν , µ ) in cui le verifiche allo s.l.u.
garantiscono implicitamente il rispetto delle verifiche tensionali in condizioni di servizio (il
dominio allo s.l.u. è interno a quello allo s.l.s. amplificato).
Dalle figure si evince anche che i campi in cui le verifiche di servizio sono più
limitative sono più estesi all’aumentare della percentuale meccanica di armatura
ωs = As / bhf cd a causa del migliore sfruttamento allo s.l.u. della parte compressa di
calcestruzzo e dell’armatura compressa.
La Fig. 9.3 riporta, invece, i domini di resistenza allo s.l.u. e quelli dedotti
applicando il metodo delle tensioni ammissibili amplificati allo stesso modo: in tal caso, il
fenomeno sopra descritto è ancora più evidente a causa dei limiti tensionali più bassi nel
metodo alle tensioni ammissibili rispetto ai valori limiti nel metodo agli s.l..
I domini sopra citati si riferiscono all’ipotesi che sforzi normali e momenti crescano
proporzionalmente a partire dalle condizioni di servizio fino a raggiungere quelle ultime.
Una estesa indagine parametrica è stata eseguita in [28] al fine di evidenziare i
campi in cui le verifiche allo s.l.u. assicurano implicitamente il soddisfacimento della
verifica tensionale in condizioni di servizio, rendendo inutile questa seconda verifica, con
riferimento ad elementi inflessi e pressoinflessi ed all’insieme dei parametri che
influenzano il problema. Su tale base possono ricavarsi utili indicazioni operative che
consentono di prevedere i casi in cui è sufficiente effettuare la sola verifica di resistenza
allo stato limite ultimo rispettando nel contempo anche le limitazioni tensionali in esercizio.
1
0.9
m u;m es,c.r.
w=As /bhf'cd
0.8 S.L.U.
S.L.S.c.rara 0.80
0.7 0.60
0.30
0.6 0.10
0.5
0.4
0.3
ν u;ν es,c.r.
0.2
0.1
0
-3 -2 -1 0 1 2 3
(a)
278 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
0.9
m u;m es,c.q.p.
w=As /bhf'cd
S.L.U.
0.8 S.L.S.c.q.perm. 0.80
0.60
0.7 0.30
0.10
0.6
0.5
0.4
0.3 nu;nes,c.r.
0.2
0.1
0
-3 -2 -1 0 1 2 3
(b)
Fig. 9.2: Domini limite (νµ) s.l.u.-s.l.s. (combinazione rara (a) e quasi permanente (b)) per
Rck=25N/mm2, fyk=380N/mm2, δ’=0.05 e ρ=1 in base alle NTC 2008.
1
0.9
mu - mta
w=As/bhf'cd
0.8 S.L.U.
Tens. Amm.
0.7 0.80
0.60
0.6
0.30
0.5
0.10
0.4
0.3
0.2
nu - nta
0.1
0
-3 -2 -1 0 1 2 3
Fig. 9.3: Domini limite (νµ) s.l.u.-tensioni ammissibili, per Rck=25N/mm , fyk=380N/mm ,
2 2
9.3.1 Confronto tra i momenti resistenti allo stato limite ultimo ed allo
stato limite di servizio
Con riferimento alla sezione avente percentuale geometrica di armatura r
corrispondente alla percentuale meccanica ω progettata allo s.l.u.:
f cd
r= ⋅ω (9.1)
f sd
la valutazione del momento massimo in esercizio, pari al minimo tra i momenti
corrispondenti al raggiungimento delle tensioni limite nei due materiali (calcestruzzo ed
acciaio), si ottiene utilizzando le note relazioni della teoria tecnica del c.a.. I momenti
resistenti del calcestruzzo e dell’acciaio valgono infatti:
σ c,lim ⋅ I es
M es ,c = ( calcestruzzo) (9.2)
d ⋅ ξ es
σ s ,lim ⋅ I es
M es , s = ( acciaio) (9.3)
nd ⋅ (1 − ξ es )
dove σ c,lim e σ s ,lim sono rispettivamente le tensioni limite di verifica in esercizio del
calcestruzzo compresso e dell’acciaio che variano in relazione sia alla combinazione di
carico (quasi permanente o rara) che alla normativa tecnica impiegata (NTC 2008; EC2).
Il parametro che meglio evidenzia l’importanza relativa della verifica allo s.l.u.
ovvero allo s.l.s. è la posizione dell’asse neutro ξ in condizioni ultime. In particolare,
minore risulta ξ allo s.l.u., minore è la probabilità che le verifiche di servizio siano non
soddisfatte. Per poter definire i campi dell’asse neutro di progetto ξ allo s.l.u. per i quali si
può ritenere soddisfatta la verifica tensionale in esercizio nel cls e nell’acciaio, si confronta
il rapporto tra i momenti resistenti allo s.l.u. ed allo s.l.s con il rapporto tra i rispettivi
momenti sollecitanti, che, nel caso di analisi strutturale elastica anche allo s.l.u., è definito
dalla quantità:
⎛M ⎞
γ med = ⎜ Sd ,u ⎟ (9.4)
⎜M ⎟
⎝ Sd ,es ⎠ med
Assumendo tale rapporto coincidente con il rapporto tra i carichi allo stato limite
ultimo e di esercizio, si ha:
280 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
γ g ⋅ Gk + γ q ⋅ Qk
γ med = (9.5)
Gk + ψ i ⋅ Qk
Come si può osservare dai valori riportati in Tab. 9.2 , il γ med è funzione della
combinazione di carico, del coefficiente c e della normativa tecnica di riferimento da cui
dipendono i coefficienti γ e ψ.
In particolare, si è assunto ψi=1 nella combinazione rara e ψi=0.3 nella
combinazione quasi permanente.
Si nota che γ med cresce all’aumentare del rapporto c ; ciò determina condizioni
meno limitative per la verifica tensionale in esercizio quando cresce l’entità dei carichi
variabili rispetto a quelli permanenti.
Indicato con M u / M es il rapporto tra i momenti resistenti allo s.l.u. ed allo s.l.s., si
⎛M ⎞
ha che se ⎜⎜ u ⎟⎟ ≤ γ med si è certi dell’automatico soddisfacimento dei limiti tensionali
⎝ M es ⎠
nelle condizioni di esercizio della sezione progettata allo s.l.u.; viceversa per valori di
⎛ Mu ⎞
⎜ ⎟
⎜ M ⎟ > γ med è soddisfatta la sola verifica allo stato limite ultimo, ma non quella in
⎝ es ⎠
esercizio.
M µ ⋅bd 2 ⋅ f µ ⋅ f ⋅ξ
u = u cd = u cd c ,es (9.7)
M σ ⋅I σ ⋅i
c ,es c ,lim es c ,lim es
d ⋅ξ
c ,es
M µ ⋅bd 2 ⋅ f µ ⋅f
u = u cd = u cd
M σ ⋅I σ ⋅i (9.8)
s ,es s ,lim es s ,lim es
(
n⋅d ⋅ 1−ξ
s ,es ) n⋅(1−ξs,es )
dove ies è il momento d’inerzia adimensionalizzato pari a Ies/bd3 .
I valori di Mu /Mes sono stati determinati facendo variare i parametri influenti
nell’ambito dei seguenti campi:
− asse neutro a rottura: ξ = 0.05 ÷ 0.7;
− resistenza dei materiali:
cls: fck = 20, 25, 30, 35, 40 N/mm2
acciaio: fyk = 380, 440 N/mm2;
− percentuale di armatura : ρ = 0 ÷ 0.75;
− copriferro adimensionale: δ’= 0,05÷ 0.10.
I valori assunti dal rapporto M u / M es sono stati calcolati con riferimento alle
limitazioni di tensioni sia della N.I. che dell’EC2 e vengono confrontati con i valori del
coefficiente γ med ottenuti assumendo c = 0.5 (cfr.Tab. 9.2).
Le analisi numeriche sono state finalizzate alla determinazione dei valori di ξlim in
condizioni ultime che garantissero il soddisfacimento delle verifiche in condizioni di
esercizio. Dall’analisi dei risultati si ricava che tali valori di ξlim sono influenzati in
maniera rilevante dalla percentuale di armatura. Si nota infatti che indipendentemente dalla
combinazione di carico e dalla normativa tecnica, al crescere del rapporto di armatura
ω ′ / ω i valori di ξlim si riducono; questo effetto è dovuto al fatto che allo s.l.u. è possibile
sfruttare anche completamente la resistenza dell’armatura compressa, che risulta snervata in
vari campi dell’asse neutro ξ , mentre in condizioni di servizio la massima tensione
nell’armatura compressa è generalmente modesta, inferiore al valore n ⋅ σ c ,lim .
Per quanto riguarda la classe di resistenza del calcestruzzo (fck), si nota che,
indipendentemente dalla normativa tecnica, al crescere della resistenza del calcestruzzo (fck)
si estende il campo dei valori ammissibili dell’asse neutro di progetto.
Questo comportamento è dovuto al fatto che al crescere della resistenza del
calcestruzzo si ha un migliore sfruttamento delle caratteristiche di resistenza della sezione
nelle condizioni di servizio, potendo arrivare in taluni casi alla massima tensione nelle
armature compresse.
282 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
Vista la prevalente dipendenza dell’asse neutro limite di progetto ξ lim dal rapporto di
armatura compressa/tesa ρ e dalla classe di resistenza del calcestruzzo fck, riscontrata
nell’analisi condotta, si può pensare di esprimere l’asse neutro limite mediante la seguente
relazione lineare:
ξ lim = a − 0.23676 ⋅ ρ (9.10)
0
0 0,15 0,3 0,45 ρ=0,5 0,6 0,75
ρ=ω'/ω
Fig. 9.4: Flessione, rette di progetto-verifica di ( ξ lim. , ρ ) al variare di fck per fyk=440,
ω’/ω =0.05, c=0.5, valutate secondo l’EC2 per ambiente molto aggressivo
La relazione (9.10) è valida sia per la verifica secondo le NTC 2008 in ambiente
poco o moderatamente aggressivo, sia per la verifica secondo l’EC2 (prescritta solo nel
caso di ambiente aggressivo).
284 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
Per completare il quadro delle NTC 2008 vengono determinati i valori di ξ lim
impiegando i limiti tensionali riferiti ad ambiente aggressivo (Fig. 9.5).
I valori di ξ lim così ottenuti sono interpolati con una formulazione analoga a quella
vista in precedenza nella relazione (9.10), per cui possiamo scrivere:
dove a è pari a:
fck=20 a = 0.3028
fck=25 a = 0.3841
fck=30 a = 0.4585
fck=35 a = 0.5277
fck=40 a = 0.5927
ξlim 0,7
0,6 0,5926
0,55059
0,5277
0,5085
0,5 0,4856 0,4664
0,4585 0,4435
0,4164 0,4014
0,4 0,3840
0,3743
0,3419 0,3322
0,3028 0,2998
0,3
0,2607 0,2578
2 0,2186
fck(N/mm ) 0,1765
0,2
40
35
0,1 30
25
20
0
0 0,25 0,5 0,75
ρ=ω'/ ω
Fig. 9.5: Flessione, rette di progetto-verifica di ( ξ lim. , ρ ) al variare di fck per fyk=440,
δ ' =0.05, c=0.5, valutate secondo le NTC 2008 per ambiente molto aggressivo
Un altro aspetto meritevole di considerazione è l’influenza sulla progettazione del
tipo di analisi strutturale impiegato: elastico con e senza ridistribuzione, plastico.
Tutte le analisi condotte innanzi sono state svolte assumendo un’analisi elastico
lineare senza ridistribuzione dei momenti.
Capitolo 9. LA VERIFICA DELLE TENSIONI IN ESERCIZIO 285
Nel caso di un’analisi strutturale non lineare o lineare con ridistribuzione dei
momenti possono aversi sostanziali modifiche, derivanti dal diverso valore del coefficiente
γ med , pari al rapporto tra momenti allo s.l.u. e momenti di servizio, che risulta
ulteriormente ridotto per effetto ella ridistribuzione dei momenti.
In definitiva si può concludere che un’analisi con ridistribuzione dei momenti
(δ=0.75), per effetto della verifica tensionale, determina valori di ξ lim significativamente
ridotti rispetto a quelli validi per l’analisi elastica, come si può notare nella tabella che
segue:
Normativa Analisi senza Analisi con Acciaio Variaz. Variaz.
Tecnica ridistribuzione ridistribuzione % %
C.Rara C.Q.P. C.Rara C.Q.P. fyk C.Rara C.Q.P.
ξlim ξlim ξlim ξlim N/mm2
EC2 0.4353 0.4164 0.2547 0.2469 440 41.48 40.70
NTC2008
EC2 0.4730 0.4523 0.2748 0.2642 380 41.90 41.58
NTC2008
Tab. 9.3. Flessione: incidenza nella valutazione di ξlim in un’analisi elastico lineare con
ridistribuzione dei momenti al variare della normativa tecnica (fck=25 N/mm2,
ω’/ω=0 e δ’=0.05)
Esaminando i risultati riportati in tabella, si osserva che una ridistribuzione del 25%
dei momenti comporta in media una riduzione dei valori di ξlim del 41% circa, per entrambe
le combinazioni (rara e quasi permanente) utilizzando l’E.C.2., e le NTC 2008.
Ciò si traduce nel maggiore peso che le verifiche tensionali in esercizio rivestono
nella progettazione delle sezioni allo stato limite ultimo nel caso di un metodo di analisi
strutturale diverso da quello elastico lineare senza ridistribuzione dei momenti.
9.4.1 Confronto tra i momenti resistenti allo stato limite ultimo e stato
limite di servizio
Anche per la presso-flessione si può procedere in maniera analoga a quanto visto per
la flessione.
Partendo dalla progettazione allo s.l.u., l’equazione di equilibrio alla traslazione
adimenzionalizzata rispetto a bd·fcd ha la seguente espressione:
286 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
Nu
νu = = ψ ⋅ ξ + ω ′ ⋅ s′ + ω ⋅ s (9.12)
bd ⋅ f cd′
Inoltre l’asse neutro limite ξ lim risulta funzione degli stessi parametri visti per la
flessione; unica eccezione è rappresentata dall’introduzione della percentuale meccanica di
armatura tesa ω al posto del rapporto di armatura compressa-tesa ρ , assunto in tutti i casi
pari ad 1.0, come solitamente accade nei pilastri.
0,6 0,6159
0,6073
0,5727
0,5381
0,5
0,5202 0,5115
0,4770 fck(N/mm2)
0,4424
0,4 0,4254 0,4168
0,3822
40
0,3476 35
0,3 0,3302 0,3215 30
0,2870 25
0,2524
0,2 0,2374 20
0,2288
0,1942
0,1596
0,1
0
ω
0,05 0,1 0,15 0,2 0,25 0,3 0,35 0,4 0,45 0,5
Fig. 9.6. Pressoflessione: rette di ( ξ lim , ω )al variare di fck (δ’=0.05) (EC2 e NTC 2008)
Il coefficiente numerico a che definisce la retta ξ lim relativa alle verifiche secondo
l’EC2 e le NTC 2008, assume i seguenti valori:
288 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
fck=20 a = 0.2461
fck=25 a = 0.3388
fck=30 a = 0.4341
fck=35 a = 0.5261
fck=40 a = 0.6246
L’influenza dei vari parametri considerati ( f ck , f yk , ω , ρ ) è analoga a quanto
osservato per la flessione.
Per avere una visione completa del campo di verifica tensionale si possono costruire
i domini limite ( ν , µ ) in forma adimensionale nelle condizioni ultime e di esercizio.
Nelle Fig. 9.7 a e b vengono riportati alcuni di questi domini limite valutati per ω’/ω
pari a 1.0 per la combinazione rara e quasi permanente, la cui interpretazione è
sintetizzabile nel modo seguente: quando il punto rappresentativo dello stato di
sollecitazione in condizioni ultime (νu, µu) è interno al dominio di servizio scalato, si è certi
nel progettare allo s.l.u. di rispettare i limiti tensionali nel calcestruzzo e nell’acciaio,
viceversa nel caso contrario.
1.2
1.1 m u - m es,c..r.
1 w=As /bhf'cd
0.9
S.L.U. 0.80
0.8 S.L.S.c.rara 0.60
0.30
0.7
0.10
0.6
0.5
0.4
0.3 nu - nes,c..r.
0.2
0.1
0
-3 -2 -1 0 1 2 3 4
(a)
1.2
1.1 m u - m es,c.q.p
w=As /bhf'cd
1
0.6
0.5
0.4
0.3 nu - nes,c.q.p.
0.2
0.1
0
-3 -2 -1 0 1 2 3 4
(b)
Fig. 9.7(a,b). Pressoflessione: Domini limite (ν, µ) s.l.u.-s.l.s.(combinazione rara (a) e
quasi permanente (b)) per Rck=40 N/mm2, fyk=440 N/mm2, δ’=0.05 e ρ=1 in base alla NTC
2008.
290 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
1.2
1.1 mu-mta
1 w=As/bhf'cd
S.L.U.
0.9
Tens. Amm. 0.80
0.8 0.60
0.7 0.30
0.10
0.6
0.5
0.4
0.3
0.2 nu-nta
0.1
0
-3 -2 -1 0 1 2 3 4
Fig. 9.8. Pressoflessione: Domini limite (ν, µ) s.l.u. - t.a. per Rck=40 N/mm2, fyk=440
N/mm2, δ’=0.05 e ω’ /ω=1 in base alle NTC 2008.
9.6 Esercizi
ESERCIZIO 9.1
Si considera la trave continua a due campate di sezione rettangolare rappresentata in
figura.
L1 L2
0.85 ⋅ 0.83 ⋅ 25
f cd = = 11.0 N/mm
2
1.6
Dalla tabella di progetto allo s.l.u. per sezione rettangolare a semplice armatura
ponendo ξ = 0.25 < ξ lim ed inoltre:
MA 26404 ⋅104
µd = = = 0.167
b ⋅ h 2 ⋅ f cd 400 ⋅ 6002 ⋅11.0
Essendo
µc > µd
si determina l’asse neutro prescindendo dall’armatura in compressione.
La relazione:
ψ ⋅ ξ ⋅ (1 − δ ′ − λ ⋅ ξ ) − µ d = 0
ammette la soluzione:
Capitolo 9. LA VERIFICA DELLE TENSIONI IN ESERCIZIO 293
2
1− δ ′ ⎛1−δ ′ ⎞ µ
ξ= − ⎜⎜ ⎟⎟ − d
2λ ⎝ 2 λ ⎠ λ ⋅ψ
400 ⋅ 208.7 3
In = + 15 ⋅ 1608 ⋅ (570 − 208.7 )2 = 436057 ⋅ 10 4 mm 4
3
[ ]
4
M 18424 ⋅ 10 N 2
σc = yc = 4
⋅ 208.7 = 8.817 < 0.6 ⋅ f ck = 0.6 ⋅ 20.0 = 12.0 N / mm
In 436057 ⋅ 10 mm 2
4
σs =n⋅
M
(d − y c ) = 15 ⋅ 18424 ⋅ 10 4 ⋅ (570 − 208.7 ) = −228.9 N / mm 2
In 436057 ⋅ 10
[
< 0.7 ⋅ f yk = 0.7 ⋅ 380.0 = 266.0 N / mm 2 ]
Inoltre, con riferimento alla combinazione di carico quasi permanente, si ha:
q = g k + ψ 2 ⋅ q k = 42.00 + 0.3 ⋅ 20.80 = 48 .24 N/mm
294 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
3 3
1 48.24 ⋅ (4200 + 5300 )
MB = ⋅ = 14152 ⋅10 4 Nmm
8 4200 + 5300
σc =
M
In
yc =
14152 ⋅10 4
436057 ⋅10
4
[
⋅ 208.7 = 6.773 N / mm 2 < 0.45 ⋅ f ck = 0.45 ⋅ 20.0 = 9.0 N / mm 2 ]
4
σs = n⋅
M
(d − yc ) = 15 ⋅ 14152 ⋅10 4 ⋅ (570 − 208.7 ) = −175.9 N / mm 2
In 436057 ⋅ 10
[
< 0.7 ⋅ f yk = 0.7 ⋅ 380.0 = 266.0 N / mm
2
]
Entrambe le verifiche tensionali sono soddisfatte come il criterio di progetto adottato
faceva prevedere.
Capitolo 10
10.1 Premessa
Oltre allo stato limite tensionale, gli stati limite di servizio di più frequente interesse
sono i seguenti:
- stato limite di fessurazione;
- stato limite di deformazione.
Lo stato limite di fessurazione si articola a sua volta in tre diversi tipi di controllo,
che si riferiscono a differenti situazioni di sollecitazione delle sezioni; a tali controlli sono
associati peraltro diversi gradi di sicurezza nei confronti del fenomeno fessurativo. Possono
individuarsi pertanto i seguenti tipi di stati limite di fessurazione:
a) stato limite di decompressione;
b) stato limite di formazione delle fessure;
c) stato limite di apertura delle fessure.
M ⋅ (h − yc ) Ii
σ ct = −n′ ⋅ = − f ct ⇒ M fess = ⋅f (10.8)
Ii (h − yc )⋅ n′ ct
298 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
essendo:
− yc la distanza del baricentro della sezione reagente dal bordo più compresso della
sezione.
Nel caso in cui lo sforzo normale si possa considerare come noto e si voglia
determinare la posizione del centro di pressione che determina la fessurazione, tale
posizione deve ottenersi dalla soluzione della relazione precedente, assumendo come
incognita proprio la posizione dell’asse neutro, mentre la posizione del centro di pressione
si ricava dalla condizione di equilibrio alla rotazione, che fornisce:
N ⋅ ( c + yc )
f ct = n′ ⋅ ⋅ ( h − yc ) , (10.10)
In
da cui:
In h
c= ⋅ f ct − yc = e − , (10.11)
N ⋅ ( h − yc ) ⋅ n′ 2
essendo:
− Ai l’area omogeneizzata;
− yc la distanza del baricentro della sezione dal bordo più compresso della sezione;
Ii ⎛ N⎞
M fess = ⋅ ⎜⎜ f cf + ⎟⎟ (10.13)
h − yc ⎝ Ai ⎠
(1)
La normativa italiana [37] consiglia l’assunzione del coefficiente 1.2 per ricavare la
resistenza media a trazione per flessione fcfm dalla resistenza media a trazione fctm:
f ctm
f cfm = 1.2 ⋅ f ctm cui segue f cf = 1.2 ⋅ = f ctm
1.2
300 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
(2) I valori ammessi per l’ampiezza delle fessure contentuti nella Tab. 10.2 sono:
w1 = 0.2 mm , w2 = 0.3 mm , w3 = 0.4 mm .
Capitolo 10. STATO LIMITE DI FESSURAZIONE 301
wm = sm ⋅ (ε sm − ε cm ) (10.15)
essendo εsm e εcm deformazioni medie dell’armatura e del calcestruzzo a cavallo di una
fessura.
cccc
Dalla relazione (10.16) può ricavarsi il massimo valore di ∆z per il valore medio
della resistenza a trazione. Infatti imponendo σ ct = f ctm si ottiene:
f ctm ⋅ Ac
∆z = . (10.17)
τ ad ⋅ p
La distanza massima tra due fessure, valutata con riferimento a parametri medi, vale
304 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
pertanto sm=2∆z, in quanto per distanze maggiori la tensione nel calcestruzzo del tirante
sarebbe maggiore della resistenza di riferimento fctm. La relazione precedente, ponendo
µ = As /Ac ed As /p = D/ 4 , fornisce pertanto:
D ⋅ f ctm
sm = 2∆z = (10.18)
2 µ ⋅ τ ad
x
FLESSIONE
Zone di bordo
lastra h
σs
deff = c + 7.5 σ <= (h-x)/2
c
s <= 14φ c 40 cm
FLESSIONE TRAZIONE
Tratto uniforme
inferiore 7.5φ travi, solette
<= 40 cm
<= 14φ
anima di trave σs
σs
c+s deff
<=7.5φ
deff = c+7.5φ
c
<= 14φ c
bw
Nt
ε2 = (10.21)
Es ⋅ As
306 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
σs
ε1 = (10.22)
⎛ 1 ⎞
E s ⋅ ⎜⎜1 + ⎟⎟
⎝ n⋅µ ⎠
σs
ε2 = (10.23)
Es
σs
σs
Es
fessurato
Non fessurato ε sm
2
⎛σ ⎞
γ = β1 ⋅ β 2 ⋅ ⎜⎜ sr ⎟⎟ (10.25)
⎝ σs ⎠
essendo:
- β1 un coefficiente che vale 1 per barre ad aderenza migliorata e 0.5 per barre lisce;
- β2 un coefficiente che vale 1 nella prima applicazione di una azione di breve durata e
0.5 nel caso di azioni ripetute o permanenti;
- σsr il valore della tensione nel ferro a sezione parzializzata in presenza delle
sollecitazioni corrispondenti al raggiungimento della tensione fctm nella fibra più
sollecitata a trazione(3).
Una verifica semplificata suggerita dalla stessa norma per i casi più frequenti di
elementi monodimensionali, riconduce la verifica di fessurazione al controllo che la
tensione di lavoro delle armature in presenza di condizioni di carico frequenti sia inferiore a
0.7 fyk, essendo fyk la resistenza caratteristica dell’acciaio.
(3) Trascurando la deformazione nel tratto non fessurato ( ε = 0 ) nella relazione (10.24), si ottiene la
1
relazione contenuta nel D.M. ‘96:
σ s ⎡⎢ ⎤
2
⎛σ ⎞
ε sm = ⋅ 1 − β1 ⋅ β 2 ⋅ ⎜⎜ sr ⎟⎟ ⎥
Es ⎢
⎣ ⎝ σs ⎠ ⎥
⎦
che però, potendo fornire valori della deformazione non realistici perché prossimi a zero quando il
momento è poco superiore a quello di fessurazione, deve essere integrata dalla ulteriore
limitazione:
σs
ε sm > 0.6 ⋅
Es
308 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
1600 32 300
2000 25 250
2400 20 200
2800 16 150
3200 12 100
3600 10 50
Tab. 10.3: Diametri e spaziature massimi nel caso di flessione pura e per
barre ad aderenza migliorata
Infine si sottolinea che l’Eurocodice 2 [7] suggerisce che il controllo della
fessurazione può essere condotto senza un calcolo diretto dell’ampiezza massima delle
fessure se sono soddisfatte alcune condizioni riguardanti diametro e distanza tra le barre in
zona tesa oltreché la tensione in condizione di servizio. In particolare non occorre un
calcolo dell’ampiezza delle fessure se le dimensioni delle barre longitudinali di armatura e
la distanza tra di esse non superano i valori fissati in Tab. 10.3, in funzione della massima
tensione nelle armature indicata nella prima colonna della stessa tabella sotto la
combinazione di carico quasi permanente.
Capitolo 10. STATO LIMITE DI FESSURAZIONE 309
10.5 Esercizi
ESERCIZIO 10.1
Si esegua il calcolo del momento di prima fessurazione per una sezione rettangolare
inflessa di dimensioni b = 300 mm e h = 600 mm, considerando cautelativamente la stessa
costituita da solo calcestruzzo.
Condurre il calcolo considerando:
- modulo elastico a trazione diverso da quello a compressione;
- modulo elastico a trazione uguale a quello in compressione;
trascurando in entrambi i casi il contributo dell’armatura.
Si consideri calcestruzzo di classe fck = 20 N/mm2 .
( )
Ec = 9500 ⋅ f ck + 8 1 / 3 = 28847.6 N/mm
2
f ct = f ctm / 1.2 =
0.30 ⋅ 20 2 / 3
1.2
= 1.84 N/mm 2
b ⋅ yc2 b ⋅ ( h − yc )2
Sn = − n′ ⋅ =0
2 2
( 1 − n′) ⋅ b ⋅ yc2 + 2 n′ ⋅ b ⋅ h ⋅ yc − n′ ⋅ b ⋅ h 2 = 0
da cui:
− n′ + n′ − 0.50 + 0.50
yc = ⋅h = ⋅ 600 = 0.414 ⋅ 600 = 248.53 mm
1 − n′ 1 − 0.50
L’inerzia della sezione vale:
In 37.06 ⋅108
M fess = ⋅ f ct = ⋅1.84 = 38803 kNmm .
n′ ⋅ ( h − yc ) 0.50 ⋅ ( 600 − 248.53)
1.2 1.2
f cf = ⋅ f ctm = ⋅ 2.21 = 2.21 N/mm2 .
1.2 1.2
In tal caso la posizione dell’asse neutro, baricentrico della sezione, è pari da yc=h/2
ed il momento di fessurazione può ricavarsi direttamente dalla relazione:
b ⋅ h2 300 ⋅ 6002
M fess = W ⋅ f cf = ⋅ f cf = ⋅ 2.21 = 39780 kNmm .
6 6
Dai risultati ottenuti si può osservare come le due modalità di valutazione del
momento di fessurazione siano praticamente equivalenti, per cui può adottarsi la seconda
che risulta più semplice e non richiede l’introduzione del coefficiente di omogenizzazione
tra calcestruzzo teso e compresso.
Capitolo 10. STATO LIMITE DI FESSURAZIONE 311
ESERCIZIO 10.2
Si esegua il calcolo del momento di prima fessurazione per la sezione rettangolare
inflessa di dimensioni b = 300 mm ed h = 600 mm a doppia armatura con:
- As = 18.84 cm2 (6 φ20) (armatura tesa);
- As′ = 4.02 cm (2 φ16)
2 (armatura compressa).
Sulla base di quanto osservato nell’esercizio precedente, il calcolo venga condotto
considerando un modulo elastico a trazione uguale a quello in compressione ed utilizzando
la resistenza a trazione per flessione. Si utilizzi calcestruzzo di classe Rck = 25 N/mm2.
As = 1884 mm
2
(6 φ 20) As′ = 402 mm
2
(2 φ16)
che corrispondono ad una percentuale di armatura tesa pari a µ = As /b h = 1.05 % e ad un
rapporto tra armatura compressa e tesa pari a ρ = 0.21.
Il coefficiente di omogeneizzazione acciaio-calcestruzzo vale:
Es 2100000
n= = = 7.28
Ec 28847.6
e la posizione dell’asse neutro può ricavarsi dalla relazione seguente, che esprime il
rapporto tra il momento statico rispetto al bordo compresso e l’area della sezione:
yc =
( )
b ⋅ h2 /2 + n ⋅ ( As d + As′ d ′ )
=
b h + n ⋅ ( As + As′ )
=
( )
300 ⋅ 6002 /2 + 7.28 ⋅ (1884 ⋅ 570 + 402 ⋅ 30 )
= 315.0 mm
300 ⋅ 600 + 7.28 ⋅ (1884 + 402 )
la posizione dell’asse neutro è lievemente al di sotto del baricentro della sezione di solo
calcestruzzo a causa della presenza di un’armatura non simmetrica e prevalente nella parte
bassa. Il momento d’inerzia intorno all’asse neutro baricentrico vale:
b ⋅ yc3 b ⋅ ( h − yc )
3
+ n As′ ⋅ ( yc − d ′ ) + n As ⋅ ( d − yc ) =
2 2
I= +
3 3
300 ⋅ 3153 300 ⋅ ( 600 − 315 )
3
ESERCIZIO 10.3
Per il pilastro di dimensioni b=400 mm ed h=500 mm con calcestruzzo di classe
fck=20 N/mm2 ed armato con 4+4 φ 16 sui lati minori, con Nes =725.88 kN ed
Mes=229000kNmm, si effettui la verifica allo stato limite di fessurazione.
dove:
Tale verifica può essere anche condotta in termini di momento, controllando che:
M es ≤ M fess
dove:
b ⋅ yc b ⋅ ( h − yc )3
3
I= + + n As′ ⋅ ( yc − d ′)2 + n As ⋅ ( d − yc )2 =
3 3
400 ⋅ (500 − 250)3
3
400 ⋅ 250
= + + 7.5 ⋅ 804 ⋅ (250 − 30)2 + 7.5 ⋅ 804 ⋅ (470 − 250)2 =
3 3
6 4
= 4750.37 ⋅ 10 mm
Ii ⎛ N ⎞
M fess = ⋅ ⎜ f cf + es ⎟
h − yc ⎝ Ai ⎠
Ai = Ac + (n − 1)As = 210452 mm
2
l’area omogeneizzata;
Assumendo un coefficiente di omogeneizzazione n=7.5 per tener conto di condizioni
di carico prevalentemente istantanee, si ottiene :
4750.37 ⋅106 ⎛ 725880 /1.5 ⎞
M fess = ⋅ ⎜ 2.21 + = 85685 kNmm
(500 − 250) ⎝ 210452 ⎟⎠
Risultando:
M es > M fess
in cui
Capitolo 10. STATO LIMITE DI FESSURAZIONE 315
⎛ s ⎞ k ⋅k ⋅D
srm = 2 ⋅ ⎜ c + ⎟ + 2 3
⎝ 10 ⎠ µr
è la relazione regolamentare per la distanza media stabilizzata delle fessure riportata nelle
“Istruzioni per l’esecuzione delle opere in c.a. del Min. LL.PP.. Risulta:
5.73 + 1.17
k3 = 0.25 ⋅ = 0.151
2 ⋅ 5.73
804
µr = = 0.0141
56800
⎛ 113.3 ⎞ 0.4 ⋅ 0.151 ⋅ 16
srm = 2 ⋅ ⎜ 22 + ⎟+ = 135.20 mm
⎝ 10 ⎠ 0.0141
Per la deformazione unitaria media dell’armatura, la relazione regolamentare è
316 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
σ s ⎡⎢ ⎤
2
⎛σ ⎞
ε sm = ε 1 ⋅ γ + ε 2 ⋅ (1 − γ ) ≅ ε 2 ⋅ (1 − γ ) = ⋅ 1 − β1 ⋅ β 2 ⋅ ⎜⎜ sr ⎟⎟ ⎥
Es ⎢
⎣ ⎝ σs ⎠ ⎥
⎦
con il limite
σs
ε sm > 0.4 ⋅
Es
dove:
σs = tensione dell’acciaio calcolata a sezione fessurata con le sollecitazioni di
esercizio;
σ sr = tensione dell’acciaio calcolata a sezione fessurata corrispondente alla
sollecitazione M = Mfess
2
per M = M es ⇒ yc = 182.4 mm , σ s = 178.7 N/mm
σ s ⎡⎢
2⎤
⎛σ ⎞ ⎡ 2⎤
ε sm = ⋅ 1 − β1 ⋅ β 2 ⋅ ⎜⎜ sr ⎟⎟ ⎥ = 178.7 ⋅ ⎢1 − 1.0 ⋅ 0.5 ⋅ ⎛⎜ 25.8 ⎞⎟ ⎥ = 8.42 ⋅ 10 −4
Es ⎢
⎣ ⎝ σs ⎠ ⎥ 210000 ⎣⎢
⎦
⎝ 178.7 ⎠ ⎦⎥
−4
wk = 1.7 ⋅ srm ⋅ε sm= 1.7 ⋅ 135.2 ⋅ 8.42 ⋅ 10 = 0.1935 mm
valore compatibile, nel caso di armature poco sensibili alla corrosione, con ambienti poco
aggressivi in ogni caso e con ambienti moderatamente o molto aggressivi con riferimento
alla sola combinazione rara (wmax = w2 =0.20 mm).
Capitolo 11
11.1 Premessa
Nell’ambito dello stato limite di deformazione si controlla che le inflessioni degli
elementi strutturali siano convenientemente limitate, in modo da preservarne la funzionalità
e l’aspetto estetico e da non danneggiare gli altri elementi collegati quali tramezzi, vetrate,
rivestimenti, impianti e finiture.
Per la valutazione teorica degli abbassamenti di travi in c.a. in regime fessurato è
necessaria la modellazione di vari fenomeni, quali la fessurazione del calcestruzzo, il
tension-stiffening, gli effetti lenti (viscosità e ritiro del calcestruzzo, fluage dell’aderenza).
La limitazione dei valori delle frecce massime per gli elementi inflessi‚ strettamente
connessa al requisito dell’efficienza funzionale della costruzione, consegue alla
compatibilità fra le deformazioni dei componenti “portanti” e quelle degli elementi
“portati”, fissi o mobili.
E’ arduo fissare degli abbassamenti “ammissibili”, se non utilizzando criteri di
confronto con il comportamento in servizio di strutture similari già realizzate. A tal
proposito le norme forniscono indicazioni orientative, che vanno eventualmente integrate
con le indicazioni derivanti dall’esperienza o da specifiche prescrizioni della committenza.
Per quanto riguarda i limiti di deformabilità imposti dalla Normativa Italiana
attualmente in vigore [1, 2], essi devono essere congruenti con le prestazioni richieste alla
struttura in funzione della destinazione d’uso di ques’ultima. Per quanto attiene ai valori
limite, essi dovranno essere commisurati a specifiche esigenze e potranno essere dedotti da
documentazione tecnica di comprovata validità.
Per salvaguardare l’aspetto e la funzionalità della struttura, l’EC2 [7] propone che le
inflessioni degli elementi strutturali non superino in generale 1/250 della luce; il limite delle
inflessioni è imposto invece pari ad 1/500 della luce quando sula struttura poggiano
elementi secondari per evitare ad esempio inconvenienti ai tramezzi ed alle opere di
finitura.
Sempre secondo l’EC2 il calcolo delle inflessioni può essere omesso quando il
rapporto luce/altezza utile è modesto: i valori limite del rapporto l/d, in funzione della
tipologia strutturale e del livello di sollecitazione dei materiali, sono indicati nella Tabella
11.1.
318 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
I valori limite di l/d vanno ridotti in alcuni casi specifici, come travi con sezione a T
con elevato rapporto tra la larghezza dell’ala e quella dell’anima, luci superiori ai 7 m,
piastre senza nervature di luce superiore a 8.5 m.
Il CEB-FIP Model Code 90 [9] non pone nessun limite specifico sul massimo valore
delle inflessioni, mentre fornisce le medesime direttive dell’EC2 per quel che riguarda la
possibilità di omettere il calcolo.
Calcestruzzo Calcestruzzo
SISTEMA STRUTTURALE molto poco
sollecitato sollecitato
Mensole 7 11
Tab. 11.1: Valori limite dei rapporti l/d per elementi inflessi in c.a. [EC2 , CEB-MC90]
valore Ig geometrico a causa della presenza delle armature metalliche e del livello di
sollecitazione. Infatti, oltre al valore Ig possono definirsi:
- inerzia I1 momento d’inerzia della sezione interamente reagente, tenendo conto anche
dell’armatura, opportunamente omogeneizzata al calcestruzzo
- inerzia I2 momento d’inerzia della sezione fessurata, che differisce dall’inerzia I1
poichè il calcestruzzo teso è considerato non reagente.
M 1
2
arctg Ec I1
arctg Ec I2
Mcr
M
⎡ M ⎤ ⎡ M ⎤
⎢θ 1 = ⎥ ≤ θ m ≤ ⎢θ 2 = ⎥ (11.1)
⎣ E c 1⎦
I ⎣ E c I2 ⎦
Capitolo 11. LO STATO LIMITE DI DEFORMAZIONE 321
cls compresso
fessura
I2 I2 < Im< I1
ZONA FESSURATA
Mcr z
M(z)
I1 Im I1
I1 I2
Fig. 11.2: Andamento dell’asse neutro e definizione della curvatura media in zona
fessurata
Un tipico diagramma momento-curvatura media (M - θm) è illustrato in Fig. 11.3.
Si nota che per valori di M inferiori ad Mcr la curvatura media coincide con lo stato
1 (non fessurato), per valori superiori invece la curvatura è intermedia tra lo stato 1 e 2. La
distanza tra la curva reale e la retta dello stesso stato 2 rappresenta l’effetto del tension-
stiffening, che costituisce l’irrigidimento offerto dal calcestruzzo teso tra due fessure
contigue.
Il CEB [9] e l’Eurocodice2 [7] propongono per la curvatura media una
combinazione convessa di quelle dello stato 1 e dello stato 2, ricavata sulla base di
numerose prove sperimentali:
M M
θ m = θ 1 ⋅ γ + θ 2 ⋅ (1 − γ ) = ⋅γ + ⋅ (1 − γ ) (11.2)
Ec I1 Ec I 2
322 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
M 1
Ec I1 2
EcI2
θ1 θm θ2 θm
Fig. 11.3: Diagramma momento-curvatura media
2
⎛ M cr ⎞
γ = β1 ⋅ β 2 ⋅ ⎜ ⎟ (11.3)
⎝ M ⎠
I coefficienti β1 e β2 dipendono dalla qualità dell’aderenza acciaio-calcestruzzo e
valgono:
- β1 = 1.0 per barre ad aderenza migliorata; 0.5 per barre lisce;
- β2 = 1.0 per carichi di breve durata; 0.5 per carichi di lunga durata (effetti del fluage
dell’aderenza complementare sviluppati o carichi ciclici)
Il metodo di calcolo della curvatura media negli elementi inflessi in c.a. in zona
fessurata, per interpolazione delle curvature negli stati 1 e 2, viene indicato col nome di
metodo bilineare. Nel calcolo delle inerzie I1 ed I2 , si sviluppano le usuali relazioni valide
per sezioni interamente reagenti e per sezioni totalmente fessurate, omogeneizzando
l’acciaio al calcestruzzo mediante il coefficiente n = Es/Ec.
Capitolo 11. LO STATO LIMITE DI DEFORMAZIONE 323
Ec (t 0 )
E c, eff (t , t 0 ) = . (11.5)
1 + ϕ (t , t 0 )
θ 1( fl ) = θ 2( fl ) =
M M
, (11.6)
E c, eff I 1, eff E c, eff I 2, eff
in cui I1,eff ed I2,eff sono i momenti d’inerzia intorno all’asse neutro, rispettivamente di
sezione non fessurata e totalmente fessurata, valutati utilizzando per il calcestruzzo il
“coefficiente di omogeneizzazione efficace” neff
Es E
n eff = = s ⋅ (1 + ϕ ) (11.7)
E c , eff Ec
Trascurando la variazione della sezione reagente per effetto del ritiro, il che equivale
a considerare immutata la posizione dell’asse neutro, l’equazione di equilibrio alla
rotazione in presenza di solo ritiro fornisce la seguente espressione per la curvatura:
S c ,1 S c, 2
θ1(r ) = ε r ⋅ , θ 2(r ) = ε r ⋅ (11.8)
I1, eff I 2, eff
in cui Sc,1 ed Sc,2 sono i momenti statici rispetto all’asse neutro della parte reagente di
calcestruzzo, rispettivamente nel caso di sezione non fessurata e totalmente fessurata.
Nella Figura 11.4 sono riportati i diagrammi delle deformazioni e delle tensioni
valutati all’istante t, prodotti rispettivamente dai carichi esterni (apice “fl”) e dal ritiro
(apice “r”).
Con il metodo EM, dunque, l’analisi della sezione nello stato 1 e nello stato 2, in
regime viscoso e tenendo conto del ritiro, può essere condotta con le usuali formulazioni
valide per le sezioni in c.a., con l’unica accortezza di adottare il coefficiente di
omogenizzazione efficace neff , che equivale ad assumere il calcestruzzo più deformabile per
effetto del fluage. Inoltre, dal punto di vista del “metodo bilineare”, il tension-stiffening è
valutato a posteriori mediante l’interpolazione tra le curvature θ1 dello stato 1 ed θ2 nello
stato 2.
In [27, 28, 29] sono stati svolti confronti teorico-sperimentali, che hanno mostrato la
buona affidabilità delle procedure presentate relativamente alla determinazione delle
curvature e delle frecce.
b (y) σct
r
fl
εct
fl
σct εrct
As0
ε ct (y ) σ ct (y) εrct (y )
fl fl
yct
σrct (y )
y
d
h
θt
r
fl
As 1 ε st
d′ ε rst
fl
σst /neff r
σst /neff
essendo:
326 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
l − zi
M (1) (z i ) = M (1) (z i ) =
zi
per z i ≤ l/ 2 per z i ≥ l/ 2 (11.11)
2 2
θ (z)
Fig. 11.5: Applicazione del P.L.V. per il calcolo della freccia in travi isostatiche
Sviluppi analitici riportati in [27, 28] hanno mostrato che per travi con sezione
rettangolare a doppia armatura è possibile esprimere il rapporto v/vg tra la freccia reale v e
la freccia elastica vg valutata a sezione integra di solo calcestruzzo in funzione di pochi
parametri adimensionali, che nel caso istantaneo sono:
εr
Mcr z
M(z)
∆ l - 2∆ ∆
In Fig. 11.7 è riportato l’andamento del rapporto v/vg in funzione di K = nµ, per
Mcr/Mmax = 0.40, d′/d = 0.05 e per ρ = 0, 0.50, 1.00. Si osserva come per le usuali quantità
di armatura (µ = 0.25% ÷ 2%) le curve rappresentate sono sensibilmente superiori alla retta
di equivalenza v/vg = 1, il che significa che l’effetto della fessurazione è tale da determinare
frecce maggiori di quelle valutate elasticamente.
Per esempio, assumendo n = 7 e µ =0.005, si ha che k = nµ = 0.035 e dall’abaco
risulta v/vg = 3, cioè che la freccia reale è all’incirca 3 volte la freccia elastica. Invece per
grosse percentuali di armatura, anche se meno realistiche, si hanno valori di v/vg anche
inferiori ad 1, in quanto l’elevata quantità di armatura comporta rigidezze flessionali
maggiori di quella convenzionale in assenza di armatura (EcIg).
328 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
ν/νg
ν t /νg,t
Keff=nµ(1+ϕ)
Fig. 11.8: Andamento del rapporto vt/vg,t per frecce differite
Per una trave appartenente ad una struttura iperstatica, la valutazione delle frecce
può pertanto effettuarsi calcolando il diagramma dei momenti nell’asta con il metodo
elastico lineare, valutando le curvature corrispondenti in funzione dei momenti agenti ed
effettuando l’integrazione delle curvature, ad esempio per via numerica secondo la
relazione (11.10) . Infatti nel caso in esame tale relazione si ricava scrivendo il P.L.V. per la
trave generica estratta dallo schema e quindi con i suoi carichi e le coppie nodali derivanti
dalla continuità (cfr. Fig. 11.9), ed assumendo lo schema di trave appoggiata con forza in
mezzeria come sistema di forze.
Fig. 11.9: Applicazione del P.L.V. per il calcolo della freccia in travi iperstatiche
Per la valutazione delle curvature nelle zone fessurate e non fessurate si utilizzano le
solite espressioni riportate in precedenza. Occorre osservare soltanto che in questo caso la
trave può avere zone fessurate sia inferiormente che superiormente (cfr.Fig. 11.10), per cui
occorre definire i momenti di prima fessurazione positivi e negativi, che possono essere
diversi a causa della diversa quantità di armatura.
Capitolo 11. LO STATO LIMITE DI DEFORMAZIONE 331
εr
q
ZONA FESSURATA ZONA FESSURATA
ZONA FESSURATA
MA MB
Mcr Mcr
M(z) z
Mcr
z1 z2
Fig. 11.10: Distribuzione dei tratti fessurati nella campata di una trave iperstatica
v = γ ⋅ v1 + ( 1 − γ ) ⋅ v 2 (11.12)
Le frecce v1 ed v2 possono essere valutate tenendo conto di eventuali cambiamenti di
sezione e di quantità di armature, come può capitare nel caso di campate di travi continue,
oppure in via semplificata assumendo un elemento di caratteristiche costanti, quelle della
“sezione critica”. Questa è in genere coincidente con la sezione di cui si desidera valutare lo
spostamento, cioè la sezione di campata della trave, dove le curvature reali θ(z) ed i
momenti virtuali M (1) ( z ) assumono lo stesso segno, determinando contributi positivi alla
freccia (cfr. Fig. 11.9 e Fig. 11.10).
Nella (11.12) il coefficiente γ nell’EC2 e nel CEB Model Code 90 assume le
seguenti espressioni:
2
⎛ M cr ⎞
γ EC 2 = β 1 ⋅ β 2 ⋅ ⎜ ⎟ (11.13)
⎝ M ⎠
⎛ M cr ⎞
γ CEB = β 1 ⋅ β 2 ⋅ ⎜⎜ ⎟
⎟ (11.14)
⎝ M max ⎠
In realtà l’EC2 nel consigliare tale semplificazione non chiarisce in quale sezione
dell’elemento vadano valutati i momenti M ed Mcr da inserire nella (11.13), e questa scelta
non è immediata nel caso di travi con momenti alle estremità. Il CEB, invece, indica come
momenti di riferimento quelli della sezione di mezzeria, anche nel caso in cui i momenti
negativi siano maggiori (caso di travi con momenti alle estremità) ed opera una correzione
all’espressione (11.13), riducendo l’esponente da 2 ad 1; ciò equivale in realtà ad assumere
come denominatore della (11.13) il momento positivo “medio” in campata.
Estendendo anche all’EC2 l’assunzione del CEB relativa alla sezione di riferimento,
l’applicazione della (11.12) in combinazione con la (11.13) equivale ad estendere tout court
all’intero elemento l’interpolazione tra le curvature eseguita nella sezione di mezzeria; ciò
rappresenta in genere un’approssimazione dal lato della sicurezza, in quanto si adotta per il
coefficiente γ il valore minimo relativamente alla zona sottoposta a momento positivo,
dando maggior peso alla freccia a sezione parzializzata.
Analisi parametriche di confronto tra le metodologie semplificate e quella più
rigorosa, basata sull’integrazione delle curvature, hanno mostrato, relativamente a sezioni
rettangolari a doppia armatura, che risultati più precisi per le frecce istantanee possono
essere ottenuti se si adotta per γ l’espressione
α
⎛ M ⎞ (11.15)
γ = β 1 ⋅ β 2 ⋅ ⎜⎜ cr ⎟
⎟
⎝ M max ⎠
in cui l’esponente α risulta funzione di alcuni parametri, quali la quantità di armatura, il
Capitolo 11. LO STATO LIMITE DI DEFORMAZIONE 333
(2) L’espressione analitica della funzione α=α(m) con m = M /M , ricavata applicando il metodo
cr max
dei minimi quadrati è:
α ( m ) = 1.86 ⋅ [1 − 0.40m − 0.60m 11 ]
(3) L’espressione analitica della funzione β (m) ricavata applicando il metodo dei minimi quadrati è:
2
2.0
1.5
1.0
0.5
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
Mcr/M max
1.0
β
0.8
0.6
0.5
0.4
0.2
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
Mcr /M max
q L4 q L4
v1( q ) = k ( q ) ⋅ = k (q) ⋅ ⋅ (1 + ϕ )
E c,eff I 1,eff E c I 1,eff
(11.17)
4 4
⋅ (1 + ϕ )
qL qL
v 2( q ) = k ( q ) ⋅ = k (q) ⋅
E c,eff I 2,eff E c I 2,eff
essendo k (q) un coefficiente che tiene conto della condizione vincolare (p.e. vale 5/384 nel
caso di momenti nulli agli estremi) ed I1,eff , I2,eff rispettivamente i momenti d’inerzia della
sezione non fessurata e totalmente fessurata. I momenti I1,eff , I2,eff vanno valutati secondo
le usuali regole della statica del cemento armato, facendo riferimento, in presenza di effetti
viscosi del calcestruzzo, al coefficiente di omogeneizzazione “efficace” neff. Per carichi
istantanei, che non inducono effetti viscosi, il coefficiente di viscosità ϕ va posto pari a 0,
per cui Ec,eff coincide con Ec .
Le frecce v1 ed v2 prodotte dal ritiro valgono invece, sempre nell’ipotesi di sezione
costante lungo l’elemento:
S c ,1 S c, 2
v1( r ) = k ( r ) ⋅ l 2 ⋅ ε r ⋅ , v2( r ) = k ( r ) ⋅ l 2 ⋅ ε r ⋅ (11.18)
I1, eff I 2, eff
(4) Per il calcolo della freccia dovuta al ritiro si osserva che, nell’ipotesi di sezione costante lungo
l’elemento anche la curvatura prodotta dal ritiro è costante in modulo, ma cambia segno in
funzione del segno del momento statico Sc. Pertanto l’applicazione della (11.9) conduce alla
risoluzione del seguente integrale:
l ⎡ z1 z2 l ⎤
v(r ) =
∫M (z ) ⋅ θ (r ) (z ) dz = θ (r ) ⋅ ⎢− ∫ M (1) (z ) dz +
∫ M (1) (z ) dz −
∫M (z ) dz ⎥ =
(1) (1)
0 ⎣ 0 z1 z2 ⎦
(r ) (r )
=θ ⋅k ⋅l 2
336 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
1 ⎡z ⎛z⎞ ⎛z⎞ ⎤ m ⎛ z⎞ ⎡ ⎛ z⎞ ⎤
3 4 2
k (q ) =
fg
= ⋅ ⎢ − 2 ⎜ ⎟ + ⎜ ⎟ ⎥ − A ⋅ ⎜1 − ⎟ ⋅ ⎢1 − ⎜1 − ⎟ ⎥ +
q l 4 /E I g 24 ⎢ l ⎝ l ⎠ ⎝ l ⎠ ⎥⎦ 72 ⎝ l⎠ ⎢ ⎝ l⎠ ⎥
⎣ ⎣ ⎦ (11.19)
m z ⎡ ⎛z⎞ ⎤
2
− B ⋅ ⋅ ⎢1 − ⎜ ⎟ ⎥
72 l ⎢ ⎝ l ⎠ ⎥
⎣ ⎦
z ⎞ ⎡⎛ ⎤
2 2
1 z ⎛ z ⎞ ⎛ z1 ⎞ a ⎛z ⎞
k (r ) = ⋅ ⋅ ⎜1 − ⎟ − ⎢⎜1 − ⎟⋅⎜ ⎟ + ⋅⎜ 2 ⎟ ⎥ (11.20)
2 l ⎝ l ⎠ ⎢⎣⎝ l⎠ ⎝ l ⎠ l ⎝ l ⎠ ⎥⎦
essendo z il punto in cui si valuta lo spostamento, in genere poco diverso dalla mezzeria
dell’elemento, m A = M A / ( ql 2 /12) ed m B = M B / ( ql 2 /12) i momenti alle estremità
2
adimensionalizzati rispetto a ql /12 , z1 e z2 i punti di nullo del diagramma dei momenti(5).
L’espressione dei coefficienti k ( q ) e k ( r ) in mezzeria (z/l = 1/2) si semplificano
nelle seguenti:
fg 5 2 2
k (q) = 4
= − ⋅ mA − ⋅ mB (11.21)
ql /EI g 384 384 384
1 1 ⎡⎛ z1 ⎞ ⎛ z 2 ⎞ ⎤
2 2
(r )
k = − ⋅ ⎢⎜ ⎟ + ⎜ ⎟ ⎥ (11.22)
8 2 ⎢⎣⎝ l ⎠ ⎝ l ⎠ ⎥⎦
z1 1 ⎡ 1 ⎤ 1 2 1
= ⋅ ⎢1 + ⋅ (m A − m B )⎥ − ⋅ 1− ⋅ mB + (m A − m B )2
l 2 ⎣ 6 ⎦ 2 3 36
z2 1 ⎡ 1 ⎤ 1 2 1
= ⋅ ⎢1 − ⋅ (m A − m B )⎥ − ⋅ 1 − ⋅ m B + (m A − m B )2
l 2 ⎣ 6 ⎦ 2 3 36
z1 1 1 2 z2 1 1 2
= − ⋅ 1− ⋅ mA , = − ⋅ 1− ⋅ mB
l 2 2 3 l 2 2 3
Capitolo 11. LO STATO LIMITE DI DEFORMAZIONE 337
(b ⋅ h 2 ) / 2 + neff ⋅ ( As d + As′ d ′)
y1 = (11.23)
b ⋅ h + neff ⋅ ( As + As′ )
b ⋅ y13 b ⋅ ( h − y1 )3
I 1,eff = + + neff ⋅ As′ ⋅ ( y1 − d ′)2 + neff ⋅ As ⋅ ( d − y1 )2 (11.24)
3 3
b ⋅ y12 b ⋅ (h − y1 )2
S c, 1 = − (11.25)
2 2
Sezione totalmente fessurata:
neff ⋅ ( As + As′ ) ⎡ ⎤
2b ⋅ ( As d + As′ d ′) ⎥
y2 = ⋅ ⎢− 1 + 1+ (11.26)
b ⎢ neff ⋅ ( As + As′ )2 ⎥
⎣ ⎦
b ⋅ y 23
I 2,eff = + neff ⋅ As′ ⋅ ( y 2 − d ′)2 + neff ⋅ As ⋅ ( d − y 2 )2 (11.27)
3
b ⋅ y 22
S c, 2 = (11.28)
2
in cui evidentemente il parametro neff coincide con n = Es/Ec per carichi istantanei.
11.4 Applicazione
Per la valutazione degli spostamenti totali di travi in c.a., occorre considerare che la
parte permanente dei carichi induce anche effetti viscosi, mentre la parte variabile produce
soltanto effetti istantanei. Inoltre spesso nei casi pratici bisogna calcolare gli abbassamenti
prodotti da un dato carico su una trave già caricata, come ad esempio nella valutazione
teorica delle frecce per le prove di carico di un collaudo statico.
Se si ipotizza un comportamento elastico lineare della membratura, è possibile in
generale calcolare separatamente i vari contributi ed applicare la sovrapposizione degli
338 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
− vt(2) = freccia a lungo termine prodotta dalla combinazione di carico 2 (quasi permanente ) .
Ai fini della verifica della funzionalità della struttura occorre calcolare la freccia
massima totale va, che è somma della freccia a lungo termine prodotta dalla combinazione
di carico 2 e dell’incremento di freccia prodotto dalla variazione dei carichi dalla
combinazione 2 (permanente) a quella 1 (frequente o rara). Come detto, a causa della non
linearità indotta dalla fessurazione della trave non è possibile calcolare direttamente la
freccia prodotta dalla differenza di carico tra le combinazioni 1 e 2, ma si può procedere
combinando opportunamente le frecce di base di cui sopra, ottenendo:
Analogamente per l’altra verifica (danno alle finiture) si può dedurre da va la freccia
istantanea prodotta dai carichi quasi permanenti, ricavando la freccia di riferimento vb:
qd ⋅ l 2 35.70 ⋅ 5002
Md = = = 1115625 daN cm
8 8
µ c = ψ ⋅ ξ ⋅ (1 − d ′/h − λ ⋅ ξ ) = 0.80 ⋅ 0.31 ⋅ (1 − 0.125 − 0.40 ⋅ 0.31) = 0.186
Md 1115625
b= = = 94.66 cm
µ c ⋅ h ⋅ f cd
2
0.186 ⋅ 24 2 ⋅ 110
Md 1115625 2
As = = = 15.78 cm
ζ ⋅ d ⋅ f sd 0.86 ⋅ 21 ⋅ 3913
Si calcolano poi i valori del modulo elastico e della resistenza a trazione per
flessione del calcestruzzo, utilizzando le relazioni consigliate dalla Normativa nazionale
[1]:
E s 2100000
Ecm = 18000 ⋅ Rck = 18000 ⋅ 250 = 284605 daN/cm 2 , n = = = 7.38
Ec 284605
Per il calcolo delle frecce si considerano le due combinazioni di carico agli s.l.s.:
(1)
q = g k + qk = 18.00 + 7.00 = 25 daN/cm (combinazione rara o frequente)
(2)
q = g k + 0.20 ⋅ qk = 18.00 + 0.20 ⋅ 7.00 = 19.40 daN/cm (combinazione quasi
permanente)
e si calcolano i seguenti valori delle frecce.
5 25 ⋅ 500 4
v1 = ⋅ = 0.542 cm
384 284605 ⋅ 131772
- Sezione totalmente fessurata
⎡ ⎤
7.38 ⋅ (20.10 + 8.04 ) ⎢ 2 ⋅ 100 ⋅ (20.10 ⋅ 21 + 8.04 ⋅ 3) ⎥ = 6.30 cm
y2 = ⋅ −1+ 1+
100 ⎢
⎣ 7.38 ⋅ (20.10 + 8.04 )2 ⎥
⎦
Capitolo 11. LO STATO LIMITE DI DEFORMAZIONE 341
100 ⋅ 6.30 3
I2 = + 7.38 ⋅ 8.04 ⋅ (6.30 − 3)2 + 7.38 ⋅ 20.10 ⋅ (21 − 6.30 )2 = 41029 cm 4
3
5 25 ⋅ 500 4
v2 = ⋅ = 1.742 cm
384 284605 ⋅ 41029
Dai valori ottenuti si può esservare che l’inerzia di sezione fessurata è meno di un
terzo di quella di sezione interamente reagente, per cui la freccia v1 è circa tre volte più
piccola della freccia v2 . Si valuta quindi il momento di prima fessurazione e quindi il
coefficiente di interpolazione γ:
I1 131772
M cr = ⋅ f cfm = ⋅ 27.62 = 311262 daN cm
h − y1 24 − 12.30
q (1) ⋅ l 2 25 ⋅ 500 2
M max = = = 781250 daN cm
8 8
M cr 311262
m= = = 0.398
M max 781250
α = 1.0 ⇒ γ = 1.0 ⋅ (0.398)1.0 = 0.398 ⇒ v (1) = 0.542 ⋅ 0.398 + 1.742 ⋅ (1 − 0.398) = 1.264cm
EC2)
α = 2.0 ⇒ γ = 1.0 ⋅ (0.398)2.0 = 0.159 ⇒ v (1) = 0.542 ⋅ 0.159 + 1.742 ⋅ (1 − 0.159 ) = 1.552cm
342 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
Si può osservare, inoltre, che la freccia ottenuta è abbastanza vicina a quella relativa
alla trave con sezione completamente fessurata, come testimonia anche il valore assunto dal
coefficiente di combinazione γ : è sufficiente infatti un rapporto Mcr/Mmax pari a circa 0.40
per determinare un quadro fessurativo nella trave molto esteso.
Si calcola infine per confronto la freccia elastica vg, cioè relativa alla sezione
omogenea di solo calcestruzzo:
5 q (1) ⋅ l 4 5 25 ⋅ 500 4
vg = ⋅ = ⋅ = 0.621 cm
384 Ec ⋅ I g 384 284605 ⋅ 115200
che risulta sensibilmente inferiore alla freccia calcolata v (1) . E’ interessante osservare che
il rapporto tra la freccia v (1) e la freccia elastica vg è pari a 2.35, per cui la valutazione della
freccia con le usuali relazioni elastiche risulta in questo caso non soddisfacente e
decisamente dal lato della non sicurezza.
5 19.4 ⋅ 500 4
v1 = ⋅ = 0.421 cm
384 284605 ⋅ 131772
5 19.4 ⋅ 500 4
v2 = ⋅ = 1.352 cm
384 284605 ⋅ 41029
Applicando la relazione (11.12) la freccia prodotta dal carico q (2) vale pertanto:
Capitolo 11. LO STATO LIMITE DI DEFORMAZIONE 343
α = 1.0 ⇒ γ = 1.0 ⋅ (0.513)1.0 = 0.513 ⇒ v (2) = 0.421 ⋅ 0.513 + 1.352 ⋅ (1 − 0.513) = 0.874 cm
EC2)
α = 2.0 ⇒ γ = 1.0 ⋅ (0.513)2.0 = 0.264 ⇒ v (2) = 0.421 ⋅ 0.264 + 1.352 ⋅ (1 − 0.264) = 1.106 cm
In questo caso il rapporto Mcr/Mmax è maggiore rispetto al caso precedente, per cui il
livello di fessurazione nell’elemento è più contenuto: il coefficiente di combinazione γ
assume un valore più grande e la freccia si discosta maggiormente dal caso di trave con
sezione totalmente fessurata. Infine la freccia elastica vg vale:
ed il rapporto tra la freccia v (1) e la freccia elastica vg è pari a 2.08, lievemente inferiore
rispetto al caso precedente.
100 ⋅ 9.933
I2 = + 29.52 ⋅ 8.04 ⋅ (9.93 − 3)2 + 29.52 ⋅ 20.10 ⋅ (21 − 9.93)2 = 116733 cm 4
3
100 ⋅ 9.93 2
S c, 2 = = 4926 cm 3
2
Applicando la relazione (11.12) la freccia prodotta dal carico q (2) vale pertanto:
La freccia calcolata con il metodo più rigoroso è pari a 2.089 cm, anche in questo
caso praticamente coincidente con quella dedotta con il metodo approssimato. Le frecce
ottenute con l’ausilio del metodo CEB e del metodo EC2 valgono invece:
CEB)
α = 1.0 ⇒ γ = 0.5 ⋅ (0.513)1.0 = 0.257 ⇒ vt (2) = 1.362 ⋅ 0.257 + 2.297 ⋅ (1 − 0.257 ) = 2.057cm
EC2)
α = 2.0 ⇒ γ = 0.5 ⋅ (0.513)2.0 = 0.132 ⇒ vt (2) = 1.362 ⋅ 0.132 + 2.297 ⋅ (1 − 0.132) = 2.173 cm
Calcolando separatamente i contributi alla freccia prodotti dai carichi esterni e dal
ritiro si ottengono rispettivamente i seguenti valori:
cioè l’effetto del ritiro è in questo caso superiore al 15% della freccia complessiva.
Infine la freccia elastica a lungo termine vg,t vale:
5 q (2) ⋅ l 4
v g , t = v g ⋅ (1 + ϕ ) = ⋅ ⋅ (1 + ϕ ) = 0.482 ⋅ (1 + 3) = 1.928 cm
384 Ec ⋅ I g
che è abbastanza simile alla freccia calcolata vt(2) . Infatti nelle zone non fessurate della
trave la presenza dell’armatura, sia in trazione che in compressione, riduce l’entità degli
effetti differiti, mentre nelle zone fessurate gli effetti viscosi agiscono solo sulla parte
compressa delle sezioni. Ciò comporta che il rapporto tra la freccia differita e la freccia
istantanea di una trave in regime fessurato può essere anche sensibilmente inferiore al
valore “elastico” (1 + ϕ): nel caso in esame risulta infatti vt(2) /v (2) = 2.105/1.005 = 2.09
invece che (1 + ϕ) = 4.
d) Calcolo della freccia va:
La freccia massima va prodotta sulla trave dai carichi applicati e dal ritiro si può
calcolare applicando la (11.29) , come somma della freccia differita vt(2) prodotta dal carico
346 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
q (2) e dell’incremento di freccia istantanea provocato dalla differenza tra il carico q (1) ed
il carico q (2) . Si ottiene:
⎛ L L ⎞
va = vt(2) + (v (1) − v (2) ) = 2.105 + (1.459 − 1.005) = 2.559 cm ⎜ = > ⎟
⎝ 195 250 ⎠
Il controllo per va risulta non verificato in quanto supera il limite per la freccia di
L/250. L’utilizzazione di un’appropriata controfreccia, pari ad esempio alla freccia
istantanea per il carico di lunga durata, potrebbe consentire di rispettare il limite normativo.
Si osserva che se si valuta l’incremento (v (1) − v (2) ) calcolando separatamente il
valore della freccia prodotto dalla differenza di carico ∆q = (q (1) − q (2) ) = 5.60 daN/cm , si
ottiene:
5 ∆q ⋅ l 4 5 5.6 ⋅ 500 4
v (1) − v (2) ≡ v1 ⋅ ∆q = ⋅ = ⋅ = 0.122 cm
384 Ec ⋅ I1 384 284605 ⋅ 131772
⎛ L L ⎞
vb = v a − v (2) = 2.559 − 1.005 = 1.554 cm ⎜ = > ⎟
⎝ 322 500 ⎠
Il controllo per vb risulta non verificato in quanto supera il limite di L/500. La trave
non è pertanto adatta a sostenere, senza particolari accorgimenti, elementi rigidi a
comportamento fragile (ad esempio tramezzature in laterizio), che potrebbero fessurarsi.
Capitolo 12
parità di peso, inerzie e moduli di resistenza elastici nettamente superiori rispetto a quelli
ottenibili in presenza di sezioni parzializzate, con le evidenti conseguenze favorevoli sulla
efficienza strutturale di questo <nuovo materiale>.
Le possibilità offerte dalla precompressione furono, come detto, subito evidenti agli
studiosi ed ingegneri che per primi si cimentarono con il calcestruzzo armato presollecitato
o no. Tuttavia lo sviluppo di tale tecnica fu ritardato dalle caratteristiche dei materiali
metallici disponibili all’inizio dello sviluppo del c.a..
Infatti lo sviluppo tardivo della precompressione rispetto a quello del c.a. normale fu
determinato dal fatto che inizialmente la tecnica venne sperimentata con gli acciai allora
disponibili che avevano tensioni di snervamento e di lavoro relativamente bassi. Per questi,
infatti, la deformazione iniziale della armatura pretesa, prossima allo 0.1% (ε = fy/Es =
200/200.000), praticamente coincide con l’ordine di grandezza delle deformazioni da ritiro
e fluage che si sviluppano nel tempo nel calcestruzzo successivamente all’instaurarsi dello
stato di precompressione: le deformazioni differite, pertanto, tendono ad annullare l’effetto
della deformazione relativa acciaio-calcestruzzo impressa mediante il pretensionamento
delle armature e quindi della precompressione stessa.
Se, infatti, si assumono per la sollecitazione media nel calcestruzzo e gli altri
parametri i valori appresso riportati:
[ ]
σ cm = 10 N/mm 2 ; Ec = 30.000 N/mm 2 [ ]
ε r = 0.0003 (deformazione libera da ritiro)
φ =2 (coefficiente di viscosità)
la deformazione di accorciamento che si determina nel calcestruzzo per effetti lenti vale:
∆ε = ε r + σ cm /Ec ⋅ φ = 0.0003 + 2 ⋅10 / 30.000 = 0.000967 (12.1)
Risulta pertanto evidente che se si pre-sollecita una armatura ad una tensione di
entità prossima a quella compatibile con le caratteristiche delle barre di armatura del c.a.
normale, lo stato di presollecitazione è generalmente quasi annullato dai fenomeni reologici
del solo calcestruzzo; a questi, poi, si aggiunge l’ulteriore perdita di tensione dovuta al
rilassamento dell’acciaio.
Un parametro che evidenzia in modo sintetico tale problematica è il cosiddetto
rendimento della precompressione ηp, che si definisce come rapporto tra sforzo di
presollecitazione nelle armature ad effetti lenti scontati e sforzo di presollecitazione
iniziale:
σ sp σ spi − ∆σ sp ∆σ sp λ
ηp = = =1− =1− (12.2)
σ spi σ spi σ spi ε spi
Nella relazione precedente la tensione iniziale di pre-trazione nell’armatura σ spi
Cap. 12. LA PRECOMPRESSIONE DELLE STRUTTURE IN C.A. 349
-
σc(M) σc(M)
+ +
M
G + =
N
- +
σt (M) σc(N)=- σt (M) 0
Fig. 12.1: Effetto della precompressione: riduzione della tensione massima di trazione
La finalità di ottimizzare lo sfruttamento del materiale spinge da una parte verso
sezioni diverse da quella rettangolare per concentrare il calcestruzzo nelle parti compresse
della sezione stessa, dall’altra verso l’utilizzazione del sistema della presollecitazione che ,
attraverso la sovrapposizione allo stato di sollecitazione indotto dalle azioni esterne di uno
350 IL CALCOLO DI STRUTTURE IN C.A.P.
σc(M)
+
M
G
-
σc(M) σt (N) σc(M) - σt (N)
+ - -
M
G + =
N
- +
σt (M) σc(N)=- σt (M) 0
Fig. 12.2: Effetto della precompressione: riduzione delle tensioni massime di trazione e
compressione
Incrementando ulteriormente l’eccentricità dello stato tensionale aggiuntivo si può
anche ottenere una riduzione della tensione massima di compressione. Infatti lo stato di
sollecitazione aggiuntivo potrà essere caratterizzato da una tensione di trazione al bordo
superiore unitamente a sforzi di compressione al bordo inferiore pari alla tensione di
Cap. 12. LA PRECOMPRESSIONE DELLE STRUTTURE IN C.A. 351
trazione determinata dalle azioni esterne (Fig. 12.2). Si ottiene in tal modo sempre un
diagramma di sola compressione con tensione nulla al bordo inferiore, ma caratterizzato da
una minore tensione di compressione al bordo superiore. In tal caso si ha una minore
sollecitazione nel calcestruzzo, impiegando un minore sforzo aggiuntivo di
precompressione.
E’ d’altra parte necessario sottolineare che poiché lo stato di sollecitazione risultante
deriva dalla sovrapposizione dell’effetto dei carichi esterni e di quello dello sforzo di
precompressione, peraltro variabile a causa dei fenomeni viscosi, occorre verificare la
sezione per tutte le condizioni di carico o fasi di vita della struttura.
Le condizioni tipiche di carico che, almeno, vanno considerate sono quella iniziale
di tiro, in cui lo sforzo di precompressione assume il valore massimo iniziale ed i carichi
esterni sono generalmente minimi per la presenza del solo peso proprio della trave, e la
condizione di carico di esercizio, in cui lo sforzo di precompressione ha valori inferiori per
aver scontato le perdite per effetti lenti (ritiro, viscosità, rilassamento) ed i carichi sono
quelli massimi di esercizio.
Infatti si possono superare i valori ammissibili delle tensioni sia in presenza di
carichi esterni massimi che in presenza di sforzi di precompressione massimi associati a
momenti esterni minimi, in quanto in quest’ultimo caso (fase iniziale o di tiro) la sola
precompressione potrebbe determinare il superamento di limiti ammissibili per le tensioni.
In condizioni di tiro, quando come detto il momento esterno ha valori minori perché
non sono presenti i carichi variabili e parte dei sovraccarichi permanenti, il centro di
pressione, che si colloca ad una distanza dalla armatura pretesa d0 = Mmin/N0, deve ancora
risultare interno al nocciolo centrale di inerzia della sezione se si impone che la stessa sia
interamente reagente.
Deve pertanto risultare:
[d o = M min / N o ] ≥ d (12.3)
essendo d la distanza del centro degli sforzi di precompressione dall’estremo inferiore del
nocciolo centrale di inerzia (Fig. 12.3).
In condizioni di esercizio, con lo sforzo di precompressione ridotto N ed il momento
esterno al valore massimo Mmax, la traslazione del centro di pressione deve rimanere entro il
limite superiore del nocciolo:
[d1 = M max /N ] ≤ d + eni + ens (12.4)
Dalle (12.3) e (12.4), scritte con l’operatore di uguaglianza e trascurando per
semplicità la variazione di sforzo normale tra tiro ed esercizio (N0 = N), si ricavano due
significative relazioni:
Mu
M u = M max − M min = (eni + ens ) ⋅ N → N= (12.5)
eni + ens
352 IL CALCOLO DI STRUTTURE IN C.A.P.
Mu (e + ens )
= ni (12.6)
M min d
TIRO ESERCIZIO
N
M e ns
G
h
e ni
e
No
d
N
M max − M min
N= (12.7)
0.5 h
La relazione (12.6) mostra, invece, che la forma della sezione è legata al rapporto tra
momento utile e momento minimo. Se infatti il momento utile è grande rispetto al momento
minimo, occorre una sezione a doppio T simmetrica, in quanto in tal caso si rende massimo
il rapporto tra la dimensione del nocciolo e la distanza d del centro delle armature
presollecitate dal punto inferiore del nocciolo. Nel caso opposto in cui sia minimo il
rapporto tra il momento utile ed il momento minimo, la sezione a T è la più idonea in
quanto il rapporto (eni + ens)/d assume valori minori. Nei casi intermedi la forma più idonea è
quella di sezione a doppio T non simmetrica con dimensione del bulbo (ala inferiore) tanto
maggiore quanto maggiore è il rapporto tra il momento utile ed il momento minimo.
In pratica per carichi molto variabili, come accade nelle travi da ponte, o comunque
per carichi variabili non trascurabili rispetto al peso proprio della trave stessa, il momento
utile è prossimo al momento massimo e quindi sono preferibili sezioni a doppio T con
notevole ampiezza del nocciolo (eni + ens) rispetto all’altezza; al contrario per travi soggette a
carichi poco variabili, come le travi di copertura non gravate da carichi permanenti rilevanti
(tegoli a π o similari), non è richiesta una grande altezza del nocciolo, ma esclusivamente
che sia sufficientemente grande la distanza tra punto di applicazione dello sforzo di
precompressione e punto superiore di nocciolo, come avviene nelle sezioni a T.
PRE-TENSIONE POST-TENSIONE
martinetto
Per i primi due materiali non sono necessari particolari commenti salvo la
considerazione che, rispetto al caso del cemento armato ordinario, per le opere in c.a.p. sia
la tecnica di produzione prefabbricata, sia la maggiore accuratezza del procedimento
produttivo, determinano condizioni economiche favorevoli all’uso di calcestruzzi di
migliore qualità. Si utilizzano, infatti, calcestruzzi di classe superiore (Rck = 35-55 N/mm2) a
quella usualmente adottata nelle strutture in c.a. in opera (Rck = 20-35 N/mm2).
L’armatura da pretensione può invece assumere diverse forme: fili, trefoli, trecce,
barre.
I fili sono prodotti per trafilatura e sono forniti in rotoli.
Le trecce sono derivate da gruppi di due o tre fili di piccolo diametro avvolti ad elica
con passo uguale intorno ad un comune asse longitudinale.
I trefoli sono anch’essi gruppi di fili avvolti ad elica in uno o più strati intorno ad un
filo rettilineo centrale. Il passo ed il senso di avvolgimento dell’elica sono uguali per tutti i
fili di uno stesso strato.
Le barre sono prodotte per laminazione e sono fornite in elementi rettilinei.
356 IL CALCOLO DI STRUTTURE IN C.A.P.
σs [Kg/cm ]
2
20000
trefolo
fp(0.2)
filo di precompressione
filo
10000
barra di precompressione
5000
acciaio Fe B 44 k
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 0 0.2 1
εs[%]
Fig. 12.6: Andamento del legame tensioni-deformazioni per varie armature da pretensione
Le tensioni ammissibili per le armature da pretensione sono pertanto definite con
riferimento ai limiti di resistenza sopra ricordati per quanto riguarda la fase di tesatura delle
armature e le condizioni di esercizio. In particolare si assumono tensioni ammissibili
diverse nella condizione iniziale della tesatura delle armature (tiro) o nella situazione finale
ad effetti lenti scontati (esercizio). Risulta infatti che, sotto l’aspetto della sicurezza, nella
condizione iniziale di tiro può accettarsi un margine di sicurezza minore, sia in relazione
alla transitorietà della condizione iniziale sia in relazione alla minore pericolosità della
Cap. 12. LA PRECOMPRESSIONE DELLE STRUTTURE IN C.A. 357
stessa situazione. Infatti nella pre-tensione lo sforzo iniziale viene applicato contrastando
contro blocchi di ancoraggio in assenza di qualunque struttura, mentre nella post-tensione la
generica membratura da precomprimere non è ancora autonoma ma poggiata su
banchinaggi provvisori o casseforme per cui l’eventuale rottura della armatura non incide
sulla sicurezza; d’altra parte in entrambi i casi i fenomeni reologici, che hanno una velocità
maggiore nelle fasi iniziali, determinano un rapido decrescere delle tensioni iniziali di
pretrazione.
Pertanto i limiti indicati nelle norme vigenti italiane per le tensioni nelle armature
pretese in condizioni di tiro (σspi) e di esercizio (σsp) valgono:
strutture ad armatura post-tesa
σ spi ≤ [0.85 f p ( 0.1) k / 0.85 f p (1) k / 0.85 f pyk ]
- fili /trefoli o trecce /barre :
σ spi ≤ 0.75 f ptk
σ sp ≤ 0.80 f p (0.1) k / 0.80 f p (1) k / 0.80 f pyk
strutture ad armatura pre-tesa
σ spi ≤ [0.90 f p (0.1) k / 0.90 f p (1) k ]
- fili /trefoli o trecce:
σ spi ≤ 0.80 f ptk
σ sp ≤ [0.80 f p (0.1) k / 0.80 f p (1) k ]
Nelle zone di ancoraggio la tensione massima può raggiungere un valore più elevato per
effetto del confinamento esercitato dalla parte di sezione non direttamente caricata
( )
σ c 0 = 0.90 f ckj .
13.1 Premessa
Nel seguito verranno analizzati i principali aspetti della verifica di travi in c.a.p. per
entrambi i sistemi principali di precompressione: la post-tensione e la pre-tensione. Quanto
segue è relativo al caso della precompressione totale, ossia al caso in cui, per effetto della
sovrapposizione dell’azione dei carichi esterni e della precompressione, la sezione può
considerarsi completamente reagente. Si ricorda che possono aversi altri tipi di
precompressione (parziale, a cavi non aderenti) di cui si daranno nel capitolo successivo
alcuni cenni.
La specificità del comportamento delle travi precompresse rispetto al caso del c.a.
ordinario, si evidenzia nella necessità di considerare nelle verifiche per sollecitazioni
normali sia il comportamento elastico in condizioni di servizio che quello allo s.l.u.
Infatti la verifica a rottura ha una importanza particolare in quanto la differenza tra i
meccanismi resistenti della sezione in condizioni di servizio (sezione tutta reagente) ed a
rottura (sezione parzializzata) non permette di valutare a priori il margine di sicurezza nella
membratura. Al crescere delle sollecitazione oltre la soglia di parzializzazione delle sezioni,
si verifica una modifica rilevante della sezione reagente ed il rapporto tra il momento
ultimo ed il momento di servizio può assumere valori molto diversi al variare della forma
della sezione e della distribuzione delle armature.
Una ulteriore differenza tra il c.a. normale ed il c.a.p. è legata alla necessità di
considerare nelle verifiche le varie fasi significative di carico, che sono almeno tre (tiro ed
esercizio carico, cui si deve aggiungere la condizione di esercizio scarico che ha rilevanza
per la valutazione degli effetti lenti) ed inoltre nella necessità di valutare le perdite di
tensione nelle armature presollecitate, connesse sia al sistema di precompressione adottato
che al comportamento viscoso dei materiali.
Infine, nel caso della precompressione totale, ha una rilevanza particolare la verifica
a fessurazione. Infatti, l’eventuale presenza di fessure oltre ad avere una rilevanza per la
durabilità, esponendo a fenomeni di degrado le armature pretese, particolarmente sensibili
alla corrosione, determinerebbe una parzializzazione delle sezioni, modificando il modello
di comportamento della sezione.
360 IL CALCOLO DI STRUTTURE IN C.A.P.
ε c ( y) = ε s ( y) = ε m + χ ⋅ y (13.1)
ε p ( y ) = cos t = −ε spi (13.2)
dove con εc(y) ed εs(y) sono indicate le deformazioni del calcestruzzo e delle armature lente
rispettivamente; con εp(y) la deformazione dell’armatura da precompressione e con εspi la
deformazione iniziale impressa a ciascun cavo (costante nell’ipotesi che tutti i cavi siano
tesi allo stesso modo).
dAc
εc
y
χ
G
x εm
y
sj
ypk y e εs
N ε p = − ε spi
n
Ec ∫
Ac
(ε m + χ ⋅ y ) ⋅ y ⋅ dAc + E s ∑ (ε
j =1
m + χ ⋅ y sj ) ⋅y sj ⋅ Asj +
(13.4)
m
+ Es ∑ (−ε
k =1
spi , k ) ⋅ y pk Apk = 0
(1) In genere per le armature da precompressione costituite da trecce o trefoli si adotta un modulo
elastico equivalente Ep lievemente inferiore ad Es (Ep=195000-200000 MPa)
362 IL CALCOLO DI STRUTTURE IN C.A.P.
dove con AC è indicata l’area di calcestruzzo depurata dei fori di alloggiamento dei cavi,
con Asj l’area della j-esima armatura lenta, con Apk l’area del k-esimo cavo da
precompressione, mentre ysj e ypk rappresentano le distanze di tali armature dal baricentro G
della sezione omogeneizzata.
Indicando con N0 la risultante dello sforzo di presollecitazione applicato, data da:
m m
N 0 = Es ∑ (ε
k =1
spi , k ) ⋅ A pk = ∑N
k =1
k
(13.5)
e con e0 la distanza del punto di applicazione dello sforzo risultante N0 dal baricentro della
sezione costituita dal calcestruzzo e dalla armatura non pretesa, fornita da:
m m
E s ∑ (ε spi, k ) ⋅ y pk ⋅ A pk ∑ N k ⋅ y pk
e0 = k =1 = k =1
m N0 (13.6)
Es ∑
(ε spi , k ) ⋅ A pk
k =1
ed, inoltre, tenendo conto che il momento statico (Sc+Ss)(2) è nullo per la scelta di un
riferimento baricentrico rispetto alla sezione omogeneizzata di calcestruzzo ed armatura
lenta, si ottiene:
ε m ⋅ ( Ec Ac + E s ∑A sj ) − N0 = 0 (13.7)
Ec ⋅ χ ⋅ ( I c + n ⋅ I s ) − N 0 e0 = 0 (13.8)
dove Ic ed Is sono i momenti di inerzia baricentrici3 rispettivamente dell’area di calcestruzzo
ed armatura lenta.
Risolvendo le relazioni precedenti rispetto a εm ed a χ, si ottiene:
N0 1 N0 1 N0
εm = = ⋅ = ⋅ (13.9)
E c Ac + E s ⋅ Asj E∑c Ac + n ⋅ Asj E c Ac + ∑
n ⋅ As
N 0 ⋅ e0
χ= (13.10)
Ec ⋅ (I c + n ⋅ I s )
Sc + S s =
∫ y ⋅ dAc + n∑ y
Ac
sj ⋅ Asj = 0
3
( ) Ic =
∫y
2
⋅ dAc ; I s = ∑ ysj2 ⋅ Asj
Ac
Cap. 13. LA VERIFICA DELLE SEZIONI PRECOMPRESSE 363
da cui possono ricavarsi le tensioni nel calcestruzzo e nell’armatura lenta provocate, in fase
di tiro, dalla sola precompressione ad una generica distanza y dal baricentro prima definito:
N0 N ⋅e
σ c ( y ) = E c (ε m + χ ⋅ y ) = + 0 0 ⋅y (13.11)
Ac + nAs I c + nI s
⎛ N0 N ⋅e ⎞
σ s ( y ) = n ⋅ σ c ( y ) = nEc (ε m + χ ⋅ y ) = n⎜⎜ + 0 0 ⋅ y ⎟⎟ (13.12)
⎝ Ac + nAs I c + nI s ⎠
mentre la tensione nell’acciaio armonico risulta pari a:
σ p = − E s ε spi (13.13)
E’ evidente dalla lettura delle precedenti relazioni che l’effetto della
precompressione è equivalente a quello di una forza esterna applicata alla sezione in un
punto corrispondente al baricentro delle armature presollecitate.
Pertanto nel seguito si potrà fare riferimento ad un unico cavo ideale o equivalente al
sistema di armature pre-tese con uno sforzo iniziale N0 e collocato ad una distanza e0 dal
baricentro della sezione; la generica azione connessa alla precompressione è pertanto
riconducibile ad una forza sulla sezione avente la direzione e la posizione del cavo, verso
opposto a quello di pretensione, intensità pari al prodotto tra la tensione di pretensione e
l’area del cavo medesimo.
Al fine di determinare lo stato tensionale conseguente alla azione della
precompressione ed a quella dei carichi esterni si prendono in considerazione le due fasi
significative del tiro e dell’esercizio carico (Fig. 13.2).
Nelle condizioni di tiro con le armature da pretensione non solidarizzate alla
generica membratura, lo stato tensionale è quello derivante dai carichi esterni (Mmin) e dalla
precompressione (βN), mentre la sezione resistente è quella iniziale con i fori di
alloggiamento dei cavi (guaine) non iniettati e quindi con armatura da precompressione non
solidarizzata (A0,W0s,W0i, e0):
βN βN ⋅ e 0 M min
σ c 0i = + − (13.14)
A0 W 0i W 0i
βN βN ⋅ e 0 M min
σ c0s = − + (13.15)
A0 W0 s W0 s
dove:
A0 = Ac + n ⋅ As
364 IL CALCOLO DI STRUTTURE IN C.A.P.
Ic + n⋅ Is
W0i =
y 0i
Ic + n ⋅ Is
W0 s =
y 0s
σcoi σc1t
∆σc1i
Fig. 13.2: Diagramma delle tensioni del calcestruzzo in fase di tiro e di esercizio
La successiva solidarizzazione dei cavi con la sezione fa sì che ogni ulteriore
variazione delle sollecitazioni esterne determini variazioni tensionali su di una sezione con
caratteristiche geometriche e meccaniche di esercizio (A1,W1s,W1i, e1) diverse da quelle di
tiro. In condizioni di esercizio, con una variazione dello sforzo di precompressione (N−βN)
e di momento flettente (Mmax−Mmin), le tensioni diventano pertanto:
N − βN (N − βN ) ⋅ e1 M max − M min
σ c1i = σ c 0i + + − (13.16)
A1 W1i W1i
N − βN (N − βN ) ⋅ e1 M max − M min
σ c1s = σ c 0 s + − + (13.17)
A1 W1s W1s
sezione identificandole, in entrambe le fasi, con quelle della sezione di solo calcestruzzo ed
armatura lenta omogeneizzata (A, Ws, Wi, e), le espressioni delle tensioni al tiro ed in
esercizio diventano semplicemente:
- tiro
βN βN ⋅ e M min
σ c 0i = + − (13.18)
A Wi Wi
βN βN ⋅ e M min
σ c0s = − + (13.19)
A Ws Ws
- esercizio
N N ⋅ e M max
σ c1i = + − (13.20)
A Wi Wi
N N ⋅ e M max
σ c1s = − + (13.21)
A Ws Ws
n
Ec ∫
Ac
(ε m + χ ⋅ y ) ⋅ y ⋅ dAc + E s ∑ (ε
j =1
m + χ ⋅ y sj ) ⋅Asj ⋅ y sj
(13.25)
m
+ Es ∑ (ε
k =1
m + χ ⋅ y pk − ε spi ,k ) ⋅ A pk ⋅ y pk = 0
dAc
εc
y χ
G
x εm
y
sj
ypk y e εs
εp
N
ε spi
[
ε m ⋅ E c Ac + E s ⋅ (∑ A + ∑ A )]− E ⋅ ∑ ε
sj pk s spi , k A pk =
(13.26)
[
= ε m ⋅ E c Ac + E s ( As + A p ) − N 0 = 0 ]
[
E c I c χ + E s ( I s + I p ) χ − N 0 e0 = E c χ ⋅ I c + n ⋅ ( I s + I p ) − N 0 e0 = 0 ] (13.27)
4
Ip = ∑y 2
sk ⋅ A pk
Cap. 13. LA VERIFICA DELLE SEZIONI PRECOMPRESSE 367
N0 1 N0 (13.28)
εm = = ⋅
Ec Ac + E s ( As + A p ) Ec Ac + n( As + A p )
1 N 0 e0 (13.29)
χ= ⋅
Ec I c + n ⋅ ( I s + I p )
da cui possono ricavarsi le tensioni nel calcestruzzo e nelle armature provocate dalla sola
precompressione:
N0 N 0 e0 (13.30)
σ c ( y ) = Ec (ε m + χ ⋅ y ) = + ⋅y
Ac + n( As + A p ) I c + n( I s + I p )
⎡ N0 N 0 e0 ⎤
σ s ( y) = n ⋅ σ c ( y) = n ⎢ + ⋅ y⎥ (13.31)
⎢⎣ Ac + n( As + A p ) I c + n( I s + I p ) ⎥⎦
⎡ N0 N0 e0 ⎤
σ p ( y ) = nσ c ( y ) − Es εspi = n ⎢ + ⋅ y ⎥ − Es εspi (13.32)
⎣⎢ Ac + n(As + Ap ) I c + n(I s + I p ) ⎦⎥
E’ evidente dalla lettura delle precedenti relazioni che l’effetto della
precompressione è equivalente a quello di una forza esterna, pari allo sforzo di pretensione
iniziale, applicata alla sezione omogeneizzata, comprensiva dell’armatura lenta e
presollecitata, in un punto corrispondente al baricentro degli sforzi di pretensione applicati.
A differenza del caso precedente della post-tensione, le caratteristiche della sezione
da considerare sono ora quindi quelle della sezione omogeneizzata considerando sia
l’armatura lenta che presollecitata, mentre la tensione in quest’ultima armatura subisce una
riduzione per effetto dell’accorciamento elastico della membratura.
Pertanto nel caso di membrature pre-tese la precompressione agisce fin dalla prima
applicazione (taglio dei trefoli o delle trecce) sull’intera sezione in quanto l’armatura pre-
tesa è solidale alla sezione di calcestruzzo all’atto del taglio di fili (disarmo). Discende da
ciò che le tensioni al disarmo nella sezione si possono valutare, noto lo sforzo di trazione
nelle armature prima del taglio di fili (N0 = βN), applicando le relazioni seguenti (Fig.
13.4):
βN βN ⋅ e0 M min
σ c 0i = + − (13.33)
A1 W1i W1i
βN β N ⋅ e0 M min
σ c0s = − + (13.34)
A1 W1s W1s
368 IL CALCOLO DI STRUTTURE IN C.A.P.
FASE DI ESERCIZIO
σc1s σc1
y
Mmax s
G
x
y e1 y
i
N TENSIONI
σc1i σc1t AMMISSIBILI
(5) In realtà lo sforzo di precompressione della sezione generica differisce da quello trasmesso dal
martinetto nella tesatura dei cavi per effetto di varie cause quali l’attrito tra cavo e guaina, il
rientro dei coni di ancoraggio, l’effetto mutuo di un cavo sull’altro quando la precompressione
viene applicata mettendo in tensione più cavi e l’operazione di tesatura non viene ripetuta.
Cap. 13. LA VERIFICA DELLE SEZIONI PRECOMPRESSE 369
del taglio dei fili, lo sforzo di trazione nelle armature viene equilibrato dalla compressione
della sezione, cui consegue l’accorciamento elastico e la riduzione di sforzo nelle armature
pretese per effetto dello stesso accorciamento. Le tensioni nelle armature pretese, a taglio
effettuato, in funzione delle tensioni nelle stesse armature in assenza di deformazione e di
sollecitazione del calcestruzzo, valgono infatti:
- tiro
⎛ βN β N ⋅ e02 M min ⋅ e0 ⎞
σ 'spi = σ spi − n ⋅ ⎜ + − ⎟ (13.37)
⎜ A1 I1 I1 ⎟
⎝ ⎠
- esercizio
⎛ N N ⋅ e02 M min ⋅ e0 ⎞
σ 'sp = σ sp − n ⋅ ⎜ + − ⎟ (13.38)
⎜ A1 I I ⎟
⎝ 1 1 ⎠
avendo assunto positive, in tal caso, le tensioni di trazione.
Le tensioni σspi e σsp hanno il significato di tensioni nell’armatura pretesa allorché le
fibre di calcestruzzo alla stessa quota hanno tensione nulla, rispettivamente in condizioni di
tiro e di esercizio. Le corrispondenti tensioni σ’spi e σ’sp sono invece relative alle effettive
situazioni tensionali al disarmo ed all’esercizio scarico.
Gli sforzi risultanti nelle armature pretese, al tiro prima del taglio dei fili ovvero in
esercizio in fase di decompressione (assenza di tensioni e deformazioni nel calcestruzzo),
valgono rispettivamente:
βN = A p ⋅ σ spi (13.39)
N = A p ⋅ σ sp (13.40)
TRAVE
δ δ
Nd Nd
δ
CAVO δ
(No- ∆ N) (No- ∆ N)
avendo indicato con A l’area della sezione di calcestruzzo e dell’eventuale armatura lenta
omogeneizzata (Ac + n As) e con ∆N la variazione di sforzo nel cavo indotta dalla
deformazione elastica.
Ricavando ∆N dalla (13.42) si ha:
Es ⋅ Ap Ap
∆N = N d ⋅ = Nd ⋅ n ⋅ (13.43)
Ec ⋅ A A
da cui:
A Ac + nAs
N d = N 0 − ∆N = N 0 ⋅ = N0 ⋅ (13.44)
A + n ⋅ Ap Ac + n( As + A p )
Nd N0
σc = = (13.46)
Ac + nAs Ac + n( As + A p )
Pertanto ai fini della verifica delle tensioni sul calcestruzzo si può indifferentemente
considerare lo sforzo al disarmo agente sulla sezione priva di armature da precompressione,
ovvero considerare il contributo di queste ultime a patto di assumere come sforzo agente lo
sforzo N0. Il ragionamento sviluppato può essere facilmente esteso al caso di cavo
eccentrico.
Nz = ∑ N cosα i i =N (13.47)
Ny = ∑ N sin α i i = Tp (13.48)
e=
∑ N cosα
i i ei
=
Mp (13.49)
Nz N
G
x
CAVO ei
αi i-mo
Ni cosαi y e
CAVO
RISUL
TANT
E Ni senαi N
Ni
Tmin Tmax
+ +
β N sin α N sin α
= =
T1
T0
Fig. 13.7: Taglio efficace nella fase di tiro e di esercizio
La condizione ottimale dal punto di vista del taglio, è idealmente quella per la quale
il taglio efficace in condizioni di tiro è uguale in valore, ma di segno opposto, a quello in
esercizio. In tal modo si minimizza il valore massimo del taglio efficace. Essendo in tal
caso:
T0 = Tmin − βN senα = −(Tmax − Nsenα ) = −T1 (13.52)
si ricava:
(Tmax + Tmin ) (13.53)
N senα =
1+ β
da cui:
1
T1 = Tmax − Nsenα = Tmax − (Tmax + Tmin ) ≅ Tmax − 0.45 (Tmax + Tmin ) (13.54)
1+ β
La relazione 13.54 mostra come in condizioni ottimali il taglio massimo in esercizio
si possa ridurre di circa la metà per effetto della precompressione. Naturalmente tale
eventualità si verifica nella post-tensione dove i cavi hanno un andamento curvilineo o, più
raramente, nella pre-tensione quando si utilizzino andamenti delle armature da pretensione
ad asse spezzato con trefoli inclinati in maniera opportuna nelle zone con taglio maggiore.
Lo stato tensionale determinato dalla caratteristica tagliante efficace, coincidente o
374 IL CALCOLO DI STRUTTURE IN C.A.P.
meno con quella prodotta dai carichi esterni, si ottiene considerando in primo luogo le
sollecitazioni tangenziali che, applicando la teoria semplificata di Jourawsky, risultano:
Ty S x
τy = (13.55)
Ix b
ση
ξ
Pv
τ
η τ
σ σ
σ ϕ ϕ
τ τ
P Po
ση σ
σξ ση
Risulta evidente dalla rappresentazione grafica degli stati tensionali con il cerchio di
Mohr che la tensione principale di trazione in sezioni in c.a.p. è generalmente molto minore
di quella che si avrebbe in una sezione in c.a. ordinario per effetto dello sforzo di
compressione a parità di sollecitazione tangenziale. Infatti nella sezione ad armatura lenta la
tensione principale di trazione coincide con quella tangenziale in tutta la parte di sezione al
di sotto dell’asse neutro.
Per una verifica condotta allo s.l.u. occorre definire il tagliante resistente in varie
situazioni. In particolare si considerano in maniera differente sezioni non parzializzate
ovvero con tensione minima maggiore del limite a trazione (fctd), parzializzate ma in
assenza di armatura specifica a taglio, parzializzate con armatura taglio.
Nelle sezioni non parzializzate ovvero con tensione massima di trazione non
superiore in valore assoluto a fctd, la verifica taglio si esegue controllando che risulti:
⎢⎣
2
(
V Sd ≤ ⎡V Rd = 0.7 ⋅ b w ⋅ d ⋅ f ctd + σ cp ⋅ f ctd )1/ 2 ⎤
⎥⎦
(13.58)
[ ]
V Rd ,c = 0.18 ⋅ k ⋅ (100 ⋅ ρ l ⋅ f ck )1 / 3 + 0.15 ⋅ σ cp ⋅ b w ⋅ d ≥ V Rd ,c ,min
(13.59)
S
ϕ
N st
τ ση
tgϕ = = (13.60)
σξ τ
Infatti con tale scelta la fessure iniziali e quelle a collasso rimangono pressoché le
stesse senza richiedere un ulteriore maggiore danneggiamento della membratura.
La resistenza a taglio nel campo delle sezioni con armature trasversali è limitata dai
valori delle resistenze delle diagonali compresse (VRcd) e tese (VRsd) che valgono
rispettivamente:
ctg β + ctg α
VRcd = ν ⋅ bw ⋅ d * ⋅ αc ⋅ f cd ⋅ (13.61)
1 + ctg 2 β
dove αc è un coefficiente dipendente dall’entità della compressione che agisce sulla sezione.
In particolare vale:
αc = 1 per membrature non compresse;
αc =1+σcp/fcd per 0.00 ≤ σcp / fcd ≤ 0.25
Cap. 13. LA VERIFICA DELLE SEZIONI PRECOMPRESSE 377
secondo provoca sul primo una perdita di tensione (per deformazione elastica):
Ep
∆σ p1 = ⋅ σ c 2 = 6 ⋅ 8 = 48 N/mm 2 (13.64)
Ecm
La messa in trazione del terzo cavo provoca sui primi due una uguale riduzione di
tensione. Tale perdita è di entità non trascurabile e può essere o prevista nel calcolo di
verifica della trave o, preferibilmente, eliminata con successive ritesature fino a che gli
sforzi nei vari cavi e quindi le tensioni negli stessi non siano tutti pari a quelli previsti.
Allo scopo di semplificare la valutazione dell’effetto della tesatura in successione i
diversi cavi si può adottare la relazione seguente indicata dall’EC2:
⎛ n − 1 ∆σ c (t ) ⎞
∆σ pm = E p ⋅ ∑ ⎜⎜⎝ 2 ⋅ n ⋅Ecm ⎟⎠
⎟ (13.65)
8
Se il cavo è posto in trazione da ambo le estremità, andando verso l’interno della trave a
partire da entrambe le estremità, lo sforzo nel cavo si riduce; vi sarà una sezione interna dove lo
sforzo attinge il valore minimo.
Cap. 13. LA VERIFICA DELLE SEZIONI PRECOMPRESSE 379
dα r
N N+dN
pn
pt
Fig. 13.10: Cadute di tensione per attrito
L’equilibrio in direzione dell’asse della guaina si scrive:
N = pt r dα + ( N + dN ) (13.69)
da cui, utilizzando la precedente relazione, si ricava:
dN
= − f dα (13.70)
N
Integrando la precedente equazione differenziale ed imponendo che per α=0 si abbia
Nα = N0, si ottiene:
N α = N 0 ⋅ e − fα (13.71)
N 0,A
α
N 0,B
A B
Tale relazione mostra come lo sforzo di trazione nel cavo diminuisca con legge
esponenziale a partire dalla sezione in cui si applica lo sforzo di pretrazione e dipende
essenzialmente dalla curvatura del cavo medesimo. L’angolo α rappresenta la somma in
valore assoluto delle deviazioni angolari di progetto espresse in radianti nel tratto di cavo
considerato. Da ciò si desumerebbe che in cavi rettilinei non debba osservarsi alcuna
variazione angolare. In realtà per ragioni tecnologiche la guaina non è mai perfettamente
rettilinea per cui l’attrito è presente anche nei cavi rettilinei e si considera in tal caso una
deviazione angolare convenzionale per unità di lunghezza β, assunta generalmente variabile
nell’intervallo 0.005÷0.01 rad/m. Il valore dello sforzo del cavo in una sezione B ad una
distanza z dalla sezione di applicazione dello sforzo di trazione (Fig. 13.11), vale:
N 0, B = N 0, A e − f (α + β ⋅ z ) (13.72)
Per cavi interni con guaina in lamierino metallico l’EC2 fissa i seguenti valori:
- filo laminato a freddo f = 0.17
- trefolo f = 0.19
- barra deformata f = 0.65
- barra liscia rotonda f = 0.33
σ i (t 0 ) 1 dσ i (τ )
ε i (t ) = [1 + ϕ (t 0 , t )] + ∫tt [1 + ϕ (τ , t )] dτ + ε r (t 0 , t ) (13.74)
Ec 0 E c dτ
σ i (t 0 ) t 1 dσ i (τ ) σ (t ) + ∆σ i (t 0 , t ) σ i (t )
ε e,i (t ) = +∫ dτ = i 0 = (13.75)
Ec t0 E c dτ Ec Ec
σ i (t 0 ) t 1 dσ i (τ )
ε v,i (t ) = ε i (t ) − ε e,i (t ) = ϕ (t 0 , t ) + ∫ ϕ (τ , t ) dτ + ε r (t 0 , t ) (13.76)
Ec t0 E c dτ
con ∆σ ril ,i (τ ) la perdita per rilassamento al tempo τ a sua volta dipendente dall’andamento
delle tensioni nell’intervallo di tempo (0, τ).
1 e2
ε c1 = + (13.79)
Ecm A Ecm I
sia la deformazione provocata al livello del baricentro della armatura presollecitata da una
forza unitaria posta nello stesso punto;
M ⋅e
εq = (13.80)
Ecm I
1 (13.81)
ε s1 =
Ap E p
sia la deformazione nella armatura pretesa per uno sforzo di pre-trazione unitario;
ε r ( t0 , t ) (13.82)
ε c (t 0 ) = N 0 ε c1 + ε q (13.83)
ε c (t ) = ( N 0 ε c1 + ε q ) (1 + ϕ ) + ( N − N 0 ) εc1 (1 + χϕ ) + εr (13.84)
ε s (t0 ) = − N 0 ε s1 (13.85)
∆σ ril
ε s (t ) = − N ε s1 − = − N ε s1 − N eq α eqε s1 (13.86)
Ep
ed αeq è un coefficiente che esprime la quota della tensione iniziale che si perde per
(9) Sottoponendo un elemento di armatura ad una deformazione costante si provoca una variazione di
tensione ∆σ ril esprimibile come quota della tensione iniziale σ 0 essendo la quota stessa funzione
del livello di tensione:
∆σ ril = α (σ 0 ) ⋅ σ 0
Se si valuta al tempo t lo stato deformativo risulta:
σ 0 σ 0 − ∆σ ril
ε0 = = + ∆ε ril
Ep Ep
da cui si ricava:
∆σ ril
∆ε ril =
Ep
Cap. 13. LA VERIFICA DELLE SEZIONI PRECOMPRESSE 383
ε c ⋅ ϕ + ε r + N eq ⋅ α eq ⋅ ε s1 εc ⋅ϕ
(N0 − N ) = = +
(1 + χ ⋅ ϕ ) ⋅ ε c1 + ε s1 (1 + χ ⋅ ϕ ) ⋅ ε c1 + ε s1
εr N 0 ⋅ α 0 ⋅ ε s1 (13.91)
+ +
(1 + χ ⋅ ϕ ) ⋅ ε c1 + ε s1 N 0 ⋅α 0
[(1 + χ ⋅ ϕ ) ⋅ ε c1 + ε s1 ]
N eq ⋅ α eq
E p (ε c ⋅ ϕ + ε r + N eq ⋅ α eq ⋅ ε s1 ) n p ⋅ σ c ⋅ ϕ + E pε r + α eq ⋅ σ eq
∆σ p = = (13.92)
1 + (1 + χ ⋅ ϕ ) ⋅ ε c1/ε s1 1 + (1 + χ ⋅ ϕ ) ⋅ ε c1/ε s1
(10) Se il calcolo delle perdite viene effettuato con riferimento ai diversi livelli di armatura o ai diversi
cavi, come è preferibile fare nel caso di precompressione a cavi scorrevoli dove le perdite per
attrito determinano una diversa tensione iniziale nei diversi cavi, si può ottenere una relazione
analoga alla precedente ammettendo nella scrittura dell’equazione di congruenza
l’approssimazione che le tensioni di pretrazione si riducano conservando lo stesso rapporto
interno:
384 IL CALCOLO DI STRUTTURE IN C.A.P.
n p ⋅ σ c ⋅ ϕ + E p ⋅ ε r + σ eq ⋅ α eq n p ⋅ σ c ⋅ ϕ + E p ⋅ ε r + 0.8 ⋅ ∆σ p
∆σ p = = (13.93)
1 + (1 + 0.8 ⋅ ϕ ) ⋅ ε c1/ε s1 Ap ⎛ A ⋅ e ⎞⎟
2
1 + n p ⋅ (1 + 0.8 ⋅ ϕ ) ⋅ ⋅ ⎜1 + c
Ac ⎜⎝ I c ⎟⎠
dove ∆σp rappresenta la perdita di tensione per rilassamento nell’armatura pretesa per una
tensione iniziale σp, valutata in condizioni di tiro in presenza di peso proprio e carico
semipermanente [σp =σp(G + P0 + ψ2 Q)].
Nel regolamento italiano ancora vigente (D.M. 09/01/96) si valutano separatamente
gli effetti della viscosità del calcestruzzo e del ritiro tenendo implicitamente conto degli
effetti mutui nella scelta dei valori dei coefficienti di viscosità e del ritiro suggeriti.
Infatti, valutando separatamente gli effetti lenti, si otterrebbe:
σc
∆σ p = E p ⋅ ⋅ ϕ + E p ⋅ ε r + σ p0 ⋅ α 0 (13.94)
Ec
mentre separando nella relazione (13.91) i contributi delle tre differenti cause delle perdite
si ottiene:
n p ⋅σ c ⋅ ϕ Ep ⋅εr σ p0 ⋅ α 0
∆σ p = + + (13.95)
ε ε σ p 0α 0 ⎡ ε c1 ⎤
1 + (1 + χ ⋅ ϕ ) c1 1 + (1 + χ ⋅ ϕ ) c1 ⎢1 + (1 + χ ⋅ ϕ ) ⎥
ε s1 ε s1 σ eqα eq ⎣ ε s1 ⎦
ϕ (13.96)
ϕ* =
1 + (1 + χ ⋅ ϕ ) ε c1 /ε s1
mentre l’effetto del ritiro sulla viscosità è riconducibile alla utilizzazione di una
deformazione da ritiro ε r* anch’essa ridotta:
εr
ε r* = (13.97)
1 + (1 + χ ⋅ ϕ ) ε c1 /ε s1
L’effetto della viscosità e del ritiro sul rilassamento è espresso dal coefficiente
n p σ c ,iϕ + E p ε r + σ eq , i α eq , i
∆σ p , i =
Ap ⎛ A ⋅ e ⋅ ei ⎞
1 + n p (1 + 0.8ϕ) ⎜1 + c ⎟⎟
Ac ⎜⎝ Ic ⎠
Cap. 13. LA VERIFICA DELLE SEZIONI PRECOMPRESSE 385
riduttivo di σ p 0α 0 che però assume una forma implicita in quanto la tensione equivalente
σ eq dipende dal valore finale N dello sforzo di precompressione. Nella normativa italiana
la formula che fornisce la dipendenza mutua del rilassamento dalla viscosità e dal ritiro
assume una forma semplificata ed esplicita.
Per questa ragione i valori convenzionali della deformazione da ritiro e del
coefficiente di viscosità suggeriti dalla normativa italiana, in mancanza di una più precisa
determinazione, per le verifiche di strutture precompresse sono lievemente inferiori a quelli
massimi che un criterio conservativo indurrebbe ad assumere.
Di seguito sono illustrate le modalità semplificate suggerite dalla normativa italiana
per il calcolo degli effetti lenti. La semplificazione consiste essenzialmente nel ritenere
costante lo stato di sollecitazione che determina i fenomeni viscosi e di rilassamento e
nell’adottare valori medi convenzionali dei paramentri di viscosità e di rilassamento che
tengono conto in maniera forfettaria degli effetti mutui.
Tali deformazioni comportano una perdita da ritiro nelle armature pretese ottenibile
semplicemente moltiplicando le deformazioni stesse per il modulo elastico dell’armatura.
Si ottengono pertanto per tesatura prima o dopo i 14 gg e per i vari tipi di armatura i
valori seguenti della perdita di tensione per effetti lenti:
- fili, barre:
N 0 N 0 ⋅ e ⋅ ei M * ⋅ ei (13.104)
σ c ,i = + −
A I I
essendo e la eccentricità del cavo risultante ed ei la distanza del cavo generico i-esimo dal
baricentro, entrambe positive se il cavo è inferiore al baricentro.
La deformazione viscosa εv,i è connessa alla tensione elastica σ c,i e, coerentemente
con le prescrizioni normative, vale:
- per precompressione applicata fino a 14 giorni dal getto:
⎡ σ c ,i ⎤
ε v,i ≥ ⎢2.3 ⋅ ε e,i = 2.3 ⋅ ⎥ (13.105)
⎣ Ec ⎦
[
∆σ v ,i ≥ 2.3 ⋅ E s ⋅ ε e,i = 2.3 ⋅ n ⋅ σ c,i ] (13.107)
[
∆σ v ,i ≥ 2 ⋅ E s ⋅ ε e,i = 2 ⋅ n ⋅ σ c ,i ] (13.108)
Tipo di armatura ∆σ r∞
fili trafilati 0.15⋅ σ spi
Trecce 0.20⋅ σ spi
Trefoli 0.18⋅ σ spi
barre laminate 0.12⋅ σ spi
su almeno tre provini con tensione prossima al 75% della tensione di rottura caratteristica
fptk. In tal caso la perdita di tensione per rilassamento varrà:
con la limitazione che la perdita di rilassamento così ottenuta non potrà essere inferiore al
50% di quella di riferimento fornita dalla normativa. Tuttavia la perdita per rilassamento
così determinata presuppone l’applicazione di una deformazione costante alla armatura
pretesa.
∆σr
8
k= σ spi
σ spi k = 16 . ( - 0.5 ) 2. k
f ptk
0 0.5 0.75
σ spi
f ptk
con ∆σ r′ ∞ perdita per rilassamento ridotta per la interdipendenza con le perdite per ritiro e
viscosità ∆σr e ∆σv.
Cap. 13. LA VERIFICA DELLE SEZIONI PRECOMPRESSE 389
N N ⋅ e M fess (13.112)
+ − = − f cfm
A Wi Wi
⎛ N N ⋅e ⎞
M = Wi ⋅ ⎜⎜ f cfm + + ⎟ (13.113)
A Wi ⎟⎠
fess
⎝
In tale relazione si osserva come la presenza della precompresione determina al
bordo teso uno sforzo di compressione che si somma alla resistenza a trazione del materiale
determinando un fittizio incremento della resistenza stessa.
Per la verifica a fessurazione è dunque necessario controllare il rapporto tra il
momento di fessurazione ed il momento massimo di esercizio verificando che risulti:
N N ⋅e
f cfm + +
M fess A Wi
= ≥ 1.2 (13.114)
M max N N ⋅e
− σ c1t + +
A Wi
σ c1
M max
G
σc1 σ co
Mmax Mu
G G
N N
σs
σc1t
Mentre nel primo caso (c.a. normale) le tensioni nei materiali, finché rimangono in
campo elastico, crescono in proporzione dei carichi, e quindi il margine di sicurezza
disponibile oltre le condizioni di servizio è sufficientemente prevedibile in quanto legato al
rapporto tra tensioni limiti elastiche e tensioni di servizio, nel caso di sezioni precompresse
allorché si produce la parzializzazione della sezione le tensioni crescono in modo più che
lineare rispetto ai carichi e di conseguenza il margine di sicurezza è fortemente variabile al
variare della forma della sezione e dello stato di coazione.
La determinazione del momento ultimo di una sezione precompressa si effettua
secondo modalità identiche a quelle adottate nel c.a. normale salvo la valutazione dello
stato di deformazione della armatura presollecitata.
Infatti successivamente alla parzializzazione della sezione che si verifica
generalmente per carichi esterni poco maggiori di quelli di esercizio, il comportamento di
una sezione precompressa non è dissimile da quello di una sezione in c.a. normale. Si
assumono per il calcestruzzo e per l’armatura lenta gli stessi legami costitutivi e gli stessi
valori di deformazione ultima(12) assunti nel c.a. non presollecitato. Per l’armatura
presollecitata può ancora adottarsi un legame tra tensione e deformazione di tipo elastico-
perfettamente plastico con limite elastico pari alla tensione limite elastica convenzionale di
progetto fpd. La tensione di progetto si ottiene come per l’armatura lenta dividendo quella di
snervamento caratteristica (fpyk, fp(0.2)k, fp(1)k a seconda dei materiali) per il γm pari ad 1.15:
(12) Sia nella normativa italiana che europea, i limiti di deformazione valgono rispettivamente 0.0035
per il calcestruzzo e 0.001 per l’armatura lenta.
392 IL CALCOLO DI STRUTTURE IN C.A.P.
f pyk f pyk
f pd = = (13.115)
γm 1.15
ε pu = ε ud + ε dec (13.116)
zona 2 ε cu
yc ≤ (
⋅ h − d′ )
ε cu + ε ud
ε cu ε cu
zona 3 ( )
⋅ h − d ′ < yc ≤ (
⋅ h−d' )
ε cu + ε ud ( fsd / Es ) + ε cu
ε cu
zona 4 (
⋅ h−d' ) < yc ≤ d
( fsd / Es ) + ε cu
Nelle tre zone indicate, le deformazioni nelle armature εsi e nei vertici della parte
compressa della sezione εci valgono:
(13) Tale assunzione in pratica consente di utilizzare la stessa suddivisione in zone adottata per il c.a.
normale essendo la deformazione ultima della sezione sulla fibra dell’armatura presollecitata
uguale a quella di una ipotetica armatura lenta sulla stessa fibra, mentre per la stessa armatura la
deformazione corrispondente si ottiene sommando alla deformazione ultima la deformazione
relativa.
Cap. 13. LA VERIFICA DELLE SEZIONI PRECOMPRESSE 393
ε ud
zona 2 (polo A): ε si = − ⋅ (h − yc − ysi )
d − yc
ε ud
ε ci = − ⋅ (h − yc -yci )
d − yc
ε cu
zona 3, 4 (polo B): ε si = − ⋅ (h − yc -ysi )
yc
ε cu
ε ci = − ⋅ (h − yc -yci )
yc
essendo h l’altezza complessiva della sezione, yc la distanza dell’asse neutro dal bordo
compresso, ysi e yci le distanze delle barre di armatura o dei vertici della sezione di
calcestruzzo dal bordo inferiore della sezione.
Per le armature presollecitate le deformazioni da considerare sono pari a quelle di
armature lente sulla stessa fibra incrementate della deformazione relativa acciaio
calcestruzzo εdec,i.
zona 2 ⎛ ε ud ⎞
ε pi = − ⎜ ⋅ (h − yc -y pi ) + ε dec,i ⎟
⎝ d − yc ⎠
zona 3, 4 ⎛ε ⎞
ε pi = − ⎜ cu ⋅ (h − yc − y pi ) + ε dec,i ⎟
⎝ yc ⎠
Per la valutazione degli sforzi di compressione nel calcestruzzo, si può adottare il
modello semplificato del cosiddetto <stress-block> consistente in un diagramma di tensione
uniforme pari a fcd esteso alla parte di sezione compresa tra il bordo compresso e la corda
posta ad una distanza pari a 0.8 yc.
Per la deformazione εdec occorre distinguere tra il caso di pre-tensione e quello di
post-tensione (Fig. 13.15).
Nel primo caso, nota la deformazione iniziale εspi, si ottiene(14):
(14) Quando le perdite per effetti lenti sono eseguite separatamente per ogni livello di armatura, si
ottiene una deformazione diversa per ogni livello di armatura essendo:
⎛ ∆σ ril ,i + ∆σ v,i + ∆σ r ⎞ σ spi
ε dec,i = ε spi − ⎜⎜ ⎟=
⎟
⎝ Es ⎠ Es
394 IL CALCOLO DI STRUTTURE IN C.A.P.
∆σ ⎛ ∆σ ril + ∆σ v + ∆σ r ⎞ σ sp
ε dec = ε dec,0 − = ε spi − ⎜⎜ ⎟=
⎟ E (13.117)
Es ⎝ Es ⎠ s
∆σ σ ⎛ ∆σ ril + ∆σ v + ∆σ r ⎞ σ sp σ c 0
ε dec = ε dec,0 − = ε spi + c 0 − ⎜⎜ ⎟=
⎟ E + E
(13.118)
Es Ec ⎝ Es ⎠ s c
M
PRE-TENSIONE G
N ε spi
ε dec,o
M
POST-TENSIONE G
ε spi σ co E c
N
ε dec,o
⎛ a⎞
Ft = 0.3 ⋅ N i ⋅ ⎜1 − ⎟ (13.122)
⎝ h⎠
396 IL CALCOLO DI STRUTTURE IN C.A.P.
essendo a la dimensione della piastra di ancoraggio nel piano della trave ed h l’altezza della
trave. Tale relazione può servire a dimensionare l’armatura trasversale da distribuire in un
tratto di lunghezza h pari alla altezza della trave stessa. L'armatura può avere la forma di
staffe a più bracci con direzione alternata in modo da realizzare una maglia incrociata,
ovvero in forma di eliche coassiali al cavo. A vantaggio di statica si può assumere a=0.
Ad esempio un cavo da 200 t richiede una armatura complessiva:
0.3 ⋅ 200.000 (13.123)
As = = 23.08 cm 2
2.600
che è possibile realizzare con 30 barre φ10 disposte in direzione verticale nel primo tratto di
trave di lunghezza pari ad h.
Se si applicano più cavi lungo l’altezza della trave si può ragionevolmente
considerare la armatura minore tra le due seguenti:
As1 =
0.3 ⋅ ∑N i ⎛ a′ ⎞
⋅ ⎜1 − ⎟ (13.124)
σs ⎝ h⎠
0.3 ⋅ N i ⎛ a ⎞ (13.125)
As 2 = ⋅ ⎜1 − ⎟
σs ⎝ h⎠
essendo a ′ la dimensione complessiva nel piano della trave della parte di testata occupata
dalle piastre di ancoraggio dei cavi. Infatti nel primo caso si è ipotizzato che i cavi siano
equivalenti ad un unico cavo risultante con una piastra di ancoraggio di altezza a ′ , nel
secondo caso si ipotizza un comportamento indipendente dei vari cavi.
Nella pre-tensione lo sforzo di precompressione viene trasferito dai trefoli o dalle
trecce alla trave per aderenza lungo l’asse delle armature.
Il fenomeno è agevolato dal fatto che, quando cala la tensione, le armature pre-tese,
una volta detensionate, tendono per effetto Poisson ad aumentare di volume,
particolarmente verso le testate dove lo sforzo di trazione è nullo o modesto.
Tale fenomeno aumenta la tensione di aderenza che si instaura tra la trave e le
armature pre-tese.
La normativa italiana assume che la lunghezza necessaria al trasferimento dello
sforzo dal trefolo al calcestruzzo sia pari a 70 diametri. Si può pertanto assumere che lo
sforzo di precompressione vari nel tratto di trave di lunghezza 70 diametri con legge lineare
dal valore nullo a quello nominale.
E’ evidente che a causa di ciò le sezioni terminali delle travi con armature pre-tese
devono essere considerate nelle verifiche a taglio o non precompresse o precompresse con
uno sforzo più limitato di quello nominale. Nelle verifiche a flessione, invece, a vantaggio
di sicurezza è preferibile eseguire la verifica in testata considerando lo sforzo di
precompressione interamente presente.
Capitolo 14
PROBLEMATICHE DI PROGETTAZIONE E
VERIFICA DI STRUTTURE PRECOMPRESSE
1
Per la definizione di momento utile Mu si veda il §12.1
398 IL CALCOLO DI STRUTTURE IN C.A.P.
N
d’ s’
b’
∫Aσ ( y ) dA = N (14.1)
σ c1 ⎡ bh 2 (b − t )(h − s ) 2 ⎤
⋅⎢ − ⎥=N (14.5)
h ⎢⎣ 2 2 ⎥⎦
σ c1 ⎡ bh 3 (b − t )(h − s ) 3 ⎤
⋅⎢ − ⎥ = M max + N ⋅ d ′ (14.6)
h ⎢⎣ 3 3 ⎥⎦
σ c1 ⎧⎪ bh 2 (b − t )(h − s ) 2 ⎫⎪
⋅⎨ ⋅ (2h − 3d ′) − ⋅ [2(h − s ) − 3d ′]⎬ = M max (14.7)
h ⎪⎩ 6 6 ⎪⎭
hM max /σ c1 − t (h − s ) 2 / 6 ⋅ [2(h − s) − 3d ′]
b= (14.8)
h 2 / 6 ⋅ (2h − 3d ′) − (h − s) 2 / 6 ⋅ [2(h − s ) − 3d ′]
y
2
σ ( y ) = σ c1 ⋅
h
400 IL CALCOLO DI STRUTTURE IN C.A.P.
s
N
M max
G
h
σ (y)
dA
y
N
d’
βN βN ⋅ e M min
σ c0s = − + ≥ σ c 0t (14.10)
A Ws Ws
∆W
∆A = (14.11)
yi − s ′
con yi distanza del baricentro della sezione dal bordo inferiore ed s ′ l’altezza dell'ala
inferiore da realizzare (Fig. 14.3).
y
i
∆A s’
3
Ipotizzando che l’inserimento di un’area al lembo inferiore della sezione non modifichi
sensibilmente la distanza del baricentro della sezione dal bordo inferiore, si ottiene:
I + ∆A ⋅ ( yi − s′/ 2) 2
Wi* = = Wi + ∆A ⋅ ( yi − s′ + s′2 / 4/yi )
yi
da cui si trae la relazione approssimata (14.11) trascurando s ′ 2 / 4 /y i rispetto ad s′ .
402 IL CALCOLO DI STRUTTURE IN C.A.P.
βN βN ⋅ e M min (14.13)
− + ≥ σ c 0t
A Ws Ws
- esercizio
N N ⋅ e M max
+ − ≥ σ c1t (14.14)
A Wi Wi
N N ⋅ e M max (14.15)
− + ≤ σ c1
A Ws Ws
⎛1 e ⎞ M
N ⋅ β ⋅ ⎜⎜ + ⎟⎟ ≤ σ c 0 + min (14.16)
⎝ A Wi ⎠ Wi
⎛1 e ⎞ M
N ⋅ β ⋅ ⎜⎜ − ⎟⎟ ≥ σ c 0t − min (14.17)
⎝ A W s ⎠ Ws
⎛1 e ⎞ M
N ⋅ ⎜⎜ + ⎟⎟ ≥ σ c1t + max (14.18)
⎝ A Wi ⎠ Wi
Cap. 14. PROBLEMATICHE DI PROGETTAZIONE E VERIFICA DI STRUT. PRECOMPRESSE 403
⎛1 e ⎞ M
N ⋅ ⎜⎜ − ⎟⎟ ≤ σ c1 − max (14.19)
⎝ A Ws ⎠ Ws
quantità:
1 e 1 ⎛ e⋅ y ⎞ 1 ⎛
⎟ = ⋅ ⎜1 − e
⎞
− = ⋅ ⎜⎜1 − 2 s ⎟ A ⎜ e
⎟⎟ (14.20)
A Ws A ⎝ ρ ⎠ ⎝ ni ⎠
risulta minore di 0 ed in conseguenza le precedenti (14.16-14.19), diventano.
⎛ M ⎞ 1
N ≤ N1 con N 1 = ⎜⎜ σ c 0 + min ⎟⎟ ⋅ (14.21)
⎝ Wi ⎠ β ⋅ ⎛⎜ 1 + e ⎞
⎟
⎜A W ⎟
⎝ i ⎠
⎛ M ⎞ 1
N ≤ N2 con N 2 = ⎜⎜ σ c 0t − min ⎟⎟ ⋅
⎝ Ws ⎛
⎠ β ⋅⎜ 1 − e ⎞ (14.22)
⎜A W ⎟⎟
⎝ s ⎠
⎛ M ⎞ 1
N ≥ N3 con N 3 = ⎜⎜ σ c1t + max ⎟⎟ ⋅
⎝ Wi ⎠ ⎛⎜ 1 + e ⎞
⎟
(14.23)
⎜A W ⎟
⎝ i ⎠
⎛ M ⎞ 1
N ≥ N4 con N 4 = ⎜⎜ σ c1 − max ⎟⎟ ⋅
⎝ Ws ⎠ ⎛⎜ 1 − e ⎞
⎟
(14.24)
⎜A W ⎟
⎝ s ⎠
In tali relazioni si osserva che per sforzo di precompressione esterno al nocciolo la
condizione di tiro fornisce un limite superiore, mentre la condizione di esercizio fornisce un
estremo inferiore (Fig. 14.4).
404 IL CALCOLO DI STRUTTURE IN C.A.P.
0 N4 N3 N1 N2
Fig. 14.4: Intervallo di progetto dello sforzo di precompressione
βN βN ⋅ e 0 (14.26)
σ 0i = + ≤ σ 0c
A Wi
Cap. 14. PROBLEMATICHE DI PROGETTAZIONE E VERIFICA DI STRUT. PRECOMPRESSE 405
dove con e0 si indica l’eccentricità del centro di pressione rispetto al baricentro della
sezione.
σ ( e=e ns )
a N
e ns
G
e ni
N
b
σ ( e=e ni )
Fig. 14.5: Diagramma di tensioni per centro di compressione negli estremi del nocciolo
centrale d’inerzia
βN ⎛ A ⋅ e0′ ⎞
⋅ ⎜1 − ⎟⎟ = σ 0t (14.27)
A ⎜⎝ Ws ⎠
βN ⎛ A ⋅ e0′′ ⎞
⋅ ⎜⎜1 + ⎟ = σ 0c (14.28)
A ⎝ Wi ⎟⎠
e ponendo:
βN
σ 0m = (14.29)
A
406 IL CALCOLO DI STRUTTURE IN C.A.P.
Ws ρ2
= = e ni (14.30)
A ys
Wi ρ2
= = e ns (14.31)
A yi
E1
e 1 = min(e’1 ,e’’)
1
G
e 0 = min(e’0 ,e’’)
0
E0
e
si ottiene:
⎛ σ ⎞
e0′ = eni ⋅ ⎜⎜1 − 0t ⎟
⎟ (14.32)
⎝ σ 0m ⎠
⎛σ ⎞
e0′′ = ens ⋅ ⎜⎜ 0c − 1⎟⎟ (14.33)
⎝ σ 0m ⎠
Affinché siano verificate entrambe le disuguaglianze (14.25) e (14.26) occorre che la
distanza del centro di pressione dal baricentro della sezione reagente sia non superiore alla
minore delle quantità e0′ ed e0′′ che in modo sintetico si scrive:
Cap. 14. PROBLEMATICHE DI PROGETTAZIONE E VERIFICA DI STRUT. PRECOMPRESSE 407
N N ⋅ e1
σ 1i = − ≥ σ 1t (14.36)
A Wi
Ws ⎛σ ⎞ ⎛σ ⎞
e1′ = ⋅ ⎜⎜ 1c − 1⎟⎟ = eni ⋅ ⎜⎜ 1c − 1⎟⎟ (14.38)
A ⎝ σ 1m ⎠ ⎝ σ 1m ⎠
Wi ⎛ σ ⎞ ⎛ σ ⎞
e1′′ = ⋅ ⎜⎜1 − 1t ⎟ = ens
⎟ ⋅ ⎜⎜1 − 1t ⎟
⎟
(14.39)
A ⎝ σ 1m ⎠ ⎝ σ 1m ⎠
Anche in questo caso, affinché siano rispettate le disequazioni (14.35) e (14.36), la
distanza tra il centro di pressione ed il baricentro non deve superare l’eccentricità limite
superiore:
e1 = min (e1′ , e1′′) (14.40)
Le dimensioni del nocciolo limite sopra definite con riferimento ai valori dello
sforzo di compressione nelle fasi di tiro ed esercizio ed alle tensioni ammissibili del
calcestruzzo, coincidono con quelle del nocciolo centrale di inerzia della sezione nella
ipotesi che il limite di resistenza a compressione è molto grande ed il limite di resistenza a
trazione è zero. Infatti assumendo:
σ 0c = σ 1c = ∞ (14.41)
σ 0t = σ 1t = 0 (14.42)
risulta:
e0 = min( eni , ∞ ) = eni (14.43)
FASE DI ESERCIZIO
ys ys
Mmax
G
H
σ1m < σ1m σ1m >σ1m
e1
e1 = e1’ σ1m yi e1 = e1’’ σ1m yi
N
σ1m σ1m
rispettivamente:
σ 0 c ⋅ y s + σ 0t ⋅ y i (14.49)
σ 0m =
H
σ 1c ⋅ yi + σ 1t ⋅ y s (14.50)
σ 1m =
H
La definizione del nocciolo limite di una sezione, indicando il campo di possibile
oscillazione del centro di pressione, rappresenta un utile ausilio per la definizione del
tracciato dei cavi (Fig. 14.8).
Se, infatti, in condizioni di tiro il centro di pressione deve trovarsi al di sopra del
punto inferiore del nocciolo limite, essendo il centro di pressione situato ad una distanza d0
dal cavo risultante:
M min (14.51)
d0 =
βN
deve risultare:
d0 ≥ di (14.52)
M max (14.53)
d1 =
N
dovrà risultare:
d1 ≤ d s (14.54)
della trave.
FASE DI TIRO FASE DI ESERCIZIO
E1
Mmin e1
G G
ds
e0 Mmax
d1
E0
d0
di
βN N
Mmin Mmax
d0 = di d1 = ds
βN N
Fig. 14.8: Traslazione del centro di pressione in condizioni di tiro ed esercizio
E1
e1 z
G e0 e0 (z) e1 (z)
E0
E0
eo eo (z) z
G e1
E1
Quando si debba definire il fuso di Guyon in travi con inversione del segno dei
momenti, ma con identico schema statico in condizioni di tiro e di esercizio, occorre
considerare che al cambiamento del segno del momento è connesso l’inversione del verso
di traslazione del centro di pressione oltre che l’inversione della posizione del cavo
risultante rispetto al baricentro della sezione dato che è opportuno che il cavo risultante sia
affine al diagramma delle sollecitazioni.
In tal caso è pertanto necessario determinare i punti di nocciolo superiore con
riferimento alle condizioni di tiro ed inferiore con riferimento alle condizioni di esercizio
per cui e0 si colloca al di sopra del baricentro ed e1 al di sotto.
Coerentemente le equazioni che definiscono il fuso di Guyon diventeranno:
M min ( z )
e0 ( z ) = − e0 + (14.57)
βN
M max ( z ) (14.58)
e1 ( z ) = e1 +
N
dove i momenti Mmin ed Mmax hanno il significato di momento al tiro ed in esercizio e sono
assunti con il segno negativo.
Ritornando al tracciato dei cavi, è allora evidente che nel caso di precompressione a
cavi scorrevoli, data la particolare forma del fuso di Guyon (Fig. 14.9a), che condiziona il
tracciato del cavo risultante in particolare nella zona centrale della trave, l’andamento dei
cavi deve rispettare esclusivamente condizioni tecnologiche legate all’ingombro delle
testate e delle guaine. E’ in genere sufficiente spaziare le piastre di ancoraggio in testata in
modo da avere un cavo risultante approssimativamente baricentrico. Ciò, unitamente al
rispetto delle condizioni di sicurezza in mezzeria, garantisce il rispetto delle tensioni
ammissibili lungo tutta la trave.
Nel caso di precompressione a fili aderenti rettilinei, alle condizioni su N imposte in
mezzeria occorre aggiungere quelle in testata al tiro:
βN βN ⋅ e
+ ≤ σ c0 (14.59)
A Wi
βN βN ⋅ e
− ≥ σ c 0t (14.60)
A Ws
cui segue:
σ c0
N≤ (14.61)
⎛1 e ⎞
β ⋅ ⎜⎜ + ⎟
⎟
⎝ A Wi ⎠
412 IL CALCOLO DI STRUTTURE IN C.A.P.
σ c 0t
N≥ (14.62)
⎛1 e ⎞
β ⋅ ⎜⎜ − ⎟⎟
⎝ A W s ⎠
Se tali condizioni non possono essere soddisfatte simultaneamente a quelle in
mezzeria, il che si verifica quando la curva di equazione (14.55) del fuso di Guyon taglia la
retta dell’estremo inferiore del nocciolo limite della sezione, la sezione non è idonea a
meno di non modificare l’eccentricità ed il valore dello sforzo di precompressione lungo
l’asse della trave. Tale operazione può essere eseguita con relativa facilità avvolgendo i
tratti terminali adiacenti agli estremi della trave dei trefoli più bassi in guaine prima del
getto. In tal modo viene impedita la solidarizzazione tra armatura pre-tesa e calcestruzzo,
riducendo così l’eccentricità complessiva e lo sforzo N.
Si sottolinea al riguardo che mentre è relativamente facile con tracciati parabolici o
comunque curvilinei rimanere entro i limiti del fuso di Guyon, purché lo stesso abbia una
dimensione reale al variare della ascissa lungo la trave, in presenza di tracciati rettilinei,
come in generale avviene nella travi pre-tese, non è sempre possibile rimanere all’interno di
tale dominio. Perché ciò sia possibile, nelle travi semplicemente appoggiate, occorre che la
più bassa ordinata della curva limite superiore del dominio sia più alta della più alta
ordinata della curva limite inferiore, ovvero della retta che definisce il punto di nocciolo
inferiore.
N y = N sen( α ) (14.64)
Cap. 14. PROBLEMATICHE DI PROGETTAZIONE E VERIFICA DI STRUT. PRECOMPRESSE 413
M = N cos( α ) ⋅ e (14.65)
Se il cavo è ad asse spezzato (Fig. 14.10c), oltre alle azioni agli estremi sopra
indicate, si determinano nei punti di deviazione delle azioni concentrate di componenti:
N y = − N [sen( α i ) − sen( α i +1 )] (14.66)
N
z z eB
N e e N N eA
y y
L L
y L/2 L/2 y L
M=NeA M=NeA
M=NeA M=NeA z
z Nz
Ny Ny
Nz
Nz Nz
Ny Ny y
y Fy qy
l’asse della trave anche una azione distribuita le cui componenti principali sono4:
N
p z ( z) = sen(α ) (14.70)
r
N
p y ( z) = cos(α ) (14.71)
r
Nelle travi gli angoli tra cavo ed asse della trave sono generalmente piccoli e
pertanto le relazione precedenti possono essere semplificate ponendo cos(α)=1 e sen(α)=α.
Pertanto,in generale, le azioni trasmesse dal cavo, concentrate in testata e distribuite
lungo la trave, diventano:
N y = − N ⋅α (14.72)
Nz = N (14.73)
M = N ⋅e (14.74)
N
pz ( z ) = α (14.75)
r
N
py( z ) = (14.76)
r
ed in corrispondenza di eventuali punti di deviazione:
N y = − N ⋅ (α i − α i +1 ) (14.77)
Nz = 0 (14.78)
Si osservi che il sistema di azioni equivalenti alla precompressione è autoequilibrato
e può essere utilizzato per il calcolo delle caratteristiche della sollecitazione sia in travi
isostatiche che iperstatiche, sovrapponendolo ai carichi esterni ed alle reazioni dei vincoli.
Nelle travi iperstatiche, tuttavia, è necessario valutare le reazioni iperstatiche
prodotte dal sistema equivalente, con i metodi usuali (metodo delle forze o degli
spostamenti). Ad esempio, utilizzando il metodo delle forze si rende inizialmente la
struttura isostatica con opportune sconnessioni e si scrivono equazioni di congruenza nelle
sezioni sconnesse. Le incognite del problema sono le reazioni iperstatiche mentre i termini
noti sono rappresentati dalle incongruenze derivate dalla azione della precompressione
valutata attraverso i carichi equivalenti.
Tale procedimento si applica, in modo esemplificativo, al caso di una trave continua
su tre appoggi con un unico cavo rettilineo posto ad una distanza e dall’asse baricentrico
4
In realtà nascono anche coppie distribuite mx(z) che in genere risultano tuttavia trascurabili.
Cap. 14. PROBLEMATICHE DI PROGETTAZIONE E VERIFICA DI STRUT. PRECOMPRESSE 415
z
N e e N
A l B l C
Ne Ne Ne Ne
Ne
MB =
MA =-Ne 2 MC=-Ne
Fig. 14.11: Carico equivalente alla precompressione e reazioni iperstatiche in una trave
continua su tre appoggi precompressa con cavo risultante orizzontale
N
eA
z eB
A y N
l B
Ne B
Fy
X
Fig. 14.12: Carico equivalente alla precompressione e reazioni iperstatiche in una trave
appoggiata ed incastrata precompressa con cavo risultante rettilineo
(e A + eB ) (14.83)
Fy = − N ⋅
l
M = N ⋅ eB (14.84)
L’equazione di congruenza in B si scrive:
5
Si comprende inoltre come la reazione iperstatica produca una sostanziale modifica del
diagramma delle sollecitazioni, causando una sensibile variazione del momento flettente rispetto a
quello provocato dalla precompressione sulla trave isostatica.
Cap. 14. PROBLEMATICHE DI PROGETTAZIONE E VERIFICA DI STRUT. PRECOMPRESSE 417
(e A + e B )/l ⋅ l 3 e ⋅l2 l3
−N⋅ +N⋅ B −X⋅ =0 (14.85)
3 EI 2 EI 3 EI
⎛e e ⎞
X = N ⋅⎜ B − A ⎟ (14.86)
⎝ 2l l ⎠
q
A B
M(z)
MB
e(z) eB
G
z
A B
Fig. 14.13: Cavo parabolico
In pratica ogni possibile diagramma del momento sulla trave iperstatica individua un
sistema di curvature associate che rispetta le condizioni vincolari, e quindi, tracciando i cavi
in modo che la eccentricità del cavo risultante abbia un andamento affine ad un possibile
diagramma del momento, si è sicuri che le reazioni iperstatiche sono nulle e che l’effetto
flessionale della precompressione corrisponda a quello che si verificherebbe in una trave
isostatica, ossia che risulti in ogni sezione:
M p = N ⋅ e = M p0 (14.88)
In tal caso, anche nella trave iperstatica, il centro di pressione coincide con la
posizione del cavo in ogni sezione.
Se allora consideriamo la trave incastrata in B ed appoggiata in A (Fig. 14.13),
possiamo ipotizzare un cavo parabolico, con andamento affine a quello del diagramma del
momento per carico uniforme. In tal caso il momento ha equazione:
3 z 2 ql 2 ⎛ 3z 4 z 2 ⎞
M ( z) = q⋅l ⋅ z − q ⋅ = ⋅⎜ − ⎟ (14.89)
8 2 8 ⎜ l l2 ⎟
⎝ ⎠
Assegnando al cavo un andamento affine a quello del possibile diagramma del
momento sopra indicato, ad esempio:
Cap. 14. PROBLEMATICHE DI PROGETTAZIONE E VERIFICA DI STRUT. PRECOMPRESSE 419
⎛ 3z 4 z 2 ⎞
e( z ) = e B ⋅ ⎜ − ⎟ (14.90)
⎜ l l2 ⎟
⎝ ⎠
si ottiene il diagramma delle curvature:
N ⋅ e( z ) N ⋅ e B ⎛ 3z 4 z 2 ⎞
χ ( z) = = ⋅⎜ − ⎟ (14.91)
EI EI ⎜ l l2 ⎟
⎝ ⎠
che rispetta le condizioni imposte dai vincoli e quindi non determina alcuna reazione
vincolare iperstatica dovuta alla precompressione.
Considerando, infatti, il carico equivalente alla precompressione connesso
all’andamento sopra descritto ed applicandolo su di uno schema isostatico con incastro in
B, risulta:
⎛ d e( z ) ⎞ ⎛ 3 ⋅ eB ⎞
N y , A = N ⋅ sen(α ) = N ⋅ ⎜ ⎟ = N ⋅⎜ ⎟ (14.92)
⎝ dz ⎠ z = 0 ⎝ l ⎠
⎛ d 2 e( z ) ⎞
p y (z ) =
N
= N ⋅⎜ ⎟ = − 8 ⋅ N ⋅ eB
r ⎜ dz 2 ⎟ (14.93)
⎝ ⎠ l2
N y, A ⋅ l 3 py ⋅ l 4 ⎛ e ⋅ l 2 eB ⋅ l 2 ⎞
ν= − = N ⋅⎜ B − ⎟=0 (14.94)
3 EI 8 EI ⎜ EI EI ⎟⎠
⎝
Analogamente, se si considera il diagramma del momento provocato da una coppia
antioraria in A (Fig. 14.14), la legge M(z), che rappresenta un ulteriore possibile
diagramma del momento sulla trave iperstatica, è dato da:
3⋅ M A ⋅ z
M ( z) = −M A + (14.95)
2⋅l
L’andamento del cavo affine al diagramma del momento indicato, risulta:
3 ⋅ eA ⋅ z ⎛ 3⋅ z ⎞
e( z ) = − e A + = eA ⋅ ⎜ − 1 + ⎟ (14.96)
2⋅l ⎝ 2⋅l ⎠
cui corrisponde un andamento delle curvature per uno sforzo di precompressione N
applicato:
420 IL CALCOLO DI STRUTTURE IN C.A.P.
N ⎛ 3⋅ z ⎞
χ ( z) = ⋅ eA ⋅ ⎜ − 1 + ⎟ (14.97)
EI ⎝ 2⋅l ⎠
MA A B
l
M(z)
eA e(z) z
G
A B
Fig. 14.14: Cavo concordante
Il carico equivalente alla precompressione per uno schema isostatico con incastro in
B e cavo con andamento affine al diagramma del momento fornito dalla (14.95) risulta:
⎛ 3 ⋅ eA ⎞
N y = N ⋅ senα = N ⋅ ⎜ ⎟ (14.98)
⎝ 2⋅l ⎠
M = − N z ⋅ eA = − N ⋅ eA (14.99)
Anche in questo caso lo spostamento in A è nullo e non comporta ancora alcuna reazione
vincolare:
N y ⋅l3 M ⋅l2 ⎛ e ⋅ l 2 eA ⋅ l 2 ⎞
ν= − = N ⋅⎜ A − ⎟=0 (14.100)
3 EI 2 EI ⎜ 2 EI 2 EI ⎟
⎝ ⎠
Anche andamenti del cavo ottenuti dalla combinazione dei due precedenti godono
ovviamente della proprietà di non determinare reazioni iperstatiche, per cui si ottiene al
variare di eA e di eB una doppia infinità di soluzioni per possibili andamenti del cavo
Cap. 14. PROBLEMATICHE DI PROGETTAZIONE E VERIFICA DI STRUT. PRECOMPRESSE 421
concordante:
⎛ 3⋅ z ⎞ ⎛ 3⋅ z 4⋅ z2 ⎞
e( z ) = e A ⋅ ⎜ − 1 + ⎟ + eB ⋅⎜ − ⎟ (14.101)
⎝ 2⋅l ⎠ ⎜ l l2 ⎟
⎝ ⎠
armatura in condizioni di collasso è nettamente inferiore a quello che si avrebbe nel caso di
armatura aderente. In realtà nel caso di precompressione esterna, l’armatura presollecitata
introduce nella struttura un sistema di forze aggiuntive, ovviamente progettate affinché
diano luogo ad effetti favorevoli, senza modificare le caratteristiche di resistenza delle
sezioni, che restano quelle dovute al calcestruzzo ed alla armatura lenta o anche
presollecitata ma aderente. Possono infatti darsi casi di travi precompresse sia con
precompressione totale o limitata o parziale, sia con ulteriori cavi esterni.
Le ragioni che hanno favorito il diffondersi di questa tecnica, prevalentemente in
Francia per ponti e viadotti, sono da ritrovarsi nella relativa semplicità di impiego in quanto
tale tecnica richiede soltanto la predisposizione di idonei ancoraggi esterni e di vincoli
intermedi per la deviazione dei cavi. Un altro campo in cui la tecnica trova applicazione è
quello del rinforzo di strutture esistenti in c.a., c.a.p. o acciaio, dove la applicazione di una
precompressione con cavi esterni è spesso l’unica forma di presollecitazione praticabile.
Tale indicatore assume il valore Gp=1 nella precompressione totale ed il valore Gp=0
nel c.a. normale.
Un secondo parametro significativo atto a definire il grado di precompressione con
riferimento alle condizioni di rottura, è definibile come rapporto tra lo sforzo in condizioni
ultime dell’acciaio da precompresso e lo sforzo in condizioni ultime complessivo delle
armature tese:
A p f pk
Gr = (14.103)
A p f pk + As f sk
Cap. 14. PROBLEMATICHE DI PROGETTAZIONE E VERIFICA DI STRUT. PRECOMPRESSE 423
f0
Con riferimento al caso di Fig. 14.15 la lunghezza iniziale del cavo Lc, dopo la
tesatura e tenendo in conto la freccia assunta nei punti di deviazione vale:
l /3
Lc = 2 ⋅ +l /3 (14.105)
cosα '
essendo:
a − f0
α' = arctan (14.106)
l/ 3
Cap. 14. PROBLEMATICHE DI PROGETTAZIONE E VERIFICA DI STRUT. PRECOMPRESSE 425
con a la dimensione pari alla differenza di quota degli estremi del primo e secondo tratto
del cavo ed fo freccia elastica nelle condizioni di tiro.
Per la valutazione della variazione di lunghezza del cavo dovuta agli effetti lenti, si
analizzano separatamente gli effetti del ritiro, della viscosità del calcestruzzo, del
rilassamento.
Per il ritiro si ottiene:
⎛ l /3 ⎞
∆lc = ⎜ 2 ⋅ + l / 3⎟ ⋅ ε r (14.107)
⎝ cos α ' ⎠
essendo εr la deformazione dovuta al ritiro.
Per la viscosità è opportuno considerare separatamente l’effetto dell’accorciamento
indotto dalla azione assiale No e quello derivante dalla variazione di freccia indotta dalla
viscosità:
No ⋅ l
∆lc , v1 = ⋅ϕ (14.108)
Ec A
⎛ l /3 l /3 ⎞
∆lc ,v 2 = 2 ⋅ ⎜ − ⎟ (14.109)
⎝ cos α ' cos α ' ' ⎠
essendo φ il coefficiente di viscosità, α’’ l’angolo formato con l’orizzontale dei tratti primo
e terzo del cavo tenendo conto della variazione di freccia:
a − f1 ⋅ (1 + ϕ )
α ' ' = arctan (14.110)
l /3
con f1 rispettivamente la freccia nel punto di deviazione, indotta in condizioni di esercizio
dai carichi permanenti e dalla precompressione.
La variazione di lunghezza dovuta al rilassamento vale infine:
∆' σ ril
∆lc , ril = Lc ⋅ ε 'ril = Lc ⋅ (14.111)
Ep
essendo ∆' σ ril la perdita tensionale dipendente dal tipo di acciaio utilizzato per la
precompressione, dal livello di tensione iniziale (σspi / fptk), dall’entità degli effetti lenti
dovuti al comportamento reologico del calcestruzzo.
In analogia al caso di armatura aderente può porsi secondo la norma italiana:
⎡ (∆σ r + ∆σ v ) ⎤ ⎡ (∆Lc ,r + ∆Lc ,v ) ⋅ E p ⎤
′ = ⎢1 − 2.5
∆σ ril ⎥ ⋅ ∆σ ril = ⎢1 − 2.5 ⎥ ⋅ ∆σ ril (14.112)
⎢⎣ σ spi ⎥⎦ ⎢⎣ Lc ⋅ σ spi ⎥⎦
426 IL CALCOLO DI STRUTTURE IN C.A.P.
' ∆lc
∆σ = ∆σ r + ∆σ v + ∆ σ ril = E p ⋅ (14.114)
lc
15.1 Premessa
La capacità plastica e la duttilità di membrature e di strutture nel loro complesso
sono caratteristiche importanti del comportamento strutturale in quanto evitano che
fenomeni di collasso determinati da varie cause, quali carichi di entità e tipo non previsti,
valori della resistenza minori di quelli preventivati per degrado o insufficiente
dimensionamento di progetto ovvero ancora per cattiva esecuzione, si manifestino in
maniera improvvisa ed imprevista. Infatti, la duttilità permette il progressivo manifestarsi
della insufficienza strutturale attraverso il progredire di fessurazioni e deformazioni in
campo non lineare che, con il loro evidenziarsi, costituiscono un effettivo preavviso,
utilissimo alla prevenzione.
Più in dettaglio la capacità plastica è rappresentata dalla entità delle rotazioni e degli
spostamenti plastici consentiti, mentre la duttilità rappresenta il rapporto tra i predetti valori
ed i corrispondenti valori elastici.
I metodi di calcolo delle strutture che fanno riferimento al comportamento non
lineare delle membrature (metodo elastico con ridistribuzione dei momenti, plastico, non
lineare) richiedono un comportamento duttile delle sezioni critiche, intendendo per tali
quelle in cui si verifica il superamento dei limiti elastici, e modulano l’entità
dell’adattamento plastico alle effettive capacità duttili delle membrature.
La capacità plastica e la duttilità, auspicabili in generale, diventano per altro verso
indispensabili in campo sismico dove è alta l’aleatorietà delle azioni e gli stessi metodi di
progetto assumono il comportamento post-elastico come fase della risposta strutturale
fondamentale per sostenere azioni con periodo di ritorno relativamente alto. In particolar
modo in campo sismico può parlarsi di necessità di un comportamento duttile delle
strutture, intendendo che le membrature generiche e le strutture nel loro insieme devono
possedere caratteristiche di capacità plastica e di duttilità non inferiori a determinate soglie
imposte dalle condizioni sismiche di progetto.
428 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
Senza addentrarsi negli aspetti più strettamente sismici, che esulano dai limiti della
presente analisi, si analizzeranno nel seguito le modalità con cui è possibile dimensionare le
membrature assumendo come requisito la duttilità richiesta.
Al riguardo si premette che al fine di valutare la capacità deformativa post-elastica
delle strutture, è utile distinguere la duttilità locale da quella globale. La prima, nelle
strutture intelaiate, si identifica con la capacità delle sezioni critiche (dove massime sono
generalmente le sollecitazioni flettenti) di sopportare rotazioni post-elastiche, la seconda si
misura con la capacità delle strutture di avere spostamenti di piano, generalmente all’ultimo
piano, significativamente maggiori di quelli elastici (Fig.15.1). Tale ultimo tipo di duttilità,
pur essendo direttamente connessa alla duttilità locale, dipende anche dal meccanismo di
collasso plastico che si genera. E’ allora importante adottare strategie di progettazione che
massimizzino sia la duttilità locale, attraverso il progetto delle sezioni e dei particolari
costruttivi delle sezioni critiche, sia la duttilità globale, determinando con un opportuno
dimensionamento meccanismi di collasso favorevoli. Nei telai multipiano a maglie
rettangolari, tipologia di larga prevalenza nelle strutture di edifici civili, meccanismi di tali
caratteristiche sono i meccanismi cosiddetti globali che vedono la formazione di cerniere
plastiche al piede delle colonne, allo spiccato ed alle estremità delle travi, mentre sono da
evitare per quanto possibile meccanismi di piano, caratterizzati da cerniere plastiche al
piede ed alla testa delle colonne di un generico piano. A tali ultimi meccanismi
corrisponde, infatti, una duttilità strutturale notevomente più bassa di quella che compete ai
meccanismi globali corrispondenti a parità di duttilità locale.
a) b)
Fig. 15.1: Meccanismo globale (a) e meccanismo locale di piano (b)
Quando la rottura può avvenire sia per flessione che per taglio, è opportuno evitare
che si determinino rotture per taglio anticipate rispetto alla completa plasticizzazione a
flessione. Infatti, la rottura per taglio è caratterizzata da una scarsa duttilità ed è pertanto
opportuno un sovradimensionamento delle armature resistenti a taglio rispetto a quelle a
flessione, orientando in tal modo il comportamento post-elastico verso una plasticizzazione
a flessione.
Limitando l’analisi che segue alla ricerca e valutazione della duttilità locale,
fondamentale in ogni caso se si vuole ottenere un’alta duttilità globale, si distinguono nel
Capitolo 15. LO STATO LIMITE DI DUTTILITA’ 429
seguito per comodità di trattazione vari aspetti della stessa, riconducibili a diverse
definizioni di duttilità, internamente connesse ma distinte:
- duttilità sezionale (o di curvatura)
- duttilità rotazionale delle membrature
- duttilità traslazionale.
0,70
0,60
0,50
ξe
0,40
µ
0,030
0,30
0,025
0,20 0,020
0,015
0,10 0,010
0,005
0,00
0,000 0,050 0,100 0,150 0,200 0,250 0,300 0,350 0,400 0,450
ν
Fig. 15.2: Andamento dell’asse neutro adimensionalizzato ξe in funzione del carico assiale
adimensionalizzato v al variare della percentuale geometrica di armatura (µ=µ’).
430 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
⎛ ε ce ε so ⎞ ⎛ε ε ⎞ 1
φ y = min⎜⎜ , ⎟⎟ = min⎜⎜ ce , so ⎟⎟ ⋅ (15.2)
⎝ ye d − y e ⎠ ⎝ ξe 1 − ξe ⎠ d
essendo rispettivamente εce ed εso le deformazioni al limite elastico del calcestruzzo
compresso e dell’armatuta tesa, assunte nel seguito rispettivamente pari a 1.8·f’cd/Ecm e
fsd/Es.
Mentre per l’armatura la definizione della deformazione al limite elastico εso = fsd/Es
ha un significato fisico preciso in quanto si identifica con la deformazione allo snervamento
della stessa, per il calcestruzzo assumere εce = 1.8·f’cd/Ecm ha un significato convenzionale,
corrispondente ad una significativa deviazione del calcestruzzo dal campo elastico.
Analogamente la curvatura φ u , indicando con yu la distanza dell’asse neutro dal
bordo compresso allo s.l.u. determinabile con le usuali equazioni di equilibrio alla
traslazione delle tensioni interne allo s.l.u., vale:
⎛ ε cu ε su ⎞ ⎛ε ε ⎞ 1
φu = min⎜⎜ , ⎟⎟ = min⎜⎜ cu , su ⎟⎟ ⋅ (15.3)
⎝ yu d − yu ⎠ ⎝ ξu 1− ξu ⎠ d
essendo εcu ed εsu le deformazioni ultime del calcestruzzo e dell’acciaio e ξu=yu/d.
In fig. 15.3 sono riportati gli andamenti della posizione dell’asse neutro allo s.l.u.
ξu=yu/d al variare degli stessi parametri prima utilizzati allo s.l. elastico.
In fig. 15.4 è, infine, riportata la curvatura al limite di snervamento
adimensionalizzata ( φ y ⋅ d ). Si nota come tale valore di curvatura è poco influenzato dalla
azione assiale per cui si adottano spesso valori costanti per travi e pilastri.
La parte plastica della curvatura vale invece:
φ pl = φu − φ y (15.4)
esprimibile nel modo seguente:
⎛ ε cu ε su ⎞ ⎛ε ε so ⎞ ⎛ ε − ε ce ε su − ε so
⎞1
φ pl = min⎜⎜ , ⎟⎟ − min⎜⎜ ce , ⎟⎟ ≅ min⎜⎜ cu⎟⎟ , (15.5)
y
⎝ u (d − y )
u ⎠ y
⎝ e (d − y )
e ⎠ ⎝ ξu ⎠d (1 − ξ u )
Nella (15.5), vista la modesta importanza nella determinazione di φ u della parte
elastica delle curvatura, si è assunto in via semplificata yu=ye .
Capitolo 15. LO STATO LIMITE DI DUTTILITA’ 431
0,7
0,6
0,5
0,4
ξu
0,3
µ
0,2
0,01
0,1 0,02
0,04
0,0
0,00 0,10 0,20 0,30 0,40 0,50 0,60
ν
Fig. 15.3: Andamento dell’asse neutro adimensionalizzato ξυ allo stato limite ultimo in
funzione di v al variare della percentuale geometrica di armatura.
0.0045
0.0035
Priestley (1998) - elementi inflessi
0.0030
0.0025
φyd
0.0020 µ
0.040
0.0015
0.020
0.0010 0.010
0.0005
ν
0.0000
0.00 0.10 0.20 0.30 0.40 0.50 0.60
Fig. 15.4: Andamento della curvatura adimensionalizzata ( φ y ⋅ d ) al limite elastico, in
funzione della percentuale geometrica di armatura e di v.
432 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
0.050
0.040
0.030
µ
φud
0.01
0.020
0.02
0.04
0.010
ν
0.000
0.00 0.10 0.20 0.30 0.40 0.50 0.60
Fig. 15.5: Andamento della curvatura adimensionalizzata ( φu ·d) al limite plastico in
funzione di v al variare della percentuale geometrica di armaturae.
25.0
20.0
µφ=(φu/φy)
15.0
10.0 0.010
0.020
0.040
5.0
ν
0.0
0.00 0.10 0.20 0.30 0.40 0.50 0.60
0.0500
0.0400
φpld
0.0300
µ
0.010
0.0200
0.020
0.040
0.0100
ν
0.0000
0.00 0.10 0.20 0.30 0.40 0.50 0.60
del tratto di trave in cui la sollecitazione flettente supera quella di primo snervamento My,
rimanendo compresa tra My ed Mu, si ottiene:
Mu − M y Mu ⎛ fy ⎞
l 'pl = 0.5 ⋅ ⋅ = 0.5 ⋅ ⎜⎜1 − ⎟ ⋅ λ ⋅ d = 0.5 ⋅ψ ⋅ λ ⋅ d (15.7)
Mu V ⎝ f t ⎟⎠
La rotazione plastica connessa a questo fenomeno può essere espressa nel modo
seguente (cfr. Fig. 15.8):
Capitolo 15. LO STATO LIMITE DI DUTTILITA’ 435
∆l a , u − ∆l a , y ⎛ ε su − ε sy ⎞ ⎛ ft − f y ⎞ d ⋅f
∆θ pl = = ⎜⎜ ⎟⋅⎜
⎟ ⎜ f
⎟ ⋅ la , u ≅ φ pl , s ⋅ψ ⋅ b t
⎟ (15.10)
d
*
⎝ d
*
⎠ ⎝ t ⎠ 4 ⋅τ a,u
Fig. 15.8: Rotazione connessa alla deformazione dell’armatura tesa nella zona di
ancoraggio
Può pertanto definirsi una lunghezza plastica aggiuntiva dovuta alla deformazione
plastica del vincolo:
'' db ⋅ ft
l pl = ψ ⋅ (15.11)
4 ⋅τ a,u
con:
ft
k1 = 0.5 ⋅ψ k 2 =ψ ⋅ (15.13)
4 ⋅τ a,u
con τ a, y = fc
- Panagiotakos & Fardis (2001)
l pl = 0.12 ⋅ l v + 0.014 ⋅ f y ⋅ d b (15.17)
In fig.15.9 per un acciaio con resistenze ft=450 MPa, fy =380 MPa, calcestruzzo
fc=25 MPa e diametro db delle barre di 20 mm, sono riportate le lunghezze delle cerniere
plastiche ottenute dalle varie formulazioni.
La formulazione base (vedi 15.12), adottando per τa,u la espressione τa,u =0.5 fc0.5
fornisce valori di poco inferiori alle formulazioni di Priestley mentre la formulazione di
Lehman si mantiene piuttosto al di sotto. La formulazione di Panagiotakos & Fardis ha un
andamento più acclive al crescere della lunghezza di taglio della membratura.
La rotazione plastica della sezione critica si ottiene pertanto moltiplicando la
curvatura plastica fornita dalla (15.5) per una delle relazioni precedententemente ottenute
per la lunghezza delle cerniere plastiche.
Facendo riferimento alla relazione generale (15.12) si ottiene:
Capitolo 15. LO STATO LIMITE DI DUTTILITA’ 437
⎛ ε − ε co ε su − ε so ⎞ 1
θ pl = min⎜⎜ cu , ⎟ ⋅ ⋅ (k1 ⋅ l v + k 2 ⋅ d b )
⎟ d (15.18)
⎝ ξu 1− ξu ⎠
400
350
300
250
lpl [mm]
200
150 Priestley
100 Lehman
Pan & Fardis
50
Modello generale
0
0 500 1000 1500 2000 2500
LV [mm]
Fig. 15.9: Lunghezza della cerniera plastica in mm in funzione della lunghezza di taglio
(lv=M/V) e per db=20 mm ed ft/fy=1.184
0.025
d=400 mm; ε cu =0.0070
0.020 d=400 mm; ε cu =0.0035
d=600 mm; ε cu =0.0070
0.015 d=600 mm; ε cu =0.0035
θ pl [rad]
0.010
0.005
0.000
0.00 0.10 0.20 0.30 0.40 0.50 0.60 0.70
ξ
Fig. 15.10: Rotazione plastica al variare della posizione dell’asse neutro, della
deformazione ultima del calcestruzzo e della altezza della sezione
438 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
v ⎡ max(0.01, ω ')
0.225 0.35
1 ⎤ ⎛l ⎞ (α ρ sx f wy / f c ) 100 ρ d
θu = 0.016 ⋅ 0.3 ⋅ ⎢ ⋅ fc ⎥ ⋅⎜ ν ⎟ ⋅ 25 ⋅ 1.25 (15.19)
γ el ⎣ max (0. 01, ω ) ⎦ ⎝h⎠
In tale relazione i parametri utilizzati hanno il significato seguente:
γel = 1.5 per elementi primari ed 1.0 per elementi secondari, definiti tali quando
sia la rigidezza che la resistenza viene ignorata nell’analisi. Tali elemento devono
avere tuttavia una deformabilità tale da non pregiudicare la loro capacità portante;
ν = sforzo normale normalizzato
ω e ω’ = percentuale meccanica dell’armatura tesa e compressa (nelle pareti tutta
l’armatura d’anima è da includere in quella in trazione;
ρsx = Asx/bwsh percentuale di armatura trasversale con Asx area delle staffe (area
della sezione della staffa per numero di bracci), bw larghezza della sezione
ortogonalmente al piano di flessione, sh passo delle staffe;
ρd = percentuale di armatura inclinata;
α = (1 - sh/2bo) (1 - sh/2ho) (1 – Σbi2/6hobo) fattore di efficienza del confinamento
con ho e bo dimensioni del nucleo confinato, bi distanze delle barre longitudinali
trattenute da tiranti o staffe presenti sul perimetro, sh passo delle staffe.
Inoltre per le pareti oppure in presenza di acciaio incrudente il valore dato dalla
(15.19) deve essere diviso per 1.6, mentre per gli elementi privi di particolari costruttivi
antisismici il valore fornito dalla stessa (15.19) va moltiplicato per 0.85. Infine in presenza
di barre lisce e di condizioni di ancoraggio insufficienti, il valore ottenuto in precedenza
deve essere moltiplicato per 0.575.
In presenza di pilastri a doppia armatura simmetrica, in assenza di armatura
inclinata, la relazione precedente diventa più semplicemente funzione della staffatura, del
rapporto tra lunghezza di taglio (M/V) ed altezza della sezione, del carico assiale
adimensionalizzato:
Capitolo 15. LO STATO LIMITE DI DUTTILITA’ 439
0.35
1 ⎛l ⎞ (αρ sx f wy /f c )
θu = 0.016 ⋅ 0.3ν ⋅ f c0.2 25 ⋅ ⎜ v ⎟ ⋅ 25 (15.20)
γ el ⎝h⎠
In fig. 15.11 è riportato l’andamento della rotazione ultima al variare della posizione
dell’asse neutro allo s.l.u. (ξu=νu/0.8) sull’asse delle ascisse ed al variare della percentutale
dell’armatura di confinamento (ρ= 0.25%, 0.5%, 0.75%, 1.0%, 1.25%) per acciaio con
fwy=440 MPa e calcestruzzo di resistenza fc =17.6 assumendo inoltre lv/h =2.5 ed α=0.5.
Tali curve non sono direttamente comparabili con quelle di fig. 15.7 in quanto trattasi di
rotazione ultima e non plastica, ed inoltre di sezione confinata con staffe. Esse evidenziano
il rilevante effetto del confinamento sulla capacità plastica.
0,08
0,07
ρsx
0,06 1,25%
1,00%
0,05 0,75%
θu [rad]
0,50%
0,04
0,25%
0,03
0,02
0,01
0
0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7
ξu
Fig. 15.11: Andamento della rotazione ultima al variare della posizione dell’asse neutro e
della percentuale di armatura di confinamento
In alternativa alla (15.19) la suddetta Normativa (NTC 2008) fornisce una
formulazione per la capacità plastica di derivazione teorica, anche se i coefficienti sono
opportunamente tarati in modo da fornire risultati poco diversi dalla (15.19):
1 ⎛⎜ ⎛ 0.5 ⋅ L pl ⎞⎞
θu = ( )
θ + φu − φ y ⋅ L pl
γ el ⎜⎝ y
⋅ ⎜⎜1 −
Lv
⎟⎟
⎟⎟
(15.21)
⎝ ⎠⎠
essendo:
440 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
Lv ⎛ h ⎞ db ⋅ f y
θy =φy + 0.0013 ⋅ ⎜⎜1 + 1.5 ⎟ ⋅ +0.13 ⋅ φ y
⎟ per travi e pilastri (15.22a)
3 ⎝ lv ⎠ fc
Lv ⎛ l ⎞ db ⋅ f y
θy =φy + 0.002 ⋅ ⎜⎜1 − 1.125 v ⎟⎟ ⋅ +0.13 ⋅ φ y per pareti (15.22b)
3 ⎝ h ⎠ fc
db ⋅ f y
L pl = 0.1 ⋅ Lv + 0.17 ⋅ h + 0.24 (15.22c)
fc
∆u ∆y + ∆ pl θ pl ⋅ (lv − 0.5 ⋅ l pl ) ⎛ l pl ⎞
µ∆ = = = 1+ = 1 + ( µθ − 1) ⋅ ⎜⎜ 1 − 0.5 ⎟⎟ (15.25)
∆y ∆y θ y ⋅ lv ⎝ lv ⎠
Capitolo 15. LO STATO LIMITE DI DUTTILITA’ 441
⎡ ⎛k ⋅ f ⎞
0.86 ⎤
f cc = f c ⋅ ⎢1 + 3.7 ⋅ ⎜⎜ s l ⎟
⎟
⎥ (15.26)
⎢ ⎝ fc ⎠ ⎥
⎣ ⎦
⎡ ks ⋅ fl ⎤
ε ccu = ε cu ⋅ ⎢1 + 12.5 ⋅ ⎥ (15.27)
⎣ fc ⎦
(b − 2 ⋅ R ) + ( h − 2 ⋅ R )
2 2
αn = 1− (15.29)
3⋅b ⋅ h
⎛ s − hs ⎞ ⎛ s − hs ⎞
α s = ⎜1 − ⎟ ⋅ ⎜1 − ⎟ (15.30)
⎝ 2⋅b ⎠ ⎝ 2⋅h ⎠
essendo R il raggio di arrotondamento degli spigoli, hs l’altezza delle bande discontinue di
confinamento, pari al passo s in presenza di confinamento continuo (αs=1). In presenza di
angolari e calastrelli R può essere assunto pari al minore tra la lunghezza del lato degli
angolari e 5 volte lo spessore delle stesse ali.
Il parametro αn rappresenta il rapporto tra l’area della sezione efficacemente
confinata e l’area totale della sezione. Con riferimento alla figura 15.12 si può apprezzare
visivamente come l’area di calcestruzzo efficacemente confinata Ac,eff sia piuttosto ridotta
rispetto alla sezione complessiva Ac. Infatti la parte tratteggiata della sezione, a causa dell’
“effetto arco”, può essere ritenuta confinata sia pure con intensità variabile, mentre la parte
residua non risente in maniera significativa della azione di confinamento.
Capitolo 15. LO STATO LIMITE DI DUTTILITA’ 443
r
-
d
-
CLS CONFINATO
d-2r
Fig. 15.13: Andamento della resistenza (fcc/fc) e della deformazione longitudinale ultima
(εcc/ εcu) al variare del confinamento (cfr.15.26 e 15.27).
⎛ ⎛ k s ⋅ 0.5 ⋅ ρ f ⋅ E f ⋅ ε fd ,rid ⎞
(2/3)
⎞ ⎛ ⎛ k s ⋅ fl ⎞
(2/3)
⎞
fcc = fc ⋅ ⎜ 1 + 2.6 ⎜ ⎟ ⎟= fc ⋅ ⎜ 1 + 2.6 ⎜ ⎟ ⎟ (15.33)
⎜ ⎝ fc ⎠ ⎟ ⎜ ⎝ fc ⎠ ⎟
⎝ ⎠ ⎝ ⎠
⎛ k s ⋅ 0.5 ⋅ ρ f ⋅ E f ⋅ ε fd ,rid ⎞ ⎛ k s ⋅ fl ⎞
ε cc = ε cu ⋅ ⎜ 1 + 4.286 ⎟ = ε cu ⋅ ⎜ 1 + 4.286 ⎟ (15.34)
⎜ fc ⎟ ⎝ fc ⎠
⎝ ⎠
Nelle (15.33) e (15.34) i termini fc ed εcu rappresentano rispettivamente la resistenza media
dei valori ottenuti dalle prove divisa per il Fattore di Confidenza (in riferimento a
costruzioni già esistenti), e la deformazione ultima del calcestruzzo non confinato, ks=αn٠αs
il coefficiente di efficienza già definito per l’acciaio. Mentre nel confinamento con
dispositivi metallici la pressione di confinamento è ricavabile direttamente dalla tensione di
Capitolo 15. LO STATO LIMITE DI DUTTILITA’ 445
snervamento degli elementi metallici di confinamento, nel caso del FRP, che si mantiene in
campo elastico fino a rottura, è necessario definire una deformazione massima trasversale
<efficace> per l’elemento confinato e per le fibre di confinamento. Pertanto nelle Istruzioni
CNR DT200/2004 la pressione laterale di confinamento fl è espressa in funzione della
deformazione εfd,rid ( f l = 0.5 ⋅ ρ f ⋅ E f ⋅ ε fd , rid ) . In tale relazione il coefficiente ρf
rappresenta come per l’acciaio la percentuale volumetrica esprimibile con le (15.28) e
(15.31). Per la deformazione εfd,rid, le Istruzioni citate forniscono la relazione:
Fig. 15.15: Andamento della resistenza( fcc/fc) e della deformazione longitudinale ultima
(εcc/εcu) al variare del confinamento (15.33 e 15.34).
f ε ⎡ ⎛k ⋅ f ⎞
0.86 ⎤
⎡ k ⋅f ⎤
I µ = cc ⋅ cc = ⎢1 + 3.7 ⋅ ⎜⎜ s l ⎟
⎟
⎥ ⋅ ⎢1 + 12.5 ⋅ s l ⎥ (15.38)
f c ε cu ⎢ ⎝ fc ⎠ ⎥ ⎣ fc ⎦
⎣ ⎦
Nella Fig. 15.16 è riportato l’incremento di duttilità Iµ al variare del confinamento
(ksfl/fc).
14,00
10,00
8,00
Iµ
6,00
4,00
2,00
0,00
0,00 0,10 0,20 0,30 0,40 0,50 0,60 0,70
ksfl/fc
Fig. 15.17: Incremento di duttilità di curvatura Iµ al variare del confinamento
(cfr.15.52)
Capitolo 15. LO STATO LIMITE DI DUTTILITA’ 449
15.7 Esercizi
ESERCIZIO 15.1
Valutare l’incremento di resistenza e di duttilità per un elemento prismatico a
sezione quadrata di sezione 400·400 mm confinato con angolari e calastrelli.
- il calcestruzzo dei provini ha fornito,come resistenza media poi divisa per il
fattore di confidenza, il valore fc = 11.33 MPa;
- calastrelli 80·8 mm di acciaio Fe 430 al passo di 300 mm con angolari 80·80·8;
- si assume un angolo di curvatura equivalente degli spigoli R = min(80;5·8=40)=
= 40mm essendo 8 mm lo spessore dell’ala;
- percentuale volumetrica: ρv = 4·8·80/(400·300) = 0.0213
- coefficiente di efficienza trasversale:
A c, eff 2 ⋅ (d − 2 R )2 / 3 2 ⋅ (400 − 2 ⋅ 40 )2 / 3
- αn = = 1− =1− = 0.57
Ac d 2 − R 2 ⋅ (4 − π ) 400 2 − 40 2 ⋅ (4 − π )
- coefficiente di efficienza longitudinale:
2
⎛ s − hs ⎞ ⎛ s − hs ⎞ ⎛ 300 − 80 ⎞
- α s = ⎜1 − ⎟ ⋅ ⎜1 − ⎟ = ⎜1 − ⎟ = 0.52
⎝ 2⋅b ⎠ ⎝ 2⋅h ⎠ ⎝ 2 ⋅ 400 ⎠
- fwsd = 275 MPa (Fe430)
- pressione di confinamento: f l = 0.5 ⋅ ρ v ⋅ f wsd = 0.5 ⋅ 0.0213 ⋅ 275 = 2.93 MPa
- resistenza di progetto incrementata per effetto del confinamento (cfr. 15.26):
⎡ 0.86
⎛ 0.57 ⋅ 0.52 ⋅ 2.93 ⎞ ⎤ 0.86 ⎤
fcc = 11.33 ⋅ ⎢1 + 3.7 ⋅ ⎜ ⎟ ⎥ = 11.33 ⋅ ⎡⎣1 + 3.7 ⋅ 0.0767 ⎦=
-
⎣⎢ ⎝ 11.33 ⎠ ⎦⎥
= 15.93 MPa
- Incremento di duttilità di curvatura per effetto del confinamento (cfr. 15.38):
ESERCIZIO 15.2
Valutare l’incremento di resistenza e di duttilità per un elemento prismatico a
sezione quadrata di sezione 400·400 mm confinato con FRP con le seguenti caratteristiche:
- il calcestruzzo dei provini ha fornito,come resistenza media poi divisa per il
fattore di confidenza, il valore fc = 11.33 MPa;
- raggio di arrotondamento spigoli: r = 30 mm
- confinamento con 2 strati di tessuto di FRP (carbonio) con ti = 0.17 mm,
Efk=200000 MPa, εfk= 1.0%;
- percentuale volumetrica risultante:
- ρv = 4·(2·0.17)/400 = 0.0034;
- coefficiente di efficienza trasversale:
A c, eff 2 ⋅ (d − 2 R )2 / 3 2 ⋅ (400 − 2 ⋅ 30)2 / 3
- αn = = 1− = 1− = 0.516 ;
Ac d − R ⋅ (4 − π )
2 2
400 2 − 30 2 ⋅ (4 − π )
- coefficiente di efficienza longitudinale:
- α s = 1 (confinamento continuo nella zona nodale di interesse)
- εfd = min (0.85·0.01/1.25;0.60·0.015) = (0.0068;0.006) = 0.006
- Ef = 200000 MPa
- ffd = Efd·εfd = 200000·0.006 = 1200 MPa
- fl =0.5·ρv·ffd = 0.5·0.0034·1200 = 2.04 MPa
- resistenza di progetto incrementata per effetto del confinamento (cfr. 15.33):
⎡ ⎛ 0.5162.04 ⎞
2/3 ⎤
⎥ = 11.33 ⋅ ⎡⎣ 1 + 2.6 ⋅ 0.0929 ⎤ = 17.38 MPa
2/3
- fcc = 11.33 ⋅ ⎢1 + 2.6 ⋅ ⎜ ⎟
⎝ 11.33 ⎠ ⎦
⎣⎢ ⎦⎥
- Incremento di duttilità di curvatura per effetto del confinamento:
(44)
Gli esempi di calcolo sviluppati in questa appendice fanno riferimento alla
versione precedente dell’EC2 [7]. Tuttavia, salvo alcuni parametri inessenziali, i
procedimenti di calcolo seguiti rimangono pienamente validi
452 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
(a)
(b)
(c)
(d)
Fig. A.2
L'ultimo schema che è necessario richiamare è quello di trave continua su appoggi
454 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
fissi che sulla base delle stesse considerazioni precedenti elimina, con lo scopo di
semplificare ulteriormente il calcolo, anche la solidarietà con i pilastri negli estremi; poiché
però i momenti di estremità sono ben lontani dall'essere nulli, si è costretti in tale
modellazione a tener conto della continuità con i pilastri di estremità considerando coppie
di valore variabile e valutate in maniera più o meno approssimata.
La scelta dello schema è pertanto una scelta non immediata ed automatica, ma
richiede una serie di valutazioni riguardanti:
− l'essere il telaio a nodi fissi o no;
− il rapporto delle luci di campate successive;
− il rapporto di rigidezza tra travi e pilastri;
− il livello di accuratezza dei risultati che si intende conseguire;
− l'importanza che si conferisce al comportamento elastico della struttura rispetto a
quello allo S.L.U..
Infatti, trascurare il comportamento di servizio rende in teoria accettabile per la trave
allo s.l.u una qualunque distribuzione di sollecitazioni, purché equilibrata, e pertanto
accettabile uno qualunque degli schemi sopra indicati.
Ben diversa è la situazione se si richiede una attenta considerazione delle condizioni
di servizio e della duttilità richiesta per ottenere la capacità portante ultima, a causa delle
implicazioni che sorgono con la durabilità e con l'accettabilità anche solo estetico-
funzionale dell'opera.
Queste considerazioni elementari sono importanti soprattutto in un momento in cui
lo sviluppo dei mezzi di calcolo rende possibile un ottimo livello di precisione nei risultati
ottenibili adottando modellazioni opportune, con il rischio però di operare scelte non
ponderate degli schemi di calcolo, talora suggerite dalla disponibilità di procedure
automatiche che trattano alcuni schemi e non altri, ovvero determinate dal diverso impegno
richiesto per l’input e per la valutazione dell’output.
Nel seguito si adotterà il terzo schema quando le luci consecutive sono non troppo dissimili
(ad esempio 2/3<li/li+1<3/2 ), con rapporti tra le rigidezze dei pilastri e quelle delle travi
confluenti nel generico nodo non troppo grandi (ad esempio Σ(I/L)pil.<2/3 Σ(I/L)tr.), il
secondo schema in caso contrario. Tale scelta determina scarti sufficientemente contenuti
tra le soluzioni ottenute con gli schemi adottati e quelli ottenibili con schematizzazioni più
accurate (schema a telaio).
Per l'individuazione delle condizioni di carico è necessario operare in tre fasi, nelle
quali occorre:
a) determinare i valori caratteristici dei carichi;
b) determinare i valori di progetto dei carichi;
c) determinare le combinazioni dei carichi in rapporto alle diverse esigenze di
verifica.
Nella determinazione degli scarichi dei solai sulla trave, considerata interna, si è
adottato un coefficiente di continuità pari a 1.2.
Ai fini della determinazione delle condizioni di carico, vanno distinti, come detto in
precedenza, i carichi da peso proprio (G), gli altri carichi permanenti (G’) ed i carichi
variabili (Q). Nel caso in esame essi valgono:
Gk = 3.1 + 15.0 = 18.1 kN/m (1810 daN/m)
G’k = 12 + 6.0 = 18.0 kN/m (1800 daN/m)
Qk = 21.0 kN/m (2100 daN/m)
Gk + G’k + Qk = 18.1+18+21 = 57.1 kN/m (5710 daN/m)
Oltre al valore caratteristico del carico variabile Qk, nelle combinazioni di carico
devono prevedersi dei valori ridotti dello stesso carico da utilizzarsi per determinate
finalità:
456 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
Qk
G'k
Gk
1)
B C
A D
ψ 2Qk
G'k
Gk
2)
B C
A D
Fig. A.3
La prima delle due ultime combinazioni corrisponde ad una disposizione del carico
costituita dal peso proprio, dal carico permanente e dal carico variabile su tutte le travi, la
seconda differisce dalla prima per la applicazione di un carico variabile ridotto (si è assunto
ψ2,1=0.40).
Indicando con Pi il carico sulla campata i-esima, si ottiene:
- Combinazione 1:
P1 = P2 = P3 = 18.1 + 18.0 + 21.0 = 57.1 kN/m (5710 daN/m)
- Combinazione 2:
P1 = P2 = P3 = 18.1 + 18.0 + 0.4⋅21.0 = 44.5 kN/m (4450 daN/m).
Esse sono rese numerose per la variabilità dei coefficienti γG,1 (1÷1.35) e γQ,1
(1.50÷0) da considerare al fine di ottenere le massime sollecitazioni.
Nel caso della trave continua in esame diventano:
458 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
Risultano pertanto sei condizioni di carico distinte, due per le verifiche di servizio e
quattro per le verifiche di sicurezza allo S.L.U..
Le condizioni di carico sopra elencate partono dall’assunzione che i carichi
accidentali possono variare indipendentemente e nella misura estrema (γq =0÷1 per i carichi
Qi). Se si assume che i carichi Qi possono variare solo nel loro insieme, le varie condizioni
di carico allo s.l.u. si riducono ad una sola con il massimo carico su ogni campata. Tale
valutazione attiene al progettista ed in ogni caso, qualunque sia la scelta, la soluzione
ottenuta, essendo equilibrata, risulterà compatibile con i requisiti di resistenza della trave,
richiedendo però un impegno plastico maggiore in presenza di distribuzioni di carico
significativamente diverse da quelle considerate.
Appendice1. ESEMPIO DI PROGETTO DI TRAVE CONTINUA IN C.A. SECONDO L’EC2 459
3)
B C
A D
1.5 Qk
1.35 G'k G'k
1.35 Gk
4)
B C
A D
1.5 Qk
G'k 1.35 G'k
1.35 Gk
5)
B C
A D
1.5 Qk
1.35 G'k
G'k G'k
1.35 Gk
6)
B C
A D
Fig. A.4
termini di prestazioni.
Infatti le prime due condizioni di carico, che si riferiscono alle condizioni di servizio
della struttura, possono con sufficiente approssimazione essere analizzate con metodi di
calcolo lineari elastici al fine della valutazione delle sollecitazioni corrispondenti, in quanto
queste sono abbastanza lontane dai valori per i quali le sezioni assumono un
comportamento fortemente non lineare; viceversa il secondo gruppo di condizioni di carico,
corrispondenti allo stato limite ultimo, richiederebbe in generale un'analisi basata su metodi
non lineari in quanto lo s.l.u. della struttura viene raggiunto quando, superato il tratto
iniziale di comportamento lineare elastico, le sezioni hanno raggiunto la fase caratterizzata
dalla fessurazione e successivamente dallo snervamento dell'armatura, oltre il quale il
comportamento è fortemente non lineare.
Fig. A.5
Tali limitazioni garantiscono con sufficiente attendibilità, sulla base di estese analisi
numeriche e sperimentali, che la richiesta di duttilità non superi la duttilità disponibile nelle
sezioni.
Per l'analisi non-lineare è invece necessario controllare che la richiesta di duttilità
rimanga inferiore alla duttilità disponibile, mentre per l'analisi plastica è possibile ancora
far riferimento ad opportune limitazioni per evitare il controllo di duttilità.
spuntamento dei momenti previsto nell'EC2 pari a R⋅b/8, essendo R la reazione verticale
della trave continua sull'appoggio in questione e b la dimensione del pilastro parallela
all'asse della trave in corrispondenza dell'appoggio.
Per gli appoggi di estremità lo spuntamento è stato operato diminuendo il momento
della quantità ∆M=T⋅b/4, pari al taglio moltiplicato per b/4.
I valori dei momenti di progetto dell'ultima colonna sono spuntati come sopra.
Come, è facile osservare, ad una riduzione al più corrispondente al 25% dei momenti
minimi, consentita dalla ridistribuzione dei momenti, corrisponde un incremento molto
minore dei momenti massimi di ciascuna condizione di carico. In particolare nel caso
esaminato l'incremento di momento massimo più significativo è del 7.1%.
A.4.1 Flessione
Per il dimensionamento delle armature occorre preliminarmente definire le
caratteristiche dei materiali e le resistenze di progetto sulla base dei coefficienti parziali di
sicurezza.
Per il calcestruzzo si ipotizza una resistenza caratteristica:
Rck = 25 N/mm2
cui corrisponde una resistenza cilindrica:
fck = 0.83 ⋅ 25 = 20.75 N/mm2
ed una resistenza di progetto che tiene conto dell'effetto della permanenza dei carichi sulla
resistenza:
fcd = 0.85 ⋅ 20.75/1.5 = 11.76 N/mm2
Per l'armatura si ipotizza una resistenza caratteristica:
fyk = 380 N/mm2
cui corrisponde una resistenza di progetto:
fyd = 380 / 1.15 = 330.4 N/mm2.
La progettazione delle sezioni o delle armature può essere agevolmente condotta sulla base
delle due equazioni di equilibrio interno della flessione scritte in forma adimensionale:
ψξ + ω'−ω = 0 (A.1)
Mu
ψξ(1 − λξ) + ω'(1 − δ') = µ u = (A.2)
bd 2 f cd
yc 0.8 yc
h d
d - yc
As
d’
Fig. A.6
Nel caso in oggetto, la progettazione può essere condotta convenientemente
imponendo la condizione che l'asse neutro abbia una posizione prefissata: in tal modo si
ottiene contemporaneamente il controllo dei requisiti di duttilità, in quanto essa è
strettamente legata al rapporto x/d; inoltre il coefficiente di ridistribuzione è ancora
dipendente dalla stessa variabile.
Imponendo, infatti, che risulti: ξ=0.25, il coefficiente di ridistribuzione minimo
ammesso risulta:
δ = 0.44 + 1.25 0.25 = 0.75.
466 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
(
ξ = 1.25 ⋅ 1 − 1 − (2 µ d ) ) (A.7)
A s f yd
ω= = 0.8 ⋅ ξ (A.8)
bdf cd
b) Nel secondo caso, dalla condizione di equilibrio alla rotazione, si ricava
l'armatura compressa:
Appendice1. ESEMPIO DI PROGETTO DI TRAVE CONTINUA IN C.A. SECONDO L’EC2 467
A s f yd µd − µc
ω= = (A.9)
bdf cd 1 − δ′
e successivamente l'armatura tesa:
A s f yd
ω= = 0.8 ⋅ ξ + ω′ (A.10)
bdf cd
Applicando le relazioni precedenti al caso in esame, si ottiene:
Sez. A e D
Md = 119835 Nm µd = 0.18452 (> µc)
ω’ = (0.18452-0.180) / (1-0.064) = 0.00483 => A's =0.202 cm2
ω = 0.8 ⋅ 0.25 + ω' = 0.20483 => As = 8.56 cm2 (2φ16+3φ14)
Sez. B e C:
Md = 141502 Nm µd = 0.21788 (> µc)
ω’= (0.21788-0.180) / (1-0.064) = 0.04047 => A's =1.69 cm2
ω = 0.8 ⋅ 0.25 + ω′ = 0.24047 => As = 10.06 cm2 (5φ16)
Sez. B-C:
Md = 54690 Nm µd = 0.08421 (< µc)
( )
ξ = 1.25 ⋅ 1 − (1 − 2 ⋅ 0.0841)1/2 = 0.11(< 0.25)
( )
ξ = 1.25 ⋅ 1 − (1 − 2 ⋅ 0.1568)1/2 = 0.21438(< 0.25)
468 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
Sez. B-C:
Md =55370 Nm µd = 0.08526 (< µ c )
( )
ξ = 1.25 ⋅ 1 − (1 − 2 ⋅ 0.1568)1/2 = 0.21438(< 0.25)
Dal confronto con le armature precedenti relative al caso senza ridistribuzione dei
momenti, si osserva una riduzione significativa (del 24% in media) delle armature
superiori, mentre per le armature inferiori si osserva un incremento medio solo del 5%, che
in pratica non ha determinato una variazione dei diametri e del numero dei ferri adottati in
precedenza. In Fig. A7 sono riportati in modo schematico le armature risultanti nel progetto
senza ridistribuzione e, tra parantesi, con ridistribuzione del momento.
Fig. A.7
Appendice1. ESEMPIO DI PROGETTO DI TRAVE CONTINUA IN C.A. SECONDO L’EC2 469
A.4.2 Taglio
La verifica ed il progetto delle armature a taglio nelle travi in c.a. inflesse secondo il
metodo agli stati limite segue modalità formalmente molto simili a quelle adottate nel
progetto-verifica alle tensioni ammissibili.
Infatti, come nel calcolo alle tensioni ammissibili, anche agli S.L. esiste un valore di
soglia del taglio (VRd1) che non richiede il progetto di specifiche armature, salvo le
armature minime regolamentari, un valore del taglio (VRd2) che non può essere superato,
data la geometria della sezione e le caratteristiche del calcestruzzo, un valore del taglio
limite (VRd3) in funzione dell'armatura oltre che della geometria della sezione e delle
caratteristiche dei materiali.
Nella trave continua in esame, prendendo in esame la prima campata, i tagli di
progetto risultano:
VdA = 204.820 kN
VdB = 207.620 kN .
che, essendo:
che, essendo:
ν =0.7 - fck/200 = 0.6 (fattore di efficienza del puntone di c.l.s.)
α = angolo di inclinazione tra armatura a taglio ed asse longitudinale(90°)
fornisce:
VRd2 = 0.50 ⋅ 0.60 ⋅ (20.75 / 1.5) ⋅ 250 ⋅ 0.9 ⋅ 470 ⋅ (1 + 0 ) = 438862 N .
470 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
n (A s + A ′s ) ⎡ 2b(A s d + A ′s d ′) ⎤
x= ⎢− 1 + ⎥ (A.19)
b ⎢⎣ n (A s + A ′s )2 ⎥⎦
bx 3
I= + nA ′s (x − d )2 + nA s (d − x )2 (A.20)
3
M M
σ c = x ≤ σc ; σ s = (d − x ) ≤ σ s (A.21)
I I
e tenendo presente che risulta:
Il calcolo delle tensioni viene eseguito nella sezione B di minimo momento e nella
sezione di massimo momento della campata AB, con riferimento alle armature progettate in
base al diagramma dei momenti con ridistribuzione ed ai valori "spuntati" per quanto
riguarda l'appoggio B; il coefficiente di omogenizzazione è assunto pari a 15, essendo le
tensioni dovute ai carichi quasi permanenti superiori al 50% di quelle complessive, per
tener conto in modo semplificato degli effetti a lungo termine.
Sezione B:
b=25cm h=50cm d'=3cm d=47cm
As=7.70cm2 A's=10.05cm2 n=15
4
x=13.51cm I=166743cm
Combinazione 1:
M B = −102320 − ( −9736 ) = −92584 Nm
σ c = 7.5 N/mm 2 < σ c , σs = 278.9 N/mm 2 < σs .
Combinazione 2:
M B = −79742 − ( −7587 ) = −72154 Nm
σ c = 5.5 N/mm 2 < σc , σs = 217.4 N/mm 2 < σs .
Sezione AB:
b=25cm h=50 cm d'=3 cm d=47cm
2 2
As=10.05cm A's=3.08cm n=15
Appendice1. ESEMPIO DI PROGETTO DI TRAVE CONTINUA IN C.A. SECONDO L’EC2 473
x=17.42 cm I=185561cm4
Combinazione 1:
M AB = 82856 Nm
σ c = 7.8 N/mm 2 < σc , σs = 198.1 N/mm 2 < σs .
Combinazione 2:
M AB = 64572.5 Nm
σ c = 6.1 N/mm 2 < σc , σs = 154.4 N/mm 2 < σs .
Dai valori riportati si deduce che la verifica della limitazione delle tensioni è
soddisfatta sia nell'acciaio che nel calcestruzzo.
x=
(
bh 2 /2 + n ⋅ A s d + A s' d' )
bh + n ⋅ (A ) (A.22)
s + A s'
bx 3 b(h − x )3
I= + + nA s' (x − d')2 + nA s (d − x )2 (A.23)
3 3
essendo n=Es/Ec il coefficiente di omogenizzazione, da cui:
I
M cr = f ctm (A.24)
h−x
Il controllo della fessurazione consiste nel verificare che l'ampiezza delle fessure sia
contenuta entro limiti accettabili, dipendenti dal tipo di elemento strutturale (c.a. ordinario o
precompresso), dal tipo di sollecitazione (fessurazione per carichi applicati o deformazioni
impresse) e dalle condizioni ambientali. Per elementi strutturali in c.a. ordinario di edifici e
per classi di esposizione 2-4 (ambiente umido o marino), si può ritenere che la limitazione
dell'ampiezza massima delle fessure a 0.3mm sotto la combinazione di carico quasi
permanente (combinazione 2) sia accettabile ai fini dell'aspetto e della durabilità.
Il controllo della fessurazione può essere condotto senza un calcolo diretto
474 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
dell'ampiezza massima delle fessure se sono soddisfatte alcune condizioni, cioè che le
dimensioni delle barre longitudinali di armatura e la distanza tra di esse non superino valori
fissati dalla norma in funzione della massima tensione nelle armature sotto la combinazione
di carico quasi permanente. Tali valori limite sono riportati nella tabella seguente.
Tensioni acciaio Diametro massimo barre Spaziatura massima barre
[N/mm2] [mm] [mm]
160 32 300
200 25 250
240 20 200
280 16 150
320 12 100
360 10 50
Tab. A.4: Diametri e spaziature massimi per barre ad aderenza migliorata
essendo:
− β: un coefficiente che correla l'ampiezza media delle fessure al valore
caratteristico di calcolo wk, cha vale 1.7 per fessurazione indotta dai carichi;
− ssm: la deformazione media nell'armatura tesa, che tiene conto anche dell'effetto
del tension stiffenig ed è valutabile con l'ausilio della relazione:
σs ⎡ ⎛ M cr ⎞ ⎤
2
ε sm = ⎢1 − β1β 2 ⎜ ⎟ ⎥ (A.26)
Es ⎢ ⎝ M ⎠ ⎥⎦
⎣
essendo σs la tensione nell'armatura tesa in sezione fessurata, Mcr il momento di
prima fessurazione, β1 un coefficiente che vale 1 per barre ad aderenza migliorata
e 0.5 per barre lisce, β2 un coefficiente che vale 1.0 per carichi di breve durata e
0.5 per carichi permanenti o ripetuti;
− srm: la distanza media finale tra le fessure, valutabile mediante la relazione:
φ
s rm = 50 + 0.25 ⋅ k 1 ⋅ k 2 [mm] (A.27)
ρr
Appendice1. ESEMPIO DI PROGETTO DI TRAVE CONTINUA IN C.A. SECONDO L’EC2 475
essendo:
• k1 un coefficiente che tiene conto delle proprietà di aderenza delle barre che
vale 0.8 per barre ad aderenza migliorata e 0.4 per barre lisce;
• k2 un coefficiente che tiene conto della forma del diagramma delle
deformazioni e vale 0.5 per flessione pura;
• φ il diametro delle barre in mm,
• ρr = As/Ac,eff il rapporto di armatura efficace, dove As è l'armatura contenuta
nell'area tesa efficace di calcestruzzo, costituita dall'area di calcestruzzo che
circonda l'armatura, avente altezza convenzionalmente pari a 2.5 volte il
copriferro d'.
Nelle sezioni B ed AB si calcola l'ampiezza delle fessure sotto i carichi quasi
permanenti (combinazione 2), che costituisce la condizione di riferimento adottata dalla
norma; inoltre si valuta anche l'ampiezza delle fessure per la combinazione 1 (rara o
frequente), più sfavorevole dell'altra.
Sezione B:
da cui:
476 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
Sezione AB:
da cui:
w k = 1.7 ⋅ 0.0008738 ⋅ 80 = 0.119 mm
ai tramezzi ed ad alle altre opere di finitura il limite delle inflessioni è posto pari ad 1/500
della luce.
Generalmente il calcolo delle inflessioni può essere omesso quando sono verificate
alcune condizioni, come un rapporto luce/altezza sufficientemente contenuto; i valori limite
del rapporto L/d sono indicati dalle norme in funzione della tipologia strutturale e del
livello di sollecitazione nei materiali. Tali limiti sono riportati nella Tabella A.5.
Nel caso della trave in oggetto il rapporto luce/altezza con riferimento alla campata
di estremità AB è pari a L/d=500/47=10.6, che risulta molto distante dai limiti riportati al
punto 2 della tabella; pertanto in questo caso il calcolo dell'inflessione della trave può
essere omesso.
Calcestruzzo Calcestruzzo
Sistema strutturale
molto sollecitato poco sollecitato
Travi semplicemente appoggiate, piastre 18 25
semplicemente appoggiate mono o
bidirezionale
Campata terminale di travi continue o 23 32
piastre continue monodirezioali o piastre
bidirezionali continue su un lato
Campata intermedia di travi o di piastre 25 35
mono o bidirezionale
Piastre sorrette da pilastri senza travi 21 30
(piastre non nervate), in base alla luce
maggiore
Mensole 7 10
Tab. A.5: Valori limite dei rapporti luce/altezza utile per elementi in c.a. senza
compressione assiale.
In ogni caso per valutare la dimensione delle variazioni ottenute, si determinano per
le precedenti sezioni i momenti ultimi corrispondenti.
Dovendo la posizione dell'asse neutro essere nell'intorno del valore di progetto (x/d
= 0.25) ovvero nella zona 2 o 3, (Fig. A8) si ipotizza in primo luogo che le armature in
compressione siano snervate.
La posizione presunta dell'asse neutro si ottiene risolvendo la equazione di equilibrio
alla traslazione; risulta pertanto:
ω − ω'
ξ= (A.28)
ψ
Se la deformazione nell'armatura compressa valutabile con la relazione:
(
ε s' = 0.01/ (1 − ξ ) ⋅ ξ − δ ' ) per ξ < 0.259 (A.29)
ovvero con:
(
ε s' = 0.0035/ (ξ ) ⋅ ξ − δ ' ) per ξ ≥ 0.259 (A.30)
risulta minore della deformazione allo snervamento (ε0 = fyd/Es), occorre ricalcolare la
posizione dell'asse neutro tenendo conto del fatto che l'armatura in compressione è in
condizioni elastiche; l'equazione di equilibrio alla traslazione diventa allora di 2° grado in ξ
e si scrive:
ψ ⋅ ξ + ω'
(
0.01 ⋅ ξ − δ ' )
− ω = 0 (ξ < 0.259) (A.31)
(1 − ξ ) ⋅ ε o
ψ ⋅ ξ + ω'
(
0.0035 ⋅ ξ − δ ' )
− ω = 0 (ξ ≥ 0.259) (A.32)
ξ ⋅εo
Appendice1. ESEMPIO DI PROGETTO DI TRAVE CONTINUA IN C.A. SECONDO L’EC2 479
Fig. A.8
ξ=
(
(1 + k + ω/ψ ) ⋅ ⎛⎜1 − 1 − 4 ⋅ k ⋅ δ ' + ω/ψ ⎞⎟ ) (A.33)
2 ⎜ (1 + k + ω/ψ )2 ⎟⎠
⎝
essendo:
( )
k = 0.01ω ' / (ψ ⋅ ε o ) (A.34)
ξ=
(ω/ψ − k ) ⋅ ⎛⎜1 − 1− 4⋅
(k ⋅ δ )
' ⎞
⎟ (A.35)
2 ⎜ (ω/ψ − k )2 ⎟
⎝ ⎠
essendo:
( )
k = 0.0035ω ' / (ψ ⋅ ε o ) (A.36)
480 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
(
µ u = ψξ (1 − λξ ) + ω 'η 1 − δ ' ) (A.37)
essendo:
σ s'
η= (A.38)
f sd
Sez. A e D:
b = 25 cm h = 50 cm d' = 3 cm As = 8.64 cm2 A's = 10.05 cm2
ξ= 0.125 µu = 0.19481 Mu = 126520 Nm (> Md = 119835 Nm)
Sez. B e C:
b = 25 cm h = 50 cm d' = 3 cm As = 10.05 cm2 A's = 10.05 cm2
ξ = 0.137 µu = 0.22596 Mu = 146750 Nm (> Md = 141502 Nm)
Sez. B-C:
b = 25 cm h = 50 cm d' = 3 cm As = 4.02 cm2 A's = 4.02 cm2
ξ = 0.0946 µu = 0.09196 Mu = 59726 Nm (> Md = 54690 Nm)
Sez. A,B,C,D:
b = 25 cm h = 50 cm d' = 3 cm As = 7.70 cm2 A's = 10.05 cm2
ξ = 0.116 µu = 0.17398 Mu = 112990 Nm (> Md = 101830 Nm)
Appendice1. ESEMPIO DI PROGETTO DI TRAVE CONTINUA IN C.A. SECONDO L’EC2 481
Sez. B-C:
b = 25 cm h = 50 cm d' = 3 cm As = 4.05 cm2 A's = 3.08 cm2
ξ = 0.098 µu = 0.09193 Mu = 59701 Nm (> Md = 55370 Nm)
I valori di progetto dei momenti minimi nell'ultima colonna sono stati ottenuti dai
precedenti procedendo allo spuntamento previsto nell'EC2 come nel caso precedente.
Appendice1. ESEMPIO DI PROGETTO DI TRAVE CONTINUA IN C.A. SECONDO L’EC2 483
Fig. A.9
Sez. A e D:
Md = 132710 Nm µd= 0.31260 (> µc)
2
ω’ = (0.3126-0.2112)/(1-0.158) = 0.12043 => A's = 8.15 cm
ω = 0.8·0.3 + ω’ = 0.3604 => As = 24.38 cm2 (4φ16+6φ20).
484 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
Sez. B e C:
Md = 155590 Nm µd= 0.36649 (> µc)
ω’ = (0.36649-0.2112)/(1-0.158)
=> A's = 12.47 cm2
=0.18443
ω = 0.8·0.3+ ω’ = 0.42443 => As = 28.70 cm2 (4φ16+7φ20).
Sez. B-C:
Md = 54570 Nm µd= 0.12854 (< µc)
1/2
ξ = 1.25·(1-(1-2·0.12854) ) = 0.1726 < 0.3
ω = 0.8·0.17261 = 0.13807 => As = 9.337 cm2 (5φ16).
Sez. B-C:
b = 100 cm h = 22 cm d' = 3 cm As = 10.05 cm2 A's = 8.04 cm2
ξ = 0.171 µu =0.13740 Mu = 58330 Nm (> Md = 54570 Nm)
Fig. A.10
486 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
Avendo il pilastro dimensioni 30x40 cm e la soletta altezza utile s=19 cm, sono
rispettate le limitazioni imposte nell'EC2 sul rapporto dei lati del pilastro e sul perimetro in
funzione dello spessore della soletta. Infatti risulta:
lmax/lmin = 40/30 < 2
p = 2·(30+40)=140 < (11·d) = 209 cm
essendo β un coefficiente che tiene conto degli effetti della eccentricità del carico (β =1.5
nei pilastri d'angolo, β = 1.4 nei pilastri di bordo, β = 1.15 nei pilastri interni).
Per la verifica si adotta uno schema analogo a quello adottato per il taglio, basandosi
sulla valutazione di valori di confronto vRd1, vRd2, vRd3, corrispondenti a quelli indicati per il
taglio, salvo a riferirsi a tratti di lunghezza unitaria del perimetro critico. In particolare i
valori limiti inferiore e superiore valgono:
v Rd1 = [k ⋅τ Rd ]⋅ (1.2 + 40ρ l ) (A.39)
che, essendo:
Essendo vsd compreso nell'intervallo (vRd1, vRd2), occorre calcolare una armatura
specifica.
Partendo dalla relazione di verifica che pone la diseguaglianza:
con:
essendo la sommatoria estesa alle aree dell'armatura di cucitura disposta all'interno del
perimetro critico ed α il loro angolo di inclinazione rispetto al piano medio.
Si può pertanto ricavare il taglio da assorbire con armature dalla relazione:
per cui, ipotizzando staffe φ 8, occorre controllare che almeno 5 bracci verticali delle
suddette staffe siano comprese nell'area limitata dal perimetro critico; ovviamente occorre
controllare la uniforme e corretta distribuzione lungo il perimetro.
Combinazione 1:
MB = -120675-(-9743) = 110977 Nm
Combinazione 2:
Sezione AB:
b = 100 cm h = 22 cm d' = 3 cm d = 19 cm As = 17.46 cm2
A's = 8.04 cm2 n = 15 x = 7.19 cm I = 51035 cm4
Combinazione 1:
MAB = 64995 Nm
Combinazione 2:
MAB = 50660 Nm
Dai valori riportati si deduce che la verifica della limitazione delle tensioni è
soddisfatta sia per l'acciaio che per il calcestruzzo.
Appendice1. ESEMPIO DI PROGETTO DI TRAVE CONTINUA IN C.A. SECONDO L’EC2 489
⎛ M cr ⎞
γ = 1 − β1β 2 ⎜⎜ ⎟⎟ (A.46)
⎝ M max ⎠
Gli effetti della viscosità del calcestruzzo possono essere valutati facendo
riferimento ad un modulo elastico efficace pari a:
E cm
E= (A.47)
1+ ϕ
(
f a = f t(2 ) + f o(1) − f o(2 ) ) (A.48)
analogamente per l'altra verifica (danno alle finiture) si può dedurre da fa la freccia
istantanea prodotta dai carichi quasi permanenti, ricavando la freccia di riferimento fb:
( )
f b = f a − f o(2 ) = f t(2 ) + f o(1) − f o(2 ) − f o(2 ) (A.49)
Prendendo in esame una delle campate di estremità della trave continua (AB o CD)
ed utilizzando la relazione semplificata (A.45), per il calcolo di ciascuna di queste frecce si
procede nel seguente modo.
Noti i momenti MA, MB, MAB agli estremi della trave ed in mezzeria ed il carico
distribuito q, le frecce f1 ed f2 valgono rispettivamente, nell'ipotesi di sezione costante lungo
l'elemento ed uguale alla sezione corrente in campata:
essendo α un coefficiente che tiene conto della condizione vincolare (pari a 5/384 nel caso
di momenti nulli agli estremi) ed I1, I2 rispettivamente i momenti d'inerzia della sezione non
fessurata e totalmente fessurata; per carichi istantanei, che non inducono effetti viscosi, il
coefficiente di viscosità va posto pari a 0, per cui Ec,eff coincide con Ec. I momenti I1 ed I2
vanno valutati secondo le usuali regole della statica del cemento armato, facendo
riferimento, in presenza di effetti viscosi del calcestruzzo, al coefficiente di
omogeneizzazione "efficace":
Es E
n eff = = s ⋅ (1 + ϕ ) = n (1 + ϕ ) (A.51)
E c, eff E c
x=
(
bh 2 /2 + n eff A s d + A s' d' )
bh + n eff (A '
s + As ) (A.52)
bx13 b(h − x ) 3
I1 = + + n eff A 's (x1 − d')2 + n eff A s (d − x )2 (A.53)
3 3
Sezione totalmente fessurata:
x2 =
( ⎡
n eff A s + A s' ⎢ )
−1+ 1+
(
2b A s d + A s' d' ) ⎤⎥ (A.54)
b ⎢
⎣ n eff A s + A s'
2
( ) ⎥
⎦
bx 32
I2 = + n eff A s (x 2 − d')2 + n eff A s' (d − x 2 )2 (A.55)
3
in cui evidentemente il parametro neff coincide con n=Es/Ec per carichi istantanei.
Il coefficiente α, che come detto dipende dalla condizione vincolare ovvero dal
valore dei momenti agli estremi della campata, può essere valutato mediante la seguente
relazione:
fg 1 ⎡z ⎛z⎞ ⎛z⎞ ⎤ m ⎛
3 4
z ⎞⎡ ⎛ z⎞ ⎤
2
α= = ⎢ − 2⎜ ⎟ + ⎜ ⎟ ⎥ − A ⎜ 1 − ⎟ ⎢1 − ⎜ 1 − ⎟ ⎥ +
qL4 24 ⎢⎣ L ⎝ L ⎠ ⎝ L ⎠ ⎥⎦ 72 ⎝ L ⎠ ⎢⎣ ⎝ L ⎠ ⎥⎦
EI g (A.56)
mB z ⎡ ⎛ z ⎞
2⎤
− ⎢1 − ⎜ ⎟ ⎥
72 L ⎢⎣ ⎝ L ⎠ ⎥⎦
essendo z il punto in cui si valuta lo spostamento, in genere poco diverso dalla mezzeria
dell'elemento, mA=MA/(ql2/12) ed mB=MB/(ql2/12) i momenti alle estremità
adimensionalizzati rispetto a ql2/12. L'espressione del coefficiente α in mezzeria (z/L=1/2)
si semplifica nella seguente:
fg 5 2 2
α= 4
= − mA − mB (A.57)
qL /EI g 384 384 384
57.1 ⋅ 50004
f1 = 0.00308 ⋅ = 3.787 mm
29103 ⋅ 99833 ⋅104
57.1 ⋅ 50004
f 2 = 0.00308 ⋅ = 13.621 mm
29103 ⋅ 27757 ⋅104
M cr 21023
= = 0.3235
M max 64995
γ = 1 − 1.0 ⋅ ( 0.3235 ) = 0.8953 relazione (A.46)
2
44.5 ⋅ 50004
f1 = 0.00308 ⋅ = 2.951 mm
29103 ⋅ 99833 ⋅104
44.5 ⋅ 50004
f 2 = 0.00308 ⋅ = 10.616 mm
29103 ⋅ 27757 ⋅104
M cr 21023
= = 0.4150
M max 50660
γ = 1 − 1.0 ( 0.4150 ) = 0.8278
2
44.5 ⋅ 5000 4
f 1 = 0.00308 ⋅ = 7.26mm
9701 ⋅121491 ⋅10 4
44.5 ⋅ 50004
f 2 = 0.00308 ⋅ = 13.650 mm
9701 ⋅ 64758 ⋅104
M cr 21023
= = 0.4150
M max 50660
γ = 1 − 0.5 ( 0.4150 ) = 0.91139
2
Verifica di deformabilità:
Per la verifica di deformabilità si calcolano le frecce fa ed fb, applicando le relazioni
(A.48)(A.49):
Appendice1. ESEMPIO DI PROGETTO DI TRAVE CONTINUA IN C.A. SECONDO L’EC2 495
( )
f a = f t(2) + f o(1) − f o(2) =13.101+(12.32-9.296)=16.125mm
(
fb = fa − f o(2) )=16.125-9.296=6.829mm
e si verifica che:
fa = 16.125mm < L/250=5000/250=20mm
fb = 6.829mm < L/250=5000/500=10mm.
La valutazione delle frecce secondo il CEB è del tutto identica a quella testè
riportata, a patto di calcolare il coefficiente di interpolazione γ mediante la relazione
(A.46):
( )
f a = f t(2 ) + f o(1) − f o(2 ) =12.327+(10.44-7.435)=15.332 mm
f b = f a − f o(2 ) = 15.332-7.332=7.897 mm
Poichè utilizzando la (A.46) invece della (A.44) si ottengono valori più bassi per il
coefficiente γ, anche i valori delle frecce f o(1) , f o(2 ) , f t(2 ) , sono inferiori. Questo decremento
è meno sensibile per le frecce a lungo termine f t(2 ) , in quanto lo stesso è attenuato dal
coefficiente β1 β 2 =0.50. Combinando i valori delle frecce di base per calcolare fa ed fb, si
ha che i valori di fa ottenuti con l'EC2 ed il CEB quasi coincidono (scarto 5%), mentre i
valori di fb differiscono del 15%, fornendo l'EC2 valori in eccesso rispetto al CEB.
f (2 )
o
8.375 3.321 9.296 7.435
45
Gli acciai in uso in Italia (FeB38k e FeB44k) sono entrambi ad alta duttilità.
Appendice1. ESEMPIO DI PROGETTO DI TRAVE CONTINUA IN C.A. SECONDO L’EC2 497
condizione ultima della trave viene raggiunta quando in una campata qualsiasi si genera un
meccanismo, ovvero tre cerniere plastiche, due agli appoggi ed una in campata. Il carico
limite di una campata è quindi univocamente determinato dal valore del momento ultimo in
questi tre punti. In linea teorica ed astratta è possibile allora fissare i momenti agli appoggi
pari a 0 ed il momento in campata espresso da:
Mu=
(γ g G + γ q Q)⋅ L2 (A.58)
8
ovvero il momento in campata pari a 0 ed i momenti agli appoggi pari a:
Mu=
(γ g G + γ q Q)⋅ L2 = (γ g G + γ q Q)⋅ (L/2)2 (A.59)
8 2
Tali scelte però non garantiscono le condizioni di servizio in quanto determinano
l’insorgere di un comportamento inelastico per qualsiasi livello di carico ed inoltre
richiedono una capacità rotazionale assai elevata.
A tale riguardo la normativa ha imposto un rapporto tra i momenti ultimi dei punti
critici (appoggi-campata) compreso nell'intervallo (0.5; 2).
Pertanto, una progettazione che rispetti questi criteri e contemporaneamente rispetti
la principale condizione di servizio che richiede un comportamento elastico in tale fase, si
potrebbe articolare nelle seguenti tappe:
- determinazione dei momenti agli estremi e massimi in campata di ogni trave per i
carichi di servizio (cond. di carico 1 e 2 del paragrafo A.2.3)
- determinazione dei momenti di progetto agli appoggi per ogni campata,
moltiplicando quelli ricavati dall'analisi elastica con i carichi di servizio per un fattore α
compreso nell'intervallo (k-0.20 ; k+0.20), essendo:
γG ⋅ G + γQ ⋅ Q 1.35 ⋅ G + 1.50 ⋅ Q
k=Pu/Ps = = (A.60)
Q+G G+Q
il rapporto tra il carico nella campata allo s.l.u. ed allo s.l.s. .
Dal punto di vista del comportamento di servizio il valore centrale del rapporto α=k
è preferibile perchè assicura tensioni di servizio convenientemente lontane dai valori limiti
ed ampiezze delle fessure opportunamente ridotte. L'utilizzazione dei valori estremi di α
può consentire invece una ottimizzazione della disposizione della armatura.
L'ampiezza non troppo estesa dell'intervallo indicato ha comunque la finalità di
assicurare che i momenti ultimi agli estremi ed in campata siano convenientemente
maggiori di quelli di servizio in modo da garantire che le tensioni nell'acciaio allo s.l.s.
siano inferiori al valore 0.8fyk come richiesto nelle stesse verifiche di servizio.
Il momento ultimo in campata deve essere successivamente determinato imponendo
l'equilibrio in condizioni ultime.
498 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
Noti infatti i momenti di progetto delle cerniere di estremità della generica trave ed
il carico ultimo di progetto sulla stessa campata,
Mi,d = α i Mi,s Mj,d = α j Mj,s (A.61)
essendo:
Pu = Gγ G + Qγ Q (A.65)
L'applicazione del metodo sopra descritto all'esempio riportato in §A.3 comporta la
determinazione delle caratteristiche ultime di progetto a partire da quelle di servizio, come
indicato in tabella, dove si è operato incrementando i momenti sugli appoggi interni
mediante il fattore α =1.2, essendo k=80.24/57.1=1.4, ed i momenti MA ed MD sugli
estremi mediante il fattore α =1.38:
Sez. B-C:
Md = 37480 Nm , µ d = 0.0577 (< µ c )
partire dal calcolo lineare elastico con i carichi di servizio, in quanto deve in ogni caso
essere garantito un comportamento elastico nella stessa fase. Nella verifica occorre
controllare che in ogni condizione di carico allo s.l.u., la richiesta di duttilità nelle sezioni
critiche resti contenuta entro i limiti di duttilità disponibile forniti dalla normativa. Il
metodo si presta pertanto ad una verifica del reale comportamento inelastico della struttura
allo s.l.u., con una migliore conoscenza degli impegni plastici delle varie sezioni, cosa che
può consentire uno studio più accurato dei particolari costruttivi e della disposizione delle
armature.
Si omette l’analisi in dettaglio del metodo dell’analisi non lineare in quanto esso
richiede metodi di calcolo in automatico che verranno trattate nel seguito (Vol.2).
PRESSO-TENSOFLESSIONE RETTA
0.25
0
-1.50 -1.00 -0.50 0 0.50 1.00 1.50 2.00 2.50
νu
Appendice 2.SEZIONE RETT. A DOPPIA ARMATURA. DOMINI DI RESISTENZA ALLO S.L.U. 503
-0.25
-1.50 -1.00 -0.50 0 0.50 1.00 1.50 2.00 2.50
νu
DOMINIO SEZIONE RETTANGOLARE - PRESSOFLESSIONE S.L.U.
0.75
ω /ω’ = 0.50 ω
µu 0.80
d’/h = 0.05
0.70
0.50 0.60
0.50
0.40
0.25 0.30
0.20
0.10
-0.25
-1.50 -1.00 -0.50 0 0.50 1.00 1.50 2.00 2.50
νu
504 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
-0.25
-1.50 -1.00 -0.50 0 0.50 1.00 1.50 2.00 2.50
νu
DOMINIO SEZIONE RETTANGOLARE - PRESSOFLESSIONE S.L.U.
1.00
ω /ω’ = 1.00 ω
µu 0.80
d’/h = 0.10
0.70
0.75 0.60
0.50
0.40
0.50 0.30
0.20
0.10
0.25
0
-1.50 -1.00 -0.50 0 0.50 1.00 1.50 2.00 2.50
νu
Appendice 2.SEZIONE RETT. A DOPPIA ARMATURA. DOMINI DI RESISTENZA ALLO S.L.U. 505
-0.25
-1.50 -1.00 -0.50 0 0.50 1.00 1.50 2.00 2.50
νu
DOMINIO SEZIONE RETTANGOLARE - PRESSOFLESSIONE S.L.U.
0.75
ω /ω’ = 0.50 ω
µu 0.80
d’/h = 0.10
0.70
0.50 0.60
0.50
0.40
0.25 0.30
0.20
0.10
-0.25
-1.50 -1.00 -0.50 0 0.50 1.00 1.50 2.00 2.50
νu
506 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
-0.25
-1.50 -1.00 -0.50 0 0.50 1.00 1.50 2.00 2.50
νu
APPENDICE 3
FLESSIONE RETTA
ξ = y c /h ru ζ ru ζ ru ζ ru ζ ru ζ
0.050 0.9821 0.9329 0.9821 0.9329 0.9821 0.9329 0.9821 0.9329 0.9821 0.9329
0.060 0.8244 0.9294 0.8172 0.9288 0.8100 0.9283 0.8027 0.9278 0.7953 0.9273
0.070 0.7122 0.9258 0.6995 0.9248 0.6867 0.9239 0.6735 0.9230 0.6601 0.9221
0.080 0.6284 0.9221 0.6113 0.9209 0.5937 0.9197 0.5755 0.9185 0.5567 0.9173
0.090 0.5635 0.9184 0.5427 0.9171 0.5210 0.9157 0.4983 0.9143 0.4744 0.9130
0.100 0.5120 0.9146 0.4879 0.9133 0.4624 0.9119 0.4353 0.9105 0.4064 0.9092
0.110 0.4702 0.9108 0.4431 0.9096 0.4140 0.9083 0.3827 0.9071 0.3484 0.9059
0.120 0.4358 0.9068 0.4057 0.9059 0.3732 0.9050 0.3375 0.9041 0.2975 0.9032
0.130 0.4070 0.9028 0.3742 0.9023 0.3383 0.9019 0.2979 0.9015 0.2511 0.9011
0.140 0.3828 0.8986 0.3473 0.8989 0.3078 0.8991 0.2624 0.8993 0.2074 0.8996
0.150 0.3621 0.8943 0.3240 0.8954 0.2808 0.8966 0.2298 0.8977 0.1638 0.8988
0.160 0.3446 0.8899 0.3037 0.8921 0.2566 0.8944 0.1991 0.8966 0.1163 0.8988
0.170 0.3295 0.8853 0.2858 0.8889 0.2346 0.8925 0.1691 0.8961 0.0488 0.8997
0.172 0.3262 0.8842 0.2819 0.8881 0.2296 0.8921 0.1620 0.8960 0 0
0.180 0.3164 0.8805 0.2732 0.8854 0.2225 0.8903 0.1569 0.8951 0 0
0.190 0.3048 0.8757 0.2631 0.8818 0.2141 0.8879 0.1509 0.8939 0 0
0.200 0.2946 0.8708 0.2541 0.8781 0.2066 0.8854 0.1455 0.8927 0 0
0.210 0.2855 0.8659 0.2460 0.8744 0.1999 0.8829 0.1407 0.8915 0 0
0.220 0.2773 0.8609 0.2388 0.8707 0.1939 0.8804 0.1363 0.8902 0 0
0.230 0.2698 0.8558 0.2322 0.8669 0.1884 0.8779 0.1324 0.8890 0 0
0.240 0.2630 0.8508 0.2262 0.8631 0.1833 0.8754 0.1287 0.8877 0 0
0.250 0.2574 0.8460 0.2211 0.8595 0.1791 0.8730 0.1257 0.8865 0 0
0.275 0.2469 0.8356 0.2118 0.8517 0.1713 0.8678 0.1200 0.8839 0 0
0.300 0.2379 0.8252 0.2037 0.8439 0.1645 0.8626 0.1151 0.8813 0 0
0.325 0.2300 0.8148 0.1966 0.8361 0.1585 0.8574 0.1107 0.8787 0 0
0.350 0.2231 0.8044 0.1904 0.8283 0.1532 0.8522 0.1069 0.8761 0 0
0.375 0.2169 0.7940 0.1848 0.8205 0.1485 0.8470 0.1034 0.8735 0 0
0.400 0.2114 0.7836 0.1798 0.8127 0.1442 0.8418 0.1003 0.8709 0 0
0.425 0.2065 0.7732 0.1752 0.8049 0.1403 0.8366 0.0974 0.8683 0 0
0.450 0.2020 0.7628 0.1711 0.7971 0.1368 0.8314 0.0948 0.8657 0 0
0.475 0.1980 0.7524 0.1674 0.7893 0.1336 0.8262 0.0924 0.8631 0 0
0.500 0.1943 0.7420 0.1640 0.7815 0.1306 0.8210 0.0902 0.8605 0 0
0.525 0.1910 0.7316 0.1608 0.7737 0.1279 0.8158 0.0882 0.8579 0 0
0.550 0.1879 0.7212 0.1579 0.7659 0.1253 0.8106 0.0863 0.8553 0 0
0.575 0.1851 0.7108 0.1552 0.7581 0.1230 0.8054 0.0845 0.8527 0 0
0.600 0.1826 0.7004 0.1528 0.7503 0.1208 0.8002 0.0829 0.8501 0 0
0.625 0.1802 0.6900 0.1505 0.7425 0.1187 0.7950 0.0813 0.8475 0 0
0.650 0.1781 0.6796 0.1483 0.7347 0.1168 0.7898 0.0799 0.8449 0 0
0.655 0.1776 0.6774 0.1479 0.7330 0.1164 0.7887 0.0796 0.8443 0 0
Appendice 3. SEZIONE RETT. A DOPPIA ARMATURA. TABELLE DI PROGETTO ALLO S.L.U. 509
ξ = y c /h ru ζ ru ζ ru ζ ru ζ ru ζ
0.100 0.5149 0.8645 0.5149 0.8645 0.5149 0.8645 0.5149 0.8645 0.5149 0.8645
0.110 0.4733 0.8606 0.4689 0.8593 0.4644 0.8581 0.4598 0.8569 0.4552 0.8557
0.120 0.4392 0.8566 0.4307 0.8542 0.4220 0.8519 0.4131 0.8496 0.4040 0.8473
0.130 0.4107 0.8524 0.3986 0.8492 0.3859 0.8459 0.3728 0.8427 0.3590 0.8394
0.140 0.3868 0.8482 0.3712 0.8441 0.3547 0.8401 0.3372 0.8361 0.3186 0.8321
0.150 0.3666 0.8438 0.3476 0.8391 0.3273 0.8345 0.3053 0.8298 0.2814 0.8252
0.160 0.3494 0.8392 0.3271 0.8341 0.3029 0.8291 0.2762 0.8240 0.2463 0.8190
0.170 0.3347 0.8345 0.3091 0.8292 0.2808 0.8240 0.2490 0.8187 0.2118 0.8135
0.180 0.3218 0.8296 0.2929 0.8244 0.2605 0.8192 0.2228 0.8139 0.1767 0.8087
0.190 0.3104 0.8247 0.2783 0.8198 0.2414 0.8148 0.1971 0.8098 0.1386 0.8048
0.200 0.3004 0.8198 0.2648 0.8153 0.2232 0.8108 0.1711 0.8063 0.0922 0.8018
0.209 0.2924 0.8154 0.2538 0.8115 0.2077 0.8077 0.1472 0.8038 0 0
0.210 0.2913 0.8148 0.2529 0.8111 0.2069 0.8074 0.1467 0.8037 0 0
0.220 0.2832 0.8097 0.2456 0.8073 0.2008 0.8049 0.1422 0.8024 0 0
0.230 0.2758 0.8046 0.2390 0.8035 0.1953 0.8023 0.1382 0.8012 0 0
0.240 0.2701 0.8002 0.2339 0.8001 0.1910 0.8001 0.1350 0.8000 0 0
0.250 0.2653 0.7960 0.2296 0.7970 0.1874 0.7980 0.1324 0.7990 0 0
0.275 0.2546 0.7856 0.2200 0.7892 0.1792 0.7928 0.1265 0.7964 0 0
0.300 0.2454 0.7752 0.2117 0.7814 0.1722 0.7876 0.1213 0.7938 0 0
0.325 0.2374 0.7648 0.2044 0.7736 0.1660 0.7824 0.1167 0.7912 0 0
0.350 0.2303 0.7544 0.1980 0.7658 0.1605 0.7772 0.1126 0.7886 0 0
0.375 0.2241 0.7440 0.1922 0.7580 0.1555 0.7720 0.1090 0.7860 0 0
0.400 0.2185 0.7336 0.1871 0.7502 0.1511 0.7668 0.1057 0.7834 0 0
0.425 0.2135 0.7232 0.1825 0.7424 0.1471 0.7616 0.1027 0.7808 0 0
0.450 0.2090 0.7128 0.1783 0.7346 0.1434 0.7564 0.1000 0.7782 0 0
0.475 0.2049 0.7024 0.1744 0.7268 0.1401 0.7512 0.0975 0.7756 0 0
0.500 0.2012 0.6920 0.1709 0.7190 0.1370 0.7460 0.0952 0.7730 0 0
0.525 0.1978 0.6816 0.1677 0.7112 0.1342 0.7408 0.0930 0.7704 0 0
0.550 0.1948 0.6712 0.1648 0.7034 0.1316 0.7356 0.0911 0.7678 0 0
0.575 0.1920 0.6608 0.1621 0.6956 0.1291 0.7304 0.0892 0.7652 0 0
0.600 0.1895 0.6504 0.1596 0.6878 0.1269 0.7252 0.0875 0.7626 0 0
0.621 0.1875 0.6417 0.1576 0.6813 0.1251 0.7209 0.0861 0.7604 0 0
510 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
ξ = y c /h ru ζ ru ζ ru ζ ru ζ ru ζ
0.050 0.8784 0.9329 0.8784 0.9329 0.8784 0.9329 0.8784 0.9329 0.8784 0.9329
0.060 0.7374 0.9294 0.7310 0.9288 0.7245 0.9283 0.7180 0.9278 0.7114 0.9273
0.070 0.6370 0.9258 0.6257 0.9248 0.6142 0.9239 0.6024 0.9230 0.5904 0.9221
0.080 0.5620 0.9221 0.5468 0.9209 0.5310 0.9197 0.5148 0.9185 0.4979 0.9173
0.090 0.5040 0.9184 0.4854 0.9171 0.4660 0.9157 0.4457 0.9143 0.4243 0.9130
0.100 0.4580 0.9146 0.4364 0.9133 0.4136 0.9119 0.3894 0.9105 0.3635 0.9092
0.110 0.4206 0.9108 0.3963 0.9096 0.3703 0.9083 0.3423 0.9071 0.3116 0.9059
0.120 0.3898 0.9068 0.3629 0.9059 0.3338 0.9050 0.3019 0.9041 0.2661 0.9032
0.130 0.3640 0.9028 0.3347 0.9023 0.3025 0.9019 0.2665 0.9015 0.2246 0.9011
0.140 0.3423 0.8986 0.3106 0.8989 0.2753 0.8991 0.2347 0.8993 0.1855 0.8996
0.150 0.3239 0.8943 0.2898 0.8954 0.2512 0.8966 0.2055 0.8977 0.1465 0.8988
0.160 0.3082 0.8899 0.2716 0.8921 0.2295 0.8944 0.1781 0.8966 0.1040 0.8988
0.170 0.2947 0.8853 0.2556 0.8889 0.2098 0.8925 0.1513 0.8961 0.0436 0.8997
0.172 0.2918 0.8842 0.2521 0.8881 0.2054 0.8921 0.1449 0.8960 0 0
0.180 0.2830 0.8805 0.2444 0.8854 0.1990 0.8903 0.1403 0.8951 0 0
0.190 0.2727 0.8757 0.2353 0.8818 0.1915 0.8879 0.1349 0.8939 0 0
0.200 0.2635 0.8708 0.2273 0.8781 0.1848 0.8854 0.1301 0.8927 0 0
0.210 0.2554 0.8659 0.2201 0.8744 0.1788 0.8829 0.1258 0.8915 0 0
0.220 0.2480 0.8609 0.2136 0.8707 0.1734 0.8804 0.1219 0.8902 0 0
0.230 0.2413 0.8558 0.2077 0.8669 0.1685 0.8779 0.1184 0.8890 0 0
0.240 0.2353 0.8508 0.2023 0.8631 0.1640 0.8754 0.1152 0.8877 0 0
0.250 0.2302 0.8460 0.1978 0.8595 0.1602 0.8730 0.1124 0.8865 0 0
0.275 0.2208 0.8356 0.1894 0.8517 0.1532 0.8678 0.1074 0.8839 0 0
0.300 0.2128 0.8252 0.1822 0.8439 0.1471 0.8626 0.1029 0.8813 0 0
0.325 0.2057 0.8148 0.1759 0.8361 0.1418 0.8574 0.0990 0.8787 0 0
0.350 0.1995 0.8044 0.1703 0.8283 0.1371 0.8522 0.0956 0.8761 0 0
0.375 0.1940 0.7940 0.1653 0.8205 0.1328 0.8470 0.0925 0.8735 0 0
0.400 0.1891 0.7836 0.1608 0.8127 0.1290 0.8418 0.0897 0.8709 0 0
0.425 0.1847 0.7732 0.1567 0.8049 0.1255 0.8366 0.0871 0.8683 0 0
0.450 0.1807 0.7628 0.1531 0.7971 0.1224 0.8314 0.0848 0.8657 0 0
0.475 0.1771 0.7524 0.1497 0.7893 0.1195 0.8262 0.0827 0.8631 0 0
0.500 0.1738 0.7420 0.1467 0.7815 0.1168 0.8210 0.0807 0.8605 0 0
0.525 0.1708 0.7316 0.1438 0.7737 0.1144 0.8158 0.0789 0.8579 0 0
0.550 0.1681 0.7212 0.1412 0.7659 0.1121 0.8106 0.0772 0.8553 0 0
0.575 0.1656 0.7108 0.1389 0.7581 0.1100 0.8054 0.0756 0.8527 0 0
0.600 0.1633 0.7004 0.1366 0.7503 0.1080 0.8002 0.0741 0.8501 0 0
0.625 0.1612 0.6900 0.1346 0.7425 0.1062 0.7950 0.0727 0.8475 0 0
0.650 0.1593 0.6796 0.1327 0.7347 0.1045 0.7898 0.0714 0.8449 0 0
0.655 0.1589 0.6774 0.1323 0.7330 0.1041 0.7887 0.0712 0.8443 0 0
Appendice 3. SEZIONE RETT. A DOPPIA ARMATURA. TABELLE DI PROGETTO ALLO S.L.U. 511
ξ = y c /h ru ζ ru ζ ru ζ ru ζ ru ζ
0.100 0.4605 0.8645 0.4605 0.8645 0.4605 0.8645 0.4605 0.8645 0.4605 0.8645
0.110 0.4234 0.8606 0.4194 0.8593 0.4154 0.8581 0.4113 0.8569 0.4071 0.8557
0.120 0.3928 0.8566 0.3852 0.8542 0.3775 0.8519 0.3695 0.8496 0.3613 0.8473
0.130 0.3674 0.8524 0.3565 0.8492 0.3452 0.8459 0.3334 0.8427 0.3211 0.8394
0.140 0.3460 0.8482 0.3320 0.8441 0.3172 0.8401 0.3016 0.8361 0.2850 0.8321
0.150 0.3279 0.8437 0.3109 0.8391 0.2927 0.8345 0.2731 0.8298 0.2517 0.8252
0.160 0.3125 0.8392 0.2926 0.8341 0.2709 0.8291 0.2470 0.8240 0.2203 0.8190
0.170 0.2993 0.8345 0.2765 0.8292 0.2512 0.8240 0.2227 0.8187 0.1895 0.8135
0.180 0.2878 0.8296 0.2620 0.8244 0.2330 0.8192 0.1993 0.8139 0.1580 0.8087
0.190 0.2777 0.8247 0.2489 0.8198 0.2159 0.8148 0.1763 0.8098 0.1239 0.8048
0.200 0.2686 0.8198 0.2368 0.8153 0.1996 0.8108 0.1530 0.8063 0.0824 0.8018
0.209 0.2615 0.8154 0.2270 0.8115 0.1858 0.8077 0.1317 0.8038 0 0
0.210 0.2606 0.8148 0.2262 0.8111 0.1851 0.8074 0.1312 0.8037 0 0
0.220 0.2533 0.8097 0.2197 0.8073 0.1796 0.8049 0.1272 0.8024 0 0
0.230 0.2466 0.8046 0.2138 0.8035 0.1747 0.8023 0.1236 0.8012 0 0
0.240 0.2416 0.8002 0.2092 0.8001 0.1708 0.8001 0.1208 0.8000 0 0
0.250 0.2373 0.7960 0.2054 0.7970 0.1676 0.7980 0.1184 0.7990 0 0
0.275 0.2277 0.7856 0.1968 0.7892 0.1603 0.7928 0.1131 0.7964 0 0
0.300 0.2195 0.7752 0.1893 0.7814 0.1540 0.7876 0.1085 0.7938 0 0
0.325 0.2123 0.7648 0.1828 0.7736 0.1484 0.7824 0.1044 0.7912 0 0
0.350 0.2060 0.7544 0.1771 0.7658 0.1435 0.7772 0.1007 0.7886 0 0
0.375 0.2004 0.7440 0.1720 0.7580 0.1391 0.7720 0.0975 0.7860 0 0
0.400 0.1954 0.7336 0.1674 0.7502 0.1352 0.7668 0.0946 0.7834 0 0
0.425 0.1909 0.7232 0.1632 0.7424 0.1316 0.7616 0.0919 0.7808 0 0
0.450 0.1869 0.7128 0.1594 0.7346 0.1283 0.7564 0.0894 0.7782 0 0
0.475 0.1833 0.7024 0.1560 0.7268 0.1253 0.7512 0.0872 0.7756 0 0
0.500 0.1800 0.6920 0.1529 0.7190 0.1226 0.7460 0.0851 0.7730 0 0
0.525 0.1770 0.6816 0.1500 0.7112 0.1200 0.7408 0.0832 0.7704 0 0
0.550 0.1742 0.6712 0.1474 0.7034 0.1177 0.7356 0.0814 0.7678 0 0
0.575 0.1717 0.6608 0.1450 0.6956 0.1155 0.7304 0.0798 0.7652 0 0
0.600 0.1695 0.6504 0.1427 0.6878 0.1135 0.7252 0.0782 0.7626 0 0
0.621 0.1677 0.6417 0.1410 0.6813 0.1119 0.7209 0.0770 0.7604 0 0
512 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
ξ = y c /h ru ζ ru ζ ru ζ ru ζ ru ζ
0.050 0.8019 0.9329 0.8019 0.9329 0.8019 0.9329 0.8019 0.9329 0.8019 0.9329
0.060 0.6731 0.9294 0.6673 0.9288 0.6614 0.9283 0.6554 0.9278 0.6494 0.9273
0.070 0.5815 0.9258 0.5712 0.9248 0.5607 0.9239 0.5499 0.9230 0.5389 0.9221
0.080 0.5131 0.9221 0.4991 0.9209 0.4848 0.9197 0.4699 0.9185 0.4546 0.9173
0.090 0.4601 0.9184 0.4431 0.9171 0.4254 0.9157 0.4068 0.9143 0.3873 0.9130
0.100 0.4181 0.9146 0.3983 0.9133 0.3775 0.9119 0.3554 0.9105 0.3318 0.9092
0.110 0.3839 0.9108 0.3618 0.9096 0.3380 0.9083 0.3124 0.9071 0.2845 0.9059
0.120 0.3558 0.9068 0.3313 0.9059 0.3047 0.9050 0.2756 0.9041 0.2429 0.9032
0.130 0.3323 0.9028 0.3056 0.9023 0.2762 0.9019 0.2432 0.9015 0.2050 0.9011
0.140 0.3125 0.8986 0.2836 0.8989 0.2513 0.8991 0.2143 0.8993 0.1693 0.8996
0.150 0.2957 0.8943 0.2645 0.8954 0.2293 0.8966 0.1876 0.8977 0.1337 0.8988
0.160 0.2813 0.8899 0.2480 0.8921 0.2095 0.8944 0.1625 0.8966 0.0950 0.8988
0.170 0.2690 0.8853 0.2334 0.8889 0.1915 0.8925 0.1381 0.8961 0.0398 0.8997
0.172 0.2664 0.8842 0.2302 0.8881 0.1875 0.8921 0.1323 0.8960 0 0
0.180 0.2583 0.8805 0.2231 0.8854 0.1817 0.8903 0.1281 0.8951 0 0
0.190 0.2489 0.8757 0.2148 0.8818 0.1748 0.8879 0.1232 0.8939 0 0
0.200 0.2406 0.8708 0.2075 0.8781 0.1687 0.8854 0.1188 0.8927 0 0
0.210 0.2331 0.8659 0.2009 0.8744 0.1632 0.8829 0.1149 0.8915 0 0
0.220 0.2264 0.8609 0.1950 0.8707 0.1583 0.8804 0.1113 0.8902 0 0
0.230 0.2203 0.8558 0.1896 0.8669 0.1538 0.8779 0.1081 0.8890 0 0
0.240 0.2148 0.8508 0.1847 0.8631 0.1497 0.8754 0.1051 0.8877 0 0
0.250 0.2101 0.8460 0.1805 0.8595 0.1463 0.8730 0.1026 0.8865 0 0
0.275 0.2016 0.8356 0.1729 0.8517 0.1399 0.8678 0.0980 0.8839 0 0
0.300 0.1942 0.8252 0.1663 0.8439 0.1343 0.8626 0.0940 0.8813 0 0
0.325 0.1878 0.8148 0.1605 0.8361 0.1294 0.8574 0.0904 0.8787 0 0
0.350 0.1821 0.8044 0.1554 0.8283 0.1251 0.8522 0.0873 0.8761 0 0
0.375 0.1771 0.7940 0.1509 0.8205 0.1212 0.8470 0.0844 0.8735 0 0
0.400 0.1726 0.7836 0.1468 0.8127 0.1178 0.8418 0.0819 0.8709 0 0
0.425 0.1686 0.7732 0.1431 0.8049 0.1146 0.8366 0.0795 0.8683 0 0
0.450 0.1649 0.7628 0.1397 0.7971 0.1117 0.8314 0.0774 0.8657 0 0
0.475 0.1616 0.7524 0.1367 0.7893 0.1091 0.8262 0.0755 0.8631 0 0
0.500 0.1587 0.7420 0.1339 0.7815 0.1067 0.8210 0.0737 0.8605 0 0
0.525 0.1559 0.7316 0.1313 0.7737 0.1044 0.8158 0.0720 0.8579 0 0
0.550 0.1534 0.7212 0.1289 0.7659 0.1023 0.8106 0.0704 0.8553 0 0
0.575 0.1512 0.7108 0.1268 0.7581 0.1004 0.8054 0.0690 0.8527 0 0
0.600 0.1491 0.7004 0.1247 0.7503 0.0986 0.8002 0.0677 0.8501 0 0
0.625 0.1472 0.6900 0.1228 0.7425 0.0969 0.7950 0.0664 0.8475 0 0
0.650 0.1454 0.6796 0.1211 0.7347 0.0954 0.7898 0.0652 0.8449 0 0
0.655 0.1450 0.6774 0.1207 0.7330 0.0950 0.7887 0.0650 0.8443 0 0
Appendice 3. SEZIONE RETT. A DOPPIA ARMATURA. TABELLE DI PROGETTO ALLO S.L.U. 513
ξ = y c /h ru ζ ru ζ ru ζ ru ζ ru ζ
0.100 0.4204 0.8645 0.4204 0.8645 0.4204 0.8645 0.4204 0.8645 0.4204 0.8645
0.110 0.3865 0.8606 0.3829 0.8593 0.3792 0.8581 0.3754 0.8569 0.3717 0.8557
0.120 0.3586 0.8566 0.3517 0.8542 0.3446 0.8519 0.3373 0.8496 0.3298 0.8473
0.130 0.3353 0.8524 0.3254 0.8492 0.3151 0.8459 0.3044 0.8427 0.2931 0.8394
0.140 0.3158 0.8482 0.3031 0.8441 0.2896 0.8401 0.2753 0.8361 0.2601 0.8321
0.150 0.2993 0.8438 0.2838 0.8391 0.2672 0.8345 0.2493 0.8298 0.2298 0.8252
0.160 0.2853 0.8392 0.2671 0.8341 0.2473 0.8291 0.2255 0.8240 0.2011 0.8190
0.170 0.2732 0.8345 0.2524 0.8292 0.2293 0.8240 0.2033 0.8187 0.1730 0.8135
0.180 0.2627 0.8296 0.2392 0.8244 0.2127 0.8192 0.1819 0.8139 0.1443 0.8087
0.190 0.2535 0.8247 0.2272 0.8198 0.1971 0.8148 0.1609 0.8098 0.1131 0.8048
0.200 0.2452 0.8198 0.2162 0.8153 0.1822 0.8108 0.1397 0.8063 0.0753 0.8018
0.209 0.2387 0.8154 0.2072 0.8115 0.1696 0.8077 0.1202 0.8038 0 0
0.210 0.2379 0.8148 0.2065 0.8111 0.1690 0.8074 0.1197 0.8037 0 0
0.220 0.2312 0.8097 0.2005 0.8073 0.1640 0.8049 0.1161 0.8024 0 0
0.230 0.2252 0.8046 0.1951 0.8035 0.1594 0.8023 0.1128 0.8012 0 0
0.240 0.2205 0.8002 0.1910 0.8001 0.1559 0.8001 0.1103 0.8000 0 0
0.250 0.2166 0.7960 0.1875 0.7970 0.1530 0.7980 0.1081 0.7990 0 0
0.275 0.2079 0.7856 0.1796 0.7892 0.1463 0.7928 0.1032 0.7964 0 0
0.300 0.2004 0.7752 0.1728 0.7814 0.1406 0.7876 0.0990 0.7938 0 0
0.325 0.1938 0.7648 0.1669 0.7736 0.1355 0.7824 0.0953 0.7912 0 0
0.350 0.1881 0.7544 0.1616 0.7658 0.1310 0.7772 0.0920 0.7886 0 0
0.375 0.1829 0.7440 0.1570 0.7580 0.1270 0.7720 0.0890 0.7860 0 0
0.400 0.1784 0.7336 0.1528 0.7502 0.1234 0.7668 0.0863 0.7834 0 0
0.425 0.1743 0.7232 0.1490 0.7424 0.1201 0.7616 0.0839 0.7808 0 0
0.450 0.1706 0.7128 0.1456 0.7346 0.1171 0.7564 0.0816 0.7782 0 0
0.475 0.1673 0.7024 0.1424 0.7268 0.1144 0.7512 0.0796 0.7756 0 0
0.500 0.1643 0.6920 0.1396 0.7190 0.1119 0.7460 0.0777 0.7730 0 0
0.525 0.1615 0.6816 0.1370 0.7112 0.1096 0.7408 0.0760 0.7704 0 0
0.550 0.1590 0.6712 0.1345 0.7034 0.1074 0.7356 0.0744 0.7678 0 0
0.575 0.1568 0.6608 0.1323 0.6956 0.1054 0.7304 0.0728 0.7652 0 0
0.600 0.1547 0.6504 0.1303 0.6878 0.1036 0.7252 0.0714 0.7626 0 0
0.621 0.1531 0.6417 0.1287 0.6813 0.1021 0.7209 0.0703 0.7604 0 0
514 CALCOLO AGLI STATI LIMITE DI STRUTTURE IN C.A.
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