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A. Signorini (Ed.

Teorie non linearizzate in elasticit,


idrodinamica, aerodinamica
Lectures given at the
Centro Internazionale Matematico Estivo (C.I.M.E.),
held in Venezia, Italy,
September 20-28, 1955
C.I.M.E. Foundation
c/o Dipartimento di Matematica U. Dini
Viale Morgagni n. 67/a
50134 Firenze
Italy
cime@math.unifi.it

ISBN 978-3-642-10901-0 e-ISBN: 978-3-642-10902-7


DOI:10.1007/978-3-642-10902-7
Springer Heidelberg Dordrecht London New York

Springer-Verlag Berlin Heidelberg 2011


st
Reprint of the 1 ed. C.I.M.E., Florence, 1955
With kind permission of C.I.M.E.

Printed on acid-free paper

Springer.com
CENTRO INTERNATIONALE MATEMATICO ESTIVO
(C.I.M.E)

4 Ciclo - Fondazione Giorgio Cini Isola San Giorgio (Venezia)


20-28 sett. 1955

TEORIE NON LINEARIZZATE IN ELASTICITA,


IDRODINAMICA, AERODINAMICA

A. Signorini: Trasformazioni termoelastiche nite di solidi


incomprimibili ............................................................... 1

B. Finzi: Teorie dinamiche dellala ............................................ 83

F. H. Van den Dungen: Les ondes dans les uides incompressibles............... 169
A. S I G NOR I N I

TRASFOBl1AZIONI TERMOBLASTICHE FINITZ DI

SOLIDI INCOMPRIMIBILI

ROI.1A - Istituto Matematico dell. 'Universita., 1956

1
- 1 -

TRASFOillLIiZIOKI TBRMOELASTICTIF FINITE DI SOLIDI


INCOI,IPRWIBILI

Queste leziolll hannG come direttiva Ulla sintesi di quan-


to 6i treva sistematicamente svilu:ppato in una mia I.Iemoria sul-
le trasformazioni termoelastiche finite di solidi incom:primibi-
li, in corso di stampa negli Annali di Matematica pura e appli ...
cata t. XXXIX ( 1955) pp. 147-201 Verranno anche esposti;
come necessaria premessa, alcuni dei risultati di due preceden-
ti Memorie degli stessi Annali. Invece, per motivo di brevita,
non potro dare neppure un cenno delle ulteriori ricerche sviluR
pate dal prof. T. liianacorda in tre recentissimi suoi lavori:
Su1....122.i.~~~~1-_usote,~~ella piu gen~rale Elastici ta eli
secondo grado .i?~soliC'~~nc'Omprimi bili Ann" di Iila"t., t. XLI.
pp. 1-10
Sulla to!,_oio_,'}. ..l__ 9:.i,_.~L':l,_s:;:i,]Al!.ctro circolare oDlogen~Q~.!2.

tropo nella t,eori.a ~.(')Jl:~2-eformazio!!J..-!1-J1-i -t~_ solicli elastici


incomprimibili Boll. della U.l.1.I., 1955, pp. 177-89
Bulla piu. generaJ-_t3__!e2A.a, ..1;L,n~a.:r:...iEz,8:t,~_ih.e1:1_e.i;,r.a.sfC?.mazj,Q.-
Rivista di I;atematica dell 'Univer-
sita di Parma, v.5, :pp. 233-53
i Per s011idi .incom:primibili sembra assai utile l'introduzi
ne LV' n.7, di certe due variabili indipendenti al :posta dei
tre allUllgamenti unitari principali. Fra l'altro essa :porta a
delimitare in modo espressivo l'area di definizione del poten-
zial.e isotermo [v. fig. a pag. ].

N"eH.a seconda I1emoria clegli Ann.alj i.nsistetti sul fatt.:J


che la ipotesi carat"teristica della Elasticita di secondo grado
aveva super[cto cosi feli C 3IO.Cl'l"G 0 tant! severi controlli di cara!
tare quali tatiYo da far;ni r: onS8.re che per9..l1.h. solido natura-
le potesse andar bono anche qua.nti~c."i var:>nt;e. Questa mia pre-

3
.... "'"
stinZione viene ora avvalorata dal te.orema~_n..J.-..dcl. cap~ VI:
per aol.1.di.-.~i l' ipotesi caratteristica della Ela-
sticita.di secondo gradoiDmor..ealpot.enziale isotormo una fo!.
rna c.he ... ove 8i annulli uno dei tre parametri in essa disponi-
bili - Coincide con la f'Orrna prolJosta e discussa da II. l1oone.x
fin dal 1940, Anzi l'annullarsi di tale parametro risulta pure
necessario se incondizionatamente si accettano i risultati di
esperienze assai recenti.

4
A. Signorini.

Capitolo I.'

SPOSTAMENTI TRIDIMENSIONALI
REGOLARI

GENEliALITA!
Siano e.e C due cdnfigurazioni. di un sistema continuo
tridimcnsionale S, scelte a piacere nell'insieme di tutw quel
le cha per esso vogliono i.ntendersi possi bili; in modo che 10
spostamcnto da C _ [configurazione di partenzaJ in C [confi-
gurazione di arrivo] posea identifiearsi eon un qualunque sPQ.
stamento globalc di S. La C.. verI's. anche ch:iamata eonfigurazio-
ne di riferimento.
Indiehero sempre con p. p .. una qualunque coppia di punti
corrispondenti in G e Ct ' con ~. i1 vettore P~P, cioe 10 spo-
stamento del punta p. nello spostamento globale di S da C. in
C,
~f =C~~C.
Fisso a piacere una terna cartesiana trirettangola
G~:: 0., ~'l.. ~3
e rispetto a 1: convengo, una volta per tutte, di indicare con
~1,jv ~~ 1e coordinate del gcnerieo p., con x1 ' x2 , x 3 ,le co-
ordinate di P, con
~I{, = xI' - I' ( r = 1, 2, 3)
le componenti di 1, eee. : anche adoprando. senz'altro avviso
i coefficienti di un'omografia vettoriale, li intendero riferi-
ti alla (t .
Potro pensare biunivoca e incondizionatamente regolare
1a corrispondenza fra P~ e Pi in particolare sempre positiv~

i1 determinante funzionale ,
(1) 1) J(~t)X~IXj)
~(;~-~l;-~~~-----
.I

5
- 4 -
A. Signorini.

Riuaciranne comode Ie notazioni. abbreviative

~I(.._ -u- - JVv'tJ


XI(.Q:: d Y4 . It..~ - ~JI)-'
Non eeclu.de [salvo contrario avviso] che S posse esse-
re soggetto a qw~ehe vineo~o interno, del tipo

= j)
,ju 3) jt. \Cy~ J
Fin d10ra lonvengo pure di chiamare omogeneo ogni sposta-
mento pel quale : e x siano funzioni lineari delle y: potra ma-
gari trattarsi d: uno spostamento rigido.

2. OORRISPOliD.sNZ" DEGLI h'LEMENTI LIN:JSARI.


Siano: dP_ =
(dY1' dY2' dy 3 ) il generieo elemento linea-
re orientato USCI nte da P* e dP 3 ( dx 1 , dx2 , dX 3 ) i1 suo cor-
rispondente in C Ov" ed a.. i versori di dP e dP.
- ~

Sempre in : 'igua~do al generico P indichero can la sem-


plice notazione ~ 1 t omografia vettoriale
dP
:::~x~~!\
eLf.
per la qua~e evidentemente e

~I proprio ~a ct che specifica la legge di corrisponden-


za fra dP e e dP, mediante l'uguaglianza

(2) dP

Ta1volta chiamero dP 1timmagine di dP~su C [e dP. ltim-


magine di dP su C -J .
Indicando con S~ i1 ooefficiente di di1ataziono lineare
in P ~ nella direzione di Q;'A [CiOe -;onendo \ dP \ ::(It ~Q..)l d Px \]
la (2) puc anche sostituirsi can

6
- 5 -
A. Signorini

che implica

~c il coefficients di dilatazione cubica


J
Indicando con
in P,lI L
~

aioe -ponendo de '" (1+~e ) de. la (1)1 evidonte-


mente formace

C-c
o -- 101--1
3
Ef pure evidonte che la ~ riaulta indipendente da p.
solo quando jf e omogenoo.

3. D~FOR1liAZIONE PURA E ROTAZIONE LoCnJ~t SPOSTil.I'I[~NTI OYlOGENEL


Por uno spostamento infinitesimo notoriamente conviene
la sistematica decomposizione dell' omograf1a ot.. nella somma d1
una dilatazione con un'omografia assiale; decomposizione che -
indipendentemente dall'eut~tadello spostamento - si specifica in

(5)

non appena si ponga

Per uno spostamento finito conviene invece decomporre


La fA nel prodotto di due omografie, con le modali t~ che ora
~recisero.

Chiaroo dilatazione ''pUI'.l!!; ()<!"(1i iJi latH'7ione [ propria]


ler la quale tutti e tre i coefficienti princ:i'O"l}i Riano posi-
;ivi, cioe un'omografia vettoriale che ammetta tro ~~~i~

~te mutuamente ortogonali. Tale ad es. risulta

t:o :::: K c:< . ':x


,e1 solo fatto che 1a ex non e degenere.
Sia allora CX& 1e dilatazione pura univocamente caratte-

7
- 6 -
A. Signorini

rizzata aall'uguaglianza
2-
<Xs == <Ii ,
aioe la di1atazione p1ll!I'a ahe si ricava de. (Jf quando, senza toc-
care Ie sue direzioni unite, si sostituisce ciascuno dei suoi
coefficienti principali. .col valore assoluto della rispettiv8 ra-
dice quadrata.
Si pub dimo s trare che 0.. in conseguenza dell'essere
11 d.
7 0 coincide col prodotto di per
.. ('I)
un conveniente rotore (j.. if ,

(6 )

anzi e questo l'unico modo di decomporre 0( nel prodotto di


una dilatazione pura per un rotore.
Ebbene, proprio la (6) e la formola di decomposizione ehe
meglio conviene per i suecessivi sviluppi. Ad S e ()( I? (l(.

rispettivamente do il nome di deformazione pure. in P K e rota-


zione in P~ , ovvero rotazione locale [ v. n.6}.
L'intervento di (6) riduce (3) e (4) a

(7)
}

Se Ct-~ C 5i riduce a uno 5postamento rigido, 5i annulla-


no tutti i coefficienti di dilatazione lineare: cio che, per ef-
fetto di (7)1' esattamente implica

0 C...
-------
:1) Et superfluo ricordare che un'omografia vettoriale prende il
nome speciale di "rotore" se la corrispondente affini til: dege-
nera in uno spostamento rigido con un punta fisso.

8
- 7 -
A. Signorini

Anzi questa condi zione e pure. suffi oiente perche C,,--+ C conser-
vi l.e lunghezze, aioe [nel.l1inSieme deg1.i spostamenti regOlar~
e proprio earatteristiea degli spostamenti rigidi.
Stante l'unicita della decomposizione in prodotto (6), per
ogni spostamento omogcneo tanto eX S ' quanto Ci. q non posso-
no dipendere da Pi' ma si PUQ anehe dimostrare che la sola condi-
zione

basta per garantire che 10 spostamento e omogeneo: naturalmente


easa e un po meno restrittiva della (8).

4. CORRISP_Q}!p'E~ZA DEGI,! _~;r....Elv~.t!iN.~I,. .'p'I. J3..t[P.t;RJi1:'JIE ORI~NTATI.


Siano: d,. i1 generieo elemento di superficie per P" ~
dd il corrispondente elemento per P; ~~. il versore della nor-
male ad, It Grientata in modo arbi t~rioJ 'r\. il. versore
dell.a normale a do' , orientate in verso eoncorde al vet tore
CX,1} lit [ehe in genere non sara ortogonal.e a dc5 , ma neppure po-
tra mai essergli paral1eloJ
Indiehiamo con C (r,6, = 1,2,3) il. eomplemento algebrieo
rs ..
di XH nel determinante funzionale J.) e co n R(j,. l. a 2E:!.Q.=
grana complementare di d. ,

RC1. ~ ~ ert-~~:;: 13o!. Kct'


La Rct, non differisce da 0.. per 0. b =: I
Gpostamento ri.gidoJ Comunque 1a Rei. da. 1a legge di corri-
spondenza tra gli ~J:!.!:i....Jli.. <~_1l.p.~_r.ficie .orie.ntat:i.n. J r;1( # ':!! Jet )
mediante 1 'E:@:18f'.1~al1J:.l!

9) ~ 46' :::: Rd. (0}~dG'Il)'

Gn ~:r::o~: ,:'g::::-!"!e::;:~:";<a!~ic:~::p:~~~,e
ds = 0 ~.~) d~ ]
+

9
A. Signorini

la (9) puc sostituirsi con

(~ +$.)"
ehe implies

(10 )

Per un momento siano: ~


lie'
11. e una parte que.1unque di
C.. e 180 parte eorrispondente di C; ~ Q. 5. i contorni eomple-
ti di C e C. ; '!1- t '11\11 i versori delle 10ro norma1i interne.
Per effetto di (9), l'i.dcntita.

S~ d6' ~ 0
(f
non dLfferisee da

1Rti.(,!!-ll)dct
i!I.
ll = 0)
_

or. I
[
che a sua volta sempre col concorso del lemma di GreenJ

pub sostituirai .~~ R,(j_(g) dCit' :: O.


~ /, (ill .:k
L'arbitrarieta. di 12,. [inSiem.e e.1 fatto ehe le funzioni
integrande sono continue e indipendenti de.1 c~po di integrazio-
da. a110ra 1uogo al1a idem~ita vettoriale

i. '"? Rct(~;) = 0 )
ne ]

(11 )
1 I. 'oy~
equive.1ente a11e tre identita. scalari
~
~. de1~; ::: 0
1 t. IJj,,-
~. SPOSfAliE1:lTI EQUIVAI,El(T!.
Aocanto a C~ e C, conaia ere una. terza. ccinfigurazione C'
.i S, a prior;i. soggetta alla sola condizione obe 10 spostamento
\ I
- C I sia rego1are e aoeenno con d. 0 ,().. ~ oio ohe
ivengono 0. ~ ) d.. '? quando C' prende i1 posto di C.

10
- 9 -
A. Signorini

Dir~ ehe i due spostamenti

oono !S~valenti ogni qualvo1ta sia rigido 10 spostamento


C '-'-C t
ai pub dimostrare oha oio 8i verifies quando e solo quan-
do

(12) .. .
Rimana 0061 stabilito che la con06ce~za in tutto C,
del1a Ol ~ individua C. --+ C [epostamento regOlare) ~-
no di uno epostamento rigido.
61 pub anzi aggiungere che la o(s purche la si conosca
in tutto e.. indi vidua 0\ t (1... meno di un rotore costan-
te: per due spostamcnti equivalenti., in ogni punto di. C~ t le
deformazioni puro coinoidono e le rotazioni locali 6i rioavano
l'una dal1'altra mediante il semplice prodQtto per un rotore co-
stante.

6. FORMA DIFFERENZIALE CARATTERlSTICA,


Riaesumiamo dai n.i precedent! 1e uguaglianze

(13)

Questo gruppo di formula mette in avidenza che attorno a


p .. le di1atazioni lineari, superficiali a cubic a Bono tutte in-
dividuate da (d.. 6\ Inveoe nelle leggi complete di corrispon-
danza tra gli alom~~"ti lineari. e tra elementi di. superficie'
gl.i.
orientati per p. e P, Ci09 in

dp :: 0.,( d& dp.. ) ) ~ dG' -


interviene anche ( o.~)p .. '
Questa osservazione gia giustifioa 1e denominazion1 di "de-
formaz1one pura" e "rotazione locale" rispettivamente attribuite

11
- 10 -
A. Signorini

ad d & ) olli
-
al n. 3: fin d lora s1 pub dire che ~a defotma-
zione dell'elcmento!tridimcnsionale \ di S ciroostante a p. e
~

compl.etamoute caratt-~rizzata da (0. 0 .


al0 premesso, rappresentiamo conP'.II (I
b",>\I{,A-: 1.~,3; ~h:: b~'t)
i coefficienti della dilatazione pura 1;:5:. K d.. Q.. j
il. chc implica

( 14)

e anche 1 'identita ;
\dP\2 LIf" ~I.l dy-c. dr~
1

Essendo c"-~ -= ar J i b,(,~ indivlduano Ol S [e vi-
ceversaJ : onde si pub anche dire che la deformazione de~l'ele
mento di S circostante a P e comp1etamente carattcrizzata dai
~
valori in p)\ delle sei funzioni scalari b", ~
Non e questo 11 solo motivo per cui ne11a trattaz1on& sca-
~are dell'attuale argomento si da alla forma diffc~1ale
~
L ,Il.~
b dy
~? "
dv
I.,)

i~ nome di forma caratteristica dello spostamento C _ - ; C. 8i


tratta proprio della forma differenziale che esprime il quadrato
dell' clemento l.ineare di a mediant e 1e y [ds 2 eU01ideo} : e
per questo che i bII.~
, quando siano noti in tutto C. , indivi-
..
duano 10 spostamento globale C.~ C, a meno di uno spostamento
rigido.

7. 0110GBA.PU Dr DEFORlVIAZ!Ol'IE.
Accanto alla d.. 6 e alla 1(;) , dovro sistematicamente adope-
rare l' omografia t. omogra:fJ_~ .di deformazione definita
dall'uguaglianza

(15)

12
- 11 -
A. Signorini

Risul.tanao
1
I +.2~ = ciS )
la (8) eaattamente equivale a

(16 ) t:::: 0 ....... C.


in modo ebe - in pieno aecordo con 1a qualifies di "omografia
d1 deformazione \I per 1a e. - anehe 1a (16) e necessaria a Buf-
lI)
ficianta porche Cr - C si riduca a uno spoatamento rigido.
La t risulta sempro una clilatazione, can Ie stasse dire-
e una
2
zioni unite di C),b e db' me. in ganera non dilataziona
pure. Per i suoi coefficienti rispetto alIa ~ , dalle (14)
ban facilmcnto 131 ricavano le aspressioni

Nolte volte, saranno utili anche Ie notazioni a un solo in-


dice

(17) t {..
I(
= f.1( 'V ~.i(.+3 ~ t t+l)'I. i't -:::: ~ ~~I.~)~)
~ i'2.J I(tl

cha corrispondono a porre

il . T
t",
T
t.

(17) " t,
-t
;:t ~~ ~
T
~S' Ek
T --
l'
~?
E' ormai classica 1a dentro_inazione eli carattaristicha di
deformazione proprio per Ie sei funzioni scala]'i E~ (q=1 ,2, 6).

un Analogamenta la (12) pub sosti tuirsi con c ::. ~j C

13
- 12 -
A. Signor1ni

Le caratteristiche di deformazione bastano a individuare 01. 0 ;


invece nella successiva deduzione d1 ~f' da d.. i valori delle
nove Vv" ~ intorvengono anche fuori delle sei combinazioni t.~ .
La (13)1 evidentomente equivale a

(18)

oloe a

(18) f

8. DIREZrQ;TT, PHIl!.C.tPjl.L:-. INV.ARI~1l'1'.I Dr D8ji'~)RI'1AZ~_Q.I~ftL<


,
Una direzione s1 dice dirczione principale di doformazio-
ne per p .. quando essa e direzione uni ta per (d. 6')"" ; una tcr-
na di direzioni mutuamonte ortogonali si dice ~erna principa~e

di deformazione per F)O quando essa e terna


E' evidento clle una torna principale di deformazione
uni ta per (QI.. ~)f>
..e.ter-
na principale dell! omografia eX:::. O\,~ <:)..15' ma sussiste pure la
proprieta inversa, porche i coefficienti principeli di cts
aono tutti positivi. (3)
In altri termini una terna di elementi mutuamente ortogo-
nali uscenti de F~ e trasformata dallo spostamonto C~ ~ G
in una terna di elementi lineari anch'essi mutuamente ortogonali

:
solo quando e ternal principalo di deformazione por F. Inoltre

Il'uguaglianza 0( D -:: l 1- ~ . impliea In coincidenza di ogni
direzione ~incipnle di doformazione con un8 direziono unita
dell'omografia di deformazione, ecc.

(3) Una di1.atazione S" ammetto terne pri."'.ro; "'~J; "lO'l unite solo
quoildo si .annulI a Ie 20rn.rnn iF "'""" nr. "ffici enti principeli:
cio segue subito dal fatto che ogni terna principalo di ~
e uni ta por I{ b.b -=- ~:I. e vicovorsa.

14
- 113-
A. Signorini

I tre coefficienti principali

delle dillltazione f, hanno i1 nome di caratteristiche principa-


11 aa. deformazione [inp~J ~ Basi coincidono con le radici del-
l' equazione cubicQ . '

(19 )

dove sana samplicomente indicati can 1 1 , 1 2 , 13 t ! tre invarianti


principal! di doformazione, cioe itre invarianti principali del-
la & I ?, ,

It - L-t E
\
it. ;;:; t~ tIL )
} t

(20) If,:' E~t3 +t~'1 "ft,~\.- t ~t ..f.(,.;:::; E1~+E~EI ... eIEt,


I
3 E,Ezt j + tt"lE~~ -t+"
Chiamando A (r=1,2,3) i coeffieienti prinoipali 1+2E
' t.
~"tf+S~ E.Et.EJ'
r . r
della 1+2~ e

J1 - 3+~!1

(21 ) Jt "3 t t., II +~ It

cl3 -::. ~ +~ll + l-tll + g I"


i BUO! invarianti principali, 1a (19) pub sostituirsi con

(22)

8i chia.ma imrariante di dofo:rITlR.zione ognt invariante del-


l'omografia . 0

Essendo questa una dilatazione, 11 pili genoralo invariante


IIi deformazione e dato da una funzione arbi traria dei tro invarian-
t! principali !1' 1 2 , 1 3 ,

15
- 14 -
A. Signorini

Acccmnando con
I ~~ ~-----.---------

(23) J)lt.) :: ~ ~ 1- ~ It + k I2 -t-~ 13


1'ospr~sBione di, t modiante 10 sei earatteristiche di deforma-
ZiOM i
efr. (1)1 e (21)3 \ , si,pub anche dire che i1 piu genera-
... .J
1e invariante di doformaziono e dato da una funziono arbitraria di
J, 1:}1 .t.. 't(I;.).
Sempro in eorrispondenza al generieo P~ si chiamano a1lunga-

1
monti principg,a ,i.",e.o,o,ffieionti eli dilatazione lineare ~I)
6'LJ:J 3
inoronti alla Load una terno. principalo di d oformazione.
Dalla (18) ovviamonte risulta

(24)

i binomi 1 + D. 't: do.nno i coefficionti prineipali di d. &


I valori doi tro invarianti prineipa1i di deformo.ziona re-
stano sempre soggetti ~ ancho in assenza di ogni vincolo interno~
0.110 limitazioni necessaria e sufficienti parche la (19) abbia tut-
to tro 1e radici reali,e > - i: condizione oquivulente a quolln
cho 1a (22) abbia tuttc c trc 10 radici reali c positive.

9. POs~lt4H~~:i:!i'[:g;5_GO~,
In questo nO. prondoro in speciale esamo 10 spostamonto
C '- 0 : s:Qostamento inverso. Per esso :pub ripotcrsi tutto eib
* ho dette per 0 II -.). 0, se'mplicemonto sisti tuendo
cho finoro M,'C

con - oU./G (r = 1,2,3) 0 adoprando come vario.bili indipcndonti Ie


x al posta dolle y.
In corrispondunzo. 0.1 generico olemento di S pongo

e ancho distinguo con un soprassogno l'omografia di deformBzione,

16
- 15 -
A. Signorini
Ie caratteristiche di deformazione
ecce dello spostxJento inverso: cioe l'omografia di dcformazio-
ne, le carattcristiche di deformazione, ecce inerenti a Ow r1-
spotto a 0, invcce cha a C rispotto a C. ~ Con questa convenzio-
no, insicme a

(25)

risulta

(25)'

coc.
Specialmantc oocorre, per futuri sviluppi, rilcvare che
[POl gcn:,rico spostamonto finito -1 10. ~ e in corrispondenzo.
biunivoca Lnon con f. , ron invGc1-' con 10. trasformata (4) di
f.. mediante ctCj>

Invoro dnlla (25), pur cffetto dell'uguo.glianza a =01.-t


J
scmplicGmcnte s1 ottionG

(26)

In corrispondenzo. a un'omografia qualunquc {;' ~ ~'{.~ ~ 0 ad


un rotore at chiamo trasformata di ~ mc~ 6l 1 omografia
r~-: til (~~I. I COGfj'iciGnti di fl'(R,. rispetto alia torna
trl.rottangola 'tri.= 011," ~~ ~~3 ordinatamonte coincidono con
i gr : in particolare iJtro invarianti principali di r~ or-
dina~amonte coincidono <l,on i tro invarianti p~incipali di '6
Se ( e uno. dilatr:,.ziono L uno. dilatazione pure.) !Omche h. e
una dilatazione [uno. dilatazione pura] ahe anzi ho. gli stes-
si coefficienti principali di 0 0 come direzioni unite pro-
prio quelle che 8i ottongono trasformando mediante OL Ie di-
rczioni unito di (

17
- 16 -
A. Signorini

qui
Di/ad oa. riaulta che i1 rotore d ~ stabilisce una corrisRonden-
za biunivoca tra 1e direzioni principali di deformazione dello.
apostam.en.12. C~-+ C e quelI.e delle epostamento inverso C .... 0".
Per uno apostam.cnto infini teaimo 1a f" si confondo con
e e quindi 1a (26) 5i riduc e a

Per un qua1unque apostamcmto rego1are 190 (26) implica cha


i tre invarianti principali di aono in corrispondonza biunivo-
ce. ( 5) con i tre invarianti principali di E~ D' al tra parte
[ofr. nota (4)J ei he. t1t~,::I~ (a'" 1, 2,3): onde reata
pure stabili to che, quantunquo E (' generalmente differisca da t. ,
i tre invarianti principali di ~. sono in corri5pondonza biunivo-
cs con i tro invarianti principali di 1:,

(5) Per ogni omografia.. propri~ 1 gli I~ ( sono in corrispon-


den.za biunivoca con gli I r (s '" 1, 2, 3) secondo 10

uguag1 l.anze ~n

1 -I
t~ ::
l

o
o 0

18
- 17 -
A. Signorini

II.

EQUAZIONI GENERALI DELLA llECCANICA DEI SISTEIIlI CONTINUI


E PRHIO PRINCIPIO DELLA TERHODINAMICA

1. GENERA:LITA!. EQUAZIONE'Dr CONTINUITA'.


Passo ormai aprendcre in csame il generieo moto di S, in-
dicando semplieemonte con C la eonfigurazione del sistema conti-
nuo all'18tante qualunque t - configurazione attuale - e lascian-
do C. a denotare una cOhfigurazione di riferimento scclta s pia-
cere nel1 1 insiome di tutte quelle che vogliono intendersi possibl-
1i per S.
Magari potra riuscire comodo - ma non sara mai necessario -
l'identificare C. con la configurazione in1ziale di S.
Riguardo a

~t == e~ ~ e
manterro tutte le notazioni introdotte nol cap. preo. per ogni sin-
galo spostamento regolare e come d1abitudine indichero con ~

:r.' accelerazi one, all'istsl1.te t, dell; elemento tr1dimonsionale:


m di S individuato da p. ~10e dell1elemento circostante a11'i-
stante t a p ]
Per quanto riguarda la scolta dello variab1li indipendenti,
i1 piu spease convcrra - 0 addirii;tura 81 imporra. - i l ricor8o 81-
le variab11i lagra~iqne

invece che allo variabili euleriane

XI) l(~IXl}t,
Rappresentando con k 11 valoro it! P della donsi t80 a.ttuale
~ensita di S all'istante t1 e con ~~ il Valoro in p. della

19
- 18 -
A. Signorlni

densita di S nella configurazione di rlferimento, qmle eSJlr&S-


aim e lagrangiana locale del principio di cons ervazi one. delia
massa s1 avra sempre la eguazion6 di. continui ta

(1) ~Sr ::. ~


It

Appresso sono indicati con Z. (. r. il contorno com-


pleto di C ~ e quello di C, con Nil .t.. ~ i versori dello
rispettive normali interne.

2. LEMMI.
Pensiamo a un sistema di equazioni del tipo

(2) ~
0 - I~
-1
__
'"JF
)
..:2. :::: 0 .....
y"
elf I
.
4- - (~ ;: 0 '*" ... " . ~'" ,

col solo prosupposto che D 0 l'omografia ~ =l~l(.~~ di-


pendano rogolarmente da p. e ~ sia funzione regolare del punto
ganerieo di t
111

Come eben noto, il sistema (2) puo riassumorei nella ro18-


zione

(3) f .I.e. ~,,1,,~~" .. S1" DM. -+ ) 1- ~ c\,L. '"'o!


C 1':. CJI '""
4*
purehe la si intends valida per ogni scol. ta del. vettore 1(PIC)
In seguito 8VromO ripetutamente a cha fare anchocon sist~

mi del tipo

(4)

col prosupposto cheancho 10 scalare b dipenda regolarmente da


.Q(P.) 1 ~(f.) .(. ~(r~~))
Pi' Notiamo fin d'ora che, a parita di
un tale sistema non pub ammettere [rispetto a b( Pi) due J
20
- 19 -
A. Signorini

diverse soluzioni 1 e porche no ammotta una Q 6~ J ~ dovran-


no sottostare a opportune restrizioni.
Un sistema. del tipo (4) pua farsi riontrare nel tipO; (2)
semplicemente_ sbstitue~do in questo r con '( +b , onde puo
riassumersi LcIr. (2) J nella relazionc

fc. 4" ~" ~h_ Jl<Q


<1,(,
c ~?
+ Je, +Jh~ .r, ,,-fba;,,! d(.
r J.
ft " (.
alm.ano sa anche questa s 1 intcnde valida per ogni seel ta di ~ (p "').
z: I evidente cha per ogni 1. (p~) solenoidala la (5 )$i ri-
duce a (3), rna sussiste pure la proprieta inversa: il verifiearsi
~ (3) per ogni ~ (p.)'~Q!~~2:!:dale basta ad assieurare llesi-
stanza di uno scalar; b (P:)-~~~~~~a soddisfatto l'intero si-

3. EQUAZ.I0NI m CAUGH):. OlroGRAFIA EULERIANA DI TENSIONE. LAVO'RO


NOMINALE DELLE FORZE INT:IME.
f dL
Sia
z: .
la forza supcrficiale esterna agento attualIllen-
to sul gen:rico clemento di Insi erne,_ in eorrispondenza al
generieo Ill, rappresentiamo con f. k de -= t R II' d(It' la forza
di massa attuale, con X (r, s = 1, 2, 3) le ordinarie caratte-
rs
ristiche di tensione. Precisamente intando data alle equazioni

laseiando sottintese 1e relazioni di simmetria

Xrs =Xsr (r,s = 1,2 t 3)

21
- 20 -
A. Signorini

Chiamo omografia euler~ana di tensione Is. dilatazione

Col suo intervcnto le (6) passona riassumersi in

~ -5- ! P~i := ~p~"'" ~ t


~~ 6X"
(6) ,
.... - ...
' ~ ..... '\-

e, in tutto 0, per il gencrico elemcn~(l di suporficio orientato


"'Il d6 10 sforzo !'" ~~ esercitantCfi sulla faccia rivo1.ta dnl
la banda di -~ resta rappresentato ds.
Convorra spesso adoprare per le X una notasione a un solo
indic c ponendo

X
rs
:=X
q
(r,D, 1,2, 3)

con q ~ r per s = r c q =9 - r - s
I1 sistema (6)' puo ridursi al t~.:)O (2) semplicemente
per s * r.
80-

stituendo C a C*, 1e x all0 y, eec.: on(1.o la (3) pormc"vte di ria.


sumorlo nella relazionc

(7) 5~( ~,,X,. ~~'


C 1
+ fi '{r -~)J( ~ ~>
( . 1.
JZ=O )

purehe la 8i intenda valida per ogni So:lelta del vettore t (p).


Interprotiamo 1 'insiGlile dei vettori applicati (p, 1 (p) )
come uno spostamcnto infini tesiJ:lo ri) S di S a I'artire dalla eonfi-
gurazione attual'a C. Nella (7) gli ul timi due integrali daranno
i1 eorrispondonte lavoro nominale (6) dell'insieme delle forze di

(6) v. A. Signorini, Ivleceaniea razionale con clementi di Statio..


grafiea, vol.II 2d,ed., Roma, Perrcdla , 1954 I'p. 53-55,
113-14 0 38788.

22
- 21 -
A. Signorini

massa, dello forzo d'inorzia e delle forze in superficie. 11 pri-


mo intograle dtvra quindi dare, sempre perdS, il lavoro nomina1e
1L (i) dello forze intime. Rosta COS1. sonz 'altro aequisi ta l'ugu~
glianza

(8)

4. .;.QUAZIO_NI DI. :KI:E(C]I.H.9}fL.:E.Q.T~-A..ZJ.9_}'};... P;LB.9JJ:S_SIt,!I~SQ.


In eorrispondonza a1 punta gonerieo Q
w.
di L p~ngo

t* clz)(
r ~ 8~\J t
(9 ) :::fd!
cioe
se s'indica c~n ~! i1 ~oofieiento di di1atazione superficia-
10 relativo Lin QJI' per~t] a11a giaci tura del piano' tangento
aL .
Le (6) 0 (6)' sono oquazioni di tipo euleriano, non logra!!
giano: colgravo inconvenientc di far figurare quali variabili in
dipendcnti, aecanto alla t, non Ie y rna le x, che vanno invGce an-
noverato fra le incognito in quasi tutti i problcmi di deformazio
ni finite relativi n fcnomeni non permanonti.
Fin dnl S ocolo soorso Ki};cjlh-.9JJ, Boussinesq ed :::;. 0 F. Ces-
~ cffettuarono la riduzionc delle cquazioni gonera~i di Cauchy
al tipo lagrangiano, nolle vario forme che ora ritrovcro: rinun-
ziando G.nche qui agli originari pro co dimcnti. di d oduzione, sia reI'
mati vi di rapidi ta, sia per poter moglio coordinaro i risul tnti.
Nella (7) ponsiamo il vet tore arbi trario i oome funzione
di p~ invace di P [ChO e in corrispondonza biunivoca con p~J
Potrerno cosl sostituire la (7) can

23
- 22 -
A. Signorini

Chiamero omografia di Kirchhoff l'omografie

1\ KIi
(11 ) X =II Kl'
1\ K~
che in genera non sara una dilataziono.
Il eonfronto dolla (10) can la (2") porta subi to alla e011-
clusiono eha le~uazioni di Cauchy oquivalgono alle equazioni di

Resta insiome stabilito cha la (8) non difforisae da

(13) ""ClL(~} = Sdc.i I ~e


K
'i.t
~~~
dj
..
Ck t
Stante le idonti ta (I, 11), 10 equazi oni di Cauchy equivalgono an-
aha [efr. (11)1 alle cguazioni di J!.oussinesg:

~* (f -~) = i~
\
~- Rd:'~ oy~
, , ,_. C;l ) t ,

24
..,23-
A. Signorini

5. 9JlQGWU LAGRANGIANA Dr '.lLNS.:lO@,..E.~W..Z.:lOU~Q.o.q1?~&..


Sia 4>" d.6',.
-M-- _
l ' immagine dello sforzo cP-M til'.: ~ e cioe
[efr. I, n.2 j poniamo

= ct ( ~ ~ d-6) .
No risulta

L' omografia

(15 )

e dunque tale che applicate. a !~ ... J..G'. da l'immagine su C. della


sforzo relativo a d.G'. Di qui uno doi motivi per cui converra
chia.ma.re ~1k la omografia lagrnngiana. di tensiona, Ina va pur subi
to notato che la (15) equivale sia a

(15) I

sia a

(15) "
~ d~*Ko(.
1:>,0-

La ~. [come ~] risul ta s empre una dilatazi ana: per i suoi


coefficienti rispetto a ~ adoprero 1a notazione

y Y (r,s: = 1,2,3),
rs .=i sr

oppure [ efr. n.3J una nota2i. one a un solo indica, ponendo

y y (r,s, == 1,2,3)
rs q

clO:n q == r por S =r e q == 9 -r-s por s =1= r.


La (15)' permetto subito di ridurre le oquazioni di ~

hoff alle equazioni dei Cossorat,

25
- 24 -
A. Signorini

( 16)

ma in piu da luogo a una notovolissima espre~sione dol lavoro


nominale delle forze intime mediante 10 soi nuove ausiliarie
Y1' Y2' Y6. Precisamento, in modo del tutto izlanale s1 PUQ
constatare che la (13) viene a equivalero a

(17) ")
~)
L -::: fd,(.
,..
2.. ~ Y f., )
Q "0
C. I I
II
so naturalmente ai aocennano canh. >aft)' . 'dtr; le variazioni
delle sei oarattoristiche di deformaziono inorenti allo aposta-
mento infinitesimo ~j
6, ULTERIOlU P.ROPRIETA. 'DELL'Orv.rOGRAFIA LAGRANGI.A!iA Dr i'ENS~ON:C .

.Richiamando llabituale decomposizione di ~ in prodotto,

e ponendo

corto risulta una dilatazione e 1e. (15)" puc ridursi a

(18)

La ~ si presents ooai como la trasformata (7) di ~. me-


diante i l rotore a ~ , onde si puc dire cho le due dilatazioni
~ .It. b differiscono solo per I' orientamento dei loro assi
principali. Piu precisamente, per effctto di (18):
a) i1 rotoro ~~ stabilisce una corrispondcnza biunivoca tra
1e direzioni unite di ~ e quollo <M.~;

(7) Ofr. nota (4)

26
- 25 -
A. Signorini

b) 1e tensioni principali B1 , B2 , B3 in P[coefficienti prin-


cipali di ~J ordinatamente coincidono oon i coeffioient! prin
cipali di S , oioe con 10 radioi dell'equaziona seoolare (8)

('19)

Sa C~ ~ C doge nora in uno spostamonto rigido, 8i ri-


duce a ~.; ~ a un omototia vettorialo solo quando 10 e ~;
ece.
Sia ora ~ll una direzione principale di doformazione per
p. e d la sua immagine (9) su 0, che necessariamonto dara
(?fr. I, no9] una direzione prinoipale di,deformazione dello
spostamento inverso. D~1e prccedenti oaservazioni bon faoil-
mente si puc ricavare che d e direzione principale di tonsione
- oioe dircziono uni ta di ~ per P - solo quando dt. e dirozio-
ne unita anche di ~'" (per P'J( ).
7. PRBLO ERINCl.I'IO ,DELLA TER110DINAI\1Ji6ile...
Sia .At" i1 eorpo naturale che si vuole rappresentare col
sistema continuo S. Ammetto la possibilita di definire 10 sta-
to fisioo di ciascun elemento di ~.mediante un certo numero
[magari sovrabbondante] di paramotri di carattere puramonte
locale,

cho potranno benissimo non ricntrare tutti fra quolli finora in-
contrati. Non a1 puc ad oa. osc1udero cha per 10 meno oonvenga
fare osp1icitamento intorveniro, per i1 gonerico olemento di S,
una corta tomperatura, T.

(8) E' sott1nteaa 1a tradizion"llo'convenzione brs =1 per


s=r c Srs == 0 per 8:#= r.
(9) Naturalmonte vOglio dire "la direzione dell' clemento 1inea-
re corrispondente in-C a un elemento lineare uscente ds P*
con 1a direzione dlt; ".

27
-26 -
A. Signorini

Neppuro 2seludo qualehc mutua dipendenza tra i parametri


X finche non si riesea a sceglier1i opportunamente [v. i1 n.1
del prossimo C8p, ] Prendo poi di mira un determinate, rna
qualunque e1emento m.di S [eireestante a P in c] aecennando
can dCw i1 suo volume in C~ , eee.
Lo stato attuale di m e definito dai va10ri attuali dei
paramatri X in P. Variando i X cambia 10 stato di m - cioe m
sUbisco una trasformazione e 1e trasformazioni e10mentari di
m a partire da1 suo stato attua1e vengono a essore in corrispon-
denza biunivoca con tutte le ~p1e di incrementi infinitesimi.

dX 1 , dX2 , dXn

che possene attribuirsi allo X subordinatamente all'evontua10


mutua dipendenza dolle X modesime.
Per uniformare 10 schema del continuo al primo principio
della Termedinamicat non basta ceordinare a ogni trasformazio-
ne elementare di m una carta variazione di forza viva, un corto
lavoro elementare delle forze estoma rispetto a moun certo
lavoro olementare dC 1(i)de11e forze intima:
~
deve enche pens are all' assorbimonto
-
L
gcneralme~e
in sonso algobrico J
si
di
una corta quanti ta di caloro kJC' de ... q da parte di m.
Con questo, 1imitatamente alla categoria di fenomenidi cui
intendo occuparmi, il primo principio della Tormodinamica equi-
vale a postulare l'esistenza di una funzione w (X I p~) [ cioe
di una funzione di X1 ' X2 , ,Xn e magari di Y1' Y2 ~ Y3 tala J
che per ogni m e per ogni sua trasformazione elementare risulti(10)

(10) Conservo per l'equivalente meccanico del calore la notazio-


no classica E, quantunque Ie stesse segno venga adoperato
per indicare 1e caratteristiche principali di d 8formazione.

28
- 27 -
A. 31gnoX'ini

(20) Et" .~)


f(, \ -= k ct.\#' + {,. ,

La (17~ impone l'uguaglianza


tJ(~) _ ;,
(21) v ~ V J
~, I~ a.,f,~.
-
La w ha i1 nome di energia interns specifies [ perche ri-
feri ta all 'uni ta di mas sa 1.
3i trQtta di una funzione oaratte-
tistic.a. (11)d~1la. costituzione di S , vogllo ~re, .d:i. Ul\A fun-
zione 1a cui forma effettiva deve intendersi suggerita, se non
imposts, dalla natura diC~. Per ciascun m resta arbitraria in
w una costante additiva.

(11 ) S1 pub far rientrare fra lEI "funzioni caratteristiche"


anche 1a k (Y 1 t YZ' Y3 ) se pure 1a 81 penss'varia.bi1e
con p

o
o 0

29
- 28 -
A. Signorini

III.

SIST::r;i.iI INCor.rPRILUBILI A TRASFOBl.1A.ZIONI REVERSIBILI

1. ..I.S:~}Jq~ :!L.f};'l!..?~t~.IQ!L..~.YERgB~_gL
Daro la denominazione abbreviativa di sistema a trasforma-
zioni reversibili a ogni sistema continuo S,
per i1 quale, in
aggiunta a (20), s1 poatuli l'esiatenza di una funzione caratte-
ristica s (X I P. ) ta.le che riesca

(1)
q
T
per ciascun elemento m del sistemae.per ogni sua trasformazio-
ne elementare; a'intende, pur di rappresentaxe con T > 0 il va-
lore della temperatura di m in una scala opportuna, la ~
assoluta. Anche nella s - entropia specifica - per o&ni m rima-
ne arbitra.riauna costante additiva.
I sistemi Sf cost definiti hanno un'importanza di primo
ordine,perche forniscono 10 schema piu spontaneo, se pure un
po' semplic.ista, di vastissime categorie di f enomeni sensibil-
mente reversi bili: questa affermazl.. one e implici ta nel secondo
principio della Termodinamica.
In certo modo i sistemi a trasformazioni reversibili fanno
riscontro, nell'ambito de! fenomeni termomeccanici, ai sistemi
privi di attrito della Meccanica analities.
Hel seguito viene sempre indicate. con .:; la fUnzione ea-
ratteristica

(2) J(X/ P*)=W-E11 .


La forma eft et ti va della ':J-[aome quell a di ogni al tra
funzione caratteristicaJ deve intendersi definita della specie
del corpo naturale schematizzato in ~ per ciascun m rimane ar-
bi traria in :f
l' aggiunta di una funzions lineare IT della sola T.

30
- 29 -
A. Signorini

T.
La :f corrisponde a1 potenziale termodinamico di ~ e
coei sempre la chiamero.
Da (II, 20), (1) e (IIs21) risulta

(3)

per ogni m e peJ~ ogni sua trasformazione elem.entare.


Basta questa per accorgersi che pe~ ogni elemento del si-
stemai1 valore di ~1 puo dipendere solo dai valori 100al1 del-
le caratteristiche di d eformazione 0 deJ.la temperatura assoluta;
s'intende quando - insiemo alIa oonfigurazione di riferimento -
8i sia oomu.~que scelta la 1. In altri termini almeno riguardo
aJ.la funzione caratteristica J. i 'X" possono corto ridursi aIle

Se S ~ e coarctu da 0bn1 vincolo intel'no f Ie sette varia-


bili T, 1' 1. J - - - _ ) C{. s1 !!lossono pensaro come indipenden-
ti e la (3) s1 eso.urisce nelle sotto uguaglianzo

'OT
2. SISTEMI INCOMl'BIIVlIBILI A TRA3,!!'ORMAUONI REVFRSIBI1L
Accenniano can TlIC la tomperatura nella stat<?._dJ-_,EJ-J~r;i_lD._cnto

C ' ' lasciando T a indicare la temperatura attuale. Sia per G!f


un qualunquc sistema a trasformazioni rovcrsibili soggetto a1
vinoolo di i}!:,C.9!;:E.t~.J!I::i,_bili ~l...9_ ...~e}11.p._~.r.:~t1J.ra__c.9....tante, vincolo che
[cfr. (I, 23) ] oi potra sempro inte-1dere esprGSSO da un' equa-
210ne del tipo

31
- 30 -
A. Signorini

oon

f( T~ ) T. ; ~) '" j.
Per ciascun clemento di Gf 0 per og".ili sua trasformazione
element are seguita a valero la (3),
,
~"d,J = - ~~ y~ J,L, - E ~lt ~JT:
il valoro di if , per ciascun elemento di G~ , continua a essere
ind~viduato [a meno, s'intende, di una funzione lineare arbitra-
ria lTd ella sola TJ dalle E~ e T, che pcro, stante la (5), per-
dono il caratterc di argomenti indipendonti.
Un tale leGame, por quan-i;o direttarnente riguarda i1 poten-
ziale termodinamico, du luogo soltanto a un'indeterminazione
nel modo di scegliornel~espressione effettiva. Invece a due for-
me diverse di uno stosso potenziale termodinamic~ ,enera1mente
corrisponderebbero anche valori diversi per le )'<2>t, ) )~T I

8i tratta, para di indeterminazioni che naturalmente fini-


scono per riusciro inessenziali sotto ogni aspetto, onde nel se-
t 0
gul. '
non verranno prese ~n d eraz~one
cons~ . (12) P er e1
~mnar1 e

basta intendere - come intendera - di far capo's empre a una stes-


ss. ben determinata espressione 1( t Ir j P*)
del potenzia-
1e termodinamico, tra tutto quelle consentite dalla (5), ecc.
La (5) impone ai dE, e dT che figurano nella (3) 1a rela-
zione
Q~(~ d.,e~ _ '1f fi T
Of., -oT

-r:
e solo 9ssa. La (4) vanno quindi SOGtituite con

(6 )
~~=
'll'de

~ 11 ::
~
~

- E ~
+ lit o~
I ro f

I,) _
,
of )
-tI._
"oT, it r '"Or
(12) So ne avra un riflesso solo nella (29) del cap. V.

32
- 31 -
A. Signorini

senza alcuna sp(>~ificazione ilello scalare p (p,t), che perc riesce


atto a caratteri~~are da so~o le reazioni vincolari subite dai
eingoli elementi di G~.

3. CONSEGUENZE. DELLE (6)


POl;liamo

(7)

sempre intendendo q=r per s=r e q=:. -r-s per s:ft r. Insieme indi-
chiamo con ~ la dilatazione di coeff.icient.i.l(rs'
Stante l'uguaglianza

1e priiue sei

(8)

Profittando anche delle identita

:1rd.(1-+1ey l_ I~~
, o~~
1. ~ Rd. ~.'.
I
~0
si conclude oho per i sistemi attualmente in esame 1e equazioni
dei

(9 )

La (8) cfr. (II, 15)11 ha come immediate consegucnza

(10 )

33
- 32 -
A. Signorini

Le (6)4 .danno pure luogo a una notevolissima espressione


del lavoro delle forze intime per una qualunque trasformazione
elementare del generieo elemento di Gf ; perehe per 101'0 effetto,
ponendo

ls (1I,21) si riduee a

i') "- - ~. qT'1 + I" ;+ dT )


e in partieolare a

( 11)

per ogni trasformazione isoterma (dT=o, ~\t) =1).


Per ogni G ~ Csempre intendendo assegnata la forma effet-
tiva di :J ( ~ I T; l? *) e di k" (p ,t) la tp rests 10 ealmente in-
dividuata da t e T, onde 10 stesso puo ripetersi per la dilata-
zione

(12)

Ne risul ta [efr. II, n. 6] che le tre diffe renze


Br - P (1' = 1,2,3)
restano sempre localmente individuate solo dalle oaratteristiche
di d eformazione e dalla temperatura, in base all' equazione seeo-
lare [efr. (II,19)J

(13)

mentre i1 rotore d.~ stabiliseD u,Tl<~ corrispondenza biunivoea


tra Ie direzioni unite di ~' e quelle eomuni a ~ ~ ~-f-'

4. ~T.A.T):. P.I....~Q.~I~JARJ.O._ SPONTANEO A ..~EAJ.URA UNIFORl'lE-.L.1l.!~_~.

34
- 33 -
A. Signorini

.Nl\1',UAL.I .l!I.'I1N, _~_ IN C~.


,.SISTID4:I_O.IrI.Q.~IDt~:r
Indicando con ~ un determinato valore della temperatura,
scelto a piacere dentro un corto intervallo, poniamo

"l-r)= [ If Jt:o,r==.. 't"


\ If;!) \ .
Dire che C !ld~ una confimrazione di e9.uili brio spontaneo ella
temperatura , 't' [uniforme] quando sia

( 14 ) 5J, e. t
. I H
(p l't) I)
11t~
t'(. :::
lly
0
c. ~
per ogni seelta del vattore solenoidale
Ponendo

) Y't
(0 (:t')
I"...
con q = r per s = r e
la (14) puo sostitllirsi con

sempro per ogni scelta del vettora solenoidale Jt (p~).


Uno dei Lammi del n.2 del cap.II ronde la (14) equivalente el-
la condizione ehe esieta uno scalare ptt) (P.) [neccssariamente
unico e parita di cpt't')]per i l 'luala rieul ti

"" -, el
.2. 'Of)!. ~ , (IC")
2:..1:> ~.- ~ 4>~ t
( 15) I 6~~ 4.
, l't") ,~ \1l') 'I(

If[i l:::) r N -., '. -2.,..) -;


cioe oeista uno scalere p 1:' (Pl() ta.1.e che, intendendi> [efr. (10)J

(16 )
lr) ==
~ \'"l1:'~ 1tr.) -=-,/'\ )( 'i~td \1'

35
... 34 ~
A. Signorini

risulti

o-------
\,c')
X~,';.
( 17)
() ~ ~

V:ii.cne insornma stabilito di chiamare 0. " configurazione di equi-


librio spontaneo alla temperatura 't' " quando in corrispondenza
a 0., per T ~'t' , lc forzo intime atti vc [complctamonte defini"tie
pcr T:; 't" dalla configuraziona del 5ist ema ] siano tali ,che 1 'iE-
siemc di tuttc le forze intima lattive e v~ncolari~ possa eg~
val ere a zero pOI' ogni parte di 04. Apprasso una configurazione
di eqnili brio sponstanco alla tomporatura '1" verra indica.ta con
Cl'
I.e (15) implidano [cfr. (II, 5)]

(-r).
t
( (" \:" ) I"

J etc" ~1 ~~ ~ ~(w
(18)

per ogni scelta di


C*.
{ (P.).
{q;:'

*
{

."
aWp
~

Indicando con t- tr) } If- '\l-c) t 't~


X \T)
i valori medi di
11.lt),
T
1,:t)
~,!. "'1:...
v. tte)
....'
';n d a 11 a (18) b en fac~
' l mente (13) s1 rii
cava
_ l,;)
(19 ) X~':>:::0 (r,s = 1,2,3)

Dire cho
~) ~.

ds. uno stato naturale di Go alla temperatura T .
[1 ] .
, se If e un'omotetia vettCll."iale per ciascun P" : e un
caso particolare del precodente, perche l'ipotesi
If){J) :::= to\.T.) =(:d
1\ - '2, - If, 1
rende ovidentemento soddisfatta 1a (14)".

(13) Basta specializzare le singole component1 di ~ (P~) in fun-


zioni lineari arbi trarie delle y [spostamento omogcnoo 1

36
- 35 -
A. Signorini

In questa caso particolare 1e (15) si riducono a stabili-


re l'identita del parametro di ~l'J.) con pC"> , insieme a
It')
Xrs == 0 (r, s ::: 1, 2, 3)

Insomma vieno convcnuto di chiamare C. "stato naturale


alla temperatura 1:' " quando in eorrispondcnza a tale eomigura-
zione per T : ~ ,1e forze intime attive siano tali ehe posse.
iden"Gicamente anm41arsi (efr. (16) 110 stress totale.
Subordinatamcnte all'ipotesi che c~ sia una C~ , perche
si tratti di uno stato naturale di G~ basta che sia k.::: cost.
e :! non dipenda esplici tamonte da l' : Gf omogeneo in C....
Invero allera ciascun 'f~. t) non "potra piu differire dal
suo valor medio in C. ,onde !fl'T:)dovra essero [cfr. (19)}
un'olD.otetia vottoriale, costante 0 di parametro
- \~) l'C)
~ tv f" .
5. ~RASFQRJJ:!LZJ:.c~~_+-.~S.<?TEIlME, J#:,IORO DELLE FORZE INTn~,
Ormai sistematicamento intendcrb che, do po aver fissato in
un modo qualunque il valore di~ , si sia potuta assumere per
C~ una C 1:'
Nei nne seguenti verra imposta a C~ anche qualche altra
restrizione di carattere pen~anente, comunque fin d'ora e oppor-
tunc tener presente la convenuta idontita di C~ con una Ct' spe-
cificando la notazione Ti.1({.I r.) in 1't" (r: \T) p~) . .
Definisco il potenzial~._isotermo W~ ponendo

\(Il\ f. ) " ~. t1~~ \'1') p.) - J.. (0\'<; p.)


limitatamentc al1e sestuple di valori delle E,
1
per Ie quali
[efr. (5) - (5) IJ riesee

(20)

37
-36 -
A. Signorini

J
definizione cha senz!a.ltro implica

tft~) _ 1'0 W~
~ -L ~ f~O
I') f, 1t -:
e cosi traduce la (14)" in una restriziono di carattero globale
per i valori delle [ ) WI\', 0
In una trasformazione isoterma, con T =~ , cha 8i inizi
da Cll' pOI' ogni, singo10 elomento. di G~ [efr. (11) i1 lavoro 1
dello forze intima resta esprosso, in funziona doi soli valori
finali delle t~ , da - dC*o W~ mantre Ie (7) possono specifi-
carsi in

(21 )

Prendo ora in asame una trasformazione isotarma di G~ cho


si inizi da C~ e dipanda de un paramatro A Potro semplicemen-
to accennarla con C It' - C').., a intendere "A, = por C"- ~ C*,o
Indichero con 'i (P .. ) ;l ) i valori delle t,
0

eorrispondenti a
(;., , ece.
Posto

(22) Vt,lt) ::: r\Xi~ (


C*,
f. (~ ) , ) Ir. ') dC Jr )

il lavoro delle forze intime inerante a C" -+ CA. [certamonto


nullo quando C~ differisce OR C) solo rp~ uno spostamento rigi-
dO] reste espresso da

(22)1

Riguardo a una quelunque, ~. (P", '). ), delle funzioni sca-


1ari, vettoriali o~ omografiche inoronti a ell ~ CA. intondero

(23)
1(O)~.)"" t~., ~ t)(~ ~~~: ~~ I~l,~ I

38
-37-
A. Signorini

Con queste notazioni Ie t ~1) non dif:feriscono da cio che


danno i socondi membri delle (14) / per ~ i' d? mantra risul ta

l'l.)
(24) E
~
- ( q = 1;2, 6)

l<l)
con ::::
~I(
l2.] \'l)
(25) A,v
1lt 'll{.

(26 )

La (20), in quanto non diffcrisce da Id = 1, equivale a


~
3
(27) II "I.
~n + I t 1\ \I..'l~~ + 1,]Il .
v"L(J :::: 0,

Derivandola 1,2, n volte rispetto aAc poi ponendo


A = 0, si constata che il vincolo di incomprimibilita si ri-
flette in precise restrizioni por ~(1), ~(2), .. ~(n). Riguar-
do a s(1) ad s(2) esse sono

(28)

c anchc per n >2 8i trova una restrizione del tipo

(29 ) div sen) N


p- n
~

con N funzione nota delle


n
tv (1)
rs '
Vv (2).
rs '
... .u... (n-1)
rs t ma
non delle J\A.I (n)
rs

39
- 38 -
A. Signorini

Approsso intondo

M.(1:) ~_ 1- )'l W"


JI.
- Lh.)t 1 j
(j,l:: 1 1 2, ... 6),
1 t f. :.0
e indica conW't' (Z.l' Z2, Z6; p.ll ) .. VII( (Z I P,.) 1a forma
quadratica

Til
~ t Mt~)
1t ~J ~ (. + fv
It) (1.
1f J( \
2
+
~
1,'L ~
~
11+ 3
1
J
Hiesce pure comodo - in corrispondenza a ogni \ (P*) -
Q't'[ d l l dP~; P,*]
'l> ~ J[ /0 ~
indicare con
Y
la forma quadratica-nel1.e nove
defin! ta, col concorso delle (14)', dal porro

Q't' [
cAt. ]
J - ) PIt ::: W" ( ..t,. t ~ J - -'

~ b)
P.)')( -1\Z
3
~_
t () ~l
Xh11:)0~ 'V ~-
IJr" (, (1) I ~~ JK(Ill..,
Invoro, accanto a vt O,:: 0 0 V~ = 0, modiante opportune

5 l- ~r. i 2]
trasfO'rmazioni si trova

l'l) <1 (,)


(30) V-r = 2 Q1" ~ "' dc,,, .
C ..
Si noti ahe in q:e sta ospressione di V ~~) la funzione into-
granda non ~}~~19~ ~(2); corrisponde a una forma quadratica
tlJ -
nolle sole .AA: La coofficienti goneralrnonte J.:~PJIl0(mtj da
p.] che si riduce a
'1101

l'l (I) ~~)


(
W't lA 1\ j I.t u I U 33

tutte 10 vol te che C't' e sta to naturale di G ~


Basta cha ogni \,(., III sia linearo nelle y [Cioe s (1) corri-
'L
sp~nds a uno spostamento omogenco
~ -I't:')
pcrche - indicandG can M 1
i valori medi degli ul'C') in
C .... _ la 00) possa ridursi a rs
rs"

(31) V. ~z.) _ ( )1 Mt~) _IJ:Yc ~ / Vj\~~ (f (I)


t, +t \~ h\\ }T~t \.t H ,) )-
(l) (,) \"- \
" - 'l' it jt!J
/

40
- 39 -
A. Signorini

c, : : 0 J
l\)
In particolarer basta che J) corrisponda a uno spostamen-
[ II) _ ~(I) -_ _ (\I)
to rl.gl.do l.nf1n1 te S1mo . t (" - l. _ ~ ~ _

perche si annulli anche v~) ~ senza bisogno di alcuns restrizio-


ne circa la forma effettiva di ci
~ .

Invace la proprieta invcrsa~ cioe la condizione che v~2)


6i annulli solo se -?(I) [necessariamcnte solenoidale 1 corri-
sponae a uno spostamento rigido infinitesimo, ma ha una validita
Jr
cf
aLtrettanto generale. Ammcttendola si escludo ad es. che
possa non dipendore in alcun modo dalle f ~ [liQUidi perfetti]
perche in tale eventualita [come e ben naturale J riesce

V~ ~).,) ::: 0 ,

o
o 0

41
- 40 -
J.. Signorini

lVO

SOLIDI INOOMPRIll.[IBILI PERFETTAilENTE ELASTIc:[:

1. PRDPRIE:t'~' P'RJ]~q.j[PALJ:_ DE LSQlJIDJ,. )QrcQl.IP@frI)~:g.LPEB!.ET.T.AM.:2:l~=


.!l:E ];lJ.A~J.9_.;r.!l..
Per un solido perfcttamente elastico incomprilili bile a te!)l
peratura costanto, Ge , in corrispondenza a ciascun valore ~

della temperatura dontro un corto intervallo ( 1::"1) 't'". ):


10 ) esistono delle 0t'; 2) tra di esse co ne e qualcuna,C,t"
a partire dalla quale i1 lavoro delle forze intime riesce nega-
tivo per ogni trasformazione isoterma finita 0 infinitesima,
che differisca de. un semplice spostamento rigido [ma si unifo.
mi al vincolo di incomprimibilita ]
Non e detto che 0"1:' debba dare uno stato naturale di Ge ,
In quanto ora ho convenuto e invece implicito che a partire de
una elL' se ne ottiene un' al tra, solo mediante uno sp ostamento
rigido,
Appr~sso, insieme ella specializzaziono di Gf in un Ge ,
sempre rimarra sottintesa quella di e. mn una C~. Quindi, ri-
prendendo tutte le notazioni del n. precedento, certo avremo
[ subordinatamente al vincolo di incomprimi bili ta 1
(1 )

ogni qualvol ta C ~.- C~ non si ri,cS2'lf"'"


(9l . ,
do, e in pin proprio Vt .., 0 "1.0:

(2) 1c [~
J
Q,:
-1(1)

d..~
) p"J1 dC lt
M;
1l'
ogni qualvolta [sia solenoidale, rna] non corrisponda ad
uno spostamento rigido infinitesimo. Ad es, [cfr. (IIId1)
oi dovra intendere
J

42
- 41 -
ilo Signorini

almeno per ogni sestupla di valori.non tutti nul11 delle Z cho


ver1fichi l'uguaglianza Z1+ Z2T_z3 = o.
2. UN rEOF-EMil. Dr UNIClTA' NEI,LA STATICA ISOTERMA: 1'REMESSE.
In questo cap. mi occupero solo di queationi di Statica
ieoterma: T cost. = 't:
Anzi s1 trattera solo della ricerca di configurazioni di equi-
librio forzato corrispondenti a profissati valori attuali delle
forze di massa e di tutte le forze superficiali esterne.
Riuaciranno comode le notazioni abbreviative

tHJ~~~)dA~. -tf~V~~)dr~:: R[~)~],


C. 1:.-

Cr,) ~ A~.)d(. + ~ KG.) A ~((J.~)di:. ,.1'\ U;A)!o'] J


riguard~'lJa una generica coppia ~!, ~ di vet tori assegnati in
tutto 'It e ad un terzo vottore 2 che sia ass egna to almeno au
tutto I: ,. .
Gia nel n, precedente, ho stabi ti ta ~a specializzazione
di Oil in una c~. Convengo anche, una volta per tutta, di assu- _
mere per 0 [origine della solita terna di riferimcnto~~ O~IS.f.~JJ
un punto di YI

Per detorminare, insieme a p, l'incogniia configurazione


di equilibrio forzato - problema equivalento ella determina-
zione di p e di 1',.1' = ~ in funzione di p.- abbiamo gia [efr.
1e (5)-(5)i, (9) e (21) del cap. III] 10 equazioni indefinite

0) I 3do -- 4

con

e 18 condizione al contorno

43
- 42 -

;,., Signorini

(3) "

Naturalmente questa sistema implica Ie due equazioni car-


dinali della Statica riferite a C:

La prima impone un vincol0 ossGnziale ai pt:' ofissati valori attua-


Ii di ! e di ! '" , la secpnda corrisponde a una propriota globale
degE incogni ti OF ::: O1')f + !1 (1' lII:).
Appresso intendero sempre cho sia equilibrata anche la
sollec~tazione riportata allo stato di riferimento, difinita, na-
tural~unte, come l'insieme j ... dei vettori elementari (1' ,k
l' ~-
F)
e (Q , f d ). In al tri termini intendero sompro cho, accanto
a (4)1' si abbia pure

(5) M [ 01'*; kll !, E'll ] o~

oio che per i1 teoroma di D a S i 1 v a a1 u avra richiesto


di spocializzare l'orientamcnto di C~ attorno ad 0, finera del
tutto indeterminato: gli orient~onti di C. compatibili con la
(5) sono s empre almeno quattro.
Oi troveremo a prondero in sn(lc5.RJ'1 COYJs:i !H'P 2',ione gli
assi di. eguili brio di. cJ ~
Aeeonniamo con M,. una retta orienta-
ta per 0 e con ~ il suo versoro. Defini ta l' omografia V ponon-
do, por un qualunque vet tore costante x,

\>x :
L 1\ Of>11 , v~'(<<-F I!to""J-
r1- ex
1e.u... e asse di equilibrio quando risulta v~:::.O; porche ogni
~ sia un asse di equilibrio - cioe perche la solleoitazione ri-
portata allo stato di riferimcmto sia asta.i!:. - oocorre e basta
che sia V = o.

44
A.. Signorini

3. ENmiCrATO DEli ~EOREWJA Dr mnrJIT1J. I>


Certo, assegno.ti! (F",) e !If''(Q...Lil.si&"teJlla (3)-(3) '-(3)"
non puc da solo individuare s (F,,) e P (F:,.J, perche 0 e esat- 'P'
tamente restano ~nvariate in ciaacun punto di C_ quando a un qua-
lunque ! (F"t) si aggiunga un vettora costante, corrispondente a
un'arbitraria traslazione di C 0 C Per eliminare una tale inaa-
senziale indeterminaziona basta assumore

(6 ) s (0):; 0,

cib che rimarra sottinteso in tutto il resto di questo c~pitolo

[e pure in segui to J.
Anche dopo questa convonziono non e detto che i1 sistema
in esams univocamente determini la configurazione di equilibrio
forzato [ inaicme ad ~6 (FH ) e mentra e subi to
ot~ (p.)
visto [Cfr. (I, 11) ] chese cio ai verifiea resta pure univoen-
mente determinato p (P*). Fero non puc accadere che si presenti
un I indet erminazi one analoga a quella della teoria classica -
c10e che si abbiano due configurazioni di equilibrio forzato
[ con 1e stosse forze attualiJ differenti l'una da111o.ltra per
una semp1ice rotazione 6t. d I insicme - a mono che tutte 1e forze
o1emantari di j. ammatt.~l1o 1[; st~_s_'?o direziona [dostine ta a
eesere qual1a di iit] . In ogni al tro caso si trova cha un I in-
determinazione di ! (P~) dave riflettersi anche in una qualche
indeterminazione della deformazione pura.
Feceio ora intervenire un comune parametro moltiplicativo
.&' per tutte 1e.!' (Flit') e !- (Q.), cio che eq~Vale a sostitui-
re i l sistema (3)-(3) 1_(3)11 con 10 equazioni indefinite

45
- 44 -
A. Signorin.i

e la condizione al contorno

(8)

La specializzazione di C.. in una 01:' a 1a ulteriori con-


venzioni (5) c (6) permettono di stabilire senzs alcuna 1ncer-
tezza 11 aeguonte:
TEOREMA DI UNICITA'. So aaiata una aoluzione

!. (P*, ~ ), p (P.. , fJ) del tipo


h :') co ~ /I'v (w) .) l~) ~ III ~:>')
J:,{., ~r;: L;- ~-I- ~ (p~)} ,.t =~ +[4111"
f)O

(9)
~.
""/p*
\. I <V\,
(P1f))
e8$a J2eceasariamente e unica qualora ~ non ammetta alcun
'.If-
aaae d1 equilibrio. La stessa unicita persista ne1 caao 0PPO-
eto almeno quando si aggiung'1 oJ. dati 1a componente di .

~ "t,v) ::; 1. [~tp


\ t ..
1.J ; It""fV\\
-

0
-!-Po
00 ~ tfv ~)

secondo ogn! asse di e quilibrio.


Per dimostrarlo, convicne in primo luogo ri1evare che la
(4)2 non subisce alcuna modifica per l'intervento del parametro
indeterminato .;r
e in corrispondenza a (9) a1 aCinde, tenuto
~
conto di (5), nelle 00 ugUllglianze

M r...., L \ '- - r ~ ] =- 0
(10)
- l: ) 1\.!: I!
mentra 1a (6) ai traduco in

(11) ! (n) (0) = 0 (n= 1,2, )

e 1a cond1zione di incomprim'ibi1jf~ [Cfr. (!Ir,?8)-<IU,29>]

(12) d.i"
p.. 1>
(I) ::: 0
)
~V 1illt.)=
f',.- .
N L~)
~ ,Mo,,,, ,fA." ~ 1'"
(.1) L~
4Ai"
1
I))
(IV\-:: ~)3 .,' ) .
46
- 45 -
J,.. Signorini

Lo (10) e (11) vanno ordinatamente associate agli ~


sistemi lineari - sistemiausiliari - cui le (7) - (8) danno
luogo se leai derivano 1,2, . n volte rispetto a ~ [esPli-
oi tamente e implici tamente J
e poi si pone .{)" = o.

4. PRIMO SIST&i. AUSIIilARE'),( ESTENSIOHE Dr. TEOREMI CLASSICI AIiIiA_


1EQRIA LINE.li.RIZZATA D:::Ii!i"E.~.W".l9ITA' Dr SOLIDI n:.N,9sm~~~!4.
Deriviamo le (7)-(8) una sola volta riapetto a ~ e poi
poniamo ;] '" o. Si ottengono cosi, in aggiunta a (12)1' 1e

con

Le (13) possono dunque considerarsi come un sistema del tipo


(II,2), con

o= t F d.
R lk- ... ) __ ~
r
1 , r::; -~t.)-.2 p ~ -rot r
\1-) (I) (')"l1:)
)
L
D~ r~
(I)

anzi, in conseguenza delle (14), per i coefficienti g della


rs
{ vengono a sussistere tutt~ let~guaglJianze

001'1 d.~ ; p~
( 15) L- (.1" PlY'

47
- 46 -
A. Signorini

Le condi z.ioni im.po.st~ daL:primo .6;i.stema ausiliare al vet-


tore solenoidale s(1) possono dunque risssumersi in quella
[cfr. cap. II, ;;-.21 che per ogni ~ (P~ solenoid.ale sia

fd(
r ~ll) -

(16)
*-"
i".)t",
\'~'. oy
)Q~;Plkl=J(~)(~
bUl l') _..
. . fol(.+(~)(f*~l'"
)- I "
cIf ~ ,,~ c. 1'-~)I.
~
In sostanza, Ie (2) e (16) differiscono dalle relazioni
che loro corrispondono nella teoria classics dell'Elasticita solo
perche a1 posta di una forma quadratica in sei variabili (poten-
ziale elastico) figura una forma quadratica in nove variabili,
la Q't' : ~ (1) e ~ devono ors intendersi solenoidali, ma que-
sto non toglie che se si riprendono Ie dimostrazioni ormai abi-
tuali dol teorema di CIa p e y ron, del teorema della mini-
ma energia potenzialej del teorema di Bet t i, ecc. automatica-
mente, quasi direi, si e portati a riconoscere che le conclusio-
ni non subiscono modifica nel passaggio alla teo ria che puc avere
per base l'in~ieme delle (12)1' (2) e (13)-(14): teq~ia lineariz-
zata dell'Elastos!.~.!t~_L~91_.:Ldi ip.o.mpri!Ili bili.
In particolare, si riconosce subito che per ! (P~ ::=; 0,
~ .
~ (Q*): 0 il sistema (12)1-(13)-(14), subordinatamente alIa
prima delle (11), rende necessaria l'identita di s(1) con
(I)
~DAOPll<'
Basta allora osservare che in corrispondenza a una tale
espressione di s(1) la prima delle (10) si riduce a
(i)
\>!o =0.,
per compiere i l primo Po.ssc nella dilllost'razione del nostro teo-
rema di unicita: il primo sistema ausiliare risulta atto alla
completa determinazione di s (1) (P*) subordinatamente a (10)1'
a (11) 1 e - tualora sia I ~ = 0 - alIa conoscenza della com-
ponente di W I) secondo Ci:scuno degli assi di equili brio di ~>IL'
-0 .'"

48
- 47 -
A. Signorini

5. SOLIDI OMOGENEI IN C'IS.


La Qondizione di omogeneita in OJ [cfr. cap.III n.4, in
fine] permette di ridurre Ie (13) [efr. anche (14)'} a

(\) . {'" It).. 0;::-


(17) R.f ::::; ~'1.Qilf'~"'" . ~;V:) ~ ~!! .. ,,'. t- lL

con

cib che equiva1e a dire che i coefficient! X(1) della ~ (1)


- quando si adoperi per essi 1a solita no~zione a un solo in-
dice e 8i intende b, -.: 0 0 ~;: \ secondo che q superi
o non superi 3 - restano espressi da

(18) X(I) _ ~ ~\I) _ OWtl::.L (q::: \1~1' (,J.


, - ~ I "0 ttl) \)
I't,')
Al tempo ste 8S0, insieme a p~ e agli M , s i riducono a
1 (1:)
rs
cost anti tutti i coefficienti della forma quadratica UV~ e
proprio ad essa rimane impasto [dalla (2)'J di essere posi-
tive per ogni sestuple di valori non nulli dei suoi argomanti
che verifichi l'ugueglianza ~j 1'" ~2. + 5~ O. =
Ammettero (14) che addirittura si tratti di .una forma de-
finita positiva e indicherb can mjt = mti (j,l = 1,2, 6) i
coefficienti della forma quadrati!"'') ,,'t.t;' reciproca di 2 W", '
cie che permette di sostituire la (18) can 1e sei uguag1ianze
sealari

( 19

(14) Una tale ammissione e certo legittima per Ge omogenei e


isotropi [v. 18 (30) del prossimo cap.}

49
- 48 -

A. Signorini

0081 luogo all'equazione


?, '" h) lll)
o ==-4- j ~,t'M if, ( ~t ~ - X't '
donde 61 puo ricavare p(1) oome funzione 1.ineare omogenee. degli
xi1 ) Precisamente, posta

R = t.IJl
I in:::
L-
~ t-r ( ~ ) ~ ~
I
)
0 J 0I 0) ,. 0
8i he.

Ad ea. ogni qualvolta ~(P~) e ! (Q*) siano tali che Ie (17) re-
iI

stino completamente aoddi6fatte dall 'assumere per i singoli X(1)


certe funzioni lineari Ll di Y1' Y2' Y3 [magari delle costan-
tiJ Ie concluaioni del n. precedente senz'altro assicurano la
necessita di tutte,le uguaglianze

(20)

pel semplice motivQ che le espressioni da queste fornite per 1e


\I,
aingole tj - lineari in Y1' Y2 , Y3 - certo si uniformano alle
condizioni di congruenza di deS a i n t ~ V e nan t.

6. TEORIA LINEAf!.IZZAJA: ___'.~_ZI0NE.. S~PLIC~ DI UN CILINDRO OMO-


~.
Suppongo che: a) Ge si presenti in C~ come un cilindro
retto omogeneo, can Ie generatrici parallele a 03; b) si possa
aasumere

costante non nulla, insieme a E(P.) = O.


Oi 8i trova proprio nel caso contemplato in fine al n.
prec., con L3 == -t 3 eLl soper l:f 3. Quindi [cfr. (20)]

50
- 49 -
A. Signorini

c.e;to eu.esiet.onc> tut:te 1e ugu.aglianze

(21)

Posto

(22)

facendo intervenire 1a dilatazione

m1 ~ ....H!5-.
2 2

~ .- .l!!L
2
m2 ~
2

...!!!.5- -1I!L m)
2 2
le (21) possono risssumersi in 3
v) t" ~)
f. = 3" ,r::: - ift1 ~I(.
'\ 1M
10'

Dal.la prima [tenuto conto anche di (11) 1 ] subito si ha t in tu1


to C w l l ) . (I)
e
.' - = ~ fI

i ~) :; ~~) A0 Pit + r~ t ~ p*) )


oio che anche per:atte di specificare 1a (10)1 [cfr. b) 1in

(23) ) dI"l,!!~\op"d.t~P.)}AS,N>=O
. Z.
E' ben facile riconoscere cha questa equazione per uo
0 equi-
-0
vale a
~~ =. t3 S( ~ ~) J\ ~ ~
(.)
se 81 chiama ~ -M 11 componente di <.e normale alle generstri-

51
- 50 -
A. Signorini

ci del cilindro. Attualmente la solleeitazione riportata allo


stato di riferimento ammette come asse di equilibrio ogni retta
parallels 8.23' onde e ben naturale [efr. n. prec.IJ che 18 (23)
non riesca 8 determinare anohe 11 componente di 'E~) parallelo
a .23"
7. POSSIBILITA' eRE NON ESISTA ALCUNA SOLUZIONE DEI SISTEMI
AUSILIARI SUCCESSIVI AL PRIMO.
Dopo quanto e state stabilito nel n.4 riguardo al primo
sistema ausiliare, per completare ls dimostrazione del teorema
di unicita enunciato nel n.3 6i pua sdottare un procedimento ri-
corrente. Veramente, a partire ds n = 2, !(n) non e piu necessa-
riamtlnte solenoide.le, ma cia non de. 1uogo a intralci; la forma
delle (12) e tale che [stabilita., subordinatamente alle prime
n-1 delle (10) e (11) I 1 ''lUlicita. della sol\lzione dei primi n-1
sistemi aUSi1iari:l ai ritrova ls condizione di solenoidalita
per Is differenza di due soluzioni del sistema ausiliare n. mo
Approfondendo 1'esame dei sistemi ausiliari si riconosce
che la struttura di eiascuno di essi e tale de implicare certe
condizioni di integrabilita, che risultano senz'altro soddisfat-
te per n = 1 in conseguenza della convenzione (5), mentre per
ogni n > 1 aggiungono proprio ls (n-1 )ms delle (10).

(24)

In genere si tratta di una circostanza favorevole: come gia


e affiorato nei n. pree., se 1a solleeitazione riportata allo st~

to di riferimento non ammettc aleun asse. di eguilibrio, per eia-


&-l}
seun n )' 1 1a (24) non fa che individuare ~ 0 ' col favo-

revole riBultato di eliminare ogni indeterminazione in ~(n-1)(p~).


I
Ma anche per solidi incomprimi bili, ci Bono casi di "incom-
patib11ita." in cui, fin del 2 0 sistema ausi1iare, le eondizioni
di integrabl11ta non possono essare soddisfatte, 'a sviluppi del
t1po (9) perdono ogni significato, indipendentemente de ogni que-

52
- 51 -
A. Signorini

stione di convergenza.
Per dare di questa fatto un esempio semplice cd espressi-
vo, intendo che: a) Ge si presenti in C~ come una piastra ret-
tangolare omoe;rmea [parallelGPiPedO retto rettangolo 1 di ba-
ricentro 0 c spigoli diretti come '~, ~2' 23; b) la piastra
aia soggetta a una doppia sollecitazione a flessione, e preci-
samente [dOPO una conveniente numerazione degli assi coordi-
nati] si abbia (15)

11f * :::: a.-y t N,-- f:


# bYJN t~ I flk~:: 0 ... ' z.. j. )

can a e b costanti non nulla, insieme a ,!(P.) ;;0.


Anche qui ci si trova nel case contemplato in fine al
n.5, ma con

L 3 ;::: L 4 == L5 = L6 ~ 0

Per il mio scopo bastera profittare delle (20) solo in


quanto [come e facile controllare J con Ie notazioni (22) esse
vengono a imporrs, in tutto C.." 1 'uguaglianza

(25) e3
ld
= ,y: =-
()~I) -
~J'J. *'t -
I
'0
-
71 WI~

(15) Si tratta di una J)V astatica [v= 0].

53
- 52 -
A. Signorini

perche: 1} la linearita delle singole


()
(,)
S.
j rs
~-e
. implica
~
~
(1) l
che i d erivati parziali secondi di s 1 rispetto alle y sono
tutti costanti; 20 ) la 7: e terr:a centrale di Ge [omogenoo
in C :fI] .
La prima componente M1 dol vettore a primo membro della
(26), stante la (25). e data da
MI -= .M\ 1 \!'l; bf y~" J,c 1It
C'"
e quindi 6i annulla solo per m1 = o.
(16) -
Insomma, basta cha sia m1:t 0 perche le condizioni
d'integrabilita del secondo sistema ausiliare non possano BS-
sere sOddisfatte.

(16) Per un G omogeneo e isotropo Lv.


la (32) del cap. seg. !
viene a iliancare ogni possi bili ta eli eccezione, perche no:
cessariamente risulta ffi1 < o.

a
o 0

54
... 53 -

A. Signorini

V.

SOLIDI OMOGENEI E ISOTROPI

1. Ge OMOGENEI E ISOTROPI.

Anche per un G converra dire che e OMOGENEO E ISOTROPO


e
ogni qualvolta alle proprieta principali dei G si voglia ag-
e
giungere quella - e unicamente quella - che il sistema risulti
omogeneo G "isotropo" in C1;" eomunque s I intenda seel to 'C' in
(~ I
\ 1 L~"".)
La condizione di omogenei ta in CJI 3 C-t da sola implies
che: a) neppure W't' dipende esplici tamente da p.; b) ciascuna
delle ~~): [oW,,/;) ~J ~
t : () , l P
ciascuno degli Ml't') he uno stesso valore in tutto ClII;
e
e) Clil db.
(-t')

uno stato natura~: [efr. cap. III, n.4 alIa temperatura t' ,

onde valgono tutte le uguaglianze

(1)

d) alIa propriota globl!.1,. (IV, 1) si puo sostituire una proprie-


ta locale, quella ehe, almena q'lboTninatamente a.l vincolo

(2)

sia

(2) I W't' (iltz. . " ~(.) ~ () )


col segno = solo per EI ::: t~ .:::, ., - ~ -
..... c:
co 6 -
- 0 ,.
e) analogamente la (IV, 2) equivale alla condizione ehe per

(3)

55
- 54 -
A. Signorini

sia sempre

col segno = solo per z1 = z2 = = zfi = O.


oensarePer trarre da1la (IV, 1) 1a necessita della (2) '-(2) basta
/omogeneo 10 spostamento C1(-+-O).: Per quanto poi r:Lguarda e),
stante 1a semplificazione cu:ji da luogo nella Q't' l'essere C. sta-
to naturale, non Cle che da riehiamare le (IV, 2)'.
Passando al1a proprieta di "isotropia", naturalmente la
intendo espressa della condizione chc tanto W,,;' quanto il poten-
zialc tern.odinamico ~,,; ( t \ T) dipenda dalle f.. solo
.J ~
per il tramite deg1i invarianti principali dideformazione Lefr.
oap. I, n.B ] Il vincolo di ineomprimibilita a temperatura
uniformc,

~ (q ~ {( T I 't , p.) J

permette di pens are solo a II t. 1,2 0, ci <> che ri esce esat-


tamentc equivalente, solo a

restando c091 imposta a ~~ un'espressione del tipo.

S1 puo dimostrare che, quando si vari ~ in un qua1unque


al tro valore 1:" I della t:mperatura dentrol. \) Lz. l- -) 1a de f orma-
zione di una eli:' in unaC't! "'pve corrisponder~~_@a semplicc
similitudine. Se ~d es., per ciascun 1::" in J si indi- l't, "("2.)'
cano co,:: kt' ed 11:" la densi ta c 1a 1unghezza della. mas sima corda
di una C't" il rapparto di similitudine tra C" e C-r/ reste csprus-
so da 1-':1/ 1t" e insieme all'uguag1ianza

56
- 55 -
A. Signorini

(6 ) k ~"13't"
8i ha la precis8zione d1 (4)

2. CONSEGUENZE DELLA (5).

(8)

con (17)

(8)'

()

(8)" '0 III :::. 1~ - tit


DE. If., .
In definitiva 10 (8) p08aono riassumorsi in

(8) II, <.P .... ~k } 'l + '()f ~ +~JI-~~)J('


I - 'It l '0 ~. '0 ~\
Una prima co.nseguenza di questa uguaglianza e che - per
ogni elemento m. del sistema e in corricpondenza a una qualunguc
sua. tras~ormazion: - ~a ~ilatazione
urutGo t1J.tt~ le.dJ..J;'eZ10.m.. d'
f
deveammettere come dire-
h
z~onll pr~nc~pa.LJ. d1 dOl0rmaZl.. one: don e oV1dontemente segue c c

10 stesso deve verificarsi per Ie due d1latazioUi 8

. , I..J 0
Lf -= JJ ll\biO-lj .

(17) c~r. 1e(I, 21) c (I, 20). Anche qui 81 intende SQ ==


per q ~ 3 e ~~ == 0 per q .,. 3. I

57
- 56 -
A. Signorini

Basta a110ra pens are seritta la (III, 13) eon referenza


alIa [0 ad una] terna prineipale di d eformazione di m [e fa-
re intervenire 10 earatteristic4e principali di deformazione
Er ] per riconoBcere che tale equazione secolare di terzo grado
attualmente si spezza nel1e tre equazioni di primo grado

(9) SI(,-t := -!k't/ t+~E~ ~lf-+ ')~ [(h~E't.~J+(I+tE'l1"~)l


t l ~"i OJ) , j
~:: \1~1))
In pill. [efr. ancora III, n.3 e I, n.9] rimane stabilito
che ~ deve ammettere come direzione unita [ direzione princi-
pale di tensions] ogni direzione principa1e di deformazione
de110 spostamento inverso (18).
Appresso e aecennata coh
F(E

la funzione di T, ~ e delle tre E - pensate come indipenden-


ti/ -in cui s.i converte la F (c'>~ ) ;}~ 1 T) t" ) mediante 1e
sostituzioni.

e invece con

1a funzione di T, 't" e dei tre allungamenti principa1i b.


- pensati anchiessi come indipendenti - in cui si eonverte 1a
stessa F mediante Ie sostituzioni

(11 )

(18) QUGsta proprieta potrcbbe ancha assumersi come definiziono


della "isotropia" in C >It.

58
A. Signorini

0
81 trova Bubito che 1e (9) equivalgono a

\+~EJ( ')F~Ie) {w _ I "


( 12) 61(, - t ;: ~- _ \."- )""I?
'1

~ oE-\
Facendo intervenire 1 f1' al. posto delle E e profittando
del fatto che e
( 13) Si = Q+6,X \+ i:>..Xh I!. 0
le (12) si traformano in formule analoghe a quelle di A 1 -
man s i:

0t-4ttl)Q+b'<+0 D A~
I secondi membri delle (14) devono ancora dare i coeffi-
cienti principali di

restano quindi aoquisite anche le semplici espressioni

I 'dF
'Iit,, _ _
(A)
(15 )
' ) /;; If.,

per i coefficienti principali ~ della dilatazi one d.!) ~

3. PROPRIETA' INVARIANT IVA DI cf


Vrt: #

S1 deve anche ammettere che la struttura della F (~~) ~\, J


T, 't' ) abbia carattere invariCl.:ltivo l'ispetto all a scelta di"t" :
fisicamente non potrebbe avere alcun S<'TISO 11", ~ "",1 ~d Bsi privi-
Ie gio per qualche valcre di 't:' in ( 't"' l' 't' 2).
Per precisare Ie conseguenze di questa "~ieta inva-
rie.ntiva Ili :J:, II converra. in corrispondenza a una qualunquc
't: ':1= ~ , accennare per 1Ln momento con E.' l' omografia di
'( I Ii;'
deformazione inerente a C'ffi ~ C, con eli to Vt l' invariante
primo e l'invariante secondo di 1 + 2 1

59
- 58 -

A. Signorini

Equivalendo C-( .....,. '0"" a una similitudine di rapporto 11:lt"


ben facilmente si riconosce che
O'"~ I'( _ Dt~ ~~ I~:; ~,1\
'v't' e)~ -1.-1:" e> ~
:t"
-. \: '/
La proprieta invariantiva di riesce eunque seuz'altro
sOddisfatta se esiste una funzione

Z't' (g1' g2)


di tre soli argomenti - ~ , g1 e g2 - che dia luogo a

( 16)
:f~ (, \T) = ~T Z{~~ ~.) ~ ~1} ~ (T) ,
con Z t (3,3) :::0
a q(T) funzione della sola temperatura attuale T.
Ebbene, in una Memoria del prof. Tolotti gia figura quan-
to basta per esser certi cha la propriata invariantiva di ~~
proprio impone, al potenziale termodinamico di un Ge omogeneo
a isotropo, un1espressione del tipo ora indicato.
La (16) evidentemente implica

(17)

cio ehe rivela i l significato della Z 'r (g,; g2) e al tempo ste...
so [cfr. (2)' - (2) 11e imtone 1a restriziona che per ogni pos-
sibile eoppia di va10ri di 0)1 e ~\ G. i l pr08simo n. 8] sia
(17)* Z~li>tl~L) ,?-O )
col segno == solo per j1 = ~ 2 = 3.
3i PUQ aggiungere che alIa q(T) resta imposts l'espressione
/t" ~'t' .)
-- JTtL't' J:r) d:r I
Cp .7'
l't') 'to
ef'
0

sa si indieano con 11 cal ore specifieo a pressione eostan-

60
I. -
A. IJigno;rin1

te in C~
trarie.
[preSSione nulla 1 e can T., 't"o due costanti arbi-

4. INTERVENro DELLa SPOSTAMENTO INVERSO.

Anche qui [cfr. It n.9] indichiamo con I l'omografia


di deformazionedello spostamento inverso C ~ C.' ~egata biu-
nivocamente a

dall'uguaglianza

1 + 2 .It = ( 1 + 2 ~ ) -1
Siano

(18)

i due pr1.mi invariant! principali della 1 + 2 i : attualmente


[a parits. di 't' e T JeSSi risuJ.tano in corrispondenza biu-
nivoca can cl 1 e cl 2 , perche Ie (7), in quanto equivale a

13 (.1+21)=

specifica in

(19 )

oia che danno per ~ '" 1 -t 2! le ugl1aglianze generali della.


nota

(20)

61
- 60 -

A. Signol'ini

e 1a (16) in

Appl'esso intenderD

nonche

(22)'

stante la (8) I" queste notazioni gia implicano

.(23)

E' ormai tempo di rilevare che [essendo k-r = 't ~T1


Ie (9) equivalgono a

6,-j' = -,,(~\ +~,E~)\~T1~+


.' L )v1
Q!'
).>"
[(I.'E\.s~(\ .. tE, .)'[J
('t=1)t,}).
Con Ie notazioni (21), queste uguaglianze [~ome facil-
mente 8i PUD oontrollare ] possono ~idursi. a

B.-t ~ -(l E,S{J, ~! +J.[\'l~.r+(\+2E,.J'J .~~ ))

62
- 61 -
A. Signorini

Q iufine. ponendo

C'e in pili il fatto, gia rilevato al n.2, che la


mette come direzioneuni ta ogni dire zione uni ta della 1. Han
. r
e difficile riconoscere che questa circostanza aggiuntiva L.ma
solo essa:l permette di concludere che, accanto alle (24), deve

~- f = %-1 (l+tf)- ~: 1tlS~+H)'*+H)~;- :it)


sussistere l'uguaglianza omografica

(25) t J
-( "t'
in modo che ~' 1a d:i.:.ff~:r'enza di due qualunque Ci~1-e ordinarie
caratteristiche di ten.ione [coeffiCienti d~ ~ 1 resta acqui-
eita un'es.l,?.sJone di ....econ~do ne11e (r...D (r0 == 1,2,3)
i cui coefficie~ti possono pero dipendere da ~I e .::\ con leg-
ge comungue compl essa, .:f.incJ~.e_}l.oI.l:._s.L~.l?El.c:.ia..tz..li)'. ZT.

5. TRASFORMAZIONI ISOTERME.
Per T ~ ~ la (25) si riduce a

(26 ) ~-f = '11,(14 ~[)- W.~j+2Y'-0+l~~ + ~~ \ ."

con Ii = p - W1 ~1' la (8) II, viene a e quivalere a1la sei

63
- 62 -
A. Signorini

e 18 (15) s1 traducono in
tt)
"0 W",
(28) 1>1( ~:: I}l) 3)
'dA",
non appena si accenni con
(tl)
W'?;:'
la funzione dei tre 6.'(, - pensati come 1ndipendenti - in cui
e convertita la W-r: ~1'~) dalle sostituzioni (11).
Essendo Ccfr. (8) _ . . \
rl ~JI = ~ ~j:: l.l"}:J 1 t 0 I)~/" = '))

t t j t, -= 0 '" ") j ;: 0 ~ ~
nel formare gli M~'I:) 1a prima parte del secondo membro di (27)
jt.
da un risultato nullo se J 0 1 supers 3 e sempre uno stesso ri-
sultato, c, per j ed 1 non superiori a 3. Invece 1a seconds
part!, - (1 + b'j )W2 E. j ,da. - (1 + ~j ) c~~) [cfr. ancors
(22) J
per 1 = j e zero per 1 F
j. Per 1a forma quadratica di
coefficienti IV!~~} - indipendent~mente da ogni spec~:ficazione
de11a Z~ - resta dunque garatita un'espressione del t1po

+ M~1:)Z~t -= e(z-+z
~jt Jf,
+'i\'JJ_2(!57;)(~
't_ 1v3)
1./'
\.Lr't"''t. f- !~"
If w'-)
tV'i+3 )
J
eorrispondente :per la W't'
I
(z) ~fr.
I

(23) e (22)' J a .

(29) W-r (~):::: ~ (~I ~~ -t~\\


t ~'~
E'f:
3 ~
Ii ~~ +!..~ i
I '( it t I{,
~t
h~
)
.

64
- 63 -
A. Signorini

Ne segue [ senza bisogno di entrare in mari to al s egno di cJ


che la condizione (3)' - (3) per ogni G omogeneo e iso"~ropo
e
esattamente equivale a

(29) , E ..." 0;
'If

anzi i1 vinco10 z1 + z2 + z3 =0 permette anche di ridurre i1


secondo m(;mbro della (29) all a forma quadratica defini ta posi-
tiva

(30) W,,:::
E
-;'f:
(>~t ~it..~ +- J ~ '( Z/f~\l';
-1'3) .
Con 1e notazioni dei n/ 5 e 6 del cap. p;r-ecedente, in
corrispondenza a (30) 1e (IV, 18) si semplificano in

e insieme si ha

3 m 3 mj1 0 (r=1,2,3; j ~F1),


mrr r+3, r+3 =
2E-r E-r
oio ohe ad es. fornisce
m11 m33 m'1
(32) m1 = m13
- _1_ Z o.
m11 + m22 + m33 3 2E-(

6. PROBLEMI SEliIPLICI.

Riprendo ora 11 sistema (IV, 3) - (IV, 3') - (IV, 3")


della statica isoterma nella triplice ipotesi che: a) G sia
e
omogeneo e isotropo; b) possano trascurarsi le forze di massa;
c) esista una dilatazione (20) costante ~ per la quale risul-

(20) Ben facilmente si puo constatare che 1e condizioni p)-c)


81 uniformano al1a (IV, 5).

65
.. 54 -

A. Signorini

au tutto "L.
Convengo pure di indicare con -t 1 , -t 2 , -t 3 i coefficienti
principali di t
e di specializzare l' orientamento della ~
[finora del. tutto indeterminato] con la condizione che cia-
scuno dei c dia una direzione unita di Y
-s Q

y c
I)-r
= -t
r-r
0 ( r = 1,2,3 )

Chiamero problema semplice la ricerca, in corrispondenza


a un' assegnata t ' di tutti gli spostamenti omogenei che pos-
sano dare una soluzione del sistema (IV, 3) - (IV, 3 ' ) - (IV, 3")
- (IV, 6).
In ogni problema semplice la (IV, 3)2 ai limita a impor-
re che sia costante anche p: coal la effettiva riaoluzione del
problema viene senz'altro a consistere nel ricavare i valori di
dieci costanti - i nove coefficienti di ~ e la p - dalle ugua-
glianze

Accanto alle (28) si ha che i coefficienti principali di


-I
01., sono dati da (1 + .D. r )-' (r = 1,2,3). Questo vuol dire
che per ~~ =1 le (34) possono sostituirsi con la duplice con-
di zione che: 1 0 ) la ~ sia teme uni ta della deformazione pura;
20 ) i valori di 6 1 , 6. 2 , A:;,e Ii diane una soluzione del sistoma

(35)
J

66
- 65 -

A. Signorini

In fine al prossimo n. accerteremo che - almeno quando i


/trl siano tutti tre abbastanza piccoli - 1e sole proprieta
principaLi dei Ge omogenei e isotropi bastano a garantire l'uni-
voca rieolubilita delle (35) rispetto a 111' .A 2 , l:J 3 e p: onde.
esiste una soluzione principale delle (34), oostitnita della de-
formazione pura ~o che ha come terna unita ltattuale ~ e per
allungamenti principaJ..i quelli che fornisoono 1e (35), insieme
a un certo v,alore, Po' di p.
Si puo in piu dimostrare quanto segue:
10 ) in relazione al fatto che gli orientamenti di C~compatibili
con la convenzione (21) (IV, 5) certo sono almeno quattro, esi-
stono sempre soluzioni delle (34) perlcauali e 'T{ 1 t ampiezza
di d. ~ ;
20 ) invece esistono soluzioni delle (34) per le quaLi l'ampiezza
di ~, non e mul tipla di 1f solo se e nulla la somma. di due dei
ts. Ad es. se e t1 + t2 = 0 e si indica con Gt
'f la rotazio-
ne di e.. avente per asse O~3 e ampiezza ~ , le (34) restano sod-
disfatte, qualunque sia ~ , da

d., : : ott!' cAr, =- ~ ~'%0 tR.~t ) t:t a

7. TRASFORMAZIONE DELLE (35)


Serviamoci della (35)1 per esprimere i tre 11 r mediante
due variabili lndipendenti, che precisamente saranno

1 = 1 + ll3 r B =

Se si pone
L = ~~2. +- t. 'A.-'

(21) cfr. la nota precedente.

67
- 66 -

A. Signorini

i tre /j, I' restano espressi mediante :Iv e a dalle uguag1ianze


~ .1

(36 ) ~~ = L + l-:- I)
~
~ _~.
}
t:, '} :::.
J
A. - I ~ ~ ".2) t

E' subito vista chc ad esse corrispondono per ~I ,(. i>"


1e espressioni ~ (! )"'(;.)
+0-' ')" 1-"_ + 3
_I
~t:; ~tj+?v'J. +~\ -= ~
-= r;-I) + ~ - ~\ (~ 7v It-\-- 3
t l'
'}..'I..
Converra pure ri1evare che per ~ = 1 [1.\3=oJ
C ~ C necessariamente equiva1e a uno scorrimento semplice, (22)

proprio quel10 che e definito dalle uguaglianze

(38)

Le (36) permottono di ridurre 1e (35)2 a un sistema di


due equazioni in '" e s, completato da un I espressione esplici ta
A.
t\: ~l.
l
di p mediante es: precisamente, al sistema
l-).-, XI\W +W,,) T"A~'JtW1 - '3'"
j :::: 0)

(39) /;J(WI+l"~J,,) _ .tj-r!. 01+r~)~:::: 0


i iL
comp1etato dall'uguaglianza

(40) 31' = w.~, .. ~ W.:I~ - ((to +t~ ~ ...~,-rJ%- + l~}.


Put. ~:~} ~ -::. 0
e t1 :: t2 :: t3 :: 0 10 jacobiA,no nei prim membri delle (39) ri-

(22) L1asserto ad es. risulta dal fatto che i va10ri dei coef-
fici.e~rincipali di eX inerenti alle (38) sana
( ~ s,'"+4 t s ) /2 e 1.

68
- 67 -
A. Sign.orini

spet;;o a Iv e s evidentemente ha i1 val ore


3( c.,.(:t') -t (1
tr)) 0
2
= 3)A1; "7 0
o
8. CAS! PARTICOLARI.
a) t1 ~ t2 = 0: trazione semplice.

La (39)2 impone, come e ben naturale, l'~nnullarsi di s,


e per determinare ;~" rests 1 ' Gquazione

(41) ~(\ _);-1


.
j(/,/., ,W.
1~1
.,. "'#~ ) '" t,
)~
1

con la speeificazione di
2.
~i
-I
..,L
. Jt
~ [efr. (37) J in

(42) ~4 :: Iv + ~ 1 ) ~.t :: ~t,+ ~ Iv

Parallelamonte la (40) da luogo a

(43) 3""
I
=: 2')'1111
~
d e;l
.~.1 +~") W~ j ~ -1 t;;;.
.>. It ~
btoW-r f'+)~~.{i! ~)}
11 ~ OCl.l
D c0t I:z,

Qui mi limi tero a rilevare che [con ovvio significato del


simbolo did'). ] rieul ta

(44) [
.i. t
d~
rJv~t3 1
-1 .::::. E~ )I~~~l.-I::: -bf
(-t:)
J
tL~ J~-f"-r'
l-A
immediato e il
Iv~1 L jA~1
complete controlle di queste uguaglianze se si
'>v-I
nota cho 10 (42) implicano

(45)
[{~~ 'J .= 0, A. ::: I

69
- 68-

spetto a s, si trova subito

(47)
fL~~] ::::.0
1:0
) '[~1 : ~'(. )
4-:.0
dopodiche con un'ulteriore derive.zione dalla (46) agevolmente

8i tra[e
(48) -::;
alA,] % c~'t') )
l- ~t t J_- 0
d-b 1 1:' C:\~!
4:0 h~O
o S B e r v a z ion e. - Basta c}e si possa assumere [v. n.2
del proBsilllo cap. ] 'oW"rI /0 ~\. :::.. 0 perche In
(46) 1 venga a ilIlporre A:=. 1 ala (461)2 si. riduca a

t ::: 2 ~ ()'W~ .
") ":>i
c) t1 = -t 2 = t, t3Bcelto in mOdO cha'risulti ~ = 1: scorri-
m.ento semplica.
La (39) forniscono

Clon

(50)

70
- 69 -
A. Signorini

(51)

1a (40) aggiunga

(52) P '" - ts + t3
-=z.
s

si trova

o
o 0

71
- 70 -
A. Signarini

VI.

DEDUZIONE DEL POTENZIALE ISOTERMO.DALL'ESPERI~NZA,

ELASTICITA' Dr SECONDO GRADg.

1. AREA DI DEFINIZIONE DEL POTENZIALE ISOTERMO.


Anche questa capitola direttamente riguarda solo i Ge omo-
genei e isotropi. Cominciamo col determinare i1 campo bidimen-
siona1e in cui, subordinatame~te a (V, 2), basta intendere defi-
nito W-rj in funzione di ~i .(. cl!, : preclsamente [cfr. (V,
37)] determiniamo 1 'area piana ~ ricoperta da1 punta I di
coordinate cart:sianetortog~Fali _ t fl-I)'/'A.,-rt\
x,:.~ +A,+.t1-3_1+~ -~ ::..1-)
(1 )
Y =~'~. + f'+ "),, -; = ~~4~.... ~-'}h~ +!L
A
quando sidia a?. e ad S ogni valore da 0 a 00
Per J.:: 1 [6corrimento semPlice] al variare di s d~
oa 00 i l punta I, partendo da V $ (0,0) [stato naturale]
bs b. I
t'~
It

72
- 71 -
A. Signorini

descrive una aemiretta b, la bi5ettrice del primo qu.adrante.


Per s = 0, come luogo di I 5i ha invece 1a linea J; di
equazioni parametriche(23)

)
au J; converra. indicare con I')..::' (X?\" Y'f-,) i1 punto corri-
spondente a un determinato valore ~ del parametro, Iflon !~
= V I [trazione semplicel e con lJV l'arco
,
l'arco I, I
~.~
eomplementare VIo I!ressione semplic.e
]
- 1
Evidentemente I 1-, e simmetrico a I~ rispetto a b
Lungo l'intera t
risulta pure
d~\' :; I ~l:J').. ~
(2)
d. x~ 1:' ~)( ~:: -~-(?v-1-_1-) ,
~-I ~
onde e i1 coeffioiente apgolare della tangente 'C'~ a 0:>/,1\,.
.t t: :e",
(Iv

in I~ f l ha una cuspide in V, e sono conves-


si rispetto a b, eec.
Sie. ora b,. le. semiretta uscente da I", col coefficiente
angolare ivII [hi:: b] Propr10 b). ds. i l luogo delle
posizioni. assunte da I quando, ~enendo fermo ~ [cfr. (1 >]
8i fa variare s da 0 a 00. La It e dunque I' area limi tat a de.
J:, , col concorso di parte della retta al1'infinito.
La 2 e inviluppata dalle b", ' anzi bi fa sempre parte
di 't''k l perche [per ogni A,* 1 ] 1a Semire\ta I", I~t ri-
~ta aVere proprio i1 coefficiente ango1are ~ ,comune a
b). ..t. a. 11",_1 i -
La corrispondenza tra I e 1e coppie di valori di )L e s non
e biunivoca. Ad ogni punta A di It che non appartenga a b cor-

(23) 8i tratta. di un ramo di quartica.

73
- 72 ...

A. Signorini

rispondono due e due sole (24) coppie di valori di. l e s, in rc-


lazione al fatto che per un tale A passa una sola tangentea
Jot. e una sola tangente a .11"". Se poi A si riduce ad appar-
tenere a b [.ma non a coincidere con V }le tangenti pcr A ad
J: vengono a essere tre, cbe si vengono ad avere tre coppie di
valori di A. [delle quali una corrispondente a uno scorrimen-
to semPliceJ

2. SULLA DEDUZIONE DEL POTENZIALE ISOTEru~O DALL'ESPERIENZA.

Assegnato 't' , W't' (~\ , ~\) siyresenta come una funzione


che va defini ta in tutta I' area (it ~ almeno in una regione suf-
ficientemente estesa di Jf a part ire da V J subordinatamente al-
1a (V, 17') ..
Esperienze di trazione semplice [0 pressione semPliceJ'
da sole non possono caratterizzare nwnericamente W't' a1 tro che
lungo .s: t' [0 f' J mediante ""llUgUaglianza

'1/ ~ - \t('iv)<l'A)
)1 3
necessaria conseguenza delle {V,' 35)2' se, in corrispondenza a
ciascun A, , 6i accenna con t 3 ( ',l ) i l val ore di t 3 forni to
de un diagramma - primo diagremma - che opportunamente riasswna
i risUltati di un gran nwnero di tali esperienze.
Analogamente [cfr. ancora (V, 35) 2] esperienze di scor-
rimento semplice da sole non possono caratterizzare W altro che
lungo b, mediante l'uguaglianza

dove ormai e ovvio


W
~
= r0
t(s) ds

il significato di tea}.
Le piu recenti esperienze per Ie determinazione di Wt sono

(24) Ad es. Ie coppie d:i valori di A, s corrispondenti a I?..


_no '}."Oe t.. . ~, IA-A.-lI.

74
- 73 -
A. Signorini

quelle di R.S. R i v I i n (25) e D.W. S a un d e r s.


Per vari tipi di gomma, con esperienze sistematiche di va-
rio tipo opportunamente ideate, essi sono giunti glla conclusions
che si pub intendere

e piu precisamente si puo attribuire a W~un'espressione del ti-


po

con
~'t' )
(4) ~~ "> () I
funzione mai decrescente dell'unico
it' /1
(5)
1''t' ~ 0
almeno da un certo punto in poi. Quando vorra attribuire a W'/1
tutto questa 1ns1eme di proprieta, brevemente dira di "at tener-
mi ai risul tati sperimentali di Rivlin".
Nii sembra opportuno rilevare che, non appena 8i presuppo-
ne per W~un'espressione del tipo (3)', per la completa determi-
nazione di W~in ~ vengono a bastare esperienze di trazione sem-
plice, purche tanto numerose e accurate da individuare sufficien-
temente 11 primo diagramma, insieme ai valori di W't" lungo J:!;.
Invero allora:
1 0 ) Ie due uguaglianze Gfr. (V t 22') e (V, 23)] ,

rL<i 3] _,e.!
t
d,A..
"./.
-
('j;")
1" Ct
t~) Jd?v
)
[<ltt~l-
L
bl \1;). fr)\
- - "e .. +,tC, )
1::1 >-.-::1
(25) R.S. R i v 1 i n e D.W. S a u n d e r s, Experiments on th~
deformation of rubber, "Phil. Trans.", vol. 243 A (1951)
pp. 251-88.

75
- 74 -
A. Signorini

determinano c2("L}~ nonehe c 1 ('C') 1'~(O);


71J
=:

20 ) in ciaseun punto A di JI:. f intendendo per I"" ~on?v


i l punta in cui !t e tagliato ,dulla parallela per A all'asse
xt?~ cost] non puo essere a1tro che

(6) W't: (A) W'I;' (I ~) - c/ '1;') I AI? \

Viceversa questa osservazione puo dare 10 spunto a qua1-


ehe netto contro110 dell'ipotesi (3)', quando 8i abbiano a di-
sposizione anche i risul tati ill esperienze di pressione semplice,
o scorrimento semplice, ecc.
Fin dal 1940 M. Moo n e y (26) propose per \ITt' l' espres-
sione cui d,a luogo la (3) 1 per l'l'/I -==- 0 , cioe

(7) ~ W" = ~n.0l - 3)+e,htJ(~\ - ~)


Tale proposta principa1mente si baso suI fatto che, in
ottimo accordo can preeedenti risul tati sperimentali, la (7)
riduce la (V, 49)2 a

....L- cost. =: e ('t') + e (-r)


s 1 2'

Pero la stessa (V, 49)"rende evidente ehe 10 stesso si ve-


rifiea se a1 secondo membro della (7) si aggiunge una qualunque
funzione di ~~ - J.e j eec.
In varie Lbmorie, comparse r_elle Philosophical Transactions
della Royal Society dal 1949 in poi, R i v 1 i n ha adoperato
anche l'espressione cui si riduce la (7) per c 1 ('t') =: 0,

(26) M. :Mo 0 n e y, A Theory of LA-r,ge Elastic Deformation,


'iJ. Appl. Phys.", XI (1940), pp. 582-92.

76
- 75 -
A. Signorini

(8) - 3 ),

proposta da L. R. G. Treloar
(27) ed altri a conclusione di una
teoria cineties dell'elasticita di corpi simi1i alla gomma.
II primo diagramma, almeno per 1a gomma e quando venga
esteso snehe a valori assaigrandi d1 1 , con~rariamente a
quanto si verifies per tanti altri materiali presenta un punta
d'infless1one (28), dopa 11 quale e

(9)
df~ t3 >" D ,
d A,1.
8e ei si attiene ai risul tati di R i v I i n, si puo ri-
cavare dalla (9) che la 1'1III' (GJ,t.n -3) deve essere positiva, al-
meno per valori abba stanza grandi di ~~

3. IPOTESL,QARATTERISTI..9! DEL~A "KLASTlcrTA' Dr SECONDO GRADO".

Anche tutto il resto di questo capitolo riguarda solo Ge


omogenei e'isotropi, in modo che, come immediata conseguenza
delle (V, 26), in ogni trasformazione isoterma dovranno inten-

::::1 ~al:d~t ': t:e{ ~gl(:~


It ~ a>,
E.) _~"~ l+! f ~"XI+ ~ f y,J
-o!\1 }
(:~1,213)
se si continuano a indicare con Er le caratteristiche principa-
li di deformazio>le dello spost?mflnto inverso C -+e,>!:" StSJ;Lte
liidentita

(11) 3. ~ 3-.1-!t(E1+~~+ fJ
(27) L.R.G. T r e l o a r, The Elasticity of a network of long
chain molecules, "Trans. Faraday: Soc. ", 39 (1943)7 pp.36-41
e 241-46.
(28) V. loco cit. (25)~ p. 254 e loco cit. (26), page 587.

77
- 76 -

A. Signorini

e l'analoga per ~t ' i secondi membri della ~10) possono consi-


darersi come ben determinate funzioni delle Er non appena si as-
segni la forma effettiva di i~ (~~)~.2.).
Mi propongo di vagliare un'ipotesi di carattere semplici-
ata Buggerita dalle con:iusioni del N.4 del cap . precedente: pre-
cisamente l'ipotesi che la w~ sia tale da identificare la dif-
ferenza tra i second,i membri di duegualunque dene (10~ [dif-
ferenza fra due tensioni princiPali] con ~ funzione di secon-
do grado - 0 magari di primo graq,.Q. - delle Er
Questa ipotesi - ipotesi caratteristica della Elasticita
d1 aedondo grado per solidi incomprimibili - esattamente equivale
ad assumere

se, in aggiunta alle notazioni (V, 22), si pone

b:)
I! 3 =
(1-=-r
'VI'!:) _ _ -_ (a!< W<)
6~i :>1::'C)1:3
-:-;;-r
)~t
.
~,-::j~:3
E' evidente che una tale espressione di Wt ~un poco meno
restri ttiva di quella di Moo n e y J s1 uniforma all' 1potesi,
ma 8i puo rapidamente accertare anche la nccessita della (12).
c L'ipotesi caratteristica equivale a imporre che siano fun-.
Eioni di secondo _grado delle Er i prodotti .

. l oj, -(1+~It tt)1!r-1


(E't+I-EI(,))q~~. '0 J ) t
G?llt l 3).
Devono quindi eeSAT'A f"unzioni ili prjwc' grado Ie diffsrenze

e i

78
- 77 -

A. Signorini

cio che richiede

2. lW
_ :: c~h)
13))
e i~ie~ riduce la condizione relativa alle Dr a quella ehe la
'0"11",/ '4 ~I sia funzione di primo gr~do delle Er e
non dipenda da ~.s . In defini ti va [efr. (11)j ci si trova
in presenza alla restrizione
") oW-r: := {W",- _ tr)
- - - -t - Q~ )
o""" l> ~~ 'l~1
l'unica che ancora mancava per accertare l'equiva1enza de11'ipo-
tesi caratteristica a11a (12).

4. POTENZIALE ISO;rElmO E POT:E:~~IALE TERIIIODINAl..nCO NELL 'ELASTICI-


TAt DI SECONDO GRADO.

Stante 1a (12), l'ipotesi caratteristica de11'elasticita


di 8 econdo grado risul ta compati bile con la (5) solo per
~

( 13) '0 W~ ::= e~) _ 0


'0:.1; - -
cioe solo nella teo ria di Moo n e y.
Invero, conle notazioni del n.7, per "A, =1 [ scorrimen-
to seli1plice J la (12) impone al potenzia18 :LSOt8~'J.:.O 0fr. (V,
37>J l'uguaglianza
2W - s2 (c ('1:')+c (1;')+5 2 C ('It
if - 1 2 3'
onde non pub risultare WT ')0 0 per og:'i s senza che sussistano
ambedue le limitazioni c/-()+ c/1-)?O~ c/'t')::,.o.
Anehe per motivo di brevita, il resto di questa capitola
riguarda il solo cas a (13), la teoria di Moo n e y: accanto a

(13) ('r') ii (~) i1:


t 2W'!:'=c 1 (cl1- 3 )+c 2 (Q)2- 3 ),

rimane fissata la specificazione delle (10) in

79
- 78 -
A. Signorini

La (V, 3:) - (V, 3) gia impone [eire (v, 29')1 che sia
c 1 ('t')+ c 2 ('I::) .,. O. L'adozione della (13)' porta la (V, 21)
( It' )
- (V, 2) ad aggiuhgere solo la restrizione che ne c 1 ne
C (11) possa essere negativo
2

(15) c/~) >,;- 0 , c/1:'} ~ O.

Infatti Ie (V, 37) trasformano le (13)'

~W :=.cl1')L~2.+(~.;.0Y~"'~)1 +c~){tl+ (~-\)~(~j.'H)l


~ l I 'Iv) ~-.~ j) 2

onde e evidente che Ie (15) bastano e rend ere soddisfatta la


(V, 2') - (V, 2); e per convincersi anche della loro necessita,
non e' e"~he da pensare di far convergere 'A. a 00 0 a zero, per
s = o.
o s s ~ r v a 7-,<.i 0 n e. La (13) r [efr. (V, 20) e (V, 20 r ~

t le~r)n~ ~'-v+ c~)(~i ~< ~~- f~i~.


individua il potenziale termodinamieo in T

(16) ~~ - E
T
o
5. PROBLEMI SEIiil.:LICI.
Riprendo Ie questioni acce~n~te nel n.B del cap. precedun-
te uniformandomi alIa (13)': per semplieita scrivero

a 1 pos t d...; c ('() ' c ('t') ' ) " . 't'


0 1 2
a) t1:: t2 = 0: trazione se.~p1.:i,E!.
La (13)' riduce Ie (V, 41) a

80
- 79 -

A. Signorini

(19) -l~,
~ (), 2-
3
La (18) assioura che, assegnato t 3 , la (17) riaulta aod-
disfatta da un unico valore di ~3' positiv~ 0 negativo aedondo
che t3 corrisponda a una trazione 0 a una pressione, e sempre
crescente con t3"
o 8 a e r v a z ion e. Se si riprendono le (V, 41) - (V, 42)
Iinunziando alla (13)' ma attenendosi ai risultati sperimentali
di R i v 1 i n, si riconoace subino che, assegnato t 3 , la teoria
di IiI 0 0 n e y fornisce per I/j 3\ sempre uh valore in difetto.
Se poi al!' vuole, ,senza una precisa conoscenza della
,,{,'t( '5' 1- 3 ) procurarai un limHe superiore dt I/j. 3\ basta
sostituir.e 01 con un limite inferiore di "{'It
b) t1 = -t 2 = t, ~3 = o.
La (13)t riduce le (V, 46) a

Lteliminazione di s fornisce

(20) f(A,)

con

2 '\ 2"\ 2 3 "\ 3 2 '\ 4,


-0 1 c 2 ", - 2c 1 c 2 ,.., - 01 "- -0 1 02 tv

oio che per ogni possi bile 'A implica [cfr. ancora (15)1

81
- 80 -
A. Signorini

fl ( A. ) < 0: al variare di A3 da - 1 a 0 la f{ ~ ) passe


monotonamente da OQ a zero, onde la (20), assegnato t, reste
soddisfatta (29) dB un unico valore di 1:1 3 , negativo.
c) t1 = t2 = t. t.,. ~to in modo ahe rieu.l.t.t A.} == 0: scorri-
eento aemplice.
La (13)' riduce 1e (V, 49) a

cioe a

(29) Trascur0-f'eventualita c 1 == 0 ~fr. l'os&ervazione a


psg. 71 J

o " 0

82
B RUN 0 FIN Z I
========~======~=;===

TEORIE DINAIHCHE DELL' ALA

ROMA - Istituto Matematico dellIUniversita., 1955

83
- 1 - B.Finzi

TEORIE DINAlUCHE DELL' ALA

1. Introduzione.
Non e facile rendersi conto del biEzarro comportamento dei
fluidi poco viscosi, quali l'aria e llacqua, deducendolo logica-
mente e matematicamente, come e nello spirito della fisica matema-
tica, da poche proposizioni generali tratte dall'esperienza. Cia
perche le schematizzazioni piu semplici suggerite dal senso comu-
ne, in virtu del quale piccole cause non possono produrre che pic-
coli effetti, e facenti capo a campi cinetici ovunque regolari,
portano a risultati paradossali sconcertanti, quali i1 paradosso
di d'Alembert.
Per evitare ~ali risultati pzradossali l'aerodinamica moder-
na ricorre a,.fJchemat:tzzazioni fisiche raffinate e Ie sviluppa ma-
tematicamente in modo adeguato, conformemente si al buon senso,
me non sempre al senso comune.
Il pro blama fondament ale dell' aerodinamica moderna e quello
di spiegare il funzionamento di un'ala. Non e un problema facile,
perche sono (purtroppo) false 10 idee semplicisticho oha vengono
osposto in molti libri alomentari di fisica.
Ecco, aasi di.oono, come e perche l' aereoplano vola.. L' elica
trascina l'qcreo in sene all'aria. Questa investe le ali, che pos-
sono schomatizzarsi con un piano intlinato dell'angolo sulla
dirozione del vento. La forza F cha

~
E-P
I -
l'aria esercita su talc piano e normale
alpiano stesso. Scomponiamola in due fo,!:
ze: una R normale al vento, l'altra li di- 8L~_~~
rotta come il vento; la prima da la p~~tenza cho, equilibrando
i1 peso, impedisce all'aereoplano di cadercj la seconda e 1a rGsi-
stanza che, sommata alla resistonz dolle a1tre parti dell'aereo,
viano equilibrata dall.a trl}zione dell 'o"Lica.

85
- 3 - B.Finzi

re la tcoria di G1~ert rolativa all'qla in condizioni iposonicho


o la tcoria di Ackeret ~clativa all'ala in condizioni iparsoniche.

CAl'. I

ALCUNI RICHIAIIII SULLA CINEIIIA_'PICA DEI FLUIDI

1.- Atto di mota di un fluido.


It'atto di mota di un fluido nei vari istanti puo essere in-
dividuato, ponendosi dal punto di vista euleriano, assegnando,
in ogni istante t e in ogni posizione P, la velocita ~ dell'im-
precisata particella cha transita per P all'istanta t, assagnan-
do cioe i1 vettore ~ in funzione di P e di t:

(1)

Se nella J;1.} manca la dipendonza esplici ta dal. tempo, i l moto si


<.
dice stazionario, variabile in caso contrario.
L'atto di mota di un flmido in un istamte e dato dal campo
cinetico ddfinito dalla (1), quando in ossa si fissi t e 8i fac-
cia variare P.
Considoriamo un infinitesimo di un generico punta
int~rn~

P di coordinate cartesiane ortogonali x 1 x 2x 3 ; sia P' un gencrica


punta di tale intorno e diciamo x 1+dx 1 , x 2+dX2 ,x 3+dx 3 10 suo
coordinate. Sia ~ la volocita di P 0 v. (i=1,2,3) le compononti
J.
cartosiano di talo volocita; sia ~' la volocita di P' e v! (i=1 ,;~,3)
J.
10 au~omponenti. In condizioni di regolarita, si puo scrivere:

(2) '\I:~ ="If:(, ...


R dx (.)
K
)'lft

Questa moatra cha n~11'intor.no considerato l'atto di moto e omo-


grafico.

(.)In questa formula e in altro successive l'indice scoperto i 0


l'indice saturato k assumono i valori 1,2,3; e sottinteso i1 so-
gno di sommatoria rispetto all'indico saturato.

86
- 4 - B.Finzi

'd'f,'
SCplllpoato 11 tenaore i}(~ nella sua parte simmatriea e Ile;l-
la sua parte emiaimmetrica; dalla (2) scritta nella forma

'If! :::- 'U'Z


~
+ I (o~
I () -A.'
_('0) VIs, )dx +L(O. "'~
X ~/
k
t \.~ x.!(
+ o'lf~\\ dXi(
CX ~)
61 trae che, ncll'1ntorno infinitcsimo del gonorico punta P, l'at~

to d1 moto risulta composto di un atto di moto rotatraslatorio


cha non comporta deformazionc alcuna a di un atto di moto d118~a

torio. La vclocita angolare de~imo atto di moto e:


~f !:::'l; ~1
(3)
W -.- 1~ xo~ '\I'- esscndo ~1= .i '0
oll~
~
'ax\
Ole'
''IIi '\1'" ''If)

e Is volocita ?i defo~Jlzionc corrispondento a1 secondo atto di


moto

(4)

In particolaro, In valocita di dilatazione c~bica e:


(5)
j
'T '14~
_ - d'-'"
IV 'V
Ol(~ - -.

Dunque: N01 g~..i co movimcnto d_i un Lluido, 0 gni al amen to,


(un cubetto ad osompio) trasla, ruota can vclocita angolsre
data dalls (3), si dGforma oq,,!]. velocita di doformazionc data dal-
ls (4) 0 in partico1aro varia i1 suo_.yolumo con vcIocita data dal-
10. (5).

2.- Campo cinotico.


Nol campo cinctieo che da, in un j.stantc, l' atto di mota
di un fluido inturcJssano le 1tnee dijluss'o, o.lle quo.l.i il vot-
toro voloei ta e tangcntu, Ie linee cioQ por cui ye parallaHl 0.

87
B.F1nzi

d~. So i1 moto e stazionario, quests linea co1ncidono con 10 trac!


terlc delle particolle fluida, e cioeoon 1e linea di corrente.
In un campo 01not100 Bono importanti duo nozioni.
La prj"ma e In noz1ono di oircolaziona r lungo uno. lJ.n9a orientatn
t
(6) r 11t xdP ,
~
La secondo. e quellu di flUSBO ~ che at-travcrsa una superficie
di nssegncto varsoro normnl0 ~ :

(7) cp::: S~l('!} d,.


In condizioni di reg01nrita, In circolazionc e legata al
retoro attrnvcreo il teoromq di Stokes, i1 !lusso e legato alla
divcrgonzn attravorso i1 teorcmn della divorgcnzn: so 115 e una
Buperficie avante per contorno la linea ohiusa t , e i1 verao di
~, e que110 di circolazione lungo t sono co1legati come
in una vite deatra. e;
(8) r = 1. '1 dr ::: I ttor~
X X rt~ d~ ;
l 6 ~
se ~ e una regione spaziale di contorno G e T e il flusso
che esce da 6 , e:
(9 )

3.- Campo irrotazionale.


Un campo partic01armente semp1ice e i1 campo irrptazionale.
Nel corrispondente atto di mota ogni elemento fluido trasla,
8i deforma, ma non ruota, perche

(10 ) ItOt I'~ ::: 0 .

Esiste allOra un potenziale oinetioo 'f t funzione dei punti

88
- 6 - B.Finzi

~ dello ~pazio, di cui ~ ~ gradien~e:

(11) = grad f
Oio vuol dire che la componente di ~ secondo ogni direzione egtia-
la derivate di 'f seconao tal.e e guindi

3) .
~ia ~irezione,

1\1._ ') 'fl, ( ~ :: \) ,t)


to - ol<~ \
LQ seala;r:e <f= tp (P) individua completamente i l campo irrota-
zionaleconsiderato.
Basta segnare Ie superficie eqUipoten-
zial.i, in cui ~ aesume val.ori in progressi2,
ne aritmetioa di r~ione e abbastanza pico2,
la, per avera unlimmagine del campo: sempre
normal.e al.le "lamella" delimi tat e dalle supe!:
f1cie equipotcnzial.1, inte.6odove 1e lamelle
61 assottigliano, debole dove 8i ingrossallo.
In un campo irrotaziona1e, 1a circolazione lungo una linea
aperta eguaglia la differcnza di potenzialecinetico agli cetremi.
Lungo una linea chiusa enulla, se il potenziale e funzione uni-
forme. Dal tcorema di Stokes (8) IlIi deduce che, in un campo irro-
tazionale, la ciroolazione lungo una linea chiusa ,; e nulla
tutte le volte che si puo tr!;l.cciare un diafremma G di contorno
.~ , tutto contenuto nel fiuido in motoregolare. La circolazio-
ne' e poi 1a steese lungo due 1ince il cui insieme puo assumarsi
como contorno di un diafra.mma tuttocontcnuto nol fluido inmoto
rogolare.

4.- Campo solenoidale.


Important.o e il campo cinotico aolonoida10, porche esso da
in ogni istanto 11 atto di moto di tm flu:ii.do praticamonto incompri-
mibile, came l'acgua, 0 cha non esplica le. sua comprimi.bilita, como
l'aria a voloc.ita non tro.ppo grandi. In un campo solcnoidale e

89
- 7 - E.Finzi

nulla la velocita di dilatazione cubica, cioe

div'1 := 0

Esiste allora un potenziale vettore 'P , di cui y e rotore:

Poiche ~ e definito a meno di un gradiente, am pub disporre di


questo in modo che risulti

(14) di v f ::: 0 .
In un campo solenoidale e nullo il flusso che esce dal con-
torno di ogni regione fluida in moto regolare.
Per avere un'immagine del campo solenoida1e dividerlo
in tanti tubi di flusso. de1imitati
lateralmente da linee di fluBso, e
ogni sezione dei quali e attraver-
sata de un medesimo fiUBSO E. ab-
bastanza piccolo: 18 direzione dei
tubi e quell a del campo, intenso dove
i tubi si restringono, debole dove s1 allargano.
In un campo 6olenoidale11 , noto i1 vettore ~ =i rot :l! che
rappresenta la velocita ango18re di ogni elemento fluido, 61
pub calcolare y. Dalla (13) si ha infatt1:

Ma, grazie alIa (14), se Ll el'operatore d1 Laplace,

e quindi

(15) -2w
- .

90
- 8 - B.Finzi

II potenziale vettore sOddisfa dun que ad un'equazione di


Poisson (come 11 potenzia1e gravitazionale entr~ la materia)
e quindi, se R(Pl} indica 1a distanza fra due ppnti P e Q di ~cj ,

r R(
si ha:

(16 ) ~ .~-~(~~- d~ -4- o-(p) ,


.J'C P Q) -
dove ~(p) indica un vettore armonico, ao1uzione cioe dell'~

quazione di Laplace ~ ~. =0. Prendendo il rotoxe d'ambo 1 membri


della (16), si ha finalmentc:

5. - Campo armonico.
Un campo si dice armonico se esso e irr4t.azionale e aole-
noidale, ee cioe

( 18)
XDt '!t = 0 )
diy',!,::o.
In corrispondenza ad un campo einetico armonico, ogni cle-
mento fluido trasla, ma non ruota, si deforma, ma non varia
il suo volume.
Esiste, conformomonte a11a (11), un potenziale cinetico
'f 'ma, grazie al1a seconda delle (18), esso ! una funzi.ona
armonica, soluzi.one cioe del1'equazione di Laplace
(19 )
6f :::0.
Bsiate pure, conformemente alla (13), un potenziale vettore ~
ma anch'esso armonico:

(20 )

11 vettor~ y, del resto, soddisfa esso stesso all'equazione di

91
- 9 - B.Finzi

Laplace

Un campo aomonico a~aette la duplice raDnresentaa~~ me-


d.ial1te :J.ame11e e ID0diar.-.t~ tubi di fluse~, 1.0 una normal! ag1i
altri.
Tutte Ie pro prieta delle funzioni armoniche si traducono
in altrettante proprieta dei campi armenici. In particolare, da-
to i1 carattere e11ittico de11lequa~i9ne di Laplace, cio che
avviene in un punto del oampo influenza ad e in#luenzato ds
cio che avviene in ogni altro punto, si puo determinare un cam-
po ar.monico, regolare in una regione, valendosi di dati al contor~

no, attraverso la riso1uzione di un BrQblema di Dirichlet 0 di un


problema di Neumann.

6.- Campi cinetici piani.


Molte volte si si riduce a considerare c8.ll1pi cinetici piani,
nei quali esiste un piano d1rettore xy: la velocita y. risuJ.ta
ovunque parallela a questo piano e indipendente dalla tersa coor-
dinata cartesiana normale a1 piano steeso.
In un campo cinetico irrotaziona1.e pmano i1 potenziale ci-
netico dipende soltanto dE(Lle due coordinate x e y, e le su-
perficie equipotenziali sono rappresentate 13111 piano direttore
da linee equipotcnzia1i.
In un can.po cinetico solenoidale piano i1 potenziale vetto-
re e normalo al piano direttorc cd e indiv1d.usto da una sola
componcnte 'f (x,y), detta funz10ne di flU8S0, 0 funzione di
Stokes. Lungo ogni linea di flusso 1a funziorte 'fI 51 mantiene
costanto, e due linea di flusso tracciate 6111 piano direttore
detorminano un nastro di flusso, attraverso il quale il flusso e
eguale al1.'incremento che subiscc la funzione 0/ passando du una

92
- 10 - B.Finzi

linea di contorno all'altra. I nastri-di !lUBSO adempiono nel


caso piano all'ufficio de! tub! di lasso no1 caso epazial~_

7. Campo armonico piano.


Si cons~deri un campo oinetico armonico piano, e diciamo
z=x+iy i1 numero compleaso che costituisce l'affissa di un generi-
co punta del piaoo direttore. Il potenziale cinetico e 1a f
funzione di !luBeo tp
Bono :f'unzioni armonicho coniugate delle va-
riabi1i real! x e Y. perohe

(22) -o\jl
- ,
Q,X

Il numero compleS8() f::: f"i 0/ e perCiO funz.ione del.1e vlU'iabile


compleasa z,

(23)

e se si rappr.senta 18 velocita y col numero complesso

(24)

le prime (22) am riasaumono semplicemente nell'unica equazione:

(25 )

Il numero complesBo W e1 dice ve10cita complessa e il nwae-


ro comp1esso f potenziale complesep. Entrambi sono funzioni delltu~

nica variabile comp1essa z, e derivando i1 ptenziale complesso s1


ottiene la velocita comp~essa.

In corrispondenza ad ogni funzione f(%) di variabile comple~

sa s1 ha un campo armonico piano che ha per potenziale cinetico


ls parte reale d1 f e per funzione di flusso 'I' i1 coefficien-
te de11'immaginario.

93
- 11 - B. Finzi

Disegnando alcune lineee di f1usso, d'equazione ~ ~cost., e


a1.cune linee equipotenzial.i, d', equazione 'f ",coat..., si rappresen-
ta in modo espressivo i1 campo (.).
8i consideri ad es. 1a funzione

(26 )

essende j una costante reale. Se ref)


sono 1e coordinate polari di un generico
p1Ll1to del piano direttore, da11a (26)
6i trae:

(26' )

Le linee di flusso sono dunque cinconferenze con centro ne11'ori-


gine 0 e le linee equipotcnziali raggi del fascio di centro O. T,a
velocita complessa e:
(27)

Essa diventa infinita nell'origine, dove vi e una singolarita po-


lare.
La circolazione lungo una qua1sivoglia linea chiusa f, che
abbraccia l'origine(una volta so1:'a) vale:

(28) r
fIde
e 21f
=J
~~~~:~~:(:,~v~::o :::::~e d:~! -<~/I
metica d'egual ragione E. abbaliJtanza x~/
.>;: ~
pi c co 1a, il campo ris ul t a di vi so in tanti j.

quadratini.

94
- 12 - B.Finzi

Dunque, esternamente all'origine, tutte le particelle fluids non


ruotano, perche il mota e irrotazionale, ma circolano egualmento
attorno ad 0, con circolazione r=
l
j .
Il semplice esempio considerato corrisponde ad un ~ice

piano puntiforme, posta in 0 ed avcnte intensita c0


Passiamo, tornando a considerazioni gonerali, dalla varia-
bile complessa z=x+iy alla variabile complessa ~ = ~ +i 1
ponando:

(29) t - z(t)
Con tale trasformazione conforme si passa dal campo cinetico armo-
nico nel piano della variabile complessa z, e di potonziale
complesso f(Z), al campo cinctico armonico nel piano della varia-
bile complessa ! ' c di potenziale complesso f(z(t. Alle
linee di flusso, di equazione f (x,y)=oost., relative al campo
del primo piano, corrispondono 10 linee di flusso, di equazione
1" (x( 5' 1 ), y( ~ , 1))=cost., relative al campo del secondo
piano.
Oon tali trasformazioni conformi si possono ottenere in
modo assai semplice quanti 8i vogliono campi armonici piani,
delimi tati da linee di fluss0i- partendo de uno qual.unque di cssL
In tutti questi campi s1 consorvano 1 flussi e 10 c1rcolazioni
attraverso e lungo lineo corrispondenti.
Per ceempio,

(0) f(z) :: e(z +.~l)


e il potenziale complesso della QE-
ronto traslatoria di velocita asintQ
tica c, dirctta come l'asse x, chc
investe un profilo circolaro con
tro nel1'origino e raggio a. La
trasformazionc conformc ottonuta

95
- 13 - B.Finzi

ponendo

con h e k costruiti roa~i, permette di ottonere la corr<m.te trasla-


toria di vo1.ocitii asintotica ~, dirotta como l'asse ~ , che
investe un prot110 ellittico che ha per assi gIl assi ~ ed ~
e 1.unghezza dei somiassi ah+k e ah-k
Per avere un'idea del~~ corre~ti tras~atorie ora considera-
te a mo' d'esampio, riferiamoci a quella dhe investe un profilo
circolare. I~ suo potonziale comp~osso e dato dalla (30), e de-
rivandolo 8i ottiene la ve~ocita complessa

WI d0-~)'
Separando nella (30) 18 parte reale 'f da quella immaginaria "0/
6i ottengono faci1mente 1.e ~inee di fiusso d I equazione Ifl =cost.
Fra queste vi e il filone ~ =0, cho pro~ene dall'infinito a
monto, segue l'asse x e batte sul profilo nel punto di prora A
ove la velocita s'annulla.
Qui i~ filone si spezza in due parti: una segue la semicir-
conferenza d'ordinata p08it~, l'altra la semicirconferenza di
ordinate negative. Le due Jarti si riuniscono nel punta di ~

B, ove la velocita si annul~a una seconda vo~ta, e il fi~one

prosegue lungo l'asse x verso l'infinito a val~e. Le altre linee


di flusso ripetono attenuandolo ossia appiBttendolo, l'andamento
qua~itativo deL filone, finche lontano dal profi~o Ie l.inee di
flusso si riducono a rette parallele all.'asse x, secondo l'an~a

mento di una corrente traslatoria uniforme.

96
.. 14 - E. ]'inzi

CAl'. II

RICHIAlviI SULLA DINAl'HCA Dji;I FLUIDI.

1.- 2guazi~indefinite deL continui deformabil~.


~~la~~ica

;;;c n!htlh che le equazioni indefinite della dinam:i-ca di uh


co'ntinuo def'ormabile si ottengono serivendo: 1 0 ) che la massa di
ogni sua porzione infinitesima per l'accelerazione del generieo
corpuscolo che ne fa parte e eguale al risultante delle forze
che su di essa agiscono; 20) che e nullo il momento de~e for-
ze precedent,i rispetto ad un generieo punto della plUrzione con-
siderata; 3) ehe la massa di ogni porzione e invariabile, se
formata sempre dai medesimi corpus coli.
Se ,;' e la densi ta, v k le componenti cartesiane della ve-
loe i ta y. in un generi co punto del cam.po di moto, Fk le componenti
cartesiane della forza esterna K per unita di volume, P ik i1 ten-
sore degli sforzi interni ehe si destano nel continuo, la prima
condizione si traduce cosi:

(1) ~ di'V(I:t _._. F. --- '0 Po:...


...c ~.K -- , l~'~,
q l).
- K)Xi
la seconda condizione afferma ehe il tensore degli sfor~i e sim-
metrieo:

(2 )

la terza condizione si esprime eosi:


cl9__ +~JW~ ~O.
dJ
Nella (1) e nella (3) compaiono le derivate sostanziali rispet-
to al tempo t, rispettivamento delle componenti della velocita y
e della densi ta ~ Ora queste quanti ta dipendono da t diretta-
mente, se il moto e variabile, e vi dipendono per 11 trBmite del-
le coordinate della pmsizione P occupata dal corpuseolo che

97
- 15 - B.Finzi

viene consider~to. 3i ha quindi per l'accelerazione:

o anche, con acilm trasfo~azioni:

3i ha pure, analogamentc alla (4):

(6)

La (3), che traduce il principio di conservazione della massa,.


puo dunque scriversi ancha coai:

Sottlntendendo, come e consuetudine, la simmetria del ten-


sore degli 8fo1'zi, espressa dalla (2), restano 3 equazioni indefi
nite scalari sintetizzate nella (1) e una equazione indefinita
scalare (3). In totale 4 equazioni indefinite scalari in 10 ino
gnite: la densita )~ , le 3 componenti v k della velocita, le .6
componenti distinte del tensore doppio simmetrieo degli sforzi
Pike La equazioni indefinite (anohe se ad esse si aggiungono le
condizioni :iiniziali (t quelle al eontorno) non bastano per oa100-
lare i l movimento: ad esse bisogna aggiungere altre relazioni,
tratte dall'esperienza, che precisano 1a natura fisiea, del con-
tinuo deformabile in oggetto e 1e condizioni te~odinamiche in
cui 8i trova.

2.- Eguazioni indefinite della dinamiea dei fluirli.


Nel caso di un' fluido, spezziamo i1 tensore degli sforziin
una parte isotropa pa ik , nella quale p rappresenta :}a pressione
e a ik il tens ore fondamenta1e (in coordinate cartesiane ortogo-
nali aik=O se ilk, a ik=1 se i=k) e in un tensore doppio simme-

98
- 16 - B.Finzi

trico a invarisn:t;~ line&rQ nullo .. 11 ~s.iddet1;o. deviatp! degli


sforzi, qik:

In condizioni statiche 'ik=O e 10 stesso avviene se il


fluido si muove di moto rigido, rna non cosl in generale. L'espe-
rienza mostra che il deviatore degli sforzi e sempre funzione
lineare omogenea della veloci ta di deformazione l':K ' e precisa-
mente si hal

(8)

dove f" e l sono coefficienti dipendenti dalla na~ura viscosa


del fluido, e ?C =div ~ e la velocita di dilatazione cubica.
Dalla seconda delle (7) si deduce che deve risulta.re Iv= -ifi-)
cos1cohe la natura visco sa del fluido viene a dipendere dall'uni-
co coefficiente di viscosita jV' che e una costante positiva se
il fluido e omogeneo.
Ponendo la. (7) (con la specificazione (8 nella (1), questa
diviene per un fluido omogeneo:

(9 )

dove SK sono Ie componenti di un vettore, Ie quali dipendono


linearmente ed omogeneamente dalle derivate Beconde delle compo-
nenti della ve~ocita.

La (9) e la (3) danno 4 equazioni indefinitescalari alle


derivate parziali del secondo ordine nella 5 incognite costituite
dalle ~ componenti vIc della veloci ta, dalla densita. ~ e dalla
pressione p.
AIle precedenti quattro equazioni indefinite se ne aggiunge
una quinta dipendente dalla natura fisica del fluido e dalle
condizioni termodinamiche in cui 8i trova. E' questa l'equazione

99
complementare._ Ordinariama~t. viena ~!! . .t& ~ tale ~ equazi~
ne fini ta obe 1ega a p: fJ
(10 ) ~(fl~) ~o.
Coa~, ae 11. Uuido e inoomprimibile, come puo ritenersi un li-
quido, 0 e un gas che non eaplica la sua comprimibilita, la (10)
afferma aemplicementa cha

(10' ) ::. M~t. .,


~
se i1 fluido e un gsa perfetto in condizioniisaterme, dalla leg-
ge di Boyle ai deduce cha:

(10 11 ) ~t. .
se il ;O.uido e un gas perfet.to in condizioni adiabC\ticlle, ai ha:

(10'" ) .!...
~r
::: j( :=
"
(.,o~t 1

dove 1 'esponente ~ e una costante maggiore di 1: per 1 'aria


(~1 ,4.
AIle 5 equazioni indefinite, valide in ogni punta del campo
di moto, bisogna aggiungere 10 condizioni inizia1i (nei moti
variabili) a Ie condizioni al contorno: fra queata ultime l'ospc-
rienza impone l' sdoaione complets aIle pareti (ri gide) di oontor-
no.
Tutto quanto si PUQ dire Bulla dinamica dai fluidi e insi-
to nelle equazioni che ne rcggono 11 moto, ma tirarlo fuori non
e facile, perche, se la (10) a finita, la (3) e un"'equazione nel-
10 derivate parziali di primo ordine, soltanto quasi linear~, e
la (10) riassume tre equazioni lineari nelle derivate parziali
seconde delle componenti della velocita, ma la dipendenza nolle
derivate parzia1i prime delle funsioni incognite a, per Is (4),
soltanto quasi line are.

100
- 18 - B.Finzi

3-. Correnti a grandi numeri di Reynolds.


Per l'aria, che e i1 fluido cha o'intarGSsa, .i1. CGeffician-
te di viscoa~ta rv vale, in condizioni normal!, 1,79.10-6 Kg m- 2 sec.
E' spontaneo fare addi:i1i ttura r-- ==0 e quindi ri tenere, an-
che in condizioni dinamiche (come sempre e lecito in condizioni
statiche), isotropo il tensore dogli sparzi, normale 10 sforzo
cho s1 esercita su ogni clemento superficiale, caratterizzati
entrambi dall' unico scalare p 'i- 0 chc rapprosenta la pressiono,
e sopprimere di consoguenza I'ultimo termino nella (9). Per pro-
cieare perc ~uando cio e lecito, conviene porro le equazioni in-
definite sotto forma adimcnsional&, in modo da aver a che faro
soltanto con puri numori.
In forma adimensionale le equazioni indefinite sono ancora
quelle trovate, soltanto che in esse compaiono, invece delle va-
rie quantita fisiche, rapporti fra quantita della stessa specie,
e in particolare, in luogo del coefficiente di viscosita ".. ,
campareil reciproco del nume~ di Reynolds

( 11)

dove t e l a lunghezza a cui vengono riferite tutto le altre


lunghezze e v 0 e qo sono la velocita e la densita di riferimen-
tdJ.
Se il numero di Reynolds e grande, ma si mantiene finito
i1 fattore che ne accompagna i1 reciproco nel1eequazioni inde-
finite e cioe que1lo che sosti tuisce 5K ' all or a e leci to trascl!,
rare l'ultimo addendo nelle (9), cadendo nella schema dei fluidi
perfetti, i1 cui moto e retto da equazioni differenziali tutte
del primo ordine soltanto.
Questa schematizzazione e 1ecita la dove non si hanno bru-
sche variazioni nelle derivate prime delle velocita, e quindi
esternamente aIle singolarita, quali ad es. i vortici puntifor-
mi piani, considerati nel CAP.I, e abbastanza lontano dalle pa-

101
- 19 - B.Finzi

ret! (rigide), parche nell'immediata prossimi ta di queste la


velocita del fluido subisce una brusca variazione.
Non troppo vicino ad una parete (rigida) i1 f1uido pub
infatti riguardarai come perfetto e ad esso pub imporsi solt~to

Ie condizione al contorno in virtu della quale i1 fluido 1ambi-


sfe la partto; sulla parete invece, grazie alIa condizione di co~

pleta adesione, la velocita del fluido deve coincidere con quel-


la della parete: ne segue una brusca variazione di velocita in
uno atraterel10,fluido contiguo alIa parete, e qui un fluido,
II !S5lO 11 0
anche pochissimo~ome l'aria, non pub essera riguardato come
perfatto~ ma dave easere ritenuto viscoso, senza cha sia lecito
trascurare l'ultimo addendo nella (9).
Lo straterello precedante costituisce 10 strate limite di
Prandtl. GraEie al suo esiguo spessore, Ie equazioni (9) possono
ivi semplificarsi, IDa reatano tuttavia equazioni differenziali
del secondo ordine. Vedremo quale influenza essenziale eserciti
questo straterello nella moderna aereadinamica. Da essa non
si puo prescindere. L'estrema sua schematizzazione, talvo1ta
8ufficiente, consiste nel farne uno straterella di spessore
infinitesimo che riveste la parete:in esse ~gni elemento fluido
ruota con velocita angolare proporzionale al salto di velocita
che provoca e inversamente proporzionale al10 spessore dello
atraterello.

4.- Dinamica del fluidi perfetti.


Le equazioni indefinite della dinamica dei fluidi perfet-
ti si ottengono da quelle (9)(3)(10) dei fluidi viscosi facendo
in esse r =0. Esse si possono ra.ccogliere nel seguente quadro:

~ adt
..rl(, fl( - ~t,
OJ(~
(K:: I, ~ , 3)
(12 )

102
- 20 - B.Finzi

e rappresentano effettivamente le equazioni di movimento di una


corrente a grandi nwneri di Reynolds ee-ternam.enta allaregioni
di aingolarita e fuori dello strato limite.
Il sistema formato dalle cinque equazioni acalari (12) e
differenziale del primo ordine, quasi lineare, nelle cinque
funzioni incognite v 1v 2v 3 e p delle coordinate spaziali
x'x2x 3 e del tempo t.
Alle equazioni indefinite (12) bisogna aggiungere~ nei mo-
ti variabili, le condizioni iniziali e, in ogni caso, 1e condi-
zioni al contorno. Fra queste ul time si pub imporre al fluid a ,
in prossimita d1 pareti, di lambire le pareti atesse, ma non ge-
nericwnente, quells di aderirvi.

~.- Teorema di Bernoulli.


Dalla prima delle (12), dividendone ambo i memhri per~
mol~iplicando per v k e sommando, ai deduce il teorema dell'Cner-
gia :

c.l ( ~. fIr ~J
. - F
- )(1Ij ~ ~f
___ "J'".
K
rl/t. 1 -' -.~ - - ~ 4Xl<

II primo membra rappresenta la derivata rispetto al tempo del-


l'energia cinetica per unita di massa. In condizioni staziona-

J'.r .
ri~ divicne

~'w1(t"
Il primo termine al secondo membro rappresenta 1a potenza delle
forze esterna per unit a di massa. Da osso si preseinde nel caso
dell'aria. A1 pili nel caso del peso vale

d"-OJ_(- .~~) X ~~
dove z e la quot.a ascendento e g 1 t accelerazione di gravita. II
secondo termine a secondo membra della (13) vale

103
- 21 - B.Finzi

dove

(14)
H " f ~:-
e l'entalpie che da il contenuto termico per unita di massa,
entaJ.pia cha si caI~ola medi ante l' int egra1e indefini to ('4),
una volta esprosso ? in funzione di p risolvGndo lo' equaz:i.onG
colllplementare.
Nel caso stazionario dalla (13) si trae dunque:

3'WAl tt1\]'\ 3% H1 't


X +
== 0,
Questa afferma che lungo una linea di flusso, nel moto staz1ona-
rio diun fluido perfetto, e costante il trinomio che in esea
compare:

(15 )
~ 'U' \ ~z + H :: VO~
La (15) esprime il celebre teorema di Bernoulli.
In particolare, per un gas che non esp11C8 la sua compri-
mibilita, trascurando l'addendo gz.o ricordando la (10'), sL he:

(15' )
i ,,/+ t =cot',
Per un gas perfetto in condizioni adiabatiche, ricordando le (10 '"
81 he. 1nvece:
. . ~-\
(15" ) : '\J t. + .:J1:) r _ e.ot.
~ (-I\K)
In entrambi i casi, se il mote e stazionar10, lungo una line:? di
lus8o In prcssione e maggiore dove manore e 1n velocita, minora
dove quest'ult1ma e maggiore.
Poiche 10 pressione p non PUQ mai essere negative, dalle
(15') 0 (15") 8i deduce cho In velocita v dGl fluido non PUQ mni
supornre, mantenendosi stazionaria, una vG10cita limite V facil-
monte calcolabile in base alle relazioni precedenti.

104
- 22 - B.Finzi

8i ri~evi che ncl caso partioolnrc, ma notevole, di un


moto stazionurio e irrotazionalo, in virtu del1a (5). laprima
delle (12) 81 puo scrivere oosi:

~)t~2.+6:(,+H1 ::0
l
Intogrando questa rolazione si deduce oha i1 trinomio
1 2
~ +gz+H
3 costante ovunqUC, e non so1tante lunge una linea di flusso.

6.- Fronti d'onda e volocita del suono.


E' importante ricerc8rc, in un fluido perfetto, ifronti
dlonda, attravereo i quaLi 10 derivate prime delle funzioni inco-
gnite ohe compaiono ne1 sistema (12) possono presentare delle
diS<Jontinui. tao
Detta

(16 )

l'equazione di un fronte dronda in un generioo istante t, la


velocitA d'avanzamento di tale fronte d'onda e notoriamente
(17) A
Esprimiamo, mediante l'equazione complementare, p in fun-
zione di ~ e consideriamo 1e rimanenti 4 funzioni incogni te
v 1v 2v 3 ~ Semplici considerazioni cinematiohe impongono alle
diacontinuita delle derivate di queste quattro funzioni attraver-
so i fronti d'onda di soddisfare al1e seguenti relazioni:
d'l/'I( _ ).. J 'C'
;;r-- kU } D0'\J~ \'K'1_1:'. {\Co}:: ~~/~)
oX. ~x '\
(18 )
_ """t. ') l'
)To ) D~~..,::: A, -")"t', li::~'.3)
<Ix" "1)(11 \:
dove D e simbolo lI[i discontinui ta e 'A. 1 \, 2 A 3 "'4 sono quat-
tro moltiplicatori a priori nrbitrari.

105
- 23 - B.Finzi

Scriviamn le 4 equazioni differenziali del quadro (12) da


una banda e dall'altra di un fronte d'onda. Per differenzs otter-
ramo le aeguenti equazioni algebriche, ~inQari omO/ircnee, a cui
ll.bOO- ....bbidire i <ll~t-t1'O moltipl-icutori:

(19 )

Dalle (19), che esprimono 1e condizioni dinamiche relative


alle discontlnuita, si deduce che le discontinuit~ delle deri-
vate dellevelocita sono longitudinali.
Affinche perc 1e varie d1scont1nuita considerate esistano
veramente, biaogna che il determinante dd sistema (19) sia nul-
lo, e cio comporta 0 fronti d'onda fissi rispetto al fluido, a
fronti d'onda d'equazione (16), tale che sia

(20) i; = !~ ~r I~~I
Ora, se vn e la componente di y secondo la normale ~ al
fronte d1cnda, si ha:

d"t'
---
dt
Segue di qui, dalla (20) e dalla (17) che la ve10cita di propa-
gazione delle diecontinuita, rispetta al fluido in mota, e:

(21) e co A-
La (21) da la velocita di
'"~ ~ V1~
~ropagazione

del suono nel fluido
allorche c1 si panga nelle cancliziani genera1i considerate. Essa
risulta genericamente variabilo da posta a P08to e da istant~d

istante. In condizioni adiahatiche dalla (10"') scende aha

106
- 24 - B,Finzi

(21' ) e -= ~ ~r--r
~~
Poiche la (10) e tale che ~.L > 0, la (20) mostra che,
d~
se il mota e variabile, i fronti d'onda da essa individuati sono
sempro reali, cioe sono sempro roali Ie varieta caratteristicho
del sistema differenziale (12), cioe questo he carattere iperbo.-
lico.
Nel caso stazionario cib nmn avviene invece sempre, per-
che in tal caso risulta dalla (17) A=ID, e quindi da11a (21) se-
gue:

(22) ( ? -- ' - v.'1'It -'


-

e questa relazione come ora vedremo, non sempre puo essere sod-
disfatta.
, ,.
,
Diciamo ~ i1 comp1emento
de11 1 angol0 che la velocita y in un
punto,generico P forma col varsoro normale
'I\, a un fronte d 1 onda, varsore spicca-
to da110 stosBO punto P. La (22) diviene

(22 ()

e questa relazione puo essere soddisfatta soltanto Quando ;~ 1.


Poniamo

(23 )

EI questo il numero di Mach, rapporto fra 1a vo10cita del fluido


in un punto e in un istantc 0 180 velo'cita del suono ne1lo stosso
ppnto e nol10 stesso istante. In condizioni ipersonicho M) 1; in
condizioni ipoBoniche M, 1; in condizioni 80niche III = 1.
La (221) si puo scrivaro C08l:

(24 ) --.
M
.~

107
.. I ...

L' angolo d. 8 detto percH) angola di Mach: se ovunque M > 1, so


ci08 vigono ovunque condizioni ipersoniche, questo angolo 8 ovun-
que reale, ovunque reali sono i fronti d'onda e il sistema diff0-
rcmziale contenuto in (12) ha carattere ovunque iperbolico anche
in condizioni stazionariej se invece e ovunque M<1, se cioe vi-
gono ovunque oondizioni iposoniche, l' angolo c( non 8 mei reale,
i fronti d ronda non sono reali e il sistema differenziale conto-
nuto in (12) ha carattere ellittico in condizioni stazionarie, o~

sia cio che avviene in un punta influenza ed 8 influenzato da


cio che avviene in ogni altro punta del campo di moto; se poi
vi sana r0gioni ove !vI 1 e al tre ove M < 1, il si st ema d:i.ffero!!
ziale (12) ha, in condizioni, stazionarie, carattere-misto: esist.Q,
no regioni ipersoniche e regioni ipasonichc, separate de. suporfi
ci soniche ove M = 1, e qui d = f( , cioe Ie. veIoci.ta del fluido
e normale al fronto d'onda.
'2"

7. - Tooremi di Thomson 0 di Lagrange.


Consideriamo un fluido perfetto 0 proscindiamo dalle forze
di masse.. La prima equazione indefinita (12), introducendo l'onta!
pia H, puo scr1versi vettorialIDDnte cosi:

(25)

Esse afferme. cho l'entalpia e opposta al potenziru.e d0llraccele:l~

zione.
Consideriamo nel fluido una linea chiusa l sempre formata
dalle stosse particelle fluide e calcoliamo in ggni istante t la
circolezione f' lungo tale linea: r =f ~ l( dP Calcoliamo la
derivata di r rispetto al tempo: t
(26) dr - J-
dl~"
d!!_xdP
dt
+f 1,,-Xcl"V.
--
t t
Ma, per la (25), Jy .xdP= - dH, montrc ~ x dy=d(~ v 2 ). .3sscndo
cit

108
- 26 - 13.Finzi

Hot v 2 funzi-oni uniformi. entt'8.lllbi gl.i intogral:! "hid C<lIllDBio-

no a seoondo mombro della (26) sono nulli, 0 quindi

(27)

La circo1aziono lunge ogni linea chiusa , sempre formata dalle


stosse particelle fl.uido, 8 dunque costanto, se 11 fluido 8 per-
fotto 0 "il moto lungo ..e e rego1aro; 8 questa 11 teorema di
Thomson.-
Dal toorema di Thomson si puo dedurro, come corollario,
i1 teorcma di Lagrange ,
So inizialmentc il fluido 8 in quiete, lungo tutto 10 li-
nco chiuse tracciats nel campo di moto 8 r =0. Le particellG chG
costituiseono queste linoo formeranno~ a capo del generico tempo
t, delle lineo chiuse cho nolla 101.'0 collottivita riompiranno il
campo di moto,e, per il toorema di Thomson, continuara ad esse-
re r=O lungo ognuna di questo lineo.
Considcriamo quel1e fna quosta linGo chedelimitano dia-
frammi tutti contenuti nel fluido, dove il mota e rC3g01aro,
Par 11 teorema di Stokos, sara sempre nullo il f~usso d1
rot y attraverso ogni diaframma che ha per contorno tali linee.
Dunquo, dove il moto e ragolaro, e sempre rot y =0, Ci08 11 mota
e 1rrotazional.e: e questo il teorema di Lagrange, il quale sottol1.
nea l'importanza predominanto dei fluidi perfotti di quellapart1.
colaro categoria di movimonti che e cos"tituita dai moti irrotazio
nalL

8. - Vortici.
Dato un campo cinotico (li vl,loci ta y, considoriamo i1 campo
del vcttoro rot y cho rapprosenta il doppio dell~ voloc1ta ango-
lare di ogni el:emonto fluido. :Csso e solonoidalo, porbhe

(28)

109
- 27 - 13.F1nzi

Considoriaroo un tal di !lusso in qUGsto caro'Po Stllonoidalo:


il suo flusso ~ eguaglia, pur il toorema di Stokes, la c~CO~a
ziono r della volocita lungo ogni
linea chiusa I , tracciata sulla sua
suporficio, cho abbraccia una sola volta
il tubo. QUGste tubo si dicc tubo
J= r
vortico~

!i!.Q. e 113. sua intansita.


Un tubo vorticoso, esternamente a1 quale i1 moto e irro-
tazionale si dice vortice. L'intensita J di un vortice e l'i,!!
tensita. del tubo vorticoso che 10 cOlltituisce, ed eguaglia la
circolazione lungo ogni linea chiusa e che l(abbraccia una
sola volta, anche 8e questa linea non e tracciata proprio sulla
Buperficie del tubo Vorticoso.
Ecco come e fatto un vortice:
vi e un tubo entr~ i l quale 1e parti
celle fluide traslano, motano e ai
deformano; esternamente ad esso Ie
particelle fluide trasfuno, si deformano, ma non Duotano, e perc
circolano tutte egualmente attorno al tuba con 1a medesima cir-
colazione eguale all'intensita del vortice.
Il tubo vorticoso che costituisce un vortice pub ridursi
ad un filetto vorticoso, rappresentato geometricamfo 3
oo
da una
linea. Affinche la sua intonsita ~ sia finita, biscgna che sia
finito il flusso di rot y. attraverso la sezione infinitesima del
filetto, e questo esige che siano infiniti rot y. e la velocita
angolare degli elementi fluidi che costituiscoho il filetto vor-
ticoso. Un fi1etto vorticoso rappresenta percib una tipica
singo1arita in un campo cinetico irrotazionale.
Ad es. una retta normale a1 piano direttore, passante por
i1 vortice puntiforme considerato nel CAP.I, costituisce un filet-
to vortico!so rettilineo in un campo cinetico armonico.

110
- 28 - B.Finzi

I tubi vortico si e i fTletti ch" ()O ot.it"liSO<:lno ~ v.-.rbi..cj


debbono chiudersi su se stessi a ma di anello, 0 giungere fino
ai limiti del campo, magari fino all'infinito.
In un fluido' perfetto i vortici godono di notevoli proprio-
ta. che discendono dai teoremi di Thomson e di Lagrange: partendo
della qUiete, essi non possono fermarsi la. dove il mota ~ regolare,
ma possono para formarsi ~a dove il moto non e regolare, 0 su-
biace variazioni cosi bruscho da costringere a ritenere viscoso
il fluido, come avviene nello steto limite aderente a pareti.
Tipicamenta i vortici cho si formano costituiscono essi stessi
delle singolarita. rapprosentate da filetti vorticosi.
Ltintensita. complessiva dei vortici cha si formano nelle
regioni di s1ngolarita e nulla, perche se si considera una linea
chi us a L ,sempre formata delle s tesse particelle, le quale
racchiude tutte le regioni di singolarita dove s1 formano vertici,
lungo essa e inizialmente nulla la circolazionc r , e quindi
sempre nulla dwe esaere r in ogni altro istante, e percia nuJ:-
la deve risultare l'intensita. complessiva dei vortici che L rac-
chiude. Se dunque, in un fl.uido perfetto-, si fonne un vortice di
intensita. J in una regiono di singolarita., debbono contemporanea-
mente formersi altri vortici d'intonsita complessiva - J ,pure
in regioni di singolarita..
Sui vortici sussistono i seguenti classici tooremi di
Helmholtz: in un fluido perfetto in moto rogolare osternamente a1
vortici t questi non possono distruggersi; i tubi vorticosi e i
vortici che ne sono dolimituti sonG sempre formati dalle stesse
particello.

9.- Correnti euleriane.


Consideriamo una corrente stazionaria costituita da un
fluide perfetto che non esplica 1a sua co mprimi bi lit a. , la quale,
investe un ostacoJlo fisso> dolh,i tate de. unCI superfioie 6"'

111
- 29 -

Sia 1a velocita 89intotica della


<)(>l:'r~te, e secondo . orient.iamo

l'asse x.
~er il teorema di Lagrange, i1
campo cinetico pub
dove e rego1are, e quindi esiste un potenziale cinetico di
cui y e gradiente,

(29 )

e i1 potenziale cineiico e funzione armonica, soddisfacente al-


l'equazione di Laplace

(0) ts iPt :: 0
Sulla superficie 6 dell'ostaco10 deve essere nulla 12
componente norma1.e della velocita, e quindi

tfflyo, :: ~.
d.-')'I.
=0
A11'infinito y deve ridursi a,, e quindi, so r indica la coordi-
nata raggio, deve risultare:

(32)
t~ d'wct; ( f - ~. X) :: 0 .
Sa nel campo di moto non ci sono fi1etti vorticosi ne altre
singolarita., se sul contorno G dell'ostaco10 e nulla l'intcn-
sita complessiva dei vortici che vi si debbono pensare distribuiti,
quale estrema schematizzazione dello strato limite, e nulla 1a
circo1azione lungo ogni linea L- che abbraccia tali vortici e
quindi 'f e una funzione uniforme 0 pure uniforme e la funziono
~- ex Ie cui derivate s'annullano all'infinito.

112
- 30 - B.Finzi

Una corrente eoeiffatta si dice eul eri ana. E' ad es. eu1eri~

na la corrente di potenziale cinetico

che investe una siera che ha centro nell'origine e raggio a.


E' pure euleriana la corrente piana che investe un profilo circ
lare, e che abbiamo considerato a mo' d'esempio nel Cap.I; e 10
e pure 18 corrente che da quest~si ottiene con una trasformazio-
ne oonforme.
In una gBnerica corrente euleriana. quando r e abbasta.nza
grande, si PUQ sviluppare la funzione f- ex, ooai:
(34) -A
J(,
B +.(, ... "
+ ~ n:.,~

dove il coefficiente A e coetante


. D'altra parte, nel caso spaziale, pOiohe e una funzione 'f
armonica, regolare nel campm eaterno a ~ ad interno ad una
siers n con centro nel1'origine e raggio r abbaatanza grande, e
nullo l'integrale esteso al eontorno della sua derivata normale:
r.df . dd + r .i1.dil::O
J~ d.-n. I n Ii It
a, ricorda.ndo 1a (31) e la (34),

Jn~~dn -hrrA- r~Bdf\ o.


41f.. Jp I(

Ma i1 primo integrale e nullo; il terzo e i successivi 10


sono per r ---t> 00, e quindi

(36 ) A o.
,loer;co
Ne segue che, nel caso spaziale, il potenz.iai~~ di una
corrente euleriana differisoe del potenziale ex di una corrente
uniforme per termini che s'annuJ.lano almeno oome;2 per r~ro.

113
.. )1 . 1,1111. ....

Le sue derivate, che danno Ie componenti della velocita, diffe-


riaoono de.lle componenti della velocita della corrente uniforme
a menD di termilili. che s! annu1lano almeno come ;3'
Lei conilliaerazioni precedenti non sussistono nel caso pia-
no, perche qui bisogna soetituire alle superficie G dell'osta-
colo il profilo che la rappresenta nel piano direttore e alIa afe-
re. 1'2. una circonferenza can centro nell' origine 0 raggio r, V.!!
Ie ancora 10 svilup~o (34), rna i~ luogo della (35) sussiste la r~
laz:ione:

J~
n
'e
drt.
dD - 21<~ -j'~B d~
'{. n 't
.. "., o ~

le. qualo per r -i> co Sl riduce ad un! ide:iJ.:ti tao Vieno mono cos~

la conclusione (36), 0 quindi, nel caso di una corrente ouleriana


piana, il potonziale cinetico i' differisce de. cx per termini
che s' annullano almeno como r:
1
per r ...;;.. 00, e 10 sue deri va to, che
danno le componenti della velocita, differiscono dalle componen-
ti della velocita della corrente uniforme e. mono di termini che
s'annullano almeno come r:1 2
Le condizioni asintotiche relative alle correnti euleriano,
spaziali 0 pie.nlil. proccddLtemente stabilite si dicono condizioni
asintoticho eulo~tQ9~

10. - Correnti trasl0.circolatoric.


Oltre aIle corronti ouleriano intcrossano l'aereOdinamica
le correnti annonicha cha soddisfano, como Ie correnti ouleriano,
~lo oquazioni indefinite (29) (30), alIa condiziono al contorno
(31) e alIa condiziono asintotica (32), ma che non sono euleriane
porche non sussjsite almono una dolle due seguenti condizioni:
assenza di filetti vorticosi 0 di al tro singolari ta. nel campo di
moto, intonsita complossiva nulla doi vortici distribuiti sul
contorno dell'ostacolo.

114
- 32 - B.l!'inzi

Le correnti stazionaric armoniche in presenza aella soia


di Helmholtz, ove il fluido in moto vorticoso e mediamonte in
quiete, lasciano cadore la prima condizione, porche s1 hanno del-
le discontinuita. sullc suporficie cho separano la smia dal resto
della corrente.
Questa prima condizione e pure lasciata oadere d~le corren-
ti aDnoniche non stazionarie, piane, nelle quali a valle del prQ
filo investito dalla corrente si estende la scia di Karman, for-
mata da una duplice schiera alternata di vortici opposti.
Piu semplici di queste correnti non euler1ane sono le cor-
renti stazionarie, pure non eu-
leriane, nelle quali e lasciata
cadere soltanto la seconda condi-
zione. In esse non e nulla la circo-
lazione r lungo ogni linea che
abbraccia una sola volta tutti i
vortici 81 contorno dell'ostacolo,
ma essa e eguale all' int ansi ta complessi va J di tali vortici.
Il potenziale cinetico f non e conseguentemente funz10ne unifor-
me.
Una corrente cosiffatta si dice traslocircolatoria. Per ss-
sa vengono meno 1e condizioni asintotiche pr$prie delle correnti
euleriane, e ai PUQ giustificare fis1camente questo f~tto pen-
sando che all'infinito s1 siano rifugiati i vortici aventi inten-
sita. complessiva - 0 , generatis1 insieme a quello di intensita.
complessiva ~ rimasti sul contorno de11'ostacolo.
Un esempio cospicuo di corrente traslocircolatoria si ottie-
ne considerando la corrcnte stazionaria armonica piana, che ha
come potenziale complesso f(3) la somma del potenz1ale complesso
(30) I, proprio di una corrente euleriana traslatoria cha investe
un profilo circolare avente centro nell'origine e raggio ~, e del

115
- 33 - B.Finzi

ll(>t~al.e~sso (26) I, proprio di una corrente ataziona-


ria annonica, piana, che circol.a con cireol&.z:l,.ene r . . d attorn<>
ad ogni profilo circolar~ con centro nell'origine:

(37) i (z) = e ( z + 4) .. fu ~ '


Questa corrente lambisce 11 profilo circolare con centro
nell'origine e raggio.!, e, se j ';> l.r-rtV, non presents ne un
punto A di propa, ne un punto B di poppa ove la velocita s'annul-
la; se invece ~1 < knllle presenta due punti oosiffatti, i qua-
li vengono a coincidere quando J = L,1t' a-e.

116

CAP. III

AZIONI FLUIDODINAIHCFE SU SOLIDI

1.- Risultante e momento delle azioni fluidodinamiche.


Le azioni che un fluido esercita su di un solido attraver-
so una parete 6 , costlb.tui to da una parte 0 da tutta l~ sup or-
ficie che delimita il so~ido, sono caratterizzate da due vottori:
i l risultante e il momento delle forze cho il fluido esercita sul
solido attraverso G
Se fl.) e la forza per unita di superficie, 10 sf~rzo, cho
\4"
i l fluido esorci ta lb.n un punto P au di un elemento d" di ver-
sore normale !! volto verso l'esterno dol f1.lrIIido, talo risultan-
te 0 tale momenta, rispetto al polo 0, sono:

In condizioni statiche t('-....) si riduce al prodotto della prossiQ


ne statica Po p~r il vorsoro normalo ~ , e quindi i1 risul tanto
~ ed il momento Mdelle azioni dinamicho che il fluido osercita
sul Bolido si osprimono cOBi:

(1 ) R - J(t(~) -!a 'fr)d6


(2 )
~1
d
:: S0- 0)" (t(~)- ~~ '!:) ck .
Nel caso di un fluido perfotto, se p e la pressione in con
dizioni di moto, fr'Yv) = f~ e quindi le (1) e (2) diventano:

(1 ' )
R : ;r(t-r'c0"" J.. ) (~~
. ~\...
t! = f(r-O)A~-t~'!>cl"
...
Nel caso di un fluido viscoso, bisogna porre nelle (1) 0

(2) ~'IV)'" t '!! + ~tr.)' dove, se qik e i1 doviatoro degli sforzi,

117
lUI 'it ........

f<
~{~) e il vottore di eompononti qik'Vv
- 8i cO~1.si :l::;ri. 1.n ~artico1,)re, un solido. deJLimi tato dalla
6uperfici 13 f5 il qualo si mu.ovc 'li moto tro.slatorio, con vc-
10cit8o Q in sono ad un f'luido. La compononto del risultantG li
dGIIG azioni:lim.micho secondo - e
compononto di !i normaie a Q si dicc forza _dGv:;iatriQ.. La porta-
~ e una forza dcviatrico. I l l"-omcm~o M si dice ~_mcn12_1~yJato-

!.
Consi.dcriarno un solido in moto traslatorlo n:ttilineo lmi-
forme, con voloci t3. COSGante Q, in SGno ad un fluido. indofini-
taunente GstGSO, in qulilotoall'infinito. So imprimiamo a tutto
i l sistema solido-fluido un moto traslatorio rettilineo unifor-
me con voloei t3. .9.. '" - 2., i1 solido rimanc formo e i1 fluido 10
investo con u.'1::l co:":;"onto di velooi ta asintotica ..
Per il prinGipio g91ileiano dj rolativita, il risultcmtc.; 00.
il momento dollo azioni dina111.lche cha lEI corronte esc.;rci ta sul-
l'06tacol0 Gono \:uc.;lli ste~si cho il solido incc-ntra mov(~ndosi

o.i mota traslatori.o rc.;ttilinuo u.'1i.formo con voloei t8. Q in aono


al fluido in quiete all I infinj to. Lo ga11nrio PI vento 8i fondanc
appunto su quosi.;o principio,

2. - Toororo/\" d.o.ll.a a).l.antj,ts. di.....11lS>:t..o.-


Por calcolnro il risultanto Ill: del1.o ozioni dinamicho oho
si 0sercitano su -Gutto i1 contorno r. di una :rogione ~luidat:)
ci si PUQ sor.,rire dol tooroma dol10 quantita di mote.
Sia ~ 1:1 densita G :y: In volocita del fluidc in '"t: sia
l la forza Gst~r'na por 11..'1i ta di volume (tipicalllente :i1 paso spo-
ci~ico, dal guale jn aer,/od:in~mica ord.inaTiam~r,:to si proscinde).
8i ha:

-ft(w)dL
r
(3)
~ Jq~d~ -, +
J d-r
't'
L ~

118
- 36 - B.Finzi

sen, e i1 versoro norma1c vol to osternamento a 'C'


Ora~ in cond.izjoni statiche, la (3) diviene:

() = Jt ~ d L +Sf
!
o
1:'
dT
Facondo la diff~~onza e ricordando In (1), si hal

R-! (1,5 ~!!


- d,t;
J
0. 't'
''\:'
La (4) e applicabilc alla por-
zione di corrente cho investo un
ostacolo fisao e chc e estorna alIa
superficie. ct dull.' ostacolo od in-
terna ad una su)orficiu di control
10 SL , ad.es. una sfera di rag-
gio abbailtanza grand0.
Nel caso in osamo la dorivata sostanziale rispotto al tem-
po della c,uanti ta di mota e,ip':_9l'!:d!:.zJC!:P.-J~J?,ggola~l.ta, somma
di tre addondi: i1 primo e la derivata parziale rispetto al tem-
po della quantita di mota, i1 s~condo e il flnsso d1 quantita
di moto uscento da 5 , 11 terzo e i1 flnsso di quantita di mote
usconto dn n. . O:l;a, i1 primo addendo vale
ct~
..2. f~~'dt
; 11
secondo e nullo, porche G e suporficie di fIusso; il tcrzo va-
le J.~<;~X'~ An ,perche ~?)(~dn e 11 flusso di massa
.1'1
uscente dnll' clcrnonto d n .\'. -go ~ 1? )( ~ dJl 11 flusso di quanti'"
ta di mota cnu usee, dal IDodosimo elernento.

(5)
Dunquo:

it fq ~ d-r::'
--r-
* S~~ d..
"t.n.
3. - Azioni dinamich8 cscrcito.:te da correnti armon,ie.he
+ J~ ~!)(!: dSl .
.stazion2.r~.

Nel Co.so di .29I.E.nt~ arm(miC~le stnzion'lriG, vo.le i1 tcorc-


rna di Bernoulli nella forma

(6 )

119
- 37 - B.ll'inz1

dove gz e l'eriergia.potenziale delle iorze unitarie di massa


(dalla qua1e in ael'Odinamica ordinariamente si prescinde), q e
costante e la costante che compare al. secondo membrp non dipende
dalla line~ di flusso che si considera.
D'altra parte, in condizioni statiehe, delle (6) si trae

qX
(J
+ k~ ::: (.o~t. ,
?

e sottraendo questa dalla (6) 8i deduce:

(7)

la (1') diviene percio:

(8) R - i Jll-l"?;
, de-
Questa formula, che da. il risultante dell.e azioni dinami
che au di una generics superficie 6 , divieneparticolarmente
espressiva nel caso piano, in cui , e sostituits da una linea
A, di flusso.
Diciamo R1 e R2 le componenti secondb gli assi cartesiani
xy, aegnati nel piano direttore, della forza li per unita di altez-
za che si oserci ta sulla linea di f1uBso A (1e dimensioni di li
sono quel10 di una forza divisa per una lunghezza). Se ! e l'uni-
ta immaginaria, della (8), si trae :

dove
sono 1e due
del versoro
generieo punto P e volto esternamente
a1 fluido.
~---.~
X

120
- 38 - B.Finzi

II verso degli assi cartesi.ani e i1 vers.!) di percorrenza di


)" ne1 ca1col0 dell'integrale Bono quelli indicati in figure: in
partieolare, porcor:cendo),,, , si laseie il fluido a destra. Con
questa c~venzioni 8i ha dunquc:

(9 ) -~ J~~) (
(!l. .
d)( - ~ dY)
A,
Introducendo la variabile complessa z=:x:+iy, la veloeita
complessa w=V 1-iv 2 e osservando che lungo una linea di flusso
cl~. _ ~ , si tresforma ~a (9) nella seguente fonnula d~
'It' - ,,;
Blahus: 1.

(10 ) :;: -t J~i"d?; .


A-
La (10) dh i1 risultentc delle azioni dinamichc dhe una
corrente armonica stazionaria esercita su di una linea di flusso,
mediante i l calcolo, lungo tale linea, di un integrale, rispet-
to alla variabile complessE' z, della funzione 'Ill di tale veria-
bile.

4.- Paradoss() d..:L.<1'Aleptbert.


Consideriamo una corrente stazionaria, formata da un gene-
rico fluido perfetto (che esp1ica 0 no 1a sua comprimibilita),
1e quale investe ~~ ostacolo delimitato da una superficie ~

11 moto sia irrotazionale 0 no, ma ovunque regolare nel suo cam-


po, e la veloci-La tenda, al:l t infini to, al valore asintotico ,,
differendovi a menD di termini ahe s'annullano (come per le cor-
rent '~ e uer~aae/
l' "1 1 per r _ 00
a .meno come ;3
Applichiamoil teol'ema del) a quanti ta di moto alIa porzione
di corrcmte che occupa i1 campo 't' , estr-ello alIa sUJ'er1i cie ~

che delimita l'ostaC'olo e interno ad una sfera.Q.. con centro al


finito e raggio r abbastanza gEande. 3i hal

(11 )
R t r(p-ro)~ dD.
,fl.

121
.. 39 - B.Finzl

Nella (11) ~ e il risultanto dolle azioni dinamiche che la cor-


rente osercita 6ull'ostacolo. p la pressione; Po la pressiono in
condizioni statiche, .~ il versore normale a!l , volto verso
l' esterno di .1!' , ~ 11'1 densi tao
Valendosi della (5), valida in condizioni di regolarita,
e ricordando che la corrente e stazionaria, dalla (11) 8i ricava:

(12 ) F? ::- J~ ~ ,y xn dn
n
- rl --!,,,) !!~
Jl.
f 11..

Be allora supponiamo infinito il raggio r di n e osservia-


mo che, vigendo per ipotesi condizioni asintotiohe euleriane,
la velocita ~ differisco dalla costante a mono di termini che
s'annullano, per I.' -..,. 00, almonD come ~3' e cosi pure P-Po e f
differiecono delle costanti (P";Po) 00 e I" )()O
a meno di termini
che s'annullano nol modo precodente (.), dalle (12) si deduce:

R - (~) . X ~ Hl
OQ
I
:n.
-(t. -f~ ~:fl.~ ~.n .
oq-

Ma, por ragioni di simmetria f'll ~.o_ ::; 0 , e quind!


n.
(13) R- 0

La (13) estende ad una generica corrente stazionaria,


formata da un fluido perfetto, in moto regolaro e sotto condizio-
ni asintotiche ouloriane, i1 celebre ~adosso di d,,'Alembert,
che questo autere stabil~ per correnti armoniche che investono
solidi di rivo~uzione, e che ~u via via esto8o da POisson, Groen,
Plana, Kirchhoff, Cisotti.

(')Dal teoroma di Bernoulli si deduce che, quando vigono condizio-


~
ni asintotiche euleriane per la veloci ta e quindi anche per :1.-
~
queste condizioni vigono anche pOl.' l'entalpia, e quindi ancho par
p-p& 0 ~

122
- 40 - B.Finzi

Data l'importanza del paradosso di d'Alembert, accenniamo an


un1attra &ua di~strazioh& va~ida per 1e correnti euleriane ata-
zionarie piane.
In questo c~so,se /, e la linea chiusa che costituisce i1
profilo de11'ostacolo investi to dalla corrente, l.a formula di
Blasius (10) da;

(14)
R, +, R,
dove w=w(z) e 1a ve10cita complessa.
=-
Ma, se ,Jl e una circonf.erenrza con
~ f"~~z *~
- -
t~

~~+ -~_
~.<~I ?~
__
,'--- \''/.:'
centro :Q,ell 'ongine e raggio r abbastan' --~~,;: ..J.---
-, ~'.n.
za grande, in condizioni di regolari-
ta ~ notoriamen-te:

(15 )

e quindi

(16 ) :? Jl.
w?'dz

Ora, per Ie correnti euleri.ane piane, w differisce da c a meno


di t ennini che s' annal1ano almeno come 12 per r _ 00 , e quindi
2 . 2 r
anche:w diffel!ri.sce da c a meno di tennini che s'annullano nel-
10 stesso modo. Ne segue che l'integrale che compare a secondo
membro della (16) e nullo, ossia

conformemente al paradosso di d'Alembert.

5.- Estensione del paradosso di d'Ale~bert ai fluidi viscoei.


La dimostrazione del par~dosso di d'Alembert, ottenuta
sfruttando il teorema della quantita di mote attraverso le (11) e
(12), puc estendersi ai fluidi viscosi. Basta infatti in questo

123
- 41 ..., B.Finzi

caso aggiun[ere s.1. vettore (p-po)'~ che vi compare i l vettore


1~)che rappresenta 10 sfor~QVi8coso che si eaercita su di un
elemento euperficiale. di versore normale .~
Se manteniamo ferme 1e ipotesi di regolar~ta e le condizio-
ni asintotiche euler1ane, in 1uogo della (23) a1 perviene alla
rel.azionel

(13' ~ R - ( q(".) J ..0


In..
Ma se all'infinito v differisce dalla oostante c a meno
di termini che s'annullan: almeno coma ;3,
gli sforz1-viecosi,
cha dipendono linearmente dal1e derivate di y slannullano sufl
almeno com~ 1 4 , e quindi come l'integrale che compare nella (13')
r
e nullo. He segue, come per i fluidi perfetti:

(18 )

6.- Rimozione del paradosso di d'Alembert.


La precedente esteneione del psradosso di d'A1embert moetra
che la viscosita,considerata sol tanto in modo diretto, attraver-
80 le equazioni indefinite, non basta a rimuo~ere i1 parado8so

stesso. Per rimuoverlo bisogna rinunciare 0 alla regolar1ta, 0


alle cOndizioni Bsintotiche euleriane, 0 a entrambe le condiz1oni
che intervengono in modo esaenziale nella dimostrazione del para-
~sso, sia q~do a1 presc1nde che quando a1 considers la visco-
sita del fluido.
La viscos1ta puc indirettamenee rimuovere i1 paradosso pro-
vocando delle singolarita B alterando le condizioni asintot1che
mUeriane. Cl0 avviene nello strato limite aderente alle pareti:
qui infatti ai fermabo vertici e questi, quando s1 allontanano in-
definitamente con intenaita complessiva non nulla, creano condi-
zioni asintotiche non euleriane, quando reatano al finito nel

124
- 42 - B.Finzi

fluido r~guardato come perfetto.


Per mostrare matematicamente come una singolarita ilossa
rimuovere il paradosso di d'Alembert, riprendiamo la dimostra-
zione del parado sso st esso, quando in un punta d' affissa Z v ,
posto nel campo di moto, vi sia un vortice puntiforme d'intensite,
'" e quindi posse scriversi (cfr.la (27) I):
Q,)'

W( Z) Ll(Z} + J
2rr ~Tz---;:)
dove .\A,( Z. ) e una funzione rego-.
lare nel campo di moto, anchc per

In questo caso isoliamo il


vortice, e cioe i1 punto di sin~ola

ri ta, con un cerchietto (,I di rag-


gio infinitesimo e osserviamo che,
in luogo della (15), si ba:

(15') f
'A.
wLdz
~n
+~li/d.Z.
w
-+ ~\X'tdz ':- ()

In 1uogo della (16) si avre. dunque:

(16') R:t, -\- i. ~1 -= -ltW\h .\- t\~


..I'\.
\/'h .
.(,)
Se valgono per la funzione w(z) condizioni asintotiche eule-
riane, e nullo il primo integrale ahe compare a secondo membro
della (16'); me nnn il l'\~cond.6 ahe riaul ta eguale a 2 W ( Z,,) ~
Ne sggue:
(19 )

a cade quindi il patados8o di dtAlembertl

125
... 4,) -

CAP. IV

TEORIA Dr JOUKOWSKI PER.L'ALA D'APERTURA INFINITA

1. - Teorema di Kutta-Joukows)d.
Le poche nozioni d'aereodlnamica svolte nei capitoli pre-
cedenti ci permGttono di esporre la prima teoria alare: quella di
Joukowski per 1'a1a d'apertura infinita, quando l'!i,:l'ia non espli-
ca la sua comprimibilita. Questa teoria si fond~su di un teor0-
ma mol to semplice: il teor-oma tIi Ku..tta-JoukOwski.
Consideriamo la corrente stazionaria traslocircolatoria,
di veloci ta asintotica. c e circolazione r , ehe investe nel
piano direttore un IHofi.lo circolare e. con centro nell' origine
e raggio B. Il potenziale complec:so e dato dalla (37)II e deri-
vanda si ottien8 la ve10cita complessa

Questa corrente piana comporta tanti vortici distribuiti


suI profilo ciroolaro, per un l intensita complessiva j eguale
alIa" circolazione r . }~S3a non e una corrente euleriana, per
J ~O, perche all'infinito w differisee de c a meno di yermini
1 .
che B'annullano Boltanto come ;, per l' ~~ (l)

CQlcoliamo i1 riBv~tante E delle azioni dinamiche (per


unit8i di lal'ghezzO\ jn senso norrna1e a1 piano di-re-ttore) ehe la
corrente eseroita sul profilo c::"roolare.
Grazie alIa formul.u di Blasius (10) III, se )' e 1a densi ta
costante d0l flu1do, 8i hal

(2 ) ~ L. 1d'l.
R2. +t R1 =- - TrW
~~~)
~~
cdz.
... ' - 7""
t
+ c~.
'Tf l
f
0
~
ch-
t.-
\
.
'{
.
Tutti gli integraL ehe compaiono nell'ultimo membra della (2)

126