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Introduzione

elementare al metodo
degli Elementi Finiti

carmelo.demaria@centropiaggio.unipi.it  
+  
Obie4vi  
•  Introduzione  elementare  al  metodo  degli  
elemen8  fini8  
–  Analisi  Termica  
–  Analisi  Stru>urale  
–  Analisi  Fluidodinamica  
–  Analisi  Ele>rosta8ca  
•  U8lizzo  del  soBware  COMSOL  3.5    
+  
Un  po’  di  “filosofia”  
•  Come  avviene  anche  in  altri  se>ori  di  ricerca,  la  
modellis8ca  di  per  sé  non  è  un'a4vità  esclusivamente  
scien8fica,  anche  se,  naturalmente  vi  sono  conce4  
universali  che  essa  deve  riprodurre,  quali  ad  esempio  
la  conservazione  di  massa  e  energia  di  un  fluido,  del  
momento  d'inerzia  di  una  stru>ura,...,  vi  è  in  effe4  
anche  una  componente  ar#s#ca  dietro  una  
simulazione  di  successo,  che  deriva  dal  sapere  quali  
domande  ha  senso  porre,  quale  livello  di  de>aglio  ha  
senso  me>ere  nelle  diverse  componen8  del  modello,  
quali  semplificazioni  apportare  in  modo  da  favorire  
una  sua  integrazione  con  modelli  diversi.  In  mol8  
se>ori  industriali  e  dell'ingegneria  la  modellis8ca  
matema8ca  è  ormai  di  uso  consolidato.  
Alfio  Quarteroni  
+  
Analisi  agli  elemen8  fini8  
•  Metodo  per  la  risoluzione  numerica  di  
una  equazione  differenziale,  sia  essa  alle  
derivate  totali  o  parziali  
•  Più  precisamente  si  tra>a  di  un  metodo  
per  approssimare  una  equazione  
differenziale  con  un  sistema  di  equazioni  
algebriche  
+  
Terminologia  
•  Campo  fisico  (termico,  elas8co,  
fluidodinamico)  
–  Stazionario  
–  Sta8co  
–  Variabile  
–  Leggi  (equazioni  differenziali)  
•  Sorgen8  
–  Interne  
–  Esterne  (condizioni  al  contorno)  
•  Potenziale  del  campo  (problema  
fondamentale)  
 
+  
Problema  fondamentale  
•  Assegnata  la  regione  entro  la  quale  si  vuole  
considerare  il  campo  
•  Assegnato  l’intervallo  di  tempo  entro  il  quale  si  
vuole  considerare  il  campo  
•  Precisata  la  natura  dei  materiali  contenu8  entro  
la  regione  
•  Assegnate  la  posizione  e  l’intensità  delle  sorgen8  
•  Precisate  le  condizioni  al  contorno  della  regione  
•  Determinare  in  ogni  punto  ed  in  ogni  istante  i  
potenziali  del  campo  
10 CAPITOLO 1. INTRODUZIONE

+  
Nozioni  preliminari  (1/4)  
un piano basta valutare l’angolo α che il piano forma con quello oriz-

zontale. La pendenza può essere espressa dando la tangente dell’an-
golo che il piano inclinato forma con il piano orizzontale: scriveremo
g = tan(α). Tale tangente è anche uguale all’incremento di quota per
•  Gradiente  di  uno  scalare  
CAPITOLO 1. di
unità INTRODUZIONE
percorso nel piano orizzontale.

y
he il piano forma con quello oriz-
spressa dando la tangente dell’an- q
n il piano orizzontale: scriveremo z
uguale all’incremento di quota per g
le.
! ! s !T ! !T ! !T !
a) b) g ( r ) =c) i + j + d) k
Figura 1.1.
y !x è tanto!y
La discesa dell’acqua su un piano inclinato più !z
rapida quanto più il piano è inclinato. Se non vi fossero l’adesione e
q
le asperità del piano l’acqua scenderebbe lungo le linee di pendio del
z piano. g {scivola}

Dal
s momento che un piano in coordinatexcartesiane si descrive me-
diante
c)una equazione del tipod)
+  
uggerisce l’introduzione di un
Nozioni  preliminari  (2/3)   ✐


� ∂
+k (1.31)
∂z•  Divergenza  di  uCAPITOLO
16
n  ve>ore  
1. INTRODUZIONE

operatore consente
z di scrivere
n
k
P n

�k ∂ u = ∇ u
n P P
j
P (1.32) P P n
∂z x
n P
y
i
n
Figura 1.4. Il parallelepipedo infinitesimo utilizzato per scrivere
l’equazione di bilancio in coordinate cartesiane. {grad-div}

� ∂q x ∂qy ∂qz
+ qz k] Calore
= generato. + Se la + generazione = ∇ · è�qdistribuita con una
di calore
densità∂x ∂y
σ la quantità ∂z entro un cubetto infinitesimo di
di calore generato
(1.33)
lati dx, dy, dz in un intervallo infinitesimo di tempo dt è data da:

el {EF31}
prodotto scalare traQ un ope-
= σdxdydzdt
gen (1.13)
εk=1 k=1 k=1 ε 2 2


 �6 � (1.29) �

 1 1 1 (1.29) 1
+  
6 6 

 div q
� = q
� (P k ) · n
� k ε2
= q x (x + ε, y, z) − q x (x − ε, y, z) + ... + ...
cui 
 ε3 k=1 ε 2 2

grad
{F20}
∂ u ∂
d u =u�i= �i +
u ∂
da�jcui
Nozioni  preliminari  (3/4)  
u ∂ u ∂
+ �j6 + �k+ �k
u ∂ u
divdiv
∂q ∂q
x x
�q =�q = + + + +
∂qy∂qy ∂qz∂qz
(1.30)
(1.30)
(1.29)
∂x ∂x ∂y ∂y ∂z ∂z ∂x ∂x ∂y ∂y ∂z ∂z
∂u � ∂u � ∂u ∂q x ∂qy ∂qz
La •  Operatore  ve>oriale  nabla  
scrittura
{F21}
scrittura grad
in �
u = i cartesiane
in coordinate
coordinate +j + k suggerisce
∂y suggerisce
∂x cartesiane ∂z
divl’introduzione
�q =
l’introduzione
∂x
+ di un
+
∂y di un
∂z
(1.30)
tore vettoriale
eratore vettoriale
La scrittura in coordinate cartesiane suggerisce l’introduzione di un
� ∂� ∂ � ∂� ∂ � ∂� ∂
operatore vettoriale
∇ =∇+=i +i + j+ j + k+ k (1.31)
(1.31)
∂x ∂x ∂y ∂y ∂z ∂z
∂ ∂ ∂
{F22} ∇ = +�i + �j + �k (1.31)
èsistato
è stato dato il nome nabla. Questo operatore
∂yconsente di scrivere
radiente
diente
•  Quindi  il  gradiente  diventa  
dato
nella
nella
il nome
forma
forma
nabla. Questo operatore
∂x consente ∂z di scrivere
cui si è stato dato il nome nabla. Questo operatore consente di scrivere
il gradiente � forma
� nella � �
∂� ∂ � ∂� ∂ � ∂� ∂
grad u = i i + j+ j + �k+ k u =u ∇=u∇ u �
grad u �
= (1.32)
(1.32)
∂x ∂x ∂y ∂y ∂z ∂ ∂z ∂ ∂
{F23} grad u = �i + �j + �k u = ∇u (1.32)
∂x ∂y ∂z
avergenza
divergenza della forma

della forma
•  E  ellaa  divergenza
divergenza  
�della forma
diventa    
� �
∂� ∂ ∂� ∂ ∂� ∂ � � � ∂q ∂q x ∂qy∂qy ∂qz∂qz
x
=�q =+�i +i ∂x
+ �j+ j ∂y + �k�+ k ∂z
∂· [q·x[q
�i +x iq+y �qj y+�jq+z �k]
∂ ∂
qz = k] = + + + + = ∇
∂x ∂y
= ·∇�q· �q
∂q
∂y ∂zx∂z y ∂qz
∂q
∂x div ∂y�q = ∂z +�i + �j + �k · [q x �i + q∂x �j + q �
k] = + + = ∇ · �q
∂x ∂y ∂z
y z
∂x (1.33)
(1.33)∂y ∂z
applicato formalmente la regola del prodotto scalare tra un ope- (1.33)
endo{F24}
è il vettore gradiente. Come riprova si osservi che se d�r giace nella
superficie ortogonale passante per il punto P si ha �g · d�r = 0 e quindi
+   dz = 0 come deve essere.

1.3 Nozioni  preliminari  (4/4)  


Flusso di calore
La quantità di calore Q che nell’unità di tempo attraversa un elemento ✐
di superficie piana A con baricentro in un punto �r dipenderà sia dal
•  Densità  di  flusso  
punto che dalla giacitura che dall’estensione dell’elemento di superfice:
scriveremo allora Q(�r, �n, A).

z z
g i ac i t ur a di mas s i mo f l us s o
A max n
CAPITOLO
Q 1. INTRODUZIONE q
A nmax
r r Qmax
Si può istituire un vettore che ha la direzione del vettore �nmax . Per
ere unax grandezza che dipenda solo y dal puntox dovremo considerare y
mite di tale rapporto:
Figura scriveremo
1.3. Il vettore densità di flussodunque
di calore ha la direzione del
massimo flusso. {giacitura}
�Q�
Considerando diverse giaciture si elementi piani passanti per il pun-
q
� (�r ) = lim �nmaxche. esista una gia-
to �r, il flusso per unità di area Q/A varierà. È intuitivo (1.8)
A−→0 A max
citura per la quale tale rapporto risulterà massimo: indichiamo con �nmax
il versore di tale direzione orientata e con (Q/A)max il valore massimo
ttore �qdel
(�r)rapporto.
cosı̀ definito prende il nome di vettore densità
di flusso
alore. Ne viene che il flusso attraverso una superficie S sarà la
equazione
+  
costitutiva
Prima  equazione  cos8tu8va  
il calore va dalle regioni a temperatura magg
•  la  quan8tà  di  calore  che  transita  
eratura minore ci possiamo
a>raverso  un  elemento  di  superficie  
attendere che ta
e di piana  
temperatura,
tangente  ad  tanto maggiore
una  superficie   sarà la qu
isoterma  
per  unità  
per unità di area.di  area  Si
e  per   unità  di  tempo  
sperimenta la èseguente
 
proporzionale  al  salto  di  temperatura  per  
l vettore densità di flusso
unità  di  lunghezza  misurato   di calore con il gra
perpendicolarmente  alla  superficie  
�q = −k �g.
hiama conducibilità termica. Il segno meno
che l’equazione costitutiva (1.21) si scrive
+  
Seconda  equazione  cos8tu8va  
∆u = ρ c∆T
•  Incremento  dell’energia  interna  legato  
me è all’aumento  
infinitesimo, della   temperatura.  
ricordando l’equazione (1.14)

∂u
dt u = ρcdt T = ρc dt
∂t
il calore specifico (= capacità termica per unità d
contenuto entro il volume dV e ρ è la densità del
he il prodotto ρc dà il calore per unità di volume
o.
� �
za rimane ∂q pressoché
∂q costante.
∂q
+  = x y
+ si esprime
+
z
dxdydzdt
∂x Equazione  
ncio termico ∂y ∂z di  relazione
nella Bilancio  
(1
re generato
queste premesse calore accumulato
l’equazione
=generato  
•  calore   =     + calore(1.12)
di bilancio uscente. (1
si può scri
� �
calore  
∂u accumulato  ∂q +  cxalore  
∂quy scente  
∂qz
dydzdt = dxdydzdt + + + dxdydzdt (1
∂t ∂x ∂y ∂z
Qgen = Qacc + Qusc (1
liminando i differenziali si ottiene
mo i tre tipi di calore. ∂u ∂q x ∂qy ∂qz
σ= + + + . (1
∂t ∂x ∂y ∂z
ateriale si dice isotropo quando le proprietà fisiche non dipendono
l’equazione
mentre di bilancio
si dice omogeneo quando scritta
le suein formafisiche
proprietà differenziale, ov
non dipendon
ercamente il legno, dotatoinfinitesimo.
un parallelepipedo di fibre, non è né omogeneo né isotropo.
sono alcuni, come il faggio e l’ontano che sono abbastanza omogen
nzione
erciò adatti alla tornitura.
Equazione fondamentale
+  
Equazione  fondamentale  
nando le due equazioni costitutive (1.10) ed (1.23) e l’equazione
n l’equazione di bilancio si ottiene
� 2 2 2

∂T ∂T ∂T ∂T
ρc −k 2
+ 2 + 2 = σ. (1.24)
∂t ∂x ∂y ∂z

equazione fondamentale
!T della conduzione termica.
!c " # $ k#T = "
!t
!T 2
! c " k# T = "
!t
!T
! c " k#T = "
!t
lore l’equazione si riduce a
+   DIVERGENZA
1.8. Nel caso particolare DI� UN in VETTORE
cui non vi sia �generazione distribuita d
lore
F49} l’equazione
ρc
∂Tsi riduce
−k I  tre  casi  
∂ 2
Ta
2
∂ 2
T
+ 2 + 2 =0
∂ 2
T
Fourier
∂t � ∂x ∂y ∂z�
Nel caso ∂Tparticolare ∂2 Tin cui ∂2 Tnon ∂vi2 Tsia generazione distribuita d
ρ c equazione
nota come
lore l’equazione − kriduce2 adi
si + Fourier.
2
+ Se 2
0
la=conduzione termica è a (1
Fourier re
∂t ∂x ∂y ∂z
ovvero se la temperatura
� 2 non varia col � tempo la (1.24) si riduce a
2 2
nota come ∂Tequazione ∂ T ∂
� di2 Fourier.T ∂Se Tla conduzione
� termica è a reg
ρc −k 2∂ T 2∂ T ∂2 T
+ 2 + 2 = 0 Fourier (1
ovvero se la ∂t temperatura
−k∂x non
2
+ varia
∂y
2
∂zcol tempo
+ 2
= σ la (1.24) si riduce a
Poisson
� 2 ∂x 2 ∂y 2 ∂z�
nota come equazione∂ diT Fourier. ∂ T Se ∂ Tla conduzione termica è a reg
ovvero nota come
se la −k
equazione
temperatura 2
+ di varia
non Poisson
2
3
+ col2 tempoNel
= σcasola inPoisson
cui sianche
(1.24) (1
la aso
riduce
∂x ∂y ∂z
manchi4 , l’equazione
� si riduce a �
2 2 23

nota come equazione T ∂ T
2 di Poisson
2 ∂ TNel
2 caso in Poisson
cui anche la sorg
−k ∂ T
+ ∂ T
+ ∂ T = σ (1
4
manchi , l’equazione 2 ∂y 2a +∂z 2 = 0
∂x si2riduce
+ 2 2 Laplace
∂x ∂y ∂z
2 2 32
nota che
come equazione
prende il ∂
nome T di
di Poisson
∂ T ∂
equazione TNel
di caso in5 . cui anche la sorg
Laplace
4 + 2 + 2 =0 Laplace (1
manchi , l’equazione∂xsi riduce
2 ∂y a ∂z

+   ✐ termica stazionaria in un campo piano.
onduzione
Condizioni  al  contorno  1/3  
dall’equazione di Poisson che, in coordinate cartesia-
licita
1.11. LE CONDIZIONI AL CONTORNO 25
� 2 2

∂ u ∂sarà
u indicato con ∂Ω. Tale contorno si può dividere in due o più par-
−k 2
= ρ.σ delle quali o è assegnato il valore
+ ti 2in ciascuna (1.45)
della temperatura o è
∂x ∂y
assegnato il calore entrante.

nsionale Ω che prenderemo in considerazione prende


o del problema. Siapotenziale
la sorgente
assegnato
ρ(x, y)
flusso che la tempe-
assegnato u
definiti entro la regione Ω. Il contorno della regione
flusso u
assegnato k 2
n k u =
potenziale
u
assegnato potenziale
assegnato u
flusso assegnato k
n
Figura 1.6. Il contorno della regione si può dividere in parti: in alcune
parti è assegnato il valore della funzione, nelle rimanenti il valore del
{contorno} flusso.
Figura 1.7. sinistra) La derivata direzionale; destra) la derivata
+  
ale} normale in un punto del contorno.


Condizioni  al  contorno  2/3  
Consideriamo il problema di determinare la funzione u(x, y) che
soddisfa le seguenti condizioni:
 2


 −k ∇ = σρ(x,
u(x, y) 1.11. LE CONDIZIONI
y) AL CONTORNO 25






 u(x, y) sarà
= indicato con su
assegnata Taleparte
∂Ω.una contorno
del si può dividere in due o più par-
contorno


 ti in ciascuna delle quali o è assegnato il valore della temperatura o è





 ∂u(x, y) assegnato il calore entrante.
 −k = assegnata sulla parte rimanente del contorno
∂n
(1.48)
Le due condizioni ausiliarie
potenziale
assegnato
prendono il nome di condizioniu al con-
flusso assegnato

torno. A causa della presenza di due tipi di condizioni al contorno


, questo problema siflussodice problema misto. Un problema è ucostituito
k
dall’insieme di una equazione
assegnato e delle condizioni al contorno. n k 2u =
potenziale
u
assegnato potenziale
assegnato u
flusso assegnato k
n
Figura 1.6. Il contorno della regione si può dividere in parti: in alcune
parti è assegnato il valore della funzione, nelle rimanenti il valore del
Figura 1.9. Un esempio di soluzione del problema di Dirichlet: la
funzione è nulla su tutto il contorno e c’è un carico distribuito unifor-
+   memente, dovuto ad una depressione. Le linee indicate sono le linee
Condizioni  al  contorno  3/3  
di livello. {membrana}

Il caso complementare è che sull’intero contorno sia noto il valore


della derivata normale della funzione: si parla allora del problema di
Neumann. La tabella (1.49) riassume la nomenclatura introdotta.



 problema misto



  

 problema di Dirichlet


 problema di Neumann 

 −k ∆ u = ρσ


 

 




 

 


  −k ∆ u = ρσ  u| = assegnato


 −k ∆ u = σ
ρ 

 


A

 
 �� 
 ��


 u| = assegnato 

 ∂u � 
 ∂u �� = assegnato
∂Ω  −k �� = assegnato 
 


 −k �B
∂n ∂Ω 
 ∂n



 A ∪ B = ∂Ω
E56} (1.49)
Come capita sempre nella vita, è facile porre un problema... ma il
difficile è il trovare la soluzione! Cosa fare se la regione ha una for-
ma generica, oppure se la funzione ρ(x, y) non ha una semplice forma
analitica, o addirittura se è assegnata in forma numerica, oppure se le
+  
Analisi  agli  elemen8  fini8  
l  Elemen8  
l  Nodi  
l  Funzioni  Forma  
l  Gradi  di  libertà  
+  
Analisi  agli  elemen8  fini8  
•  Il  FEM  è  un  metodo  numerico  (pertanto  approssimato)  che  
perme>e  la  risoluzione  di  equazioni  differenziali  alle  derivate  
parziali.    
•  Il  metodo  degli  elemen8  fini8  consiste  nella  discre#zzazione  
di  un  assegnato  dominio  in  elemen(  fra  loro  connessi  in  un  
numero  finito  di  pun8,  ver8ci  degli  elemen8  chiama8  nodi,  
in  corrispondenza  dei  quali  sono  valutate  le  componen8  della  
funzione  incognita.  
•  Il  valore  della  funzione  all'interno  del  singolo  elemento  è  
o>enuto  sulla  base  dei  valori  dei  parametri  nodali  a>raverso  
l'uso  di  opportune  funzioni  di  forma.    
•  La  scelta  di  tali  funzioni,  come  pure  del  8po  di  mesh  con  cui  
discre8zzare  il  dominio  è  di  importanza  cruciale  per  una  
corre>a  convergenza  della  soluzione.  
incognita nei nodi in quanto i valori fra i nodi si potranno interpolare
linearmente. In questo modo rinunciamo ad ottenere la soluzione esatta
+   e ci proponiamo di ottenere un insieme di discreto e finito di valori ūh .
Analisi  agli  elemen8  fini8  
Indicando con n il numero di nodi il numero delle incognite è (n − 1).
Si noti che i valori ūh non sono necessariamente i valori della funzio-
ne esatta in corrispondenza ai nodi: ūh � u(xh ), come mostra la figura
(2.1).

soluzione esatta (incognita) soluzione approssimata (incognita)


u u

u(x) u(x)

uh u i uh ui
p p
x x
a he i b a he i b
Figura 2.1. La funzione da determinare e la poligonale che la
approssima. {funz-form
2.2 Le funzioni di forma degli elementi
+  
Analisi  agli  elemen8  fini8  
Facendo riferimento alla figura (2.2) consideriamo due nodi consecutivi
h, h + 1 ed indichiamo con e l’elemento da essi individuato. Definiamo
in tale elemento due funzioni, tanti sono i nodi dell’elemento, che siano
nulle al di fuori dell’elemento, che abbiano un andamento lineare nel-
•  Funzioni  forma  (elemen8)    
l’interno dell’elemento e che valgano uno in un nodo e zero nel nodo
rimanente.
u e ue (x) = N he(x) u h + Nei(x) u i
Nh (x) u
1 x
h e i
u
e
N i (x) uh ui
1 x 1
x
h e i
a) b) a he i b

Figura 2.2. a) Le funzioni di forma di un elemento unidimensio-


nale; b) la loro combinazione lineare dà la funzione approssimata
nell’interno dell’elemento. {funz-forma4}

La funzione u(x) può essere approssimata entro l’elemento e da un


segmento di retta come indicato in figura (2.2b).
È facile vedere che due funzioni lineari, riportate in figura (2.2a),
relazione

+   
Analisi  agli  elemen8  fini8  

 N
 h (x)

= Nhe1 (x) + Nhe2 (x) per xh−1 ≤ x ≤ xh+1

 � (2.14) {G12}
 Nh (x) = 0 per x ≤ xh−1 e per xh+1 ≤ x

•  Funzioni  forma  (nodi)  


e
N h1 u
1
x
xh-1 xh uh N h
e e1
N h2 uh
1 x
1 Nh x
xh xh+1
e2 xh-1 xh e xh+1
a) b)
Figura 2.3. a) funzioni di forma dell’elemento; b) funzioni di forma
nodali. {funz-for

O���ʀ���ɪ�ɴ�. Ricordiamo che una funzione è definita entro un dominio


quando è assegnato il valore della funzione per ogni punto del dominio. Nel
+  
Analisi  agli  elemen8   fini8  
u h u h+1
✐ x
1

h h+1

•  Descrivere  Figura
la  funzione  
2.4. La a pprossimanente  
poligonale che approssima la funzione
come  una  cesprimere come combinazione lineare delle funzioni di form
ombinazione   delle  funzioni  di  
TOLO 2. forma  
ELEMENTI nodali:  
FINITI NELL’UNIDIMENSIONALE
Introdotte le funzioni di forma nodali possiamo scriver
ne approssimante come combinazione lineare delle funzio
u u(x)nodali ovvero
n

{B09} ū(x) = ūh Nh (x)
h=1
u h u h+1
1 come mostra la figura (2.4b). Il numero n dei valori nod
nome di numero xdi gradi di libertà. Questo perché, in a
h h+1
meccanica ove le coordinate libere individuano la configu
2.4. La poligonale sistema,
che approssima la funzione
le ūh possono si considerate
essere può come delle coord
re come combinazione lineare delle funzioni di forma nodali. {funz-forma6}
che individuano la soluzione approssimata ū(x).
ourier in cui le funzioni base sono i seni e i coseni. Si possono utilizzare
he particolari famiglie di polinomi, ad esempio i polinomi di Hermite, di
+   di Laguerre, ecc. Alla luce di questa interpretazione la scomposi-
endre,
Analisi  agli  elemen8  fini8  
e (2.15) mostra che negli elementi finiti le funzioni di base sono le funzioni
rma2.1. LA DIVISIONE IN ELEMENTI
nodali.
•  Risoluzione:  metodo  di  Galerkin  
(minimizzazione  
Il problema da risolveredell’errore)  
diventa
4 Il metodo di Galerkin
•  Se  l’equazione  di  partenza  è    
al posto della funzione
2 u(x) incognita noi mettiamo una funzione ��
rossimata del d u(x)
tipo (2.15) l’equazione (2.10) non sarà du �
soddisfatta.
−k = s(x) u| a = 0 − k �
� =0
endo la differenza dxfra il primo e il secondo membro otteniamo
2 dx b un
duo • 
dipendente dalle n acostanti
La  soluzione   ūk . Otterremo
pprossimata   quindiun  
conterrà  
errore   n
� d2 Nh (x)
r(x; ū1 , ū2 , ...ūn ) = −k ūh − s(x) (2.19) {
2.1 La divisioneh=1in elementi dx2

vidente che la soluzione u(x) del problema renderebbe nullo tale re-
ndamentale si chiamerà equazione fondamentale. Se questa equazione è di-
+  
eta anziché differenziale la matrice che la caratterizza sarà bene chiamarla
Analisi  agli  elemen8  fini8  
atrice fondamentale. Negli elementi finiti questa è chiamata matrice del si-
ma e anche matrice di rigidezza a causa del ruolo storico che tale matrice
nella meccanica dei solidi elastici ove è stata introdotta per la prima volta.
•  Determinare  
Indichiamo con sh e coni  “cmigliori”  
h i due c oefficien8  
termini a secondo membro del-
quazioneminimizzano  
(2.29). Abbiamo gli  scelto
errori   (metodo  
la lettera di   è l’iniziale di
s in quanto
Galerkin)  
rgente, la lettera c in quanto è l’iniziale di contorno e la lettera f in
anto iniziale di fondamentale. Avremo:
–  Residuo  ortogonale  alle  n  funzioni  nodali  
� b � �b
� Integrazione  per  par8  �sulla  derivata  
–  d ū(x) seconda  
si = Ni (x) s(x) dx ci = k Ni (x) (2.33)
per  
a abbassare  l’ordine  delle  dervate  
dx a
–  Formazione  
Fatte queste posizioni ildsistema
el  sistema   algebrico  
algebrico acquista(matrice  
la forma
fondamentale)  
n

fih ūh = si + ci (i = 1, 2, ...n) (2.34)
h=1
+  
Nota  
•  Esistono  altri  strade  che  possono  portare  
alla  formulazione  della  “matrice  
fondamentale”  
–  Metodi  variazionali  (principio  dei  lavori  
virtuali)  
–  Formulazione  dire>a  
–  Minimizzazione  di  un  funzionale  (energia  
potenziale  totale)  
+  
Mesh  
•  Free  Mesh   •  Mapped  Mesh  

•  Extruded Mesh •  Revolved Mesh


+  
Comsol  Mul8physics  
+  
Esercizio  –  Conduzione    

Z=0.14m  
+  
Documen8  u8li  

•  h>p://www.dicar.units.it/mdp/ton8/science/
elemen8Fini8.pdf  

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