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Appunti delle lezioni di Tecnica delle costruzioni Giorgio Serafini

Teoria delle strutture – La soluzione elastica.


La trascurabilità della deformazione tagliante rispetto a quella flessionale: considerazioni e limiti. La trascurabilità
della deformazione assiale rispetto a quella flessionale: considerazioni e limiti. Quando le azioni staticamente inde-
terminate risultano inessenziali. Richiami del metodo dei vincoli ausiliari. Il metodo della congruenza, generalità,
l’equazione dei tre momenti. Il metodo dell’equilibrio, generalità, l’equazione delle cinque rotazioni. Interpretazioni
matriciali dei due metodi. Le ridistribuzioni dei momenti flettenti.

Alcune considerazioni sulla trascurabilità delle deformazioni taglianti rispetto a


quelle flessionali.
Si consideri una struttura a mensola soggetta ad un carico uniformemente distribuito. Si voglia valu-
tare la freccia nell’estremo A con il principio dei lavori virtuali.

q X=1

A x B A x B

Sistema deformante. Sistema lavorante.

L’andamento, rispetto all’ascissa corrente, delle sollecitazioni è M = - qx2/2 e V = - qx.


L’azione interna del sistema lavorante è M = - 1x e V = - 1.
Applicando il principio dei lavori virtuali si ha:
l l
χ
wA = 1
EJ
∫ (-qx2/2)(-1x)dx +
GA
∫ (-qx)(-1)dx =
0 0

= ql4/(8EJ) + χql2/(2GA).
Nella pratica è importante valutare il rapporto tra le componenti della deformazione flessionale e
quella tagliante.
Per fissare le idee, si assuma una sezione rettangolare di dimensioni b×d, costituita da un materiale
avente coefficiente di Poisson nullo ν = 0, per cui si possa considerare G = E/2.
Si può, allora, scrivere:
wA =[1.5 ql4/(Ebd3)] (1+ χ d2/l2).
Tenuto conto che il fattore di taglio per una sezione rettangolare vale χ=1.2, si può ridurre
l’espressione della freccia a:
wA =[1.5 ql4/(Ebd3)] (1+ 0.8 d2/l2).
Assunto che la deformazione flessionale normalizzata abbia peso unitario, il peso relativo della de-
formazione tagliante risulta proporzionale a (d/l)2. Per fissare le idee, si valuta tale valore numerico
per alcuni rapporti di snellezza.
l/d d/l (d/l)2 wA(M) wA(V) wA(M+V) Valutazione comparati-
0.500 2.0 4.00 1.000 3.200 4.200 va tra il contributo
0.667 1.5 2.25 1.000 1.800 2.800 deformativo flessionale
1.000 1.0 1.00 1.000 0.800 1.800 equello tagliante al va-
2.000 0.5 0.25 1.000 0.200 1.200 riare della snellezza di
2.500 0.4 0.16 1.000 0.128 1.128 una trave rettangolare.
3.333 0.3 0.09 1.000 0.072 1.072
5.000 0.2 0.04 1.000 0.032 1.032
10.000 0.1 0.01 1.000 0.008 1.008
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Come si vede la deformabilità tagliante è significativa solamente per mensole molto tozze, mentre di-
viene rapidamente trascurabile all’aumentare della snellezza. Nella pratica costruttiva la deformabilità
tagliante non potrà essere trascurata, ad esempio, nel caso di sistemi di pareti di controventamento di
grandi dimensioni, ma di ridotta altezza.

Alcune considerazioni sulla trascurabilità delle deformazioni assiali rispetto a


quelle flessionali.
Si consideri una struttura costituita da due aste tra loro q
ortogonali. Un estremo della bilatera è incastrato ad un
estremo, mentre l’altro è soggetto ad una forza verticale.
All’asta orizzontale, poi, è applicato un carico distribui- B C
l1
to.
La freccia nell’estremo A nasce dalla composizione di tre l2

componenti:
1. l’abbassamento di B per flessione della trave BC, per A
effetto del carico distribuito q; P
2. l’abbassamento di B per flessione della trave BC, per
effetto della forza P;
3. l’abbassamento di A rispetto a B per effetto
dell’allungamento dell’asta AB tesa dalla forza P.
Si è trascurata la deformabilità tagliante rispetto a quella flessionale.
Il primo contributo coincide con il valore calcolato al punto precedente.
Per il calcolo del secondo contributo si considera l’andamento, rispetto all’ascissa corrente, delle sol-
lecitazioni per effetto della forza P, per cui è M = -Px, mentre l’azione interna del sistema lavorante
è M = - 1x.
Applicando il principio dei lavori virtuali si ha:
l1 l1

∫ ∫
1
wA2 = 1 (-Px)(-1x)dx = Px2 dx =
EJ 0
EJ 0

= Pl13/(3EJ).

Il terzo contributo, invece, vale wA3 =Pl2/(EA).


Si può scrivere, quindi:
wA = ql14/(8EJ) + Pl13/(3EJ) + Pl2/(EA).

Si vuole valutare il rapporto tra le componenti della deformazione flessionale e quella assiale, costi-
tuiti dal secondo e terzo termine.
Anche in questo caso, si assuma una sezione rettangolare di dimensioni b×d. I due addendi possono,
allora, essere scritti come:
wA2 = 4P (l1/d)3/(Eb) e
wA3 = P (l2/d)/(Eb) .
Il relativo rapporto risulta:
wA2 / wA3 = 4 (l1/d)3 / (l2/d).

Per un rapporto di snellezza usuale, ad esempio l/d=10, risulta wA2 / wA3 = 4 1000 /10 = 400.

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Come si vede la deformabilità assiale appare generalmente trascurabile rispetto a quella flessionale.
Nelle valutazioni precedenti si è trascurata la presenza del carico distribuito applicato sull’asta BC;
tale carico, apparentemente, incrementa la deformazione flessionale della struttura senza influenzare
il contributo dovuto ad azioni assiali. In realtà, nel caso in cui risultasse q<0, il contributo agirebbe in
senso opposto ed, in particolare, se risultasse P=- 3/8 ql1, il contributo flessionale si annullerebbe, e
quello legato alla deformabilità assiale risulterebbe assolutamente prevalente.
Si può, quindi, concludere che nelle strutture soggette a combinazioni di azioni flettenti ed assiali, la
deformazione legata alla componente flessionale è generalmente prevalente rispetto a quella assiale.
Questa prevalenza è tanto maggiore:
• tanto più la struttura e snella,
• tanto più la flessione è significativa nel quadro di sollecitazioni,
• tanto meno l’andamento del diagramma dei momenti presenta punti di valore nullo e varia-
zioni di segno.

Una conseguenza immediata di quanto det-


to è che, trascurando la deformabilità assia-
le rispetto a quella flessionale, i due schemi q q
qui a fianco risultano del tutto equivalenti.
Si noti che se si risolvesse la struttura in
forma esatta, senza trascurare la deformabi- A B C A B C
lità assiale del ritto che fornisce l’appoggio
in B, le due soluzioni fornirebbero anda-
menti dei diagrammi delle azioni flettenti
diversi tra loro.
Questo esempio chiarisce perché il calcolo rigoroso di un telaio soggetto a carichi verticali, così co-
me viene eseguito da un programma di calcolo automatico, può fornire diagrammi dei momenti flet-
tenti significativamente diversi rispetto a soluzioni più snelle che trascurino il contributo della defor-
mabilità assiale. Soprattutto per le travate dei piani più alti, infatti, alla soluzione puramente
flessionale si viene a sovrapporre il contributo dei maggiori abbassamenti degli appoggi centrali, più
caricati rispetto a quelli di bordo.

Quando le azioni staticamente indeterminate risultano inessenziali.


Questo aspetto è particolarmente importante perché consente la diretta riduzione della struttura allo
schema isostatico, semplificando, in questo modo, notevolmente i calcoli.
Per fissare le idee, si faccia riferimento al problema iper- P
statico descritto nell’immagine qui a fianco.
C X
La struttura è costituita da una coppia di aste collegate ri-
gidamente in C ed incernierate in A e B. Come struttura
principale si adotta quella costituita dalle due aste incer-
nierate anche in C e soggette al carico P ed alle coppie sta- α
ticamente indeterminate X. Il carico esterno induce solo B
A a) b)
sforzo assiale, e per effetto di tale azione interna le aste
tendono ad accorciarsi, per cui il nodo C tende ad abbas-
sarsi.
Così facendo, l’angolo ACB tende ad aprirsi, per cui le coppie iperstatiche X tenderanno a richiuder-
lo.
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Si chiami con ϕ la rotazione che la struttura isostatica presenta in una delle se-
zioni in C per effetto del solo carico esterno. Se N è lo sforzo assiale su ciascu-
na asta, il rispettivo allungamento risulta ∆ = - Nl/(EA) con N=P/(2 sinα) .
Per effetto del solo accorciamento su una delle aste, la sezione C si sposterebbe ∆

in C”; per conservare la congruenza, la sezione C” dovrà spostarsi, facendo


ruotare l’asta attorno alla cerniera A, fino a ricondursi in C’, sull’asse di sim-
metria della struttura. In questo modo l’estremità dell’asta percorre il tratto δ di C”
α
δ C’
lunghezza δ = ∆ cotgα.
La rotazione dell’asta è uguale alla rotazione dell’estremità C e vale ϕ (NP) = δ/l = ∆ cotgα /l.
La condizione di congruenza in C risulta quindi: ϕ (NP) = ϕ (MX).
La rotazione ϕ (MX) dovuta alla coppia iperstatica X vale ϕ (MX) = Xl/(3EJ); la condizione di con-
gruenza può, quindi, essere scritta come Nl/(EA) cotgα 1/l = Xl/(3EJ) e quindi:
N/A cotgα = Xl/(3J).
Con ovvie considerazioni si può scrivere, per una sezione simmetrica di altezza h:
σ(NP) cotgα = Xl/(3J) (h/2/h/2)
che fornisce:
σ(NP) = σ(MX) l/(1,5 h cotgα)
e quindi:
σ(MX) = σ(NP) (1,5 cotgα) h/l.
Per aste di travi reticolari metalliche, ad esempio, si hanno rapporti di snellezza dell’ordine di h/l =
1/50; si ha quindi un rapporto tra le tensioni σ(MX) ≈ σ(NP) /30.

In generale, quindi, se si considera una struttura per la quale è possibile adottare una configurazione
principale isostatica nella quale i carichi producano solo sforzo assiale sulle membrature, si verifica
che le tensioni dovute alle incognite iperstatiche sono trascurabili rispetto a quelle prodotte dai cari-
chi. Tale semplificazione è valida tanto più la struttura è snella e quanto meno il diagramma dei mo-
menti flettenti varia di segno lungo lo sviluppo delle aste.

A titolo d’esempio, per chiarire l’influenza dell’andamento del diagramma dei momenti, si può rivalutare l’esempio
ora visto, ma imponendo che le estremità A e B siano anche impedite di ruotare.

Quanto ora enunciato ha ripercussioni significative nel calcolo delle strutture; si propongono alcuni
esempi.
Nel calcolo di una struttura reticolare si può, in genere, ritenere che i nodi siano assimilabili a cernie-
re interne. Se, in questo modo, la struttura risulta isostatica e caricata solamente sui nodi, tutte le a-
ste possono essere dimensionate solamente in relazione agli sforzi assiali ottenibili con semplici con-
siderazioni d’equilibrio.
Un arco parabolico a due cerniere, soggetto ad un carico uniformemente distribuito sull’orizzontale,
può essere calcolato come un arco a tre cerniere e risulta semplicemente compresso.

Il metodo dei vincoli ausiliari.


Il metodo dei vincoli ausiliari consiste nell’interpretare il comportamento di una struttura come la so-
vrapposizione di due diverse strutture: la prima, detta struttura principale, ottenuta inserendo dei
vincoli, detti appunto ausiliari, nello schema geometrico e di carico originale; la seconda, detta strut-
tura complementare, ottenuta caricando lo schema geometrico originale delle sole reazioni dei vincoli
ausiliari, opportunamente cambiati di segno. Un semplice esempio d’applicazione può consistere nel-
la soluzione di una trave uniformemente caricata, con un’estremità articolata e l’altra incastrata.

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STRUTTURA = STRUTTURA + STRUTTURA


REALE PRINCIPALE COMPLEMENTARE

Si assume una struttura principale costituita dalla trave incastrata ad entrambe le estremità. Il vincolo
ausiliario inserito corrisponde all’impedimento della rotazione all’appoggio sinistro. La soluzione di
questa trave iperstatica porta ad un momento sui due appoggi M=-ql2/12, negativo in quanto tende le
fibre superiori. La struttura complementare ha la geometria ed i vincoli della struttura reale, ma è ca-
ricata, in corrispondenza del carrello, dalla reazione del vincolo ausiliario cambiata di segno:
M=+ql2/12.
Come noto, il momento flettente indotto, in tale struttura, sull’appoggio destro vale M=-(ql2/12)/2.
Il momento flettente all’estremità sinistra della struttura reale, espresso come somma di quelli della
struttura principale e della struttura complementare, vale M= -ql2/12 + ql2/12 = 0.
Il momento flettente all’estremità destra della struttura reale, espresso come somma di quelli della
struttura principale e della struttura complementare, vale M= -ql2/12 - ql2/24 = -ql2/8.

Esempio. Si ipotizzi di presollecitare un trefolo in acciaio di area Ap, tesandolo alla tensione σapi e
mantenendolo teso mediante delle testate di tesatura che svolgono una funzione analoga a quella di
vincoli ausiliari esterni.
Si effettui ora, il getto di un elemento di calcestruzzo, avente ba-
ricentro coincidente con l’asse del trefolo. La struttura che si
viene a configurare è equivalente ad una struttura principale (si
veda lo schema a fianco).
La presenza dei due vincoli rende i due sistemi, costituiti dal trefolo in acciaio e dal prisma in calce-
struzzo, indipendenti tra loro, per cui la tensione nell’acciaio vale σs = σapi , quella nel calcestruzzo
σc = 0, mentre le reazioni vincolari valgono H = σs Ap.
La soluzione complementare è costituita dall’asta in calce-
struzzo armato, con applicate le reazioni dei vincoli ausiliari,
cambiate di segno. Definita Aci la sezione del calcestruzzo, te-
nuto conto dell’armatura omogeneizzata mediante il cefficien-
te d’amplificazione n, si ha:
la tensione nel calcestruzzo σc = - H/ Aci
la tensione nell’acciaio σs = - n H/ Aci = - n (σapi Ap)/ Aci
La soluzione completa della struttura viene identificata dalla somma della soluzione complementare e
di quella della struttura principale. Si ha, quindi:
la tensione nel calcestruzzo σc = - (σapi Ap) / Aci
la tensione nell’acciaio σs = σapi - n (σapi Ap)/ Aci = σapi (1- n Ap/ Aci)
Può lasciare perplessi il fatto che la tensione nel conglomerato appaia legata ad una tensione
nell’acciaio superiore a quella che si ha dopo il rilascio dei vincoli ausiliari. Si può, quindi, verificare
la condizione di equilibrio della sezione. Poiché lo stato di coazione è autoequilibrato e non è ac-
compagnato da azioni esterne (si suppone il vincolamento esterno di tipo isostatico), il campo ten-
sionale in corrispondenza di ogni sezione deve essere equilibrato. Imponendo l’equilibrio traslaziona-
le si ha: σc Ac + σs Ap = 0 e quindi
- [σapi Ap) / Aci] Ac + Ap σapi - n Ap (σapi Ap)/ Aci = 0
da cui –(Ac+nAp)/Aci+1=0 e, quindi, Aci=Ac+nAp, come ben noto.
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Esempio. Il concetto di vincolo ausiliario può essere esteso rispetto al concetto tradizionale di vinco-
lo puntuale rigido. Si voglia analizzare con il metodo dei vincoli ausiliari il comportamento, supposto
elastico e lineare, di una paratia durante lo scavo del terreno su uno dei lati. Anche in questo caso il
comportamento della struttura reale viene dedotto dalla sovrapposizione della soluzione di una strut-
tura principale e di una struttura complementare.

Struttura reale. Struttura principale. Struttura complementare.


Terreno scavato dotato di peso speci- Alla struttura reale si aggiunge la Poiché la porzione di terreno aggiunta
fico γ. porzione di terreno necessaria a ri- come vincolo ausiliario in realtà non
condursi ad un sistema di spinte defi- c’è, per tener conto della sua assenza,
nibile con semplici considerazioni non basta rimuoverla, ma occorre an-
d’equilibrio. Noto il peso specifico γ, che applicare in corrispondenza della
si determina la pressione verticale al superficie di contatto tra terreno ri-
livello z come pv= zγ. La pressione mosso e terreno rimanente le tensioni
orizzontale corrispondente vale che il primo esercitava sul secondo,
ph= λoγ dove λo è il coefficiente di ma cambiate di segno. In questo caso
spinta a riposo. La porzione di terreno si trascura la pressione verticale ap-
che è stata aggiunta può essere equi- plicata al livello di fondo scavo, ma si
parata ad un vincolo ausiliario. applica solo la spinta a riposo sulla
Questa soluzione è caratterizzata da paratia. La soluzione viene condotta
spostamenti orizzontali nulli. per un peso specifico γ=0, poiché il
suo contributo rientra nella ssoluzione
principale. Gli spostamenti orizzonta-
li derivano solamente dalla soluzione
complementare.

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Il metodo della congruenza.

Si consideri una struttura n volte iperstatica e si rimuovano n gradi di vincolo, mettendo in evidenza
le corrispondenti reazioni Xi, i=1,…,n che costituiscono le incognite iperstatiche che agiranno sulla
struttura divenuta isostatica dopo la rimozione dei vincoli sovrabbondanti.
In relazione all’i-mo degli n movimenti evidenziati dalla rimozione dei vincoli è possibile scrivere
un’equazione di congruenza del tipo:
αi1X1 + αi2X2 + … + αinXn + αio = 0.
Il termine noto αio esprime il valore del movimento i-mo della struttura isostatica indotto dai carichi
esterni; i coefficienti αij esprimono il movimento i-mo indotto dall’applicazione della sola incognita
iperstatica Xj=1. I coefficienti αij sono detti coefficienti di deformabilità. È, così , possibile scrivere n
equazioni che vengono a costituire un sistema di n equazioni del tipo:

α11X1 + α12X2 + … + α1nXn + α1o = 0


… … … … …
αi1X1 + αi2X2 + … + αinXn + αio = 0
… … … … …
αn1X1 + αn2X2 + … + αnnXn + αno = 0.
Che può essere scritto sulla base della notazione matriciale
α11 α12 … α1n X1 -α1o
… … … … … …
αi1 αi2 … αin X i = -αio
… … … … … …
αn1 αn2 … αnn Xn -αno

o, in forma compatta, [C] {F}= {α}, dove [C] è detta matrice di deformabilità.

L’equazione dei tre momenti (metodo della congruenza).


Si consideri una trave continua su più appoggi. Senza compromettere la generalità delle considera-
zioni che seguono, si supporrà che ciascuna campata sia soggetta ad un carico uniformemente riparti-
to e si considerano costanti i parametri di rigidezza J ed E.

1 1 2 2 3 3 4 4 5

Si considerino due campate successive, esplicitando le coppie iperstatiche che ciascuna campata
scambia con quella adiacente. Tali coppie verranno assunte come incognite del sistema iperstatico.

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qi-1 qi

Mi-1 Mi Mi Mi+1
i-1 i i i+1
i-1 i
li-1 li

Per la campata i-1, la rotazione al nodo i-mo vale:


ϕi,i-1 = qi-1 li-13 / (24EJ) + Mi li-1 / (3EJ) + Mi-1 li-1 / (6EJ)
mentre per la campata i, la rotazione, sempre al nodo i-mo vale:
ϕi,i+1 = qi li3 / (24EJ) + Mi li / (3EJ) + Mi+1 li / (6EJ).
Le convenzioni sui segni delle rotazioni, concordi con quelle dei momenti, fanno sì che la condizione
di congruenza debba essere scritta come:
ϕi,i-1 = - ϕi,i+1 .
Quindi:

qi-1 li-13 / (24EJ) + Mi li-1 / (3EJ) + Mi-1 li-1 / (6EJ) + qi li3 / (24EJ) + Mi li / (3EJ) + Mi+1 li / (6EJ) = 0

da cui si può ricavare l’espressione dell’equazione dei tre momenti, particolarizzata al caso di carico
uniforme su ciascuna campata:

(Mi-1 + 2 Mi) li-1 + (2Mi + Mi+1) li = - (qi-1 li-13 + qi li3)/4.

Esempio.
Si consideri una trave su tre appoggi, costituita da due campate uguali uniformemente caricate.
Applicando l’equazione dei tre momenti si può calcolare il momento di continuità sull’appoggio 2:
q 2Ml + 2Ml = - 2/4 ql3 = - ½ql3
da cui:
4Ml = - 1/2 ql3
1 2 3 e, quindi
M = -ql2/8
l l

Più in generale si può considerare una travata a due campate di lunghezze l1 ed l2, sog-
gette ai carichi uniformemente distribuiti q1 e q2, ricavando il valore del momento in cor-
rispondenza dell’appoggio intermedio in funzione di l1, l2, q1 e q2.
q1 q2
Scrivendo l’equazione dei tre momenti per l’appoggio intermedio si ha:
2 M l1 + 2 M l2 = - (q1 l13 + q2 l23)/4,
2 ( l1 + l2 ) M = - (q1 l13 + q2 l23)/4,
l1 l2 M = - (q1 l13 + q2 l23) / [ 8 ( l1 + l2 )].
Per l1= l2 = l e q1 = q2 = q. si ha, ovviamente, M = -ql2/8.

Esempio.
Si consideri una trave su cinque appoggi, costituita da quattro campate uniformemente caricate.
Applicando l’equazione dei tre momenti si può impostare il sistema di equazioni lineari che fornisce i
valori assunti dall’azione flettente in corrispondenza degli appoggi intermedi. Si scrivono, quindi, le
tre equazioni di congruenza per i nodi 2, 3 e 4, tenuto conto del fatto che M1 = M5 = 0.

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1 1 2 2 3 3 4 4 5

 2M2l1 + 2M2l2 + M3l2 = - (q1l13 + q2l23)/4


 M2l2 + 2M3l2 +2M3l3 + M4l3 = - (q2l23 + q3l33)/4
 M3l3 + 2M4l3 + 2M4l4 = - (q3l33 + q4l43)/4

Evidenziando le incognite :
 2(l1+l2) M2 + l2M3 = - (q1l13 + q2l23)/4
 l2M2 + 2(l2+l3) M3 + l3M4 = - (q2l23 + q3l33)/4
 l3M3 + 2(l3+l4) M4 = - (q3l33 + q4l43)/4
che può essere espresso come :

2 (l1+l2) l2 0 M2 - (q1l13 + q2l23)/4

l2 2 (l2+l3) l3 M3 = - (q2l23 + q3l33)/4

0 l3 2 (l3+l4) M4 - (q3l33 + q4l43)/4

Assumendo l1 = 3.50 m, l2= 4.00 m, l3 = 5.00 m, l4 = 4.00 m e q1=q2=q3=q4=10 kN/m, è possibile ri-
solvere numericamente il sistema, ottenendo:

 2(3.50+4.00) M2 + 4.00M3 = - 10000(3.503 + 4.003)/4


 4.00 M2 + 2(4.00+5.00) M3 + 5.00M4 = -10000 (4.003 + 5.003)/4
 5.00M3 + 2(5.00+4.00) M4 = - 10000(5.003 + 4.003)/4

 15 M2 + 4 M3 = - 267187.5
 4 M2 + 18 M3 + 5 M4 = - 472500
 5 M3 + 18 M4 = - 472500

Risolvendo il sistema di equazioni si ha :


M2 = - 13180.62 Nm/m
M3 = - 17369.55 Nm/m
M4 = - 21425.125 Nm/m

Il calcolo delle reazioni vincolari passa attraverso il calcolo dell’azione tagliante all’estremità di cia-
scuna campata. Si esamini, ad esempio, la prima campata, resa isostatica attraverso l’esplicitazione
delle incognite iperstatiche.

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q=10000N/m

1 2
M2=-13180 NM/m
l1=3.50

V1 = ql1/2 – M2/l1 = 10000x3.50/2 – 13180/3.50 = 17500 – 3765 = 13735 N

V2 = ql1 – V1 = 10000x3.50 – 13735 N = 21265 N

Il punto di taglio nullo, che corrisponde al punto in cui il momento flettente è massimo, si ha per
qx = V1, da cui x = V1/q = 13735/10000 = 1.374 m.
Per tale valore di x si ha:
M = V1x – qx2/2 = 13735x1.374 – 10000x1.3742/2 = 18872 – 9439 = 9432 Nm/m.

Il metodo dell’equilibrio.
Convenzioni sui segni: i momenti Mi ed Mj che i nodi trasmettono alle estremità delle aste saranno
considerati positivi se destrogiri. Le rotazioni ϕi e ϕj e saranno positive se concordi con i momenti
positivi Mi ed Mj.
Per fissare le idee, si consideri una struttu- M A-B

ra costituita da una coppia di aste concor- M A


A B M A A-C
B
renti nel nodo comune A ed incernierate
A
in corrispondenza dell’altra estremità.
Trascurando la deformabilità assiale delle
aste, il nodo A non è soggetto a traslazio-
ni, ed i suoi movimenti vengono caratte-
C
rizzati dal solo grado di libertà rotaziona-
C
le.
Per semplicità, si supponga che le aste abbiano uguali valori di modulo elastico e di momento
d’inerzia. La lunghezza delle aste sarà indicata simbolicamente come lAB ed lAC. È utile scomporre la
struttura in due sottostrutture, costituite da travi appoggiate soggette alle coppie d’estremità MA-B ed
MA-C. È possibile esplicitare la rotazione dell’estremità A di ciascuna trave in funzione di MA-B e di
MA-C:
ϕA-B = MA-B lA-B / (3 E J) e ϕA-C = MA-C lA-C / (3 E J)
Si possono, ora, esplicitare i momenti flettenti in funzione delle rotazioni:
MA-B = ϕA-B (3 E J) / lA-B e MA-C = ϕA-C (3 E J) / lA-C
Ovvie considerazioni di congruenza, impongono che nel punto A si abbia ϕA-B = ϕA-C = ϕA, e, quindi:
MA-B = ϕA (3 E J) / lA-B e MA-C = ϕA (3 E J) / lA-C
Si scriva, ora, l’equazione di equilibrio in corrispondenza del nodo A:
MA-B + MA-C = MA
Che consente di scrivere:
3EJ 3EJ
lA-B
+
lA-C ϕΑ = MA

Teoria delle strutture – la soluzione elastica


Appunti delle lezioni di Tecnica delle costruzioni Giorgio Serafini

Il coefficiente numerico tra parentesi prende il nome di coefficiente di rigidezza ed esprime la forza
(nel caso specifico la coppia) che deve essere applicata per ottenere in A una rotazione unitaria ϕ=1.
È facile generalizzare questo esempio al caso in cui vi M A

siano più aste concorrenti allo stesso nodo. Si potrà scri-


A B
vere, infatti: D

3EJ 3EJ 3EJ


+ + ϕΑ = MA
lA-B lA-C lA-D
dove il coefficiente di sicurezza mostra di essere la som-
ma delle rigidezze delle varie aste concorrenti al nodo. C

Si noti che all’aumentare del numero delle aste concorrenti nel nodo, non si ha un incremento del
numero delle incognite da la cui determinazione è necessaria per la risoluzione della struttura.

k11α1 + k12α2 + … + k1nαn = F1


… … … … …
ki1α1 + ki2α2 + … + kinαn = Fi
… … … … …
kn1α1 + kn2α2 + … + knnαn = Fn .
Che può essere scritto sulla base della notazione matriciale
k11 k12 … k1n α1 F1
… … … … … …
ki1 ki2 … kin αi = Fi
… … … … … …
kn1 kn2 … knn αn Fn

o, in forma compatta, [K] {α}= {F}, dove [K] è detta matrice di rigidezza.

L’equazione delle cinque rotazioni (metodo dell’equilibrio).


Convenzioni sui segni: si consideri un’asta di estremità i e j. I momenti Mi ed Mj che i nodi trasmet-
tono alle estremità delle aste saranno considerati positivi se destrogiri. Le rotazioni ϕi e ϕj e saranno
positive se concordi con i momenti positivi Mi ed Mj.
Numerazione dei nodi e delle aste: Il metodo dell’equilibrio è particolarmente utile per risolvere
strutture a geometria complessa. La numerazione dei nodi, quindi, non seguirà, in generale, quei
principi di numerazione progressiva che sono classici del metodo della congruenza. Un’asta, quindi,
sarà definita utilmente attraverso una coppia di numeri corrispondenti alle sue due estremità (asta i-j
che unisce il nodo i-mo con quello j-mo). Analogamente, le sezioni delle varie aste che concorrono
ad un nodo vengono definite con il numero del nodo, affiancato dal numero del secondo nodo che
individua l’asta concorrente. Così , la sezione i-j è la sezione del nodo i-mo determinato dall’asta i-j.
qij

Mi Mj
i j
i-j
Lij

Per semplicità, si utilizza lij=l, Eij=E, Jij=J. Le rotazioni agli estremi della trave possono essere scritti
come:
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ϕi = ql3/24EJ + Mil/3EJ - Mjl/6EJ


ϕj = -ql3/24EJ + Mjl/3EJ - Mil/6EJ

Poiché si vuole risolvere il sistema in modo da esprimere Mi ed Mj in funzione di ϕi e ϕj, ricaviamo


dalle due equazioni Mj:

Mjl/6EJ = ql3/24EJ + Mil/3EJ - ϕi


Mjl/3EJ = ql3/24EJ + Mil/6EJ + ϕj da cui:

Mj = ql2/4 + 2Mi - 6ϕiEJ/l


Mj = ql2/8 + Mi/2 + 3ϕjEJ/l

Uguagliando i secondi membri:


ql2/4 + 2Mi - 6ϕiEJ/l = ql2/8 + Mi/2 + 3ϕjEJ/l

Volendo ricavare Mi, si può scrivere:


Mi = (2EJ/l)(2ϕi+ϕj) – ql2/12
Ed analogamente:
Mj = (2EJ/l)(2ϕj+ϕi) + ql2/12

Riprendendo la scrittura a due indici, possiamo scrivere:


Mij = (2EijJij/lij)(2ϕi+ϕj) – qijlij2/12
Mji = (2EijJij/lij)(2ϕj+ϕi) + qijlij2/12

dove è contenuta tacitamente la condizione di congruenza, avendo imposto:


ϕij = ϕik = ϕil = ... = ϕi

Si vuole imporre, ora, la condizione d’equilibrio al nodo i- m


mo, per gli s nodi delle membrature ivi concorrenti:
qij

Σs Mis=0.
l i j

k
(2EijJij/lij)(2ϕi+ϕj)+ (2EikJik/lik)(2ϕi+ϕk)+ (2EilJil/lil)(2ϕi+ϕl)+ (2EimJim/lim)(2ϕi+ϕm) +
+(-qijlij2+ qiklik2+ qillil2- qimlim2)/12 = 0

2ϕi (2EijJij/lij +2EikJik/lik + 2EilJil/lil +2EimJim/lim )+(2EijJij/lij)ϕj + (2EikJik/lik)ϕk + (2EilJil/lil)ϕl+


(2EimJim/lim)ϕm = (qijlij2- qiklik2- qillil2+ qimlim2)/12

Questa viene detta equazione delle cinque rotazioni.

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Rotazioni delle estremità in una trave semplicemente appoggiata ed uniformemente caricata.

Si consideri una trave semplicemente caricata e soggetta ad un carico uniforme. Si voglia valutare la
rotazione dei due estremi con il principio dei lavori virtuali. Si considerano positivi i momenti che
tendono le fibre inferiori e le coppie che compiono lavoro positivo per tali momenti flettenti.

q
C=1

A B A B
x x
Sistema deformante. Sistema lavorante.

Rispetto all’ascissa corrente, la funzione che esprime le sollecitazioni nel sistema deformante è
M = qlx/2 - qx2/2.
L’azione interna del sistema lavorante è M = x/l.
Applicando il principio dei lavori virtuali si ha:
l l
ϕB = 1
EJ ∫ (qlx/2-qx2/2)(x/l)dx = q
2lEJ ∫ (lx2-x3)dx
0 0

da cui:
ϕB = -ϕA = ql3/(24EJ) .

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Rigidezza alla rotazione dell’estremità di una trave.


Si consideri una trave A-B opportunamente vincolata, soggetta ad una coppia applicata all’estremità
A. Indicheremo come WA,B la rigidezza alla rotazione in A della trave; tale valore è costituito dalla
coppia che deve essere applicata in A per provocare in tal punto la rotazione unitaria. Ovviamente, la
rigidezza alla rotazione ha le stesse dimensioni fisiche di una coppia ed il suo valore dipende dalle ca-
ratteristiche geometriche della trave, in particolare dal momento d’inerzia J e dalla lunghezza l, dalle
caratteristiche di deformabilità del materiale, in particolare dal modulo elastico E, e dalle condizioni
di vincolo della trave.
Si consideri, ad esempio, una trave A-B libera in A ed incastrata in B, soggetta ad una coppia appli-
cata all’estremità libera.
M

A l B

Si può esprimere la condizione che la rotazione in A abbia valore unitario scrivendo:


ϕA = M l / EJ = 1,
da cui si ricava M = WA,B = E J/l.

La quantità EJ/l, che dipende esclusivamente dalla geometria della trave, viene detta rigidità ed indi-
cata come R = EJ/l.

RIGIDEZZA ALLA ROTAZIONE DI TRAVI RICORRENTI


DESCRIZIONE RIGIDEZZA SCHEMA DELLA TRAVE
M
Schema a mensola WA,B = R
A B
l

M M
Trave appoggiata agli estremi WA,B = 2R
soggetta a coppie simmetriche A B
l

M
Trave appoggiata agli estremi WA,B = 3R
soggetta ad una coppia A B
l

M
Trave appoggiata ad un estremo WA,B = 4R
ed incastrata all’altro, soggetta A B
ad una coppia l

M M
Trave appoggiata agli estremi WA,B = 6R
soggetta a coppie antimetriche A B
l

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