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q X=1
A x B A x B
= ql4/(8EJ) + χql2/(2GA).
Nella pratica è importante valutare il rapporto tra le componenti della deformazione flessionale e
quella tagliante.
Per fissare le idee, si assuma una sezione rettangolare di dimensioni b×d, costituita da un materiale
avente coefficiente di Poisson nullo ν = 0, per cui si possa considerare G = E/2.
Si può, allora, scrivere:
wA =[1.5 ql4/(Ebd3)] (1+ χ d2/l2).
Tenuto conto che il fattore di taglio per una sezione rettangolare vale χ=1.2, si può ridurre
l’espressione della freccia a:
wA =[1.5 ql4/(Ebd3)] (1+ 0.8 d2/l2).
Assunto che la deformazione flessionale normalizzata abbia peso unitario, il peso relativo della de-
formazione tagliante risulta proporzionale a (d/l)2. Per fissare le idee, si valuta tale valore numerico
per alcuni rapporti di snellezza.
l/d d/l (d/l)2 wA(M) wA(V) wA(M+V) Valutazione comparati-
0.500 2.0 4.00 1.000 3.200 4.200 va tra il contributo
0.667 1.5 2.25 1.000 1.800 2.800 deformativo flessionale
1.000 1.0 1.00 1.000 0.800 1.800 equello tagliante al va-
2.000 0.5 0.25 1.000 0.200 1.200 riare della snellezza di
2.500 0.4 0.16 1.000 0.128 1.128 una trave rettangolare.
3.333 0.3 0.09 1.000 0.072 1.072
5.000 0.2 0.04 1.000 0.032 1.032
10.000 0.1 0.01 1.000 0.008 1.008
Appunti delle lezioni di Tecnica delle costruzioni Giorgio Serafini
Come si vede la deformabilità tagliante è significativa solamente per mensole molto tozze, mentre di-
viene rapidamente trascurabile all’aumentare della snellezza. Nella pratica costruttiva la deformabilità
tagliante non potrà essere trascurata, ad esempio, nel caso di sistemi di pareti di controventamento di
grandi dimensioni, ma di ridotta altezza.
componenti:
1. l’abbassamento di B per flessione della trave BC, per A
effetto del carico distribuito q; P
2. l’abbassamento di B per flessione della trave BC, per
effetto della forza P;
3. l’abbassamento di A rispetto a B per effetto
dell’allungamento dell’asta AB tesa dalla forza P.
Si è trascurata la deformabilità tagliante rispetto a quella flessionale.
Il primo contributo coincide con il valore calcolato al punto precedente.
Per il calcolo del secondo contributo si considera l’andamento, rispetto all’ascissa corrente, delle sol-
lecitazioni per effetto della forza P, per cui è M = -Px, mentre l’azione interna del sistema lavorante
è M = - 1x.
Applicando il principio dei lavori virtuali si ha:
l1 l1
∫ ∫
1
wA2 = 1 (-Px)(-1x)dx = Px2 dx =
EJ 0
EJ 0
= Pl13/(3EJ).
Si vuole valutare il rapporto tra le componenti della deformazione flessionale e quella assiale, costi-
tuiti dal secondo e terzo termine.
Anche in questo caso, si assuma una sezione rettangolare di dimensioni b×d. I due addendi possono,
allora, essere scritti come:
wA2 = 4P (l1/d)3/(Eb) e
wA3 = P (l2/d)/(Eb) .
Il relativo rapporto risulta:
wA2 / wA3 = 4 (l1/d)3 / (l2/d).
Per un rapporto di snellezza usuale, ad esempio l/d=10, risulta wA2 / wA3 = 4 1000 /10 = 400.
Come si vede la deformabilità assiale appare generalmente trascurabile rispetto a quella flessionale.
Nelle valutazioni precedenti si è trascurata la presenza del carico distribuito applicato sull’asta BC;
tale carico, apparentemente, incrementa la deformazione flessionale della struttura senza influenzare
il contributo dovuto ad azioni assiali. In realtà, nel caso in cui risultasse q<0, il contributo agirebbe in
senso opposto ed, in particolare, se risultasse P=- 3/8 ql1, il contributo flessionale si annullerebbe, e
quello legato alla deformabilità assiale risulterebbe assolutamente prevalente.
Si può, quindi, concludere che nelle strutture soggette a combinazioni di azioni flettenti ed assiali, la
deformazione legata alla componente flessionale è generalmente prevalente rispetto a quella assiale.
Questa prevalenza è tanto maggiore:
• tanto più la struttura e snella,
• tanto più la flessione è significativa nel quadro di sollecitazioni,
• tanto meno l’andamento del diagramma dei momenti presenta punti di valore nullo e varia-
zioni di segno.
Si chiami con ϕ la rotazione che la struttura isostatica presenta in una delle se-
zioni in C per effetto del solo carico esterno. Se N è lo sforzo assiale su ciascu-
na asta, il rispettivo allungamento risulta ∆ = - Nl/(EA) con N=P/(2 sinα) .
Per effetto del solo accorciamento su una delle aste, la sezione C si sposterebbe ∆
In generale, quindi, se si considera una struttura per la quale è possibile adottare una configurazione
principale isostatica nella quale i carichi producano solo sforzo assiale sulle membrature, si verifica
che le tensioni dovute alle incognite iperstatiche sono trascurabili rispetto a quelle prodotte dai cari-
chi. Tale semplificazione è valida tanto più la struttura è snella e quanto meno il diagramma dei mo-
menti flettenti varia di segno lungo lo sviluppo delle aste.
A titolo d’esempio, per chiarire l’influenza dell’andamento del diagramma dei momenti, si può rivalutare l’esempio
ora visto, ma imponendo che le estremità A e B siano anche impedite di ruotare.
Quanto ora enunciato ha ripercussioni significative nel calcolo delle strutture; si propongono alcuni
esempi.
Nel calcolo di una struttura reticolare si può, in genere, ritenere che i nodi siano assimilabili a cernie-
re interne. Se, in questo modo, la struttura risulta isostatica e caricata solamente sui nodi, tutte le a-
ste possono essere dimensionate solamente in relazione agli sforzi assiali ottenibili con semplici con-
siderazioni d’equilibrio.
Un arco parabolico a due cerniere, soggetto ad un carico uniformemente distribuito sull’orizzontale,
può essere calcolato come un arco a tre cerniere e risulta semplicemente compresso.
Si assume una struttura principale costituita dalla trave incastrata ad entrambe le estremità. Il vincolo
ausiliario inserito corrisponde all’impedimento della rotazione all’appoggio sinistro. La soluzione di
questa trave iperstatica porta ad un momento sui due appoggi M=-ql2/12, negativo in quanto tende le
fibre superiori. La struttura complementare ha la geometria ed i vincoli della struttura reale, ma è ca-
ricata, in corrispondenza del carrello, dalla reazione del vincolo ausiliario cambiata di segno:
M=+ql2/12.
Come noto, il momento flettente indotto, in tale struttura, sull’appoggio destro vale M=-(ql2/12)/2.
Il momento flettente all’estremità sinistra della struttura reale, espresso come somma di quelli della
struttura principale e della struttura complementare, vale M= -ql2/12 + ql2/12 = 0.
Il momento flettente all’estremità destra della struttura reale, espresso come somma di quelli della
struttura principale e della struttura complementare, vale M= -ql2/12 - ql2/24 = -ql2/8.
Esempio. Si ipotizzi di presollecitare un trefolo in acciaio di area Ap, tesandolo alla tensione σapi e
mantenendolo teso mediante delle testate di tesatura che svolgono una funzione analoga a quella di
vincoli ausiliari esterni.
Si effettui ora, il getto di un elemento di calcestruzzo, avente ba-
ricentro coincidente con l’asse del trefolo. La struttura che si
viene a configurare è equivalente ad una struttura principale (si
veda lo schema a fianco).
La presenza dei due vincoli rende i due sistemi, costituiti dal trefolo in acciaio e dal prisma in calce-
struzzo, indipendenti tra loro, per cui la tensione nell’acciaio vale σs = σapi , quella nel calcestruzzo
σc = 0, mentre le reazioni vincolari valgono H = σs Ap.
La soluzione complementare è costituita dall’asta in calce-
struzzo armato, con applicate le reazioni dei vincoli ausiliari,
cambiate di segno. Definita Aci la sezione del calcestruzzo, te-
nuto conto dell’armatura omogeneizzata mediante il cefficien-
te d’amplificazione n, si ha:
la tensione nel calcestruzzo σc = - H/ Aci
la tensione nell’acciaio σs = - n H/ Aci = - n (σapi Ap)/ Aci
La soluzione completa della struttura viene identificata dalla somma della soluzione complementare e
di quella della struttura principale. Si ha, quindi:
la tensione nel calcestruzzo σc = - (σapi Ap) / Aci
la tensione nell’acciaio σs = σapi - n (σapi Ap)/ Aci = σapi (1- n Ap/ Aci)
Può lasciare perplessi il fatto che la tensione nel conglomerato appaia legata ad una tensione
nell’acciaio superiore a quella che si ha dopo il rilascio dei vincoli ausiliari. Si può, quindi, verificare
la condizione di equilibrio della sezione. Poiché lo stato di coazione è autoequilibrato e non è ac-
compagnato da azioni esterne (si suppone il vincolamento esterno di tipo isostatico), il campo ten-
sionale in corrispondenza di ogni sezione deve essere equilibrato. Imponendo l’equilibrio traslaziona-
le si ha: σc Ac + σs Ap = 0 e quindi
- [σapi Ap) / Aci] Ac + Ap σapi - n Ap (σapi Ap)/ Aci = 0
da cui –(Ac+nAp)/Aci+1=0 e, quindi, Aci=Ac+nAp, come ben noto.
Teoria delle strutture – la soluzione elastica
Appunti delle lezioni di Tecnica delle costruzioni Giorgio Serafini
Esempio. Il concetto di vincolo ausiliario può essere esteso rispetto al concetto tradizionale di vinco-
lo puntuale rigido. Si voglia analizzare con il metodo dei vincoli ausiliari il comportamento, supposto
elastico e lineare, di una paratia durante lo scavo del terreno su uno dei lati. Anche in questo caso il
comportamento della struttura reale viene dedotto dalla sovrapposizione della soluzione di una strut-
tura principale e di una struttura complementare.
Si consideri una struttura n volte iperstatica e si rimuovano n gradi di vincolo, mettendo in evidenza
le corrispondenti reazioni Xi, i=1,…,n che costituiscono le incognite iperstatiche che agiranno sulla
struttura divenuta isostatica dopo la rimozione dei vincoli sovrabbondanti.
In relazione all’i-mo degli n movimenti evidenziati dalla rimozione dei vincoli è possibile scrivere
un’equazione di congruenza del tipo:
αi1X1 + αi2X2 + … + αinXn + αio = 0.
Il termine noto αio esprime il valore del movimento i-mo della struttura isostatica indotto dai carichi
esterni; i coefficienti αij esprimono il movimento i-mo indotto dall’applicazione della sola incognita
iperstatica Xj=1. I coefficienti αij sono detti coefficienti di deformabilità. È, così , possibile scrivere n
equazioni che vengono a costituire un sistema di n equazioni del tipo:
o, in forma compatta, [C] {F}= {α}, dove [C] è detta matrice di deformabilità.
1 1 2 2 3 3 4 4 5
Si considerino due campate successive, esplicitando le coppie iperstatiche che ciascuna campata
scambia con quella adiacente. Tali coppie verranno assunte come incognite del sistema iperstatico.
qi-1 qi
Mi-1 Mi Mi Mi+1
i-1 i i i+1
i-1 i
li-1 li
qi-1 li-13 / (24EJ) + Mi li-1 / (3EJ) + Mi-1 li-1 / (6EJ) + qi li3 / (24EJ) + Mi li / (3EJ) + Mi+1 li / (6EJ) = 0
da cui si può ricavare l’espressione dell’equazione dei tre momenti, particolarizzata al caso di carico
uniforme su ciascuna campata:
Esempio.
Si consideri una trave su tre appoggi, costituita da due campate uguali uniformemente caricate.
Applicando l’equazione dei tre momenti si può calcolare il momento di continuità sull’appoggio 2:
q 2Ml + 2Ml = - 2/4 ql3 = - ½ql3
da cui:
4Ml = - 1/2 ql3
1 2 3 e, quindi
M = -ql2/8
l l
Più in generale si può considerare una travata a due campate di lunghezze l1 ed l2, sog-
gette ai carichi uniformemente distribuiti q1 e q2, ricavando il valore del momento in cor-
rispondenza dell’appoggio intermedio in funzione di l1, l2, q1 e q2.
q1 q2
Scrivendo l’equazione dei tre momenti per l’appoggio intermedio si ha:
2 M l1 + 2 M l2 = - (q1 l13 + q2 l23)/4,
2 ( l1 + l2 ) M = - (q1 l13 + q2 l23)/4,
l1 l2 M = - (q1 l13 + q2 l23) / [ 8 ( l1 + l2 )].
Per l1= l2 = l e q1 = q2 = q. si ha, ovviamente, M = -ql2/8.
Esempio.
Si consideri una trave su cinque appoggi, costituita da quattro campate uniformemente caricate.
Applicando l’equazione dei tre momenti si può impostare il sistema di equazioni lineari che fornisce i
valori assunti dall’azione flettente in corrispondenza degli appoggi intermedi. Si scrivono, quindi, le
tre equazioni di congruenza per i nodi 2, 3 e 4, tenuto conto del fatto che M1 = M5 = 0.
1 1 2 2 3 3 4 4 5
Evidenziando le incognite :
2(l1+l2) M2 + l2M3 = - (q1l13 + q2l23)/4
l2M2 + 2(l2+l3) M3 + l3M4 = - (q2l23 + q3l33)/4
l3M3 + 2(l3+l4) M4 = - (q3l33 + q4l43)/4
che può essere espresso come :
Assumendo l1 = 3.50 m, l2= 4.00 m, l3 = 5.00 m, l4 = 4.00 m e q1=q2=q3=q4=10 kN/m, è possibile ri-
solvere numericamente il sistema, ottenendo:
15 M2 + 4 M3 = - 267187.5
4 M2 + 18 M3 + 5 M4 = - 472500
5 M3 + 18 M4 = - 472500
Il calcolo delle reazioni vincolari passa attraverso il calcolo dell’azione tagliante all’estremità di cia-
scuna campata. Si esamini, ad esempio, la prima campata, resa isostatica attraverso l’esplicitazione
delle incognite iperstatiche.
q=10000N/m
1 2
M2=-13180 NM/m
l1=3.50
Il punto di taglio nullo, che corrisponde al punto in cui il momento flettente è massimo, si ha per
qx = V1, da cui x = V1/q = 13735/10000 = 1.374 m.
Per tale valore di x si ha:
M = V1x – qx2/2 = 13735x1.374 – 10000x1.3742/2 = 18872 – 9439 = 9432 Nm/m.
Il metodo dell’equilibrio.
Convenzioni sui segni: i momenti Mi ed Mj che i nodi trasmettono alle estremità delle aste saranno
considerati positivi se destrogiri. Le rotazioni ϕi e ϕj e saranno positive se concordi con i momenti
positivi Mi ed Mj.
Per fissare le idee, si consideri una struttu- M A-B
Il coefficiente numerico tra parentesi prende il nome di coefficiente di rigidezza ed esprime la forza
(nel caso specifico la coppia) che deve essere applicata per ottenere in A una rotazione unitaria ϕ=1.
È facile generalizzare questo esempio al caso in cui vi M A
Si noti che all’aumentare del numero delle aste concorrenti nel nodo, non si ha un incremento del
numero delle incognite da la cui determinazione è necessaria per la risoluzione della struttura.
o, in forma compatta, [K] {α}= {F}, dove [K] è detta matrice di rigidezza.
Mi Mj
i j
i-j
Lij
Per semplicità, si utilizza lij=l, Eij=E, Jij=J. Le rotazioni agli estremi della trave possono essere scritti
come:
Teoria delle strutture – la soluzione elastica
Appunti delle lezioni di Tecnica delle costruzioni Giorgio Serafini
Σs Mis=0.
l i j
k
(2EijJij/lij)(2ϕi+ϕj)+ (2EikJik/lik)(2ϕi+ϕk)+ (2EilJil/lil)(2ϕi+ϕl)+ (2EimJim/lim)(2ϕi+ϕm) +
+(-qijlij2+ qiklik2+ qillil2- qimlim2)/12 = 0
Si consideri una trave semplicemente caricata e soggetta ad un carico uniforme. Si voglia valutare la
rotazione dei due estremi con il principio dei lavori virtuali. Si considerano positivi i momenti che
tendono le fibre inferiori e le coppie che compiono lavoro positivo per tali momenti flettenti.
q
C=1
A B A B
x x
Sistema deformante. Sistema lavorante.
Rispetto all’ascissa corrente, la funzione che esprime le sollecitazioni nel sistema deformante è
M = qlx/2 - qx2/2.
L’azione interna del sistema lavorante è M = x/l.
Applicando il principio dei lavori virtuali si ha:
l l
ϕB = 1
EJ ∫ (qlx/2-qx2/2)(x/l)dx = q
2lEJ ∫ (lx2-x3)dx
0 0
da cui:
ϕB = -ϕA = ql3/(24EJ) .
A l B
La quantità EJ/l, che dipende esclusivamente dalla geometria della trave, viene detta rigidità ed indi-
cata come R = EJ/l.
M M
Trave appoggiata agli estremi WA,B = 2R
soggetta a coppie simmetriche A B
l
M
Trave appoggiata agli estremi WA,B = 3R
soggetta ad una coppia A B
l
M
Trave appoggiata ad un estremo WA,B = 4R
ed incastrata all’altro, soggetta A B
ad una coppia l
M M
Trave appoggiata agli estremi WA,B = 6R
soggetta a coppie antimetriche A B
l