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Foronomia 199

9. Foronomia

9.1.

Luci a battente e stramazzi

La foronomia studia lefflusso da fori (detti luci o bocche) praticati sul fondo o
su una parete di un serbatoio o di un canale. La corrente liquida che si determina
nellefflusso viene detta vena effluente, vena liquida o getto.
Una prima cassificazione fatta in base alla posizione della luce (Figura
9-1). Le luci a battente sono quelle il cui contorno interamente posto al disotto
del pelo libero del liquido nel serbatoio o nel canale, mentre vengono dette luci
a stramazzo, quelle realizzate in modo che il fluido lambisca solo una parte del
contorno della luce stessa. In questo caso pertanto la corrente che tracima
caratterizzata da una superficie superiore a contatto con latmosfera.

Figura 9-1

200 Dispense di Idraulica

Si definisce battente, b, la differenza di quota tra il pelo libero a monte


della luce e il punto pi elevato del contorno della luce. Risulta chiaro che il
battente esiste solo nel caso di luci a battente.
Le luci si distinguono in luci in parete sottile, quando presenta uno spigolo
vivo, ossia un bordo affilato da cui la vena effluente si distacchi nettamente
vincendo ladesione e in parete grossa: quando la vena aderisce parzialmente o
totalmente ai contorni della luce.
Lefflusso da tutte le luci in parete sottile caratterizzato da un particolare
fenomeno detto contrazione della vena effluente. La curvatura delle traiettorie
lungo le quali le masse fluide muovono nel serbatoio determina un
avvicinamento delle traiettorie e quindi, a valle della sezione della luce, una
contrazione della corrente, cui corrisponde unaccelerazione delle masse fluide
stesse.
Lefflusso si distingue in libero se il livello idrico a valle non influenza la
luce e rigurgitato (parzialmente o totalmente) se il livello idrico a valle
influenza parzialmente o totalmente la luce.
Le ipotesi usate per la definizione delle leggi dell'efflusso, ovvero del
legame funzionale che permette di valutare la portata defluente, sono
usualmente: liquido perfetto e moto permanente.
10.1.1 Luci a battente
Il carico sulla luce, h, rappresenta la differenza di altezza geodetica tra il piano
dei carichi idrostatici relativo e il baricentro del foro.
Altra definizione propria delle luci a battente ne descrive la dimensione
caratteristica D (ad esempio il diametro per luce circolare) rispetto al carico. Se
risulta D<<h si parla di luce di piccole dimensioni.
La forma della vena che fuoriesce influenzata, oltre che dalle dimensioni
e dalla forma del foro, dalla presenza dellaccelerazione di gravit e dellinerzia.
Linerzia tende a far esaurire il fenomeno della contrazione mentre
laccelerazione della gravit, come si vedr successivamente, gioca ruoli diversi
a seconda che il getto sia verticale o no.
Le leggi di efflusso valide per le luci a battente vengono ricavate tramite
lapplicazione del teroema di Bernoulli, a patto poi di tarare sperimentalmente
alcuni coefficienti.
10.1.1 Luci a stramazzo
Nei processi di efflusso delle luci a stramazzo si osserva il cosiddetto fenomeno
di chiamata allo sbocco che consiste in un abbassamento del pelo libero in un
tratto posto a monte della sezione iniziale dello stramazzo. La sezione subito a
monte di tale tratto rappresenta una sezione indisturbata e quindi lultima
sezione di corrente gradualmente variata. Si definisce carico sullo stramazzo, il

Foronomia 201

dislivello geodetico tra il pelo libero nella sezione a monte della chiamata allo
sbocco e il punto pi elevato dello stramazzo.
Le leggi di efflusso valide per le luci a stramazzo vengono generalmente
ricavate adattando la legge dellefflusso per le luci a battente e tarando
sperimentalmente i coefficienti che in essa compaiono. Tale logica appare
arbitraria ma i numerosissimi lavori sperimentali mostrano la validit della
legge di efflusso. Come si vedr successivamente, lunico stramazzo che
permette una dimostrazione rigorosa da un punto teorico quello a larga soglia.
Gli stramazzi trovano largo uso come misuratori di portata nelle correnti a
superficie libera.
9.2.

Luce a battente sul fondo di un serbatoio

Si ipotizzi di praticare una luce circolare a spigolo vivo (parete sottile) al fondo
di un serbatoio determinando un efflusso libero in atmosfera. Il serbatoio sia
infinitamente grande lateralmente oppure venga alimentato da una portata pari a
quella effluente dalla luce: in questi due casi il pelo libero pu considerarsi a
quota invariabile nel tempo e quindi il fenomeno stazionario avendo fissato in
questo modo le condizioni al contorno. Si consideri il carico sulla luce
sufficientemente grande in modo che il processo di efflusso non determini
depressioni sul pelo libero.

Figura 9-2

202 Dispense di Idraulica

Nel suo percorso dallinterno verso lesterno, una particella posta in


prossimit del fondo e caratterizzata quindi da una traiettoria orizzontale, non
pu improvvisamente distaccarsi dallo spigolo e assumere direzione di moto
verticale tramiten un brusco cambio di direzione: la deviazione della traiettoria
da orizzontale a verticale avverr tramite un graduale cambio di direzione che
comporta una contrazione della vena a valle del foro.
Si chiama sezione contratta, la prima sezione dopo la luce in cui i filetti
fluidi si presentano sensibilmente rettilinei e paralleli e quindi la corrente risulta
gradualmente variata. In questa sezione si ha una distribuzione idrostatica delle
pressioni ed essendo la sezione contratta, in questo caso, orizzontale (z=cost)
anche la pressione risulter costante e pari al valore assunto sul contorno della
vena ovvero in tutta la sezione contratta si ha pressione nulla. Tale risultato
stato anche confermato dai rilievi sperimentali.
Si consideri (Figura 9-2) un punto B della sezione contratta e una traiettoria
passante per esso. Si scelga inoltre su tale traiettoria un punto A, a grande
distanza dalla luce, per il quale in considerazione delle basse velocit che si
realizzano nel serbatoio, si possa considerare trascurabile la velocit e, di
conseguenza, laltezza cinetica. Nellipotesi di fluido perfetto e moto
stazionario, il teorema di Bernoulli si scrive:

zA +

pA

= zB +

VB2
2g

(9-1)

e cio

h = B +

VB2
2g

(9-2)

Essendo la distanza della sezione contratta dal fondo dellordine del


diametro della luce e quindi molto minore del carico sulla luce, si ottiene
lespressione della velocit detta torricelliana:

VB = 2 gh

(9-3)

Tale valore, denominato velocit torricelliana, rappresenta il valore della


velocit in tutta la sezione contratta, essendo il punto B generico. Esso stato
ricavato in alcune ipotesi semplificative e, in particolare, in quella di fluido
perfetto che ne sovrastima il valore. Si soliti quindi correggere il valore
torricelliano moltiplicandolo per un coefficiente correttivo, Cv, denominato
coefficiente di velocit e che sperimentalmente, per le luci a spigolo vivo,
risultato pari a 0,98-0,99. Ci significa che il valore torricelliano risulta
superiore a quello effettivo delluno-due per cento, valore esiguo che testimonia
la veridicit delle ipotesi fatte.

Foronomia 203

La portata pu quindi scriversi come

Q = c C v 2 gh

(9-4)

dove c rappresenta larea della sezione contratta.


Definendo il coefficiente di contrazione, Cc, il rapporto tra larea della
sezione contratta e quella della sezione della luce , la portata pu scriversi

Q = C vCc 2 gh

(9-5)

Infine, introducendo il coefficiente di efflusso , come prodotto tra quello


di contrazione e quello di velocit si ha lespressione della portata effluente:

Q = 2 gh

(9-6)

Il coefficiente di efflusso riportato nei testi tecnici in funzione della forma


della luce e del carico sulla stessa. Per le luci a spigolo vivo di piccole
dimensioni, esso posto generalmente pari 0,6.
Pu essere interessante osservare la distribuzione della pressione nel fluido
nel piano della luce. Le pressioni si riducono progressivamente fino allo
spigolo, dove la pressione nulla in quanto pari a quella atmosferica, per poi
incrementarsi nuovamente fino in asse alla luce per effetto della curvatura delle
traiettorie, dove si raggiunge un valore di altezza piezometrica pari a 0,6h.

Figura 9-3

9.3.

Luce a battente sulla parete verticale di un serbatoio

Si ipotizzi di praticare una luce circolare a spigolo vivo (parete sottile) sulla
parete verticale di un serbatoio determinando un efflusso libero in atmosfera

204 Dispense di Idraulica

(Figura 9-4). Anche qui si ipotizzi il serbatoio il fenomeno stazionario e la luce


di piccole dimensioni.
In questo caso il processo di contrazione, per effetto dellortogonalit tra
accelerazione di gravit e inerzia, non comporta la formazione di una sezione di
corrente lineare dove la pressione sia distribuita idrostaticamente.

Figura 9-4

La prova di ci sta nel fatto che una qualunque sezione verticale,


caratterizzata da punti a contatto con latmosfera (p=0) e a quota geodetica
diversa: ci prova che la pressione non risulta distribuita idrostaticamente
(schema a sinistra di Figura 9-5). Se si osserva per il fenomeno dallalto
(schema a destra di Figura 9-5) si pu ritenere che a partire da una determinata
sezione il processo di contrazione si sia esaurito. Tale sezione, c, viene ancora
denominata contratta ma in questo caso non caratterizzata da distribuzione
idrostatica delle pressioni.

Foronomia 205

Figura 9-5

Dallingradimento della vena effluente di Figura 9-5, si pu allora


affermare che nella sezione contratta i filetti presentano curvature solo nel piano
zx; con riferimento alla terna intrinseca la binormale coincide pertanto con
lasse orizzontale y. Ci significa che lungo y la quota piezometrica risulta
costante, ed essendo la pressione nulla alle estremit a contatto con latmosfera,
la pressione nulla su ogni segmento orizzontale. La pressione si pu quindi
ritenere nulla in tutti punti, come stato anche provato sperimentalmente. La
sintesi di tale ragionamento che quindi le masse fluide si muovono senza
pesare su quelle inferiori ovvero come gravi ognuno di essi lanciati
singolarmente.
Applicando il teorema di Bernoulli in modo analogo a quanto fatto per la
luce posta sul fondo del serbatoio, si ottiene

VB2
2g

(9-7)

VB = 2 g (H z B )

(9-8)

zA +

pA

= zB +

e cio

Ci significa che, mentre per la luce posta sul fondo di un serbatoio la


velocit si mantiene costante in tutta la sezione contratta, in questo caso a rigore
la velocit varia da punto a punto al variare della quota geodetica zB. Il
diagramma delle velocit pertanto quello parabolico riportato in Figura 9-4.

206 Dispense di Idraulica

Chiaramente a parit di diametro della luce, maggiore il carico tanto pi


lineare risulta il diagramma di velocit relativo alla sola sezione contratta. Per
luci di piccole dimensioni appare quindi naturale valutare la velocit media
nella sezione contratta come:

V = 2 gh

(9-9)

Con lo stesso ragionamento fatto per la luce su fondo orizzontale si giunge


alla seguente espressione della portata

Q = 2 gh

(9-10)

mostrando che pur essendo concettualmente differenti, i due schemi di luce a


battente di piccole dimensioni hanno in comune la stessa formula per l'efflusso:
in tale formula compare quindi il carico senza specificare il tipo di luce.
Se la luce presenta un diametro non pi trascurabile rispetto al carico, la
velocit nella sezione contratta non pu pi essere considerata costante. Per il
calcolo della portata occorre pertanto risolvere lintegrale:
z2

Q = ( z )l ( z ) 2 gz dz

(9-11)

z1

dove l(z) la profondit della luce alla generica quota z, z1 e z2 sono


rispettivamente le quota del punto pi depresso e di quello in sommita del
contorno della luce.
Nel caso di luce a spigolo vivo scolpita su parete posta tra due serbatoi
contenenti liquido con quote di pelo libero rispettivamente pari a H1 e H2,
lefflusso dipende anche dalle condizioni di valle e viene quindi denominato
efflusso rigurgitato (Figura 9-6).

Figura 9-6

Foronomia 207

In questo caso si si parla ancora di sezione contratta con distribuzione


idrostatica delle pressioni che coincide con quella del liquido circostante di
valle. Si pu quindi scrivere

zA +

pA

= zB +

pB

VB2
2g

(9-12)

ovvero

H1 = H 2 +

VB2
2g

(9-13)

Esplicitando la velocit in B, si ha:

VB = 2 g ( H 1 H 2 )

(9-14)

La portata pu quindi scriversi come:

Q = 2 g (H1 H 2 )

9.4.

(9-15)

Luce a battente posta sul fondo di un canale

Si consideri il caso di luce rettangolare di profondit, b, realizzata tramite


lapertura di una paratoia piana innalzata di a rispetto al fondo orizzonatale di
un canale largo anchesso b (Figura 9-7).

Figura 9-7

Considerando un livello a monte della paratoia invariabile nel tempo,


lapplicazione del teorema di Bernoulli porta a scrivere:

208 Dispense di Idraulica

zA +

pA

= zB +

pB

VB2
2g

(9-16)

ovvero

H = Cc a +

VB2
2g

(9-17)

La velocit del punto B si scrive quindi

VB = 2 g ( H C c a )

(9-18)

ottenendo per la portata la seguente espressione

Q = 2 g (H Cc a )

9.5.

(9-19)

Tubo addizionale esterno

Il tubo addizionale esterno si realizza applicando allesterno del serbatoio un


tubo dello stesso diametro della luce, di lunghezza compresa tra 2 e 5 volte il
diametro stesso (Figura 9-8).

Figura 9-8

Possono essere osservate due diverse condizioni di deflusso:

Foronomia 209

a pieno sbocco con la corrente che impegna tutta la sezione del tubo (schema
a sinistra di Figura 9-8). La vena che fuoriesce dal tubo addizionale si
presenta generalmente opaca a testimonianza della presenza in esse di
bollicine daria;
a sbocco libero (schema a destra di Figura 9-8) in cui la vena si distacca dal
contorno della luce senza toccare il tubo: il fenomeno defflusso coincide
quindi con quello che si osserva nelle luci a battente su parete verticale a
spigolo vivo.

Figura 9-9

Il fenomeno dellefflusso a pieno sbocco stato affrontato per primo da


Venturi che, ammettendo lesistenza di una sezione contratta allinterno del
tubo addizionale e misurando in corrispondenza di essa una depressione pari a
3/4 h (con h carico sulla luce, Figura 9-9), giunse ad una formula per lefflusso
dalla struttura analoga a quella relativa alle luci a battente in parete sottile.
Considerando infatti, nelle ipotesi di fluido perfetto e moto stazionario, una
generica traiettoria e due punti di essa A e B, rispettivamente a grande distanza
dal foro e in corrispondenza della sezione contratta, si pu scrivere

zA +

pA

= zB +

pB

VB2
2g

(9-20)

ovvero per quanto misurato da Venturi e considerando come piano di


riferimento delle quote quello passante per il baricentro del foro:

3
V2
h= h+ B
4
2g

(9-21)

210 Dispense di Idraulica

Poich il punto B un punto generico della sezione contratta, la sua


velocit coincide con quella media e quindi si pu scrivere

7
V = 2g h + h = 2g h
4

(9-22)

che passando alla portata diventa

7
7
Q = c 2 g h = Cc 2 g h
4
4

(9-23)

Ipotizzando che nella sezione in cui si realizza la massima depressione, si


formi una sezione contratta pari a quella che si avrebbe nellefflusso libero
(Cc=0,61), si pu scrivere:

7
Q = 0,61 2 g h 0,82 2 gh
4

(9-24)

in cui la portata effluente da una luce con tubo addizionale esterno calcolabile
con la formula precedentemente ricavata nel caso di efflusso libero ma con un
coefficiente di efflusso maggiore.
In Figura 9-9 sono anche tracciate la lineaa dei carichi e la piezometrica. La
prima mostra che il carico si mantiene costante fino alla sezione contratta
(trascurando le piccole perdite di tipo continuo) mentre subito a valle il carico si
riduce di una quantit pari alla meta dellaltezza cinetica. Ovviamente nella
sezione di sbocco la linea dei carichi dovr trovarsi innalzata rispetto al
baricentro di una quantit pari allaltezza cinetica della corrente. La linea
piezometrica invece caratterizzata dal fatto che nella sezione contratta dovr
portarsi allo stesso livello del menisco del piezometro posizionato nella sezione
contratta stessa.
Le considerazioni sinora fatte sono valide nel caso di depressione nella
sezione contratta minori, in valore assoluto, del valore massimo pari a 10.33 m,
ovvero per carichi h sulla luce minori di 13.77 m (10.33*4/3 m). Per valori del
carico maggiori di 13.77 m, la (9-21) diventa

h = 10.33 +

VB2
2g

(9-25)

e la (9-24) diventa

Q = 0,61 2 g (h + 10.33)

(9-26)

Foronomia 211

In definitiva quindi il legame tra il carico h e la portata defluente a pieno


sbocco in un tubo addizionale esterno descritto dal grafico di Figura 9-10.

Figura 9-10

Il passaggio da efflusso libero a efflusso a pieno sbocco avviene creando


una chiusura idraulica (ad esempio ponendo un ostacolo per qualche istante in
prossimit della sezione di sbocco del tubo addizionale).
Il passaggio inverso da efflusso a pieno sbocco a efflusso libero avviene
aumentando il carico h a valori tali da far allungare la zona in depressione fino a
portarla in prossimit dello sbocco, permettendo quindi un ingresso di aria a
pressione atmosferica.
9.6.

Reazione defflusso

Si consideri una luce a battente praticata sulla parete verticale di destra di un


serbatoio (Figura 9-11). Lefflusso che ne consegue fa s che il recipiente venga
spinto verso sinistra. La forza che spinge il serbatoio verso sinistra prende il
nome di reazione di efflusso. Tale fenomeno quello tipico che consente il
funzionamento degli aerei a reazione che si muovono grazie al potente getto
diretto verso il retro dellaereo.

212 Dispense di Idraulica

Figura 9-11

Per giustificare la presenza della reazione di efflusso, si noti che, nel caso
del serbatoio di Figura 9-11, le pressioni lungo la parete della luce si discostano
dalla distribuzione idrostatica proprio di un termine pari allincremento di
velocit che si manifesta nel punto della parete considerato. Il massimo
scostamento si osserva in prossimit della luce, fino ad annullarsi allo spigolo,
dove la pressione nulla in quanto pari a quella atmosferica.
La parete di sinistra del serbatoio, considerata distante dal foro, quindi
soggetta ad una forza che pu essere valutata pari a quella idrostatica; quella di
destra invece risulta minore. Complessivamente il serbatoio , pertanto,
soggetto ad una forza pari alla somma vettoriale tra quella di sinistra e quella di
destra, diretta nel verso opposto alla direzione del getto di efflusso; tale somma
r
vettoriale coincide quindi con la reazione defflusso R .
Volendo quantificare tale forza si applica lequazione globale del moto ad
un volume di controllo costituito dal fluido dellintero serbatoio fino alla
sezione contratta dell getto. Il moto viene considerato permanente e ci pu
determinarsi considerando il recipiente di grandi dimensioni oppure alimentato
da una portata pari a quella uscente, in modo tale da mantenere invariato il
livello di pelo libero. In tal caso lequazione globale si scrive:

r r
r
G++M =0

(9-27)

Proiettando questutlima lungo un asse orizzontale x con verso coincidente


con quello dellefflusso, si ottiene lequazione

G x + x + M 1x M 2 x = 0

(9-28)

Se lalimentazione del serbatoio avviene con direzione verticale il termine


relativo al flusso di quantit di moto entrante si annulla e quindi si ha

Foronomia 213

G x + x + M 1x M 2 x = 0

(9-29)

Il primo termine nullo poich la forza peso verticale.


Per quanto riguarda il termine x, esso rappresenta la proiezione su x delle
forze superficiali che si esercitano dallesterno sul volume di controllo.
Considerando il fondo molto distante dalla luce, gli sforzi tangenziali in
corrispondenza di esso, possono ritenersi nulli. Sul contorno della vena e in
corrispondenza della sezione contratta, la pressione pari a quella atmosferica.
Il termine x, coincide quindi con lopposto della spinta che le superfici laterali
del serbatoio esercitano sul fluido ovvero

x = Rx

(9-30)

Anche il termine M1x pu essere ritenuto pari a zero se lingresso di portata


avviene in direzione normale allasse x. La (9-29) diventa quindi

R x = M 2 x = QVc

(9-31)

avendo indicato con Vc la velocit nella sezione contratta.


In generale quindi possibile definire la reazione di efflusso come quella
forza agente sul serbatoio che nasce per effetto di un efflusso e caratterizzata da
verso opposto a quello del getto.
9.7.

Stramazzo a larga soglia

Come gia accennato lo studio degli stramazzi affrontato per lo pi per via
semi-empirica a causa dellassenza di una sezione contratta lungo la vena
effluente.

Figura 9-12

214 Dispense di Idraulica

Lo stramazzo a larga soglia uno dei pochi tipi di luce che consente una
trattazione analitica esauriente. Esso consiste nel disporre uno sbarramento, di
altezza a, lungo lintera larghezza di un canale rettangolare di larghezza B
(Figura 9-12).
Tale tipo di stramazzo pu essere considerato una luce rettangolare in
parete grossa. La parete a monte, che prende il nome di petto dello stramazzo,
in questo caso ben raccordata alla parete. Laltezza a deve essere
sufficientemente elevata da permettere la realizzazione di condizioni di stato
critico lungo la soglia di sbarramento.
Uguagliando lenergia a monte dello stramazzo (prima del fenomeno di
chiamata allo sbocco) con quella della sezione di stato critico, risulta:

h+a+

Q2
2 g (hB )

=k+

Q2
2 g (kB )

3 Q2
+a= 3
+a
2 gB 2

(9-32)

indicando con h il carico sullo stramazzo e con k il tirante critico sulla soglia.
Nel caso in cui laltezza cinetica della corrente in arrivo da monte risulti
trascurabile rispetto ad h, si ha

Q = 0,385hB 2 gh

(9-33)

Tale relazione di grande utilit pratica poich permette di valutare la


portata defluente noto il carico sullo stramazzo h. Ovviamente per il buon
funzionamento di uno stramazzo, necessario che sulla soglia si instaurino
condizioni di stato critico ovvero che si determini una corrente veloce almeno in
un primo tratto a valle. In tal caso infatti il funzionamento dello stramazzo
diventa indipendente dalle condizioni poste a valle e si dice che lefflusso
libero. Quando avviene ci, la portata funzione delle sole caratteristiche
idrodinamiche di monte e non di quelle di valle e il comportamento si dice
pertanto semimodulare. In caso contrario lefflusso viene denominato
rigurgitato o sommerso. Un primo criterio per verificare che lefflusso sia
libero, basato sul criterio del limite di sommergenza che consiste nel verificare
che la quota idrica a valle dello stramazzo assuma valori contenuti. In
particolare esistono molteplici criteri per verificare se lefflusso libero, fra i
quali:

hv a < 0,66(h a )

(9-34)

hv a < 0,7 k

(9-35)

oppure

oppure per Chugaev

Foronomia 215

hv <

2
Q2
(
)
h
+
a
+
a

2
2
3
2 gB (h + a )

(9-36)

oppure quello di Schimdt basato sul diagramma di Figura 9-13.

Figura 9-13

9.8.

Stramazzo Bazin, Cipolletti e Thomson

Lo stramazzo Bazin generalmente costituito da una traversa sormontata da una


lama metallica a spigolo vivo che rappresenta quindi la base della luce
rettangolare e di larghezza B pari a quella del canale (Figura 9-14).

Figura 9-14

216 Dispense di Idraulica

La contrazione avviene avviene quindi solo sul fondo della vena e non ai lati.
Per questo motivo particolare attenzione va posta nel predisporre unadeguata
areazione al disotto della vena fluida in modo da evitare fenomeni di instabilit
dellefflusso. In mancanza di areazione lingresso del getto nella corrente
sottostante comporterebbe asportazione progressiva di aria dal volume posto
subito a valle dello stramazzo, determinando quindi il fenomendo della vena
depressa che diventa aderente nel momento in cui si addossa alla parete.
Lefflusso diventerebbe quindi irregolare ed instabile e per tal motivo si rende
necessaria lareazione per il corretto funzionamento dello stramazzo Bazin che
consiste ad esempio assicurando la comunicazione con lambiente esterno
tramite lintroduzione di una canna aerofora poco a valle della traversa (Figura
9-14).
.
La relazione che viene utilizzata per la valutazione della portata di tipo
empirico ed :

Q = 0,415hB 2 gh

(9-37)

Un altro stramazzo molto utilizzato quello triangolare, anchesso praticato


in un canale di larghezza B.

Figura 9-15

uno stramazzo caratterizzato da elevata sensibilit alle basse portate. In


uno stramazzo di questo tipo infatti, a piccole variazioni del carico
corrispondono sensibili variazioni della portata. Ci perch la portata dipende
dalla potenza 5/2 del carico anzich 3/2 come in tutti gli altri stramazzi, essendo
valida la relazione

Foronomia 217

Q = 0,32 tan

2g h

(9-38)

dove langolo alla base del traingolo isoscele che costituisce lo stramazzo.
In questo caso il processo di efflusso presenta contrazione completa e
quindi non si ha necessit di areare la vena effluente.

Idrometria 219

10. Idrometria

10.1. Definizioni

Lidrometria quella branca dellidraulica che si occupa delle misurazioni di


grandezze fisiche delle correnti di fluidi (livello, pressione, velocit, portata).
Con lavvento dellelettronica, negli ultimi decenni, la complessit degli
strumenti di misura si notevolmente accresciuta. I pi moderni strumenti
coniugano alcune importanti caratteristiche, quali la precisione, il ridotto
disturbo al flusso, lelevata frequenza temporale delle misure, etc.
Per limportanza che assume la misura, sia in ambito scientifico che
applicativo, gli strumenti moderni sono sottoposti a rigorose normative che di
tali strumenti specificano le caratteristiche costruttive e gli errori massimi
ammissibili.
10.2. Idrometro

Lidrometro lo strumento che consente la misura del livello idrico. Nella sua
forma pi semplice rappresentata da unasta graduata. Di questo tipo sono le
aste idrometriche posizionate lungo i fiumi (Figura 10-1) per la determinazione
della portata a mezzo della scala di deflusso dellalveo, cio della relazione che
lega il tirante idrico (valutabile mediante la lettura idrometrica) e la portata
defluente.

220 Dispense di Idraulica

Figura 10-1

Un apparecchio pi moderno per la determinazione della posizione del pelo


libero rappresentato dal rilevatore ad ultrasuoni. Questo strumento, posto ad
una quota fissa e superiore a quella massima del pelo libero, ne rileva la
posizione attraverso la misura del tempo di viaggio di un fascio di onde
acustiche (Figura 10-2).

Idrometria 221

Figura 10-2

In condizioni idrostatiche e nel caso in cui la corrente sia gradualmente


variata la lettura idrometrica pu essere sostituita da una misura della pressione
al fondo.
10.3. Piezometro

Il pi semplice degli strumenti di misura della pressione rappresentato dal


piezometro, costituito da un tubo aperto, in materiale trasparente e collegato,
tramite una presa alla parete di un serbatoio o di una condotta. Allinterno del
piezometro lacqua risale fino ad una determinata quota formando cos una
superficie di separazione, denominata menisco, con laria sovrastante a
pressione atmosferica.

222 Dispense di Idraulica

Figura 10-3

Il dislivello di quota geodetica tra il menisco e la presa del piezometro,


corrisponde allaltezza piezometrica che si registra nella presa stessa.
Ovviamente, questo misuratore non pu essere utilizzato nel caso in cui la
pressione sia eccessivamente elevata, avendo limpossibilit pratica di
realizzare tubi in vetro di notevoli lunghezze.
10.4. Manometri

Il manometro uno strumento che consente la misura della pressione in un


punto in maniera agevole attraverso il metodo della trasduzione del segnale.
Questo metodo consiste nella trasformazione del segnale da misurare in un altro
segnale di pi semplice lettura.
Il pi diffuso tipo di manometro il manometro metallico facilmente
osservabile vicino a tutte le caldaie a gas. Questo strumento generalmente
collegato, tramite una presa filettata, alla parete esterna della condotta o del
serbatoio. La pressione esercitata dal fluido determina lo spostamento di una
membrana o di uno stantuffo che fa da interfaccia tra il fluido e lambiente
esterno. Alla membrana o allo stantuffo collegata una molla a spirale che
amplifica il movimento, trasformandolo nella rotazione di un ago disposto su
una scala di misura ottica della pressione (Figura 10-3). I manometri metallici
sono strumenti molto robusti ma che presentano limiti intrinseci correlati alla
modalit di trasduzione del segnale di pressione e di lettura del segnale
misurato.

Idrometria 223

Figura 10-4

Un altro tipo il manometro semplice . In questo strumento viene collegato


alla parete di un contenitore (Figura 10-5) un tubo trasparente forgiato ad U,
contenente un fluido di peso specifico m maggiore di quello del fluido interno
al contenitore e con questultimo immiscibile.

Figura 10-5

In questo caso, per leguaglianza delle pressioni nei punti A e B del


manometro, si osserva che la pressione del fluido contenuto nel serbatoio
trasformata in una egual pressione allinterno della colonna di mercurio,
risultando:

p A = p B = m

(10-1)

224 Dispense di Idraulica

Poich la pressione nel punto A pu essere espressa in funzione della


distanza h dal piano dei carichi idrostatici ovvero

p A = h

(10-2)

si pu ottenere che

h=

(10-3)

Spesso nel manometro semplice viene utilizzato il mercurio per cui


possibile misurare unaltezza piezometrica tramite una misura, circa 13 volte
minore rispetto a quella che misurerebbe un piezometro ad acqua.
In molti casi non si interessati a misurare direttamente la pressione in un
punto, bens la differenza tra le pressioni di due diversi punti. In questi casi
estremamente utile limpiego di un manometro differenziale . Di questo
apparecchio esistono due tipi, uno dritto ed uno rovescio.
Il manometro differenziale dritto, rappresentato da un tubo trasparente ad
U, contenente mercurio, che collega i due contenitori allinterno dei quali vi lo
stesso liquido di peso specifico e aventi piani dei carichi idrostatici a distanza
(Figura 10-6).

Figura 10-6

Per leguaglianza delle pressioni tra i punti C e D del mercurio posti alla
stessa quota, si osserva che

pC = h = p D = m + (h )

(10-4)

Idrometria 225

che consente la determinazione diretta della differenza di quota piezometrica tra


i serbatoi A e B:

(10-5)

Nel caso, invece, del manometro rovescio il tubo ad U rovescia e contiene


un fluido manometrico meno denso dellacqua (Figura 10-9).

Figura 10-7

In questo caso facile mostrare che:

(10-6)

Pertanto, il manometro rovescio, a differenza di quello dritto, amplifica le


differenze di quota piezometrica. Se come fluido manometrico si utilizza laria,
il m pu essere trascurato e quindi la differenza di livello tra i menischi risulta
pari al dislivello tra i due piani dei carichi idrostatici.
10.5. Celle di pressione

Gli strumenti pi moderni di misura della pressione sono rappresentati dalle


celle di pressione. Il principio di funzionamento parzialmente simile a quello
dei manometri metallici. Anche in questo caso la cella collegata alla parete del
condotto o del serbatoio tramite una presa filettata ed esiste una trasduzione
meccanica che determina la deformazione di una membrana, incastrata ai bordi

226 Dispense di Idraulica

e a contatto sulla parete esterna alla cella con il fluido. Nelle celle di pressione,
per, la deformazione della membrana rilevata tramite una seconda
trasduzione in segnale elettrico.

Figura 10-8

Sulla parete esterna della membrana (quella che non si trova a contatto con
il fluido) applicato un piccolo filamento di un conduttore elettrico che si
deforma anchesso insieme alla membrana per effetto della pressione agente
sulla parete esterna. Se il filo, ad esempio, collegato alla parte centrale della
membrana che si tende per effetto della pressione, si determiner un
allungamento del conduttore con contemporanea diminuzione della sua sezione
trasversale. Ne consegue che questultimo presenter una resistenza elettrica
tanto maggiore quanto maggiore la deformazione della membrana e, quindi, la
pressione del fludo.
Il filamento costituisce un ramo di un circuito elettrico alimentato con
tensione costante, nel quale per effetto della variazione della resistenza elettrica
varier la corrente circolante. La misura della pressione del fluido avviene
tramite una preventiva taratura della cella di pressione nel corso della quale per
pi valori di pressione si registrano i corrispondenti valori di corrente elettrica
circolante. Un principio pressoch analogo quello utilizzato nelle celle di
pressione capacitive.
Tra i vantaggi delle celle di pressione ci sono la ridottissima superficie di
misura, che pu raggiungere la dimensione del mm, lestrema velocit di
risposta alle variazioni di pressione, determinata dalla ridottissima inerzia della
membrana, la possibilit di trasformare il segnale elettrico in un segnale
analogico idoneo al telecontrollo della misura.
Alcune celle di pressione differiscono da quella di tipo resistivo e
capacitivo precedentemente descritte, basandosi su un tipo di trasduzione
piezoelettrico. In questo caso la membrana della cella di pressione messa in
contatto con un cristallo piezoelettrico. Questultimo sottoposto ad una
compressione in grado di generare una differenza di potenziale elettrico,
comportandosi come un condensatore. Collegando le due facce del cristallo ad
un circuito elettrico viene indotta la circolazione di una corrente elettrica. La

Idrometria 227

rilevazione della pressione del fluido avverr attraverso la misura della corrente
circolante, previa taratura della cella.
10.6. Tubo di Pitot

Il tubo di Pitot uno strumento di misura della velocit locale in una corrente
fluida, costituito da un corpo cilindrico (Figura 10-9) avente unestremit
arrotondata e dotata di foro in collegamento con un piezometro.

Figura 10-9

Lo strumento viene posizionato in modo che lasse del tubo sia parallelo
alla direzione della corrente. In condizioni di moto stazionario, il tubo viene
quindi a costituire un ostacolo e la velocit del fluido si annulla in
corrispondenza della presa del piezometro che prende il nome di punto di
ristagno. Il fluido allinterno del tubo di Pitot, essendo in quiete risulta
caratterizzata da una pressione distribuita idrostaticamente.
Con riferimento allo schema di Figura 10-101, si consideri il punto B ad
una distanza infinitesima a monte del punto di ristagno e la traiettoria passante
per esso.

La figura rappresenta solo uno schema poich nella realt il tubo di Pitot dovr
essere realizzato di dimensioni ridotte rispetto a quelle trasversali della corrente, al fine
di introdurre disturbi nel flusso quanto pi piccoli possibile.

228 Dispense di Idraulica

Figura 10-10

Scegliendo un punto A sufficientemente lontano da ritenere la corrente


indisturbata e quindi lineare, lapplicazione del teorema di Bernoulli tra il punto
A e B fornisce

pA

v
p
v
zA +
+ A = zB + B + B

2g

2g

(10-7)

Trascurando laltezza cinetica di B quindi possibile ricavare la velocit


nel punto A:

v A = 2 g

(10-8)

Ovviamente a causa dellinerzia della massa fluida contenuta nel tubo di


Pitot, esso non in grado di poter misurare i valori istantanei di velocit ma
solo i valori medi locali. Pertanto nel caso di correnti turbolente per misurare le
velocit istantanee necessario utilizzare altri strumenti di misura.
Nonostante lestrema semplicit costruttiva del tubo di Pitot, esso risulta di
agevole utilizzo e di notevole precisione; esso pertanto utilizzato per la misura
della velocit degli aerei dove fissato generalmente sul ventre delle ali o sulla
fusoliera.
10.7. Venturimetro per correnti in pressione

Il venturimetro o tubo di Venturi uno strumento che serve a misurare la


portata di una condotta. Esso viene disposto in serie con la tubazione di sezione
A1 ed costituito (Figura 10-11) da un primo breve tronco convergente, un
secondo a diametro minore costante avente sezione A2 e infine uno divergente
di lunghezza maggiore per limitare le perdite di carico concentrate. Per effetto

Idrometria 229

del convergente, nel venturimetro si osserva un aumento di velocit e quindi un


decremento della pressione.

Figura 10-11

Il venturimetro si compone anche di un manometro differenziale al fine di


misurare la differenza di quota piezometrica tra la sezione subito a monte e
quella subito a valle del tratto convergente. Supponendo che il fluido sia
incomprimibile e il flusso stazionario, lapplicazione del teorema di Bernoulli
per una corrente tra la sezione 1 (a monte del tratto convergente) e la 2 (a valle
del convergente), fornisce:

zA +

pA

VA
p
V
= zB + B + B
2g

2g

(10-9)

dove VA e VB rappresentano le velocit medie di portata rispettivamente nella


sezione 1 e 2, zA e zB le altezze geodetiche dei baricentri delle due sezioni e pA e
pB le pressioni nei baricentri.
Esprimendo le velocit medie della corrente in funzione della portata Q, si
ottiene:

230 Dispense di Idraulica

zA +

pA

Q2
p
Q2
= zB + B +
2 gA1
2 gA2

(10-10)

Da qui, tramite semplici passaggi matematici, si arriva alla determinazione


della portata:

Q=

A1 A2
2

A1 A2

p
p
2 g z B + B z A + A

(10-11)

(10-12)

ovvero

Q=

A1 A2
2

A1 A2

2 g

A1 A2
2

A1 A2

2 g

avendo indicato con la differenza di quota piezometrica tra 1 e 2, e con il


dislivello tra i menischi del manometro differenziale.
Il venturimetro quindi tramite il restringimento permette un aumento di
velocit della corrente e quindi un abbassamento di linea piezometrica. Dalla
lettura di una distanza pertanto possibile ricavare in modo indiretto la portata
defluente.
Sullo stesso principio basato il funzionamento dei diaframmi e dei
boccagli. I primi (schema a sinistra di Figura 10-12) vengono realizzati tramite
linserimento di un piatto forato, mentre i secondi (schema a destra di Figura
10-12) si ottengono tramite degli strozzamenti raccordati.

Figura 10-12

Tali dispositivi, come anche i venturimetri, vengono generalmente tarati al


fine di ottenere una relazione del tipo

Q=K
con K costante da ricavare sperimentalmente.

(10-13)

Idrometria 231
10.8. Venturimetro per canali

Nel paragrafo 8.11 si affrontato il passaggio della corrente attraverso una


sezione ristretta. Si visto che, se il restringimento non piccolo, nella sezione
ristretta si osserva un innalzamento della curva H=H(h). Tale innalzamento si
osserva anche se presente un gradino di altezza a. In questo caso
linnalzamento della curva H una traslazione verso lalto proprio della
quantit a. Leffetto di questo innalzamento, se a sufficientemente elevato,
ancora quello di costringere la corrente a defluire sul gradino col minore valore
possibile di energia specifica e quindi in condizioni di stato critico,
analogamente a quanto succede nello stramazzo a larga soglia.
Un venturimetro per canali si realizza generalmente inserendo, in un
canale, un tronco ristretto, denominato tronco di controllo, allinterno del quale
presente anche un gradino di altezza a.

Figura 10-13

In questo caso linnalzamento della curva H=H(h) dovuto alleffetto


combinato del restringimento e del gradino. Pertanto la corrente a monte si
presenta lenta, per poi raggiungere le condizioni critiche nel dispositivo sogliarestringimento e, infine, veloce a valle.
Uguagliando lenergia a monte del venturimetro con quella della sezione di
stato critico nel tronco di controllo, risulta:

232 Dispense di Idraulica

hm +

Q2
2 g B (hm )

= kb +

Q2
2 g b (k b )

+a

(10-14)

indicando con hm e B rispettivamente il tirante e la funzione sezione idrica


nella sezione a monte del venturimetro, e con kb e b rispettivamente il tirante
critico e la funzione sezione idrica nel restringimento. Il tirante critico kb il
valore che minimizza lenergia specifica H ovvero la soluzione dellequazione
implicita

1=

Q 2 lb

(10-15)

g b (k b )

con lb larghezza in superficie nella sezione ristretta.


Se il tirante di monte hm viene misurato1, le equazioni (10-14) e (10-15)
costituiscono un sistema nelle incognite kb e Q. IN questo modo possibile
costruire un legame Q=Q(hm) che viene denominato scala di deflusso del
venturimetro. Il venturimetro pu quindi essere utilizzato come misuratore di
portata tramite la semplice misura del tirante hm. Poich generalmente il
venturimetro inserito in un canale a debole pendenza, a valle del venturimetro
presente un risalto: per tal motivo il misuratore viene detto misuratore a
risalto. Ovviamente la presenza del risalto a valle dellultima sezione del
venturimetro, garantisce la presenza di una corrente veloce a valle del
dispositivo e che quindi le condizioni di valle non influenzino quanto accade nel
tronco di controllo.
In alcuni casi il risalto si stabilisce subito a monte dellultima sezione del
dispositivo senza per modificare la scala di deflusso del venturimetro. In
questa eventualit va effettuata una verifica del limite di sommergenza con
criteri analoghio a quelli citati per lo stramazzo a larga soglia. A tali criteri se ne
aggiunge un ulteriore

hv +

Q2
2 g (hv )

k
< k b 1,5 D b
lb

(10-16)

dove D=0,35 (0,25) se il venturimetro (non) dotato di soglia.


Il venturimetro presenta numerosii vantaggi: la facilit di realizzazione, la
ridotta possibilit che possa venire danneggiato, la ridotta necessit di
manutenzione e le ridotte perdite di carico. Lunico inconveniente la
particolare attenzione che bisogna porre nellevitare che possa venire
1

Tale misura resa agevole dal fatto che prima del fenomeno di chiamata allo
sbocco determinato dal convergente, il pelo libero sostanzialmente orizzontale.

Idrometria 233

rigurgitato. A tal fine pu risultare conveniente abbassare il fondo del canale a


valle del dispositivo.
10.9. Mulinello

I mulinelli, detti anche tachimetri idraulici, permettono di misurare la velocit


locale in una corrente fluida (Figura 10-11).

Figura 10-14

Tali strumenti sono composti da unelica e da un timone, che permette di


mantenere lasse di rotazione dellelica parallela alla direzione della corrente.
Lelica collegata ad un contagiri che permette di misurare il numero di giri, N,
in un determinato tempo t. Per risalire al valore di velocit quindi necessario
conoscere la relazione che intercorre tra n=N/t e la velocit locale, V, ovvero
la curva di taratura

V = f ( n) =

(10-17)

La taratura si esegue di solito in acqua ferma spostando il mulinello con


velocit V nota; diagrammando la velocit V in funzione del rapporto tra
numero di giri misurato e il tempo di esecuzione della prova, si visto che la
funzione f(n) ben approssimabile tramite una relazione lineare del tipo

V = an + c =

(10-18)

in cui a e c sono costanti da tarare sperimentalmente. In particolare la costante c


funzione dellattrito statico dello strumento e rappresenta la velocit minima
misurabile. Pertanto velocit minori di c non possono essere misurate.

234 Dispense di Idraulica

I parametri a e c sono variabili nel tempo e, in particolare, con il grado di


usura dello strumento. Per questo opportuno ripetere loperazione di taratura
dopo un certo numero di rilievi di velocit o comunque dopo un certo numero di
anni.
Uno dei principali impieghi dei mulinelli la valutazione della portata
defluente in un corso dacqua.. La tecnica di rilevazione consiste nel misurare
tramite il mulinello la velocit locale in un numero discreto di punti di una
determinata sezione trasversale. Per la determinazione della portata si pu
dunque procedere come segue: nella sezione prescelta si misurano le velocit in
un certo numero di punti lungo diverse verticali; bene che i rilievi siano pi
fitti dove i gradienti di velocit si presentano maggiori ovvero in prossimit
delle pareti. contemporaneamente alle misure di velocit si procede al rilievo
della sezione idrica, misurando laltezza dacqua in ogni verticale.

Figura 10-15

Per ogni verticale si disegna la scala delle velocit (diagramma v,h)e se ne


calcola larea

y = vdh =

(10-19)

Su un segmento che rappresenti in una scala assegnata la larghezza in


superficie della sezione idrica si segnano i punti corrispondenti alle verticali
scelte per il rilievo e da ogni punto si stacca un segmento y pari allarea della
scala di velocit della verticale corrispondente. Ne risulta un diagramma, di cui
larea compresa tra la curva y(l) e lasse delle ascisse fornisce la portata
desiderata, ovvero:

Idrometria 235

ydl = dl vdh = vdldh = vd = Q


l

(10-20)

10.10. Strumenti di misura elettronici della portata

La misura della portata allinterno di una condotta o di un canale pu essere


effettuata mediante strumenti di misura elettronici che non determinano un
disturbo al flusso. Uno di questi strumenti il misuratore di portata ad
ultrasuoni.
Esistono due differenti tipi di misuratori ad ultrasuoni: a tempo di transito e
a effetto Doppler.
Uno strumento del primo tipo mostrato in figura.

Figura 10-16

Esternamente alla condotta, o inseriti nella parete della condotta, vengono


fissati due trasduttori trasmettitori. Questi sensori possono emettere un segnale
acustico ultrasonico o acquisirlo, agendo, quindi, alternativamente come fonte
acustica o da ricevitore. I due trasduttori vengono disposti con un un angolo di
inclinazione rispetto allasse della corrente.
I due trasduttori, alternativamente, trasmettono gli impulsi acustici nella
direzione del flusso o contro corrente. Tali impulsi richiederanno intervalli di
tempo diversi nel percorrere la distanza che li separa dal trasduttore che lavora
in acquisizione trovandosi a viaggiare in un mezzo caratterizzato da una
componente di velocit concorde a quella del segnale acustico o discorde.
Questo intervallo temporale, denominato tempo di transito, funzione del
diametro della condotta D, dellangolo della velocit di propagazione del
suono e della velocit media del liquido V.
La differenza tra i tempi di transito degli impulsi emessi dai due trasduttori
quindi direttamente correlata al profilo di velocit lungo lallineamento
percorso dalle onde acustiche e, quindi, alla portata.

236 Dispense di Idraulica

Il misuratore ad ultrasuoni ad effetto Doppler si basa su un diverso


principio di misura. Un unico trasduttore, disposto ancora con angolo di
inclinazione rispetto allasse della corrente, funziona da emettitore e da
registratore. Londa acustica emessa viaggia lungo la condotta da una parete a
quella opposta e viene parzialmente riflessa dalle micro-particelle sospese nella
corrente che viaggiano con velocit praticamente coincidente con quella della
massa fluida che le circonda. Londa riflessa torna al trasduttore con una
frequenza diversa da quella originaria a causa delleffetto Doppler. La
variazione di frequenza di ciascuna onda acustica registrata rispetto a quella
originaria proporzionale alla velocit della particella che ha determinato la
riflessione. Attraverso metodi propri dellanalisi del segnale possibile ricavare
la distribuzione percentuale della velocit delle particelle incontrate lungo tutto
lallineamento percorso dal segnale acustico e, tramite taratura, la portata idrica.
Il principale vantaggio dei misuratori ad ultrasuoni quello di poter essere
utilizzati dallesterno della condotta o con lesecuzione di semplici fori per
linserimento dei trasduttori. Questo tipo di misuratori si presta, pertanto, a
campagne di misura su reti di condotte o canali, in quanto lo stesso apparecchio
pu essere utilizzato in pi punti.
Il misuratore di portata elettromagnetico , invece, inserito, tramite flange,
lungo una condotta in pressione. Poich il diametro interno del misuratore non
, generalmente, uguale a quello della condotta sulla quale applicato,
necessario predisporre, a monte dellapparecchio, un convergente ed un tratto di
collegamento di diametro interno pari a quello del misuratore, avente lunghezza
superiore a 10 diametri. Ovviamente a valle dello strumento sar necessario
inserire un divergente (Figura 10-17).

Figura 10-17

Il funzionamento del misuratore di portata elettromagnetico basato sulla


legge di Faraday. Allesterno del tronco di misura sono disposti due magneti
che generano un flusso magnetico ortogonale alla direzione del moto della

Idrometria 237

corrente idrica. Questo flusso magnetico investe lacqua che agisce da


conduttore in moto con velocit variabile da punto a punto della sezione
trasversale. Per la legge di Faraday il campo elettromagnetico genera allinterno
del conduttore una tensione elettrica, agente nella sezione trasversale della
corrente e ortogonalmente al flusso elettromagnetico, di entit correlata al
profilo di velocit lungo lallineamento percorso dal flusso elettromagnetico e,
quindi, alla portata. Questa tensione viene misurata da due elettrodi, posti
diametralmente opposti, isolati rispetto alla carcassa del misuratore, ma a
contatto con il liquido. Il limite di questo strumento quello di poter funzionare
solo con fluidi paramagnetici (come l'acqua).
10.11. Strumenti di misura elettronici della velocit

Uno strumento elettronico per la misura della velocit puntuale il velocimetro


a ultrasuoni che sfrutta il principio di funzionamento gi spiegato nel caso del
misuratore di portata ad ultrasuoni ad effetto Doppler. Ne esistono di due
tipologie, denominate, rispettivamente Ultrasound Velocity Profiler (UVP) e
Acoustic Doppler Velocimeter (ADV).
Il primo tipo di strumento (UVP) rappresentato da un trasmettitore in
grado di concentrare londa acustica generata lungo una direttrice di misura.
Attraverso il riconoscimento degli echi doppler provenienti da particelle in
movimento con lacqua a distanza progressivamente crescente dal punto di
emissione, lo strumento consente di ricostruire il profilo delle velocit assunte
da queste particelle. Si assume, infine, che questo profilo di velocit non si
discosti sensibilmente da quello che caratterizza il moto del fluido in cui le
particelle sono immerse.

Figura 10-18

Il riconoscimento della posizione della particella riflettente effettuato


tramite la valutazione del tempo di volo della particella tra due emissioni

238 Dispense di Idraulica

successive del trasmettitore. E, pertanto, necessario che la sonda non sia


disposta ad angolo retto rispetto alla direzione del moto medio (Figura 10-18). Il
riconoscimento della velocit avviene per effetto doppler e consente la misura
della componente di velocit nel piano ortogonale a quella del trasmettitore.
La sonda pu essere immessa direttamente in acqua, per misurare le
distribuzioni di velocit in fiumi o canali, o mantenuta in contatto con la parete
esterna di contenimento del fluido, per misurare allinterno di condotti in
pressione.

Figura 10-19

In presenza di campi di moto bi o tridimensionali possibile combinare le


informazioni provenienti da due o pi trasmettitori, disposti con angoli diversi
rispetto alla direzione del moto medio (Figura 10-19).
Il secondo tipo di strumento (ADV) consente una determinazione pi
precisa della velocit in un volume di misura molto contenuto. Il segnale
acustico emesso da un trasmettitore e riflesso dalle particelle acquisito da tre
micro-ricevitori (Figura 10-20), disposti con angolo di inclinazione pari a 120
luno dallaltro in modo da consentire la misura di tre componenti di velocit
distinte. Il trasduttore e i ricevitori vengono posizionati tramite unasta
idrometrica rigida allinterno della corrente.

Idrometria 239

Figura 10-20

Il principio di misura della velocit non si discosta da quello


precedentemente descritto per lUVP. A fronte di una minore dimensione del
volume di misura, lo strumento presenta un maggior disturbo determinato dalla
presenza dellasta idrometrica e dei traduttori allinterno della corrente idrica.
Un altro strumento elettronico per la misura della velocit puntuale il
velocimetro laser doppler (Laser Doppler Velocimetry LDV) col quale il
punto di misura viene raggiunto da due raggi laser monocromatici che vengono
fatti convergere mediante una lente (Figura 10-21). Dallintersezione dei raggi
laser si genera una famiglia di frange luminose, denominate frange di
interferenza. Una particella solida in sospensione che passa attraverso le frange
di interferenza da queste illuminata e la luce emessa viene acquisita a mezzo
di un fotoricevitore.
La distanza tra due frange consecutive vale:

2 sin

(10-21)

avendo indicato con la lunghezza donda della luce utilizzata e con langolo
formato dai due raggi.
La frequenza doppler del segnale rilevato quando una particella transita per
il punto di intersezione con componente di velocit V ortogonale alle frange
vale:

240 Dispense di Idraulica

fD =

2V sin
=

(10-22)

Nel caso in cui si vogliano misurare due componenti di velocit occorrer


far convergere nel punto di misura due coppie di raggi laser di lunghezza
donda diversa, ed utilizzare due fotoricevitori , ciascuno dei quali in grado di
acquisire, tramite filtro ottico, solo la luce generata da una singola coppia di
raggi laser.
Tra i vantaggi di questo strumento di misura c quello di consentire
frequenze di acquisizione del segnale molto elevate e superiori a quelle proprie
della turbolenza. I valori di velocit acquisiti alle massime frequenze di
acquisizione della strumentazione, sono da considerare, pertanto, quelli
istantanei locali. I limiti dello strumento sono determinati dalla necessit di
accedere al punto di misura con i raggi laser attraverso pareti di contorno
trasparenti.

Figura 10-21

Un altro metodo di misura quello la velocimetria a immagini di particelle


(Particle Image Velocimetry PIV) che si basa sullacquisizione fotografica di
coppie di immagini delle particelle in sospensione in moto in un campo
idrodinamico spaziate di pochi centesimi di secondo e dalla loro successiva
comparazione per determinare lo spostamento di ciascuna delle particelle
considerate nellintervallo di tempo tra i due fotogrammi. A causa del breve
intervallo di tempo considerato si assume che il vettore velocit sia parallelo
allo spostamento che ha caratterizzato la particella.

Idrometria 241

Figura 10-22

Per ottenere immagini ad alta definizione delle particelle in sospensione


necessario illuminare il campo di moto attraverso una lama di luce generata da
un laser pulsato, cio a luce intermittente, con frequenza di pulsazione pari
allintervallo temporale richiesto tra i due fotogrammi (funzione delle velocit
caratteristiche del campo di moto). La videocamera sincronizzata con le
pulsazioni del laser in modo da acquisire immagini successive delle particelle in
movimento. Tra i vantaggi di questa strumentazione c quello di consentire una
misura contemporanea di due componenti della velocit in tutti i punti del piano
illuminato dalla lama di luce. Un primo limite rappresentato dalla necessit di
accedere al punto di misura con i raggi laser attraverso pareti di contorno
trasparenti. Un secondo limite dettato dalle limitate velocit di acquisizione
delle immagini generate dalla videocamera che non consente di raggiungere le
frequenze di campionamento del segnale, proprie dei sistemi LDV.

Figura 10-23

Moti di filtrazione 243

11. Moti di filtrazione

11.1. Caratterizzazione dei sedimenti

Le acque che giungono sulla superficie terrestre per effetto delle precipitazioni
possono infiltrarsi nel sottosuolo e andare a costituire le cosiddette falde
acquifere sotterranee; lacqua pu poi ritornare in superficie, o per mezzo di
pozzi scavati dalluomo o spontaneamente attraverso le sorgenti. Appare chiaro
che lo studio dei moti di filtrazione dellacqua allinterno del terreno risultano
fondamentali per la comprensione della circolazione idrica sotterranea e che tale
studio non pu prescindere da una caratterizzazione dei sedimenti che
costituiscono il terreno stesso.
Un parametro fondamentale per caratterizzare i sedimenti la dimensione
caratteristica delle particelle naturali che compongono il terreno. Poich le
particelle di terreno non presentano forme regolari non possibile definire una
dimensione caratteristica misurabile in modo diretto. Si preferisce pertanto
definire un diametro passante in peso, dn, pari alla dimensione della maglia1 del
setaccio che consente il passaggio di una percentuale in peso, n, di terreno. Il
valore d80=d* indica quindi che l80 per cento del campione di terreno in esame
passa attraverso il vaglio di dimensione pari a d*.
Per sedimenti finissimi (di diametro minore di 0,06 mm), i setacci non sono
utilizzabili poich nella pratica sarebbe troppo oneroso utilizzare vagli con
retinature finissime. In questi casi si preferisce determinare il diametro in modo
indiretto. Definendo infatti la velocit di caduta, ws, come la velocit con la
quale un singolo granulo, di diametro d, sedimenta in acqua ferma in condizioni
di moto uniforme (ad accelerazione nulla) si pu scrivere

La dimensione della maglia la larghezza della maglia del setaccio in caso di


maglia rettangolare, o il diametro in caso di maglia a fori circolari.

244 Dispense di Idraulica


2

w
C Re* 1 d S = 2 g ( S )d 3
2
2

(11-1)

avendo indicato con S la densit del sedimento, 1 un coefficiente di forma


areale, 2 un coefficiente di forma volumetrico e CRe* il coefficiente di
resistenza idrodinamica funzione della forma del granulo e di un particolare
numero di Reynolds Re* pari a

Re * =

wS d

(11-2)

La (11-1) rappresenta luguaglianza tra la resistenza idrodinamica e il peso


alleggerito del sedimento; esplicitando in essa il diametro si ottiene
2

d = C Re* 1

wS
2 2 g ( S )

(11-3)

dalla quale possibile ricavare il diametro una volta misurata la velocit di


caduta.
Si definiscono argille quei terreni con diametri inferiori a 2 m, limi quelli
con diametri compresi tra 2 m e 60 m, sabbie con diametri compresi tra 60 e
2 mm e ghiaie per diametri superiori a 2 mm.
Un campione di terreno viene solitamente classificato tramite la curva
granulometrica che si ottiene diagrammando i valori percentuali di passante in
peso in funzione dei diametri passanti (Figura 11-1).

Figura 11-1

Moti di filtrazione 245

Tramite la curva granulometrica di un campione di terreno possibile


individuare il tipo e il grado di assortimento delle particelle, ovvero
leterogeneit di dimensioni. Questultima caratteristica viene solitamente
quantificata tramite il coefficiente di uniformit, definito come il rapporto tra il
d60 e il d10. Tale coefficiente assume un valore pari a 1 nel caso di terreno
perfettamente uniforme e sempre maggiori allaumentare dell'eterogeneit. Un
terreno si definisce uniforme quando il grado di uniformit risulta compreso tra
1 e 5, disuniforme per valori compresi tra 5 e 15, molto vario per valori
superiori a 15.
Un altro parametro fondamentale la porosit del mezzo, definita come
rapporto tra il volume dei vuoti di un campione rappresentativo di terreno, Wv, e
il suo volume totale, Wt:

n=

Wv
Wt

(11-4)

La porosit dipende dal grado di costipamento del materiale (Figura 11-2)


che a sua volta anche funzione del grado di uniformit.

Figura 11-2

A volte si preferisce parlare di concentrazione volumetrica solida definita


come rapporto tra volume occupato dai granelli, Ws, e il volume totale, Wt:

Ws
Wt

(11-5)

Ws Wt Wv
=
= 1 n
Wt
Wt

(11-6)

c=
Ovviamente

c=

Nel caso di sfere tutte di ugual diametro, la concentrazione non pu


superare il valore teorico di 0,74.

246 Dispense di Idraulica


11.2. Falde freatiche e artesiane

I terreni naturali saturi pi permeabili sono detti acquiferi, mentre quelli meno
permeabili possono costituire strati di confinamento per gli acquiferi stessi.
Generalmente sempre possibile individuare uno strato di confinamento
inferiore di un acquifero. Viceversa, superiormente un acquifero pu essere
limitato o no da un secondo strato di confinamento. Questa differenza consente
unimportante distinzione tra falde artesiane e falde freatiche.
Le falde artesiane sono infatti acquiferi generalmente racchiusi tra due
formazioni impermeabili o semi-impermeabili (rocce, argille, etc.) e, in
corrispondenza della formazione impermeabile superiore (tetto della falda),
presentano una quota piezometrica maggiore della quota geodetica misurata.
Le falde freatiche sono acquiferi confinati inferiormente da una formazione
impermeabile o semi-impermeabile, ma caratterizzati dalla presenza di una
superficie della falda a pressione atmosferica (superficie piezometrica) al
disopra della quale lammasso filtrante solo parzialmente saturo. La zona
compresa tra la superficie piezometrica e la superficie di separazione tra la zona
di terreno parzialmente satura e quella in cui non vi presenza di acqua, prende
il nome di zona di areazione o frangia capillare. In base alla (1-38), in terreni
argillosi la frangia capillare pu avere spessori dellordine dei metri, mentre per
terreni ghiaiosi lo spessore si pu ritenere trascurabile essendo pari a qualche
millimetro.

Figura 11-3

Moti di filtrazione 247

In Figura 11-3 sono schematicamente rappresentati, in sezione, due


acquiferi nei quali si sviluppa una falda (A) freatica e una falda (B) artesiana.
La piezometrica della falda freatica coincide con la traccia della superficie
libera della falda a-a, nelipotesi di trascurare lo spessore della frangia freatica.
La linea b-b rappresenta la traccia della superficie piezometrica della falda
artesiana. interessante notare come la falda artesiana possa presentare una
quota piezometrica maggiore della falda freatica sovrastante. In tal caso, anche
in presenza di un collegamento tra le due falde, il flusso allinterno dello strato
di confinamento andrebbe dalla falda artesiana a quella freatica.
Dal punto di vista della qualit delle acque contenute nelle due falde, va
rilevato che le falde freatiche che si sviluppano al disotto del piano campagna e
che sono direttamente alimentate per infiltrazione delle acque meteoriche
risultano pi vulnerabili per leventuale apporto di nutrienti o di sostanze di
origine agricola come erbicidi, pesticidi, etc. Viceversa le falde artesiane, specie
se caratterizzate da elevati valori di quota piezometrica sono pi salvaguardate,
sempre che non vi siano interventi che modifichino lassetto della falda, come
prelievi da pozzi che determinino riduzioni della quota piezometrica.
11.3. Legge di Darcy

Verso la fine dell800 il francese Henry Darcy cerc di determinare le resistenze


al moto in un campione di terreno costipato, realizzando un apposito apparato
sperimentale, detto permeametro, schematicamente rappresentato in Figura
11-4.

Figura 11-4

248 Dispense di Idraulica

Il permeametro caratterizzato dalla presenza di un condotto circolare


contenente terreno, detto filtro, di lunghezza L e sezione trasversale , nel quale
defluisce un fluido, generalmente acqua, per effetto della differenza di quota
piezometrica Y esistente tra gli estremi del filtro.

Figura 11-5

La prova, svolta in condizioni di moto permanente, per unassegnata


geometria del filtro, prevede la misura della portata circolante Q e del dislivello
piezometrico Y.
Darcy verific che la portata risultava direttamente proporzionale alla
cadente piezometrica ed alla sezione trasversale del filtro ed inversamente
proporzionale alla lunghezza L del filtro stesso.

(11-7)

Introducendo la velocit di filtrazione, come:

V=

(11-8)

la legge di Darcy si scrive:

V= f

Y
= fI
L

(11-9)

dove f il coefficiente di filtrazione o di permeabilit ha le dimensioni di una


velocit ed funzione delle caratteristiche del mezzo poroso e delle propriet
del fluido filtrante. Il legame lineare tra velocit di filtrazione e cadente
piezometrica dimostra che il deflusso avviene in condizione di moto laminare.

Moti di filtrazione 249

Attraverso il criterio dellomogeneit meccanica possibile distinguere


linfluenza sul coefficiente di permeabilit delle caratteristiche del mezzo da
quelle del fluido. Per analogia con la soluzione del problema della
determinazione delle resistenze nel moto uniforme laminare in un condotto
cilindrico (Legge di Poiseuille):

V =

1 2
Ir0
8

(11-10)

possibile assumere che il coefficiente di filtrazione debba anchesso dipendere


dal peso specifico del fluido g e dallinverso della viscosit . Una dimensione
caratteristica dei meati potr essere rappresentata da un diametro efficace dei
granelli, d. Di conseguenza, dal punto di vista dimensionale, avendo e
dimensioni, rispettivamente pari a:

F
L3

(11-11)

L2
FT

(11-12)

e tenuto conto che il coefficiente di filtrazione ha le dimensioni di una velocit,


dovr essere:

L
F L2
= L2 3
T
L FT

(11-13)

Pertanto, esplicitando la dipendenza del coefficiente di filtrazione dal


quadrato di un diametro caratteristico del mezzo poroso ed introducendo il
coefficiente di permeabilit intrinseca, k, risulter in definitiva:

f = kd e2

(11-14)

Il coefficiente di filtrazione, attraverso il coefficiente di permeabilit


intrinseca, dipender inoltre dalle caratteristiche del mezzo poroso, in
particolare dallassortimento granulometrico del terreno e dal grado di
costipamento.
Evidentemente, risulta impossibile esprimere in maniera analitica la
dipendenza del coefficiente di permeabilit intrinseca dalla struttura di un
mezzo poroso naturale. Di conseguenza solo prove di laboratorio con
permeametro su campioni di terreno non rimaneggiato possono consentire una
valutazione attendibile del coefficiente di filtrazione.

250 Dispense di Idraulica

In Tabella 11-1 sono riportati i campi di valori del coefficiente di


filtrazione riscontrati per materiali aventi diversa classificazione geotecnica.
Tabella 11-1

TIPO DI TERRENO
Argilla
Limo
Sabbia limosa
Sabbia fine
Sabbia mista
Ghiaia

f (cm/s)
<10-6
5*10-410-5
2*10-310-4
5*10-210-3
10-25*10-3
>1

La velocit di filtrazione una velocit fittizia tramite la quale viene


schematizzato il movimento dinsieme del fluido nel terreno. Questo
movimento si esplica in realt secondo percorsi tortuosi, riconducibili alle
interconnessioni esistenti tra i pori del mezzo. In Figura 11-6. riportato
lingrandimento di unipotetica distribuzione di velocit allinterno di un meato.

Figura 11-6

La velocit effettiva, con cui mediamente viaggia lacqua nei pori


evidentemente maggiore della velocit di filtrazione, ci in quanto, parte della
sezione trasversale del campione occupata dai granelli. La velocit effettiva
legata alla velocit di filtrazione dalla relazione:

v=

V
na

(11-15)

in cui na la porosit areale, cio la quota parte della superficie trasversale del
campione occupata dai pori.
Lanalisi della permeabilit di un terreno con coefficiente di filtrazione
presumibilmente inferiore a 10-5 m/s, comporterebbe la misura di una portata
estremamente ridotta con la difficolt quindi di perdere accuratezza. Si
eseguono in questo caso prove con permeametro a carico variabile, in cui la

Moti di filtrazione 251

quantit di acqua che fluisce attraverso il campione determinata attraverso la


misura della riduzione dellaltezza di carico, in un tubo di piccolo diametro (di
sezione trasversale a) collegato al recipiente che contiene il campione (Figura
11-7). Il livello di acqua al di sopra del campione viene mantenuto invariabile
nel tempo.
Trascurando la compressibilit dellacqua, si suppone che, per il principio
di conservazione della massa, la quantit di acqua che defluisce nel tubicino, sia
pari a quella che attraversa il campione posto in un filtro di lunghezza L e di
sezione trasversale pari a .

Figura 11-7

Se il livello dellacqua si abbassa di una quantit dH nel tempo dt, la


quantit di acqua che defluisce nel tubicino nello stesso tempo pari a

adH

(11-16)

dove il segno meno indica la riduzione di livello. Tale quantit deve essere
quindi uguale a

Vdt

(11-17)

252 Dispense di Idraulica

Supponendo valida la legge di Darcy e che la perdita di carico si realizzi


esclusivamente allinterno del campione di terreno, si ha:

V = f

H
L

(11-18)

avendo indicato con H il dislivello tra menisco nel tubicino e livello invariabile,
nel generico istante. Luguaglianza tra le quantit (11-16) e (11-17) si pu
scrivere quindi

H
dt = adH
L

(11-19)

Separando le variabili e integrando tra listante iniziale (t=0) e quello


generico t1, si ottiene:
t

1
1
1
dt
=

a
dH

L0
H
H0

(11-20)

fornendo

f =

H
aL
log 0
t1
H1

(11-21)

che permette di valutare il coefficiente di filtrazione una volta misurati H0, H1 e


t 1.
Il moto di filtrazione fin qui analizzato schematizzabile come un moto
monodimensionale. Molto spesso il moto tridimensionale e in questo caso
utile definire le superfici isopieziche ovvero il luogo dei punti che presentano
uguale quota piezometrica. Immaginando di aver tracciato la superficie
isopiezica relativa alla quota piezometrica h e quella relativa alla quota
piezometrica h+dh (Figura 11-8), il vettore velocit di filtrazione sar tale da
determinare il flusso di acqua dalla quota piezometrica maggiore (h) a quella
minore (h-dh) nel percorso pi breve possibile ovvero ortogonalmente alle
isopieziche.

Moti di filtrazione 253

Figura 11-8

In questo modo possibile generalizzare la (11-9) al caso tridimensionale e


scrivere quindi il vettore velocit di filtrazione come

p
V = f grad z + = f grad (h )

(11-22)

dove il segno meno indica che il flusso avviene da quote piezometriche


maggiori a quote piezometriche minori.
11.4. Emungimento da falda artesiana

Si consideri una falda artesiana sub-orizzontale di notevole estensione


planimetrica, di spessore costante s e costituita da un mezzo poroso omogeneo
ed isotropo (Figura 11-9).

254 Dispense di Idraulica

Figura 11-9

Per semplicit si consideri lipotesi di falda originariamente in quiete e


quindi con una superficie piezometrica orizzontale e a distanza H dal letto della
falda. Ipotizzando di prelevare acqua da un pozzo di raggio D/2 mediante una
pompa, si genera un deflusso verso il pozzo stesso ed una conseguente
depressione della superficie freatica secondo una forma conica con centro in
corrispondenza dellasse del pozzo, detta cono di depressione. In condizioni
di emungimento il fenomeno si presenta a simmetria radiale e le isopieziche
sono delle superfici cilindriche coassiali col pozzo e labbassamento della
piezometrica rispetto alla piezometrica statica allinterno del pozzo prende il
nome di abbassamento dinamico.
Se la portata di emungimento costante, ed R tendono a stabilizzarsi nel
tempo, con gradienti che divengono via via minori (Figura 11-10).

Moti di filtrazione 255

Figura 11-10

Una volta raggiunta la stabilizzazione, ovvero in condizioni di moto


permanente, per determinare landamento della piezometrica corrispondente
allemungimento della portata Q possibile applicare lequazione di continuit
al volume di falda compreso tra il pozzo ed una superficie isopiezica a distanza
r dallasse del pozzo. La superficie isopiezica, di versore normale n ,
considerata rappresentata dalla superficie esterna di un cilindro di altezza s e
raggio r:

Q = V n 2 rs = V 2 rs

(11-23)

La velocit di filtrazione infatti ortogonale alla superficie isopiezica . Per


la legge di Darcy risulta:

dh
2 rs
dr

(11-24)

dr 2 sf
=
dh
r
Q

(11-25)

Q= f
Riordinando si ottiene:

ed integrando per parti si ha:

h=

Q
ln r + cost
2 sf

(11-26)

Dalla Figura 11-9 si nota che la superficie piezometrica un conoide di


rivoluzione intorno allasse del pozzo. Se si assume che ad una distanza
sufficientemente grande (r=R) la piezometrica sia indisturbata (h=H), risulta:

256 Dispense di Idraulica

cost = H -

Q
ln R
2 sf

(11-27)

da cui lespressione della superficie piezometrica:

h =H

Q
R
ln
2 sf
r

(11-28)

Tale relazione per r=D/2 diventa

Q
2R
ln
2 sf
D

(11-29)

che definisce un legame lineare tra labbassamento dinamico e la portata


emunta. Il raggio del pozzo non ha una forte influenza in tale legame,
comparendo allinterno di un logaritmo.
Nel caso di falda artesiana di spessore infinito, le curve isopieziche, di
versore normale n diretto verso il centro del pozzo, sono delle semisfere con
centro coincidente con quello del pozzo, essendo le velocit tutte dirette verso il
centro stesso (Figura 11-11).
In questo caso, contrariamente a quanto succedeva con falda di spessore
finito, la configurazione del flusso non pi identica in ciascun piano
orizzontale z = cost e quindi ogni traccia della superficie piezometrica deve
essere riferita ad un piano orizzontale. Ad esempio nella Figura 11-11, la traccia
della superficie piezometrica relativa al piano orizzontale coincidente col tetto
della falda.

Moti di filtrazione 257

Figura 11-11

Supponendo anche qui di aver raggiunto le condizioni di moto permanente,


lequazione di continuit si scrive:

Q = V n 2 r 2 = V 2 r 2

(11-30)

che per la legge di Darcy si pu scrivere

Q= f

dh
2 r 2
dr

(11-31)

Riordinando si ottiene:

dr 2f
=
dh
Q
r2

(11-32)

ed integrando si ha:

h =-

Q
+ cost
2fr

(11-33)

Se si assume che ad una distanza infinita, la piezometrica sia indisturbata


(h=H), risulta:

H = cost
da cui lespressione della superficie piezometrica:

(11-34)

258 Dispense di Idraulica

h=H-

Q
2fr

(11-35)

Poich per r=D/2 h=h0 si pu scrivere

H - h0 = =

Q
Df

(11-36)

che definisce, anche in questo caso, un legame lineare tra labbassamento


dinamico e la portata emunta.
11.5. Cambio di permeabilit in falda artesiana

Negli schemi esemplificatici fin qui illustrati si fatto riferimento ad


unomogeneit del mezzo permeabile che nella realt raramente si verifica. In
alcuni casi possibile suddividere il mezzo permeabile in parti allinterno delle
quali possibile attribuire un unico coefficiente di permeabilit.
Si immagini che la linea raffigurata nella Figura 11-12 rappresenti una
superficie di separazione netta da un mezzo di permeabilit f1 ad uno di
permeabilit f2.

Figura 11-12

Ipotizzando una condizione di moto piano, si immagini che prima e dopo il


passaggio attraverso la superficie di separazione, di normale n, dei due strati, le
linee di corrente e quindi le isopieziche, si mantengano rettilinee e parallele
(Figura 11-13).

Moti di filtrazione 259

Figura 11-13

A causa del passaggio attraverso linterstrato le traiettorie deviano


bruscamente. Langolo che queste traiettorie formano con la normale n cambia
rispetto alla normale (1 per il materiale con permeabilit f1 e 2 per il materiale
con permeabilit f2).
Tracciando le isopieziche AB avente quota piezometrica h e CD avente
quota piezometrica h, lequazione di continuit scritta tra AB e CD, ovvero
allinterno dello stesso tubo di flusso, ipotizzando la dimensione trasversale
unitaria, data da:

V1 AB = V2 CD

(11-37)

.dove V1 la velocit di filtrazione sulla isopiezica AB e V2 la velocit di


filtrazione sulla isopiezica CD.
Se la linea di flusso deviata di 1 rispetto ad n anche lisopiezica sar
deviata di 1 rispetto alinterstato. Quindi per il mezzo 1 si ha:

AB = AC cos 1

(11-38)

Analogamente per il mezzo 2:

CD = AC cos 2

(11-39)

Essendo le velocit di filtrazione pari a:

V 1= f 1J 1
e

(11-40)

260 Dispense di Idraulica

V 2= f 2J 2

(11-41)

Poich J1 pari

J1 =

h'h' '
BC

(11-42)

J2 =

h' h' '


AD

(11-43)

e J2 pari a:

dalla (11-40) si ottiene

V1 = f 1

h' h' '


h'h' '
= f1
BC
ACsen1

(11-44)

h' h' '


h' h' '
= f2
AD
ACsen 2

(11-45)

mentre dalla (11-41)

V2 = f 2

Sostituendo le espressioni (11-38), (11-39), (11-44) e (11-45) nella (11-37)


si ottiene

f1

h'h' '
h' h' '
AC cos 1 = f 2
AC cos 2
ACsen1
ACsen 2

(11-46)

cos 1
cos 2
= f2
sen1
sen 2

(11-47)

sen1
f1
cos 1 tg1
=
=
f 2 cos 2 tg 2
sen 2

(11-48)

ovvero

f1
e cio

In questo modo si trovato un legame tra la variazione di permeabilit e


langolo con cui le linee di flusso abbandonano linterstrato. In particolare se
f1>f2 si ha che 1>2. Nella Figura 11-13, avendo tracciato una situazione in cui
si ha un avvicinamento delle traiettorie rispetto alla normale (2<1) si ha che

Moti di filtrazione 261

tg1
>1
tg 2

(11-49)

f1 > f 2

(11-50)

ovvero

In generale quindi passando da un mezzo a maggiore permeabilit ad uno a


minore permeabilit (f2<f1) langolo che la linea di flusso forma con la normale
si riduce, invece se f1<f2 le traiettorie tendono ad allontanarsi dalla normale.
Questa propriet si sfrutta a tergo dei muri di sostegno oppure a tergo di
una diga. Se c un rilevato in terra molto probabile che nel suo interno si
verifichi un moto di filtrazione quindi si determinano delle traiettorie allinterno
della diga. Se le acque filtranti affiorano in superficie si possono creare
condizioni di degradamento della superficie stessa. Per evitare tale fenomeno,
sul rilevato possibile disporre un materasso di materiale molto pi permeabile
e magari al piede si pu mettere un collettore o un dreno per allontanare lacqua
(Figura 11-14).

Figura 11-14

11.6. Emungimento da falda freatica

Una falda freatica non confinata superiormente ma caratterizzata da una


superficie libera che rappresenta linterfaccia tra una quota parte di terreno
saturo e una quota parte di terreno non saturo.

262 Dispense di Idraulica

Si consideri una falda freatica sub-orizzontale di notevole estensione


planimetrica, costituita da un mezzo poroso omogeneo ed isotropo.

Figura 11-15

Tale falda ipotizzata originariamente in quiete con un piano dei carichi


idrostatici orizzontale posto ad altezza H rispetto al letto della falda (Figura
11-15). Si consideri un pozzo che attraversa completamente la falda, dal quale si
emunge, tramite una pompa, una portata Q. Prima dellemungimento lacqua
occupava lintero spessore H, mentre dopo lemungimento la zona al di sotto
della superficie piezometrica di quiete dapprima si svuota gradualmente per poi
presentare, una volta raggiunte le condizioni di moto permanente, una superficie
piezometrica si presenta invariabile nel tempo..
Lintervallo di tempo che deve trascorrere per passare dalla condizione di
quiete a quella di superficie piezometrica invariabile nel tempo maggiore
rispetto a quello relativo ad una falda artesiana in quanto in questo caso oltre ad
avere una variazione temporale delle pressioni variano anche i volumi in gioco.
Il livello allinterno del pozzo generalmente sottoposto rispetto a quello, h0,
della superficie che la falda freatica presenta in corrispondenza della superficie
del pozzo: ci causato dal fenomeno di sorgente sospesa (dovuto al cambio di
permeabilit mezzo-aria) nel tratto di parete del pozzo in corrispondenza del
quale lacqua sbocca dalla falda allatmosfera colando lungo la parete del pozzo
stesso e formando la cosiddetta superficie di trapelazione. Nella
rappresentazione schematica di Figura 11-15 si trascurato tale fenomeno.
Le isopieziche che si ottengono intersecando le superfici isopieziche con un
piano verticale passante per lasse del pozzo, non sono linee verticali in quanto
a rigore sono ortogonali ai vettori velocit. Essendo queste linee non verticali la

Moti di filtrazione 263

definizione dellarea relativa ad una superficie piezometrica ad una generica


distanza r dallasse del pozzo, risulterebbe alquanto complicata. Per tal motivo
si introduce lipotesi di Dupuit-Forchheimer, di poter considerare le superfici
isopieziche come dei cilindri a generatrici verticali e di altezza variabile in
funzione della distanza dal pozzo. Tale ipotesi maggiormente valida quanto
pi ci si distanzia dal pozzo mentre perde di validit in prossimit del pozzo
essendo le isopieziche maggiormente incurvate.
Applicando lequazione di continuit al volume di falda compreso tra il
pozzo ed una superficie isopiezica, di versore normale n , a distanza r dallasse
del pozzo ed essendo la superficie isopiezica considerata rappresentata dalla
superficie esterna di un cilindro di altezza h si ha che:

Q = V n 2 rh = V 2 rh

(11-51)

La velocit di filtrazione infatti ortogonale, per le ipotesi di D-F, alla


superficie isopiezica. Ed ancora per la legge di Darcy si ha:

dh
2 rh
dr

(11-52)

dr 2 f
=
hdh
r
Q

(11-53)

Q= f
Ricordando che:

ed integrando per parti si ha che:

h2 =

Q
2 f

ln r + cost

(11-54)

Se si assume che ad una distanza sufficientemente grande (r=R) la


piezometrica sia indisturbata (h=H), risulta:

cost = H 2 -

Q
2 f

ln R

(11-55)

r
R

(11-56)

ovvero

h2 = H2 +

Q
2 f

ln

Da questultima si ottiene lespressione della superficie piezometrica:

264 Dispense di Idraulica

h = H2 +

ln

r
R

(11-57)

ln

2R
D

(11-58)

2 f

Per r=D/2 la (11-56) diventa

H2 - h0 =

2 f

ovvero

(H - h 0 )(2 H + h 0 H ) =

Q
2 f

ln

2R
D

(11-59)

e quindi

(2 H 0 ) =

Q
2 f

ln

2R
D

(11-60)

che definisce ancora un legame, questa volta quadratico tra labbassamento


dinamico e la portata emunta. Il raggio del pozzo non ha una forte influenza in
tale legame, comparendo allinterno di un logaritmo.
11.7. Cambio di permeabilit in falda freatica

Nel caso in cui il cambio di permeabilit avvenga in prossimit della superficie


libera della falda, le linee di corrente vengono a coincidere con il pelo libero: in
questo caso allequazione (11-48), bisogna aggiungere unulteriore condizione
determinata dal fatto che il seno dellangolo tra lorizzontale e il pelo libero
coincide con la cadente piezometrica:

I = sen(i ) = sen ( + )
2

(11-61)

dove rappresenta langolo di incidenza della traiettoria, linclinazione della


normale allinterfaccia con la verticale e I la cadente piezometrica che si pu
scrivere nel seguente modo (Figura 11-16):

I1 =

h' h' '


ACsen(1 )

(11-62)

La prima traiettoria rappresenta anche linclinazione della superficie libera


della falda rispetto allorizzontale e quindi rappresenta anche la cadente
piezometrica locale della falda.

Moti di filtrazione 265

Figura 11-16

Essendo

sen ( + 1 ) = cos( + 1 )
2

(11-63)

sen(i1 ) = cos( + 1 ) = I 1

(11-64)

si ha che:

Eguagliando la (11-62) con la (11-64) si ottiene:

h' h' '


= cos( + 1 )
ACsen(1 )

(11-65)

che per il mezzo 2 si pu scrivere in modo analogo come

h'h' '
= cos( + 2 )
ACsen( 2 )

(11-66)

Esplicitando il numeratore del primo membro dalla (11-65) si ottiene:

266 Dispense di Idraulica

h' h' ' = cos( + 1 )ACsen( 1 )

(11-67)

mentre dalla (11-66)

h'h' ' = cos( + 2 ) ACsen( 2 )

(11-68)

Poich la variazione di quote piezometriche a cavallo di due traiettorie deve


essere la stessa nei due mezzi, possibile uguagliare (11-67) e la (11-68)
ottenendo:

sen(1 ) cos( + 1 ) = sen( 2 ) cos( + 2 )

(11-69)

Il sistema costituito da tale condizione e dalla (11-48) permette di valutare


i1 e i2, ovvero le cadenti piezometriche nei due strati cio le pendenza della
superficie libera rispetto allorizzontale, per ogni coppia (f1/f2, ).
11.8. Curva caratteristica del pozzo e curva di risalita

La curva che riporta la portata in funzione dellabbassamento dinamico in


condizioni di regime viene definita curva caratteristica del pozzo. Ricordando la
(11-29), la (11-36) e la (11-60) se ne deduce che il valore dellabbassamento
dinamico funzione della portata di emungimento Q, che per un assegnato
abbassamento dinamico, la portata Q funzione diretta della permeabilit f.
La curva caratteristica di un pozzo attingente da una falda freatica di tipo
parabolico, mentre per un pozzo attingente da una falda artesiana di tipo
lineare (Figura 11-17).

Moti di filtrazione 267

Figura 11-17

Una prova di portata consente quindi limmediato riconoscimento di tali


caratteristiche della falda. E frequente che si registrino delle differenze tra le
curve caratteristiche misurate e curve teoriche (parabola per una falda freatica,
retta per una falsa artesiana). Ci pu essere causato da un non ottimale
funzionamento della pompa, uninterferenza tra il cono di depressione del pozzo
in esame con quelli di altri pozzi vicini, da misure di abbassamenti dinamici
rilevate prima di una definitiva stabilizzazione, da perdite di carico aggiuntive ai
filtri, oppure da una variabilit della permeabilit dellacquifero.
Se, una volta raggiunta la stabilizzazione, viene interrotto lemungimento
del pozzo, il livello dinamico risale fino ad annularsi in un tempo che funzione
dellabbassamento iniziale, della permeabilit dellacquifero e dellentit della
ricarica. Indicativamente, per abbassamenti di qualche metro, il tempo di risalita
varia tra qualche decina di minuti per le ghiaie, a diverse ore per le sabbie fini.
La curva di risalita permette di visualizzare la variabilit dellabbassamento
dinamico nel tempo (Figura 11-18).

268 Dispense di Idraulica

Figura 11-18

Il primo tratto, caratterizzato da gradienti maggiori, influenzato dal


riempimento del pozzo, mentre il secondo tratto, asintotico, fornisce invece
indicazioni sulle caratteristiche della falda: ad esempio un tratto asintotico
molto lungo indica bassa permeabilit o scarsa capacit di ricarica.

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