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9. Foronomia
9.1.
La foronomia studia lefflusso da fori (detti luci o bocche) praticati sul fondo o
su una parete di un serbatoio o di un canale. La corrente liquida che si determina
nellefflusso viene detta vena effluente, vena liquida o getto.
Una prima cassificazione fatta in base alla posizione della luce (Figura
9-1). Le luci a battente sono quelle il cui contorno interamente posto al disotto
del pelo libero del liquido nel serbatoio o nel canale, mentre vengono dette luci
a stramazzo, quelle realizzate in modo che il fluido lambisca solo una parte del
contorno della luce stessa. In questo caso pertanto la corrente che tracima
caratterizzata da una superficie superiore a contatto con latmosfera.
Figura 9-1
Foronomia 201
dislivello geodetico tra il pelo libero nella sezione a monte della chiamata allo
sbocco e il punto pi elevato dello stramazzo.
Le leggi di efflusso valide per le luci a stramazzo vengono generalmente
ricavate adattando la legge dellefflusso per le luci a battente e tarando
sperimentalmente i coefficienti che in essa compaiono. Tale logica appare
arbitraria ma i numerosissimi lavori sperimentali mostrano la validit della
legge di efflusso. Come si vedr successivamente, lunico stramazzo che
permette una dimostrazione rigorosa da un punto teorico quello a larga soglia.
Gli stramazzi trovano largo uso come misuratori di portata nelle correnti a
superficie libera.
9.2.
Si ipotizzi di praticare una luce circolare a spigolo vivo (parete sottile) al fondo
di un serbatoio determinando un efflusso libero in atmosfera. Il serbatoio sia
infinitamente grande lateralmente oppure venga alimentato da una portata pari a
quella effluente dalla luce: in questi due casi il pelo libero pu considerarsi a
quota invariabile nel tempo e quindi il fenomeno stazionario avendo fissato in
questo modo le condizioni al contorno. Si consideri il carico sulla luce
sufficientemente grande in modo che il processo di efflusso non determini
depressioni sul pelo libero.
Figura 9-2
zA +
pA
= zB +
VB2
2g
(9-1)
e cio
h = B +
VB2
2g
(9-2)
VB = 2 gh
(9-3)
Foronomia 203
Q = c C v 2 gh
(9-4)
Q = C vCc 2 gh
(9-5)
Q = 2 gh
(9-6)
Figura 9-3
9.3.
Si ipotizzi di praticare una luce circolare a spigolo vivo (parete sottile) sulla
parete verticale di un serbatoio determinando un efflusso libero in atmosfera
Figura 9-4
Foronomia 205
Figura 9-5
VB2
2g
(9-7)
VB = 2 g (H z B )
(9-8)
zA +
pA
= zB +
e cio
V = 2 gh
(9-9)
Q = 2 gh
(9-10)
Q = ( z )l ( z ) 2 gz dz
(9-11)
z1
Figura 9-6
Foronomia 207
zA +
pA
= zB +
pB
VB2
2g
(9-12)
ovvero
H1 = H 2 +
VB2
2g
(9-13)
VB = 2 g ( H 1 H 2 )
(9-14)
Q = 2 g (H1 H 2 )
9.4.
(9-15)
Figura 9-7
zA +
pA
= zB +
pB
VB2
2g
(9-16)
ovvero
H = Cc a +
VB2
2g
(9-17)
VB = 2 g ( H C c a )
(9-18)
Q = 2 g (H Cc a )
9.5.
(9-19)
Figura 9-8
Foronomia 209
a pieno sbocco con la corrente che impegna tutta la sezione del tubo (schema
a sinistra di Figura 9-8). La vena che fuoriesce dal tubo addizionale si
presenta generalmente opaca a testimonianza della presenza in esse di
bollicine daria;
a sbocco libero (schema a destra di Figura 9-8) in cui la vena si distacca dal
contorno della luce senza toccare il tubo: il fenomeno defflusso coincide
quindi con quello che si osserva nelle luci a battente su parete verticale a
spigolo vivo.
Figura 9-9
zA +
pA
= zB +
pB
VB2
2g
(9-20)
3
V2
h= h+ B
4
2g
(9-21)
7
V = 2g h + h = 2g h
4
(9-22)
7
7
Q = c 2 g h = Cc 2 g h
4
4
(9-23)
7
Q = 0,61 2 g h 0,82 2 gh
4
(9-24)
in cui la portata effluente da una luce con tubo addizionale esterno calcolabile
con la formula precedentemente ricavata nel caso di efflusso libero ma con un
coefficiente di efflusso maggiore.
In Figura 9-9 sono anche tracciate la lineaa dei carichi e la piezometrica. La
prima mostra che il carico si mantiene costante fino alla sezione contratta
(trascurando le piccole perdite di tipo continuo) mentre subito a valle il carico si
riduce di una quantit pari alla meta dellaltezza cinetica. Ovviamente nella
sezione di sbocco la linea dei carichi dovr trovarsi innalzata rispetto al
baricentro di una quantit pari allaltezza cinetica della corrente. La linea
piezometrica invece caratterizzata dal fatto che nella sezione contratta dovr
portarsi allo stesso livello del menisco del piezometro posizionato nella sezione
contratta stessa.
Le considerazioni sinora fatte sono valide nel caso di depressione nella
sezione contratta minori, in valore assoluto, del valore massimo pari a 10.33 m,
ovvero per carichi h sulla luce minori di 13.77 m (10.33*4/3 m). Per valori del
carico maggiori di 13.77 m, la (9-21) diventa
h = 10.33 +
VB2
2g
(9-25)
e la (9-24) diventa
Q = 0,61 2 g (h + 10.33)
(9-26)
Foronomia 211
Figura 9-10
Reazione defflusso
Figura 9-11
Per giustificare la presenza della reazione di efflusso, si noti che, nel caso
del serbatoio di Figura 9-11, le pressioni lungo la parete della luce si discostano
dalla distribuzione idrostatica proprio di un termine pari allincremento di
velocit che si manifesta nel punto della parete considerato. Il massimo
scostamento si osserva in prossimit della luce, fino ad annullarsi allo spigolo,
dove la pressione nulla in quanto pari a quella atmosferica.
La parete di sinistra del serbatoio, considerata distante dal foro, quindi
soggetta ad una forza che pu essere valutata pari a quella idrostatica; quella di
destra invece risulta minore. Complessivamente il serbatoio , pertanto,
soggetto ad una forza pari alla somma vettoriale tra quella di sinistra e quella di
destra, diretta nel verso opposto alla direzione del getto di efflusso; tale somma
r
vettoriale coincide quindi con la reazione defflusso R .
Volendo quantificare tale forza si applica lequazione globale del moto ad
un volume di controllo costituito dal fluido dellintero serbatoio fino alla
sezione contratta dell getto. Il moto viene considerato permanente e ci pu
determinarsi considerando il recipiente di grandi dimensioni oppure alimentato
da una portata pari a quella uscente, in modo tale da mantenere invariato il
livello di pelo libero. In tal caso lequazione globale si scrive:
r r
r
G++M =0
(9-27)
G x + x + M 1x M 2 x = 0
(9-28)
Foronomia 213
G x + x + M 1x M 2 x = 0
(9-29)
x = Rx
(9-30)
R x = M 2 x = QVc
(9-31)
Come gia accennato lo studio degli stramazzi affrontato per lo pi per via
semi-empirica a causa dellassenza di una sezione contratta lungo la vena
effluente.
Figura 9-12
Lo stramazzo a larga soglia uno dei pochi tipi di luce che consente una
trattazione analitica esauriente. Esso consiste nel disporre uno sbarramento, di
altezza a, lungo lintera larghezza di un canale rettangolare di larghezza B
(Figura 9-12).
Tale tipo di stramazzo pu essere considerato una luce rettangolare in
parete grossa. La parete a monte, che prende il nome di petto dello stramazzo,
in questo caso ben raccordata alla parete. Laltezza a deve essere
sufficientemente elevata da permettere la realizzazione di condizioni di stato
critico lungo la soglia di sbarramento.
Uguagliando lenergia a monte dello stramazzo (prima del fenomeno di
chiamata allo sbocco) con quella della sezione di stato critico, risulta:
h+a+
Q2
2 g (hB )
=k+
Q2
2 g (kB )
3 Q2
+a= 3
+a
2 gB 2
(9-32)
indicando con h il carico sullo stramazzo e con k il tirante critico sulla soglia.
Nel caso in cui laltezza cinetica della corrente in arrivo da monte risulti
trascurabile rispetto ad h, si ha
Q = 0,385hB 2 gh
(9-33)
hv a < 0,66(h a )
(9-34)
hv a < 0,7 k
(9-35)
oppure
Foronomia 215
hv <
2
Q2
(
)
h
+
a
+
a
2
2
3
2 gB (h + a )
(9-36)
Figura 9-13
9.8.
Figura 9-14
La contrazione avviene avviene quindi solo sul fondo della vena e non ai lati.
Per questo motivo particolare attenzione va posta nel predisporre unadeguata
areazione al disotto della vena fluida in modo da evitare fenomeni di instabilit
dellefflusso. In mancanza di areazione lingresso del getto nella corrente
sottostante comporterebbe asportazione progressiva di aria dal volume posto
subito a valle dello stramazzo, determinando quindi il fenomendo della vena
depressa che diventa aderente nel momento in cui si addossa alla parete.
Lefflusso diventerebbe quindi irregolare ed instabile e per tal motivo si rende
necessaria lareazione per il corretto funzionamento dello stramazzo Bazin che
consiste ad esempio assicurando la comunicazione con lambiente esterno
tramite lintroduzione di una canna aerofora poco a valle della traversa (Figura
9-14).
.
La relazione che viene utilizzata per la valutazione della portata di tipo
empirico ed :
Q = 0,415hB 2 gh
(9-37)
Figura 9-15
Foronomia 217
Q = 0,32 tan
2g h
(9-38)
dove langolo alla base del traingolo isoscele che costituisce lo stramazzo.
In questo caso il processo di efflusso presenta contrazione completa e
quindi non si ha necessit di areare la vena effluente.
Idrometria 219
10. Idrometria
10.1. Definizioni
Lidrometro lo strumento che consente la misura del livello idrico. Nella sua
forma pi semplice rappresentata da unasta graduata. Di questo tipo sono le
aste idrometriche posizionate lungo i fiumi (Figura 10-1) per la determinazione
della portata a mezzo della scala di deflusso dellalveo, cio della relazione che
lega il tirante idrico (valutabile mediante la lettura idrometrica) e la portata
defluente.
Figura 10-1
Idrometria 221
Figura 10-2
Figura 10-3
Idrometria 223
Figura 10-4
Figura 10-5
p A = p B = m
(10-1)
p A = h
(10-2)
si pu ottenere che
h=
(10-3)
Figura 10-6
Per leguaglianza delle pressioni tra i punti C e D del mercurio posti alla
stessa quota, si osserva che
pC = h = p D = m + (h )
(10-4)
Idrometria 225
(10-5)
Figura 10-7
(10-6)
e a contatto sulla parete esterna alla cella con il fluido. Nelle celle di pressione,
per, la deformazione della membrana rilevata tramite una seconda
trasduzione in segnale elettrico.
Figura 10-8
Sulla parete esterna della membrana (quella che non si trova a contatto con
il fluido) applicato un piccolo filamento di un conduttore elettrico che si
deforma anchesso insieme alla membrana per effetto della pressione agente
sulla parete esterna. Se il filo, ad esempio, collegato alla parte centrale della
membrana che si tende per effetto della pressione, si determiner un
allungamento del conduttore con contemporanea diminuzione della sua sezione
trasversale. Ne consegue che questultimo presenter una resistenza elettrica
tanto maggiore quanto maggiore la deformazione della membrana e, quindi, la
pressione del fludo.
Il filamento costituisce un ramo di un circuito elettrico alimentato con
tensione costante, nel quale per effetto della variazione della resistenza elettrica
varier la corrente circolante. La misura della pressione del fluido avviene
tramite una preventiva taratura della cella di pressione nel corso della quale per
pi valori di pressione si registrano i corrispondenti valori di corrente elettrica
circolante. Un principio pressoch analogo quello utilizzato nelle celle di
pressione capacitive.
Tra i vantaggi delle celle di pressione ci sono la ridottissima superficie di
misura, che pu raggiungere la dimensione del mm, lestrema velocit di
risposta alle variazioni di pressione, determinata dalla ridottissima inerzia della
membrana, la possibilit di trasformare il segnale elettrico in un segnale
analogico idoneo al telecontrollo della misura.
Alcune celle di pressione differiscono da quella di tipo resistivo e
capacitivo precedentemente descritte, basandosi su un tipo di trasduzione
piezoelettrico. In questo caso la membrana della cella di pressione messa in
contatto con un cristallo piezoelettrico. Questultimo sottoposto ad una
compressione in grado di generare una differenza di potenziale elettrico,
comportandosi come un condensatore. Collegando le due facce del cristallo ad
un circuito elettrico viene indotta la circolazione di una corrente elettrica. La
Idrometria 227
rilevazione della pressione del fluido avverr attraverso la misura della corrente
circolante, previa taratura della cella.
10.6. Tubo di Pitot
Il tubo di Pitot uno strumento di misura della velocit locale in una corrente
fluida, costituito da un corpo cilindrico (Figura 10-9) avente unestremit
arrotondata e dotata di foro in collegamento con un piezometro.
Figura 10-9
Lo strumento viene posizionato in modo che lasse del tubo sia parallelo
alla direzione della corrente. In condizioni di moto stazionario, il tubo viene
quindi a costituire un ostacolo e la velocit del fluido si annulla in
corrispondenza della presa del piezometro che prende il nome di punto di
ristagno. Il fluido allinterno del tubo di Pitot, essendo in quiete risulta
caratterizzata da una pressione distribuita idrostaticamente.
Con riferimento allo schema di Figura 10-101, si consideri il punto B ad
una distanza infinitesima a monte del punto di ristagno e la traiettoria passante
per esso.
La figura rappresenta solo uno schema poich nella realt il tubo di Pitot dovr
essere realizzato di dimensioni ridotte rispetto a quelle trasversali della corrente, al fine
di introdurre disturbi nel flusso quanto pi piccoli possibile.
Figura 10-10
pA
v
p
v
zA +
+ A = zB + B + B
2g
2g
(10-7)
v A = 2 g
(10-8)
Idrometria 229
Figura 10-11
zA +
pA
VA
p
V
= zB + B + B
2g
2g
(10-9)
zA +
pA
Q2
p
Q2
= zB + B +
2 gA1
2 gA2
(10-10)
Q=
A1 A2
2
A1 A2
p
p
2 g z B + B z A + A
(10-11)
(10-12)
ovvero
Q=
A1 A2
2
A1 A2
2 g
A1 A2
2
A1 A2
2 g
Figura 10-12
Q=K
con K costante da ricavare sperimentalmente.
(10-13)
Idrometria 231
10.8. Venturimetro per canali
Figura 10-13
hm +
Q2
2 g B (hm )
= kb +
Q2
2 g b (k b )
+a
(10-14)
1=
Q 2 lb
(10-15)
g b (k b )
hv +
Q2
2 g (hv )
k
< k b 1,5 D b
lb
(10-16)
Tale misura resa agevole dal fatto che prima del fenomeno di chiamata allo
sbocco determinato dal convergente, il pelo libero sostanzialmente orizzontale.
Idrometria 233
Figura 10-14
V = f ( n) =
(10-17)
V = an + c =
(10-18)
Figura 10-15
y = vdh =
(10-19)
Idrometria 235
(10-20)
Figura 10-16
Figura 10-17
Idrometria 237
Figura 10-18
Figura 10-19
Idrometria 239
Figura 10-20
2 sin
(10-21)
avendo indicato con la lunghezza donda della luce utilizzata e con langolo
formato dai due raggi.
La frequenza doppler del segnale rilevato quando una particella transita per
il punto di intersezione con componente di velocit V ortogonale alle frange
vale:
fD =
2V sin
=
(10-22)
Figura 10-21
Idrometria 241
Figura 10-22
Figura 10-23
Le acque che giungono sulla superficie terrestre per effetto delle precipitazioni
possono infiltrarsi nel sottosuolo e andare a costituire le cosiddette falde
acquifere sotterranee; lacqua pu poi ritornare in superficie, o per mezzo di
pozzi scavati dalluomo o spontaneamente attraverso le sorgenti. Appare chiaro
che lo studio dei moti di filtrazione dellacqua allinterno del terreno risultano
fondamentali per la comprensione della circolazione idrica sotterranea e che tale
studio non pu prescindere da una caratterizzazione dei sedimenti che
costituiscono il terreno stesso.
Un parametro fondamentale per caratterizzare i sedimenti la dimensione
caratteristica delle particelle naturali che compongono il terreno. Poich le
particelle di terreno non presentano forme regolari non possibile definire una
dimensione caratteristica misurabile in modo diretto. Si preferisce pertanto
definire un diametro passante in peso, dn, pari alla dimensione della maglia1 del
setaccio che consente il passaggio di una percentuale in peso, n, di terreno. Il
valore d80=d* indica quindi che l80 per cento del campione di terreno in esame
passa attraverso il vaglio di dimensione pari a d*.
Per sedimenti finissimi (di diametro minore di 0,06 mm), i setacci non sono
utilizzabili poich nella pratica sarebbe troppo oneroso utilizzare vagli con
retinature finissime. In questi casi si preferisce determinare il diametro in modo
indiretto. Definendo infatti la velocit di caduta, ws, come la velocit con la
quale un singolo granulo, di diametro d, sedimenta in acqua ferma in condizioni
di moto uniforme (ad accelerazione nulla) si pu scrivere
w
C Re* 1 d S = 2 g ( S )d 3
2
2
(11-1)
Re * =
wS d
(11-2)
d = C Re* 1
wS
2 2 g ( S )
(11-3)
Figura 11-1
n=
Wv
Wt
(11-4)
Figura 11-2
Ws
Wt
(11-5)
Ws Wt Wv
=
= 1 n
Wt
Wt
(11-6)
c=
Ovviamente
c=
I terreni naturali saturi pi permeabili sono detti acquiferi, mentre quelli meno
permeabili possono costituire strati di confinamento per gli acquiferi stessi.
Generalmente sempre possibile individuare uno strato di confinamento
inferiore di un acquifero. Viceversa, superiormente un acquifero pu essere
limitato o no da un secondo strato di confinamento. Questa differenza consente
unimportante distinzione tra falde artesiane e falde freatiche.
Le falde artesiane sono infatti acquiferi generalmente racchiusi tra due
formazioni impermeabili o semi-impermeabili (rocce, argille, etc.) e, in
corrispondenza della formazione impermeabile superiore (tetto della falda),
presentano una quota piezometrica maggiore della quota geodetica misurata.
Le falde freatiche sono acquiferi confinati inferiormente da una formazione
impermeabile o semi-impermeabile, ma caratterizzati dalla presenza di una
superficie della falda a pressione atmosferica (superficie piezometrica) al
disopra della quale lammasso filtrante solo parzialmente saturo. La zona
compresa tra la superficie piezometrica e la superficie di separazione tra la zona
di terreno parzialmente satura e quella in cui non vi presenza di acqua, prende
il nome di zona di areazione o frangia capillare. In base alla (1-38), in terreni
argillosi la frangia capillare pu avere spessori dellordine dei metri, mentre per
terreni ghiaiosi lo spessore si pu ritenere trascurabile essendo pari a qualche
millimetro.
Figura 11-3
Figura 11-4
Figura 11-5
(11-7)
V=
(11-8)
V= f
Y
= fI
L
(11-9)
V =
1 2
Ir0
8
(11-10)
F
L3
(11-11)
L2
FT
(11-12)
L
F L2
= L2 3
T
L FT
(11-13)
f = kd e2
(11-14)
TIPO DI TERRENO
Argilla
Limo
Sabbia limosa
Sabbia fine
Sabbia mista
Ghiaia
f (cm/s)
<10-6
5*10-410-5
2*10-310-4
5*10-210-3
10-25*10-3
>1
Figura 11-6
v=
V
na
(11-15)
in cui na la porosit areale, cio la quota parte della superficie trasversale del
campione occupata dai pori.
Lanalisi della permeabilit di un terreno con coefficiente di filtrazione
presumibilmente inferiore a 10-5 m/s, comporterebbe la misura di una portata
estremamente ridotta con la difficolt quindi di perdere accuratezza. Si
eseguono in questo caso prove con permeametro a carico variabile, in cui la
Figura 11-7
adH
(11-16)
dove il segno meno indica la riduzione di livello. Tale quantit deve essere
quindi uguale a
Vdt
(11-17)
V = f
H
L
(11-18)
avendo indicato con H il dislivello tra menisco nel tubicino e livello invariabile,
nel generico istante. Luguaglianza tra le quantit (11-16) e (11-17) si pu
scrivere quindi
H
dt = adH
L
(11-19)
1
1
1
dt
=
a
dH
L0
H
H0
(11-20)
fornendo
f =
H
aL
log 0
t1
H1
(11-21)
Figura 11-8
p
V = f grad z + = f grad (h )
(11-22)
Figura 11-9
Figura 11-10
Q = V n 2 rs = V 2 rs
(11-23)
dh
2 rs
dr
(11-24)
dr 2 sf
=
dh
r
Q
(11-25)
Q= f
Riordinando si ottiene:
h=
Q
ln r + cost
2 sf
(11-26)
cost = H -
Q
ln R
2 sf
(11-27)
h =H
Q
R
ln
2 sf
r
(11-28)
Q
2R
ln
2 sf
D
(11-29)
Figura 11-11
Q = V n 2 r 2 = V 2 r 2
(11-30)
Q= f
dh
2 r 2
dr
(11-31)
Riordinando si ottiene:
dr 2f
=
dh
Q
r2
(11-32)
ed integrando si ha:
h =-
Q
+ cost
2fr
(11-33)
H = cost
da cui lespressione della superficie piezometrica:
(11-34)
h=H-
Q
2fr
(11-35)
H - h0 = =
Q
Df
(11-36)
Figura 11-12
Figura 11-13
V1 AB = V2 CD
(11-37)
AB = AC cos 1
(11-38)
CD = AC cos 2
(11-39)
V 1= f 1J 1
e
(11-40)
V 2= f 2J 2
(11-41)
Poich J1 pari
J1 =
h'h' '
BC
(11-42)
J2 =
(11-43)
e J2 pari a:
V1 = f 1
(11-44)
(11-45)
V2 = f 2
f1
h'h' '
h' h' '
AC cos 1 = f 2
AC cos 2
ACsen1
ACsen 2
(11-46)
cos 1
cos 2
= f2
sen1
sen 2
(11-47)
sen1
f1
cos 1 tg1
=
=
f 2 cos 2 tg 2
sen 2
(11-48)
ovvero
f1
e cio
tg1
>1
tg 2
(11-49)
f1 > f 2
(11-50)
ovvero
Figura 11-14
Figura 11-15
Q = V n 2 rh = V 2 rh
(11-51)
dh
2 rh
dr
(11-52)
dr 2 f
=
hdh
r
Q
(11-53)
Q= f
Ricordando che:
h2 =
Q
2 f
ln r + cost
(11-54)
cost = H 2 -
Q
2 f
ln R
(11-55)
r
R
(11-56)
ovvero
h2 = H2 +
Q
2 f
ln
h = H2 +
ln
r
R
(11-57)
ln
2R
D
(11-58)
2 f
H2 - h0 =
2 f
ovvero
(H - h 0 )(2 H + h 0 H ) =
Q
2 f
ln
2R
D
(11-59)
e quindi
(2 H 0 ) =
Q
2 f
ln
2R
D
(11-60)
I = sen(i ) = sen ( + )
2
(11-61)
I1 =
(11-62)
Figura 11-16
Essendo
sen ( + 1 ) = cos( + 1 )
2
(11-63)
sen(i1 ) = cos( + 1 ) = I 1
(11-64)
si ha che:
(11-65)
h'h' '
= cos( + 2 )
ACsen( 2 )
(11-66)
(11-67)
(11-68)
(11-69)
Figura 11-17
Figura 11-18