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Corso di Laurea in Ingegneria Informatica

ultima cifra del numero di matricola da 5 a 9

Teoria dei Circuiti (B)


(prof. Daniele Desideri)

Lezione 2

Correnti elettriche -
Campo elettrico e tensione elettrica

2.1 Legge di continuità

Legge di continuità
Si consideri una regione di spazio racchiusa da una superficie chiusa
Sc, orientata secondo il versore normale n con verso uscente dalla
superficie stessa. Si consideri la totale corrente iusc(t) uscente da tale
superficie Sc: 𝛥𝑞 𝑑𝑞 (𝑡) Sc
𝑖 𝑡 = lim = n
→ 𝛥𝑡 𝑑𝑡 dS
Nell’ipotesi di conservazione della carica, la carica
netta Δqusc uscente da Sc nel tempo Δt è opposta alla
variazione della carica Δqint contenuta all’interno di
Sc. Si ha pertanto che Δqusc = - Δqint e quindi:
𝑑𝑞 (𝑡)
𝑖 𝑡 =−
𝑑𝑡
La legge di continuità afferma che la totale corrente iusc(t) uscente da
Sc è opposta alla derivata temporale della carica qint(t) contenuta
all’interno di Sc. 2

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2.2 Campo di corrente solenoidale

Campo di corrente solenoidale


Si consideri una superficie chiusa Sc in quiete a regime stazionario,
cioè per grandezze costanti nel tempo. Come conseguenza della
legge di continuità, si ha che è nulla la totale corrente uscente da Sc:

Iusc= 0

Il campo di corrente in regime stazionario è detto solenoidale.

2.3 Tubo di flusso per il vettore densità di corrente

Tubo di flusso per il vettore densità di corrente


A regime stazionario, come indicato, vale che il campo di corrente è
solenoidale. Si consideri un conduttore in quiete percorso da corrente
circondato da un materiale isolante elettrico (un materiale in cui non
vi è conduzione di corrente elettrica). Si consideri un tratto di tale
conduttore (tratto delimitato dalle superfici generiche SA ed SB), con
J⃗ vettore densità di corrente. Le due sezioni generiche (SA ed SB)
tagliano tutto il conduttore. nℓ S ℓ
J
nA V n1 n B
SA S1 SB
Si consideri il volume del conduttore racchiuso tra queste due
superfici e la superfice laterale (Sℓ) del tratto di conduttore compresa
tra SA ed SB. Tale volume è quindi racchiuso dalla superficie chiusa
Sc data da SA più SB più Sℓ. Sia V il volume racchiuso da Sc. 4

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2.3 Tubo di flusso per il vettore densità di corrente

Tubo di flusso per il vettore densità di corrente


Dalla superficie laterale del conduttore non passano cariche
elettriche (esternamente è presente un materiale isolante elettrico), le
cariche elettriche passano solo da SA ed SB.
nℓ S ℓ
J
nA V n1 nB
SA S1 SB
A regime stazionario, la corrente uscente dalla superficie chiusa Sc è
nulla. Tale corrente uscente Iusc è (presi i riferimenti delle correnti
sulle superfici concordi con le orientazioni delle superfici di figura):
Iusc = - I(SA) + I(SB) + I(Sℓ) = 0.
Dato che, come indicato, I(Sℓ) = 0, si ha infine:
I(SA) = I(SB). 5

2.3 Tubo di flusso per il vettore densità di corrente

Tubo di flusso per il vettore densità di corrente


Analogamente, se si considera ora un’altra superficie (ad esempio S1
in figura) che taglia completamente il conduttore, orientata S1 in
modo concorde con SB, si ottiene, che: I(S1) = I(SB).
nℓ Sℓ
J
nA V n1 n B
SA S 1 SB
Pertanto risulta che la corrente elettrica, fissato il suo verso di
riferimento per il conduttore, ha lo stesso valore per qualunque
sezione si consideri che taglia completamente il conduttore. Pertanto
ci si riferirà alla corrente del conduttore, senza specificare la sezione.
In questo senso si dice che il conduttore costituisce un tubo di flusso
per il vettore densità di corrente, cioè è una regione di spazio dove il
moto delle cariche è canalizzato. 6

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2.4 Legge di Coulomb

Legge di Coulomb
Due cariche elettriche puntiformi disposte in quiete nel vuoto ad una
distanza r risentono ciascuna di una forza dovuta all’interazione tra
le due cariche: è la legge di Coulomb. Tale forza esercitata da una
carica sull’altra è:
-) diretta secondo la retta congiungente le due cariche;
-) attrattiva fra le due cariche nel caso di cariche di segno opposto,
repulsiva fra le due cariche nel caso di cariche dello stesso segno;
-) di modulo inversamente proporzionale al quadrato della distanza
fra le due cariche e direttamente proporzionale al prodotto delle due
cariche.

2.4 Legge di Coulomb

Legge di Coulomb
Si consideri pertanto, nel vuoto, una carica puntiforme q posta in quiete
nel punto Q e una carica puntiforme q0 posta in quiete nel punto P.
La legge di Coulomb afferma che la carica P 𝑢
𝑟
q esercita su q0 una forza F P , pari a: q0
1 qq0 Q
F P = u 𝑢 q
4πε r
dove u è il versore orientato da Q verso P, rQP è la distanza fra Q e
P. La costante ε0 è detta permittività (o costante dielettrica) del vuoto.
Inoltre la carica q0 esercita su q in Q una forza F Q uguale e
opposta a quella che la carica q esercita su q0 in P:
1 qq0
F Q = −F P = u
4πε r
Nel vuoto ε0 ≈ 8,854 ∙ 10-12 C2/(Nm2). Si osserva che: C2/(Nm2) =
C2/(Jm) = F/m, dove si è introdotto il farad F = C2/J. 8

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2.5 Campo elettrostatico

Campo elettrostatico
Si consideri la legge di Coulomb nel modo seguente. Nel vuoto, la
carica q sia, come già considerato, una carica puntiforme fissa in Q.
La carica q0 sia una carica puntiforme che sia spostata in differenti
punti diversi da Q: in ciascuno di essi la si tenga fissa e si consideri
la forza che agisca su di essa dovuta all’interazione con la carica q.
Si esplora in questo modo lo spazio intorno alla carica q. La carica
q0 è ora detta carica “esploratrice” o carica “di prova”.

P 𝑢
𝑟
q0
Q
q

2.5 Campo elettrostatico

Campo elettrostatico
Dividendo la forza F P che agisce sulla carica di prova q0 per il
valore q0 della carica di prova, si introduce la forza elettrica
specifica coulombiana E P :
F P P 𝑢
E P = 𝑟
𝑞 q0
Q
che quindi, dalla legge di Coulomb, risulta: q
1 q(Q)
E P = u
4πε r
ed è indipendente dal valore della carica puntiforme di prova.
E P è una grandezza vettoriale, funzione dei punti dello spazio: è un
campo vettoriale. È chiamato campo elettrostatico (o campo elettrico
coulombiano). L’unità di misura del campo elettrostatico è: N/C =
(Nm)/(Cm)= J/(Cm) = V/m, cioè volt su metro, con volt: V = J/C. 10

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2.5 Campo elettrostatico

Campo elettrostatico
-) Il campo elettrostatico ha quindi come “sorgente” la carica q
(carica-sorgente).
-) Si vede sperimentalmente che il campo elettrostatico prodotto da
più (un numero finito) cariche puntiformi (cariche-sorgente) in
quiete nel vuoto è pari alla somma vettoriale dei campi elettrostatici
prodotti da ciascuna carica singolarmente: vale il principio di
sovrapposizione. Si ha quindi, nel caso di
1 q(Q)
i) una carica-sorgente puntiforme: E P = u
4πε r
1 q (Q )
ii) N cariche-sorgente puntiformi: E P = u
4πε r

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2.5 Campo elettrostatico

Campo elettrostatico
-) Considerando una carica-sorgente distribuita con densità
volumetrica, il campo elettrostatico si ottiene considerando
puntiforme la carica dq contenuta in un volumetto dV centrato nel
punto Q (dq=ρc(Q)dV) e facendo la somma vettoriale dei campi
elettrostatici prodotti da ciascuna carica dq (cioè applicando il
principio di sovrapposizione). Si ha:
1 ρ (Q)
E P = u 𝑑𝑉
4πε r

-) Con condizione elettrostatica si intende che le cariche elettriche


sono tutte statiche, cioè sono tutte in quiete nello spazio e con valore
costante nel tempo.
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2.5 Campo elettrostatico

Campo elettrostatico
Osservazione. Il campo elettrostatico è stato introdotto considerando
una carica puntiforme q (carica-sorgente). Nella realtà però la carica q
non sarà puntiforme: ad esempio può essere su una sferetta
conduttrice. Allora, se si ha la carica q su una sferetta conduttrice, la
presenza della carica di prova q0 determina una perturbazione della
distribuzione di q sulla sferetta per l’interazione di natura elettrica fra
cariche. L’azione di disturbo varia con il valore della carica di prova
q0. Pertanto la definizione operativa di campo elettrostatico è:
F P
E P = lim
→ 𝑞
Il passaggio al limite (q0→0) annulla l’effetto di perturbazione della
carica di prova.
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2.5 Campo elettrostatico

Campo elettrostatico
Si osserva che il limite di q0→0 va inteso in senso “macroscopico”,
cioè la carica di prova si fa decrescere fino a valori di gran lunga
minori del valore della/e carica/che sorgente/i.

La definizione operativa di campo elettrostatico si trova scritta anche


con la carica di prova indicata come Δq e la forza su di essa indicata
come ΔF P e quindi si scrive:
F P ΔF P 𝑑F P
E P = lim = lim =
→ 𝑞 → Δ𝑞 𝑑𝑞

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2.6 Materiale in equilibrio elettrostatico

Materiale in equilibrio elettrostatico


-) Un corpo materiale è costituito da “tantissime” cariche positive e
negative, compresenti. In generale, ci sono corpi conduttori,
semiconduttori e isolanti, con cariche che possono essere libere di
muoversi nel materiale e cariche che invece non lo sono.
-) Le cariche elettriche esterne ed interne ad un generico corpo
interagiscono fra di loro, determinando una situazione di equilibrio
che in generale non è possibile assegnare a priori, ma sarà il risultato
da determinare tenendo conto delle forze elettriche coulombiane e
dei vincoli a cui le cariche sono soggette nei corpi.
-) Ipotizzando che nella situazione finale di equilibrio, con le cariche
ferme ovunque (sono cioè in equilibrio elettrostatico), sia nota la
distribuzione di tali cariche, l’analisi di tale situazione si riconduce a
quanto già detto: si deve calcolare il campo elettrostatico prodotto
nel vuoto da tutte queste cariche. 15

2.6 Materiale in equilibrio elettrostatico

Materiale in equilibrio elettrostatico


Applicazioni
-) Si consideri un conduttore in equilibrio elettrostatico: ha
all’interno un campo elettrostatico nullo.
-) Si consideri un materiale dielettrico (isolante) uniforme. Al riguardo,
un materiale soggetto ad un campo vettoriale viene caratterizzato dalle
sue proprietà. Un materiale (o mezzo) è detto uniforme se è omogeneo
(le sue proprietà non variano al variare del punto), lineare (le sue
proprietà non dipendono dall’intensità del campo vettoriale) e isotropo
(le sue proprietà non dipendono dalla direzione del campo vettoriale.
Si consideri una carica puntiforme q immersa in un materiale
dielettrico uniforme esteso infinitamente, in equilibrio elettrostatico:
nel materiale il campo elettrostatico si esprime nel modo già visto per
una carica q in quiete nel vuoto, sostituendo alla permittività del vuoto
(ε0) la permittività (costante) del mezzo dielettrico (ε). 16

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2.7 Proprietà del campo elettrostatico

Proprietà del campo elettrostatico


Proprietà fondamentale del campo elettrostatico P 𝑡⃗

è quella di essere conservativo, cioè è nulla la
sua circuitazione su una qualsiasi linea chiusa ℓ:

𝐸𝒄 ⃗t dℓ = 0
𝓵
Tale proprietà è vera per il campo elettrostatico, per qualunque
distribuzione di densità volumetrica: ci si riferisce alla modellizzazione
di corpi che occupano un volume finito e ciascuno è rappresentato
mediante la densità di carica volumetrica, funzione limitata e continua.
Dalla proprietà che è nulla la circuitazione del campo elettrostatico su
una qualsiasi linea chiusa, ne consegue che il suo integrale su una
qualsiasi linea aperta dipende solo dalla posizione degli estremi della
linea e non dal percorso di integrazione. 17

2.7 Proprietà del campo elettrostatico

Proprietà del campo elettrostatico


Si consideri allora una generica linea aperta ℓ e si ℓ
indichino con A e B gli estremi di tale linea. Come B
detto, l’integrale del campo elettrostatico lungo tale
linea aperta dipende solo dagli estremi A e B e non t
dal percorso lungo cui la linea si sviluppa. Si può A
allora introdurre una funzione scalare (il potenziale
elettrostatico V) tale che l’integrale del campo elettrostatico è pari alla
differenza tra i valori che la funzione scalare V assume in A e in B.

E𝐜 ⃗t dℓ = E𝐜 ⃗t dℓ = V A − V(B)
,ℓ
Il potenziale elettrostatico V(P) è un campo scalare. È definito a meno
di una costante: è stato introdotto come una differenza fra due valori
della funzione V. L’unità di misura del potenziale elettrostatico è il volt.18

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2.8 Campo elettrico

Campo elettrico
Si consideri una carica elettrica puntiforme di prova q0, in quiete, in
presenza di altre cariche puntiformi (cariche-sorgente) che si
muovono. La carica di prova risente in generale di una forza F P, t ,
che è proporzionale al valore q0 della carica di prova.
Dividendo la forza F P, t per il valore q0 della carica di prova, si
introduce la forza elettrica specifica:
F P, t
E P, t =
𝑞

che è detta campo elettrico.

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2.8 Campo elettrico

Campo elettrico
Osservazione. A proposito dell’influenza che la carica di prova può
esercitare sulle cariche-sorgente, si può ripetere quanto già detto per il
campo elettrostatico e quindi definire il campo elettrico attraverso un
passaggio al limite per q0→0 (in senso “macroscopico”). Pertanto
indicata con Δq la carica di prova, questa risente in generale di una
forza ΔF P, t , che è proporzionale al valore Δq della carica di prova.
Dividendo la forza ΔF P, t per il valore Δq della carica di prova e
passando al limite per Δq→0 (in senso “macroscopico”), si introduce
la forza elettrica specifica: ΔF P, t dF P, t
E P, t = lim =
→ Δq dq
che è detta campo elettrico.

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2.8 Campo elettrico

Campo elettrico
Il valore del campo elettrico E P, t prodotto da una distribuzione di
cariche-sorgente in moto considerata all’istante t in una certa
posizione nello spazio è in generale diverso da quello che le stesse
sorgenti produrrebbero se fossero in quiete nelle posizioni occupate
all’istante t.
In generale cioè il campo elettrico E P, t è diverso dal campo
elettrostatico.
Si considerano i seguenti casi.
i) Condizione elettrostatica. Si osserva che se le cariche-sorgente
sono in quiete nello spazio e con valore costante nel tempo si ha la
condizione elettrostatica e quindi il campo elettrico coincide con il
campo elettrostatico: E (P)= E (P).
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2.8 Campo elettrico

Campo elettrico
ii) Regime stazionario (Condizione stazionaria). In ogni punto dello
spazio i fenomeni elettromagnetici sono indipendenti dal tempo.
Densità di carica e densità di corrente sono stazionarie (cioè costanti
rispetto al tempo) in ogni punto dello spazio. Ѐ il modello della
conduzione elettrica in regime stazionario (elettrodinamica
stazionaria). Il campo elettrico stazionario è calcolato dalla
distribuzione stazionaria di carica, come in elettrostatica. Il campo
elettrico stazionario è quindi conservativo.
iii) Condizioni variabili generiche. La densità di carica e il campo di
corrente variano nel tempo con legge qualsiasi. Il campo elettrico in
generale non è conservativo.

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2.9 Tensione elettrica

Tensione elettrica
Sia data una linea ℓ aperta (o chiusa), in
quiete, orientata mediante un versore ⃗t. Si ℓ
definisce tensione elettrica l’integrale di linea
del campo elettrico:
t
v(t) = E(P, t) t⃗ dℓ

La linea è marcata da un verso di percorrenza detto riferimento


della tensione.
Come la corrente è stata definita rispetto ad una superficie orientata
e l’orientazione fissa il riferimento della corrente, così la tensione è
definita rispetto ad una linea orientata e l’orientazione fissa il
riferimento della tensione. 23

2.9 Tensione elettrica

Tensione elettrica
-) Nel caso di linea aperta, si hanno i due estremi
della linea, che, per esempio, si possono indicare ℓ B
con le lettere A e B. L’orientazione della linea
data dal versore ⃗t indica quale dei due estremi è il
t
punto di inizio e qual è quello di fine: in figura, A
l’estremo A è il punto di inizio mentre B è quello
di fine.
-) Dato che il campo elettrico in generale non è conservativo, la
tensione dipende in generale dagli estremi (cioè il punto di inizio e
quello di fine) e dal percorso (ℓ) che si segue per andare da un estremo
all’altro.

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2.9 Tensione elettrica

Tensione elettrica
Data la linea ℓ, si possono evidenziare gli B
estremi della linea indicandoli, in modo ordinato,
a pedice della tensione v. La tensione si scrive
vAB ℓ
allora nella forma:
t
v (t) = E(P, t) t⃗ dℓ A
,ℓ

I due pedici A e B in vAB(t), come detto, sono ordinati: il primo


pedice indica il punto di inizio e il secondo pedice quello di fine.
Pertanto vAB(t) indica che la linea è orientata da A verso B (cioè che
il versore t⃗ è diretto da A a B). Il fatto che il percorso è individuato
dalla linea ℓ è indicato in modo esplicito nell’integrale.
25

2.9 Tensione elettrica

Tensione elettrica

-) Al posto dei pedici, spesso si mette un segno + in
corrispondenza del punto di inizio ed un segno – in v ℓ
corrispondenza del punto di fine.
t
+

-) Talvolta il riferimento è dato da una freccia. In


figura si riporta l’indicazione della tensione v ℓ
mediante una freccia con vertice diretto verso il
punto di inizio. t

Nel seguito, per indicare il riferimento della tensione, si utilizzeranno


o i pedici (coppia ordinata) o i segni + e -. 26

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2.9 Tensione elettrica

Tensione elettrica
Data la linea aperta ℓ, come detto, ℓ B ℓ B
utilizzando i pedici la tensione si scrive
nella forma:
t
v (t) = E(P, t) ⃗t dℓ A A
t*
,ℓ
Invertendo il riferimento della tensione, il valore della tensione cambia
di segno. Infatti, invertire il riferimento della tensione vuol dire:
-) invertire il versore tangente alla linea (t⃗*= − t⃗);
-) invertire il verso positivo dell’ascissa curvilinea (ds= −dℓ);
-) andare da B ad A, cioè B diventa il punto di inizio e A quello di fine.

v (t) = E ⃗t ∗ ds = E −t⃗ −dℓ = − E ⃗t dℓ = −v (t)


,ℓ ,ℓ ,ℓ 27

2.9 Tensione elettrica

Tensione elettrica
L’integrale di linea di una forza elettrica specifica è detto lavoro
elettrico specifico (svolto da tale forza elettrica specifica lungo la
linea). Dato che il campo elettrico è una forza elettrica specifica,
l’integrale di linea del campo elettrico (cioè la tensione elettrica) è
un lavoro elettrico specifico:
dF d dℒ
v = E t⃗ dℓ = t⃗ dℓ = F t⃗ dℓ =
dq dq dq
𝓵 𝓵 𝓵
L’unità di misura della tensione è il volt V.
Come detto, la tensione elettrica può essere definita anche lungo
una linea ℓ chiusa e orientata, in quiete:

v(t) = E t⃗ 𝑑ℓ
𝓵 28

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2.10 Tensione elettrica e differenza di potenziale

Tensione elettrica e differenza di potenziale


Come già indicato, dato che il campo elettrico in generale non è
conservativo, la tensione in generale dipende sia dagli estremi della
linea che dal percorso che la linea identifica per andare da un estremo
all’altro. La tensione elettrica non è quindi, in generale, una
differenza di potenziale.
A regime stazionario, come già indicato, il campo elettrico è
conservativo e quindi a regime stazionario la tensione è una
differenza di potenziale:
V = V A − V(B)
A regime stazionario la tensione è una differenza di potenziale e
quindi, su un percorso chiuso, la tensione è nulla, essendo coincidenti
gli estremi della linea.
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2.11 Voltmetro

Voltmetro
A
Si consideri una linea ℓ aperta, in quiete, orientata,
avente per estremi i punti A e B. La tensione +
elettrica relativa alla linea ℓ viene misurata con uno ℓ
strumento detto voltmetro.
t
Nella figura a lato, in basso, al posto della linea è -
indicato, fra i punti A e B, il voltmetro. Lo B
strumento ha un segno + da una parte ed un segno – A
dall’altra: il segno + è dalla parte alla cui estremità
c’è il punto di inizio della linea ℓ di misura; il +
segno – è dalla parte alla cui estremità è presente il V
punto di fine. Lo strumento ha inoltre due −
conduttori filiformi (detti cordoni) disposti lungo la
B
linea ℓ di misura fra i punti estremi e i segni + e –
dello strumento, come mostrato in figura. 30

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2.11 Voltmetro

Voltmetro
Gli estremi dei cordoni (che individuano gli estremi
della linea ℓ di misura) sono detti puntali. A
Da quanto riportato, misure ottenute con linee di +
misura in quiete differenti fra loro ma tutte con lo V
stesso punto di inizio e punto di fine danno lo stesso −
valore se la tensione è una differenza di potenziale.
Se la tensione non è una differenza di potenziale, il B
valore misurato dipende, oltre che dalla posizione
degli estremi, anche dalla linea di misura.
Il voltmetro ideale è quello che, con la sua inserzione, non modifica
le condizioni preesistenti, cioè non perturba. Inoltre indica istante per
istante il valore (che può essere positivo, nullo o negativo) della
tensione, per quanto rapidamente essa vari.
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