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Corso di Laurea in Ingegneria Informatica

ultima cifra del numero di matricola da 5 a 9

Teoria dei Circuiti (B)


(prof. D. Desideri)

Lezione 16

Bipolo condensatore − Bipolo induttore −


Reti in regime sinusoidale − Funzioni sinusoidali

16.1 Bipolo condensatore

Bipolo condensatore: energia immagazzinata


Si consideri un bipolo condensatore ad un istante iniziale (t*) in
cui il condensatore è scarico, cioè ha carica q(t*) = 0, tensione
v(t*) = 0. In questa situazione di condensatore con tensione nulla,
si assume nulla l’energia immagazzinata. Tale istante iniziale può
essere fissato per semplicità t* = 0. Si consideri ora un generico t
successivo all’istante iniziale (e con la capacità C valore costante
positivo) e si calcoli il lavoro elettrico entrante nell’intervallo di
tempo 0 – t.
v t i t dt =
L (0, t) = p t dt =
conv. util.
()
1 1 1
= Cvdv = Cv t − Cv 0 = Cv t ≥ 0
2 2 2 2
( )
16.1 Bipolo condensatore

Bipolo condensatore: energia immagazzinata


Partendo dalla condizione di condensatore scarico, si è ottenuto che
il lavoro elettrico entrante è non negativo e dipende solo dallo stato
finale del condensatore, cioè dal valore della tensione all’istante
generico t: non dipende pertanto da come si è arrivati in tale stato
finale o, in modo equivalente, non dipende da come sono variate
tensione e corrente per arrivare allo stato finale.
Si faccia adesso la seguente analisi. Si passi da una situazione di
condensatore scarico in t = 0 a quella in t= t1 (con t1 > 0) di
condensatore carico, cioè con v(t1) ≠ 0 e quindi, ad un tempo
successivo t = t2 (con t2 > t1 ), ad una situazione di condensatore
nuovamente scarico, cioè con v(t2) = 0.
Per quanto detto prima, nell’intervallo di tempo fra 0 e t1 si ha
Lentr(0,t1) > 0, mentre se si considera l’intervallo di tempo fra 0 e t2 si
ha Lentr(0,t2) = 0. 3

16.1 Bipolo condensatore

Bipolo condensatore: energia immagazzinata


Ѐ immediato riconoscere che vale la relazione:
Lentr(0,t2) = Lentr(0,t1) + Lentr(t1,t2)
Pertanto: 0 = Lentr(0,t1) + Lentr(t1,t2).
Si ha che il lavoro elettrico entrante nel condensatore nell’intervallo di
tempo fra 0 e t1 (Lentr(0,t1): lavoro elettrico entrante > 0) è pari ed
opposto a quello entrante nell’intervallo di tempo fra t1 e t2:
Lentr(0,t1) = ‒ Lentr(t1,t2)
Il lavoro elettrico entrante Lentr(t1,t2) è < 0 e in valore assoluto è pari a
Lentr(0,t1).
Pertanto il lavoro elettrico entrante > 0 nel condensatore
nell’intervallo di tempo fra 0 e t1 è stato accumulato ed è totalmente
restituito nell’intervallo successivo, senza che ci sia stata dissipazione.
Tale lavoro è corrispondente ad energia immagazzinata (energia
elettrostatica o coulombiana o capacitiva) WC, non negativa. 4
16.1 Bipolo condensatore

Bipolo condensatore: energia immagazzinata


Per un generico istante t vale quindi:
1
W t = Cv t joule (simbolo J)
2
L’energia immagazzinata all’istante t è funzione del valore in
quell’istante della tensione v(t), cioè è funzione di stato della
tensione. La tensione definisce quindi lo stato energetico del
condensatore e pertanto è detta variabile di stato del condensatore.
La potenza entrante pentr(t) è:

v t i(t)
p t = = Cv t = Cv t = W (t)
conv. util.
Il bipolo condensatore è un bipolo in grado di immagazzinare tutto il
lavoro elettrico entrante sotto forma di energia legata alla tensione,
con processo reversibile. 5

16.1 Bipolo condensatore

Bipolo condensatore: energia immagazzinata


Dalla definizione data di bipolo passivo, il condensatore è un bipolo
passivo: L −∞, t ≥ 0 ,
con t = −∞ istante di fabbricazione, bipolo a tensione nulla.
Bipolo condensatore a regime stazionario
A regime stazionario, cioè con tutte le grandezze costanti nel tempo,
sono nulle le derivate e quindi la relazione del condensatore diventa:
I = 0, ∀ V .
A regime stazionario la relazione tensione-corrente di un
condensatore è quella di un circuito aperto. Dal punto di vista della
determinazione delle tensioni e correnti dei componenti della rete, a
regime stazionario, può quindi essere sostituito da un circuito aperto.

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16.2 Bipolo induttore

L’induttore
L’induttore è formato da un
conduttore che, per semplicità, si può
prendere filiforme e che si sviluppa
lungo una linea ℓ di forma qualsiasi. iA(t) A ℓ
La linea è aperta e ha i due tratti finali
(i cui estremi sono i morsetti A e B) B
che sono posti molto vicini; quindi la iB(t)
linea ℓ è praticamente una linea chiusa.
Si assume che la corrente del conduttore rimane sempre la stessa
lungo tutto il conduttore e quindi, con i riferimenti indicati in figura,
iA(t) = iB(t).

16.2 Bipolo induttore

Bipolo induttore: schematizzazione


L’induttore è schematizzabile come
un bipolo: il bipolo induttore.
Dato un induttore, si introduce una ℓ
i (t)
superficie limite del bipolo che A A
+
racchiude all’interno il conduttore v(t) - B
identificato con la linea ℓ, tranne i iB(t)
due terminali (e le relative estremità,
cioè i due morsetti A e B), che emergono dalla superficie limite. Si
assume che il campo elettrico, anche se variabile nel tempo,
rimanendo esternamente o tangenti alla superficie limite è quello
elettrostatico (istante per istante): ciascun terminale si assume
equipotenziale e fra i due morsetti A e B c’è una tensione vAB(t) che è
una differenza di potenziale, rimanendo esternamente o tangenti alla
superficie limite. 8
16.2 Bipolo induttore

Bipolo induttore: schematizzazione


Si assume che la corrente del conduttore rimane sempre la stessa
lungo tutto il conduttore e quindi la corrente entrante ad un terminale è
uguale a quella uscente all’altro terminale (si assume che per la
superficie limite non ci siano altre correnti oltre a quelle dei terminali).
Sono soddisfatte le due proprietà fondamentali di un bipolo: si ha così
il bipolo induttore.
Il simbolo del bipolo induttore è in figura. +
La relazione del bipolo induttore, usando la i(t) v(t)
convenzione degli utilizzatori, è: di(t)
v(t) = L -
dt
Con L si indica l’induttanza del bipolo induttore. In ipotesi di
induttore ideale, l’induttanza L è una costante positiva.
L’unità di misura dell’induttanza è l’henry (simbolo H). Si ha che:
H = Vs/A = Ω s. 9

16.2 Bipolo induttore

Bipolo induttore: schematizzazione


La relazione del bipolo induttore è una relazione differenziale lineare
del primo ordine. Si può integrare, ottenendo, sempre con la
convenzione degli utilizzatori, la relazione:
1
i t =i 0 + v t dt′
L
Il valore i(0) è il valore della corrente all’istante iniziale di
integrazione (t=0). Se si prende come istante iniziale il tempo t = - ∞
(cioè al momento in cui l’induttore viene “realizzato”) la corrente
dell’induttore è posta pari a zero (cioè è nulla la corrente iniziale
dell’induttore al momento in cui è realizzato) e la relazione diventa:
1
i t = v t dt′
L
10
16.2 Bipolo induttore

Bipolo induttore: energia immagazzinata


Si consideri un bipolo induttore ad un istante iniziale (t*) in cui
l’induttore è scarico, cioè ha corrente i(t*) = 0. In questa situazione
di induttore con corrente nulla, si assume nulla l’energia
immagazzinata. Tale istante iniziale può essere fissato per
semplicità t* = 0. Si consideri ora un generico t successivo
all’istante iniziale (e con l’induttanza L valore costante positivo) e
si calcoli il lavoro elettrico entrante nell’intervallo di tempo 0 - t.

v t i t dt =
L (0, t) = p t dt =
conv. util.
( )
1 1 1
= Lidi = Li t − Li 0 = Li t ≥ 0
2 2 2 11
( )

16.2 Bipolo induttore

Bipolo induttore: energia immagazzinata


Partendo dalla condizione di induttore scarico, si è ottenuto che il
lavoro elettrico entrante è non negativo e dipende solo dallo stato
finale dell’induttore, cioè dal valore della corrente all’istante
generico t: non dipende pertanto da come si è arrivati in tale stato
finale o, in modo equivalente, non dipende da come sono variate
tensione e corrente per arrivare allo stato finale.
Si faccia adesso la seguente analisi. Si passi da una situazione di
induttore scarico in t = 0 a quella in t= t1 (con t1 > 0) di induttore
carico, cioè con i(t1) ≠ 0 e quindi, ad un tempo successivo t = t2 (con
t2 > t1 ), ad una situazione di induttore nuovamente scarico, cioè con
i(t2) = 0.
Per quanto detto prima, nell’intervallo di tempo fra 0 e t1 si ha
Lentr(0,t1) > 0, mentre se si considera l’intervallo di tempo fra 0 e t2 si
ha Lentr(0,t2) = 0. 12
16.2 Bipolo induttore

Bipolo induttore: energia immagazzinata


Ѐ immediato riconoscere che vale la relazione:
Lentr(0,t2) = Lentr(0,t1) + Lentr(t1,t2)
Pertanto: 0 = Lentr(0,t1) + Lentr(t1,t2).
Si ha che il lavoro elettrico entrante nell’induttore nell’intervallo di
tempo fra 0 e t1 (Lentr(0,t1): lavoro elettrico entrante > 0) è pari ed
opposto a quello entrante nell’intervallo di tempo fra t1 e t2:
Lentr(0,t1) = - Lentr(t1,t2)
Il lavoro elettrico entrante Lentr(t1,t2) è < 0 e in valore assoluto è pari a
Lentr(0,t1).
Pertanto il lavoro elettrico entrante > 0 nell’induttore nell’intervallo di
tempo fra 0 e t1 è stato accumulato ed è totalmente restituito
nell’intervallo successivo, senza che ci sia stata dissipazione. Tale
lavoro è corrispondente ad energia immagazzinata (energia
magnetostatica o magnetica o induttiva) WL, non negativa. 13

16.2 Bipolo induttore

Bipolo induttore: energia immagazzinata


Per un generico istante t vale quindi:
1
W t = Li t joule (simbolo J)
2
L’energia immagazzinata all’istante t è funzione del valore in
quell’istante della corrente i(t), cioè è funzione di stato della
corrente. La corrente definisce quindi lo stato energetico
dell’induttore e pertanto è detta variabile di stato dell’induttore.
La potenza entrante pentr(t) è:

v t i(t)
p t = = Li t = Li t = W (t)
conv. util.
Il bipolo induttore è un bipolo in grado di immagazzinare tutto il
lavoro elettrico entrante sotto forma di energia legata alla corrente,
con processo reversibile. 14
16.2 Bipolo induttore

Bipolo induttore: energia immagazzinata


Dalla definizione data di bipolo passivo, l’induttore è un bipolo
passivo: L −∞, t ≥ 0 ,
con t = −∞ istante di fabbricazione, bipolo a corrente nulla.
Bipolo induttore a regime stazionario
A regime stazionario, cioè con tutte le grandezze costanti nel tempo,
sono nulle le derivate e quindi la relazione dell’induttore diventa:
V = 0, ∀ I .
A regime stazionario la relazione tensione-corrente di un induttore è
quella di un cortocircuito. Dal punto di vista della determinazione
delle tensioni e correnti dei componenti della rete, a regime
stazionario, può quindi essere sostituito da un cortocircuito.

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16.3 Reti in regime sinusoidale: introduzione

Reti in regime sinusoidale: introduzione


Una rete elettrica è a regime sinusoidale (permanente) quando tutte
le tensioni e le correnti sono funzioni sinusoidali aventi la stessa
frequenza, cioè sono isofrequenziali.
E’ un caso particolare di regime variabile quasi-stazionario, di
notevole importanza applicativa perché si applica ai sistemi elettrici
di segnale e ai sistemi elettrici di potenza.

16
16.4 Funzione periodica

Funzione periodica
Una funzione si dice periodica a(t)
quando verifica la relazione:
a(t) = a(t + nT)
con n numero intero t
(adimensionale) e T detto
T
periodo.
La funzione assume lo stesso valore a istanti che distano un periodo (o
multipli interi del periodo). T ha unità di misura di secondi (simbolo:
s). Il periodo è il tempo in cui la funzione compie un ciclo intero.
Inoltre, la frequenza f = è il numero di periodi (o cicli) al secondo.
Unità di misura della frequenza: hertz (simbolo: Hz), omogenea a s-1.
Usati sono i multipli: kHz (1 kHz = 103 Hz), MHz (1 MHz = 106 Hz),
GHz (1 GHz = 109 Hz). 17

16.5 Funzione sinusoidale

Funzione sinusoidale

Caso particolare di funzione a(t)


periodica è quella sinusoidale: AM
a(t) = AM sen(ωt + α), t
dove:
-) AM è l’ampiezza (o valore massimo), non negativa, con unità di
misura pari a quella della funzione a(t);
-) ω è la pulsazione (o frequenza angolare), che si misura in radianti
al secondo (simbolo: rad/s);
-) α è la fase iniziale (o fase) che si misura in radianti (simbolo: rad).

L’argomento della funzione sinusoidale, cioè il termine “ωt + α”, è


detto fase istantanea, che si misura in radianti (simbolo: rad).
18
16.5 Funzione sinusoidale

Funzione sinusoidale
Introducendo il periodo T, tempo in cui l’argomento subisce un
incremento di 2π radianti, si ha: ωT = 2π . Pertanto, T = e quindi
f= = , con f, T, ω quantità positive.
Data la periodicità, il valore della fase iniziale α può essere contenuto
nell’intervallo: −π < α ≤ π. Nel seguito sarà utilizzato tale intervallo.
Osservazione. La funzione sinusoidale a(t) può essere espressa anche
usando la funzione coseno invece che la funzione seno. Si ha la
scrittura: a(t) = AM cos(ωt + α), dove AM, ω e α sono chiamate come
sopra (cioè rispettivamente ampiezza, pulsazione e fase). Nel
confronto fra più funzioni sinusoidali è importante esprimerle tutte
allo stesso modo (o tutte in seno o tutte in coseno), per evitare errori
di confronto fra le fasi iniziali. Il passaggio è noto dalla trigonometria:
sen(γ+π/2)=cos(γ). Nel seguito sarà utilizzata la funzione seno. 19

16.6 Valore efficace

Valore efficace
Si definisce valore efficace di una funzione periodica la sua media
quadratica in un periodo, cioè la radice quadrata del valore medio su
un periodo del quadrato della funzione (in inglese: root mean square,
da cui rms o RMS): A = ∫ 𝑎 t dt .
Il valore efficace è non negativo e ha la stessa unità di misura di a(t).
Nel caso di funzione sinusoidale, mettendo l’espressione della
funzione a(t), il valore efficace è:
( )
A= ∫ A sen ωt + α dt = ∫ A 𝑑𝑡 =
= ≈ 0,707 A
Nota. La relazione fra ampiezza e valore efficace (A= ) è la stessa
se si esprimono le sinusoidi tutte in coseno anziché tutte in seno. 20
16.7 Funzioni sinusoidali isofrequenziali

Funzioni sinusoidali isofrequenziali


Due funzioni sinusoidali si dicono isofrequenziali se hanno la stessa
frequenza (e quindi uguale pulsazione e periodo).
a(t) = AM sen(ωt + α)
b(t)
b(t) = BM sen(ωt + β) a(t)
La differenza fra le fasi istantanee
di due funzioni sinusoidali t
isofrequenziali a(t) e b(t) vale:
(ωt + α) −(ωt + β) = α − β = φ
ed è indipendente dall’istante temporale di analisi. La differenza di
fase φ = α − β è detta sfasamento.
La differenza di fase φ = α − β è anche detta anticipo di fase di a(t)
rispetto a b(t). Se φ è positivo, si dice che a(t) anticipa su b(t) ovvero
che b(t) ritarda su a(t). Viceversa se φ è negativo. 21

16.7 Funzioni sinusoidali isofrequenziali

Funzioni sinusoidali isofrequenziali


Si considerano alcuni valori particolari di φ.
Se φ = 0, le due sinusoidi si dicono in fase;
se φ = ± π, le due sinusoidi si dicono in opposizione di fase;
se φ = , a(t) è in quadratura in anticipo su b(t) ovvero
b(t) è in quadratura in ritardo su a(t);
se φ = − , a(t) è in quadratura in ritardo su b(t) ovvero
b(t) è in quadratura in anticipo su a(t).

Nota. Si fanno le stesse considerazioni se si esprimono le funzioni


sinusoidali tutte in coseno anziché tutte in seno.

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16.8 Operazioni per l’analisi delle reti elettriche

Operazioni per l’analisi delle reti elettriche


Una rete elettrica a regime sinusoidale ha tensioni e correnti
sinusoidali isofrequenziali. Su tali reti, ci sono relazioni tipologiche e
topologiche. Si deve vedere se sono compatibili con grandezze
sinusoidali isofrequenziali.
Per le reti elettriche che analizzeremo, si hanno:
-) le relazioni tipologiche dei generatori ideali di tensione/corrente
sinusoidale che impongono il valore della tensione/corrente sul lato
del generatore;
-) le relazioni tipologiche (del resistore ideale, dei doppi bipoli ideali
inerti di ordine zero, dei bipoli condensatore ideale e induttore ideale)
e le relazioni topologiche (LKC e LKT) che richiedono operazioni di
somma, sottrazione, moltiplicazione per una costante reale e
derivazione. 23

16.8 Operazioni per l’analisi delle reti elettriche

Operazioni per l’analisi delle reti elettriche


Quindi:
-) i generatori ideali di tensione/corrente sinusoidale impongono
ciascuno come valore della tensione/corrente sul lato del generatore
una funzione sinusoidale isofrequenziale con le tensioni e le
correnti della rete;
-) si vedrà che agendo con operazioni di somma, sottrazione,
moltiplicazione per una costante reale e derivazione su funzioni
sinusoidali isofrequenziali si ottengono ancora funzioni sinusoidali
isofrequenziali con quelle di partenza.

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