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Corso di Laurea in Ingegneria Informatica

ultima cifra del numero di matricola da 5 a 9

Teoria dei Circuiti (B)


(prof. D. Desideri)

Lezione 5

Generatori elettrici – Bipoli

5.1 Generatore elettrico: comportamento a vuoto

Generatore elettrico: comportamento a vuoto


Del circuito elettrico introdotto per la legge di Ohm, si A
consideri adesso il generatore elettrico: in quel caso era
una pila, cioè un generatore elettrochimico. Lo si
Eg
studia, mediante la forza elettrica specifica generatrice
E . Tale forza elettrica specifica generatrice è supposta
uniforme dentro il generatore ed ortogonale alle piastre B
A e B. Le piastre A e B sono prese metalliche. Fuori del
A
generatore, E = 0. +++ +
Si ha, per E , una separazione di carica e quindi nasce
un campo E ovunque, cioè dentro e fuori il generatore. Eg Ec
A vuoto, cioè senza passaggio di corrente elettrica, si - - - -
ha all’equilibrio punto per punto dentro il generatore: B
E + E = 0. 2

1
5.1 Generatore elettrico: comportamento a vuoto

Generatore elettrico: comportamento a vuoto


Si prenda una linea ℓ (aperta) orientata che va da B ad
A
A, tutta interna al generatore. L’integrale di linea della
forza elettrica specifica generatrice E lungo tale linea ℓ t
è detta forza elettromotrice (f.e.m.) E: Eg
𝐀 τ ℓ

𝐸= E𝐠 ⃗t dℓ B
𝐁,ℓ
Nota. Con le ipotesi di forza elettrica specifica generatrice uniforme
nel volume τ del generatore e perpendicolare alle piastre A e B, la
f.e.m. ha lo stesso valore calcolato lungo un qualsiasi percorso
interno ℓ con un estremo sulla piastra B ed uno sulla piastra A.

5.1 Generatore elettrico: comportamento a vuoto

Generatore elettrico: comportamento a vuoto


Per la definizione data di forza elettromotrice (f.e.m.) si ha che è
positiva se 𝐸 tende a spingere le cariche positive da B ad A dentro
il generatore.
Si osserva che il nome di forza elettromotrice rischia di essere
fuorviante, nel senso che può far pensare che sia una forza. Invece si
tratta di un lavoro per unità di carica e si misura in volt.
La condizione di equilibrio qui considerata è una situazione a
regime stazionario: la tensione è una differenza di potenziale.
Dato che all’equilibrio, internamente al generatore, vale punto per
punto la relazione 𝐸 + 𝐸 = 0, allora si ottiene:
𝑨 𝑨

𝐸= 𝐸𝒈 ⃗t dℓ = − 𝐸𝒄 ⃗t dℓ = −V = 𝑉 =𝑉
4
𝑩,ℓ 𝑩,ℓ

2
5.1 Generatore elettrico: comportamento a vuoto

Generatore elettrico: comportamento a vuoto


Si è ottenuto che la forza elettromotrice E è pari alla tensione (d.d.p.)
fra A e B nella condizione di generatore elettrico a vuoto (V0).
La f.e.m. è una proprietà del generatore; essa, come la tensione, si
misura in volt; è un numero reale, dotato di segno. I generatori
elettrici sono spesso detti generatori di f.e.m..
A regime stazionario le marcature (segni + e -) dei terminali del
generatore sono di norma poste in modo che la tensione a vuoto e la
f.e.m. (che hanno lo stesso valore, come mostrato) risultino positive.
Se la VAB (marcatura + in A) è positiva, allora la E è positiva con 𝐸
diretto da B ad A: le forze elettriche specifiche generatrici di origine
elettrochimica tendono a produrre un accumulo di cariche positive in
corrispondenza del morsetto + e di cariche negative in
corrispondenza del morsetto -. 5

5.1 Generatore elettrico: comportamento a vuoto

Generatore elettrico: comportamento a vuoto


L’estensione al regime variabile, richiede di introdurre il concetto di
f.e.m. al variare del tempo.
Si consideri un generatore elettrico (non necessariamente
elettrochimico), dotato di due terminali (o morsetti), che saranno
indicati rispettivamente con A e B.
Si prenda una linea ℓ (aperta) orientata che va da B ad A, tutta
interna al generatore. L’integrale di linea della forza elettrica
specifica generatrice E lungo tale linea ℓ è detta forza elettromotrice
𝐀
(f.e.m.) e(t):
e(t) = E𝐠 ⃗t dℓ
𝐁,ℓ
La f.e.m, come precedentemente indicato, si misura in volt.
Per le applicazioni specifiche con grandezze che variano nel tempo,
si rimanda ai testi specialistici. 6

3
5.2 Generatore elettrico: comportamento a carico

Generatore elettrico: comportamento a carico


Si consideri ora il comportamento a carico, cioè con passaggio
di corrente. Si riprenda il circuito elettrico visto per lo studio
della legge di Ohm, a regime stazionario. I
Il generatore elettrico è interessato
da una corrente I, con riferimento A
+
di corrente che entra al terminale B
(dove si ha il segno -) e esce dal J
J V
terminale A (dove si ha il segno +). S
La tensione V fra i morsetti A e B è -
ora differente dalla tensione a B
vuoto, cioè dalla f.e.m..
La differenza V0 – V = E – V è proporzionale alla corrente I, in
modo analogo a quanto si riscontra nel resistore fra tensione e
corrente. 7

5.2 Generatore elettrico: comportamento a carico

Generatore elettrico: comportamento a carico


Con riferimento al generatore elettrico, si osserva un fenomeno di
dissipazione di calore, analogamente a quanto visto nel resistore.
Si definisce resistenza interna (Ri) del generatore il coefficiente di
proporzionalità fra la differenza V0 – V = E – V e la corrente I:
V0 – V = E – V = Ri I

ovvero, V = E – Ri I
Si è così ottenuto il seguente modello di bipolo per il generatore
elettrico a carico, con i riferimenti utilizzati:
+

I V V = E – Ri I

- 8

4
5.2 Generatore elettrico: comportamento a carico

Generatore elettrico: comportamento a carico


Osservazione. Per E = 0, si ha la relazione
+
V = – Ri I con la convenzione
I V
dei generatori
-
E’ quindi la relazione di un resistore ideale con resistenza pari ad Ri.

Tipi di generatori elettrici


Alcuni dei tipi più importanti di f.e.m. sono i seguenti.
Generatori elettrochimici; generatori fotovoltaici; generatori
termoelettrici; generatori piezoelettrici; generatori elettromeccanici.
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5.3 Generatore ideale di tensione

Generatore ideale di tensione


Con riferimento al generatore +
elettrico a carico, si è ottenuto: V = E – Ri I
I V

-
Partendo dalla relazione del generatore
elettrico a carico, se si considera il caso ideale
di resistenza interna nulla, si può introdurre a
+
regime stazionario il generatore ideale di E V=E,∀I
-
tensione (GIT) il cui simbolo è riportato qui a
lato. Per il GIT vale la relazione, a regime
stazionario: V = E, ∀ I (la tensione ha
riferimento + sul morsetto/terminale dalla
parte del + del simbolo). 10

5
5.3 Generatore ideale di tensione

Generatore ideale di tensione


Il parametro E è detto tensione impressa o forza elettromotrice
(f.e.m.). Il valore di E può essere qualsiasi valore numerico reale.
A regime stazionario, si usano anche i simboli
+ +
qui a lato (con la stessa relazione: V = E, ∀ I
(la tensione ha il + sul morsetto/terminale E E
dalla parte del + del simbolo).

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5.4 Generatore ideale di corrente

Generatore ideale di corrente


Con riferimento al generatore elettrico a carico, si è ottenuto:
+

I V V = E – Ri I

-
ovvero I= − = J – Gi V

avendo posto: J = e Gi =
dove J è la corrente impressa dal generatore e Gi è la conduttanza del
generatore.
Un generatore elettrico a carico per il quale è GiV<<J è approssimabile
con il generatore ideale di corrente, di seguito indicato.
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6
5.4 Generatore ideale di corrente

Generatore ideale di corrente


Per il generatore ideale di corrente (GIC)
vale la relazione, a regime stazionario:
I = J, ∀ V ; la corrente ha riferimento J I=J,∀V
concorde con quello del simbolo. Il simbolo
è di riportato qui a lato.
Il parametro J è detto corrente impressa. Il valore di J può essere
qualsiasi valore numerico reale.
A regime stazionario, si usano anche i
simboli qui a lato con la stessa
relazione: I = J, ∀ V (la corrente ha J J
riferimento concorde con quello del
simbolo).
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5.5 Bipoli ideali a regime stazionario

Bipoli ideali a regime stazionario


Sono stati introdotti i seguenti bipoli ideali a regime stazionario.
1) Resistore ideale: V = R I oppure I = GV +
(R, G=1/R costanti), con la convenzione degli utilizzatori V I
(valori R=0, G=0 da trattare in modo specifico) -
2) Generatore ideale di tensione (GIT): V = E , ∀ I
presa la tensione con riferimento concorde con quello
del simbolo. Il parametro E è detto tensione impressa o +
E
forza elettromotrice (f.e.m.) e il suo valore può essere -
qualsiasi valore numerico reale.
3) Generatore ideale di corrente (GIC): I = J , ∀ V
presa la corrente con riferimento concorde con quello
J
del simbolo. Il parametro J è detto corrente impressa e il
suo valore può essere qualsiasi valore numerico reale. 14

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5.5 Bipoli ideali a regime stazionario

Bipoli ideali particolari a regime stazionario


1) Cortocircuito: V=0,∀I
Si ottiene dal resistore, con R = 0.
Si ottiene anche dal GIT con E = 0.

2) Circuito aperto: I = 0 , ∀ V
Si ottiene dal resistore, con G = 0.
Si ottiene anche dal GIC con J = 0.

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5.6 Bipoli ideali a regime variabile


quasi-stazionario

Bipoli ideali a regime variabile quasi-stazionario


I bipoli ideali introdotti a regime stazionario, si introducono anche in
regime variabile quasi-stazionario. Si hanno:
1) Resistore ideale: v(t) = R i(t) oppure i(t) = Gv(t) +
(R, G=1/R costanti), con la convenzione degli v(t) i(t)
utilizzatori (con R=0, G=0 da trattare in modo specifico) -
2) Generatore ideale di tensione (GIT): v(t) = e(t) , ∀ i(t)
presa la tensione con riferimento concorde con quello + e(t)
del simbolo. Il parametro e(t) è detto tensione impressa -
o forza elettromotrice (f.e.m.) e il suo valore può essere
qualsiasi valore numerico reale.
3) Generatore ideale di corrente (GIC): i(t) = j(t) , ∀ v(t)
presa la corrente con riferimento concorde con quello j(t)
del simbolo. Il parametro j(t) è detto corrente impressa e
il suo valore può essere qualsiasi valore numerico reale. 16

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5.6 Bipoli ideali a regime variabile
quasi-stazionario

Bipoli ideali particolari a regime variabile quasi-stazionario


1) Cortocircuito: v(t) = 0 , ∀ i(t)
Si ottiene dal resistore, con R = 0.
Si ottiene anche dal GIT con e(t) = 0.

2) Circuito aperto: i(t) = 0 , ∀ v(t)


Si ottiene dal resistore, con G = 0.
Si ottiene anche dal GIC con j(t) = 0.

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5.6 Bipoli ideali a regime variabile


quasi-stazionario

Bipoli ideali a regime variabile quasi-stazionario


Si ha inoltre l’interruttore ideale, di cui si distinguono due casi, cioè i
seguenti due bipoli.
1) Interruttore che chiude in t = t*. E’ un bipolo che
commuta all’istante di tempo t* e prima della t = t*
commutazione, cioè per t < t*, è un circuito aperto,
mentre dopo la commutazione, cioè per t > t*, è un
cortocircuito.
2) Interruttore che apre in t = t*. E’ un bipolo che
commuta all’istante di tempo t* e prima della t = t*
commutazione, cioè per t < t*, è un cortocircuito,
mentre dopo la commutazione, cioè per t > t*, è un
circuito aperto.
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5.7 Caratteristica esterna di un bipolo

Caratteristica esterna di un bipolo


Il comportamento elettrico di un bipolo è definito dalla relazione di
legame che esso presenta fra tensione e corrente del bipolo, una volta
specificati i riferimenti. Tale relazione è detta caratteristica esterna.
A regime stazionario, la relazione di legame prende il nome di
caratteristica statica esterna. Si individuano coppie di valori di
tensione-corrente di funzionamento del bipolo, dette punti di lavoro,
rappresentabili graficamente sul piano tensione/corrente o
corrente/tensione: è una curva del piano V,I o del piano I,V.
1) Si consideri un resistore ideale, con i
riferimenti indicati in figura (convenzione + V
dell’utilizzatore: V=RI) e con R > 0: la I
V
caratteristica statica esterna è una curva - I
rettilinea, che passa per l’origine degli
assi ed è nel primo e terzo quadrante. 19

5.7 Caratteristica esterna di un bipolo

Caratteristica esterna di un bipolo


2) Si consideri un generatore ideale di tensione. Si prenda la
tensione con riferimento concorde con quello del simbolo; per la
corrente la scelta del riferimento è indifferente. Con i riferimenti
indicati, V=E, ∀ I: la caratteristica statica esterna è rettilinea,
parallela all’asse delle correnti.

+ V (se E>0) V (se E<0)


+ E
E V
-
I E I
-
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5.7 Caratteristica esterna di un bipolo

Caratteristica esterna di un bipolo


3) Si consideri un generatore ideale di corrente. Si prenda la
corrente con riferimento concorde con quello del simbolo; per la
tensione la scelta del riferimento è indifferente. Con i riferimenti
indicati, I=J, ∀V : la caratteristica statica esterna è rettilinea,
parallela all’asse delle tensioni.

V (se J>0) V (se J<0)


J I
J I J I

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5.7 Caratteristica esterna di un bipolo

Legame della caratteristica statica esterna con i riferimenti


Si consideri un bipolo in forma generale. In generale il bipolo non è
simmetrico, cioè i due morsetti/terminali vanno distinti l’uno dall’altro.
Ad esempio, si pensi al GIT dove il simbolo non è simmetrico, dato
che ha un segno + da una parte ed un segno – dall’altra.
I morsetti/terminali pertanto in generale vanno distinti uno dall’altro.
Questo si può fare in vari modi. Alcuni di essi sono riportati in figura.
Ad esempio si può disegnare un morsetto a cerchio pieno ed uno a
cerchio aperto. Oppure nel simbolo si può mettere un tratto pieno da
una parte (con i morsetti entrambi a cerchio aperto o entrambi a
cerchio pieno).

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5.7 Caratteristica esterna di un bipolo

Legame della caratteristica statica esterna con i riferimenti


Dato un bipolo (in forma generale) e fissati i riferimenti per la
tensione e la corrente, si supponga di conoscere la caratteristica statica
esterna (caso 1). Partendo dal caso 1, si guardi cosa succede al variare
della scelta dei riferimenti di tensione e di corrente (casi 2, 3, 4).
+ V 1) - V 2)

V I V I
I I
- +
- V 3) + V 4)

V I V I
I I
+ - 23

5.8 Il diodo

Il diodo
Il diodo a semiconduttore (o diodo a giunzione o diodo p-n) è
usualmente rappresentato con il seguente simbolo:

Il terminale di sinistra in figura è detto anodo; l’altro terminale è detto


catodo. Si orienti la tensione del diodo con il segno + sull’anodo e con
il segno – sul catodo e si orienti la corrente nel riferimento dall’anodo
al catodo.
Con il riferimento di tensione indicato, si applichi
una tensione positiva. Si ha polarizzazione diretta. La I
corrente, con il riferimento indicato, risulta > 0.
Con il riferimento di tensione indicato, si applichi + V -
una tensione negativa. Si ha polarizzazione inversa.
La corrente, con il riferimento indicato, risulta < 0. 24

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5.8 Il diodo

Il diodo
La caratteristica statica esterna è (qualitativamente) la seguente (entro
un certo intervallo di valori di funzionamento intorno all’origine degli
assi): I I

+ V - V

In condizione di polarizzazione inversa, la corrente è negativa e, in


valore assoluto, di valore molto piccolo (indicativamente:
microampere o meno).
In condizione di polarizzazione diretta, la corrente è positiva e, per
tensioni superiori ad un valore di soglia (indicativamente: mezzo volt)
cresce rapidamente.
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5.8 Il diodo

Diodo ideale
Il legame non lineare del diodo, può essere approssimato con una
spezzata, che, con i riferimenti tensione/corrente indicati, è di seguito
riportata. I I

+ V - V

La spezzata è data dall’unione delle due semirette che partono


dall’origine degli assi:
I = 0 per V≤0;
V = 0 per I≥0.

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