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qE = energia fornita dalla sorgente per portare la carica q dal punto b (polo negativo) al punto a (polo positivo)
Per una sorgente di fem collegata ad un circuito resistivo (resistenza R, simbolo ), il lavoro eseguito dalla
sorgente sulla carica dq per spostarla dal polo negativo al polo positivo nel tempo dt (cioè l’energia potenziale fornita
alla carica dq) è dU = E dq = E i dt mentre la potenza assorbita nella resistenza R e trasformata in energia termica
vale R I2 . Per il principio di conservazione dell’energia, si ha: E = R i
La potenza fornita dal generatore E I è assorbita e convertita in calore nella resistenza R come R I2 . Questo
significa anche che la variazione di potenziale lungo il circuito (percorso chiuso) è zero:
E-Ri=0
Questa legge è nota come seconda legge di Kirchhoff (legge delle maglie), e stabilisce che la somma algebrica
delle d.d.p. rilevate su un circuito chiuso in un giro completo (maglia) è nulla.
Si noti che si sarebbe giunti allo stesso risultato partendo da un punto (ad es. a) in cui il potenziale è Va, e
percorrendo il circuito in un certo verso.
Occorre però stabilire delle convenzioni. Convenzionalmente, E è positiva se ha lo stesso verso della corrente (il
generatore fornisce energia elettrica al circuito), mentre E è negativa se ha verso opposto a quello della corrente (il
generatore assorbe energia elettrica dal circuito).
Analogamente, se si passa attraverso una resistenza nel verso della corrente, la variazione di potenziale è – i R,
mentre se si passa nel verso opposto è + i R. E >0 E <0
Percorrendolo il circuito in figura in senso orario, si ha: Va + E – i R = Va - + + -
Lo stesso risultato si sarebbe ottenuto percorrendo il circuito in senso antiorario.
Lezione n. 7 Corso di Fisica B, C.S.Chimica, A.A. 3
2001-02
Generatori di f.e.m. reali ed ideali
In un generatore di f.e.m. ideale non si ha resistenza interna che ostacoli il moto
dei portatori di carica da un polo all’altro, per cui la d.d.p. ai capi del generatore è
esattamente uguale alla f.e.m.
In un generatore di f.e.m. reale vi è sempre una resistenza al moto delle cariche,
per cui, se nel circuito non circola corrente, la d.d.p. ai capi del generatore è
esattamente uguale alla f.e.m., ma se nel circuito circola corrente la d.d.p. ai capi
del generatore è diversa (minore) dalla f.e.m.
Un generatore di f.e.m. reale può essere schematizzato utilizzando una resistenza r
posta in serie al generatore stesso. Un generatore di f.e.m. reale è tanto migliore
quanto più piccola è la resistenza interna r.
Nel circuito in figura, poiché la variazione di potenziale lungo il circuito (chiuso)
è uguale a zero, si ha:
E
E rI RI 0 I
R r
La d.d.p. fra i poli del generatore, quando eroga corrente, è minore della sua f.e.m.
E
+ - r
E
r
R
N
Req R j
E quindi j 1
i1 + i3 = i2
Tale legge è nota con il nome di prima legge di Kirchoff (legge dei nodi), e stabilisce che la
somma delle correnti entranti in un nodo deve essere uguale alla somma delle correnti che escono
dal nodo stesso (o, in modo equivalente, che la somma algebrica delle correnti deve essere nulla).
1 1 1 1
Il che fornisce l’equazione R R1 R2 R3
1 1
Che può essere generalizzata, nel caso di più resistenze, come: R
i
Ri
Lezione n. 7 Corso di Fisica B, C.S.Chimica, A.A. 7
2001-02
Amperometri e voltmetri
Lo strumento utilizzato per misurare la corrente è detto amperometro. Il
metodo più comune per effettuare una misura di corrente è quello di
interrompere il filo ed inserire l’amperometro A in serie in modo che la
corrente da misurare passi attraverso lo strumento.
Si consideri il circuito a due resistenze R1 e R2 in figura, e si supponga per
semplicità r=0 (resistenza interna del generatore nulla). Senza amperometro
la corrente circolante nel circuito vale i, mentre tenendo conto
dell’amperometro e della sua resistenza interna rA, la corrente diventa i’.
Esse sono date da: E E
i i'
R1 R2 R1 R2 rA
Siccome lo strumento dovrebbe perturbare il meno possibile il circuito per fornire un valore i’ il più possibile
vicino ad i, si vede che deve essere rA << R1 e R2 (in un buon amperometro la resistenza interna dell’amperometro
deve essere trascurabile rispetto a quelle del circuito).
Lo strumento utilizzato per misurare la tensione è detto voltmetro. Il metodo più comune per effettuare una misura
di tensione è quello di porre il voltmetro in parallelo rispetto all’elemento del circuito di cui si vuole conoscere la
tensione. Considerando lo stesso circuito a due resistenze R1 e R2 in figura, e supponendo sempre r=0, senza
voltmetro la caduta di tensione su R1 vale V1, mentre con il voltmetro la caduta di tensione su R1 (e sul voltmetro
che ha resistenza interna RV) vale V1’. Esse sono date da:
Senza amperometro la corrente circolante nel circuito vale i, mentre tenendo conto dell’amperometro e della sua
resistenza interna rA, la corrente diventa i’. Esse sono date da:
R1 E R1V E dove R1V è il parallelo tra R1 e RV; si ha che V1 e V1’ sono tanto più
V1 R1i V1 ' R1V i" simili quanto più RV >> R1: in un buon voltmetro la resistenza
R1 R2 R1V R2
interna deve essere molto più grande di quella del circuito.
Lezione n. 7 Corso di Fisica B, C.S.Chimica, A.A. 8
2001-02
Circuiti RC – carica di un condensatore
Nel circuito C è inizialmente scarico. L’equazione del circuito (legge
di Kirchhoff generalizzata) è:
q q dq
E Ri E R
C C dt
dq E C q q dq 1 t
dt
RC
e integrando 0 EC q
RC dt
0
t
cioè ln E C q
RC
Da cui si ha
q t Q 1 e t/ C
dove QEC e C RC
Anche in questo caso si può notare come, per t = 5tC , si abbia q = 0.006 Q e i = - 0.006 I
i
Nel circuito RC, l’energia dissipata nella resistenza R durante la scarica del condensatore e quella fornita
dal generatore ed accumulata nel campo E del condensatore
2
valgono rispettivamente: t
t 1
2 2
U
2
R i dt cioè U RI e RC
dt C V
0 0 2
t
Q
E2
U E dq E i dt
0 0
cioè U
R
0
e
C
dt C E 2 C V 2
E tale uguaglianza dimostra che l’energia accumulata nel condensatore sotto forma di campo elettrico si
è dissipata sotto forma di calore nella resistenza per effetto Joule. -I