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fig. 1
Dal diagramma fasoriale, riportato in fig. 2, risulta che tutte le tensioni sono in
fase, perciò è possibile scrivere delle equazioni algebriche.
1
fig. 2
VL = ω ⋅ f (I ) essendo L = f (I )
I
VC =
ωC
I
E = VL + VC ⇒ E = VL − VC = VL −
ωC
I
VL = E + ωC
(1)
V = ω ⋅ f ( I )
L
2
fig. 3
I tre punti individuati A,B e C sono tre possibili punti di lavoro per l’induttore.
Nella pratica il punto di lavoro effettivo dipenderà dalle condizioni iniziali. Si
osserva inoltre, che un induttore (trasformatore), viene fatto lavorare in
corrispondenza del ginocchio della caratteristica di magnetizzazione (Vn, In).
Si possono avere quindi tre distinti casi:
PUNTO A: VL < Vn , I A < I n
A questo implica un leggero abbassamento di
tensione sull’induttanza che non comporta gravi problemi.
PUNTO C: VL < 0 , V
C LC
> Vn , la tensione nell’induttore si è invertita ed ha
superato in modulo la tensione nominale.
Anche la corrente assorbita è parecchio maggiore rispetto a quella nominale. In
questo caso, inoltre, anche la tensione sulla capacità risulta elevata.
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Il punto C è un punto di funzionamento pericoloso che provoca il fenomeno di
ferrorisonanza.
Relativamente al diagramma fasoriale disegnato in fig. 4, la corrente è minore di
zero per cui prevale l’effetto capacitivo.
fig. 4
La ferrorisonanza è un fenomeno diverso dalla risonanza in un circuito LC lineare,
infatti la corrente assume comunque un valore finito.
La situazione può essere aggravata in particolari casi:
Aumento di E: E ' = E + ∆E
fig. 5
4
Riduzione di C che comporta un aumento del coefficiente angolare α
fig. 6
I
E = VL − (2) con E = cost
ωC
5
fig. 7