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PA O L O M A F F E Z Z O N I

N O TA 3 : A N A L I S I D I C I R -
CUITI RESISTIVI

I N G E G N E R I A I N F O R M AT I C A E D E L L’ A U T O M A Z I O N E – P O -
LITECNICO DI MILANO
2

Last printing, February 2022


Contents

1 Capitolo 3 5
1.1 Circuito serie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
1.2 Circuito parallelo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
1.3 Equivalenza tra bipoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10
1.4 Equivalente di circuiti di tipo serie . . . . . . . . . . . . 11
Resistori in serie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
Serie di generatori di tensione . . . . . . . . . . . . . . . 13
Serie con generatore ideale di corrente . . . . . . . . . . 14
1.5 Equivalente di circuiti di tipo parallelo . . . . . . . . . . 15
Resistori in parallelo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
Esercizi serie/parallelo di resistori . . . . . . . . . . . . . 17
Parallelo di generatori di corrente . . . . . . . . . . . . . 19
Parallelo con generatore ideale di tensione . . . . . . . 20
1.6 Casi senza soluzione o con indeterminazione . . . . . . 21
1.7 Trasformazione serie-parallelo dei generatori reali . . . 22
1.8 Esercizi sulla composizione dei generatori . . . . . . . . 24
1.9 Potenza elettrica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26
1

1.1 Circuito serie

Iniziamo con lo svolgere l’analisi del circuito elementare mostrato in


figura 1.1 composta da una singola maglia di resistori alimentati da
un generatore ideale di tensione. Con il termine "analisi del circuito"

Figure 1.1: .

intendiamo che, assegnato il modo in cui i componenti sono collegati


tra di loro ed i loro legami costitutivi, vogliamo determinare tutte
le correnti e le tensioni del circuito. Tuttavia, nella pratica risolutiva
si cerca di individuare un sottoinsieme il più possibile ristretto di
correnti o di tensioni che si assumono come incognite del problema.
Il valore di dette incognite si ottiene imponendo la validità delle leggi
di Kirchhoff e delle equazioni caratteristiche di ciascun elemento. Per
prima cosa elenchiamo dette leggi/equazioni per il circuito in fig. 1.1.

• Applicando la legge di Kirchhoff delle correnti ai nodi del circuito,


cioè nei punti di collegamento dei bipoli, si ha

i m = i1 = i2 = i3 (1.1)
6 nota3:analisi di circuiti resistivi

• Si scrivono i legami costitutivi

v1 = R1 i1
v2 = R2 i2
(1.2)
v3 = R3 i3
v4 = E

• Si scrive la legge di Kirchhoff delle tensioni per la maglia

v4 = v1 + v2 + v3 (1.3)

Il procedimento risolutivo consiste nell’organizzare opportunamente


le equazioni di sopra in accordo coi seguenti passaggi logici:

1. Si assume im , la corrente che scorre nella maglia, come incog-


nita del problema in quanto dalla sua conoscenza e dalla (1.1) si
possono facilmente dedurre i valori di tutte le altre correnti del
circuito.

2. Si sostituisce im nelle (1.2) ottenendo

v1 = R1 i m
v2 = R2 i m
(1.4)
v3 = R3 i m
v4 = E

3. Infine, si sostituiscono le (1.4) nella (1.3) pervenendo all’equazione


finale:
E = i m ( R1 + R2 + R3 ) (1.5)

E’ quindi possibile risolvere la (1.5) e ricavare l’espressione della


corrente im
E
im = (1.6)
R1 + R2 + R3
e da essa determinare quella delle correnti nei resistori e della loro
tensione. Si ottiene infatti:
Rk
vk = E (1.7)
R1 + R2 + R3
per k = 1, 2, 3, che viene detta formula del partitore di tensione.
E’ facile verificare che la trattazione mostrata per tre resistori si es-
tende al caso generale in cui i resistori collegati nella maglia siano
N. Questo tipo di collegamento si dice di tipo serie in quanto i resis-
tori sono attraversati dalla stessa corrente im e le loro tensioni si
sommano lungo la maglia. Nel caso generale si ottiene:
E
im = (1.8)
N
∑ Ri
i =1
capitolo 3 7

e quindi
Rk
vk = E (1.9)
N
∑ Ri
i =1
per k = 1, . . . , N.
Applichiamo il metodo al circuito esempio in fig. 1.2.
Si ottiene:
24
im = = 0.4A
30 + 20 + 10
e quindi: Figure 1.2: Esempio numerico di
circuito serie.
v1 = 0.4 · 30 = 12V; v2 = 0.4 · 20 = 8V; v3 = 0.4 · 10 = 4V.

Si noti che v1 + v2 + v3 = 12 + 8 + 4 = 24V, cioè il valore di ten-


sione impresso dal generatore, come deve essere dalla KVL applicata
alla maglia, inoltre il valore 24 V si ripartisce tra i resisitori in modo
proporzionale alle resistenze.

1.2 Circuito parallelo

Nel secondo esempio analizziamo il circuito descritto in figura 1.3(Sin-


istra) dove tre resistori ed un generatore ideale di corrente sono col-
legati ai medesimi nodi A, B. Questo circuito viene talvolta chiamato
"binodale". Nella implementazione pratica questo circuito viene

Figure 1.3: (Sinistra) Circuito binodale


(Destra) realizzazione in cui i nodi
vengono sostituiti da due corto circuiti.

spesso realizzato sostituendo i due nodi con due conduttori (con-


siderati ideali e modellabili come corto circuito) come mostrato in
figura 1.3(Destra).
Le leggi/equazioni che governano i due circuiti in fig. 1.3 sono
le stesse come di seguito riportato, quindi è indifferente considerare
l’uno o l’altro:

• Dalla legge di Kirchhoff delle tensioni si ha:

v AB = v1 = v2 = v3 (1.10)
8 nota3:analisi di circuiti resistivi

• Si scrivono i legami costitutivi nella forma controllata in tensione:

i1 = G1 v1
i2 = G2 v2
(1.11)
i3 = G3 v3
i4 = Is
dove Gk = 1/Rk indica la conduttanza del resistore k.mo.

• Si scrive la legge di Kirchhoff delle correnti al nodo A per il cir-


cuito in fig. 1.3(Sinistra) o equivalentemente alla superficie chiusa
tratteggiata in rosso nel circuito in fig. 1.3(Destra)

i4 = i1 + i2 + i3 (1.12)

Il procedimento risolutivo segue i seguenti passaggi logici:

1. Si assume v AB , cioè la tensione musurata ai nodi, come incog-


nita del problema in quanto dalla sua conoscenza e dalla (1.10) si
possono facilmente dedurre i valori di tutte le altre tensioni del
circuito.

2. Si sostituisce v AB nelle (1.11) ottenendo

i1 = G1 v AB
i2 = G2 v AB
(1.13)
i3 = G3 v AB
i4 = Is

3. Infine, si sostituiscono le (1.13) nella (1.12) pervenendo all’equazione


finale:
Is = v AB ( G1 + G2 + G3 ) (1.14)

E’ quindi possibile risolvere la (1.14) e ricavare l’espressione della


tensione v AB
Is
v AB = (1.15)
G1 + G2 + G3
e da essa determinare quella delle tensioni sui resistori e della loro
corrente. Si ottiene infatti:
Gk
ik = Is (1.16)
G1 + G2 + G3

per k = 1, 2, 3, che viene detta formula del partitore di corrente.


E’ facile verificare che la trattazione mostrata per tre resistori si
estende al caso generale in cui i resistori collegati ai nodi siano N.
Questo tipo di collegamento si dice di tipo parallelo in quanto i re-
sistori hanno ai loro capi la stessa tensione v AB ed inoltre le loro
capitolo 3 9

correnti si sommano al nodo (o attraverso una superficie chiusa).


Nel caso generale si ottiene:

Is
v AB = (1.17)
N
∑ Gi
i =1

e quindi
Gk 1/Rk
ik = Is = Is (1.18)
N N
∑ Gi ∑ 1/Ri
i =1 i =1

per k = 1, . . . , N.
La formula (1.18) vale per qualunque numero N di resistori in
parallelo, tuttavia è istruttivo analizzare nello specifico il caso N = 2
di soli due resistori. In questo caso, per esempio nel calcolo di i1 , si
trova
1/R1 R2
i1 = Is = Is
1/R1 + 1/R2 R1 + R2
Similmente per i2 vale

1/R2 R1
i2 = Is = Is
1/R1 + 1/R2 R1 + R2

Applichiamo il metodo al circuito esempio in fig. 1.4.


Si ha
11 6
v AB = = 11 · = 6V Figure 1.4: Circuito parallelo con tre
1/1 + 1/2 + 1/3 11
resistori.
da cui
1 1 1
i1 = 6 · = 6A; i2 = 6 · = 3A; i3 = 6 · = 2A
1 2 3
Si noti che i1 + i2 + i3 = 6 + 3 + 2 = 11 A, cioè il valore di corrente
imposto dal generatore, come deve essere dalla KCL, inoltre il valore
11A si ripartisce tra i resistori in modo proporzionale alle condut-
tanze e quindi inversamente proporzionale ai valori delle resistenze.
Infine, analizziamo l’esempio in fig. 1.5.
In questo caso risulta

10 1 Figure 1.5: Circuito parallelo con due


i1 = 1 · ≈ 0.91A; i2 = 1 · ≈ 0.09A resistori.
11 11
cioè la corrente impressa dal generatore si ripartisce in modo da
scorrere in larga misura nel resistore che "offre minore resistenza"
(cioè maggiore conduttanza).
10 nota3:analisi di circuiti resistivi

1.3 Equivalenza tra bipoli

Aggregando tra di loro bipoli elementari (es. resistori, generatori,


corto circuiti) è possibile costruire circuiti elettrici composti, se tali
circuiti composti sono collegati/accessibile all’esterno attraverso
due terminali essi stessi sono dei bipoli (composti). La figura 1.6
mostra due esempi di bipoli composti ottenuti (a sinistra) connettento
resistori e (a destra) collegando generatori ideali e resistori. I bipoli

Figure 1.6: Bipoli composti ottenuti


aggregando bipoli elementari.

composti sono descritti dalle grandezze descrittive v ed i misurate


ai morsetti e da un’equazione caratteristica che lega le grandezze
descrittive, esattamente come in un bipolo elementare. Da ora in poi,
dunque, col termine bipolo (o elemento a due terminali dall’inglese
"two-terminal element) ci riferiremo sia un bipolo elementare che ad
un bipolo composto.
Si consideri ora un bipolo che chiamiamo Bipolo A, che si suppone
composto da numerosi elementi collegati tra loro ed è descritto da
un’equazione caratteristica in forma implicita f A (v, i ) = 0. Il Bipolo
A è collegato ad un bipolo esterno (che in generale può essere com-
posto) che chiamiamo Rete Esterna, come mostrato in figura 1.7. Si

Figure 1.7: (Alto) Bipolo A collegato


ad una rete esterna (Basso) Il Bipolo A
viene sostituito dal Bipolo B.
capitolo 3 11

supponga che esista un bipolo, che chiameremo Bipolo B, molto più


semplice di A, nel senso che B è composta da pochissimi elementi
(vedremo più avanti che esso può essere formato da un solo compo-
nente, un resistore, oppure da due elementi, un resistore ed un gen-
eratore ideale). Il Bipolo B ha una caratteristica del tipo f B (v, i ) = 0.
Proprietà di equivalenza: Il Bipolo B si dice equivalente al Bipolo A se la
sua caratteristica è uguale a quella di A, cioè f A (v, i ) = f B (v, i ) (a meno
di un fattore moltiplicativo, es. la caratteristica 3v − i = 0 è uguale a
6v − 2i = 0).
In particolare, se il Bipolo B equivalente ad A viene sostituito
ad esso come mostrato in figura 1.7(Basso), la Rete Esterna "non
si accorge della sostituzione" in quanto le sue equazioni (leggi di
Kirchhoff e legami costitutivi) rimangono gli stessi e quindi i valori
delle variabili elettriche che le risolvono (indicate in figura come vk ,
ik ) rimangono le stesse. Il circuito equivalente lo è ai fini esterni, cioè
al fine di calcolare le variabili elettriche nella Rete Esterna.
Una strategia di analisi dei circuiti elettrici che deriva dalla propri-
età di equivalenza è quello di determinare il circuito equivalente di
sottoparti complesse del circuito, collegate al resto come bipolo, e di
sostituire ad esse il relativo bipolo equivalente in modo da semplifi-
care la soluzione.

1.4 Equivalente di circuiti di tipo serie

Determiniamo l’equazione caratteristica di un bipolo composto dalla


serie di N bipoli elementari. Come mostrato in figura 1.8 useremo il
caso N = 3 come esempio illustrativo. Il bipolo composto è descritto
ai morsetti esterni dalle variabili v ed i. Nell’ipotesi che ogni bipolo

Figure 1.8: .

elementare sia controllabile in corrente e descritto dalla generica


12 nota3:analisi di circuiti resistivi

equazione caratteristica vk = f k (ik ) si ha:

i1 = i2 = i3 = i
v1 = f 1 ( i1 )
v2 = f 2 ( i2 ) (1.19)
v3 = f 3 ( i3 )
v = v1 + v2 + v3

Da cui si deriva l’espressione che definisce formalmente la caratteris-


tica del bipolo composto:

v = f 1 (i ) + f 2 (i ) + f 3 (i ) (1.20)

Resistori in serie
Si consideri ora lo scenario in cui i bipoli elementari siano resistori di
resistenza Rk come in figura 1.9 e quindi f k (ik ) = Rk · ik . Dalla (1.20)

Figure 1.9: .

risulta
v = R1 · i + R2 · i + R3 · i = ( R1 + R2 + R3 ) · i (1.21)
da cui si deduce che il bipolo composto ha una caratteristica di tipo
resistore (cioè V = R · i) dove il coefficiente R è dato dalla somma
delle tre resistenze elementari. Il bipolo composto è dunque equiva-
lente ai fini esterni ad un unico resistore di valore

Req = R1 + R2 + R3

. Come esempio di applicazione ritorniamo a considerare il cir-


cuito composta da una sola maglia mostrato in fig.??(Sinistra). I

Figure 1.10: .

tre resistori in serie possono essere sostituiti da un unico resistore


capitolo 3 13

Req = 30 + 20 + 10 = 60Ω come mostrato nel circuito semplificato


in fig.1.10(Destra). In questo circuito è ora molto semplice calcolare
im = 2460 = 0.4A.
Si noti come nel circuito semplificato in fig.1.10(Destra) si sia
persa dell’informazione rispetto al circuito originale (per es. v1 ),
tuttavia, dopo aver determinato im nel circuito semplificato, questa
informazione può essere riguadagnata sostituendo il valore di detta
corrente nel circuito originale. Per es.

v1 = im · 30 = 12V

Serie di generatori di tensione


Componiamo in serie due generatori di tensione ideali come mostrato
in fig.1.11. Si ha v1 = E1 e v2 = − E2 (si noti che nell’ottica della (1.20)
ciò corrisponde a f 1 (i1 ) = E1 + i1 · 0 e f 2 (i2 ) = − E2 + i2 · 0) da cui

Figure 1.11: .

v = v1 + v2 = E1 − E2 . (1.22)

Il tipo di legame costitutivo del bipolo composto è dunque quello


di un generatore ideale di tensione equivalente, cioè v = Eeq per
qualunque corrente, dove la tensione impressa Eeq è dato dalla
somma con segno dei valori dei generatori elementari.

Vediamo un’estensione della composizione serie risolvendo l’esercizio


in fig.1.12(Sinistra). Nel circuito di fig.1.12(Sinistra), bilanciando le
tensioni lungo la maglia:

v4 + E1 + v1 + E2 + v3 − E3 = 0

e quindi usando la legge di Ohm si ha:

im R4 + E1 + im R1 + E2 + im R3 − E3 = 0

che ordinata diventa:

im ( R4 + R1 + R3 ) = E3 − E1 − E2 .
14 nota3:analisi di circuiti resistivi

Figure 1.12: .

Quest’ultima equazione è la stessa che governa il circuito mostrato


in fig.1.12(Destra) dove i generatori di tensione sono stati fatti "scivolare"
lungo la maglia in modo da rendere più evidente che sono in serie.
Lo stesso vale per i resistori. Componendo in serie i generatori ed i
resistori il circito si semplifica in un generatore di tensione equiva-
lente
Eeq = E3 − E1 − E2 .
collegato ad un resistore equivalente di valore

Req = R4 + R1 + R3 .

Serie con generatore ideale di corrente


La presenza di un generatore ideale di corrente in un circuito com-
posto serie, come mostrato nelle figure 1.13 e 1.14

Figure 1.13: Serie di un generatore di


corrente con un generatore di tensione.

Figure 1.14: Serie di un generatore di


corrente con un resistore.

dà origine a casi particolari in cui non è più possibile applicare la


trattazione in (1.20): infatti in questo caso il generatore di corrente
capitolo 3 15

non è controllabile in corrente e dunque non ammette equazione


del tipo v = f (i ). La soluzione si trova semplicemente osservando
che in entrambi i casi in figura sono tali che la corrente i del bipolo
composto deve essere uguale a quella impressa, cioè i = Is e dunque
che ai fini esterni il bipolo composto è equivalente ad un generatore
di corrente di valore Is .

1.5 Equivalente di circuiti di tipo parallelo

Passiamo al caso di un bipolo composto ottenuto collegando in par-


allelo N bipoli elementari. Quale esempio illustrativo, useremo il
caso N = 3 come mostrato in figura 1.15. Le variabili v ed i de-
scrivono il bipolo composto ai suoi morsetti esterni. Nell’ipotesi che

Figure 1.15: .

ogni bipolo elementare sia controllabile in tensione, cioè descritto da


un’equazione caratteristica del tipo ik = gk (vk ), avremo che:
v1 = v2 = v3 = v
i 1 = g1 ( v 1 )
i 2 = g2 ( v 2 ) (1.23)
i 3 = g3 ( v 3 )
i = i1 + i2 + i3
Da cui si deriva l’espressione che definisce formalmente la caratteris-
tica del bipolo composto:

i = g1 ( v ) + g2 ( v ) + g3 ( v ) (1.24)

Resistori in parallelo
Si consideri ora la circostanza in cui i bipoli elementari siano resistori
di resistenza Rk come in figura 1.16 e quindi gk (vk ) = Gk · vk , dove
16 nota3:analisi di circuiti resistivi

Gk = 1/Rk è la conduttanza. Dalla (1.24) risulta

Figure 1.16: .

i = G1 · v + G2 · v + G3 · v = ( G1 + G2 + G3 ) · v = (1/R1 + 1/R2 + 1/R3 ) · v


(1.25)
da cui si deduce che il bipolo composto ha una caratteristica di tipo
resistore (cioè i = G · v) dove il coefficiente G è dato dalla somma
delle tre conduttanze elementari. Il bipolo composto è dunque equiv-
alente ai fini esterni ad un unico resistore la cui conduttanza vale

Geq = G1 + G2 + G3

o, se si preferisce, la cui resistenza vale

1
Req = 1 1 1
(1.26)
R1 + R2 + R3

Vale anche la pena di osservare come tali formule sono di carattere


generale e si estendono facilmente al caso N qualunque, per cui
N
Geq = ∑ Gi ). Esse assumono una forma da ricordare nel caso di soli
i =1
due resistori, per N = 2 dalla (1.26) si ottiente:

1 R1 · R2
Req = 1 1
=
R1 + R2
R1 + R2

Quale esempio, ritorniamo ad analizzare il circuito in fig. 1.5 già


risolto nella sezione 1.2 impiegando la formula del partitore di cor-
rente e qui ridisegnato per comodità. Sfruttando l’uso dell’equivalente,
siamo ora in grado di seguire un procedimento diverso, ovvero pos-
siamo prima calcolare la resistenza equivalente del bipolo collegato al
generatore di corrente:

1 · 10
Req = = 10/11Ω
1 + 10
e quindi calcolare la tensione "a cavallo" del generatore di corrente

v = 1 · 10/11 = 10/11V

da cui sarà poi immediato ricavare i1 = 10/11A ed i2 = 1/11A.

Figure 1.17: Circuito parallelo con due


resistori.
capitolo 3 17

Esercizi serie/parallelo di resistori


Si consideri il circuito a scala mostrato in fig. 1.18, ci viene richiesto
di calcolare le correnti Ix , Iy . Si procede utilizzando la composizione
serie e parallelo dei resistori e quindi il partitore di corrente. Sug-
gerimento: 6Ω e 3Ω sono in parallelo e la loro composizione in serie
con 4Ω ciò porta al circuito in fig. 1.19(Alto). Questo si riduce ulteri-
ormente, 4Ω in serie con 2Ω e la loro composizione in parallelo con
12Ω porta al circuito in fig. 1.19(Basso). Da questo si calcola agevol-
mente Iz :
18
Iz = = 3A.
4+2
Ora si procede a ritroso tra i circuiti successivamente ridotti, così

Figure 1.18: Circuito a scala.

Figure 1.19: Riduzioni del circuito a


scala.

dal circuito in fig. 1.19(Alto), nota Iz si calcola Ir col partitore di


corrente:
12
Ir = Iz = 2A.
12 + 6
Infine tornando al circuito di partenza in fig. 1.18, si può valutare Ix e
Iy , i.e.:
6
Ix = Ir = 4/3A,
3+6
3
Iy = Ir = 2/3A.
3+6
18 nota3:analisi di circuiti resistivi

Si noti che Ix + Iy = Ir come deve essere.


Si consideri ora il circuito resistivo in fig. 1.20, ci viene richiesto
di calcolare la resistenza equivalente vista ai morsetti B − D. Questo
significa che la rete va pensata collegata ad una rete esterna ai morsetti
specificati come mostrato in fig. 1.21

Figure 1.20: Rete resistiva.

In questo caso la corrente i scorre attraverso le resistenze R2 ed R4


che sono dunque in serie. Viceversa, le resistenze R1 ed R3 sono "flot-
tanti" (cioè in serie con un circuito aperto) e quindi hanno correnti Figure 1.21: Calcolo di Req ai morsetti
nulle. Vale dunque: specificati B − D.
Req = R2 + R4 .
Rispondete autonomamente: quanto vale la resistenza vista ai morsetti
A − C e quella vista ai morsetti A − B ?

Analizziamo ora i circuiti mostrati in fig.1.22 partendo dal primo


caso A. In questa configurazione R1 ed R2 sono in parallelo, infatti
v1 = v2 e Is = i1 + i2 . Quindi applicando la formula del partitore di
corrente si ha per es.:
R1
i2 = Is
R1 + R2
e la relativa tensione vale:
R1 R2
v2 = i2 R2 = Is
R1 + R2
che correttamente conferma la composizione parallelo dei due resis-
tori.
Consideriamo il circuito in fig.1.22 caso B. R1 è in serie con R3
mentre R4 è in serie con R4 . Le composizioni serie di questi resistori
sono poi in parallelo al generatore di corrente. Quindi applicando il
partitore di corrente:
R2 + R4
i1 = Is
( R1 + R3 ) + ( R2 + R4 )

Figure 1.22: Esempi di vari circuiti con


resistori in parallelo/serie.
capitolo 3 19

oppure
R1 + R3
i2 = Is
( R1 + R3 ) + ( R2 + R4 )
e la tensione sul generatore vale:

( R1 + R3 )( R2 + R4 )
v x = Is
( R1 + R3 ) + ( R2 + R4 )
Infine studiamo il circuito in fig.1.22 caso C. Si ha che R3 ed R4
sono in parallelo ed R1 è in parallelo con R2 . Dal partitore di corrente
troviamo:
R2
i1 = Is
R1 + R2
R4
i3 = Is
R3 + R4
e quindi
R2 R4
Ix = i1 − i3 = Is − Is
R1 + R2 R3 + R4
Volendo si può anche ricavare ls tensione:
R4 R3 R R
v x = i3 R3 + i1 R1 = Is + Is 2 1
R3 + R4 R1 + R2

Parallelo di generatori di corrente


Componiamo in parallelo due generatori ideali di corrente come
mostrato in fig.1.23.
Si ha i1 = − Is1 (attenzione al segno !), i2 = Is2 e i3 = Is3 (si noti
che nell’ottica della (1.24) ciò corrisponde a g1 (v1 ) = − Is1 + v1 · 0,
g2 (v2 ) = Is2 + v2 · 0 e g3 (v3 ) = Is3 + v3 · 0, da cui

Figure 1.23: .

i = i1 + i2 + i3 = − Is1 + Is2 + Is3 (1.27)

Il tipo di legame costitutivo del bipolo composto è dunque quello


di un generatore ideale di corrente equivalente, cioè i = Ieq per
qualunque valore di tensione, dove la corrente impressa Ieq è data
dalla somma con segno dei valori dei generatori elementari.

Esaminiamo ora il circuito in fig.1.24(Sinistra) Sommando le cor-


20 nota3:analisi di circuiti resistivi

Figure 1.24: .

renti al nodo A si ha:


v1 v
− Is4 + + Is2 + 3 = 0.
R1 R3

Quindi osservando che v1 = v3 = v AB e riordinando si ottiene:


 
1 1
Is4 − Is2 = v AB + .
R1 R3

Quest’ultima equazione è la stessa che governa il circuito mostrato in


fig.1.24(Destra) dove i generatori di corrente sono stati "spostati" (ma
senza cambiare i punti in cui sono connessi !) in modo da rendere
evidente che sono in parallelo. Lo stesso vale per i resistori. E’ ora
possibile comporre i generatori di corrente ed i resistori in parallelo.

Parallelo con generatore ideale di tensione

La presenza di un generatore ideale di tensione in un circuito com-


posto parallelo, come mostrato nella figura 1.25 dà origine a un caso

Figure 1.25: Parallelo con generatore


ideale di tensione.

particolare in cui non è più possibile applicare la trattazione gen-


erale in (1.24): infatti in questo caso il generatore di tensione non è
controllabile in tensione e dunque non ammette equazione del tipo
i = f (v). Tuttavia, la soluzione si trova semplicemente osservando
come la tensione v del bipolo composto sia "forzata" al valore v = Es
dal generatore di tensione e dunque che ai fini esterni il bipolo com-
posto è equivalente ad un generatore di tensione di valore Eeq = Es .
capitolo 3 21

1.6 Casi senza soluzione o con indeterminazione

Componendo in serie o in parallelo generatori ideali rispettivamente


di corrente o tensione è possibile costruire sulla carta circuiti che
non ammettono soluzione e quindi che non corrispondono a circuiti
fisici. Taluni chiamano questi circuiti patologici.
Si osservi per esempio il circuito serie in figura 1.26.
Se Is1 6= Is2 , al nodo interno n è violata la legge di Kirchhoff delle
correnti, il problema non ammette soluzione. Per intenderci, sarebbe
come voler risolvere un sistema di due equazioni nelle incognite x ed
Figure 1.26: Circuito patologico serie.
y del tipo: (
x=1
(1.28)
x=2
Nel caso in cui, invece, Is1 = Is2 , non si ha violazione della KCL in
n, in questo caso, ai fini esterni, la composizione serie è equivalente
ad un solo generatore di valore Ieq = Is1 = Is2 . La rete esterna
si può risolvere, tuttavia dopo aver determinato v non è possibile
ripartire questo valore tra v1 e v2 , avendo come unica informazione
che v1 + v2 = v. Si ha una indeterminazione di alcune variabili. Per
esempio, nel circuito mostrato in figura 1.27 si ha che i due generatori
di corrente, non violando la KCL al nodo n, sono equivalenti ai fini
esterni ad un solo generatore di valore Is = 1 A, come mostrato in
figura 1.27(Destra). Dunque, i = 1A e quindi dalla legge di Ohm

Figure 1.27: Circuito indeterminato.

(attenzione al segno !) v = −1 · 4 = −4 V. Ora, tornando sul circuito


di partenza sappiamo che v1 + v2 = −4V ma abbiano un grado di
indeterminazione in v1 e v2 (posso fissare ad arbitrio una di loro).
Nell’analogia matematica, ciò corrisponde ad un sistema in x ed y
del tipo: (
x=1
(1.29)
x=1
che è indeterminato nella variabile y.
La stessa discussione vale per il circuito parallelo in figura 1.28.
Se E1 6= E2 , è violata la legge di Kirchhoff delle tensioni, il prob-
lema non ammette soluzione. Infine, nel caso in cui, invece, E1 = E2 ,
non si ha violazione della KVL, ai fini esterni, la composizione par- Figure 1.28: Circuito patologico parallelo.
allelo è equivalente ad un solo generatore di valore Eeq = E1 = E2 .
La rete esterna si può risolvere, tuttavia dopo aver determinato i non
22 nota3:analisi di circuiti resistivi

è possibile ripartire questo valore di corrente tra i1 e i2 , avendo come


unica informazione che i1 + i2 = i. Si ha una indeterminazione nelle
due correnti.

1.7 Trasformazione serie-parallelo dei generatori reali

Rimangono da considerare due casi notevoli di bipolo composto.


Il primo è formato dalla connessione serie di un generatore ideale
di tensione e una resistenza, figura 1.29, che viene talvolta indicato
come modello del generatore reale di tensione o semplicemente mod-
ello serie. Componendo le caratteristiche dei due bipoli elementari

Figure 1.29: Modello serie.

(cioè sommando le tensioni nella maglia) è facile ottenere la caratter-


istica del bipolo composto:

v = Rs · i + Es (1.30)

la cui rappresentazione grafica è mostrata in fig. 1.30


Si noti che la caratteristica complessiva è una retta di pendenza
pari a Rs che interseca l’asse delle tensioni (luogo dei punti in cui
i = 0) nel valore v = Es (detto tensione a vuoto) e l’asse delle correnti Figure 1.30: Composizione grafica di
(luogo dei punti in cui v = 0) nel valore i = − REss (corrente di corti tipo serie.

circuito).

Il secondo caso è formato dalla connessione parallelo di un genera-


tore ideale di corrente e una resistenza, figura 1.31, che potremo indi-
care come modello del generatore reale di corrente o semplicemente
modello parallelo. Componendo le caratteristiche (cioè sommando le
correnti al nodo) dei due bipoli elementari si ottiene la caratteristica
del bipolo composto:
1
i = v· − Ip (1.31)
Rp
la cui rappresentazione grafica è mostrata in fig. 1.32
capitolo 3 23

Figure 1.31: Modello parallelo.

Anche in questo secondo caso la caratteristica complessiva è una


retta non passante per l’origine degli assi (i, v). Tale retta caratter-
istica ha pendenza R p ed interseca l’asse delle tensioni (i = 0) nel
valore v = I p · R p (tensione a vuoto) e l’asse delle correnti (v = 0) nel
valore i = − I p (corrente di corto circuito). Poiché il circuito serie e
quello parallelo sono rappresentati dallo stesso tipo di caratteris-
tica sarà possibile renderli equivalenti tra loro per una opportuna
scelta dei loro parametri circuitali. Per uguagliare le due caratteris-
tiche si può imporre che le due rette abbiano la stessa pendenza, cioè
Figure 1.32: Composizione grafica di
R p = Rs e quindi che abbiano la stessa tensione a vuoto Es = I p · R p tipo parallelo.
o equivalentemente la stessa corrente di corto circuito − I p = − REss .
Da queste si ottengono le condizioni per il passaggio da modello
parallelo a serie
Rs = R p
(1.32)
Es = I p · R p

e quelle per il passaggio da serie a parallelo.

R p = Rs
Es
(1.33)
Ip = Rs .

Qualche semplice applicazione aiuta a fissare queste formule di


trasformazione. Per es. si consideri il generatore reale tipo serie,
con in fig. 1.33 il corrispondente modello parallelo si ottiene dai conti

Figure 1.33: Esempio di trasformazione


serie parallelo.

I p = 12/3 = 4A R p = Rs = 3Ω

Similmente, dato il generatore reale tipo parallelo, in fig. 1.34 il


24 nota3:analisi di circuiti resistivi

Figure 1.34: Esempio di trasformazione


serie parallelo.

corrispondente modello serie risulta

Es = 0.1 · 50 = 5V Rs = R p = 50Ω

in cui fare attenzione al verso corretto del generatore ideale di ten-


sione !

1.8 Esercizi sulla composizione dei generatori

Figure 1.35: Circuito di immediata


soluzione.

Dato il circuito in fig. 1.35, calcolare come prima variabile la cor-


rente i a , quindi calcolate ib , ic e la tensione vd . Dopo avere letto la
sezione successiva, determinate la potenza elettrica erogata dal gener-
atore di corrente.

Dato il circuito in fig. 1.36(Sinistra), si utilizzi la trasformazione


serie/parallelo dei generatori per calcolare la tensione v AB . Successi-
vamente, si calcolino le correnti i1 , i2 ed i3 verificando che soddisfano
la KCL al nodo A (o B). Si assuma:

R1 = R2 = R3 = 10Ω

. Il procedimento è evidenziato in fig. 1.36(Destra): consiste nel


trasformare i due generatori di tipo serie in parallelo. Sul circuito
trasformato è poi possibile eseguire ulteriori semplificazioni come
mostrato in fig. 1.37, dove Req = 10/3Ω. Risulta quindi:

v AB = 3 · 10/3 = 10V.
capitolo 3 25

Figure 1.36: Connessione parallelo di


generatori reali di tensione/resistori.

Sostituendo questo valore nel circuito originale, fig. 1.36(Sinistra), si

Figure 1.37: Composizione parallelo di


generatori di corrente e resistenze.

può poi ricavare:


VAB − 40
i1 = = −3A
10
V + 10
i2 = AB = 2A (1.34)
10
V
i3 = AB = 1A
10

Si analizzi il circuito mostrato in fig.1.38 in cui si chiede di de-


terminare le due correnti i x ed iy . Applicando la trasformazione

Figure 1.38: Collegamento serie di


generatori reali di corrente e resistori.

parallelo-serie dei due generatori è facile ricavare immediatamente


che:
I · R − Is3 · R3
i x = s1 1
R1 + R2 + R3
e quindi
iy = i x + Is3 .
26 nota3:analisi di circuiti resistivi

1.9 Potenza elettrica

La concomitanza di una tensione e di una corrente elettrica in un


bipolo (o ad una delle porte di un N-polo) corrisponde al manifes-
tarsi di fenomeni di natura energetica. E’ esperienza comune che per
far funzionare un dispositivo elettrico è necessario fornirgli energia
(per es. collegandolo ad una presa elettrica sfruttando l’energia chim-
ica di una pila) o che il funzionamento di un dispositivo elettrico (es.
il vostro lap-top o il televisore) produce calore. Tali fenomeni ven-
gono studiati attraverso una nuova grandezza fisica molto importante
nelle applicazioni: la potenza elettrica. Per introdurla, consideriamo
il circuito elementare in figura 1.39 dove una pila (o batteria) ali-
menta un bipolo ai capi del quale si misura una tensione v ed una
corrente i.
Si supponga di osservare il funzionamento del circuito durante
un intervallo di tempo ∆t. Ricordiamo che la tensione v rappresenta
il lavoro elettrico che si deve svolgere su una carica elettica unitaria
per spostarla dal punto B al punto A lungo una qualunque linea
Figure 1.39: Aspetti energetici in un
che abbia tali punti come estremi. Fisicamente tale lavoro è svolto circuito elementare.
dalla batteria ed è "sfruttato" o meglio è assorbito dal bipolo ad
esso connesso. Dunque, se ∆Q rappresenta la carica elettrica totale
che nell’intervallo ∆t, entra dal morsetto A del bipolo (attraverso la
sezione del filo), si ha che la quantità

L(∆t) = v · ∆Q

è il lavoro elettrico assorbito dal bipolo nell’intervallo ∆t. Dividendo


tale lavoro per l’intervallo di osservazione si ricava il lavoro per unità
di tempo o potenza elettrica p

L(∆t) ∆Q
p= = v· = v·i
∆t ∆t
. La potenza elettrica è dunque data dal prodotto della tensione per
la corrente. La figura 1.40 mostra schematicamente l’esecuzione di
un celebre esperimento dovuto a James Prescott Joule in cui un resis-
tore elettrico alimentato da una pila viene inserito in uno strumento
adibatico (cioè isolato termicamente) in grado di misurare la quan-
tità di calore prodotto al suo interno (questo avviene attraverso un
termometro che fornisce la temperatura di un fluido interno).
Con tale esperimento Joule dimostrò come il passaggio della cor-
rente elettrica nel resistore corrispondesse alla generazione di calore
(effetto Joule) e come tale calore fosse proporzionale al valore di v · i.
Da un punto di vista fisico ne traiamo la seguente pittura: il prodotto
Figure 1.40: Esperimento col
v · i con v ed i misurate con la convenzione degli utilizzatori, rap- calorimetro.
presenta la potenza elettrica assorbita o entrante in un bipolo (o
capitolo 3 27

da una delle porte di un N-polo). la potenza viene misura in watt


= ampere x volt [W]. Nel caso specifico del resistore fisico, il lavoro
elettrico che corrisponde a tale potenza viene convertito in modo ir-
reversibile in calore che si disperde nell’ambiente. Il resistore fisico
può solo assorbire potenza e non erogarne. In accordo con questa
evidenza sperimentale si ha che per il bipolo resistore, la cui caratter-
istica è v = R · i con R > 0, la potenza assorbita

v2
p = v · i = R · i2 = ≥0
R
è sempre positiva o nulla, esso viene detto bipolo passivo. La figura
1.41 mostra un modo comune di evidenziare la potenza p assorbita
da un resistore.
La figura 1.42, invece, mostra il caso di un generatore ideale di
tensione ed uno di corrente. Si prenda per esempio il primo, la sua
Figure 1.41: Bipolo passivo p ≥ 0W.
caratteristica impone v = Es ma nulla dice circa la variabile corrente
il cui valore dipende da ciò che vi è ad esso collegato. In questo caso
la potenza elettrica assorbita potrà essere positiva, negativa o nulla
ed il bipolo, non essendo passivo, viene detto attivo. Fisicamente un

Figure 1.42: Bipoli attivi, p può essere


positiva, negativa o nulla.

bipolo attivo rappresenta il modello di un dispositivo che è in grado


di erogare potenza elettrica. Per esempio, un generatore di tensione
è il modello (ideale) di una pila la quale è in grado di sfruttare il
lavoro chimico interno per "immettere" lavoro elettrico all’interno del
circuito elettrico: dal punto di vista del sistema circuito il generatore
può erogare lavoro.
Svolgiamo l’analisi del circuito mostrato in fig. 1.43 valutando le
potenze elettriche in gioco. La KVL si scrive:

Figure 1.43: Calcolo delle potenza in un


circuito.

20 + im · 10 = 10

da cui
10 − 20
im = = −1A
10
28 nota3:analisi di circuiti resistivi

Indichiamo con p10V , p20V le potenze assorbite dai due generatori


da 10 e 20 volt rispettivamente mentre indichiamo con p R la potenza
assorbita dal resistore. Si ha:

p10V = 10V · (+1A) = +10W


p20V = 20V · (−1A) = −20W (1.35)
p R = (10V − 20V ) · (−1A) = +10W

Osserviamo che: il generatore da 20V assorbe una potenza elettrica


negativa. Questo può anche essere riformulato dicendo che questo
generatore eroga 20 W. D’altra parte sia il generatore da 10V che il
resistore assorbono potenza e ciò è coerente fisicamente in quanto
il resistore è passivo mentre il generatore essendo attivo può sia
erogare che assorbire.
Infine si osservi un altro risultato tutt’altro che casuale: la somma
delle potenze assorbite dà zero. Questo è una conseguenza del teo-
rema di Tellegen visto nella Nota1. Le tensioni e correnti ricavate
dall’analisi di in un circuito fisico soddisfano sicuramente le KVL
e le KCL che sono condizione necessaria e sufficienti affinché valga
Tellegen (in aggiunta le tensioni e correnti fisiche soddisfano anche i
legami costitutivi). Ne consegue che la somma delle potenze assor-
bite, nota bene che ora sono potenze fisiche non virtuali, estesa a
tutto il circuito, deve bilanciarsi a zero:
Nel Nel
∑ vk · ik = ∑ pk = 0 (1.36)
k =1 k =1

con Nel numero di elementi (bipoli o porte elettriche) del circuito. Il


teorema di Tellegen riformulato con le potenze fisiche viene detto
Conservazione della potenza elettrica. Questo ci dice che un circuito
elettrico è un sistema energeticamente chiuso dove le potenze di
natura elettrica in gioco si bilanciano a zero, quindi misurandole con
la convenzione degli utilizzatori (potenze assorbite), ed escludendo
il caso in cui tutto è nullo, si ha che almeno un elemento assorbe
potenza negativa, ovvero eroga potenza.

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