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Ivano Giannini

Reti elettriche

.
Edizioni Guglielmo Marconi – 2017
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2014
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i n dic e

Introduzione v

Parte I Reti elettriche in corrente continua

1 Circuiti serie e parallelo 3


1.1 Generalità 3
1.2 Resistenze collegate in serie 4
1.3 Resistenze collegate in parallelo 6
1.3.1 La conduttanza 11
1.4 Partitore di tensione e di corrente 13
1.4.1 Partitore di tensione 13
1.4.2 Partitore di corrente 15

2 Da reti elementari a reti con più generatori 19


2.1 Prime considerazioni 19
2.1.1 Uso e significato dei pedici con cui indicare le tensioni. Concetto
di differenza di potenziale 21

3 Metodi per la risoluzione delle reti elettriche 25


3.1 Alcune definizioni 25
3.2 I due principi di Kirchhoff 27
3.2.1 Primo principio di Kirchhoff 28
3.2.2 Secondo Principio di Kirchhoff 29
3.3 Reti elettriche con più maglie 31
3.3.1 Reti elettriche con più di tre rami 34
3.3.2 Significato topologico del numero di equazioni ai nodi e alle maglie
36
3.4 Metodo di Maxwell o delle correnti di circolazione 37
3.5 Metodo di sovrapposizione degli effetti 39
3.6 Generatori di corrente e generatori di tensione 44
3.7 Teorema di Millman 45
3.7.1 Esercizi 49
3.8 Metodo delle tensioni ai nodi 53
3.9 Il teorema di Thévenin 57
3.10 Il teorema di Norton 63
ii indice

3.11 I due teoremi di Miller 65


3.11.1 Teorema di Miller per le tensioni 66
3.11.2 Teorema di Miller per le correnti 68
3.12 Teorema di Carson 69

4 Case study: stella e triangolo di resistenze 73


4.1 Collegamento a stella e collegamento a triangolo 73
4.2 Trasformazione triangolo→stella 74
4.3 Trasformazione stella→triangolo 77
4.4 Stella di resistenze collegate a generatori elettrici 79
4.4.1 Collegamento a stella: metodo delle correnti ai nodi 79
4.4.2 Collegamento a stella: metodo delle correnti di circolazione 81
4.4.3 Collegamento a stella risolto con il teorema di Millman 82
e l enc o de l l e f ig u r e

1.1 La legge di Ohm nei tre circuiti fondamentali. 3


1.2 Resistenze in serie. 5
1.3 Parallelo di tre resistenze. 9
1.4 Rete elettrica con resistenze in serie e in parallelo. 10
1.5 Partitore di tensione 13
1.6 Partitore di tensione per voltometro. 14
1.7 Partitore di corrente 15
1.8 Partitore di corrente per amperometro. 16

2.1 Rete elettrica con generatore e utilizzatore 19


2.2 Dalla rete iniziale a reti equivalenti 20
2.3 Uso dei pedici in una rete mediamente complessa. 22

3.1 Elementi bipolari, tripolari e quadripolari. 26


3.2 Equivalenza tra rete elettrica e grafo. 27
3.3 Primo e secondo Principio di Kirchhoff 27
3.4 Tensioni alle maglie con versi discordi. 30
3.5 Rete elettrica composta da due nodi e tre lati (rami). 31
3.6 Rete elettrica con sei lati e quattro nodi. 34
3.7 Rete elettrica e grafo equivalente 36
3.8 Rete risolta con il metodo delle correnti di circolazione. 37
3.9 Principio di sovrapposizione degli effetti 40
3.10 Sovrapposizione degli effetti 42
3.11 Equivalenza tra un generatore di tensione e un generatore di corrente 45
3.12 Rete composta da due soli nodi e da un numero qualsiasi di maglie. 46
3.13 Rete composta da n generatori di corrente, n rami o lati e 2 nodi. 46
3.14 Stessa rete di figura 3.13 con generatori di tensione. 48
3.15 Teorema di Millman applicato a una rete con due nodi e tre lati. 49
3.16 Rete con due nodi e tre lati. 50
3.17 Rete con due generatori di tensione e uno di corrente. 51
3.18 Rete con due generatori di tensione e due di corrente. 52
3.19 Tensione ai nodi. 54
3.20 Teorema di Thevenin. 57
3.21 Teorema di Thevenin. 58
3.22 Teorema di Thevenin applicato a una rete dove è presente anche un
generatore di corrente. 60
iv elenco delle figure

3.23 Teorema di Thevenin: il circuito equivalente è un banale circuito serie. 62


3.24 Teorema di Norton. Il generatore equivalente è ora quello di corrente. 63
3.25 Teorema di Norton. 64
3.26 Correnti presenti nel circuito di figura 3.25b. 65
3.27 Teorema di Miller per le tensioni. 66
3.28 Teorema di Miller per le correnti. 68
3.29 Teorema di Carson o del massimo trasferimento di energia 69
3.30 Misura della resistenza interna di un generatore. 71

4.1 Collegamento a stella e a triangolo di resistenze. 73


4.2 Trasformazione da collegamento a stella a collegamento a triangolo. 74
4.3 Stella di resistenze inscritta nel triangolo. 76
4.4 Stella di resistenze risolta applicando il principio di Kirchhoff (correnti ai
nodi). 79
4.5 Stella di resistenze risolta applicando il metodo delle correnti di circolazione.
81
4.6 Il sistema di figura 4.4 viene scomposto in tre circuiti elementari. 83
i n t roduzione

Un rete elettrica, non ha importanza se in corrente continua, alternata, se composta


da soli componenti passivi o anche da componenti attivi, viene risolta utilizzando i
metodi, i teoremi e i modelli equivalenti della teoria delle reti.
I modelli permettono di sostituire una realtà con una sua approssimazione, mentre
i metodi e i teoremi consentono di definirla grazie a un adeguato set di strumenti
matematici che, applicati alle leggi e ai principi dell’elettrotecnica e dell’elettronica, ne
consentono la risoluzione.
Non esiste un unico criterio che porta alla soluzione di una rete elettrica ma, piuttosto,
approcci differenti che si sviluppano in modo diverso. È quindi compito di chi risolve la
rete cercare di capire o intuire qual è il metodo o il teorema più adatto, qual è, tra i molti,
quello che porta alla soluzione cercata nel minor numero di passaggi o in maniera più
efficiente.
Va da sé che, come esercizio e allenamento mentale, risolvere una stessa rete elettrica
utilizzando più metodi perfeziona, educa e potenzia l’uso di concetti e strumenti diversi.
Strumenti e concetti che non possiedono la vita breve di un corso di studi, di un
esercizio o di un esame, ma sono funzionali alle attività professionali e di ricerca.
È infine importante mettere in evidenza le conoscenze matematiche che sono con-
dizione e requisito assolutamente necessario per comprendere e applicare concetti,
metodi, teoremi e procedimenti relativi alla teoria delle reti. La strategia usata da molti
dove l’uso e l’esercizio della memoria come anche l’uso incondizionato della formula
definitiva sostituisce l’analisi, è perdente.
Buon lavoro a tutti.

Ivano Giannini
parte I

reti elettriche in corrente continua


c i rc u i t i s e r i e e par a l l e l o

„ Chi acquista la scienza, acquista


travaglio e tormento.

Michel Eyquem de Montaigne


1
1.1 generalità

isolvere una rete elettrica significa individuare e calcolare quei parametri

R fisici (grandezze come tensione e corrente ma anche temperatura, velocità


angolare ecc. . . ) necessari non solo per stabilirne il funzionamento, ma, se
presenti, anche quello dei dispositivi ad essa collegati.
Ma risolverla non significa applicare un set prestabilito e preconfezionato di relazioni,
ma capire cosa accade alle tensioni e alle correnti e come queste si distribuiscono tra
gli elementi.

It A
R1 VR1

R2 VR2
+ + +
E R1 E E R1 R2 Rn

I It
Rn VRn I1 I2 In
B
I

Figura 1.1. La legge di Ohm nei tre circuiti fondamentali.

Siano le tre reti elettriche elementari di figura 1.1. In questo caso si tratta di applicare
la legge di Ohm nelle sue tre forme classiche:
V V
V =R·I I= R= (1.1)
R I
Considerando le grandezze presenti nel circuito a sinistra, la corrente è data molto
semplicemente da:
E
I=
R1
4 c a p i t ol o 1 . c i rc u i t i s e r i e e pa r a l l e l o

1.2 resistenze collegate in serie

Le cose si complicano nel caso in cui siano presenti due o più resistenze collegate in
serie o in parallelo (o in una o più combinazioni dei due tipi di collegamenti).
È noto che la resistenza totale o equivalente RT del circuito serie di figura 1.1 è:
n
X
RT = R1 + R2 + . . . + R n = Rk (1.2)
k=1

dove k è un indice che varia tra 1 (la prima resistenza) e n (l’ennesima resistenza). La
resistenza totale o equivalente di un circuito serie, è quindi la semplice somma di tutte
le resistenze.
Nota la tensione di alimentazione E e la resistenza totale, la corrente I che circola
nel circuito vale:
E E I
I= = = Pn (1.3)
RT R1 + R2 + . . . + R n k=1 R k

Ai capi di ciascuna resistenza sono rispettivamente presenti le tensioni VR1 , VR2 , . . . ,


VRn che sono una frazione di quella di alimentazione E. Applicando la legge di Ohm,
tali tensioni, comunemente indicate con il termine cadute di tensione1 sono:

VR1 = R1 · I VR2 = R2 · I ... VRn = R n · I (1.4)

Se dalle relazioni 1.3 e 1.4 si esplicitano rispettivamente la resistenza totale RT e le


resistenze R1 , R2 , . . . , R n e si sostituiscono nella 1.2 si ottiene:
E VR1 VR2 VR
RT = R1 + R2 + . . . + R n ⇒ = + +···+ n (1.5)
I I I I
Semplificando quindi le correnti I che compaiono a primo e secondo membro:

E = VR1 + VR2 + . . . VRn (1.6)


In un circuito composto da sole resistenze collegate in serie, la somma delle
cadute di tensione presenti ai capi di ciascuna di esse è pari alla tensione di


alimentazione di quello stesso circuito.

1 Più spesso viene usato il suo acronimo c.d.t.


1.2. re s i s t e n z e c ol l e g at e i n s e r i e 5

Esercizio 1.2.1 (Resistenze in serie). Il circuito di figura 1.2 è composto da tre resistenze in serie di
valore R1 = 100Ω, R2 = 150Ω, R3 = 200Ω e sono alimentate da una batteria con E = 48V.
Calcolare la corrente assorbita dal circuito e le tensioni (le cadute di tensione) presenti ai capi di
ciascuna resistenza.

R1 VR
1
+
E R2 VR
2

R3 VR
3
I

Figura 1.2. Resistenze in serie.

Si calcola la resistenza totale:

RT = R1 + R2 + R3 = 100 + 150 + 200 = 450Ω

e quindi la corrente I assorbita dalle tre resistenze (ossia erogata dalla batteria):

E 48
I= = = 0,107A
RT 450

Ricordando che la corrente I che attraversa le tre resistenze in serie è sempre la stessa,
applicando semplicemente la legge di Ohm le cadute di tensione sono:

VR1 = R1 · I = 100·0,107 = 10,7V


VR2 = R2 · I = 150·0,107 = 16,05V
VR3 = R3 · I = 200·0,107 = 21,4V

Si verifica ora che, a meno delle approssimazioni, la somma delle tre cadute di tensione sia pari
alla tensione fornita dalla batteria:

VR1 + VR2 + VR3 = 10,7 + 16,05 + 21,4 = 48,15V

Tenendo conto degli arrotondamenti e del valore vero della tensione di alimentazione, l’errore
relativo percentuale commesso è:

48,15 − 48
ε% = 100 ' 0,3%
48
6 c a p i t ol o 1 . c i rc u i t i s e r i e e pa r a l l e l o

1.3 r esistenze collegate in parallelo

Consideriamo ora il terzo circuito di figura 1.1 a pag. 3 dove sono presenti “n” resistenze2
collegate unicamente in parallelo.
Un circuito parallelo può essere interpretato come il complementare del circuito
serie. Se la corrente I che circolava nel circuito serie era la stessa e la tensione E della
batteria si divideva ai capi di ciascuna resistenza, ora, nel circuito parallelo, mentre la
corrente I si divide tra i rami del parallelo, la tensione E della batteria è quella che si
misura ai capi dell’intero parallelo.
Si ha quindi che:

• ogni ramo del parallelo è sottoposto alla stessa tensione misurabile tra i suoi nodi (in
questo caso VAB = E);
• ogni ramo è percorso da una corrente che dipende dalla sua resistenza caratteristica.

Quando la corrente I erogata dal generatore entra nel nodo3 “A”, si divide tra gli “n” rami
sottoposti a tensione E che formano il parallelo. Le correnti I1, I2, . . . , I n , incontrandosi
poi nel nodo “B”, si riuniscono infine a formare quella stessa corrente I erogata dal
generatore:

I1 + I2 + . . . + I n = I (1.7)

Sapendo quindi che la tensione ai capi del parallelo è la stessa (in questo caso E),
applicando la legge di Ohm agli “n” rami si calcolano le correnti:
E
I1 =
R1
E
I2 =
R2 (1.8)
···
E
In =
Rn
Sempre per la legge di Ohm, il rapporto tra una tensione e una corrente (si veda la
terza delle 1.1 a pag. 3) indica una resistenza.
In questo caso la tensione è quella E fornita dalla batteria, mentre la corrente è la I
erogata da esso. Il rapporto tra queste due grandezze a cosa equivale quindi?

2 L’indice “n” è un numero intero n ≥ 2.


3 Per la definizione di nodo si a pag. ??
1.3. re s i s t e n z e c ol l e g at e i n pa r a l l e l o 7

Se quindi EI è il rapporto tra la tensione della batteria e la corrente erogata, ricordando


l’equazione 1.7 si trova:
E E
=
I I1 + I2 + . . . + I n

ricordando l’equazione 1.8 e sostituendo nella precedente:

E E
=
I E E E
+ +···+
R1 R2 Rn

raccogliendo a fattor comune la tensione E e semplificando:

E E
=

I 1 1 1
E*
 + +···+ +
, R1 R2 Rn-

quindi:

E 1
=
I 1 1 1
+ +···+
R1 R2 Rn

il rapporto EI rappresenta quindi la resistenza totale o equivalente di quel parallelo. In


definitiva, la resistenza equivalente di un parallelo composto da n resistenze vale:

1
RT = (1.9)
1 1 1
+ +···+
R1 R2 Rn

nel caso in cui le resistenze poste in parallelo siano solo due (n = 2), con opportune
trasformazioni si trova:
R1 · R2
RT = (1.10)
R1 + R2
Un’importante conseguenza delle 1.9 e 1.10 è che la resistenza equivalente del parallelo
è sempre minore della resistenza più piccola del parallelo.
8 c a p i t ol o 1 . c i rc u i t i s e r i e e pa r a l l e l o

Sia per semplicità il parallelo formato da due sole resistenze e R1 la resistenza più
piccola. Per la 1.10 la resistenza equivalente del parallelo vale:
R1 · R2
RT =
R1 + R2

Per ipotesi deve essere:

R1 · R2
R1 > RT ovvero: R1 >
R1 + R2

dividendo i due membri per R1 la disequazione non cambia:

R1 R1 · R2
>
R1 R1 ( R1 + R2 )

e semplificando:

R1 R1 · R2
>
R1 R1 ( R1 + R2 )
R2
1> (1.11)
R1 + R2
R2
Considerato che è sempre R2 < R1 + R2 e quindi 0 < R1 + R2 < 1, l’equazione 1.11
conferma l’ipotesi:


la resistenza equivalente di un parallelo di due o più resistenze è sempre minore


della più piccola resistenza di quello stesso parallelo.

Concludendo si trova che:


i rami che compongono un parallelo di due o più resistenze sono sempre sottoposti
alla stessa tensione presente ai capi di quello stesso parallelo.


La corrente che entra nel parallelo si divide tra i rami del parallelo.

Esercizio 1.3.1 (Resistenze in parallelo). Sia il circuito parallelo di figura 1.3 composto da tre resistenze
collegate in parallelo.
Sapendo che la tensione E con cui viene alimentato il circuito è pari a 48V e che i valori delle resistenze
sono R1 = 100Ω, R2 = 150Ω e R3 = 200Ω calcolare la corrente erogata dalla batteria e le tre correnti
che scorrono nei rami del parallelo.
Verificare infine che la somma delle tre correnti è pari alla corrente assorbita dal parallelo.
1.3. re s i s t e n z e c ol l e g at e i n pa r a l l e l o 9

It A

+
E R1 R2 R3

It
I1 I2 I3
B

Figura 1.3. Parallelo di tre resistenze.

Posto che quanto chiesto può essere determinato in più di un modo, si può pensare di
calcolare la corrente I erogata dalla batteria determinando prima la resistenza equivalente o
totale del parallelo:

1 1
Req = = = 46,15Ω
1 1 1 1 1 1
+ + + +
R1 R2 R3 100 150 200
La corrente I vale quindi:

E 48
I= = = 1,04A
Req 46,15

Ricordando che i rami di un parallelo sono tutti sottoposti alla stessa tensione e che nel caso
particolare del circuito dato tale tensione coincide con quella della batteria, si trovano le tre
correnti:
E 48
I1 = = = 0,48A
R1 100
E 48
I2 = = = 0,32A
R2 150
E 48
I3 = = = 0,24A
R3 200
Sommando le tre correnti appena calcolate si trova:

I1 + I2 + I3 = 0,48 + 0,32 + 0,24 = 1,04A

valore che conferma quello di I calcolato precedentemente.


10 c a p i t ol o 1 . c i rc u i t i s e r i e e pa r a l l e l o

Ovviamente le reti elettriche non sono esclusivamente serie o paralleli di resistenze


ma, come accade spesso, una combinazione dei due collegamenti. Un ramo che è parte
di un parallelo può essere quindi formato dalla serie di due o più resistenze, come una
(o più di una) delle resistenze che formano una serie, può far parte del parallelo di una
o più resistenze.

Esercizio 1.3.2 (Combinazione serie/parallelo di resistenze). Sia la rete elettrica di figura 1.4
composta da quattro resistenze collegate sia in serie sia in parallelo.
VR1

R1
It A

+
E R2 R3 VAB

It
Ia Ib
B

R4

VR4

Figura 1.4. Rete elettrica con resistenze in serie e in parallelo.

Sapendo che la tensione di alimentazione fornita dalla batteria è pari a E = 24V e che i valori delle
resistenze sono R1 = 20Ω, R2 = 20Ω, R3 = 100Ω e R4 = 50Ω, calcolare la corrente It erogata
dalla batteria, le correnti I a e Ib derivate dal parallelo e le cadute di tensione VR1 , VAB e VR4 presenti
rispettivamente ai capi di R1 , tra i punti A e B del parallelo e ai capi di R4 .
Assicurarsi infine che la somma di tutte le c.d.t. sia pari alla tensione E della batteria e che la somma
delle correnti derivate dal parallelo sia identicamente It .
Analizzando i collegamenti, si osserva che le resistenze R1 e R4 sono in serie con il parallelo
formato da R2 e R3 . Il primo passo è quindi quello di calcolare la resistenza totale o equivalente
dell’intera rete elettrica.
Per farlo si può dividere il calcolo in due step:

1. si calcola la resistenza equivalente R p del parallelo formato da R2 e R3 ;


2. si calcola infine la resistenza totale sommando a R1 e R4 la resistenza R p già calcolata.

R2 · R3 20·100
Rp = = = 16,67Ω
R2 + R3 20 + 100
La resistenza totale è quindi:

RT = R1 + R p + R4 = 20 + 16,67 + 50 = 86,67Ω
1.3. re s i s t e n z e c ol l e g at e i n pa r a l l e l o 11

Calcolata la resistenza complessiva del circuito, si può calcolare la corrente It erogata dalla
batteria:
E 24
It = = = 0,277A
RT 86,67
Tale corrente attraversa senza subire diramazioni tutte le resistenze collegate in serie, quindi
R1 , la resistenza equivalente del parallelo R p e R4 . Ai loro capi si instaureranno perciò le tre
c.d.t. richieste:

VR1 = R1 · It = 20·0,277 = 5,54V


VAB = R p · It = 16,67·0,277 = 4,62V
V4 = R4 · It = 50·0,277 = 13,85V

Calcolata la tensione VAB presente ai capi del parallelo, è possibile determinare le correnti I a
e Ib che attraversano i due rami:
VAB 4,62
Ia = = = 0,231A
R2 20
VAB 4,62
Ib = = = 0,046A
R3 100
Non resta ora che verificare che la somma delle c.d.t. e delle correnti derivate sia
rispettivamente pari alla tensione di alimentazione E e alla corrente It da essa erogata:

VR1 + VAB + V4 = 5,54 + 4,62 + 13,85 = 24,01V


I a + Ib = 0,231 + 0,046 = 0,277A

I risultati confermano quindi la tesi.

1.3.1 La conduttanza

Se la resistenza elettrica è una grandezza con cui misurare l’opposizione offerta da


un particolare elemento o sostanza al passaggio della corrente elettrica, la conduttanza
misura quanto quello stesso elemento o sostanza si lascia attraversare da quella corrente.
Un alto valore di resistenza indica una grande opposizione al passaggio di corrente,
un alto valore di conduttanza mostra l’estrema facilità con cui la corrente elettrica
attraversa un particolare elemento.
La conduttanza è quindi definita come il reciproco della resistenza, viene indicata con
il simbolo “G ” e si misura in Siemens (simbolo “S”) ovvero:
1
G= [S] (1.12)
R
12 c a p i t ol o 1 . c i rc u i t i s e r i e e pa r a l l e l o

Sostituendo nelle tre equazioni 1.1 fondamentali della legge di Ohm a pag. 3 la
conduttanza alla resistenza si ha:
I I
V= I = V ·G G= (1.13)
G V
L’utilità della conduttanza diventa evidente nei circuiti in cui siano presenti due o
più resistenza collegate in parallelo.
Come già visto nell’equazione 1.9 a pag. 7, la resistenza equivalente di un parallelo è:
1
RT = (1.14)
1 1 1
+ +···+
R1 R2 Rn
Ponendo allora:
1 1 1 1
RT = G1 = G2 = . . . Gn = (1.15)
GT R1 R2 Rn
dove con GT si è indicata la conduttanza equivalente e con G1 , G2 , . . . , G n le conduttanze
delle rispettive resistenze, sostituendo nella 1.14 si ha:
1 1
= (1.16)
GT G1 + G2 + . . . + G n
passando quindi ai reciproci:
Xn
GT = G1 + G2 + . . . + G n = Gi (1.17)
i=1
ovvero:


la conduttanza equivalente di un parallelo di “n” resistenze è data mol-
to semplicemente dalla somma aritmetica delle conduttanze delle rispettive


resistenze.

Si consideri nuovamente il circuito di figura 1.3 a pag. 9 composto da tre resistenze


in parallelo. Il calcolo della resistenza equivalente determinata tramite il metodo delle
conduttanze si semplifica notevolmente:
1 1 1 1 1 1
GT = G1 + G2 + G3 = + + = + + = 0,0217S
R1 R2 R3 100 150 200
La resistenza equivalente del parallelo è allora:
1 1
RT = = = 46,08Ω
GT 0,0217
che al netto delle ovvie approssimazioni coincide con il valore già calcolato (46,15Ω).
1.3. re s i s t e n z e c ol l e g at e i n pa r a l l e l o 13

1.4 partitore di tensione e di corrente

In alcuni impieghi –per esempio la misura di tensioni e correnti, nasce spesso l’esi-
genza di ridurre o deviare valori di tensione o correnti troppo elevati, così da poterli
normalizzare entro i limiti della portata dello strumento4 .
I tester portatili, gli strumenti di misura utilizzati nei laboratori didattici, nelle
aziende o nelle industrie, hanno particolari circuiti, spesso passivi e basati su resistenze,
che riconducono le grandezze elettriche presenti all’ingresso dello strumento, entro i
limiti prestabiliti.
Nei voltometri si parla di partitori di tensione, negli amperometri, pur trattandosi di
un partitore di corrente, più esattamente di shunt.

1.4.1 Partitore di tensione

Sia il circuito di figura 1.5 formato da “n” re-


sistenze collegate in serie. Ad esso è applica-
ta la f.e.m. del generatore E che eroga una R1 VR1

corrente I che attraversa tutte le resistenze.


Applicando la legge di Ohm si può R2 VR2
scrivere:
E
E
I=
R1 + R2 + . . . + R n
mentre la singola c.d.t. presente ai capi di Rn VRn
ciascuna resistenza vale: I

VR1 = R1 · I Figura 1.5. Partitore di tensione. Ai capi


di ogni resistenza è possibile estrarre una
VR2 = R2 · I
tensione minore di E.
...
VRn = R n · I
Sostituendo in quest’ultime la corrente I ricavata precedentemente si ottiene:

E R1
VR1 = R1 =E
R1 + R2 + . . . + R n R1 + R2 + . . . + R n

4 La portata di uno strumento è il massimo valore misurabile. Utilizzare un voltometro con portata di
20V, significa che la massima tensione misurabile senza incorrere in pericolosi fondo scala (per esempio
rotture dello strumento), coincide esattamente con la sua portata.
14 c a p i t ol o 1 . c i rc u i t i s e r i e e pa r a l l e l o

E R2
VR2 = R2 =E
R1 + R2 + . . . + R n R1 + R2 + . . . + R n
...
E Rn
VRn = R n =E
R1 + R2 + . . . + R n R1 + R2 + . . . + R n

più in generale, le tensioni estraibili dal partitore possono scriversi come:

Ri
VRi = E Pn (1.18)
j=1 Rj

dove l’indice “i” è la iesima c.d.t. presente ai capi della resistenza R i .

Esercizio 1.4.1. Un voltometro la cui portata massima è di 10V fondo scala deve misurare al massimo
Vi = 100V. Sapendo che R1 = 1,5kΩ, calcolare il valore della resistenza R2 .

Vi R1

R2 Vo

Figura 1.6. Partitore di tensione per voltometro.

Per la 1.18 deve essere:


R2
Vo = Vi
R1 + R2
Esplicitando R2 si trova:

Vo 10
R2 = R1 = 2500 ' 278Ω
Vi − Vo 100 − 10

Si sceglierà quindi un trimmer da 300Ω che verrà tarato in modo che in corrispondenza di
100V in ingresso l’indice del voltometro devi sino a misurare 10V.
1.4. pa rt i t or e di t e n s ion e e di c or r e n t e 15

1.4.2 Partitore di corrente

Sia il partitore di corrente di figura 1.7 do-


ve “n” resistenze sono collegate in parallelo. I
Ogni resistenza assorbe parte della corrente
I erogata dal generatore. R1 R2 Rn
La f.e.m. E del generatore vale: E

E = RT xI (1.19) I1 I2 In

dove RT è la resistenza equivalente del pa-


rallelo. Le correnti assorbite dalle resistenze Figura 1.7. Partitore di corrente. Ogni
sono: resistenza devia o assorbe parte della
E corrente I .
I1 = (1.20a)
R1
E
I2 = (1.20b)
R2
...
E
In = (1.20c)
Rn
Sostituendo in queste la f.e.m. E ricavata precedentemente si trova:
RT
I1 = I (1.21a)
R1
RT
I2 = I (1.21b)
R2
...
RT
In = I (1.21c)
Rn
Ricordando quanto detto sulla conduttanza, le resistenze possono scriversi come:
1 1 1 1
RT = ; R1 = ; R2 = ; ... ; Rn =
GT G1 G2 Gn
e sostituendo nelle 1.21:
G1
I1 = I (1.22a)
GT
G2
I2 = I (1.22b)
GT
16 c a p i t ol o 1 . c i rc u i t i s e r i e e pa r a l l e l o

...
Gn
In = I (1.22c)
GT
Le correnti I1...n sono quindi il prodotto tra la corrente I in ingresso e il rapporto
tra la conduttanza del ramo percorso dalla corrente e la conduttanza totale.
Nel caso di due sole resistenze, le prime due equazioni 1.21 si riducono a:

RT 1 R1 · R2 R2
I1 = I =I =I (1.23a)
R1 R1 R1 + R2 R1 + R2
RT 1  R2 · R2 R1
I2 = I =I =I (1.23b)
R2 R1 R1 + R2 R1 + R2
Esercizio 1.4.2. Un amperometro la cui portata massima è di 50 mA fondo scala deve misurare una
corrente di I in = 1A. Sapendo che la resistenza interna dell’amperometro è ri = 1MΩ, calcolare il
valore della resistenza R s di shunt.
Iin

Iout
ri
Rs

Figura 1.8. Partitore di corrente per amperometro.

La corrente della seconda resistenza ri deve essere limitata al massimo a 50 mA. Sostituendo
opportunamente i termini dell’equazione 1.23b si ha:
Rs
I out = I in
R s + ri
ricavando la resistenza di shunt RS si trova:

I out 50·10−3
R s = ri = 106 ' 52,6kΩ
I in − I out 1 − 50·10−3
Si sceglierà quindi un trimmer con valore commerciale da 56kΩ che andrà tarato in modo
da far deviare a fondo scala (50 mA) l’amperometro quando in ingresso sarà presente 1A.
Per facilitare la lettura dell’amperometro si può introdurre quella che nei corsi di misure
viene definita come costante di lettura K dello strumento:
Portata
k=
fondo scala
1.4. pa rt i t or e di t e n s ion e e di c or r e n t e 17

Dove per fondo scala si deve intendere il numero di divisioni con cui la scala di misura
dell’amperometro è stata suddivisa. Moltiplicando k per il numero di divisioni lette sullo
strumento si ottiene il valore misurato:

Im = k ·(divisioni lette)

Estendendo la portata dell’amperometro a 1A e avendo un fondo scala e quindi un numero


di divisioni pari a 50 si ha:
1
k= = 0,02A/divisione
50
ogni divisione vale quindi 0,02A.
Se durante una misura l’indice dello strumento devia fino a 50 si ha: Im = k·50 = 0,02·50 = 1A
come da esercizio.
Se durante una successiva misura l’indice devia sino a 35 il valore della corrente misurata è
Im = k ·35 = 0,02·35 = 0,7A
da r e t i e l e m e n ta r i a r e t i c on p i ù g e n e r at or i

„ Per progresso s’intende più la


velocità che la direzione

Thornton Wilder
2
2.1 prime considerazioni

ia la rete elettrica elementare di figura 2.1. Si tratta di circuito composto da un

S generatore di tensione E con resistenza interna r0 1 che alimenta un carico “U”


che possiede una resistenza caratteristica ru (per esempio una stufa elettrica
o un boiler).
Applicando la legge di Ohm si può scrivere:
E = (r0 + ru ) I = r0 I + ru I (2.1)
È facile constatare che tra i due punti “A” e “B”
A
di quella rete è presente una tensione, che chia-
meremo appunto VAB , che agisce sia ai capi del-
l’utilizzatore “U”, sia sull’insieme composto dal ro
generatore E e dalla sua resistenza interna r0 . U ru
Tenendo quindi conto dei circuiti equivalenti +
E
di figura 2.2, è possibile costruire due modelli
equivalenti in grado di spiegare il funzionamen- I
to della rete considerando non tutti gli elementi B
che la costituiscono, ma la o le tensioni che vi Figura 2.1. Rete elettrica con gene-
agiscono. Constatato quindi che ai capi dell’u- ratore e utilizzatore
tilizzatore “U” agisce una tensione VAB si può
senz’altro scrivere:
VAB = ru I (2.2)

1 Mentre i generatori ideali vengono considerati privi di componenti parassite, le caratteristiche elettriche
di quelli reali includono componenti che, in taluni casi, devono essere necessariamente considerati.
Quando per esempio si analizza il funzionamento di un trasformatore, si prendono in considerazione
parametri come la resistenza elettrica degli avvolgimenti primario e secondario, le rispettive induttanze
e, in taluni casi, anche le capacità eccetera.
20 c a p i t ol o 2 . da r e t i e l e m e n ta r i a r e t i c on p i ù g e n e r at or i

A A
I

+ ro ro
VAB ru VAB
+
E E
I

B B

+
VAB ru

B
Figura 2.2. Dalla rete iniziale a reti equivalenti

Sostituendo questa nell’equazione 2.1 si ottiene:


E = r0 I + VAB
portando VAB al primo membro la precedente equazione diventa:
E − VAB = r0 I (2.3)
La rete di figura 2.1 può quindi essere trasformata nella rete equivalente2 di figura 2.2
(figura in alto a destra) dove sono presenti unicamente presenti i due generatori di
tensione VAB ed E e la resistenza interna r0 .
L’equazione 2.3 e il suo corrispettivo elettrico di figura 2.2 permette di anticipare uno
dei principi più noti e usati per la risoluzione delle reti elettriche: il secondo principio di
Kirchhoff.
Come si vedrà in modo approfondito nel capitolo successivo, in una rete elettrica
composta da due o più generatori che alimentano una o più resistenze (o generalizzando
altri dispositivi elettrici), la somma algebrica delle tensioni deve essere pari alla somma
delle cadute di tensione prodotte dalle resistenze.

2 Con l’aggettivo equivalente si deve intendere un modello teorico in grado di produrre gli stessi effetti
elettrici o meccanici o termici eccetera del sistema fisico reale.
2.1. pr i m e c on s i de r a z ion i 21

2.1.1 Uso e significato dei pedici con cui indicare le tensioni. Concetto di differenza di
potenziale

Come appena visto, se tra due punti qualsiasi di una rete elettrica esiste una differenza
di potenziale, è possibile sezionare quella rete tra quei due punti e sostituire una delle
due parti con un generatore di tensione pari a quella stessa differenza di potenziale.
Sia per esempio il circuito di figura 1.4 a pag. 10 (ultimo esercizio del capitolo prece-
dente). Il parallelo formato dalle resistenze R2 e R3 è individuato anche grazie quei due
punti di collegamento3 indicati con le lettere maiuscole “A” e “B”.
In virtù di quanto appena detto, una delle due parti della rete elettrica può quindi
essere sostituita con un generatore VAB avente una tensione esattamente pari a quella
misurata (o calcolata) tra i due “A” e “B”.
Ma qual è, se esiste, il significato di quel particolare modo di indicare una tensione4 ?
Affermare che tra due punti esiste una differenza di potenziale significa sostanzial-
mente dire che, preso un terzo punto di riferimento (per esempio la massa, la terra o un
qualsiasi altro punto del circuito), tra ognuno di quei due e il terzo, esiste un potenziale
elettrico tale che la loro differenza è esattamente pari alla tensione presente tra quei
due stessi punti.
Sia ancora una volta il circuito di figura 1.4 a pag. 10. Preso un terzo punto –non
importa quale, per esempio quello tra il positivo di E e R1 – e indicato con la lettera
maiuscola “O”, i potenziali tra “A” e “O” e tra “B” e “O” possono essere scritti come VAO
e VBO . La loro differenza è quindi:

VAO − VBO = (VA − VO ) − (VB − VO ) = VA − O − VB + 


V O = V A − VB
V (2.4)

La 2.4 esprime esattamente il concetto di differenza di potenziale la cui forma canonica è


quella già conosciuta:

VA − VB = VAB (2.5)


Detti “A”, “B” e “O” tre diversi punti appartenenti a una rete elettrica, la diffe-
renza tra la tensione VAO presente tra il primo punto e il terzo e la tensione VBO
presente tra il secondo punto e il terzo, esprime la differenza di potenziale


VAB misurabile tra “A” e “B”.

3 Tali punti sono detti nodi. Per la loro definizione si veda a pag. ??
4 I punti, anziché lettere, possono essere indicati tramite pedici numerici. Il concetto rimane comunque lo
stesso.
22 c a p i t ol o 2 . da r e t i e l e m e n ta r i a r e t i c on p i ù g e n e r at or i

Un esempio sull’utilizzo dei pedici

Sia la rete elettrica di figura 2.3 (come si vedrà nel capitolo successivo una rete simile
prende il nome di maglia) in cui sono presenti tre generatori di tensione e quattro
resistenze.
Siano inoltre “A”, “B”, “C” e “D” dei punti (nodi) su cui è possibile misurare le tensioni
VAB , VBC , VCD e VDA.

VDA

D I4 A
ID D R4 A IA D R4 A
I4 + I3 +
E3 E1
+ + VCD VAB
E3 E1
R3 R1
I3
I1
R3 R1 C B
E2
R2
I2 I1
C + B
IC
C + B IB I2
R2
E2 VBC

(a) Rete originale. (b) Equivalente della rete dopo essere stata
divisa in parti elementari.

Figura 2.3. Uso dei pedici in una rete mediamente complessa.

Per quanto detto poc’anzi, è possibile passare dalla rete di figura 2.3a alle reti equiva-
lenti di figura 2.3b in cui agiscono, oltre i generatori di tensione E1 , E2 ed E3 , anche le
tensioni VAB , VBC , VCD e VDA.
Ricordando che:
la somma algebrica delle tensioni deve essere pari alla somma delle cadute di tensione
prodotte dalle resistenze
si può scrivere:
VAB − E1 = R1 I1 (2.6a)
VBC + E2 = −R2 I2 (2.6b)
VCD + E3 = R3 I3 (2.6c)
VDA = −R4 I4 (2.6d)
Il motivo per cui in alcune equazione del gruppo 2.6 compaiono i segni negativi è:
2.1. pr i m e c on s i de r a z ion i 23

• nella 2.6a E1 è negativa perché la sua forza elettromotrice è opposta a quella di VAB che si
è assunta come positiva e che è concorde anche al verso della corrente I1 ;
• nella 2.6b ad essere negativa è la corrente perché si è deciso (ipotizzato) di assumere
come positive le due tensione E2 e VBC che hanno forza elettromotrice concorde ma
opposta a I2 ;
• anche nella 2.6d il segno della corrente I4 è negativo perché si è deciso di assumere
come positiva la tensione VDA che ha verso discorde a quello della corrente I4 .
Sommando (algebricamente) membro a membro5 si trova:

VAB − E1 + VBC + E2 + VCD + E3 + VDA = R1 I1 − R2 I2 + R3 I3 − R4 I4

e ordinando:

VAB + VBC + VCD + VDA − E1 + E2 + E3 = R1 I1 − R2 I2 + R3 I3 − R4 I4


ricordando che tensioni del tipo VXY possono essere scritte come VX − Vy , con
opportune semplificazioni la precedente equazioni diventa:

V
A −B +
V V
B −C +
V V D +
V
C − V V
D −A− E1 + E2 + E3 =
= R1 I1 − R2 I2 + R3 I3 − R4 I4

− E1 + E2 + E3 = R1 I1 − R2 I2 + R3 I3 − R4 I4 (2.7)

Come già provato, la somma algebrica delle tensioni che agiscono in un circuito chiuso è pari
alla somma (anche in questo caso algebrica) di tutte le cadute di tensione.
Ma l’equazione 2.7 non è che uno dei modi con cui la rete di figura 2.3a può essere
descritta.
Moltiplicando infatti per −1 e riordinando la 2.7 diventa:

E1 − E2 − E3 = R2 I2 − R3 I3 + R4 I4 − R1 I1 (2.8)

Analizzando la figura 2.3a a pag. 22 e assumendo come positivo il verso della forza
elettromotrice E1 e scorrendo il circuito in senso antiorario si trova infatti che:
• E1 è positiva per ipotesi;

5 Con la locuzione matematica “sommare membro a membro” si intende la somma di tutti i primi membri
di un gruppo di equazioni eguagliata alla somma di tutti i secondi membri di quello stesso gruppo di
equazioni.
24 c a p i t ol o 2 . da r e t i e l e m e n ta r i a r e t i c on p i ù g e n e r at or i

• I4 è positiva perché il suo verso è concorde alla fem di E1 . La caduta di tensione R4 I4 è


quindi positiva;
• E3 è negativa perché la sua fem si oppone a quella di E1 ;
• I3 è negativa perché ha verso discorde alla fem di E1 . La caduta di tensione R3 I3 è quindi
negativa;
• E2 è negativa perché la sua fem si oppone a quella di E1 ;
• I2 è positiva perché il suo verso è concorde alla fem di E1 . La caduta di tensione R2 I2 è
positiva;
• I1 infine, è negativa perché contraria alla fem di E1 . La c.d.t. R1 I1 è negativa.

Uguagliando allora la somma algebrica delle tensioni al primo membro con quella
delle c.d.t. al secondo, si dimostra la 2.8.
m e t odi p e r l a r i s olu z ion e de l l e r e t i e l e t t r i -
che

„ Finita questa mostra, di luce


elettrica non sentiremo più parlare.

Erasmus Wilson (docente Oxford).


3
Esposizione di Parigi del 1889

3.1 alcune definizioni

na rete elettrica , altrimenti detta circuito elettrico, può essere descritta,

U utilizzando la più larga delle definizioni possibili, come un insieme ordinato


di elementi elettrici connessi tra loro tramite opportuni collegamenti o
contatti.
I collegamenti tra i vari elementi circuitali sono realizzati tramite conduttori che
partendo da un morsetto, collegano il o i morsetti di altri elementi. Tali elementi o
componenti possono essere classificati in base:

• al numero dei morsetti;


• all’energia restituita;
• alla relazione tensione-corrente.

La classificazione dei componenti elettrici ed elettronici fatta in base ai morsetti li


distingue essenzialmente in:

bipoli, ovvero quei componenti dotati di due soli morsetti (per esempio resistenze,
condensatori, induttanze, diodi ecc. . . );
tripoli, ovvero elementi accessibili tramite tre morsetti (per esempio un induttore con
presa centrale, un transistor ecc. . . );
quadripoli, elementi dotati di quattro morsetti (un trasformatore monofase, un transi-
stor dove un morsetto rende possibile trasformare il tripolo in un quadripolo
dotato di ingresso e di uscita, lo schema equivalente semplificato più a destra di
un Amplificatore Operazionale ecc. . . );

quella in base all’energia restituita o alla relazione tensione-corrente in:


26 c a p i t ol o 3 . m e t odi p e r l a r i s olu z ion e de l l e r e t i e l e t t r ic h e

vi vo
Ri

Bipoli Tripoli Quadripoli


Figura 3.1. Elementi bipolari, tripolari e quadripolari.

dispositivi passivi : se l’energia restituita è minore di quella ricevuta. Componenti passivi


sono per esempio resistenze, condensatori e induttori;
dispositivi attivi : se la relazione tensione-corrente non è lineare. In tali componenti
l’energia restituita è maggiore di quella in ingresso. Sono componenti attivi i
transistor o anche gli amplificatori operazionali perché in grado di amplificare i
segnali che ricevono in ingresso.

In base alla corrispondenza geometrica tra la rete elettrica di figura 3.2a e la struttura
in figura 3.2b, è possibile distinguere:

ramo : tratto di rete formato da uno o più componenti e delimitato da due nodi. Un
conduttore di collegamento ideale1 non va considerato come ramo. Un sinonimo
di ramo è lato;
nodo : punto di collegamento che unisce tre o più rami. Due nodi sono distinti, ovvero
non sono lo stesso nodo, se fra essi è presente almeno un ramo. Per converso, la
parte di rete compresa tra due nodi distinti individua un ramo;
maglia : percorso (circuito) chiuso formato da due o più rami;
anello o maglia elementare : percorso (circuito) chiuso che al suo interno non contiene
altre maglie;
grafo : struttura matematica composta da nodi (detti anche vertici) che possono essere
collegati tra loro tramite linee dette anche archi, lati, o rami. Un rete elettrica può
quindi essere rappresentata come un grafo dove i collegamenti sono rappresentati
tramite nodi e gli elementi immersi negli archi.

1 Si considera ideale quel conduttore dove sono trascurabili o non si considerano affatto i parametri
parassiti come la sua resistenza intrinseca, capacità e induttanza.
3.1. al c u n e de f i n i z ion i 27

ramo 2 ramo 2
ramo 1

ramo 3
ramo 5 ramo 6 ramo 1 ramo 5 ramo 6 ramo 3

ramo 4
ramo 4
(a) Rete elettrica composta da più elementi (b) Grafo dove gli elementi elettrici pre-
in cui si distinguono nodi e rami. senti nei singoli rami sono stati sostituiti
da altrettanti archi.

Figura 3.2. Equivalenza tra rete elettrica e grafo.

3.2 i due principi di kirch hoff

Uno dei metodi più utilizzati e più noti con cui risolvere una rete elettrica e con cui
determinare le grandezze fisiche che ne spiegano il comportamento, è quello che si
deve al fisico e matematico tedesco Gustav Robert Georg Kirchhoff (Königsberg, 12
marzo 1824 – Berlino, 17 ottobre 1887).
Si tratta di un metodo fondato su due principi che utilizza un sistema di equazioni
che si concentra su nodi e maglie. I nodi sono interessati dalle correnti e le maglie dalle
tensioni.

VR1 VR2

I2 I3 R1 R2

I1 O I
I4
I7
I6
I5

+ + +
E1 E2 E3
(a) Primo Principio di Kirchhoff: correnti (b) Secondo Principio di Kirchhoff: ten-
ai nodi. sioni alle maglie.

Figura 3.3. Primo e secondo Principio di Kirchhoff

Siano quindi le due porzioni di reti elettriche come mostrato in figura 3.3. La figura 3.3a
mostra il nodo “O” che collega sette conduttori attraversati da altrettante correnti. La
28 c a p i t ol o 3 . m e t odi p e r l a r i s olu z ion e de l l e r e t i e l e t t r ic h e

figura 3.3b si concentra invece su una maglia in cui sono presenti tre generatori di
tensione e due resistenze.
Il primo Principio di Kirchhoff considera i nodi e afferma:


la somma delle correnti entranti in un nodo deve sempre uguagliare quella delle


correnti uscenti da quello stesso nodo.

o anche:

“ ”
la somma delle correnti in un nodo è nulla.

Il secondo Principio di Kirchhoff considera invece le maglie:


la somma delle forze elettromotrici presenti in una maglia deve essere pari alla


somma delle cadute di tensione presenti in quella stessa maglia.

Un modo alternativo di considerare il secondo Principio è il seguente:

“ ”
la somma di tutte le tensioni che agiscono o sono presenti in una maglia è nulla

3.2.1 Primo principio di Kirchhoff

Dette I1e , I2e , I3e , . . . , I ne le “n” correnti entranti in un nodo e I1u , I2u , I3u , . . . , Imu le “m”
correnti uscenti da quello stesso nodo, applicando il primo Principio di Kirchhoff al
nodo si ha:
I1e + I2e + I3e + . . . + I ne = I1u + I2u + I3u + . . . + Imu (3.1a)

ovvero:
n
X m
X
Ii = Ij (3.1b)
i=1 j=1

detto “t” il numero delle correnti che entrano ed escono da un nodo, si può anche
scrivere:
t
X
Ik = 0 (3.1c)
k=1

Nel caso di figura 3.3a, si hanno sette conduttori che, uniti elettricamente nel nodo “O”,
vengono percorsi da altrettanti correnti. Osservando la figura si nota che le correnti
3.2. i du e p r i nc i p i di k i rc h hof f 29

I2 , I4 , I6 e I7 entrano nel nodo, mentre le correnti I1 , I3 e I5 se ne allontanano (escono).


Applicando l’equazione 3.1a a tale nodo si può quindi scrivere:

I2 + I4 + I6 + I7 = I1 + I3 + I5 (3.2)

3.2.2 Secondo Principio di Kirchhoff

Dette E1 , E2 , . . . , E n le n forze elettromotrici che agiscono in una maglia, I la corrente


che vi circola e R1 , R2 , . . . , Rm le m resistenze presenti, per il secondo Principio di
Kirchhoff si ha:

± E1 ± E2 ± . . . ± E n = R1 I + R2 I + . . . + R m I (3.3a)

ovvero:
n
X m
X
±Ei = RjI (3.3b)
i=1 j=1

dove nelle 3.3 si assumeranno come positive quelle forze elettromotrici E i che spingono
la corrente I (la corrente ha verso concorde a quelle f.e.m.) e come negative quelle che
vi si oppongono (ovvero quelle che hanno verso discorde alla corrente).
Nel caso di figura 3.3b, si ha una maglia nella quale agiscono le tre f.e.m. E1 , E2 e
E3 tutte con verso concorde (verso sinistra). Il verso della corrente è quindi orario e
concorde con quello delle tre forze elettromotrici. Correnti e f.e.m. saranno quindi
positive. Nella rete sono anche presenti le due resistenze R1 e R2 .
Applicando la 3.3a si scrive:

E1 + E2 + E3 = R1 I + R2 I

Nel caso in cui si voglia conoscere la corrente I si trova:

E1 + E2 + E3
I=
R1 + R2
Siano ora le due maglie di figura 3.4a e 3.4b. Si nota immediatamente che mentre in
entrambe le maglie il verso della f.e.m. di E2 è discorde a quelle di E1 ed E3 , in quella di
sinistra la corrente I è concorde alle f.e.m. E1 , E3 e in quella di destra concorde a E2 .
Il verso della corrente, in realtà, è solo un’ipotesi che deve essere dimostrata o smenti-
ta con i calcoli. Risolvere una maglia significa fare delle ipotesi, e il verso della corrente
è una di queste.
30 c a p i t ol o 3 . m e t odi p e r l a r i s olu z ion e de l l e r e t i e l e t t r ic h e

VR1 VR2 VR1 VR2


R1 R2 R1 R2

I I

+ + + + + +
E1 E2 E3 E1 E2 E3
(a) E2 con verso discorde sia a E1 e E3 sia (b) E2 con verso concorde alla corrente I
alla corrente I . ma discorde a E1 e E3 .

Figura 3.4. Tensioni alle maglie con versi discordi.

I risultati devono essere perciò interpretati. Se il calcolo della corrente porta a un


valore positivo, il verso ipotizzato è corretto, se per converso conduce a un valore
negativo, il verso con cui la corrente circola nella maglia è opposto a quello ipotizzato.
Un modo di scrivere le equazioni alle maglie è quello in cui si assumono come positive
le f.e.m. concordi con il verso della corrente ipotizzato.
Un metodo opposto al precedente, consiste invece nello scrivere le equazioni disinte-
ressandosi del verso della corrente e stabilire, a priori, quali f.e.m. con verso concorde
si assumeranno come positive. Se il verso assegnato alla corrente è concorde a quello
delle f.e.m. assunte come positive, la corrente (e con essa tutte le c.d.t. del tipo R k I ) è
positiva, altrimenti negativa.
Nel primo caso le equazioni che descrivono le due maglie sono:
maglia 3.4a E1 + E3 − E2 = R1 I + R2 I (3.4a)
maglia 3.4b E2 − ( E1 + E3 ) = R1 I + R2 I (3.4b)
Nel secondo caso si ha invece:
maglia 3.4a: E2 positiva e I negativa E2 − ( E1 + E3 ) = −R1 I − R2 I (3.5a)
maglia 3.4b: E1 , E3 positive e I negativa E1 + E3 − E2 = −R1 I − R2 I (3.5b)
È facile notare che moltiplicando primo e secondo membro delle 3.5 per −1 si riottiene
la coppia di equazioni 3.4.
Esercizio 3.2.1 (Calcolo della corrente in una maglia). Sia la maglia di figura 3.4a dove agiscono le
tre batterie collegate in serie E1 = 12V, E2 = 24V e E3 = 48V. Sia ancora R1 = 100Ω e R2 = 220Ω.
Calcolare la corrente I nella maglia, identificarne il verso e calcolare le due c.d.t. VR1 e VR2 provocate
dalle resistenze.
3.2. i du e p r i nc i p i di k i rc h hof f 31

Come da figura, si ipotizza che la corrente scorra nella maglia in senso orario. Le f.e.m. che
hanno verso concorde alla corrente sono E1 ed E3 . Per il secondo principio di Kirchhoff si
scrive:

E1 + E3 − E1 = R1 I + R2 I

esplicitando la corrente si trova:

E1 + E3 − E1 12 + 24 − 48
I= = = −0,0375A = −37,5 mA
R1 + R2 100 + 220
Il reale verso della corrente non è quindi quello ipotizzato ma contrario. Le due c.d.t.
provocate dalle due resistenze sono invece:

VR1 = R1 I = 100·0,0375 = 3,75V


VR2 = R2 I = 220·0,0375 = 8,25V

3.3 reti elettriche con più maglie

Sia la rete elettrica di figura 3.5 composta da due nodi “M” e “N” e da tre rami in cui
sono presenti:
• ramo a sinistra (MABN): generatore di tensione E1 e resistenza R1 ;
• ramo centrale (MN): resistenza R3 ;
• ramo a sinistra (MCDN): generatore di tensione E2 e resistenza R2 .
Si osserva facilmente che la rete non è
R1 R2
più composta da un unico anello chiuso A M C
come le precedenti, ma presente anche I1 I2
un ramo centrale che divide idealmente
+ +
in due il circuito. La presenza dei nodi E1 R3 E2
M ed N non facilita inoltre le cose per-
I3
ché proprio quei nodi sono attraversati
da correnti che entrano ed escono. B N D
La rete può essere risolta adottando
Figura 3.5. Rete elettrica composta da due
contemporaneamente i due Principi di nodi e tre lati (rami).
Kirchhoff sino a costruire un sistema
composto da un adatto numero di equazioni. Tenuto conto che ogni lato o ramo della
maglia è attraversato da una corrente, occorre scrivere un esatto numero di equazioni
che saranno divise tra equazioni ai nodi (correnti) ed equazioni alle maglie (tensioni).
32 c a p i t ol o 3 . m e t odi p e r l a r i s olu z ion e de l l e r e t i e l e t t r ic h e

Detto “n” il numero dei nodi presenti nella rete, “l” il numero dei suoi lati e indicato
con “en ” il numero delle equazioni ai nodi e con “em ” il numero delle equazioni alle
maglie si ha:
en = n − 1 (3.6)
em = 1 + l − n (3.7)
Dopo aver stabilito il numero delle equazioni, si devono scegliere i nodi e le maglie
alle quali applicare il primo e il secondo Principio di Kirchhoff. Non esistono criteri di
scelta particolari se non quelli che permettono di scrivere equazioni meno complesse,
specie quando si tratta di scegliere le maglie.
 R1 ... E1   R1   R2 ... E2 
La rete di figura 3.5 possiede due nodi (“M” e “N”) e tre lati ( M ABN , MN e MCDN ).
Il numero delle equazioni ai nodi e alle maglie è:
en = n − 1 = 2 − 1 = 1
em = 1 + l − n = 1 + 3 − 2 = 2
Occorre quindi impostare un sistema composto da tre equazioni: una per i nodi (si
sceglierà il nodo “M” oppure “N”) e due per le maglie che occorrerà scegliere tra le tre
possibili2 :
 
• maglia AMN B composta dalla batteria E1 e dalle resistenze R1 e R3 ;
 
• maglia CMN D composta dalla batteria E3 e dalle resistenze R2 e R3 ;
 
• maglia ACDB composta dalle batterie E1 ed E2 e dalle resistenze R1 e R2 .
Esercizio 3.3.1 (Calcolo delle correnti della rete di figura 3.5). Sia la rete elettrica di figura 3.5 con
E1 = 10V, E2 = 12V e R1 = 4Ω, R2 = 6Ω e R3 = 8Ω.
Calcolare le correnti I1 , I2 e I3 che scorrono nei rami indicati in figura e le tensioni VR1 , VR2 e VMN
presenti ai capi delle resistenze R1 , R2 e R3 .
Ripetere il calcolo delle solo correnti scegliendo la maglia precedentemente esclusa.
Il numero delle equazioni ai nodi e alle maglie è:
en = n − 1 = 2 − 1 = 1
em = 1 + l − n = 1 + 3 − 2 = 2
Per l’equazione ai nodi (primo Principio di Kirchhoff) si sceglie il nodo “M”. Ricordando che la
somma delle correnti entranti in un nodo deve essere uguale a quella delle correnti uscenti si scriverà:
I1 + I2 = I3

2 Si ricordi che una maglia è essenzialmente una sottorete della rete data configurata come un circuito
chiuso (topologicamente un anello) privo di rami che lo sezionano.
3.3. re t i e l e t t r ic h e c on p i ù m ag l i e 33

   
Per l’equazione alle maglie (secondo Principio di Kirchhoff) si scelgono la AMN B e la CMN D.
Ricordando ancora che la somma (algebrica)! delle f.e.m. deve uguagliare quella delle c.d.t. si ha:

E1 = R1 I1 + R3 I3
 
maglia AMN B
E2 = R2 I2 + R3 I3
 
maglia CMN D

Le tre equazioni formano un sistema dove le correnti sono le tre incognite da calcolare:




 I1 + I2 = I3 


 I1 + I2 = I3
 E1 = R1 I1 + R3 I3
  10 = 4 I1 + 8 I3

 
E = R I + R I

  12 = 6 I + 8 I


 2 2 2 3 3  2 3

Risolvendo il sistema si trova:

I1 = 0,423A
I2 = 0,615A
I3 = 1,038A

Le tensioni misurabili ai capi delle tre resistenze si calcolano applicando la legge di Ohm:

VR1 = R1 I1 = 4·0,423 = 1,69V


VR2 = R2 I2 = 6·0,615 = 3,69V
VMN = R3 I3 = 8·1,038 = 8,3V

Si dimostra ora che i valori


 delle
 correnti non dipendono dalle maglie scelte. Si scelgono ora le
due maglie AMN B e ACDB. La prima maglia, come già visto, è composta dalla batteria E1 e
dalla resistenza R1 . La seconda maglia, che comprende praticamente tutto il perimetro esterno
della rete, comprende invece le due batterie E1 ed E2 e le due resistenze R1 e R2 .
Considerando positiva la f.e.m. di E1 e le correnti che hanno il medesimo verso (ossia orario),
le due equazioni alle maglie sono:

E1 = R1 I1 + R3 I3
 
maglia AMN B
E1 − E2 = R1 I1 − R2 I2
 
maglia ACDB

Si riscrive quindi il sistema (includendo ovviamente l’equazione al nodo “M”) che, risolto,
conduce ai valori precedentemente calcolati:




 I1 + I2 = I3 


 I1 + I2 = I3
 E1 = R1 I1 + R3 I3
  10 = 4 I1 + 8 I3

 
E − E = R I − R I

  10 − 12 = 4 I − 6 I


 1 2 1 1 2 2  1 2
34 c a p i t ol o 3 . m e t odi p e r l a r i s olu z ion e de l l e r e t i e l e t t r ic h e

3.3.1 Reti elettriche con più di tre rami

I due Principi di Kirchhoff, naturalmente, possono essere usati per risolvere reti elettri-
che ben più complesse di quelle simili, per numero di rami, alla 3.5 (vedi pag. 31). Quello
che serve è solo la pazienza e l’attenzione necessaria con cui risolvere un sistema di
equazioni dove compaiono quattro o più incognite.

Esercizio 3.3.2. Data la rete elettrica di figura 3.6, calcolare tutte le correnti che scorrono nei rami e le
tensioni VMN , VNO , VOP e VMP .
Dati:
E1 = 10V R c = 8Ω R g = 10Ω
E2 = 12V R d = 2Ω R h = 8Ω
R a = 4Ω R e = 4Ω
R b = 6Ω R f = 14Ω
Ra M Rb N Rc

I1 I2 I3
+ +
E1 Rg Rh E2
I4 I5
I1 I6 I3
Rf P Re O Rd

Figura 3.6. Rete elettrica con sei lati e quattro nodi.

La rete ha quattro nodi e sei rami. Il numero delle equazioni ai nodi e alle maglie è:

en = n − 1 = 4 − 1 = 3
em = 1 + l − n = 1 + 6 − 4 = 3

Per le correnti si scelgono i nodi “M”, “N” e “O”. Per il primo Principio di Kirchhoff si ha:

nodo “M” I1 = I2 + I4
nodo “N”: I2 + I3 = I5 (3.8a)
nodo “O”: I5 = I3 + I6 (3.8b)
     
Per le maglie si scelgono le AMPB, MNOP e CNOD. Per il secondo principio si ha quindi:

E1 = R a I1 + R g I4 + R f I1
 
maglia AMPB
0 = R b I2 + R h I5 + R e I6 − R g I4
 
maglia MNOP
E2 = R c I3 + R h I5 + R d I3
 
maglia CNOD
3.3. re t i e l e t t r ic h e c on p i ù m ag l i e 35

Il sistema risolvente è quindi3 :




 I1 = I2 + I4 

 I1 = I2 + I4
 
I2 + I3 = I5 I2 + I3 = I5


 




 


 I5 = I3 + I6  I5 = I3 + I6


 


 



 E1 = R a I1 + R g I4 + R f I1 


 10 = 4 I1 + 10 I4 + 14 I1
0 = R b I2 + R h I5 + R e I6 − R g I4 0 = 6 I2 + 8 I5 + 4 I6 − 10 I4


 




 



E = R I + R I + R I
 
 12 = 8 I + 8 I + 2 I

 2 c 3 h 5 d 3  3 5 3

Risolto il sistema si trovano i valori:

I1 = 0,327A
I2 = −0,084A
I3 = 0,704A
I4 = 0,411A
I5 = 0,619A
I6 = −0,084A

Notare il segno negativo delle due correnti I2 e I6 a indicare che il verso non è quello ipotizzato
ma opposto. Si noti ancora che le due correnti sono in realtà la stessa corrente perché, ricordando
quanto scritto per le correnti ai nodi “N” e “O” (vedi equazioni 3.8a e 3.8b a pag. 34):

nodo “N”: I2 + I3 = I5
nodo “O”: I5 = I3 + I6

esplicitando le due correnti I2 e I6 si trova:

nodo “N”: I2 = I5 − I3
nodo “O”: I6 = I5 − I3
i secondi membri delle due correnti coincidono, quindi I2 e I6 sono in realtà la stessa corrente4 .
Si calcolano infine le tensioni VMN , VNO , VOP e VMP :

VMN = Rb I2 = 6·(−0,084) = −0,504V


VNO = Rh I5 = 8·0,619 = 4,952V
VOP = Re I6 = 4·(−0,084) = −0,336V
VMP = R g I4 = 10·0,411 = 4,11V

3 Si parla ancora di sistema di equazioni, ma sarebbe più opportuno l’uso del calcolo matriciale che, per
ovvie ragioni, non viene utilizzato.
4 Si poteva dimostrare l’identità considerando i nodi “M”e “P”.
36 c a p i t ol o 3 . m e t odi p e r l a r i s olu z ion e de l l e r e t i e l e t t r ic h e

I valori negativi delle tensioni VMN e VOP indicano che le polarità sono opposte. Si scriverà
quindi:
VMN = −0,504V ⇒ VN M = 0,504V
VOP = −0,336V ⇒ VPO = 0,336V

3.3.2 Significato topologico del numero di equazioni ai nodi e alle maglie

Si è visto come un rete elettrica può essere rappresentata tramite un grafo i cui archi
sostituiscono i lati del circuito (vedi figura 3.2 a pag. 27).
Si è anche visto come il numero delle equazioni ai nodi e alle maglie (primo e secondo
Principio di Kirchhoff) dipenda proprio dal numero dei nodi e dei lati presenti nella
rete elettrica.
Considerato quindi che il numero delle equazione dipende dal numero dei nodi e
dei lati della rete elettrica, posto che questa può essere rappresentata tramite i nodi e i
rami (o lati) del grafo equivalente, per proprietà transitiva, il numero delle equazioni ai
nodi e alle maglie dipende anche dal numero dei nodi e dei rami del grafo.

A A A

C B C B C B
(a) Rete elettrica formata da (b) Grafo equivalete della (c) Numero delle equazioni
tre nodi e cinque rami. rete. alle maglie: archi tratteggia-
ti; numero delle equazioni ai
nodi: archi in linaa piena.

Figura 3.7. Rete elettrica e grafo con cui determinare il numero delle equazioni ai
nodi e alle maglie

Sia quindi la rete di figura 3.7a composta da cinque rami (non ha importanza se
composti da resistenze, generatori è entrambi) e tre nodi “A”, “B” e “C”.
Il numero delle equazioni ai nodi e alle maglie è:
en = n − 1 = 3 − 1 = 2
em = 1 + l − n = 1 + 5 − 3 = 3
Tale rete, come già detto e fatto prima, può essere sostituita da un grafo composto dallo
stesso numero di nodi e di rami come in figura 3.7b.
3.3. re t i e l e t t r ic h e c on p i ù m ag l i e 37

Ebbene, esiste un’equivalenza per così dire topografica tra il numero delle equazioni e
il grafo, che consiste nell’eliminare tutti quei suoi rami in modo da ottenere una struttura
ramificata aperta, ovvero priva di anelli o chiusure come mostrato in figura 3.7c.
Nel caso particolare delle figure 3.7, i rami che aprono la struttura sono tre e sono
quelli evidenziati con il tratteggio.
Si ha quindi che:


il numero delle equazioni alle maglie coincide con il numero dei rami che occorre
eliminare per aprire totalmente il grafo. Il numero delle equazioni ai nodi


coincide invece con i rami dell’albero che rimane.

3.4 metodo di maxwell o delle correnti di circolazione

Tale metodo, pur sfruttando ancora i Principi di Kirchhoff, permette di risolvere una
rete elettrica grazie a un sistema composto dalle sole equazioni alle maglie.
Il vantaggio è evidente. Anziché risolvere un sistema composto da en + em incognite
(equazioni ai nodi + equazioni alle maglie), si affronta un sistema con sole “em ” incognite.
La semplificazione consiste nel sostituire le reali correnti che percorrono i rami della
rete, con altre correnti fittizie che circolano nelle maglie considerate.
Il passaggio dalle correnti fittizie a quelle reali, viene poi fatto confrontando la rete
percorsa da quest’ultime con la rete dove circolano le altre.

Ra M Rb N Rc A Ra M Rb N Rc C
I1 I2 I3 Ic
+ + + +
E1 Rg Rh E2 E1 Rg Rh E2
I4 I5
I1 I6 I3 Ia Ib

Rf P Re O Rd B Rf P Re O Rd D

(a) Rete elettrica dove sono presenti le reali (b) Rete elettrica equivalente dove le correnti
correnti che scorrono nei sei rami. reali sono state sostituite da correnti fittizie
dette di circolazione.

Figura 3.8. Rete risolta con il metodo delle correnti di circolazione.

Consideriamo ancora una volta l’esercizio 3.3.2 a pag. 34. Si tratta di una rete elettrica
composta da sei lati e quattro nodi.
Come si è visto, per il calcolo delle correnti è stato necessario impostare un sistema
composto da ben sei (6) equazioni. Sistema il cui calcolo, anche se non teoricamente
difficoltoso, richiede attenzione, specie se condotto con il classico e lungo metodo di
sostituzione.
38 c a p i t ol o 3 . m e t odi p e r l a r i s olu z ion e de l l e r e t i e l e t t r ic h e

Siano quindi le due reti di figura 3.8. In quella di sinistra (3.8a) compaiono le reali
correnti I1, . . . I6 che percorrono i sei rami, in quella di destra (3.8b) le correnti fittizie I a ,
Ib e I c che circolano nelle tre maglie “AMPB”, “MNOP” e “CNOD” scelte.
Come detto la rete possiede quattro nodi e sei rami. Il numero delle equazioni alle
maglie è:

em = 1 + l − n = 1 + 6 − 4 = 3
Applicando il secondo Principio di Kirchhoff alle maglie “AMPB”, “MNOP” e “CNOD”
della rete di figura 3.8b si ha:

E1 = R a I a + R g ( I a − I b ) + R f I a
 
maglia AMPB:
0 = Rb Ib + Rh ( Ib + Ic ) + Re Ib + Rg ( Ib − Ia )
 
maglia MNOP :
E2 = R c I c + R h ( I b + I c ) + R d I c
 
maglia CNOD:

e ordinando:

I a ( R a + R g + R f ) − R g I b = E1
 
maglia AMPB:
Ib (Rb + Re + Rg + Rh ) + Rh Ic − Rg Ia = 0
 
maglia MNOP :
I c ( R c + R d + R h ) + R h I b = E2
 
maglia CNOD:

Il sistema risolvente delle correnti I a , Ib e I c è:





 I a ( R a + R g + R f ) − R g I b = E1 


 I a (4 + 10 + 14) − 10 Ib = 10
 Ib (Rb + Re + Rg + Rh ) + Rh Ic − Rg Ia = 0
  Ib (6 + 4 + 10 + 8) + 8 I c − 10 I a = 0

 
 I c ( R c + R d + R h ) + R h I b = E2

  I c (8 + 2 + 8) + 8 Ib = 12


 



 28 I a − 10 Ib = 10
 28 Ib + 8 I c − 10 I a = 0


 18 I c + 8 Ib = 12



Risolvendo il sistema si trovano i tre valori di corrente:

I a = 0,327A
Ib = −0,084A
I c = 0,704A
Il calcolo delle reali correnti che scorrono nei sei rami viene svolto per confronto. Si
considerano uno a uno i rami della rete di figura 3.8a e li si confronta con la maglia dove
scorre la corrente fittizia.
3.4. me t od o di m a x w e l l o de l l e c or r e n t i di c i rc ol a z ion e 39

Si consideri la corrente I1 che scorre nel ramo formato da E1 –R a –R f . Tale corrente


 
scorre sia in R a sia in R f . Da un confronto con la maglia AMPB delle correnti di circo-
lazione, si osserva che sia in R a sia in R f , scorre la sola corrente di circolazione I a . Si
deduce quindi che I1 = I a .
Applicando lo stesso procedimento ai sei rami si trova:

I1 = I a = 0,327A
I2 = Ib = −0,084A
I3 = I c = 0,704A
I4 = I a − Ib = 0,327 − (−0,084) = 0,327 + 0,084 = 0,411A
I5 = Ib + I c = −0,084 + 0,704 = 0,619A
I6 = Ib = I 2 = −0,084A

La corrente I4 attraversa la resistenza R g che per confronto (vedi figura 3.8b) è attraversa-
ta anche dalle due correnti I a (stesso verso di I4 ) e Ib (con verso opposto). Sovrapponendo
i due effetti si trova quindi che I4 = I a − Ib .
Analogamente, I5 che scorre in Rh è la somma degli effetti determinati dalle due
correnti Ib e I c che attraversano Rh nello stesso verso della corrente reale I5 . L’effetto
risultante è allora I5 = Ib + I c .

3.5 metodo di sovrapposizione degli effetti

Il metodo o principio di sovrapposizione degli effetti trova applicazione in quelle reti


elettriche in cui agiscono due o più generatori di tensione o di corrente.
Tale metodo afferma che:


in una rete elettrica in cui agiscono due o più generatori, la corrente circolante
in un suo qualsiasi punto può considerarsi come la somma delle correnti fittizie
agenti in quel medesimo punto e dovute all’azione dei generatori agenti però


separatamente.

Per annullare l’effetto determinato dall’azione contemporanea dei generatori (siano


essi di tensione o corrente), occorre sostituire quelli di tensione con un carico ohmico
nullo e quelli di corrente con un carico ohmico infinito, ovvero:

• cortocircuitare i generatori di tensione;


• aprire quelli di corrente.

Si ottengono quindi una serie di circuiti elementari (tanti quanto sono il numero
dei generatori) in cui è presente un solo generatore. Le reali correnti sono perciò
40 c a p i t ol o 3 . m e t odi p e r l a r i s olu z ion e de l l e r e t i e l e t t r ic h e

determinate dalle somme algebriche delle correnti fittizie che agiscono nei rispettivi
rami.
Il ramo di ciascun circuito elementare è percorso dalla rispettiva corrente fittizia,
mentre le correnti reali non sono altro che la sovrapposizione5 di quelle fittizie.

A A A

I1 I'1
R1 I2 R2 R1 R2 R1 I"2 R2

= +
+ + + +
RL RL RL
E1 E2 E1 E2

I1 I2 I'1
I'2 I"1
IL I'L I"L
B B B
(a) Rete elettrica con i (b) Rete elementare con il (c) Rete elementare
due generatori E1 ed E2 . generatore E2 soppresso. con il generatore E1
soppresso.

Figura 3.9. Principio di sovrapposizione degli effetti: la rete a sinistra viene scomposta
in due reti elementari.

Sia la rete elettrica di figura 3.9 dove E1 = 12V, E2 = 9V, R1 = 4Ω, R2 = 10Ω,
R L = 8Ω. Determinare le correnti I1 , I2 , I L e la tensione VAB .
Si sopprime, ovvero si cortocircuita, il generatore E2 in modo da trasformare la rete
di figura 3.9a nella rete di figura 3.9b dove è presente il solo generatore E1 .
Si ricava quindi un circuito elementare, risolvibile applicando le regole basilari della
legge di Ohm e delle resistenze in serie e in parallelo.
Si osserva che le due resistenze R2 e R L sono collegate in un parallelo che si trova poi
in serie con la resistenza R1 . La resistenza totale del circuito è quindi la somma della
resistenza del parallelo e R1 :
R2 · R L 10·8
R P2L = = = 4,44Ω
R2 + R L 10 + 8
La resistenza totale è:

RT0 = R1 + R P2L = 4 + 4,44 = 8,44Ω


La corrente I10 erogata da E1 è:
E1 12
I10 = 0 = = 1,42A
RT 8,44

5 Con tale termine si deve quindi intendere la somma algebrica.


3.5. me t od o di s ov r a p p o s i z ion e de g l i e f f e t t i 41

Considerato che la resistenza equivalente del parallelo R P2L e R1 sono in serie, la


corrente I10 percorre anche la R P2L provocando una c.d.t. che indicheremo con VAB
0 :

0
VAB = R P2L · I10 = 4,44·1,42 = 6,3V

Tale tensione è applicata, come detto, al parallelo e quindi agisce sia ai capi di R2
sia a quelli di R L . Sotto l’effetto di tale tensione, le correnti I20 e I L0 che attraversano
rispettivamente le due resistenze sono:
0
VAB 6,3
I20 = = = 0,63A
R2 10
V0 6,3
I L0 = AB = = 0,79A
RL 8
Con un procedimento simile, si calcolano ora le correnti e le tensioni relative al
circuito di figura 3.9c. Si sopprime (cortocircuita) quindi il generatore E1 :
Il parallelo è ora composto da R1 e R L che è posto in serie alla resistenza R2 :
R1 · R L 4·8
R P1L = = = 2,67Ω
R1 + R L 4 + 8

La resistenza totale è:

RT00 = R2 + R P1L = 10 + 2,67 = 12,67Ω

La corrente I200 erogata da E2 è:

E2 9
I200 = 00 = = 0,71A
RT 12,67

La resistenza equivalente del parallelo R P1L e R2 sono collegate in serie; la corrente


I200 che percorre anche la R P1L , provoca quindi la c.d.t.:
00
VAB = R P1L · I200 = 2,67·0,71 = 1,9V

Tale tensione, presente ai capi del parallelo, agisce sia su R1 sia su R L . Le correnti I100
e I L00 che attraversano le due resistenze sono:
00
VAB 1,9
I100= = = 0,48A
R1 4
00
VAB 1,9
IL =
00
= = 0,24A
RL 8
42 c a p i t ol o 3 . m e t odi p e r l a r i s olu z ion e de l l e r e t i e l e t t r ic h e

Una volta calcolate tutte le correnti dei due circuiti 3.9b e 3.9c si possono calcolare,
sovrapponendoli, le reali correnti I1 , I2 e I L presenti nella rete data.
Si osserva quindi che il ramo A– R1 – E1 –B è attraversato in senso orario sia da I1 sia
da I10 , mentre la corrente I100 lo percorre con verso opposto. La corrente I1 vale quindi:

I1 = I10 − I100 = 1,42 − 0,48 = 0,94A

Nel ramo A– R2 – E2 –B scorre invece la corrente I2 che ha verso concorde a I200 e


discorde a I20 :

I2 = I200 − I20 = 0,71 − 0,63 = 0,08A

La corrente I L che scorre nel ramo in cui è presente la resistenza R L è data dal
contributo di I L0 e I L00. Osservando che tutte le correnti hanno verso concorde si trova:

I L = I L0 + I L00 = 0,79 + 0,24 = 1,03A

La tensione VAB si può ricavare in uno dei due modi:

VAB = R L · I L = 8·1,03 = 8,24V


VAB = VAB
0
+ VAB
00
= 6,3 + 1,9 = 8,2V

Esercizio 3.5.1. Sia la rete di figura 3.10a dove due generatori di tensione E1 = 15V ed E2 = 24V
alimentano una carico con resistenza interna R L = 2Ω.
Ogni generatore ha una resistenza collegata in serie i cui rispettivi valori sono R1 = 8Ω e R2 = 10Ω.
Prestando la dovuta attenzione alle polarità di E1 ed E2 , calcolare la corrente I L che attraversa la
resistenza di carico R L e la tensione VAB presente ai suoi capi.

A A A

I''L
R1 E2 R1 R1 E2
+ +

E1
+
R2
RL
= E1
+
R2
RL
+ R2
RL

IL I'L

B B B
(a) I generatori E1 ed E2 (b) Rete elementare con il (c) Rete elementare con
sono orientati in modo generatore E2 soppresso. il generatore E1 sop-
opposto. presso.

Figura 3.10. Sovrapposizione degli effetti: rete reale, rete con E2 soppressa e rete con
E1 soppressa.
3.5. me t od o di s ov r a p p o s i z ion e de g l i e f f e t t i 43

La prima cosa da notare è che i generatori sono orientati diversamente e che le loro f.e.m.,
contrariamente a quanto si possa credere, sono concordi6 . Si supporrà la I L circolante come
indicato in figura 3.10a.
Si elimina quindi E2 in modo da trasformare la rete data nel circuito di figura 3.10b. Il
generatore E1 imporrà alla corrente I L0 un verso orario.
Il circuito è formato dal parallelo delle due resistenze R2 e R L che si trovano in serie con la
resistenza R1 . La resistenza totale del circuito è quindi:
R2 · R L 10·2
R 0P = = = 1,67Ω
R2 + R L 10 + 2
RT0 = R1 + R 0P = 8 + 1,67 = 9,67Ω
La corrente IT0 erogata dal generatore è:
E1 15
IT0 = = = 1,55A
RT0 9,67
Tale corrente attraversa la serie composta da R1 e dalla resistenza del parallelo R 0P . Su
0
quest’ultima è presente la c.d.t. VAB
0
VAB = R 0P · IT0 = 1,67·1,55 = 2,59V
La corrente I L0 che scorre in R L è quindi:
0
VAB 2,59
I L0 = = = 1,3A
RL 2
Consideriamo ora il circuito di figura 3.10c dove ad essere eliminato è ora il generatore E1 .
La corrente I L00 che attraversa R L si muove in senso antiorario. Si ha ora un parallelo formato
dalle due resistenze R1 e R L che si trova in serie alla resistenza R2 :
R1 · R L 8·2
R 00P = = = 1,6Ω
R1 + R L 8 + 2
RT00 = R2 + R 00P = 10 + 1,6 = 11,6Ω
La corrente IT00 erogata da E2 è:
E2 24
IT00 = 00 = = 2,07A
RT 11,6
In modo simile a quanto già calcolato, I L00 attraversa la serie R2 –R 00 P . Tenendo conto del verso
della f.e.m. e della corrente I L00, la c.d.t. sul parallelo è VBA
00 (i pedici indicano infatti che ora il

punto a potenziale più alto è “B”):


00
VBA = R 00
P · IT = 1,6·2,07 = 3,31V
00

6 Basta considerare la prima maglia A–R1 – E1 –B– R2 – E2 –A di figura 3.10a per accorgersi che i due
generatori impongono alla corrente un movimento orario.
44 c a p i t ol o 3 . m e t odi p e r l a r i s olu z ion e de l l e r e t i e l e t t r ic h e

La corrente I L00 che scorre in R L è:


00
VBA 3,31
I L00 = = = 1,66A
RL 2

Si possiedono ora tutte le informazioni necessarie per calcolare la I L reale e la tensione VAB .
Tenendo conto che il verso di I L è concorde a I L0 ma discorde a I L00 si trova:

I L = I L0 − I L00 = 1,3 − 1,66 = −0,36A

dove il segno negativo indica che il reale verso di I L è opposto a quello ipotizzato (In pratica
coincide con quello di I L00).
La tensione VAB (in realtà VBA considerato il verso di I L ) è calcolata in uno dei due modi:

VAB = R L · I L = 2·0,36 = 0,72V


VAB = VAB
0 00
− VBA = 2,59 − 3,31 = −0,72V

Il segno negativo indica che il punto punto a potenziale più alto è in realtà “B”. La tensione ai
capi di R L si dovrebbe indicare più correttamente come VBA = 0,72V.

3.6 generatori di corrente e generatori di tensione

In fisica un generatore è definito come un dispositivo in grado di produrre una


determinata energia partendo da altre forme di energia.
Rientrano nella categoria dei generatori i motori a combustione interna, macchine in
grado di convertire l’energia chimica della miscela aria-combustibile in lavoro mec-
canico. È un generatore una pila perché converte energia chimica in energia elettrica.
Lo è anche una dinamo o un alternatore perché converte energia meccanica in energia
elettrica.
Non sono invece generatori i trasformatori o gli alimentatori elettrici perché l’energia
in ingresso possiede la stessa natura di quella in uscita7 .
Un generatore di tensione o di corrente è essenzialmente un trasformatore (bipolare,
tripolare, ecc. . . ) di energia, la cui fonte energetica di ingresso (chimica, meccanica,
solare, acustica ecc. . . ) viene convertita in una capace di muovere un flusso di elettroni.
In particolare si definiscono:

7 Nel caso degli alimentatori si potrebbe obiettare che si tratta di dispositivi in grado di trasformare energie
elettriche da una particolare forma a un’altra (per esempio da sinusoidale in continua). Questo perché si
confonde la forma, ovvero l’andamento con cui si presenta un’energia, con la sua natura implicita.
3.6. ge n e r at or i di c or r e n t e e g e n e r at or i di t e n s ion e 45


generatore di tensione: dispositivo in grado di mantenere ai suoi morsetti
una differenza di potenziale indipendente dalle variazioni di corrente. I
generatori reali di tensione sono caratterizzati da una resistenza interna


R i posta in serie al generatore stesso;


generatore di corrente ideale: dispositivo in grado di erogare una corrente
costante indipendente dalle variazioni di tensione. I generatori reali di
corrente sono caratterizzati da una resistenza interna R i posta in parallelo


al generatore stesso.

A A
E
Ri I0 = Ri

I0 Ri
E
E = Ri · I0
B B

Figura 3.11. Equivalenza tra un generatore di tensione e un generatore di corrente

I circuiti di figura 3.11 mettono in evidenza come sia possibile passare da un generatore
equivalente a un altro applicando semplicemente la legge di Ohm.
Il circuito di sinistra è un generatore di tensione E caratterizzato da resistenza interna
R i posta in serie; il circuito di destra è un generatore di corrente I0 dotato di resistenza
interna R i collegata in parallelo.
Detta quindi E la forza elettromotrice del generatore di tensione che stabilisce una
differenza di potenziale ai suoi morsetti, I0 la corrente erogata costantemente dal
generatore di corrente e R i le rispettive resistenze interne, il passaggio da un generatore
all’altro è determinato dalle:
E
da generatore di tensione a generatore di corrente: I0 = (3.9)
Ri
da generatore di corrente a generatore di tensione: E = R i · I0 (3.10)

3.7 teorema di millman

Il teorema di Millman permette di risolvere reti elettriche complesse se e solo se è


composta da due soli nodi.
La limitazione, anche se importante, permette comunque di risolvere reti composte
da un numero di maglie qualsiasi come per esempio quella di figura 3.12.
46 c a p i t ol o 3 . m e t odi p e r l a r i s olu z ion e de l l e r e t i e l e t t r ic h e

A1 A2 A3 A4 A5 An−1 An

B1 B2 B3 B4 B5 Bn−1 Bn
Figura 3.12. Rete composta da due soli nodi e da un numero qualsiasi di maglie.

Le connessioni elettriche indicate con i punti A1, A2, . . . , An−1, An e


B1, B2, . . . , Bn−1, Bn , non devono essere confuse con i nodi. Le prime indicano
semplicemente collegamenti elettrici, distinti o meno, il cui numero o posizione non
modificano la tipologia della rete; i secondi possono invece definirsi distinti se e solo
se fra essi non è presente alcun elemento elettrico (attivo o passivo e trascurando
ovviamente la resistenza dei conduttori).
Segue quindi che le connessioni elettriche A1, A2, . . . , An−1, An e B1, B2, . . . , Bn−1, Bn
non sono nodi distinti ma due soli distinti nodi. Unendo infatti le connessioni elettriche
superiori in un unico nodo A e quelle inferiori nel nodo B, la rete continua conservare
le proprie caratteristiche elettriche e topologiche.

I1 I2 I3 In

I01 R1 I02 R2 I03 R3 I0n Rn

Figura 3.13. Rete composta da n generatori di corrente, n rami o lati e 2 nodi.

Sia quindi la rete di figura 3.13 composta da n lati, n generatori di corrente e i due
nodi “A” e “B”.
Per semplicità tutti i generatori erogano le correnti I01, I02, . . . , I0n verso il nodo “A”,
mentre le resistenze assorbono corrente secondo in versi indicati con I1, I2, . . . , I n .
3.7. te or e m a di m i l l m a n 47

Applicando il primo principio di Kirchhoff al nodo “A” si ha:

I01 + I02 + I03 + . . . + I0n = I1 + I2 + I3 + . . . + I n (3.11)

La tensione VAB misurata tra i nodi “A” e “B” è quella presente ai capi di ciascua
resistenza, si ha quindi:

VAB = R1 I1 = R2 I2 = R3 I3 = R n I n

che si può scrivere anche come:

VAB = R1 I1 ; VAB = R2 I2 ; VAB = R3 I3 ; VAB = R n I n (3.12)

esplicitando le correnti assorbite dalle correnti:

VAB VAB VAB VAB


I1 = ; I2 = ; I3 = ; In = (3.13)
R1 R2 R3 Rn

sostituendo le correnti così ricavate nell’equazione 3.11 si ha:

VAB VAB VAB VAB


I01 + I02 + I03 + . . . + I0n = + + +...+ (3.14)
R1 R2 R3 Rn

con pochi passaggi si ricava infine la tensione VAB :

I01 + I02 + I03 + . . . + I0n


VAB = (3.15)
1 1 1 1
+ + +···+
R1 R2 R3 Rn

Generalizzando si può quindi scrivere:


Pn
i=1 I0i
VAB = (3.16)
Pn 1
i=1 Ri


La tensione presente ai capi di una rete composta da due nodi e “n” lati è data
dal rapporto tra la somma algebrica delle correnti dei generatori e la somma


dell’inverso delle resistenze;
48 c a p i t ol o 3 . m e t odi p e r l a r i s olu z ion e de l l e r e t i e l e t t r ic h e

Ricordando l’equivalenza tra un generatore di corrente e uno di tensione e come sia


possibile passare da uno all’altro (equazioni 3.9 a pag. 45) si può scrivere:
E1 E2 E3 En
I01 = ; I02 = ; I03 = ; . . . ; I 0n =
R1 R2 R3 Rn
8
ovvero ogni generatore di corrente di tipo I oi può essere sostituito con un generatore
di tensione E i con in serie la rispettiva resistenza R i .
Sostituendo quindi le correnti dei generatori nell’equazione 3.15 si trova:
E1 E2 E3 En
+ + +...+
R R2 R3 Rn
VAB = 1 (3.17)
1 1 1 1
+ + +···+
R1 R2 R3 Rn
che generalizzata diventa:
Pn E i
i=1 R
i
VAB = (3.18)
Pn 1
i=1 R
i

I1 I2 I3 In

R1 R2 R3 Rn

E1 E2 E3 En

Figura 3.14. Stessa rete di figura 3.13 con generatori di tensione.

Si ottiene infine la rete di figura 3.14 dove i generatori di corrente sono stati sostituiti
con gli equivalenti generatori di tensione. Come si vedrà negli esercizi successivi,
l’applicazione pratica del teorema di Millman non comporta particolari complicazioni
se non quella di attribuire il corretto segno algebrico a quelle f.e.m. e correnti che hanno
verso discorde a quello assunto come di riferimento (positivo).

8 Dove “i” è un indice che varia tra 1 e n.


3.7. te or e m a di m i l l m a n 49

3.7.1 Esercizi

Tra gli esercizi proposti, alcuni sono stati risolti e commentati nelle pagine precedenti.
Si vedrà quindi come alcuni calcoli possono essere semplificati o abbreviati ricorrendo
proprio al teorema di Millman.
Esercizio 3.7.1. Sia la rete elettrica di figura 3.15a composta da due nodi e tre lati. Pur non cambiando
nulla dal punto di vista elettrico e topologico, La figura 3.15b applica solo e unicamente una trasformazione
geometrica con cui facilitare la diretta applicazione del teorema di Millman.
Sapendo che E1 = 10V, E2 = 12V e R1 = 4Ω, R2 = 6Ω e R3 = 8Ω, calcolare le correnti I1, I2, I3
e la tension2 VMN . Confrontare infine i risultati con quelli dell’esercizio 3.3.1 a pag. 32.

R1 M R2 M
I1 I2
I1 I2

E1 R3 E2 R1 R3 R2
I3 E1 I3 E2

N N
(a) Rete elettrica con due noti e tre lati. (b) Stesso circuito di destra dove viene mes-
sa in evidenza la topologia simile a quella
di figura 3.14.

Figura 3.15. Teorema di Millman applicato a una rete con due nodi e tre lati.

La tensione VMN si calcola applicando Millman (equazione 3.17). Si decide quale sarà il verso
della o delle f.e.m. presa come riferimento che, nel caso in questione, è per entrambe identico:
E1 E2 10 12
+ +
R1 R2
VMN = = 4 6 = 8,31V
1 1 1 1 1 1
+ + + +
R1 R2 R3 4 6 8
Si noti come a numeratore non esista un rapporto del tipo RE3 , perché nel ramo di R3 non è
presente alcun generatore. In tal caso si assume implicitamente un generatore con f.e.m. nulla.
Le correnti che scorrono nei tre rami sono quindi:
E1 − VMN 10 − 8,31
I1 = = = 0,422A
R1 4
E2 − VMN 12 − 8,31
I2 = = = 0,615A
R2 6
VMN 8,31
I3 = = = 1,04A
R3 8
50 c a p i t ol o 3 . m e t odi p e r l a r i s olu z ion e de l l e r e t i e l e t t r ic h e

Esercizio 3.7.2 (Vedi esercizio 3.10 a pag. 42). Sia la rete di figura 3.16 dove i due generatori E1 ed
E2 con resistenze interne R1 e R2 alimentano un carico R L .
Calcolare la tensione VAB tra i nodi “ A − B” che insiste sulla resistenza di carico R L e la corrente da
essa assorbita.
Dati: E1 = 15V; E2 = 24V, R1 = 8Ω, R2 = 10Ω, R L = 2Ω.
A

R1 E2
+
RL
+
E1 R2
IL

Figura 3.16. Rete con due nodi e tre lati: i generatori hanno f.e.m. con versi opposti 9 .

Tenendo presente che le f.e.m. dei due generatori sono opposte e assumendo come positiva
quella di E1 si scriverà:
E1 E2 15 24
− −
R1 R2
VAB = = 8 10 = −0,72V
1 1 1 1 1 1
+ + + +
R1 R2 R3 8 10 2
La corrente I L è naturalmente:
−0,72
IL = = −0,36A
2
Entrambi i risultati confermano quanto già calcolato.
I segni assumono il consueto significato: la tensione non è VAB ma VBA (il punto a potenziale
più alto si trova in “ B” e non in “ A” come ipotizzato), mentre il verso della corrente è contrario
a quello descritto in figura, ovvero scorre da “ B” ad “ A”.

Esercizio 3.7.3. Sia la rete di figura 3.17 composta due nodi e quattro lati. Calcolare la tensione tra i
morsetti “ A” e “ B”, le correnti I1, I2, I3 che circolano nelle resistenze e le cadute di tensione VR1 e VR2
presenti ai capi di R1 e R2 .
Dati: E1 = 12V; E2 = 24V, I01 = 500 mA, R1 = 100Ω, R2 = 120Ω, R3 = 1000Ω.

9 Il concetto di f.e.m. con versi opposti richiede in questo caso più di una cautela. Considerati dal punto di
vista del teorema di Millman i versi delle f.e.m. sono discordi, considerati invece come maglia composta
dal ramo di sinistra e da quello centrale sono concordi.
3.7. te or e m a di m i l l m a n 51

A
I1 I2
R1 R2

E1 E2 I01 R3
I3

Figura 3.17. Rete con due generatori di tensione e uno di corrente.

Il calcolo di VAB deve tenere conto che nella rete sono presenti generatori di diversa natura:
due di tensione e uno di corrente. Ricordando l’equivalenza tra generatori di tensione e genera-
tori di corrente si potrebbe trasformare quelli di tensione in corrente o più velocemente quello
di corrente in tensione e applicare il teorema di Millman.
Si tratterebbe però di un inutile calcolo perché il teorema può essere applicato con facilità
anche quando la rete è composta da generatori di tipo diverso. Si può infatti scrivere:
E1 E2 12 24
+ + I01 + + 0,5
R R2
VAB = 1 = 100 120 = 42,4V
1 1 1 1 1 1
+ + + +
R1 R2 R3 100 120 1000
La corrente che scorre in R3 è:
VAB 42,4
I3 = = = 42,4 mA
R3 1000
Le correnti I1 e I2 sono invece:
E1 − VAB 12 − 42,4
I1 = = = −304 mA
R1 100
E2 − VAB 24 − 42,4
I2 = = = −153,3 mA
R2 120
I segni negativi delle due correnti indicano che il verso è opposto a quello considerato, ovvero
le due correnti non sono dirette verso il nodo “ A” ma vi si allontanano.
Analizzando i versi si ha che I1 , I2 e I3 escono dal nodo “ A”, mentre la corrente I01 erogata dal
generatore di corrente vi si dirige. A mo’ di verifica, applicando il primo principio di Kirchhoff,
la somma delle correnti uscenti da “ A” deve essere uguale proprio a I01 :

I01 = I1 + I1 + I3 = 304 + 153,3 + 42,4 = 499,7 mA


Risultato che, al netto delle normali approssimazione, coincide con i 500 mA erogati da I01 .
Le c.d.t. ai capi di R1 e R2 sono (per il loro calcolo si considerano i giusti versi delle correnti):

VR1 = R1 · I1 = 100·304·10−3 = 30,4V


52 c a p i t ol o 3 . m e t odi p e r l a r i s olu z ion e de l l e r e t i e l e t t r ic h e

VR2 = R2 · I2 = 120·153,3·10−3 = 18,4V


Tali tensioni potevano essere anche calcolate osservando che:

VR1 = VAB − E1 = 42,4 − 12 = 30,4V


VR2 = VAB − E2 = 42,4 − 24 = 18,4V

Esercizio 3.7.4. Sia il circuito di figura 3.18 con due nodi e sei lati dove sono presenti due generatori di
tensione E1 ed E2 e due generatori di corrente I01 e I02 . Sia i generatori di corrente sia quelli di tensione
hanno correnti e f.e.m. opposte10 .
Determinare la tensione VAB misurata tra i morsetti “ A” e “ B” e le correnti che attraversano le quattro
resistenze.
Dati: E1 = 12V, E2 = 9V, I01 = 3,5A, I02 = 2A, R1 = 10Ω, R2 = 2Ω, R3 = 4Ω, R4 = 8Ω.
A
I1 I2

R1 R2

I01 R3 I02 R4

E1 I3 I4 E2

Figura 3.18. Rete con due generatori di tensione e due di corrente. I generatori hanno
f.e.m. e correnti erogate rispettivamente opposte.

Come già fatto negli esercizi precedenti si calcola la tensione VAB tenendo conto dei versi
discordi di f.e.m. e correnti. Si assume come verso positivo di riferimento quello rivolto vero
l’alto:
E1 E2 12 9
− − I01 + I02 + − 3,5 + 2
R1 R2 10 2
VAB = = = −4,92V
1 1 1 1 1 1 1 1
+ + + + + +
R1 R2 R3 R4 10 2 4 8
Contrariamente a quanto supposto, il nodo “ B” si trova a potenziale più alto. La tensione che
insiste sui nodi è quindi VBA = 4,92V.
Le due correnti I3 e I4 hanno conseguentemente versi opposti a quelli ipotizzati e indicati in
figura. I loro valori sono comunque:
VBA 4,92
I3 = = = 1,23A
R3 4

10 Sul concetto di opposto vedi nota 9 a pag. 50.


3.7. te or e m a di m i l l m a n 53

VBA 4,92
I4 = = = 0,615A
R4 8
Considerando la polarità di VBA i versi delle f.e.m. di E1 ed E2 e quelli delle due correnti I1 e
I2 indicate in figura si trova:
VBA + E1 4,92 + 12
I1 = = = 1,692A
R1 10
VBA − E2 4,92 − 9
I2 = = = −2,04A
R2 2
La corrente I2 , come era facile intuire dai valori di E2 e VBA , ha verso opposto a quello
ipotizzato, esce dal nodo “ A” ed entra nel nodo “ B”.
Una delle due correnti poteva essere alternativamente calcolata utilizzando il primo principio
di Kirchhoff. Prendendo come riferimento il nodo “ A” e avendo già calcolato I1 11 si può infatti
scrivere:
I1 + I2 + I3 + I4 + I02 = I01

esplicitando la corrente I2 :

I2 = I01 − ( I1 + I3 + I4 + I02 ) = 3,5 − (1,692 + 1,23 + 0,615 + 2) = −2,04A


Risultato che concorda in segno e valore con quanto calcolato precedentemente.

3.8 metodo delle tensioni ai nodi

Tale metodo lavora su un sistema basato sulle tensioni presenti tra due coppie di nodi,
dove uno di essi è preso come nodo di riferimento per tutte le tensioni considerate.
Il numero delle equazioni necessarie è stabilito dal primo principio di Kirchhoff:
n° equazioni = n − 1
dove “n” è il consueto numero di nodi presenti nella rete elettrica. Scelti gli “n” nodi, si
scrivono le equazioni delle correnti (primo principio di Kirchhoff).
Si dividono uno ad uno i rami della rete e, nel punto di sezionamento che coincide
con due nodi, viene inserito un generatore equivalente scritto nella forma VXY dove “ X ”
ed “Y ” sono due lettere o numeri con i quali si sono indicati i due nodi relativi.
Il ramo così sezionato più il generatore, formano una maglia che andrà descritta
utilizzando il secondo principio di Kirchhoff. Da ogni equazione si esplicita poi la
relativa corrente.

11 Si continua ad ipotizzare che il verso di I2 sia quello indicato in figura.


54 c a p i t ol o 3 . m e t odi p e r l a r i s olu z ion e de l l e r e t i e l e t t r ic h e

Successivamente, il generatore equivalente VXY viene scomposto secondo la scrittura


che indica la differenza di potenziale tra i due nodi: VXY = VX − VY . Ai due potenziali
viene poi aggiunto il numero o la lettera che indica il nodo assunto come riferimento:
VXY = VX − VY = VXW − VYW dove “W ” è il generico nodo di riferimento12 .
Esempio 3.8.1. Se nella rete sono presenti quattro nodi indicati con le lettere A, B,C, D e il nodo “D ”
viene preso come riferimento, il generico generatore VAB viene scomposto come: VAB = VA − VB =
VAD − VBD
Se i nodi di una rete vengono indicati numericamente con 1, 2, 3, 4, 5 e il nodo “4” viene preso come
riferimento, il generico generatore V13 deve essere scomposto come: V13 = V1 − V3 = V14 − V34 .

Una volta sezionati tutti i rami e scritte le relative equazioni alle maglie, si sostitui-
scono le correnti iniziali ai nodi con le equazioni delle tensioni ai nodi, ottenendo così
un sistema composto da “n” equazioni dove le incognite sono, appunto, le tensioni.
Risolto il sistema e note le tensioni, si calcolano infine le correnti.
Esercizio 3.8.1. Sia la rete elettrica di figura 3.19 composta da quattro nodi e sei rami. Assunto “C ”
come nodo di riferimento, calcolare le tensioni ai nodi e le correnti che circolano in ciascun ramo della
rete.
Dati:
E1 = 24V R2 = 120Ω R6 = 180Ω
E2 = 9V R3 = 220Ω
E3 = 12V R4 = 200Ω
R1 = 100Ω R5 = 150Ω
R1 A R3 B R6

I1 I3 I6
E2

E1 R2 E3
R5
I2 I4 I5

D R4 C

Figura 3.19. Tensione ai nodi.

Come da testo nodo “C ” è quello di riferimento. Il numero delle equazioni necessarie è:


ne = n − 1 = 4 − 1 = 3

12 Scomponendo VXW e VYW si ha infatti: VXW − VYW = VX − VW − VY + VW = VX − VY = VXY


3.8. me t od o de l l e t e n s ion i a i nodi 55

Applicando il primo principio di Kirchhoff ai nodi “ A, B, C ” (o qualsiasi altra terna di nodi) si


scriverà:

nodo A: I1 = I2 + I3 (3.19)
nodo B: I3 = I6 + I5 (3.20)
nodo C : I5 = I4 + I6 (3.21)

In corrispondenza di ogni coppia di nodi si isola un ramo per volta e, dopo aver collegato in
quegli stessi nodi un generatore di tensione equivalente, si scrive l’equazione alle maglie:

E1 − VAD
E1 − VAD = R1 I1 ⇒ I1 =
R1 A R1
I1 Prendendo come riferimento il nodo “C ” la tensione VAD
può essere scritta come:
E1 VAD
VAD = VA − VD = VAC − VDC

quindi:
D
E1 + VDC − VAC
I1 =
R1
A

R2 VAD VAD VAC − VDC


I2 = =
R2 R2
I2

D
R3
A B
I3
VAB VAC − VBC
I3 = =
R3 R3

VAB
R4
D C
I4
VDC
I4 = −
R4

VDC
56 c a p i t ol o 3 . m e t odi p e r l a r i s olu z ion e de l l e r e t i e l e t t r ic h e

E2
VBC VBC − E2
I5 =
R5 R5
I5

C
B R6

I6

VBC E3 − VBC
E3
I6 =
R6

Non resta ora che sostituire le correnti ai nodi delle equazioni 3.19 con le equazioni alle
maglie appena trovate e impostare un sistema di tre equazioni dove le incognite sono le tensioni
VAC , VBC e VDC :
E1 + VDC − VAC VAC − VDC VAC − VBC


 = +



 R1 R2 R3

 VAC − VBC + E3 − VBC = VBC − E2






 R3 R6 R5
V − E V E − V

 BC 2 DC 3 BC
=− +




 R5 R4 R6

Risolto il sistema si trovano le tensioni:

VAC = 7,35V
VBC = 2,39V
VDC = −4,51V

dove la tensione negativa di VDC indica che il nodo a potenziale più alto si trova in “C ” e non in
“ D”.
Si possono ora calcolare le correnti utilizzando, per maggiore praticità di calcolo, parte delle
equazioni relative alle tensioni ai nodi e parte delle equazioni relative alle correnti:

VAC − VDC 7,35 + 4,51


I2 = = = 98,8 mA
R2 120
VAC − VBC 7,35 − 2,39
I3 = = = 22,5 mA
R3 220
I1 = I2 + I3 = 98,8 + 22,5 = 121,4 mA
3.8. me t od o de l l e t e n s ion i a i nodi 57

E3 − VBC 12 − 2,39
I6 = = = 53,4 mA
R6 180
I4 = I5 − I6 = 75,9 − 53,4 = 22,5 mA
I5 = I3 + I6 = 22,5 + 53,6 = 75,9 mA

3.9 i l teorema di thévenin

Il teorema di afferma che una rete elettrica vista da due punti e in cui sia possibile
operarvi un taglio netto, può essere sostituita con un generatore di tensione equivalente
con in serie una resistenza anch’essa equivalente.

A A
1 2 1 2
Req

Eeq

B B
(a) Rete elettrica originale. (b) Rete elettrica equivalente.

Figura 3.20. Teorema di Thevenin.

Sia la rete di figura 3.20a dove due punti “ A” e “ B” permettono di separare la parte
di circuito “1” dalla “2”. Applicando il teorema di Thevenin è possibile sostituire uno
dei due tronchi –per esempio l’1– con un generatore di tensione e una resistenza serie
equivalenti come in figura 3.20b.
La sostituzione è possibile se e solo se il comportamento della rete equivalente
conserva quello della rete originale. Affinché le due reti siano equivalenti occorre:

1. sezionare il tronco che si vuole sostituire e stimare la tensione presente tra i due punti
“ A” e “ B”;
2. sempre a tronco sezionato e cortocircuitando i generatori di tensione ed aprendo quelli
di corrente calcolare la resistenza equivalente tra quei due stessi punti;
3. ricollegare all’altro tronco un generatore di tensione con f.e.m. pari a quella appena
calcolata con in serie la resistenza equivalente.

Esercizio 3.9.1. Data la rete di figura 3.21a applicare il teorema di Thevenin e calcolare la corrente I1
e la tensione VAB .
Dati: E1 = 12V; E2 = 9V; R1 = 4Ω; R2 = 10Ω; R L = 8Ω.
58 c a p i t ol o 3 . m e t odi p e r l a r i s olu z ion e de l l e r e t i e l e t t r ic h e

A A

R1 I1 R2 R2
RL RL
E1 E2 E2
IL IL0
B B
(a) Rete originale (b) Si rileva la tensione tra
“ A” e “ B”.
A A

R2 R1 I1 Req
RL
E1 Eeq

B B
(c) Si calcola la resistenza (d) Si ricollega il tronco
equivalente. equivalente

Figura 3.21. Teorema di Thevenin.

Si seziona la rete in “ A” e “ B” come in figura 3.21b e si calcola la tensione presente presente


tra quegli stessi punti. Tale tensione coinciderà con la f.e.m del generatore equivalente:

Calcolo con Millman:


E2 9
R2 10
Eeq = = = 4V
1 1 1 1
+ +
R2 R L 10 8

Calcolo con la legge di Ohm:

E2
I L0 =
R1 + R2
RL 8
Eeq = R L · I L0 = E2 =9 = 4V
R1 + R2 10 + 8
Si cortocircuitano i morsetti del generatore E2 ‘ e si calcola la resistenza equivalente (figura 3.21c):
R2 · R L 10·8
Req = = = 4,44Ω
R2 + R L 10 + 8
3.9. il t e or e m a di t h é v e n i n 59

La rete equivalente diventa ora quella di figura 3.21d dove il ramo con generatore e resistenza
equivalente è collegato al ramo di sinistra della rete originale.
La corrente I1 che circola nella maglia è:

E1 − Eeq 12 − 4
E1 − Eeq = I1 (R1 + Req ) → I1 = = = 0,95A
R1 + Req 4 + 4,44

La tensione VAB tra i punti “ A” e “ B” della rete può essere calcolata in più modi13 :

considerando il ramo di sinistra della maglia di figura 3.21d:

E1 − VAB = R1 · I1 → VAB = E1 − R1 · I1 = 12 − 4·0,95 = 8,2V

considerando invece il ramo di destra:

VAB − Eeq = Req · I1 → VAB = Eeq + Req · I1 = 4 + 4,44·0,95 = 8,2V

applicando direttamente Millman:

E1 Eeq 12 4
+ +
R1 Req 4 4,44
Eeq = = = 8,2V
1 1 1 1
+ +
R1 Req 4 4,44

La correttezza dei risultati può essere dimostrata applicando Millman alla rete originale di
figura 3.21a:

E1 E2 12 9
+ +
R1 R2
VAB = = 4 10 = 8,2V 14
1 1 1 1 1 1
+ + + +
R1 R2 R L 4 10 8

13 Tale tensione non deve essere confusa con quella misurata quando si è applicato Thevenin.
14 Il simbolo “” sostituisce la polirematica “come volevasi dimostrare” (c.v.d.) che, posto al termine delle
dimostrazioni matematiche, ne indica la validità. Dal latino “quod erat demonstrandum” (q.e.d)–“come
dovevasi dimostrare”.
60 c a p i t ol o 3 . m e t odi p e r l a r i s olu z ion e de l l e r e t i e l e t t r ic h e

Esercizio 3.9.2. Sia la rete di figura 3.22 i cui elementi attivi sono un generatore di tensione e uno di
corrente. Si calcoli la corrente che attraversa la resistenza R1 e la tensione tra i morsetti “ A” e “ B”.
Dati: E1 = 5V; I01 = 0,5A; R1 = 18Ω; R2 = 100Ω; R L = 10Ω.

A A

R1 I1
R2 I01 RL R2 I01 RL
E1
IL

B B
(a) Rete originale (b) Si misura la tensione tra
i morsetti “ A” e “ B”.
A A

R1 I1 Req
R2 RL
E1 Eeq

B B
(c) Si aprono i mor- (d) Si ricollega il tronco
setti del generatore di equivalente
corrente e si calcola la
resistenza.

Figura 3.22. Teorema di Thevenin applicato a una rete dove è presente anche un
generatore di corrente.

Si seziona il circuito nei punti “ A” e “ B” e si calcolano tensione e resistenza equivalenti del


blocco di figura 3.22b. Il calcolo della tensione tra i morsetti può essere fatto o applicando
semplicemente la legge di Ohm o il teorema di Millman:

La corrente erogata dal generatore di tensione I01 scorre nel parallelo formato dalle due
resistenze R2 e R L :

R2 · R L 100·10
Eeq = R p · I01 = I01 = 0,5 = 4,55V
R2 + R L 100 + 10

Applicando il teorema di Millman si ottiene naturalmente il medesimo risultato:

I01 0,5
Eeq = = = 4,55V
1 1 1 1
+ +
R2 R L 100 10
3.9. il t e or e m a di t h é v e n i n 61

Il calcolo della resistenza equivalente Req viene fatto aprendo (ovvero scollegando) i morsetti
del generatore di corrente I01 come in figura 3.22c:
R2 · R L 100·10
Req = = = 9,09Ω
R2 + R L 100 + 10
Il circuito equivalente diventa ora quello di figura 3.22d. Applicando il secondo principio di
Kirchhoff alla maglia si calcola la corrente I1 :
E1 + E2 5 + 4,55
E1 + E2 = (R1 + Req ) I1 → I1 = = = 0,352A
R1 + Req 18 + 9,09
Come fatto nell’esercizio precedente, la tensione VAB misurata tra i morsetti “ A” e “ B” può
essere calcolata in più modi:

considerando il ramo di sinistra della maglia di figura 3.22d:

E1 − VAB = R1 · I1 → VAB = E1 − R1 · I1 = 5 − 18·0,352 = −1,34V

considerando invece il ramo di destra:

VAB + Eeq = Req · I1 → VAB = Req · I1 − Eeq = 9,09·0,352 − 4,55 = −1,35V

applicando direttamente Millman:

E1 Eeq 5 4,55
− −
R1 Req 18 9,09
Eeq = = = −1,35V
1 1 1 1
+ +
R1 Req 18 9,09
Come già detto in altre occasioni, il segno negativo indica che la tensione tra i morsetti ha il
punto a potenziale più alto in “ B” e non in “ A” come ipotizzato. La tensione può quindi scriversi
come VBA = 1,35V.

Esercizio 3.9.3. Risolvere l’esercizio precedente, operando il taglio nel punti “ A” e “ B” posti ora in
prossimità della resistenza R L come mostrato in figura 3.23a.
Calcolare la corrente I L che attraversa la resistenza R L e la tensione presente ai suoi capi.
Dati: E1 = 5V; I01 = 0,5A; R1 = 18Ω; R2 = 100Ω; R L = 10Ω.
Una volta sezionata la parte di circuito da sostituire, la rete diventa quella di figura 3.23b. La
tensione misurata tra i morsetti “ A” e “ B” coinciderà con la f.e.m. del generatore equivalente:
E1 5
− I01 − 0,5
R
Eeq = 1 = 18 = −3,39V
1 1 1 1
+ +
R1 R2 18 100
62 c a p i t ol o 3 . m e t odi p e r l a r i s olu z ion e de l l e r e t i e l e t t r ic h e

A
A

R1
R1
R2 I01 RL R2 I01
E1 E1
IL

B B
(a) Rete originale (b) La parte di rete inte-
ressata è quella posta a
sinistra di R L .
A A

R1 Req
R2 RL
Eeq
IL

B B
(c) Calcolo della resi- (d) Il circuito equivalen-
stenza equivalente: R1 te è composto da un
e R2 sono collegate in unico generatore e da
parallelo. due resistenze poste in
serie.

Figura 3.23. Teorema di Thevenin: il circuito equivalente è un banale circuito serie.

la corretta polarità di Eeq è quindi opposta a quella ipotizzata in figura 3.23d.


Come mostrato in figura 3.23c, il calcolo delle resistenza equivalente viene condotto cortocir-
cuitando i morsetti dei generatori di tensione e aprendo quelli dei generatori di corrente. Le
due resistenze R1 e R2 sono quindi in parallelo:

R1 · R2 18·100
Req = = = 15,25Ω
R1 + R2 18 + 100
Il circuito equivalente è quindi quello di figura 3.23d composto unicamente dal generatore
equivalente Eeq e dalle due resistenze Req e R L collegate in serie. La corrente I L è quindi:

Eeq −3,39
IL = = = −0,134A
Req + R L 15,25 + 10

Anche in questo caso il segno negativo indica che la corrente non score come indicato in
figura 3.23d ma in verso opposto.
La tensione presente ai capi di R L è la stessa misurata ai capi della serie composta da Eeq e
Req . Esempi di calcolo sono:

VAB = R L · I L = 10·(−0,134) = −1,34V


3.9. il t e or e m a di t h é v e n i n 63

Eeq − VAB = Req · I L ⇒ VAB = Eeq − Req · I L = −3,39 − 15,25·(−0,134) = −1,35V


Eeq − 3,39
Req 15,25
VAB = = = −1,34V
1 1 1 1
+ +
Req RL 15,25 10

Risultato che coincide in valore e segno con quanto calcolato nell’esercizio precedente.

3.10 il teorema di norton

Il teorema di Norton può essere considerato il duale del teorema di Thevenin che si
sviluppa in analoghe considerazioni.

A A
1 2 1 2
Ieq Req

B B
(a) Rete elettrica originale. (b) Rete elettrica equivalente.

Figura 3.24. Teorema di Norton. Il generatore equivalente è ora quello di corrente.

Sia la generica rete di figura 3.24a composta da due blocchi distinti e siano “ A” e “ B”
due punti sui cui è possibile operare un sezionamento in grado di separare di netto il
blocco 1 dal blocco 2.
Il teorema di Norton permette di sostituire uno dei due blocchi, per esempio l’1, con
un circuito equivalente composto da un generatore di corrente equivalente con in
parallelo una resistenza equivalente. Una volta separata la parte di circuito da sostituire
occorre:
1. cortocircuitare il tratto A − B e misurare (calcolare) la corrente che vi circola. Tale
corrente sarà quella fornita del generatore equivalente Ieq ;
2. aprire i morsetti dei generatori di corrente e cortocircuitare quelli dei generatori di
tensione e misurare (calcolare) la resistenza tra i morsetti A − B. Tale resistenza sarà la
Req da collegare in parallelo al generatore di corrente equivalente Eeq .
Esercizio 3.10.1. Risolvere l’esercizio precedente, operando il taglio nel punti “ A” e “ B” posti ora in
prossimità della resistenza R L come mostrato in figura 3.23a.
Calcolare la corrente I L che attraversa la resistenza R L e la tensione presente ai suoi capi.
64 c a p i t ol o 3 . m e t odi p e r l a r i s olu z ion e de l l e r e t i e l e t t r ic h e

A A

R1 R1
R2 I01 RL R2 I01
E1 E1
IL Ieq

B B
(a) Rete originale (b) Si cortocircuitano i morsetti
A − B.
A A

IL
R1
R2 Ieq Req RL

B B
(c) Calcolo della resisten- (d) Il circuito equivalente è composto
za equivalente: R1 e R2 da un generatore di corrente e da due
sono collegate in paralle- resistenze collegate in parallelo.
lo.

Figura 3.25. Teorema di Norton.

Dati: E1 = 5V; I01 = 0,5A; R1 = 18Ω; R2 = 100Ω; R L = 10Ω.


Si seziona il circuito nei punti “ A” e “ B” e si calcola la corrente che scorre tra quei punti dopo
averli cortocircuitati come in figura 3.25b. Nel caso particolare, occorre fare alcune osservazioni:

• il tratto di linea messo in evidenza con uno spessore maggiore, cortocircuita non solo i due
punti “ A” e “ B”, ma anche la resistenza R2 che quindi non assorbirà nessuna corrente;
• come in figura 3.26, il tratto di conduttore che va da “ A” a “ B” è percorso dalla corrente Ieq
cercata;
• il ramo composto da E1 e R1 è percorso dalla corrente I1 che si dirige verso il nodo “ A”;
• il ramo che comprende il solo generatore di corrente I01 , è percorso dalla corrente erogata da
quello stesso generatore ed esce da “ A” ed entra in “ B”.

La corrente Ieq può essere scritta applicando il primo principio di Kirchhoff al nodo “ A”:

Ieq = I1 − I01

la corrente I1 è quella erogata dal generatore E1 e che scorre in R1 :

E1 5
I1 = = = 0,278A
R1 18
3.10. i l t e or e m a di nort on 65

A
I1
R1

E1
I01 Ieq

Figura 3.26. Correnti presenti nel circuito di figura 3.25b.

la corrente Ieq è quindi:

Ieq = I1 − I01 = 0,278 − 0,5 = −0,222A


Il verso del generatore equivalente è quindi opposto a quanto ipotizzato.
Il calcolo della resistenza equivalente viene fatto cortocircuitando i morsetti dei generatori
di corrente e aprendo quelli dei generatori di corrente. Dal circuito resistivo di figura 3.25c si
ricava che:
R1 · R2 18·100
Req = = = 15,25Ω
R1 + R2 18 + 100
Il circuito equivalente è quindi quello di figura 3.25d. Considerati i versi, la tensione VBA e la
corrente I L valgono:
Ieq 0,222
VBA = = = 1,34V
1 1 1 1
+ +
Req R L 15,25 10
VBA 1,34
IL = = = 0,134A
RL 10
Valori che concordano con quelli già calcolati negli esercizi precedenti.

3.11 i due teoremi di miller

I teoremi di Miller si applicano a quei quadripoli i cui i morsetti di ingresso e di uscita


sono collegati tramite un componente passivo come un condensatore, un’induttanza o,
nel caso specifico, una resistenza15 .
Identicamente, i due teoremi vengono applicati quando una coppia di bipoli è unita da
una resistenza posta tra il morsetto di un bipolo e il corrispondente morsetto dell’altro.

15 Tutte le considerazioni fatte sinora valgono anche per quei circuiti attivi o passivi funzionanti in regime
alternato o comunque diverso da quello in corrente continua. Anziché parlare di resistenze si dovrà
parlare di impedenze. La teoria resta comunque la stessa.
66 c a p i t ol o 3 . m e t odi p e r l a r i s olu z ion e de l l e r e t i e l e t t r ic h e

Un quadripolo o un bipolo in cui una resistenza (o un’impedenza) è collegata a cavallo


tra i morsetti di ingresso e di uscita o che unisce un morsetto di uno con un morsetto
dell’altro, può essere sostituito con un quadripolo o con un’analoga coppia di bipoli ai
cui morsetti sono collegate distinte resistenze (o impedenze) purché tensioni e correnti
rimangano inalterate.
In particolare è possibile distinguere il teorema di Miller per:

• le tensioni quando la resistenza (o impedenza) che unisce i morsetti di ingresso e di


uscita o dei due bipoli è collegate in serie;
• le correnti quando la resistenza (o impedenza) ha in comune uno dei morsetti di ingresso
e di uscita del quadripolo o entrambi quelli dei bipoli.

3.11.1 Teorema di Miller per le tensioni

Siano il bipolo e il quadripolo di figura 3.27a dove una resistenza R collega i due morsetti
dei bipoli e fa da ponte ai morsetti d’ingresso e d’uscita del quadripolo.
Il teorema di Miller permette di semplificare il circuito come in figura 3.27b in modo
da separare i due bipoli con due distinte resistenze R1 e R2 o, nel caso del quadripolo,
collegarle trasversalmente al suo ingresso e alla sua uscita.
R I1 R I2
1 2 I
I
1 2
V1 V2 V1 V2
3

(a) Bipolo e quadripolo originali.

1 I1 I2
2
1 2
V1 R1 R2 V2 V1 R1 R2 V2
3
I1 I2

(b) Teorema di Miller: bipolo e quadripolo hanno resistenze (impedenze) distinte.

Figura 3.27. Teorema di Miller per le tensioni.

Il vincolo per cui i circuiti siano identicamente equivalenti, consiste nell’assicurare


il rispetto delle grandezze elettriche. Le due resistenze R1 e R2 devono quindi essere
calcolate in modo che tensioni e correnti siano le stesse della rete originale.
3.11. i du e t e or e m i di m i l l e r 67

Per il bipolo (o quadripolo) di figura 3.27a deve essere:


V1 − V2 = R · I (3.22)
Per il bipolo (o quadripolo) equivalente di figura 3.27b è invece:
V1
V1 = R1 · I1 ⇒ I1 = (3.23a)
R1
V2
V2 = R2 · I2 ⇒ I2 = (3.23b)
R2
Confrontando le correnti dei due circuiti deve essere necessariamente:
I = I1 = − I2 (3.24)
Sostituendo nella 3.22 la corrente I con I1 e poi ancora con I2 si ottengono le due:
V1 − V2 = R · I1 (3.25a)
V1 − V2 = −R · I2 (3.25b)
Sostituendo infine in questa le due 3.23:
V1 V1
V1 − V2 = R ⇒ R1 = R (3.26a)
R1 V1 − V2
V2 V2
V1 − V2 = −R ⇒ R2 = R (3.26b)
R2 V2 − V1
Ponendo:
V2
Av =
V1
a indicare il rapporto tra la tensione di uscita e quella di ingresso16 , le due equazioni 3.26
possono essere scritte come:
V1 1 1
R1 = R =R =R (3.27a)
V1 − V2 V2 1 − Av
1−
V1
V2
V2 V1 Av
R2 = R =R =R (3.27b)
V2 − V1 V2 Av − 1
−1
V1

16 Tale rapporto può essere maggiore o minore di 1. Sarà maggiore di 1 o addirittura minore di zero se il
dispositivo è attivo (per esempio amplificatori operazionale), compreso tra 0 e 1 se si tratta di elementi
passivi (resistenze, induttanze, condensatori).
68 c a p i t ol o 3 . m e t odi p e r l a r i s olu z ion e de l l e r e t i e l e t t r ic h e

3.11.2 Teorema di Miller per le correnti

Siano ora i bipolo e il quadripolo di figura 3.28a dove un’unica resistenza R viene
condivisa trasversalmente tra i morsetti dei due bipoli e tra l’ingresso e l’uscita del
quadripolo.
Applicando il teorema di Miller si possono ottenere le due reti di figura 3.28b dove
due resistenze R1 e R2 eliminano l’elemento comune R.

1 2 1 2
I1 I2
3
V1 R V2 V1 V2
IR I1 R I2

(a) Bipolo e quadripolo originali.

1 I1 I2
2 R1
1 2
R2
3
V1 R1 R2 V2 V1 V2
I1 I2

(b) Teorema di Miller: bipolo e quadripolo hanno resistenze (impedenze) distinte.

Figura 3.28. Teorema di Miller per le correnti.

Dalle due figure 3.28a si ricavano le equazioni ai nodi e alle maglie:


I R = I1 + I2 (3.28a)
V1 = V2 = R · I R = R( I1 + I2 ) (3.28b)
Dalle figure 3.28b si ricavano le equazioni alle maglie del circuito equivalente:
V1 = R1 · I1 (3.29a)
V2 = R2 · I2 (3.29b)
Sostituendo nella 3.28b prima la V1 e poi la V2 definite nelle 3.29 si ha:
R( I1 + I2 ) = R1 · I1 (3.30a)
R( I1 + I2 ) = R2 · I2 (3.30b)
le resistenze R1 e R2 sono quindi:
( I1 + I2 )
!
I2
R1 = R = R 1+ (3.31a)
I1 I1
3.11. i du e t e or e m i di m i l l e r 69

( I1 + I2 )
!
I1
R2 = R = R 1+ (3.31b)
I2 I2
Posto infine:
I2
Ai =
I1
come rapporto tra la corrente di uscita I2 e quella di entrata I2 17 , sostituendo nelle 3.32
si ha:

R1 = R(1 + Ai ) (3.32a)
!
1
R2 = R 1 + (3.32b)
Ai

3.12 teorema di carson

Il teorema di Carson, noto anche con il nome di


teorema del massimo trasferimento di energia, per- A
mette di determinare le condizioni con cui un r
generatore riesce a trasmettere a un utilizzatore
la massima energia. Ru
+
Sia il circuito di figura 3.29 composti unicamen-
E
te da un generatore di tensione E, da una resisten- I
za r (per esempio quella del conduttore) e da un B
utilizzatore con resistenza interna Ru . Figura 3.29. Teorema di Carson
Fissate tensione del generatore e resistenza o del massimo trasferimento di
r , per quali valori di Ru si ottiene il massimo energia
trasferimento di energia?
Dalla schema si determina la potenza assorbita da Ru che vale:

Pu = Ru · I 2 (3.33)

Osservando che le due resistenze sono collegate in serie, la corrente assorbita dal
circuito (erogata dal generatore) è:
E
I= (3.34)
r + Ru

17 Come il rapporto tra la tensione di uscita e quella di ingresso indica il guadagno in tensione di un quadripolo,
così il rapporto tra le due correnti di uscita e di ingresso individua il guadagno in corrente.
70 c a p i t ol o 3 . m e t odi p e r l a r i s olu z ion e de l l e r e t i e l e t t r ic h e

che sostituita nella 3.33:


E2
Pu = Ru (3.35)
(r + Ru )2
Per calcolare per quale valore di Ru si ha la massima potenza trasmessa, occorre
determinare dove la derivata prima dell’equazione 3.35 si annulla. Derivando quindi la
potenza rispetto a Ru si trova:
dPu r − Ru
= E2 (3.36)
dRu (r + Ru )3
I punti di massimo sono quelli dove la 3.36 si azzera, ovvero dove:
dPu r − Ru
= E2 =0 (3.37)
dRu (r + Ru )3
Si nota facilmente che la precedente si azzera quando il numeratore r − Ru = 0,
ovvero se Ru = r . Condizione necessaria ma non sufficiente perché si abbia il massimo
trasferimento di energia, è che la resistenza Ru sia uguale alla r .
Occorre ora determinare se effettivamente quella condizione determina un punto di
massimo o di minimo. Calcolando la derivata seconda della 3.36 e ponendo Ru = r si
trova:
d2 Pu E2
= − (3.38)
dRu2 8r 3
La derivata seconda è negativa, segue quindi che Ru = r è un punto di massimo e
che in corrispondenza ad esso si ottiene il massimo trasferimento di energia.
È possibile anche calcolare il rendimento di un circuito in cui sia stato previsto il
massimo trasferimento di energia. La potenza erogata dal generatore è:
E2
Pe = E · I = (3.39)
r + Ru
ricordando la 3.33 si scrive quindi:
E2
Ru
Pu (r + Ru )2 Ru
η= = = (3.40)
Pe E 2 r + Ru
r + Ru
Per determinare le condizioni di massimo trasferimento di potenza deve essere
Ru = r , quindi:
Ru r 1
η= = = (3.41)
r + Ru r + r 2
3.12. t e or e m a di c a r s on 71


Il rendimento di un sistema nelle condizioni di massimo trasferimento di po-
tenza è pari a 12 . Segue quindi che solo la metà della potenza erogata verrà


effettivamente utilizzata dall’utilizzatore.

Un’altra importante conseguenza del massimo trasferimento di energia è quella


relativa alla tensione VAB misurata ai morsetti di uscita. In tali condizioni sia ha infatti:
Ru r E
VAB = Ru · I = E ma Ru = r , quindi: VAB = E= (3.42)
r + Ru r+r 2


Nelle condizioni di massimo trasferimento di energia, la tensione ai capi


dell’utilizzatore è la metà della f.e.m. impressa dal generatore.

Utilizzando tale caratteristica, è possibile improvvisare un metodo indiretto con cui


determinare la resistenza interna di un generatore di tensione.
Sia il circuito di figura 3.30 dove sono presenti un generatore di tensione E la cui
resistenza interna ri è sconosciuta, una resistenza variabile Ru , un voltometro e un
interruttore.
L’interruttore si trova inizialmente
nella posizione 1 e la corrente erogata
dal generatore è nulla perché non sono ri
presenti carichi collegati al circuito18 . Ru
Essendo nulle le cadute di tensione, il +
V
voltometro misura la tensione E del ge- 1 2
E
neratore. L’interruttore viene successi-
vamente spostato nella posizione 2 che
inserisce la resistenza variabile di carico
Ru . Si varia poco a poco Ru , sino a quan- Figura 3.30. Misura della resistenza interna
do il voltometro misura esattamente di un generatore.
E
2.
Come dimostrato nella 3.42, in tali condizioni la resistenza Ru è uguale alla resistenza
(interna) ri . Per conoscere il valore di ri , non resta altro che scollegare Ru dal circuito e
misurarne il valore.

18 Si ipotizza che la resistenza interna del voltometro sia trascurabile


c a se s t u dy : s t e l l a e t r i a ng ol o di r e s i s t e n z e

„ Tra 15 anni si userà l’elettricità più


per le auto che per la luce.

Thomas Alva Edison


4
4.1 collegamento a stella e collegamento a triangolo

Il collegamento a stella e a triangolo è un particolare tipo di connessione tra elementi


elettrici (resistenze, condensatori, induttanze) utilizzato principalmente nell’industria
elettrotecnica e nell’elettronica di potenza.
L’arco di applicazione più tipico è quello che comprende la generazione, il trasporto
e l’utilizzazione di energia elettrica.
Utilizzano per esempio il collegamento a stella e a triangolo i trasformatori trifase
che si trovano nelle cabine di distribuzione dell’energia elettrica, gli alternatori delle
centrali elettriche o i motori asincroni utilizzati nell’industria e nelle aziende.

A A B C A A B C
R14 R24 R34

R1
Y
R14 R34
R1
Y R2
Y R3
Y
O
R2 Y R3
Y

B R24 C
B C O
(a) Collegamento a stella. A destra lo (b) Collegamento a triangolo. A destra lo
schema utilizzato nei dispositivi. schema utilizzato nei dispositivi.

Figura 4.1. Collegamento a stella e a triangolo di resistenze.

Come si può osservare in figura 4.1a, nel collegamento a stella le tre resistenze R1 , Y

R2 e R3 hanno in “O” un punto in comune, mentre l’altro terminale, identificato


Y Y

rispettivamente con le lettere “ A”, “ B” e “C ”, è usato per il collegamento alla linea elettrica.
La figura 4.1b, mette invece in evidenza la particolarità del collegamento a triangolo.
Ciascun terminale delle tre resistenze R14 , R24 e R34 , è collegato a uno solo dei terminali
di un’altra, mentre i punti di connessione alla linea elettrica sono rappresentati dai
vertici del triangolo.
74 c a p i t ol o 4 . c a s e s t u dy : s t e l l a e t r i a ng ol o di r e s i s t e n z e

4.2 trasformazione triangolo →stella

Siano le due terne di resistenze collegate a stella e a triangolo di figura 4.2

A A

R1
Y
R14 R34
R2 Y R3
Y

B C B R24 C

Figura 4.2. Trasformazione da collegamento a stella a collegamento a triangolo.

I due collegamenti potranno allora definirsi equivalenti, se producono i medesimi


effetti elettrici, ovvero se le correnti assorbite dalla linea di alimentazione sono uguali.
Dato quindi il triangolo di resistenze R 1 4 , R 2 4 e R 3 4 , quali dovranno essere i valori
delle tre resistenze R 1 , R 2 e R 3 che, collegate a stella, producono gli stessi effetti
Y Y Y

elettrici?
Un metodo consiste nel misurare la resistenza elettrica tra ciascuna coppia dei
morsetti “ A”, “ B ” e “C ”. La corrente assorbita dalla linea sarà quindi la stessa, se la
resistenza misurata tra ciascuna coppia di morsetti del collegamento a stella, è uguale
alla corrispondente resistenza del collegamento a triangolo.
Indicando quindi con R A B , R BC e R C A i valori di resistenza misurate tra le coppie
Y Y Y

di morsetti “ A B ”, “ BC ”, “ C A” della stella e con R A B 4 , R BC 4 e R C A 4 quelle misurate


tra gli stessi morsetti del collegamento a triangolo dovrà essere:




 R AB = R AB4
Y

 R BC = R BC 4
 Y (4.1)

 R C A = R C A4

 Y

La resistenza misurata tra ciascuna coppia di morsetti della stella, è la serie tra le due
resistenze presenti tra quella stessa coppia di morsetti, ovvero:




 R AB = R1 + R2
Y Y Y

 R BC = R 2 + R 3
 Y Y Y (4.2)

 RC A = R3 + R1

 Y Y Y

4.2. tr a s f or m a z ion e t r i a ng ol o →s t e l l a 75

Osservando che tra le rispettive coppie di morsetti del triangolo si misura la serie di
due resistenze collegate in parallelo con la terza si ha:
R14 ( R24 + R34 ) R14 ( R24 + R34 )

 R AB4 = =
R14 + R24 + R34
 P





R4
 R BC 4 = R 2 4 ( R 1 4 + R 3 4 ) = R 2 4 ( RP1 4 + R 3 4 )




(4.3)



 R 1 4 + R 2 4 + R 3 4 R 4
R ( R + R24 ) R34 ( R14 + R24 )



 R C A4 = 34 14 =



R14 + R24 + R34
P
 R4
dove con R 4 si è indicata per brevità la somma R 1 4 + R 2 4 + R 3 4 . Sostituendo le
P
equazioni dei due sistemi 4.2 e 4.3 nel sistema di equazioni 4.1 si scrive:
R14 ( R24 + R34 ) R14 ( R24 + R34 )

 R1 + R2 =
Y Y =
R14 + R24 + R34
 P





R4
 R 2 + R 3 = R 2 4 ( R 1 4 + R 3 4 ) = R 2 4 ( RP1 4 + R 3 4 )



 Y Y (4.4)



 R14 + R24 + R34 R4
R ( R + R24 ) R34 ( R14 + R24 )



 R3 + R1 = 34 14 =


 Y Y
R14 + R24 + R34
P
 R4
Indicando con “C ” la matrice dei coefficienti del sistema 4.4:
Y

1 1 0
C = . 0 1 1 +/
Y* (4.5)
,1 0 1-
con “T 4 ” il vettore colonna dei termini noti:
R14 ( R24 + R34 )
P
R4
*. +/
.. /
.. R 2 4 ( R 1 4 + R 3 4 ) ///
T4 = . P (4.6)
.. R4 //
.. R ( R + R ) ///
34 14 24
P
, R4 -
e con “ R X ” il vettore colonna delle resistenze incognite della stella:
Y

R1 Y

RX Y = . R 2 +/
* Y (4.7)
,R3 -
Y
76 c a p i t ol o 4 . c a s e s t u dy : s t e l l a e t r i a ng ol o di r e s i s t e n z e

Il sistema 4.4 può scriversi infine secondo la forma matriciale (o compatta) :

R24 +R34 )
R14 (P
*. R4 +/
1 1 0 R1 Y
R14 +R34 ) /
. /
C · R X = T4
Y Y ⇒ 0
1 1 ·*. R2 +/ = ... R24 (P
Y
R4 // (4.8)
|1 0 1 , R3 - ..
Y //
{z } R14 +R24 )
R34 (P
=2 , R4 -
Risolvendo, si trova la terna di resistenze a stella equivalenti:
R14 (P R24 +R34 )
R4 1 0

R24 (P R14 +R34 )
R4 1 1
R14 +R24 )

R34 (P R4 0 1
R1 Y = =
2
R14 (R24 + R34 ) + R34 (R14 + R24 ) − R24 (R14 + R34 ) R14 R34
= = P
2 R4
(4.9a)

Procedendo in modo analogo si trovano R2 e R3 : Y Y

R24 (R14 + R34 ) + R14 (R24 + R34 ) − R34 (R14 + R24 ) R14 R24
R2 = Y = P
2 R4
(4.9b)
R34 (R14 + R24 ) + R24 (R14 + R34 ) − R14 (R24 + R34 ) R24 R34
R3 = Y = P
2 R4
(4.9c)

A
R1 Y

R14 R34
R2 Y R3 Y

B R24 C

Figura 4.3. Stella di resistenze inscritta nel triangolo.


4.2. tr a s f or m a z ion e t r i a ng ol o →s t e l l a 77

Un modo per ricordare in modo figurato le equazioni 4.9, è quello di immaginare la


stella di resistenze come inscritta a quella a triangolo. Osservando infatti la figura 4.3 si
può applicare la regola mnemonica:


La resistenza equivalente a stella è data dal rapporto tra il prodotto delle due
resistenze del triangolo che si trovano al suo lato e la somma delle resistenze del


triangolo.

Se le resistenze a triangolo sono tutte uguali le 4.9 si riducono a:

R2 R2 R4
P4 = 4 = (4.10)
R4 3R4 3


Date tre resistenze uguali collegate a triangolo, la resistenza a stella equivalente


è un terzo di quella a triangolo.

4.3 trasformazione stella →triangolo

La trasformazione da stella a triangolo parte da dove termina quella triangolo→stella.


Si considerino infatti i seguenti prodotti delle equazioni 4.91 :

R214 R24 R34


R1 R2 =
Y Y (4.11a)
( R 4 )2
P

R14 R224 R34


R2 R3 =
Y Y (4.11b)
( R 4 )2
P

R14 R24 R234


R1 R3 =
Y Y (4.11c)
( R 4 )2
P

Sommando membro a membro i tre prodotti si ottiene:

R214 R24 R34 + R14 R224 R34 + R14 R24 R234


R1 R2 + R2 R3 + R1 R3
Y Y Y Y Y Y = =
( R 4 )2
P

1 Si tratta di una combinazione semplice senza ripetizione dei tre oggetti R1 , R2 , R3 in classe 2:
Y Y Y

!
n n! 3!
= = =3
k k!(n − k)! 2!(3 − 2)!
78 c a p i t ol o 4 . c a s e s t u dy : s t e l l a e t r i a ng ol o di r e s i s t e n z e

R14 R24 R34 (R14 + R24 + R34 ) R14 R24 R34 ( R 4 )


P
= = =
( R 4 )2 ( R 4 )2
P P

R14 R24 R34


= P (4.12)
R4
Per facilità di lettura la 4.12 può scriversi nei tre modi:

R24 R34
R1 R2 + R2 R3 + R1 R3 = R14 P
Y Y Y Y Y Y (4.13a)
R4
R14 R34
R1 R2 + R2 R3 + R1 R3 = R24 P
Y Y Y Y Y Y (4.13b)
R4
R14 R24
R1 R2 + R2 R3 + R1 R3 = R34 P
Y Y Y Y Y Y (4.13c)
R4
Si osserva ancora che i rapporti a secondo membro, sono rispettivamente le tre
resistenze a stella R3 , R1 , R2 delle equazioni 4.9. Sostituendo, si ottengono infine le
Y Y Y

resistenze equivalenti a triangolo:

R1 R2 + R2 R3 + R1 R3 = R14 R3
Y Y Y Y Y Y Y da cui si ricava R14 :
R1 R2 + R2 R3 + R1 R3
Y Y Y Y Y Y
R14 = (4.14a)
R3 Y

R1 R2 + R2 R3 + R1 R3 = R24 R1
Y Y Y Y Y Y Y da cui si ricava R24 :
R1 R2 + R2 R3 + R1 R3
Y Y Y Y Y Y
R24 = (4.14b)
R1 Y

R1 R2 + R2 R3 + R1 R3 = R34 R2
Y Y Y Y Y Y Y da cui si ricava R34 :
R1 R2 + R2 R3 + R1 R3
Y Y Y Y Y Y
R34 = (4.14c)
R2 Y

Dalla figura 4.3 si può dedurre la seguente regola pratica:


La resistenza equivalente a triangolo è data dal rapporto tra la somma dei
prodotti tra le coppie di resistenze a stella e la resistenza a stella opposta a quella


a triangolo considerata.

Se le resistenze a stella sono tutte uguali le 4.14 diventano:

R2 Y +R 2+
Y R2 Y 3 R2Y
R4 = = = 3R Y (4.15)
R Y R Y
4.3. tr a s f or m a z ion e s t e l l a →t r i a ng ol o 79


Date tre resistenze uguali collegate a stella, la resistenza a triangolo equivalente


è tre volte quella a stella.

4.4 stella di resistenze c ollegate a generatori elettrici

Anche se nell’ordinaria realtà delle cose, impianti in correnti continua con resistenze
e generatori collegati a stella (o a triangolo) rappresentano un’eccezione, una rarità o,
più semplicemente, un modo con cui perfezionare le proprie capacità di analisi delle
reti elettriche, capire sin d’ora come impostarne lo studio, sarà poi utile quando si
esamineranno le reti elettriche trifasi alimentate in corrente alternata.
Come già detto in apertura di capitolo, le reti in corrente alternata trifase rappre-
sentano, anzi sono, lo standard de facto dell’industria elettrica. Anticipare ora parte
di quelle conoscenze, è utile non solo come puro esercizio di stile ma, soprattutto, in
prospettiva, quando lo studio delle reti in corrente alternata si trasformerà da analisi
dei circuiti monofase a quelli trifase, sino ad estendersi ai sistemi polifase.
La rete elettrica può essere risolta con uno dei metodi o teoremi visti nei capitoli
precedenti. Se le resistenze che compongono la stella (o il triangolo) sono tutte uguali,
il sistema si dirà equilibrato, altrimenti si dirà squilibrato.

4.4.1 Collegamento a stella: metodo delle correnti ai nodi

Sia la rete di figura 4.4 dove le tre resistenze R1 , R2 e R3 collegate a stella, sono alimentate
dai tre generatori E1 , E2 ed E3 in corrente continua.

E1 I1
R1

A B
R3
E2 E3 I2
R2

I3

Figura 4.4. Stella di resistenze risolta applicando il principio di Kirchhoff (correnti ai


nodi).

Il calcolo delle correnti di linea I1 , I2 e I3 viene condotto utilizzando i due principi


di Kirchhoff. Per semplicità di calcolo si ipotizza che le correnti siano tutte entranti nel
nodo “ B”.
80 c a p i t ol o 4 . c a s e s t u dy : s t e l l a e t r i a ng ol o di r e s i s t e n z e

La stella di resistenze è composta da 2 nodi e 3 lati. Il numero delle equazioni ai nodi


e alle maglie è quindi:

en = n − 1 = 2 − 1 = 1
em = l + 1 − n = 3 + 1 − 2 = 2
Per l’equazione ai nodi si sceglie il nodo “ B”, mentre per quelle alle maglie si scelgono
quelle definite da E1 R1 R2 E3 e da E2 R3 R2 E3 . Il sistema risolvente è quindi:



 I1 + I2 + I3 = 0
 R1 · I1 − R2 · I2 = E1 − E3

(4.16)

 R3 · I3 − R2 · I2 = E2 − E3



Che può tradursi nell’equazione matriciale:
1 1 1 I1 0
*.R −R
1 2 0 / · . I2 / = . E1 − E3 +/
+ * + * (4.17)
, 0 − R2 R3 - , I3 - , E2 − E3 -
Le correnti di linea sono quindi:
0 1 1
E − E −R 0
1 3 2
E2 − E3 −R2 R3 E1 (R2 + R3 ) − E2 R2 − E3 R3
I1 = = (4.18a)
1 1 1 R1 ( R2 + R3 ) + R2 R3
R −R 0
1 2
0 − R 2 R3

1 0 1
R E − E 0
1 1 3
0 E2 − E3 R3 − E1 R3 − E2 R1 + E3 ( R1 + R3 )
I2 = = (4.18b)
1 1 1 R1 ( R2 + R3 ) + R2 R3
R −R 0

1 2
0 −R2 R3
1 1 0
R −R E − E
1 2 1 3
0 −R2 E2 − E3 − E1 R2 + E2 ( R1 + R2 ) − E3 R1
I3 = = (4.18c)
1 1 1 R1 ( R2 + R3 ) + R2 R3
R −R 0

1 2
0 −R2 R3
4.4. st e l l a di r e s i s t e n z e c ol l e g at e a g e n e r at or i e l e t t r ic i 81

Se le tre resistenze sono tutte uguali (sistema equilibrato), ponendo R1 = R2 = R3 = R


le precedenti equazioni si riducono a:
2 RE1 − RE2 − RE3 2 E1 − E2 − E3
I1 = = (4.19a)
2 R2 + R2 3R
−RE1 − RE2 + 2 RE3 − E1 − E2 + 2 E3
I2 = = (4.19b)
2 R2 + R2 3R
−RE1 + 2 RE2 − RE3 − E1 + 2 E2 − E3
I3 = = (4.19c)
2 R2 + R2 3R

4.4.2 Collegamento a stella: metodo delle correnti di circolazione

Il metodo delle correnti di circolazione consente di risolvere la stella di resistenze im-


postando un sistema con sole due equazioni alle maglie. Le reali correnti si dedurranno
confrontando le correnti di circolazione di figura 4.5 con quelle di figura 4.4.

E1 R1

A B
R3
E2 E3 0
I
R2

I 00

Figura 4.5. Stella di resistenze risolta applicando il metodo delle correnti di


circolazione.

Le equazioni alle maglie sono quindi:

 R1 · I + R2 ( I − I ) = E1 − E3  ( R1 + R2 ) I − R2 · I = E1 − E3

 0 0 00 
 0 00

 R3 · I 00 + R2 ( I 00 − I 0) = E3 − E2 ⇒  −R2 · I 0 + ( R2 + R3 ) I 00 = E3 − E2
 
Risolvendo si trovano le due correnti di circolazione I 0 e I 00:
E1 ( R2 + R3 ) − E2 R2 − E3 R3
I0 = (4.20a)
R1 ( R2 + R3 ) + R2 R3
E1 R2 − E2 ( R1 + R2 ) + E3 R1
I 00 = (4.20b)
R1 ( R2 + R3 ) + R2 R3
Confrontando la figura 4.4 con la figura 4.5 si ricavano le reali correnti di linea:
E1 ( R2 + R3 ) − E2 R2 − E3 R3
I1 = I 0 = (4.21a)
R1 ( R2 + R3 ) + R2 R3
82 c a p i t ol o 4 . c a s e s t u dy : s t e l l a e t r i a ng ol o di r e s i s t e n z e

− E1 R2 + E2 ( R1 + R2 ) − E3 R1
I3 = − I 00 = (4.21b)
R1 ( R2 + R3 ) + R2 R3
− E1 R3 − E2 R1 + E3 ( R1 + R3 )
I2 = I 00 − I 0 = (4.21c)
R1 ( R2 + R3 ) + R2 R3

equazioni che coincidono con la terna di correnti a pag.81.

4.4.3 Collegamento a stella risolto con il teorema di Millman

I due nodi che contraddistinguono la stella di resistenze alimentata da un’altrettanta


stella di generatori, ben si presta a essere risolta con il teorema di Millmann.
Sia nuovamente la figura 4.4 di pagina 79. Applicando Millman ai nodi “ A” e “ B” si
scriverà:
E1 E2 E3
+ +
R1 R3 R2
VBA = (4.22)
1 1 1
+ +
R1 R2 R3
Se le tre resistenze della stella sono uguali, ovvero se R1 = R2 = R3 = R la precedente
equazione diventa:

E1 E2 E3 E1 E2 E3 E1 + E2 + E3
+ + + +
R1 R3 R2 E1 + E2 + E3
VBA = = R R R = R
 = (4.23)
1 1 1 1 1 1 3 3
+ + + +
R1 R2 R3 R R R R


ovvero, se le tre resistenze della stella sono uguali, la tensione tra i nodi “ A” e “ B” coincide
con la media aritmetica delle tre tensioni di alimentazione.
Una volta nota la tensione VBA tra i due nodi, si può scomporre la stella di resistenze
e di generatori nei tre circuiti di figura 4.6:
Le tre correnti I1 , I2 e I3 possono ora essere calcolate applicando ad ognuna delle tre
maglie di figura 4.6 il secondo Principio di Kirchhoff:

E1 − VBA
E1 − VBA = R1 I1 ⇒ I1 = (4.24a)
R1
E3 − VBA
E3 − VBA = R2 I2 ⇒ I2 = (4.24b)
R2
E2 − VBA
E2 − VBA = R3 I3 ⇒ I3 = (4.24c)
R3
4.4. st e l l a di r e s i s t e n z e c ol l e g at e a g e n e r at or i e l e t t r ic i 83

VAB VAB
A B
I1 E2 R3
E1 R1 I3
I2

A B A B
VAB E3 R2
(a) Maglia E1 − VBA − R1 . (b) Maglia E3 − VBA − R2 . (c) Maglia E2 − VBA − R3 .

Figura 4.6. Il sistema di figura 4.4 viene scomposto in tre circuiti elementari.

Sostituendo VBA dell’equazione 4.22 in quella di I1 si trova:


E1 E2 E3
+ +
R1 R3 R2
E1 −
1 1 1 E1 E1 E1 E1 E2 E3
+ +  + + −  − −
R1 R2 R3 R1 R2 R3 R1 R3 R2
I1 = =  !
R1 1 1 1
R1 + +
R1 R2 R3
e semplificando ancora si trova:
E1 E1 E2 E3 E1 R3 + E1 R2 − E2 R2 − E3 R3
+ − −
R R3 R3 R2 R2
R2
I1 = 2 = =

R1 R1 R2 R3 + R1 R3 + R1 R2
1+ +
R2 R3 R2
R3
E1 ( R2 + R3 ) − E2 R2 − E3 R3
= (4.25)
R1 ( R2 + R3 ) + R2 R3
equazione che coincide con la prima delle 4.21 a pag. 81. In modo analogo si trovano
infine le due correnti I2 e I3 :
E1 E2 E3
+ +
R1 R3 R2
E3 −
1 1 1
+ +
R1 R2 R3 − E1 R3 − E2 R1 + E3 ( R1 + R3 )
I2 = = (4.26)
R2 R1 ( R2 + R3 ) + R2 R3
E1 E2 E3
+ +
R R3 R2
E2 − 1
1 1 1
+ +
R1 R2 R3 − E1 R2 + E2 ( R1 + R2 ) − E3 R1
I3 = = (4.27)
R3 R1 ( R2 + R3 ) + R2 R3
84 c a p i t ol o 4 . c a s e s t u dy : s t e l l a e t r i a ng ol o di r e s i s t e n z e

Il teorema di Millman conferma quindi i risultati già trovati in occasione delle metodo
delle correnti di circolazione e quando si è applicato Kirchhoff.
Esercizio 4.4.1. Sia la rete elettrica di figura 4.4 dove le tre resistenze collegate a stella R1 = R2 =
R3 = R = 5Ω sono alimentate dalla terna di generatori in corrente continua E1 = 12V, E2 = 9V e
E3 = 24V.
Calcolare le tre correnti di linea I1 , I2 e I3 utilizzando prima il metodo delle correnti ai nodi e poi
quello delle correnti di circolazione.
Metodo delle correnti ai nodi
In base alla figura 4.4, il sistema risolvente è composto dalle tre equazioni (vedi anche
equazioni 4.16 a pag. 80):




 I1 + I2 + I3 = 0
 R · I1 − R · I2 = E1 − E3


R· I − R· I = E − E


 3 2 2 3

Risolvendo rispetto alle tre correnti di linea I1 , I2 e I3 2 si trova:

2 E1 − E2 − E3 2·12 − 9 − 24
I1 = = = −0,6A
3R 3·5
− E1 − E2 + 2 E3 −12 − 9 + 2·24
I2 = = = 1,8A
3R 3·5
− E1 + 2 E2 − E3 −12 + 2·9 − 24
I3 = = = −1,2A
3R 3·5

Metodo delle correnti di circolazione


Utilizzando invece il metodo delle correnti di circolazione, lo schema a cui fare riferimento
è quello di figura 4.5 a pag. 81. Scegliendo per le equazioni le due maglie dove circolano le due
correnti I 0 e I 00, il sistema di equazioni diventa:

 2RI − RI = E1 − E3

 0 00

 − RI 0 + 2RI 00 = E3 − E2

Applicando il metodo di Kramer e semplificando:
E − E −R
1 3
E − E 2 2 R

3 2 E1 − E2 − E3 2·12 − 9 − 24
I =
0 = = = −0,6A
2R − R
3R 3·5
−R 2R

2 Il sistema può essere risolto velocemente utilizzando la regola si Sarrus.


4.4. st e l l a di r e s i s t e n z e c ol l e g at e a g e n e r at or i e l e t t r ic i 85

2R E − E
1 3
− R E − E E1 − 2 E2 + E3 12 − 2·9 + 24

3 2
I =
00 = = = 1,2A
2R − R 3R 3·5
−R 2R

Le reali correnti di linea I1 , I2 , I3 si deducono dalle correnti di circolazione appena calcolate


e per confronto con le correnti di linea che per ipotesi secondo i versi indicati in figura 4.4:

la corrente I1 attraversa la resistenza R1 e ha lo stesso verso della corrente I 0, la sola che


attraversa quella stessa resistenza R1 . Si ha quindi:

I1 = I 0 = −0,6A

La corrente I2 attraversa la resistenza R2 , ha il medesimo verso di I 00 ma si oppone a I 0:

I2 = I 00 − I 0 = 1,2 − (−0,6) = 1,2 + 0,6 = 1,8A

La corrente I3 attraversa la resistenza R3 ma ha verso discorde a I 00:

I3 = − I 00 = −1,2A
I risultati confermano quindi quelli calcolati con il metodo delle correnti ai nodi. Analizzando
i segni si deduce che:
• il verso della corrente di linea I1 è contrario a quello ipotizzato (esce dal nodo “ B” e si dirige
verso il generatore E1 );
• il verso della corrente di linea I2 conferma l’ipotesi (esce dal generatore E3 e si dirige verso il
nodo“ B”);
• il verso della corrente I3 è contrario a quello ipotizzato (esce dal nodo “ B” e si dirige verso il
generatore E2 ).

Esercizio 4.4.2. Le tre resistenze della rete elettrica di figura 4.4 hanno ora tutti valori diversi:
R1 = 5Ω, R2 = 10Ω, R3 = R = 15Ω e sono alimentate dalla terna di generatori in corrente continua
E1 = 12V, E2 = 9V e E3 = 24V.
Calcolare le correnti di linea I1 , I2 e I3 utilizzando il metodo delle correnti ai nodi e quello delle
correnti di circolazione.
Metodo delle correnti ai nodi
Le equazioni sono quelle del sistema 4.16 a pagina 80:



 I1 + I2 + I3 = 0
 R1 · I1 − R2 · I2 = E1 − E3


R · I − R · I = E − E


 3 3 2 2 2 3
86 c a p i t ol o 4 . c a s e s t u dy : s t e l l a e t r i a ng ol o di r e s i s t e n z e

Le correnti di linea sono quindi:

E1 (R2 + R3 ) − E2 R2 − E3 R3 12(10 + 15) − 9·10 − 25·15


I1 = = = −0,545A
R1 ( R2 + R3 ) + R2 R3 5(10 + 15) + 10·15
− E1 R3 − E2 R1 + E3 (R1 + R3 ) −12·15 − 9·5 + 24(5 + 15)
I2 = = = 0,927A
R1 ( R2 + R3 ) + R2 R3 5(10 + 15) + 10·15
− E1 R2 + E2 (R1 + R2 ) − E3 R1 −12·10 + 9(5 + 10) − 24·5
I3 = = = −0,382A
R1 ( R2 + R3 ) + R2 R3 5(10 + 15) + 10·15

Metodo delle correnti di circolazione


Dalla figura 4.5 a pag. 81 si ricava il sistema di equazioni:

 ( R1 + R2 ) I − R2 · I = E1 − E3

 0 00

 − R2 · I 0 + (R2 + R3 ) I 00 = E3 − E2

con semplici sostituzioni o con il metodo di Kramer si trovano le due correnti di circolazione
I 0 e I 00 (vedi anche pag. 81:

E1 (R2 + R3 ) − E2 R2 − E3 R3 12(10 + 15) − 9·10 − 24·15


I0 = = = −0,545A
R1 ( R2 + R3 ) + R2 R3 5(10 + 15) + 10·15
E1 R2 − E2 (R1 + R2 ) + E3 R1 12·10 − 9(5 + 10) + 24·5
I 00 = = = 0,382A
R1 ( R2 + R3 ) + R2 R3 5(10 + 15) + 10·15

Confrontando infine la figura 4.4 a pag. 79 con quella a pag. 81 si ricavano le reali correnti di
linea:

I1 = I 0 = −0,545A
I2 = I 00 − I 0 = 0,382 − (−0,545) = 0,927A
I3 = − I 00 = −0,382A

Dall’esame dei segni si ricava quindi che:

• la corrente di linea I1 ha verso contrario a quello ipotizzato (dal nodo “ B” verso il generatore
E1 );
• il verso della corrente di linea I2 è quello ipotizzato (esce da E3 e si dirige verso il nodo “ B”);
• il verso della corrente I3 è contrario a quello ipotizzato (esce dal nodo “ B” ed entra in E2 ).

Esercizio 4.4.3. Ripetere gli esercizi 4.4.1 e 4.4.2 utilizzando il teorema di Millman e calcolando anche
il valore della tensione presente tra i nodi “ A” e “ B”.
4.4. st e l l a di r e s i s t e n z e c ol l e g at e a g e n e r at or i e l e t t r ic i 87

Esercizio 4.4.1 stella equilibrata


La stella delle tre resistenze è equilibrata. Si può quindi applicare direttamente l’equazione 4.23
a pag. 82:
E1 + E2 + E3 12 + 9 + 24
VBA = = = 15V
R 3
Le tre correnti I1 , I2 e I3 sono quindi (vedi equazioni 4.24 a pag. 82):
E1 − VBA 12 − 15
I1 = = = −0,6A
R 5
E3 − VBA 24 − 15
I2 = = = 1,8A
R 5
E2 − VBA 9 − 15
I3 = = = −1,2A
R 5
valori che coincidono con quelli già calcolati.
Esercizio 4.4.2 stella squilibrata
Trattandosi di tre resistenze diverse la tensione tra i nodi “ A” e “ B” vale:
E1 E2 E3 12 9 24
+ + + +
R R3 R2
VBA = 1 = 5 15 10 = 14,73V
1 1 1 1 1 1
+ + + +
R1 R2 R3 5 10 24
Le tre correnti di linea valgono quindi:
E1 − VBA 12 − 14,73
I1 = = = −0,546A
R1 5
E3 − VBA 24 − 14,73
I2 = = = 0,927A
R2 10
E2 − VBA 9 − 14,73
I3 = = = −382A
R3 15
valori anche questi coincidenti con quelli calcolati precedentemente.
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