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C a p i t o l o 1 Co nc e t t i i nt r o d ut t i v i
Testi consigliati.............................................................................................................. 2
Un po' di storia .............................................................................................................. 3
I NTRODUZIONE .................................................................................................................. 4
Premessa ....................................................................................................................... 4
Segnali analogici e digitali - Low voltage ........................................................................ 5
Range di frequenza e approssimazione dei parametri concentrati................................... 5
Componenti a circuiti elettronici ..................................................................................... 7
Limiti di validit dei modelli utilizzati ............................................................................. 7
Definizione di caratteristica elettrica di un dispositivo.................................................. 7
Caratteristiche statiche e dinamiche .............................................................................. 8
Linearit di un elemento e di un circuito .......................................................................... 9
Il principio della sovrapposizione degli effetti ................................................................ 11
Esempio ................................................................................................................... 11
Esempio ................................................................................................................... 13
Esempio ................................................................................................................... 16
Teorema di Thevenin .................................................................................................... 18
Esempio ................................................................................................................... 19
Esempio ................................................................................................................... 21
Operazioni di shift dei generatori di corrente ............................................................. 24
E QUIVALENTE DI M ILLER ................................................................................................. 26
Circuito equivalente di Miller ....................................................................................... 26
Esempio ....................................................................................................................... 27
Testi consigliati
P.E. GRAY - R. G. MEYER
J. MILLMAN - A. GRABEL
Microelettronica
F. CORSI
Microelectronic Circuits
Circuiti elettronici
Concetti introduttivi
Un po' di storia
1895
1904
1906
1925
Prima dimostrazione TV
1935
FET
1940
Radar
1947
BJT (Shockley)
1958
1968
1972
IIn
nttrro
od
du
uzziio
on
nee
Premessa
Lo sviluppo dei circuiti integrati ha aggiunto una nuova dimensione allo studio
dei circuiti elettronici ed i metodi classici di progettazione di circuiti a componenti
discreti lasciano progressivamente il posto alla progettazione del sistema elettronico
visto nel suo insieme, comprendente lo studio dei materiali, delle tecnologie, dei
dispositivi e delle soluzioni circuitali.
Il corso di Elettronica Applicata si propone di fornire una introduzione
allanalisi ed alla progettazione dei circuiti analogici (1) di uso pi comune nelle
applicazioni dellelettronica. Il punto di vista preferenziale quello della tecnologia
dei circuiti integrati, per cui viene dato ampio spazio allo studio delle soluzioni pi
tipiche in questo ambito.
Il dominio di applicazione dei circuiti analogici integrati
riguarda il trattamento di segnali il cui spettro di frequenze si
estende dalla frequenza nulla (corrente continua) fino ad alcune
decine (al pi qualche centinaio) di MHz. Si tratta, quindi, di circuiti che,
per le loro dimensioni, possono essere sempre considerati a parametri
concentrati.
Una particolare enfasi viene attribuita allo studio ed al confronto delle diverse
soluzioni circuitali in grado di fornire le migliori prestazioni a parit di dispositivi
impiegati.
Lesposizione suddivisa in due parti fondamentali:
la prima dedicata allanalisi delle reti da un punto di vista statico (o quasi
statico): in questa parte rientra lo studio generale delle reti resistive,
includendo lo studio della polarizzazione, del comportamento ai piccoli
segnali ed ai grandi segnali (a centro banda) dei vari stadi amplificatori
senza e con reazione;
la seconda parte tratta dello studio dei circuiti da un punto di vista dinamico:
essa include gli aspetti del comportamento in frequenza e della stabilit dei
circuiti RC ( 2).
I circuiti di impiego pi ricorrente sono, in genere, utilizzati come esempi per
illustrare nei dettagli lapplicazione delle varie metodologie generali.
Il corso presuppone la conoscenza dei principi fondamentali dellelettrotecnica,
del funzionamento e dei modelli circuitali dei componenti elettronici e degli
strumenti matematici e numerici di base per la soluzione dei sistemi di equazioni
algebriche non lineari e di equazioni differenziali ordinarie.
Con questa terminologia ci si riferisce a circuiti in grado di elaborare segnali elettrici analoghi ai fenomeni fisici che
rappresentano.
2
Sono i circuiti composti solo ad elementi resistivi (R) e capacitivi (C).
Autore: Sandro Petrizzelli
Concetti introduttivi
ampiezza:
frequenza:
potenza:
Nella realizzazione dei dispositivi e dei circuiti integrati, uno degli obbiettivi
principali che si tende a raggiungere il cosiddetto low voltage (basso voltaggio),
necessario per ottenere anche basse dissipazioni di potenza (low power), ma
necessario anche perch, data la sempre maggiore scala di integrazione dei circuiti,
bisogna evitare di sollecitare i materiali isolanti ( 3): a parit di dimensioni dei
dispositivi (dimensioni sempre pi piccole), quanto minori sono i voltaggi, tanto
minori sono i campi elettrici prodotti.
10
102
Radio
Telefonia
cellulare
VIDEO
103
104
105
106
MF
VHF
107
108
Sistemi GPS
109
1010
Frequenza (Hz)
c
= 3mm
f
l
30( cm)
30 *10 2 ( m)
=
=
= 1( ns)
v 3 * 108 ( m / s) 3 *10 8 (m / s)
Concetti introduttivi
VV
I = I S e T 1
I1
I2
V1
V2
In questo caso, le grandezze elettriche cui possiamo fare riferimento sono ben 4,
per cui le possibilit a disposizione sono le seguenti:
caratteristica ingresso-uscita in tensione: si tratta del grafico della
funzione f(V 1 ,V 2 )=0, ossia di una relazione solo tra la tensione in ingresso e
quella in uscita;
caratteristica ingresso-uscita in corrente: si tratta del grafico della funzione
f(I 1 ,I 2 )=0;
transcaratteristica: si tratta del grafico della funzione f(V 1 ,I 2 )=0 oppure di
quello della funzione f(I 1 ,V 2 ); in entrambi i casi, cio, si riporta la relazione
tra variabili diverse di ingresso e di uscita;
caratteristica di ingresso: si tratta del grafico della funzione f(V 1 ,I 1 )=0;
caratteristica di uscita: si tratta del grafico della funzione f(V 2 ,I 2 )=0.
N.B. Osserviamo che, per indicare una grandezza elettrica, useremo lettere
maiuscole quando essa rigorosamente costante oppure quando varia in
modo talmente lento da poterla ritenere costante, mentre invece useremo
lettere minuscole quando essa varia con una frequenza non troppo
bassa.
C
Caarraatttteerriissttiicch
hee ssttaattiicch
hee ee d
diin
naam
miicch
hee
Esistono fondamentalmente due tipi di caratteristiche:
si parla di caratteristica statica quando il segnale applicato al dispositivo
o al circuito ha una frequenza molto bassa (si parla di segnale lento),
ossia quando esso varia tanto lentamente da non eccitare le capacit;
Concetti introduttivi
f (x 1 + x 2 ) = f (x 1 ) + f (x 2 )
2. propriet di omogeneit:
f (kx ) = kf (x )
x1 e x 2
x e k
1/R
R
E
E/R
V2 = V1
I 2 = I1
V2 = I1
V2 = I1
10
Concetti introduttivi
Teorema
Sia dato un circuito resistivo lineare tempoinvariante; supponiamo che esista una sola soluzione
per
questo
circuito;
supponiamo
inoltre
che
il
circuito contenga generatori di tensione e
generatori di corrente; sotto queste ipotesi, una
qualsiasi uscita del circuito y J (t) esprimibile come
combinazione lineare delle sole forme donda degli +
generatori, ossia
E
piioo
mp
Esseem
Consideriamo il circuito rappresentato in figura:
R1
+
E
R2
I 2 = H 1 VS ,1 + H 2 VS , 2 +...+ H VS , + K 1 I S ,1 + K 2 I S , 2 +...+ K VS ,
11
I 2 = H 1 VS ,1 + K 1 I S ,1 = H 1 E + K 1 J
V2 = H '1 VS ,1 + K' 1 I S ,1 = H ' 1 E + K '1 J
Deduciamo che i coefficienti da determinare sono solo 4. Vediamo allora come si
ottengono questi coefficienti; il metodo consiste di due passi fondamentali:
1. per ottenere i coefficienti relativi ai generatori di tensione basta risolvere il
circuito che si ottiene da quello iniziale eliminando del tutto i generatori di
corrente, ossia sostituendoli con dei circuiti aperti;
2. in modo analogo, per ottenere i coefficienti relativi ai generatori di corrente
basta risolvere il circuito che si ottiene da quello iniziale eliminando del
tutto i generatori di tensione, ossia sostituendoli con dei cortocircuiti.
Vediamo cosa accade nel nostro caso. Per determinare H 1 e H 1 , che sono i
coefficienti relativi allunico generatore di tensione, consideriamo il circuito che si
ottiene da quello iniziale eliminando lunico generatore di corrente:
R1
+
E
R2
R2
E , da
R1 + R 2
I V ,2 =
VV , 2
R2
1
E
R1 + R 2
R2
H 1 = R + R
1
2
1
H ' =
1
R1 + R 2
Per determinare, invece, i coefficienti relativi al generatore di corrente dobbiamo
considerare il circuito che si ottiene da quello iniziale eliminando il generatore di
corrente:
12
Concetti introduttivi
R1
R2
Applicando
IV, 2
questa
volta
la
regola
del
partitore
di
corrente,
otteniamo
G2
J , da cui
=
G1 + G 2
VV ,2 =
1
J
G1 + G 2
G2
K 1 = G + G
1
2
1
K ' =
1
G1 + G 2
In conclusione, possiamo affermare che
I 2 = H 1E + K 1J =
R2
G2
E+
J
R1 + R 2
G1 + G 2
V2 = H '1 E + K '1 J =
1
1
E+
J
R1 + R 2
G1 + G 2
E
piioo
mp
Esseem
Consideriamo il seguente circuito monoporta:
R1
IX
V1
V2
R2
I0
VX
-
13
IX
I*
V*
VX
I*
I X = I * VX
V
*
R1
+
V1
R2
VX
-
V ' X = VR 2 =
R 2 V1
R1 + R 2
14
Concetti introduttivi
R1
+
V2
R2
VX
-
Si ottiene ovviamente
R 2 V2
R1 + R2
V ' ' X = VR 2 =
R1
+
R2
I0
VX
-
R1R 2 I 0
R1 + R 2
R 2 (V1 + V2 ) + R 1 R 2 I 0
R1 + R 2
R1
I*
V1
I0
V2
R2
I* = I 0 +
V1 + V2
R1
15
E
Esseem
mp
piioo
Vediamo ora un altro esempio di determinazione della caratteristica di un
circuito. In particolare, concentriamoci sul circuito seguente:
I 1
+ R1 -
V1
R2
V2
VX
-
I*
V*
I X = I*
I*
VX
V*
16
Concetti introduttivi
I 1
+ R1 -
V1
R2
VX
-
V1
.
R1
+ R1 -
R2
V2
VX
-
V2
.
R1
I1 =
V1 V2
1
=
( V1 V2 )
R1 R1 R1
V * =
R2
( V1 V2 )
R1
Questa dunque la tensione a vuoto. Per determinare la pendenza della retta che
rappresenta la caratteristica nel piano I-V, abbiamo detto che essa corrisponde al
reciproco, cambiato di segno, della resistenza di ingresso del circuito, ossia della
resistenza misurata ai terminali del circuito quando tutti i generatori indipendenti
al suo interno sono passivati.
Allora, quando questi generatori sono passivati, il circuito fatto nel modo
seguente:
+ R1 -
I 1
+
R2
VX
-
17
V*
1
VX .
R2 R2
Teorema di Thevenin
Lenunciato di questo teorema noto:
+
VTH
VTH
R TH
VTH
18
Concetti introduttivi
E
Esseem
mp
piioo
Consideriamo il seguente circuito di polarizzazione di un BJT npn:
VCC
RA
RC
RB
RL
RTH2
VTH2
RTH1
VTH1
19
RA
VCC
RB
In condizioni di corrente entrante nulla, evidente che la tensione alla porta
(cio la tensione a vuoto) quella ai capi di R B , per cui essa vale
VTH1 = VB =
R B VCC
RB + RA
Inoltre, nel momento in cui passiviamo V CC , chiaro che le due resistenze sono
in parallelo, per cui la resistenza di ingresso
R TH1 =
R BR A
RB + RA
RC
VCC
RL
Essa evidentemente analoga a quella vista prima, per cui diciamo subito che
R L VCC
RC + RL
R CRL
=
RC + RL
VTH 2 =
R TH 2
20
Concetti introduttivi
E
Esseem
mp
piioo
Consideriamo il seguente circuito:
I1
V1
R3
I 1
R1
R2
VD
VTH
21
I1
I 1
R3
R1
V1
R2
I 2 = I 1 + I 1 = (1 + )I 1
per cui la tensione a vuoto risulta VTH = R 2 (1 + )I 1 .
Dobbiamo calcolare I 1 . Possiamo intanto applicare la LKT alla maglia costituita
da R 1 stesso e da R 2 : risulta infatti
I1 =
V1
R 1 + R 2 (1 + )
VTH =
R 2 (1 + )V1
R 1 + R 2 (1 + )
I1
I 1
R3
R1
R2
22
IX
Concetti introduttivi
I X = I 1 + I 1 + I 2
La corrente I 2 che scorre in R 2 si ricava considerando che R 2 e R 1 sono in
parallelo: la tensione ai loro capi la tensione di porta V X , per cui I 2 =
IX =
VX
e quindi
R2
VX
+ (1 + )I 1
R2
IX =
VX
V
+ (1 + ) X
R2
R1
R TH =
VX
1
=
1+ 1
IX
+
R1 R 2
R1
, per cui possiamo brevemente scrivere che
1+
R TH =
1+
/ /R 2
R1
Osservazione
C anche un altro modo per calcolare il valore di R TH : dato che
conosciamo V TH , possiamo infatti calcolare questa resistenza come
rapporto tra V TH (tensione a vuoto) e la cosiddetta corrente di
cortocircuito, ossia la corrente che fluisce tra i terminali del circuito (da
quello a potenziale maggiore a quello a potenziale minore) quando tali
terminali vengono cortocircuitati.
Il circuito su cui ragionare dunque il seguente:
I1
V1
I 1
R3
R1
R2
23
I SC = I 1 + I 1 = (1 + )I 1
dove il pedice SC sta per short circuit, ossia per cortocircuito.
La corrente I 1 quella che fluisce nel resistore R 1 , il quale ha
evidentemente un terminale a massa e laltro connesso al polo positivo del
generatore V 1 : di conseguenza, la tensione ai capi di tale resistore
proprio V 1 , per cui I 1 = G 1 V1 e quindi possiamo scrivere che
I SC = (1 + )G 1 V1
Infine, la resistenza equivalente di Thevenin
R TH =
VTH
ISC
R 2 (1 + )V1
R + R 2 (1 + )
R 1R 2
= 1
=
(1 + )G1V1 R 1 + R 2 (1 + )
I0
N1
N2
24
Concetti introduttivi
I0
I0
N1
N2
E infatti evidente che la LKC non subisce alcuna variazione rispetto alla
situazione iniziale.
Una seconda operazione inoltre la seguente:
I0
N1
I0
N2
Anche in questo caso non abbiamo modifiche della LKC rispetto alla situazione
iniziale, per cui questa configurazione circuitale del tutto equivalente a quella di
partenza.
E ovvio che possiamo compiere gli stessi passaggi se, al posto del generatore
indipendente di corrente, ne avessimo uno dipendente. Supponiamo ad esempio che
il circuito sia fatto nel modo seguente:
I0=gmV
+
V
-
N1
N2
N1
+
V
-
I0
N2
I0
N1
+
V
-
gm
N2
I0
25
E
Eq
qu
uiivvaalleen
nttee d
dii M
Miilllleerr
Circuito equivalente di Miller
Supponiamo di avere un circuito fatto nel modo seguente:
z0
I1
I2
+
V2
-
+
V1
-
N1
N2
I1
N1
I2
+
z1 V1
-
+
V2 z2
-
N2
I1 =
V1 V2
z0
V1
.
z1
z1 =
z0
V
1 2
V1
26
Concetti introduttivi
V2 V1
V
= I2 = 2
z0
z2
da cui possiamo concludere che
z2 =
z0
V
1 1
V2
Esempio
Consideriamo il circuito seguente:
RF
RS
+
+
g m V1
R0
V1
V2
RS
+
R1
g m V1
R0
V1
R2 V2
-
R1 =
RF
V
1 2
V1
R2 =
RF
V
1 1
V2
27
I RF = g m V1 + G 0 V2
Sostituendo nellequazione trovata prima, abbiamo che
V1 = R F ( g m V1 + G 0 V2 ) + V2
e da qui possiamo concludere che
V2 1 R F g m
=
V1 R F G 0 + 1
Quindi, le due resistenze da porre al posto di R F sono le seguenti:
RF
1 R F gm
1
RFG0 +1
RF
R2 =
R G +1
1 F 0
1 R Fg m
R1 =
RS
R1
g m V1
V1
R0
R2 V2
-
V1 =
R1
E
R1 + R S
28
V2
E
tra la tensione in
Concetti introduttivi
per cui
V2 V2 V1 1 R F g m R 1
=
=
E
V1 E R F G 0 + 1 R 1 + R S
AV =
RF
RS
I
+
g m V1
R0
V1
Questo circuito chiaramente diverso da quello di partenza, per cui avr anche
un equivalente di Miller diverso. Di conseguenza, se vogliamo sfruttare lequivalente
di Miller al fine di calcolare R TH =V/I, dobbiamo applicare questa operazione di
equivalenza a questo circuito e non utilizzare quella applicata prima al circuito di
partenza.
Premesso questo, passiamo al calcolo vero e proprio. E evidente che non
necessario applicare lequivalente di Miller in quanto il circuito abbastanza
semplice.
Intanto, V 1 la tensione ai capi di R S , per cui V1 = R S I RS . Inoltre, applicando la
LKC abbiamo che
I RS g m V1 I R 0 + I = 0
I RS =
V
RS + RF
1 gm R S
V = G0V I
RS + RF
29
R TH =
1
V
=
I G 1 gmR S
0
RS + RF
30