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AUTOCONSUMO DELLE BOBINE DEI TELERUTTORI

Per eccitare la bobina di un teleruttore, serve una forza di tipo elettromagnetico per attrarre l'ancora
mobile che va a "chiudere" il nucleo magnetico "posandosi" sulla sua parte fissa (vedi figura sotto).

Il costruttore proporziona il tutto in modo che, alimentando correttamente la bobina (anche con un
certo margine di tolleranza), il teleruttore possa eccitarsi e funzionare correttamente. Succede però
che, ad eccitazione avvenuta, (cioè dopo pochissimi istanti dal momento in cui la bobina è
alimentata) la forza esercitata aumenta e diventa maggiore di quanta effettivamente ne serve per
tenere attratta l'ancora mobile. Siccome la forza è prodotta utilizzando corrente elettrica si è pensato
di regolare (diminuire) tale corrente in modo da avere un risparmio energetico senza compromettere
però la funzionalità del teleruttore. Nei teleruttori alimentati in corrente alternata, tale regolazione
avviene "automaticamente" mentre in quelli alimentati in continua è necessario ricorrere ad un
espediente: la cosiddetta resistenza di zavorra.

PREREQUISITI DI ELETTROTECNICA
Nel seguito verranno utilizzate le seguenti formule valide per i circuiti magnetici.

1) N*I= ℜ
ℜφφ 2) φ
φ = B*S 3) F = B2 *S /(2µ
µ0 ) 4) L = N2 / ℜ
ℜtot
5) ℜ
ℜtot = ℜℜferro + ℜ
ℜtraferro 6) XL = ω
ωL 7) Ib = V/Rb di queste formule la 3 e la 4 non vanno
imparate a memoria.

Ritorniamo al nucleo del teleruttore e vediamo cosa succede nel transitorio fra la prima fase
dell’eccitazione e dopo che la bobina continua a rimanere eccitata.

PRIMA DOPO
Il traferro diminuisce fino ad annullarsi
Per la 5) anche la riluttanza diminuisce(dato che si annulla ℜ
ℜtraferro )
La corrente nella bobina Ib rimane costante (vedi formula 7)
Risulterà N*I1 = cost e per la 1) anche ℜφ = cost. Il prodotto rimane costante ma i 2 termini no.
Infatti, se la riluttanza ℜ diminuisce, il flusso φ dovrà per forza aumentare.
Quindi per la 2) anche l’induzione B aumenterà (dato che la sezione S del nucleo sarà cost.)
La 3) ci dice che la forza elettromagnetica è proporzionale a B2.
Da tutto questo ragionamento deduciamo che DOPO la forza di attrazione aumenta in modo
considerevole come volevasi dimostrare all’inizio. Si può ridurre questa forza in eccesso
diminuendo e quindi risparmiando la corrente che attraversa la bobina.
Allora nei teleruttori in continua si mette una resistenza di zavorra come nella fig. a fianco in modo
che essa intervenga solo dopo che l’eccitazione è avvenuta: così nei primi istanti la bobina è
soggetta alla piena tensione di alimentazione e dopo ad una tensione inferiore perché bisogna tener
conto della c.d.t. sulla Rz. Se questa è ben dimensionata, la corrente assorbita sarà minore ma la
forza di attrazione ancora sufficiente per il corretto funzionamento.

1
Ovvio dato che anche il num. di spire della bobina sarà cost e così pure la corrente per quanto detto prima.
TELERUTTORI IN CORRENTE ALTERNATA

Continuano a valere tutte le formule già viste e tutto il ragionamento fatto prima, con
una sola eccezione. Adesso la corrente nella bobina non dipende solo da Rb perché
risulta Ib = V/ (Rb+JXb).
Allora, se nel passaggio tra il prima e il dopo, la riluttanza diminuisce dalla 4)
segue che l’induttanza della bobina aumenta per cui dalla 6) si deduce che la
reattanza Xb della bobina aumenta. Allora, come si può notare dalla formula, sopra
riportata, la corrente assorbita dalla bobina diminuisce spontaneamente. Vi è una
sorta di autoregolazione.

VARIAZIONE DELLA FREQUENZA DI ALIMENTAZIONE NEI


TELERUTTORI

Fra i dati che sono riportati su un teleruttore alimentato in corrente alternata, spesso
compare la scritta, riferita alla bobina, 24V-50 Hz 28V-60 Hz. Cosa vuol dire? Vuol
dire che il teleruttore funziona al meglio se alimentato con quelle tensioni e con
quelle frequenze. Quindi se siamo in Europa ( dove f = 50 Hz ) deve essere
alimentato a 24V; se siamo in America (dove f=60 Hz) va alimentato a 28 V per
avere le stesse prestazioni di prima. Il tutto si può dimostrare.
Prendiamo la formula Ib = V/(Rb+JXb ): qui non serve più distinguere fra prima e
dopo. Ciò di cui parliamo riguarda esclusivamente il dopo cioè ad eccitazione ormai
avvenuta.
Dalla formula 6) sappiamo che Xb = ω ωLb o anche Xb = 2π πfLb. Da cui si deduce che
la reattanza è direttamente proporzionale alla frequenza. Allora se aumenta la
frequenza di alimentazione anche la reattanza aumenta e quindi la Ib
diminuirebbe e il teleruttore non lavorerebbe più nelle stesse condizioni di prima
perché la corrente assorbita dalla bobina sarebbe minore. Per riportarlo nelle stesse
condizioni, ossia per riportare la corrente assorbita al valore nominale, occorre
aumentare la tensione di alimentazione. Di quanto?
Se si fa un’opportuna semplificazione il calcolo diventa molto semplice. Il modulo
V
della corrente è uguale a Ib = . Se riteniamo che Xb>>Rb (cosa vera in
( R + X b2 )
2
b

realtà) si può ritenere che il denominatore della precedente equazione tende a


coincidere con Xb . Fate voi un esempio: supponete che sia R=1 e X=5 : ricavate il
modulo di Z e vi accorgerete che Z≅ X. In questo caso possiamo scrivere che Ib ≅ V/
(2πfLb ). Quindi se vogliamo che Ib sia costante la tensione deve variare in
proporzione alla frequenza. Ad un aumento della frequenza del 20% (da 50 a 60 Hz)
deve corrispondere un aumento del 20% circa della tensione (da 24 a 28V).

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