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PA O L O M A F F E Z Z O N I

N O TA 2 : L E G A M E C O S T I -
TUTIVO

I N G E G N E R I A I N F O R M AT I C A E D E L L’ A U T O M A Z I O N E – P O -
LITECNICO DI MILANO
2

Last printing, January 2021


Contents

1 Capitolo 2 5
1.1 Il principio di identità del bipolo . . . . . . . . . . . . . 5
1.2 Il bipolo resistore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
1.2.1 Caso R → 0 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
1.2.2 Caso R → ∞ cioè G → 0 . . . . . . . . . . . . . . 7
1.3 Generatore ideale di tensione . . . . . . . . . . . . . . . 8
1.4 Generatore ideale di corrente . . . . . . . . . . . . . . . . 9
1.5 Osservazione sulle convenzioni di misura V-I . . . . . 10
1.6 Dispositivi fisici, modelli e limiti di validità . . . . . . 11
1

1.1 Il principio di identità del bipolo

Immaginiamo di eseguire un esperimento in cui un dato bipolo B


che vogliamo studiare ("device under test") sia collegato ad una rete
esterna che possiamo variare. Questa è indicata come Nk (come "net-
work" k-esima) dove il pedice k indicizza una certa configurazione
della rete.
Per ogni configurazione della rete Nk misuriamo i valori della cor-
rente e tensione capi di B. Dette coppie di valori (ik , vk ), riportate
nel piano i-v definiscono una curva ben precisa. Indipendentemente
Figure 1.1: .
da ciò che è collegato esternamente a B, ogni qualvolta la corrente
assume un dato valore (es. ī) la tensione assume il valore corrispon-
dente (es. v̄) individuato sulla curva. Si può affermare che: In un
bipolo, mantenuto in condizioni operative normali, tra la tensione
e corrente misurate ai sui capi esiste una relazione che non dipende
da ciò che ad esso è collegato, ma dipende esclusivamente dalla sua
natura. Questo legame si può esprimere da un’equazione, che nella
sua forma implicita denotiamo con f (v, i ) = 0, detta equazione
caratteristica o legame costitutivo.

Figure 1.2: .
6 nota2:legame costitutivo

1.2 Il bipolo resistore

Il simbolo che rappresenta un resistore è mostrato in figura 1.3 dove


è riportato il verso della tensione e della corrente, misurate con la
convenzione degli utilizzatori ed il parametro R detto resistenza.
Il suo legame costitutivo o equazione caratteristica è dato da

Figure 1.3: .
v = Ri (1.1)

Dunque l’equazione caratteristica è un legame di proporzionalità


diretta attraverso il parametro resistenza, questa si misura in ohm
[Ω]. La figura 1.4 illustra la curva caratteristica nel piano i-v che è
una retta passante per l’origine degli assi avente pendenza R.
Nella forma 1.1 la variabile tensione è una funzione della corrente,
il resistore si dice controllabile in corrente. Nel caso in cui R 6= 0 è

Figure 1.4: .

anche possibile invertire la 1.1 riscrivendola:

1
i= v = Gv (1.2)
R

dove il parametro G = 1/R si chiama conduttanza e si misura in


siemens [S = Ω−1 ]. Nella forma 1.2 la variabile corrente è funzione
della tensione cioè è controllata in tensione. Si conclude che se R 6= 0
il resistore è controllabile anche in tensione. Si noti che (1.1) e (1.2)
sono due equazioni esplicite. Esse si possono anche riscrivere nella
forma implicita:
f (v, i ) = v − R i = 0

a cui spesso facciamo riferimento nella Teoria.


Infine, è istruttivo considerare i casi limite in cui R → 0 e G → 0
(cioè R → ∞).
capitolo 2 7

1.2.1 Caso R → 0
La retta caratteristica riduce progressivamente la sua pendenza fino,
al limite, ad adagiarsi sull’asse della corrente come mostrato in 1.5.

Figure 1.5: .

Dalla (1.1), si ottiene


v=0 ∀i
e si dice che il resistore si comporta come un corto circuito, ovvero
ai sui capi la tensione è nulla qualunque sia la corrente che lo at-
traversa. Il simbolo del corto circuito è mostrato in fig. 1.6.
Attenzione ! Il bipolo corto circuito è controllabile in corrente
infatti la tensione si può scrivere come una funzione della corrente:
Figure 1.6: .
v = 0·i

ma non è controllabile in tensione.

1.2.2 Caso R → ∞ cioè G → 0


In questo caso la retta caratteristica aumenta progressivamente la sua
pendenza fino ad adagiarsi sull’asse della tensione come mostrato in
1.7. Dalla (1.2), si ottiene

i=0 ∀v

e si dice che il resistore si comporta come un circuito aperto ovvero


la corrente che lo attraversa è nulla qualunque sia la tensione ai sui
capi. Il simbolo del circuito aperto è mostrato in fig. 1.8.
8 nota2:legame costitutivo

Figure 1.7: .

Attenzione ! Il bipolo circuito aperto è controllabile in tensione


potendo scrivere la sua corrente come una funzione della tensione:

i = 0·v

ma non è controllabile in corrente.

Figure 1.8: .

1.3 Generatore ideale di tensione

Il simbolo di questo bipolo elementare è mostrato in figura 1.9 dove


accanto è riportato il parametro E, misurato in volt, che ne determina
il legame costitutivo.
Questo infatti è dato da
v=E (1.3)
Dunque l’equazione caratteristica semplicemente impone il valore
Figure 1.9: .
di tensione ai capi del generatore indipendentemente dal valore
della corrente che lo attraversa. La figura 1.10 mostra come la curva

Figure 1.10: .

caratteristica del generatore ideale di tensione sia una retta parallela


capitolo 2 9

all’asse delle correnti. Ne consegue che questo bipolo è controllabile


in corrente ma non in tensione. L’equazione (1.3) può infatti pensarsi
scritta in modo che la tensione sia una funzione della corrente nel
modo seguente:
v = E +i·0

che non si può invertire per esplicitare la corrente in funzione della


tensione. Il caso limite E → 0 è tale per cui la retta caratteristica
del generatore ideale di tensione tende a coincidere con l’asse delle
correnti, vedi figura 1.11,
che corrisponde al legame

v=0 ∀i.
Figure 1.11: .
Quando il generatore di tensione viene spento (cioè E = 0 V) si
comporta come il corto circuito di fig. 1.6.

1.4 Generatore ideale di corrente

Il simbolo del generatore di corrente è mostrato in figura 1.9 dove


accanto al simbolo è riportato il parametro Is , misurato in ampere,
che ne determina il legame costitutivo.
Questo infatti è dato da
i = Is (1.4)

Dunque, in questo caso, l’equazione caratteristica semplicemente Figure 1.12: .

impone il valore di corrente che scorre attraverso il generatore in-


dipendentemente dal valore della tensione ai suoi capi. La figura 1.13

Figure 1.13: .
10 nota2:legame costitutivo

mostra come la curva caratteristica del generatore ideale di corrente


sia una retta parallela all’asse delle tensioni.
Questo bipolo elementare è controllabile in tensione ma non in
corrente. L’equazione (1.4) può infatti pensarsi riscritta in modo tale
che la corrente sia una funzione della tensione:

i = Is + v · 0

che chiaramente non può essere invertita in modo da esplicitare la


tensione in funzione della corrente. Il caso limite Is → 0 è tale per
cui la retta caratteristica del generatore ideale di corrente tende a
coincidere con l’asse delle tensioni, vedi figura 1.14,
che corrisponde al legame

i=0 ∀v

. Dunque, spegnendo un generatore di corrente (cioè Is = 0 A) si Figure 1.14: .


ottiente un circuito aperto come mostrato di fig. 1.8.

1.5 Osservazione sulle convenzioni di misura V-I

Durante l’analisi di circuiti, la convenzione di misura adottata sui


singoli bipoli può indurre a qualche dubbio/perplessità. Per questo
motivo, riesaminiamo qui il ruolo della convenzione adottata per i
vari tipi di bipolo.
Nel caso di un resistore, si è visto che misurando v ed i con la
convenzione degli utilizzatori, come in fig.1.3, il legame costitutivo è

v = R · i.

Invertiamo ora il segno della misura di corrente, cioè usiamo come


variabile alla porta la corrente i0 = −i, come mostrato in fig.1.15.
Dalla 1.1, otteniamo
v = − R i0 (1.5)
Figure 1.15: Convenzione dei generatori
Dunque, se adottiamo la convenzione dei generatori nel legame in un resistore.

costitutivo del resistore compare un segno meno. Per questo: co-


munemente per i bipoli di tipo resistore è naturale assumere la
convenzione di misura degli utilizzatori in modo che valga la (1.1)
col segno positivo.
capitolo 2 11

Esaminiamo ora il caso di un generatore di tensione, il cui legame


costitutivo con la convenzione degli utilizzatori mostrata in fig.1.9 è:

v = E.

Se invertiamo il segno della corrente alla porta, cioè i0 = −i, come


mostrato in fig.1.16(Sinistra) vediamo che il legame costitutivo rimane Figure 1.16: Convenzione dei generatori
in un generatore di tensione (Sinistra)
invariato in quanto la corrente non compare nell’espressione. La
ed in uno di corrente (Destra).
stessa conclusione vale per il generatore ideale di corrente, in cui si
assuma la convenzione di misura dei generatori come mostrato in
fig.1.16(Destra). Per questo motivo: per i bipoli di tipo generatore
ideale si adotta indifferentemente la convenzione di misura degli
utilizzatori o dei generatori.

1.6 Dispositivi fisici, modelli e limiti di validità

Il modello di resistore è in grado di rappresentare il caso di un


oggetto filiforme, cioè la cui lunghezza sia ordini di grandezza su-
periore rispetto all’area (o meglio alla radice quadrata dell’area) della
sua sezione. La fig. 1.17 mostra il caso di un oggetto cilindrico di
sezione costante, la cui area sia S, e di lunghezza L. Quando viene

Figure 1.17: .

inserito in un circuito chiuso in modo che lo attraversi una corrente


elettrica "di opportuna intensità" si vede che la tensione che nasce ai
sui capi è data da:
v = R·i dove:
L (1.6)
R=ρ
S
La resistenza del filo è determinato dal parametro ρ, chiamato resis-
tività, che dipende dal tipo di materiale che forma il filo e dai fattori
geometrici L ed S. Per esempio, un filo di rame, la cui resistività è
circa ρcu = 1.69 · 10−8 Ω m, di sezione pari a 1mm2 = 10−6 m2 e di
lunghezza pari a L = 10m ha una resistenza di:

10
R = 1.6910−8 · ≈ 0.16Ω.
10−6
12 nota2:legame costitutivo

Il rame è un ottimo conduttore e viene utilizzato per realizzare i fili


di collegamento tra i componenti di un sistema elettrico; dato che la
resistenza dei fili è comunemente trascurabile rispetto a quella dei
componenti, i fili si possono modellare come corto circuito R ≈ 0Ω.
Utilizzando materiali con resistività maggiore è possibile realizzare
resistori con resistenza predeterminata. I tipici resistori in commercio
sono costituiti da una miscela di carbone (o grafite), talco e argilla
legati insieme in proporzioni varie a seconda del valore di resistenza
che si vuole ottenere.
Il modello di un generatore ideale di tensione rappresenta un
modello valido in prima approssimazione del comportamento di
una pila che venga fatta funzionare in condizioni nominali, cioè pre-
scritte dal suo costruttore. La tensione ai capi della pila si mantiene
approssimativamente costante al variare della corrente che eroga.
A questo punto è bene enfatizzare come i modelli che si utilizzano in In-
gegneria o nelle Scienze sperimentali abbiano dei limiti di validità. Facciamo
un esempio semplice tratto dalla Meccanica elementare e di volere descrivere
il movimento di un’automobile che partendo da ferma venga accelerata, con
accelerazione costante a = 1.5m/s2 , mantenendo il pedale dell’acceleratore
in posizione fissa. Il modello di prima approssimazione o ideale che è lecito
considerare per descrivere la velocità del mezzo è quello di un punto che si
muove lungo una retta di moto uniformemente accelerato. Ne dedurremo che
dopo 10s la velocità dell’automobile è di 15m/s ≈ 54km/ora. Questa de-
duzione è realistica ? Da una verifica sperimentale, sarebbe facile constatare
che effettivamente, dopo avere tarato il pedale dell’acceleratore per impostare
l’accelerazione voluta, dopo dieci secondi la velocità raggiunta è prossima
a quella prevista dal modello ideale. A questo punto, abusando del modello
ideale, potremmo fare l’estrapolazione che tenendo pigiato l’acceleratore per
due minuti, cioè 120s la velocità raggiunta dall’automobile sarà di circa
180m/s ≈ 650km/ora. E’ chiaro che questa seconda deduzione è irreal-
istica. Il motivo è che stiamo usando un modello ideale ben al di fuori del
suo limite di validità: raggiunta una certa velocità infatti diventano impor-
tanti i fenomeni di attrito con l’aria per cui il moto non è più uniformemente
accelerato.
Anche i modelli elettrici hanno dei limiti di validità. Nel caso
del resistore fisico, il legame v = R · i è valido fino a che la cor-
rente che scorre rimane in un certo intervallo di valori. Vedremo
che questo è determinato da un’altra grandezza elettrica chiamata
potenza elettrica e data dal prodotto v · i. Quando la corrente eccede
tale intervallo, ovvero la potenza elettrica supera un valore ammis-
sibile, la relazione costitutiva cessa di valere oppure, in certi casi, il
resistore fisico si brucia. Similmente, per il caso della pila, il mod-
ello di generatore ideale di tensione è valido se la corrente erogata
si mantiene in un certo intervallo, inoltre il modello ideale non tiene
capitolo 2 13

conto della resistenza interna del dispositivo. Vedremo come tale re-
sistenza possa essere inclusa nel modello. Vedremo anche come l’uso
di modelli ideali di generatore può, in certe condizioni, portare a
dei problemi matematici che non hanno soluzione. In questo caso,
l’eccessiva semplificazione fa si che il modello non sia più attinente
alla realtà.

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