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Costruzioni Elettromeccaniche Corrente di corto circuito in un trasformatore

Sovracorrenti nei trasformatori


Esaminiamo in questi appunti, in modo semplificato, l’origine e le conseguenze delle sovracorrenti
che possono sollecitare l’avvolgimento di un trasformatore durante un corto circuito ai morsetti del
secondario.

1 - Corto circuito in un trasformatore

1.1 – Transitorio di corto circuito

Consideriamo il circuito equivalente di una fase di un trasformatore; riportando tutto al secondario e


trascurando le correnti a vuoto si ottiene il circuito seguente:

R L
v(t)
~ i(t)

Dove R e L sono la resistenza e l’induttanza ricavate dalle misure della prova in corto circuito.
La tensione v(t) è sinusoidale e la chiusura dell’interruttore all’istante t = 0 definisce l’inizio del
transitorio che vogliamo determinare; supponiamo che all’istante t = 0 la tensione v(t) assuma un
andamento v(t )  Vm sin( t   ) , con    t 0 :

v(t )  Vm sin ( t   )

   t0

0 t
t0

La corrente i(t) che percorre l’avvolgimento del trasformatore durante il transitorio è definita dalla
seguente equazione:
di
1.1 L  Ri  Vm sin(t   )
dt
di
L’omogenea associata a questa equazione differenziale è data da L  Ri  0 , ed ha come
dt
soluzione:
R
 t
t  L
i0 ( t )  C e dove la costante di tempo è:    i0 (t )  Ce L
R

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L’integrale generale è quindi dato da i (t )  i0 (t )  i p dove ip è un integrale particolare della 1.1).


Per determinare questo integrale particolare poniamo:

i p  A cos( t   )  B sin( t   )

dove A e B sono delle costanti. Derivando si ottiene:

di p
 ip   A sin( t   )  B cos( t   )
dt

per cui dall’equazione 1.1, che può essere scritta:

di p
L  Ri p  Vm sin(t   )
dt
si ha:

L   A sin( t   )  B cos( t   )  R A cos( t   )  B sin( t   )  Vm sin( t   )

( BR  AL ) sin( t   )  ( BL  RA) cos( t   )  Vm sin( t   )

eguagliando i coefficienti dei termini simili si ottengono le due equazioni:

 BL  RA  0

 BR  AL  Vm

che permettono di determinare i due coefficienti incogniti:

BL BL L2 2 RV


A ; BR  L  Vm ; BR  B  Vm ; B( R 2   2 L2 )  RVm  B  2 m2 2
R R R R  L

BL L RVm  LVm


A   A 2
R R R 2   2 L2 R   2 L2

L’integrale particolare che soddisfa l’equazione 1.1 risulta quindi:

 L Vm RV
ip   cos( t   )  2 m2 2 sin( t   )
R  L
2 2 2
R  L

 L R 
i p  Vm  2 cos( t   )  2 sin( t   )
 R  L R  L 
2 2 2 2

i p  Vm  p cos( t   )  q sin( t   )

 L R
dove: p ; q
R   2 L2
2
R   2 L2
2

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Poiché fra le funzioni circolari esiste la relazione:


p
p cos   q sin   r sin(   *) , con r  p 2  q 2 ;  *  arctan
q
(analoga alla relazione: sin  * cos   cos  * sin   sin(   *) )
possiamo scrivere:
 2 L2  R 2 1 1
p2  q2  2  2 ; r  p2  q2 
(R   L )
2 2 2
R   2 L2 R   2 L2
2

 L L L
 *  arctan   arctan    *  arctan
R R R

L L
 *   arctan    arctan   *
R R

L’integrale particolare cercato assume quindi la forma:

Vm
ip  sin ( t     )
R 2   2 L2

Gli elementi R ed X   L sono i componenti dell’impedenza di corto circuito: Z cc  R  j L ;


quindi si ha R 2   2 L2  Z cc  Z cc (modulo dell’impedenza di corto circuito). In definitiva
possiamo scrivere:
Vm
ip  sin ( t     )
Z cc

L’integrale generale dell’equazione 1.1 , dato da i (t )  i0 (t )  i p , risulta

R
 t Vm
i (t )  C e L
 sin ( t     )
Z cc

A questo punto dobbiamo soltanto determinare la costante di integrazione C basandoci sulle


condizioni iniziali:
t = 0  i(0) = 0 (caso più semplice)
Si ha:
V V
C  m sin(   )  0 ; C   m sin(   )
Z cc Z cc

La soluzione generale dell’equazione 1.1 è quindi:


 Vm   RL t Vm
i (t )   sin(   ) e  sin ( t     )
 Z cc  Z cc

  t
R
2V  L
1.2 icc (t )  sin ( t     )  sin (   ) e L  ; tan  
Z cc   R
 

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L’andamento della icc nel tempo (a partire dall’istante t = 0 in cui si chiude l’interruttore) è indicato
nel grafico seguente, in cui si è posto:

Ip : valore massimo della corrente di corto circuito


2 Vn
Iccr : valore di cresta della corrente di corto circuito a regime I ccr  2 I cc 
Z cc

i
R
2 Vn  t
icc(t)
corrente unidirezionale  sin (   ) e L
Z cc
Ip
Iccr

1.2 – Corrente di corto circuito a regime

Dalla 1.2 si ha, per t   , la corrente di corto circuito a regime (se non fosse interrotta):

Vm
2.1 iccr (t )  sin ( t     )
Z cc

il cui andamento nel tempo è riportato nel grafico seguente dove è riportata anche la tensione
v(t )  2 Vn sin ( t   )  Vm sint    :

Iccr
Icc


V t
v(t)
Vm

L
La corrente di corto a regime è sfasata in ritardo rispetto alla tensione dell’angolo   arctan ,
R
Vn 2 Vn
ed ha un valore efficace I cc  ed un valore di cresta I ccr  .
Z cc Z cc

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Se la resistenza degli avvolgimenti R è trascurabile nei confronti della reattanza X cc   L ,


R  X cc , si ha    2 e quindi la corrente di corto a regime, sfasata di 90° in ritardo rispetto alla
tensione, è data da:
2 Vn
2.2 iccr (t )   cos ( t   )
Z cc

e si ha la situazione illustrata nel grafico seguente:

=0
Iccr Icc
90°

V t
V

1.3 – Valore di picco della corrente di corto circuito

Il valore di picco Ip della corrente di corto circuito dipende dall’angolo    t 0 , e quindi


dall’istante t0 in cui ha inizio il corto circuito. Nel grafico seguente è riportato l’andamento della
L
corrente di corto per diversi valori dell’angolo  –  (   arctan dipende dagli elementi
R
circuitali e dalla pulsazione  che possiamo ritenere costante dal momento che il sistema funziona a
50 Hz).

Ip / Iccr icc(t)
 = - 90°
2

 = - 60°
 = - 30°
Iccr
1

Ip

 = 0°

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Nelle ordinate del grafico precedente è anche riportato il rapporto fra valore di picco Ip della
corrente e valore di cresta della corrente di corto a regime Iccr . Il più alto valore di tale rapporto si
ha per     90 , cioè per      2 , dove si ha Ip/Iccr = 2.

Spiegazione del grafico:


V   t
R
icc (t )  m sin ( t     )  sin (   )e L 
Z cc  
 


1° caso:     90  
2
 rad 
  2f  2  50  100     t = 0,01 s t  0,01 100    
 s 
 R    0,01 
R
Vm     L 0,01  Vm 1  e L 
 icc (0,01)  sin (  )  sin ( )e 
Z cc  2 2  Z cc  
   

Se è vero che in genere X > R, non è detto che L > R. Per esempio potremmo avere:
R R
R  0,01 R  0,01
1 e L  0,99 ,  10  e L  0,90 ,
L L
R R
R  0,01 R  0,01
 20  e L  0,82 ,  30  e L  0,74
L L
V
Nel caso peggiore:  icc (0,01)  2 m
Z cc


2° caso:     60  
3
 R    0,01 
R
Vm     L 0,01  Vm  3 3 
 icc (0,01)  sin (  )  sin ( )e   e L
Zcc  3 3  Zcc  2 2 
   
V
Nel caso peggiore:  icc (0,01)  1,73 m
Z cc


3° caso:     30  
6
 R   R 
Vm     L 0,01  Vm  1 1  L 0,01 
 icc (0,01)  sin (  )  sin ( )e   e
Z cc  6 6  Z cc  2 2 
   
V
Nel caso peggiore:  icc (0,01)  m
Z cc

V   0,01 
R
4° caso:     0  icc (0,01)  m sin ( )  sin (0)e L 0
Z cc  
 

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In realtà la parte iniziale del transitorio è descritta da un circuito equivalente più complesso di
quello utilizzato, che tiene conto anche delle capacità degli avvolgimenti, ecc.; il transitorio che ne
deriva è del tipo di quello indicato nel grafico seguente, in cui il valore di picco della corrente di
corto è inferiore a I p  2 I ccr .

2
1,8
1,6
1,4
1,2
1
0,8
0,6
0,4
0,2
0

Per i calcoli di progettazione di solito si assume Ip/Iccr = 1,8 , cioè

3.1 I p  1,8 I ccr  1,8  2 I cc  2,54558  I cc  2,55 I cc

Vn
dove I cc  è il valore efficace della corrente di corto circuito a regime.
Z cc
Per quanto riguarda la durata delle sovracorrenti, si assume di solito che esse non superino il tempo
tmax = 1 s, in quanto si conta su un efficace e tempestivo intervento delle protezioni.

Si può verificare che:

Z cc I n Vn 1 Z cc I n I
Vcc  Vn  vcc %  Z cc I n  Vn   I cc     n
vcc % Z cc Z cc vcc % vcc %

Perciò, se ad es.:
In I
vcc %  10%  I cc   n  10 I n
vcc % 0,1
I I
vcc %  5%  I cc  n  n  20 I n
vcc % 0,05

Questo è il valore efficace della corrente di corto circuito a regime, che si avrebbe se essa non
venisse opportunamente interrotta dalle protezioni. Ma il valore di picco della corrente di corto
circuito può essere anche superiore a questo valore, come sopra indicato.

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