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Carlo Gregoretti –Idraulica – capitolo 5 – 26 Feb 08 76

EFFLUSSO DA LUCI

5.1 Introduzione
Il moto di un fluido che fuoriesce da una luce è influenzato dalle forze di gravità ed inerziali
essendo trascurabili gli sforzi tangenziali dovuti alla viscosità in mancanza di un contorno fisso
(responsabile della fomazione di un gradiente di velocità in una corrente e quindi della presenza di
sforzi tangenziali secondo l’ equazione 1.4). Di conseguenza il moto viene studiato come moto di
fluido perfetto ed incomprimibile. La forma del getto che fuoriesce da una luce (fig. 5.1) dipende
sia dalle forze inerziali e di gravità che dalle dimensioni e dallo spessore della luce stessa. Le forze
inerziali pari al prodotto massa per accelerazione rappresentano l’ inerzia di un corpo in
movimento. Dimensionalmente sono pari a: ma = L3 V/t = L2 V L/t = L2 V2 essendo L una
lunghezza di riferimento.

hm

hm

0 a a
0
1

In assenza delle forze di gravità il getto assume la configurazione 0 (figura 5.1). Infatti trascurando
le forze dissipative allo sbocco le particelle si muovono di moto rettilineo uniforme essendo le forze
agenti sulle stesse nulle. All’ aumentare della forza di gravità il getto tende verso la configurazione
1 (figura 5.1). Le linee di corrente in corrispondenza della luce tendono a essere più fitte e rettilinee
quando la luce è “stretta” (figura 5.2a) e con curvature e meno fitte quando la luce è “ampia” (figura
5.2b). La luce a è intesa stretta quando il rapporto tra l’ apertura a ed il carico idraulico hM rispetto
alla mezzeria della luce è prossimo al valore zero (a/hm 0) ed ampia quando tale rapporto non è
trascurabile (a/hm > 0.2). Un basso valore di tale rapporto comporta una variazione di carico
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idraulico nell’ apertura trascurabile per cui la velocità può essere assunta costante e le linee di
corrente diventano fitte e rettilinee. Un alto valore del rapporto invece comporta variazioni sensibili
di carico idraulico nell’ apertura per cui la velocità varia significativamente nella sezione di efflusso
e quindi anche il rapporto puntuale tra le forze inerziali e gravitazionali per cui le linee di corrente
sono meno fitte e con curvatura più accentuata. Il getto immediatamente dopo lo sbocco tenderà ad
assumere la configurazione 0 nel primo caso e la configurazione 1 nel secondo caso.

La forma del getto è inoltre influenzata dallo spessore della parete da cui il fluido effluisce. In
particolare si dice efflusso in parete sottile quando lo spessore della parete è piccolo rispetto all’
apertura a della luce e meglio ancora se con i bordi di forma tagliente (figura 5.3a). In questo caso l’
efflusso a valle della luce, è caratterizzato da un fenomeno di contrazione di vena con la formazione
di una sezione di vena contratta in cui le linee di corrente se la luce è stretta stretta sono rettilinee e
la distribuzione delle pressioni è idrostatica. In caso di parete non sottile si ha l’ efflusso in parete
grossa in cui la vena dopo la sezione di vena contratta si adagia sulla parete (figura 5.3b). Per
continuità si crea un moto secondario di ricircolo che comporta una dissipazione localizzata di
energia con conseguente modifica del campo di moto ed attenuazione del fenomeno di vena
contratta. Il fenomeno di vena contratta si spiega applicando la seconda equazione di Eulero (eq.
4.5b) in prossimità dello spigolo del bordo di uscita:

p h V2
+ =- (4.5b)
n n r

Nel caso in cui la vena segua il bordo facendo una curva a spigolo vivo il raggio di curvatura r tende
a zero e questo comporterebbe una pressione tendente a - infinito (h rimane pressoché costante) il
che è fisicamente assurdo.
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La contrazione della vena è stata studiata teoricamente da Von Mises in assenza di gravità per un
moto bidimensionale (ovvero uniforme nella direzione perpendicolare al piano del disegno) per i
diversi casi rappresentati nella figura 5.4 e riportati in tabella 5.1. Il coefficiente di contrazione CC è
il rapporto tra l’ area della sezione di vena contratta e l’ area della luce.
La luce in parete da cui vi è efflusso è denominata a battente quando l’ efflusso avviene attraverso
un apertura e la quota del carico idraulico che vi insiste è più alta della sua estremità superiore ed è
denominata a stramazzo quando l’ efflusso avviene sopra l’ apertura.

Tabella 5.1 – Valori del coefficiente di contrazione per differenti valori del rapporto a/b e di

a/b = 45° =90° = 135° =180°


0.0 0.746 0.611 0.537 0.5
0.1 0.747 0.612 0.546 0.513
0.2 0.747 0.616 0.555 0.528
0.3 0.748 0.622 0.659 0.544
0.4 0.749 0.633 0.580 0.564
0.5 0.752 0.644 0.599 0.586
0.6 0.758 0.662 0.620 0.613
0.8 0.789 0.722 0.698 0.691
0.9 1.0 1.0 1.0 1.0

La luce in parete da cui vi è efflusso è denominata a battente quando l’ efflusso avviene attraverso
un apertura e la quota del carico idraulico che vi insiste è più alta della sua estremità superiore ed è
denominata a stramazzo quando il battente è nullo.
O

C
v0 b a cc a vc a 0.611 a
C
0.764 a
=90°
=45°
O

C C
a 0.537 a a 0.5 a
C C
=135° =180°
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5.2 Luci a battente

5.2.1 Luce di fondo

Una luce di area A è ricavata sul fondo sottile di un recipiente contenente liquido di quota costante
hO (figura 5.5). La luce distante dalle pareti è di apertura stretta in modo che nella sezione CC si
formi una sezione di vena contratta con le linee di corrente al di sotto di essa parallele (nel caso di
apertura troppo grande o vicina alle pareti le linee di corrente non son parallele per cui la vena non
presenta una contrazione uniforme). Nella sezione CC la pressione è nulla perché essendo le linee di
corrente parallele e la coordinata h costante (eq. 4.10) la pressione ha il valore di quella esterna
ovvero la pressione atmosferica pA = 0.

v0 v0
p
A
O O

h0
h1

A
dc
C C
p
A
vc

Assumendo come quota di riferimento dell’ energia la sezione CC nella stessa si ha solo l’ energia
cinetica. Con riferimento alla figura 5.5 si applica il teorema di Bernoulli tra il pelo libero e la
sezione CC, essendo VC la velocità in sezione contratta e la velocità di arrivo VO trascurabile:

h1 = VC2/2g

da cui

VC = (2g h1)1/2 (5.1)

L’ equazione 5.1 è la ben nota formulazione della velocità torricelliana. In realtà c’è una piccola
dissipazione di energia per cui la velocità secondo l’ espressione 5.1 viene ridotta tramite un
coefficiente:
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VC = 0.96 (2g h1)1/2 (5.2)

Essendo dC = h1 - hO la distanza verticale tra la luce e la sezione CC la 5.2 diventa:

VC = (2g hO)1/2 (5.3)

Indicata con AC = CC A l’ area della sezione di vena contratta, la portata, utilizzando la 5.3, è:

Q = VC AC = AC (2g hO)1/2
Q = CC A (2g hO)1/2 (5.4)

Il valore del coefficiente di contrazione si desume dalla tabella 5.1 essendo = 90° ed a/b 0 (per
b si intende la larghezza della base del recipiente): CC = 0.611.

5.2.2 Luce in parete verticale

Una luce di area A è praticata su di una parete verticale. Nel caso di luce stretta (a/hm 0)il getto è
orizzontale per cui si ha una sezione CC di vena contratta (figura 5.6) in cui in tutti i punti si ha
pressione nulla e velocità uniforme ed il valore della coordinata verticale h è assunta costante e pari
ad hm poiché varia di poco.

hm

Definito hm il carico medio corrispondente alla mezzeria, l’ applicazione del teorema di Bernoulli
tra il pelo libero e la sezione di vena contratta CC comporta ancora la velocità torricelliana:
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VC = (2g hm)1/2 (5.5)


e la portata vale:
Q = CC A (2g hm)1/2 (5.6)

In questo caso si assume CC = 0.611 tramite la tabella 5.1, essendo, con riferimento alla figura 5.4,
= 90° ed a/b 0 (per b si intende hm).
Nel caso di luce ampia l’ espressione per la portata data dalla 5.6 non è valida. La vena a causa
della gravità si inflette (figura 5.7) ed anche se si riesce a definire una sezione di vena contratta
quasi orizzontale il valore della coordinata h dei punti che le appartengono non può più essere
approssimato con un valore unico come nel caso precedente perché la differenza tra gli stessi non è
più trascurabile.

h1

h2

In caso di luce rettangolare di ampiezza a = h2 - h1 e larga b nella direzione normale al piano del
disegno (figura 5.7) per il calcolo della portata effluente si procede nel seguente modo: si divide l’
ampiezza a in tratti elementari dh per ciascuno dei quali si assume sia valida la velocità torricelliana
V = (2g h)1/2. Si assume ora (ipotesi di Poleni, 1717) di considerare ogni singolo tratto elementare
dh come una luce stretta a se stante ed indipendente dalle altre adiacenti per cui la vena
corrispondente ad ogni tratto elementare dia luogo ad una contrazione con asse orizzontale (velocità
costante e di direzione normale alla luce). L’ ipotesi di Poleni equivale a non considerare la forza di
gravità per cui il getto esce orizzontale. La portata corrispondente ad un singolo tratto elementare dh
è:
dQ = CC b dh (2g h)1/2 (5.7)
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La portata totale effluente dalla luce è uguale all’ insieme delle portate per ogni singolo tratto
verticale elementare:
h2
Q= C C b 2gh dh (5.8)
h1

Per l’ ipotesi di Poleni il coefficiente di contrazione CC è lo stesso per ogni tratto elementare e
permette l’ integrazione della 5.8:
2
Q= C C b 2g (h 3/2
2 h 13/2 ) (5.9)
3
Nonostante l’ approssimazione in contrasto con la “gravità” con cui è stata ottenuta, l’ espressione
5.9 permette una stima sufficientemente esatta della portata effluente da un luce ampia in una parete
verticale con CC = 0.61.

5.2.3 Paratoia sollevata a battente

La vena che defluisce sotto una paratoia sollevata a battente sul fondo di una luce a subisce una
contrazione di vena con CC pari a quello del getto effluente senza peso riportato in Tabella 5.1 per
= 90° (si può facilmente osservare che la linea di fondo è un asse di simmetria orizzontale del getto
effluente da una luce in una parete in assenza di gravità).

v02
2g

v0
v2
h0
y2

a v1
a Cc = y1

L’ applicazione del teorema di Bernoulli tra una sezione del moto indisturbata della corrente di
monte e la sezione di vena contratta con riferimento alla figura 5.8 comporta:

hO + VO2/2g = CC a + VC2 (5.10)

Per la continuità vale:


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VO hO = VC CC a
da cui si estrae VO:
VO = VC (CC a/hO)
che sostituito nella 5.10 comporta:
2
CCa VC2 V2
hO + = CC a + C (5.11)
hO 2g 2g

scambiando di membri alcuni termini nella 5.11 si ottiene:

2
V2 CCa VC2 V2 C2 a 2
hO - CC a = C - = C 1- C2
2g hO 2g 2g hO

da cui si ha:
VC2 (h O C C a )(h O + C C a )
hO - CC a = (5.12)
2g h O2

Dividendo ambo i membri della 5.12 per hO - CC a ed esplicitando hO a primo membro si ottiene:

VC2 (h O + C C a )
hO =
2g hO

da cui estraendo la radice quadrata ed esplicitando VC a primo membro si ottiene:

1
VC = 2 g hO
C a
1+ C
hO

La portata per unità di larghezza è quindi:

1
q = CC a VC = CC a 2 g hO (5.13)
C a
1+ C
hO

introducendo il coefficiente di portata cq:

1
cq = CC (5.14)
C a
1+ C
hO
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il coefficiente di portata cq è minore del coefficiente di contrazione e sostituendolo nella (5.13) si


ottiene:
q = cq a 2 g hO (5.15)

L’ espressione (5.15) dipende dal coefficiente di portata cq, dalla luce a e dal carico idraulico hO. A
sua volta il coefficiente di portata cq dipende dal coefficiente di contrazione CC, dalla luce a e dal
carico idraulico hO. Il valore di cq è graficato in funzione del rapporto hO/a nella figura 5.9 in cui
compare il caso dell’ efflusso rigurgitato. In quest’ ultimo caso la vena che defluisce sotto battente,
si immerge in una corrente con conseguente dissipazione di energia localizzata e l’ espressione 5.10
non è più valida se non sostituendo CC a con y2 ed aggiungendo a secondo membro un termine che
tenga conto delle perdita di energia localizzata.

Cq luce luce
rigurgitata libera
0.6

0.4
2

4
6
0.2
8

10 y2 /a
0.0
0 4 8 12 h /a 16
0

Fermo restando la validità dell’ intero procedimento si ha un cambiamento dell’ espressione del
coefficiente di portata che è graficata in figura 5.9 in funzione del rapporto y2/a. Il coefficiente di
portata cq è inferiore a parità di altre condizioni nel caso di luce rigurgitata a causa della minor
differenza di carico (hO – y2 invece di hO – a CC) e della dissipazione di energia localizzata allo
sbocco:
hO + VO2/2g = y2 + E + V22/2g

Nel caso di efflusso da parete inclinata di un angolo rispetto all’ orizzontale (figura 5.10) il valore
del coefficiente di portata è graficato in funzione del rapporto a/hO e di secondo i dati
sperimentali di Gentilini (1941) e riportati da Ghetti (1983) in figura 5.11.
Analogamente per il deflusso da paratoia a settore (figura 5.12) sono disponibili i valori del
coefficiente di portata in funzione del rapporto a/hO e di secondo i dati sperimentali di Gentilini
(1941) e riportati da Ghetti (1983) in figura 5.13.
I dati sperimentali di Gentilini (1941) non coincidono completamente con i diagrammi dell’
Hydraulic Design Criteria editi dall’ US Army Engineering Corps basati sulle esperienze
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sperimentali di altri autori oltre che su quelle di Gentilini. Questi diagrammi non coprono però tutti
i possibili casi e sono inoltre di più difficile applicazione.

h0
a

Cq 20° = 15
°
0.8 30°
40°
50°
0.7
60°
70°
80°
0.6 90°

0.5
0.0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5
a/h 0

h0
a

Cq 20° =15
°
0.8 30°
40°
0.7 50°
60°
70°
80°
0.6 90°

0.5
0.0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5
a/h 0

Nel caso di paratoia a settore rigurgitata da valle (figura 5.14) si utilizza la seguente relazione (US
Army Corps of Engineers):

q = cq y2 2 g (h O + VO2 /2g y2 ) (5.16)


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Il valore del coefficiente di portata è graficato in figura 5.15 in funzione del rapporto a/y2.

40

30

20

y2 / a

v02 10
2g 8
7
6
h0
y2 5
a
e 4

1
0.03 0.04 0.06 0.08 0.1 0.2 0.3 0.4 0.6 0.8 1.0
Cq

Nel caso di paratoie poste sulla sommità di uno sfioratore le relazioni di deflusso cambiano. Per una
paratoia rettangolare (figura 5.16) il rapporto tra la portata sfiorata in presenza di paratoia Q e
quella sfiorata in assenza di paratoia QS (paragrafo 5.4) è:

Q h 3/2 h 3/2
= 2 3/2 1 (5.17)
QS hO

h1
h0
h2
a

Nel caso di paratoia a settore (figura 5.17) si utilizza la seguente relazione:


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q = cq a 2 g h2 (5.18)

essendo h2 la quota del serbatoio di monte rispetto alla mezzeria della luce della paratoia. Il
coefficiente cq viene stimato in base al grafico in figura 5.18 in base al valore del rapporto X/hO.

X/h 0 =0.0

0.1<X/h 0 <0.3

h0 h2
e

X/h 0

-Y/h0

5.3 Luci a stramazzo

Una luce limitata solo inferiormente da un bordo rigido è denominata luce a stramazzo e può essere
vista come una luce a battente nullo. La vena effluisce sopra lo stramazzo con un abbassamento del
pelo libero (figura 5.19a) che si raccorda con un profilo di chiamata alla superficie libera
indisturbata. Lo stramazzo è denominato in parete sottile od in parete grossa in dipendenza dello
spessore della parete. Nel primo caso la vena non si adagia sullo parete e subisce una contrazione,
nel secondo caso si adagia sullo stramazzo prima di dare luogo ad un getto vero e proprio. A parità
di altre condizioni è più efficiente (convoglia una maggior portata) lo stramazzo in parete sottile
perché in parete grossa si ha una perdita di energia localizzata dovuta alla corrente di ricircolo che
si forma per continuità sotto la vena. Lo stramazzo può essere inoltre rigurgitato (figura 5.19b). In
questo caso a parità di altre condizioni il carico idraulico della corrente di monte è minore (h1
Carlo Gregoretti –Idraulica – capitolo 5 – 26 Feb 08 88

invece di hO) e si ha una perdita di energia localizzata dovuta all’ immissione della vena
stramazzante in una corrente, il che comporta una portata effluente minore rispetto al primo caso.

h0 h1

5.3.1. Stramazzo Bazin o Poleni

La luce è rettangolare e si hanno i due casi illustrati alla figura 5.20 per cui le pareti coincidono con
quelle del canale di arrivo (luce larga b) o sono ristrette rispetto a quest’ ultime (luce larga l).

Nel secondo caso la vena subisce una contrazione laterale. Lo stramazzo è in parete sottile ed è
illustrato in figura 5.21a. La curvatura delle linee di corrente non permette l’ applicazione del
teorema di Bernoulli per l’ intera sezione e si utilizza il procedimento approssimato del Poleni (eq.
5.8), ovvero considerando la luce costituita da una serie di tratti elementari con velocità torricelliana
e con coefficiente di contrazione costante:
ho
Q= C C b 2gh dh (5.19)
0

Integrando il secondo membro della 5.19 si ottiene:


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2
Q= C C b 2g h 3O/ 2 (5.20)
3
Sostituendo CC = 0.61 ed adottando cq = 2/3 CC = 0.41 la 5.20 diventa:

Q = 0.41 b 2g h 3O/ 2 = 1.81 b hO3/2 (5.21)

Per tener conto della contrazione laterale si ha:

2
Q= C C (L - 0.2h O ) 2g h 3O/ 2 (5.22)
3

h0

hg
h1 Q
h1
g 1

In figura 5.21a a valle dello stramazzo si ha una la formazione di un gradino che può essere
spiegato applicando il teorema della quantità di moto nella direzione x al volume di controllo in
figura 5.21b, assumendo per semplicità la portata entrante normale ad x:

Sg – S1 = Q V1 (5.23)

essendo Sg = b 0.5 hg2 ed S1 = b 0.5 h12 le spinte sulle sezioni g ed 1 per cui la 5.23 diventa:

0.5 b (hg2 – h12) = Q V1 (5.24)

Dalla (5.24) si evince che per bilanciare il termine Q V1 a secondo membro deve essere hg > h1.
Se la profondità della corrente a valle dello stramazzo è superiore al petto dello stramazzo di 2/3 hO
questi viene rigurgitato perché come spiegato nel capitolo dell’ idraulica dei canali a pelo libero, la
vena stramazzante viene influenzata dalla corrente di valle. In questo caso la portata viene calcolata
mediante un bilancio di energia tra la sezione di monte indisturbata, ovvero al di fuori del profilo di
chiamata, e la sezione della corrente a valle dello stramazzo dove si sia raggiunto il completo
mescolamento. L’ unica incognita in questo bilancio di energia è il valore della portata, oltre che la
Carlo Gregoretti –Idraulica – capitolo 5 – 26 Feb 08 90

dissipazione di energia, essendo note le profondità delle sezioni di monte e di valle. Altrimenti sono
disponibili i grafici illustrati nei paragrafi seguenti.

5.3.2 Stramazzi in parete sottile di altri tipi

Per lo stramazzo di forma trapezioidale in figura 5.22 (stramazzo Cipolletti):

2
Q= C C b O 2g h 3O/ 2 (5.25)
3
Essendo bO la larghezza al fondo dello stramazzo.

b
l0
b1

h0
1
h0 4
p

b0

Per lo stramazzo triangolare in figura 5.23 con angolo al vertice si ha:

8
Q= tan C C 2g h 5/2
O (5.26)
15 2

Tale relazione, ottenibile analiticamente con il procedimento del Poleni è valida per hO 0.06 m ed
p > 0.1 m. Il valore del coefficiente di contrazione nel caso di angolo al vertice rettangolare ( =
90°) viene stimato mediante il grafico in figura 5.24.
Per angolo al vertice di forma generica si può utilizzare la seguente relazione:

Q = 0.552 cq hO3/2 (5.27)

Il valore del coefficiente di portata da utilizzare nell’espressione (5.27) è riportato in figura 5.25. Un
equazione alternativa proposta dall’ USBR (1997) e valida fino ad = 150° ((Martinez et al, 2005)
è:
Carlo Gregoretti –Idraulica – capitolo 5 – 26 Feb 08 91

5
8
Q= tan cq 2g (h O + k) 2 (5.28)
15 2

cq = 0.6072 – 0.000874 + 6.1 106 2


(5.29)

k = 4.42 – 0.1035 + 1.005. 10-3 2


– 3.24 10-6 3
(5.30)

essendo k un fattore di correzione per tener conto degli effetti di tensione superficiale e viscosità
(0.005 k 0.009).

2.9
Cq
Cc
2.8

2.7
20°
2.6
4
60° 5°
90°
2.5

0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0 1.2 1.4 1.6 1.8 2.0 2.4
0.2 0.4 0.6 h0 0.8
h0 /p

Lo stramazzo triangolare viene utilizzato per misurare portate caratterizzate da valori molto bassi
perché ad una piccola variazione di portata corrisponde una sensibile variazione del carico idraulico
hO che insiste sullo stramazzo. Per misurare piccole portate si può utilizzare anche uno stramazzo
rettangolare con una sezione contratta molto stretta (fig. 5.26). La portata in questo caso vale
(Aydin et al., 2002):
2
Q= cq b 2g h O3 / 2 (5.31)
3
con
cq = 0.562 + 11.354/Re0.5 (5.32)

La relazione (5.32) è valida per 1.07 hO/b 55.8, 0.0167 b/B 0.25, 0.135 hO/p 6.7, 2163
Re 42572 e per 12.74 We 328.9 (essendo We = (2ghO/T)0.5 il numero di Weber e T la tensione
superficiale che per l’acqua vale 0.746 Pa).
Carlo Gregoretti –Idraulica – capitolo 5 – 26 Feb 08 92

h0

b
p

Nel caso in cui occorre misurare con precisione valori della portata sia piccoli che elevati si utilizza
uno stramazzo composto costituito da uno stramazzo rettangolare in parete sottile sul cui petto viene
intagliato uno stramazzo triangolare con angolo al vertice di 90° (figure 5.27 e 5.28). Questo tipo di
stramazzo è utilizzato per la misura in continuo della portata in un torrente in ambiente alpino in cui
la portata è mediamente bassa salvo aumentare rapidamente durante un evento di piena. Con
riferimento alla figura 5.26 la relazione che lega la portata al carico idraulico per h1 > h è:

Q = 0.1924 2g h 1.72
1 0.042 + 0.41 L 2g h 1.5
2 (5.33)

Questa relazione è stata ottenuta da un numero di prove di laboratorio non sufficiente per
comprendere il possibile campo di variabilità della lunghezza dello stramazzo L e dei carichi
idraulici h1 ed h2 per cui è valida per 0 L l.2 m ed h1 1 m.

h1 h2
L/2

90° L/2
h

Fig. 5.27

Fig. 5.28
Un altro stramazzo composto è il dispositivo in figura 5.29 e la relazione che lega la portata alle
caratteristiche geometriche ed al carico idraulico per 2 150° è (Martinez et al, 2005):

Q=
8
15
(
cq 2g tan 1 h 5O/ 2
2
(h O )
h 1 )5 / 2 + tan 2
2
(h O h 1 )5 / 2 (5.34)

con
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5/2
h1
cq 1 tan 1
1/ 1 1 + cq 2 tan 2
2 hO 2
cq = 5/2
(5.35)
h1
tan 1
1/ 1 1 + tan 2
2 hO 2

con cq1 e cq2 i coefficienti di portata relativi agli stramazzi triangolari in parete sottile di angoli 1

ed 2 calcolati tramite l’equazione (5.32).

2
hO
1

Fig. 5.29
5.3.3 Stramazzo in parete sottile rigurgitato

Uno stramazzo viene teoricamente rigurgitato, ovvero la portata dipende oltre che dalle condizioni
di monte anche da quelle di valle, quando la quota del pelo libero di valle è superiore a 2/3 del
carico hO della corrente indisturbata in corrispondenza del petto dello stramazzo (spiegazione in
dettaglio al capitolo 11).
In questo caso (figura 5.30) la portata sfiorante Q viene stimata mediante quella in condizioni libere
non rigurgitate QS tramite il grafico in figura 5.31. Dal grafico in figura 5.31 si evince che lo
stramazzo viene rigurgitato per quote del pelo libero di valle inferiori a quella teorica di 2/3 hO a
causa della presenza di curvature come spiegato in maggior dettaglio nel capitolo dell’ idraulica dei
canali a pelo libero.

h0
h2
p
Carlo Gregoretti –Idraulica – capitolo 5 – 26 Feb 08 94

5.3.4 Stramazzo in parete grossa

Lo stramazzo in parete grossa o ad soglia larga è uno stramazzo in cui la vena non si contrae bensì
si adagia sullo stramazzo con linee di corrente rettilinee almeno un breve tratto tale da garantire il
passaggio attraverso la sezione critica (capitolo 12). Immediatamente a valle dell’imboccatura dello
stramazzo si ha una perdita di energia localizzata dovuta alla formazione di una corrente di ricircolo
(figura 5.32).
1.0
Q stramazzo triangolare
Qs con angolo di 90°
0.9 h2 n
Q vs
h0
0.8
stramazzo triangolare
h2 n
0.7 Q vs
h0

0.6
stramazzo di altra geometria
0.5 in parete sottile
h2 n
Q vs
h0
0.4

0.3
Q = portata in condizioni rigurgitate
0.2
Q s = portate in condizioni non rigurgitate

0.1 n = esponente del carico idraulico della


corrispondente relazione di deflusso

0.0
0.0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1.0
h2 h2 n
Fig. 5.31 h0 h0

Lo stramazzo si dice in parete grossa quando vengono soddisfatte le seguenti condizioni (Longo e
Petti, 2005):
hO
0 .1 1 .5
d
Nel caso il rapporto hO/d risulti maggiore di 1.5 la lunghezza della soglia d non è sufficiente a
garantire la formazione di una sezione a traiettorie rettilinee e parallele ed il coefficiente di portata
aumenta perché tende alla configurazione di stramazzo a parete sottile (Longo e Petti, 2005). Nel
caso il rapporto hO/d risulti minore di 0.1 la soglia diventa troppo lunga ed il coefficiente di portata
viene a dipendere dalla dissipazione di energia sulla soglia per cui è impossibile da utilizzare come
misuratore formandosi inoltre delle ondulazioni (Hager, 1994). Per valori del rapporto hO/d
compresi tra 0.1 e 0.4 il coefficiente di portata rimane costante ed aumenta per valori superiori fino
al limite hO/d = 1.5.
Carlo Gregoretti –Idraulica – capitolo 5 – 26 Feb 08 95

Lo stramazzo in parete grossa rientra nel caso più generale di un gradino o traversa al fondo di un
canale. In questo caso tramite un bilancio di energia tra la sezione di monte indisturbata e la sezione
in corrispondenza dello stramazzo, per una luce rettangolare, si ottiene:

Q = 0.385 b 2g h 3O/ 2 (5.36a)

Il coefficiente di portata cq = 0.385 per lo stramazzo in parete grossa è inferiore a quello per lo
stramazzo in parete sottile (cq = 0.41) per la presenza della perdita di energia localizzata. L’
espressione (5.36a) si ottiene tramite un bilancio di energia (illustrato più avanti nel capitolo dell’
idraulica dei canali a pelo libero) tra una sezione della corrente indisturbata di monte ed una sezione
in corrispondenza dello stramazzo. In questo caso si utilizza un bilancio di energia globale perché la
curvatura delle linee di corrente in corrispondenza dello stramazzo in parete grossa è meno
pronunciata rispetto al caso dello stramazzo in parete sottile e l’ errore commesso nell’ assumere
idrostatica la distribuzione di pressione è minore. La relazione (5.36a) è valida per il caso dello
stramazzo Belangier. Nel caso di luce trapezioidale (fig. 5.22) si ha:

hO

Q = 0.385/15 (11 bO + 4 b1) 2g h 3O/ 2 (5.36b)

Nel caso di stramazzo rettangolare in parete grossa di larghezza b uguale a quella del canale di
arrivo le relazioni che legano la portata al carico idraulico tramite le caratteristiche geometriche
sono rispettivamente:
Carlo Gregoretti –Idraulica – capitolo 5 – 26 Feb 08 96

2
Q= cq R b 2g h O3 / 2 (5.37)
3
con cqR = 0.5 + 0.05 (hO/d)0.2 per 0.1 hO/d 0.4 e

2
Q= cq R b C VR 2g h O3 / 2 (5.38)
3 3
per 0.4 < hO/d 1.5 con il cqR che nel caso di imboccatura con bordo a spigolo vivo è funzione di
hO/d secondo il grafico in figura 5.33 (per hO/d 0.35 la curva in figura può essere approssimata
con cqR = 0.7656 + 0.1927 hO/d) e che nel caso di imboccatura con bordo arrotondato
dell’imboccatura dipende dalla seguente relazione:

3/2
d r d r
cq R = 1 2c 1 2c (5.39)
b hO

essendo c un coefficiente che varia tra 0.003 (soglia in cls molto liscia) e 0.005 (soglia liscia in cls
in campo) ed r il raggio di curvatura del bordo all’imboccatura.

Figura 5.33 Valore del coefficiente di portata cqR per stramazzo rettangolare in parete grossa in
funzione di hO/d, valido per hO/d/(hO/d + p) 0.35.
Carlo Gregoretti –Idraulica – capitolo 5 – 26 Feb 08 97

Il coefficiente CVR è il coefficiente di correzione per le velocità per lo stramazzo rettangolare, pari
al rapporto tra il carico totale e quello piezometrico (tende all’unità all’aumentare del rapporto a/hO)
si può stimare mediante il grafico in figura 5.34.

CV

cq AC/AO

Figura 5.34 Valori del coefficiente di correzione CV per diversi tipi di sezione in funzione del
prodotto cq AC/AO (AC area sezione liquida sulla soglia, AO area sezione liquida a monte con la
profondità ridotta ad hO. Per lo stramazzo triangolare la portata vale:

16
Q= cq T C VT tan 2g/5 h O5 / 2 (5.40)
25 2

con cqT fornito dal grafico in figura 5.35 e CVT coefficiente di correzione delle velocità per
stramazzo triangolare che si può stimare secondo il grafico in figura 5.34.
Per lo stramazzo triangolare troncato (fig. 5.36 ) vale la relazione precedente (5.40) per hO 1.25 hB
e la seguente per hO 1.25:

cq b C VR 2g (h O 0.5h B )3 / 2
2
Q= (5.41)
3 3

Per lo stramazzo a sezione trapezia (figura 5.37) si ha la seguente relazione:

2 16
Q= cq R 2b1C VR 2/3g h O3 / 2 + cq T C VT tan 2/5g h O5 / 2 (5.42)
3 25 2
Carlo Gregoretti –Idraulica – capitolo 5 – 26 Feb 08 98

Figura 5.35 Valore del coefficiente di portata cqT per stramazzo triangolare in parete grossa in
funzione di hO/d.

hO
hB

Il funzionamento di stramazzi composti in parete grossa è stato studiato da Jan e Chang (2005). Per
gli stramazzi alle figure 5.38, 5.39, 5.40, 5.41 hanno individuato le relazioni tra portata, carico
idraulico e caratteristiche geometriche.
Carlo Gregoretti –Idraulica – capitolo 5 – 26 Feb 08 99

_
hO 2

b1

Per lo stramazzo doppio rettangolare (figura 5.38) si ha:

2 2
Q= cq R1 2b1C VR 1 2/3g h 13 / 2 + cq R2 b 2 C VR 2 2/3g h O3 / 2 (5.43)
3 3

h1
b1
hO
b1

b2

con cqR1 ed cqR2 relativi agli stramazzi rettangolari larghi rispettivamente 2b1 e b2 e stimati tramite
la figura 5.33 ed CVR1 e CVR2 secondo il grafico in figura 5.34. Per lo stramazzo trapezio-
rettangolare (figura 5.39) si ha:

2 2 16
Q= cq R1 2b1C VR 1 2/3g h 13 / 2 + cq R2 b 2 C VR 2 2/3g h 3/2
O + cq T C VT tan 2/5g h 15 / 2 (5.44)
3 3 25 2

con cqR1 ed cqR2 relativi agli stramazzi rettangolari larghi rispettivamente 2b1 e b2 e stimati tramite
la figura 5.33 ed CVR1, CVR2 e CVT la figura 5.34.
Per lo stramazzo triangolo-rettangolare (figura 5.40 ) si ha:

cq R 2 b 2 VVT2 2/3g (h O 0.5h B )


2 2
Q= O +
3/2
cq R1 2b1C VT1 2/3g h 3/2 (5.45)
3 3
Carlo Gregoretti –Idraulica – capitolo 5 – 26 Feb 08 100

_
h1 2
b1
hO
b1

b2

Fig 5.39

con cqR1 ed cqR2 relativi agli stramazzi rettangolari larghi rispettivamente 2b1 e b2 e stimati tramite
la figura 5.33 ed CVR1 e CVR2 secondo il grafico in figura 5.34.

b2

h1
b1 hO

hB b1

Fig 5.40

Per lo stramazzo trapezio-triangolare (figura 5.41) si ha:

cq R1 2b1C VT1 2/3g (h O h B ) + cq R 2 b 2 VVT2 2/3g (h O 0.5h B )


2 2
Q= +
3/2 3/2
3 3
(5.46)
2g/5 (h O h B )
16 5/2
cq T C VT tan
25 2
b2

_1
b1 hO 2

2
hB b1

Fig 5.41
Carlo Gregoretti –Idraulica – capitolo 5 – 26 Feb 08 101

5.4 Sfioratori di superficie

Lo sfioratore di superficie è un organo di scarico delle acque (figura 5.42a,b). Può essere visto come
uno stramazzo seguito da un profilo rigido di sfioro.
x
h0
0.0 0.5 1.0 1.5 2.0 2.5 3.0 3.5 4.0
0.12/0.88

0.40/0.88 z x 1.80
=0.47( )
h0 h0
1.0
Creager
1.5
_
2.0 h0 h=0.88h0

2.5
0.12 h0
3.0 0.88
Scimemi
3.5
z x
=0.50( )1.85
h0 h0
z 4.0
h0
4.5
Fig 5.42a Fig. 5.42b

Il profilo di sfioro della vena stramazzante per lo stramazzo in parete sottile è stato studiato da
Creager (1917) e da Scimemi (1930) che hanno proposto con riferimento alla figura 5.31
( h O = 0.88 h O ) rispettivamente le seguenti espressioni:

z/0.88 h O = 0.47 (x/0.88 h O )1.80

z/0.88 h O = 0.5 (x/0.88 h O )1.85


Il carico idraulico di riferimento è 0.88 hO per tener conto della contrazione iniziale per cui la
superficie inferiore della vena si alza di 0.12 hO.
Il profilo di sfioro cambia in dipendenza del carico idraulico di monte hO. Se si adotta un paramento
uguale ad un profilo di sfioro relativo ad un fissato valore di hO per un carico uguale la vena si
adagia sul paramento rimanendo a pressione atmosferica come nel caso in assenza del paramento
stesso. Per un carico inferiore la vena si adagia sul paramento andando in pressione perché il profilo
di sfioro che le compete in assenza di vincoli è inferiore al paramento. Conseguentemente
applicando la conservazione dell’ energia ad una singola linea di corrente se aumentano la pressione
e la coordinata verticale h, l’ energia cinetica diminuisce e quindi la velocità rispetto al caso di
assenza di paramento. Alla diminuzione della velocità corrisponde la diminuzione della portata
effluente rispetto al caso di assenza di paramento. Per un carico superiore la vena stramazzante non
dovrebbe toccare il paramento perché il corrispondente profilo di sfioro è più alto.
Carlo Gregoretti –Idraulica – capitolo 5 – 26 Feb 08 102

In realtà se non viene rifornita di aria la superficie inferiore del profilo di sfioro le particelle liquide
per attrito con l’ aria la trascinano via creando una depressione. La vena per effetto della
depressione si abbassa andando essa stessa in depressione nella parte inferiore il che comporta
rispetto al corrispondente profilo di sfioro in assenza di paramento una ugual quota geodetica ed
una pressione minore e quindi per la conservazione dell’ energia una energia cinetica maggiore.
All’ aumento della velocità corrisponde l’ aumento della portata rispetto al caso di assenza di
paramento. Adottando h O = 0.88 h O invece di hO il coefficiente di portata da utilizzare nella 5.21,
in assenza di paramento, è cq = 0.50. Nel caso di un profilo di sfioro sagomato per hO il coefficiente
di portata corrispondente ad un carico idraulico pari a 1.33 hO (per cui si ha un aumento di portata
rispetto all’ assenza di paramento) è, cq = 0.52.

5.5 Dispostivi di misura delle portate

Le luci a stramazzo costituiscono degli strumenti di misura indiretti delle portate. Indiretti perché la
portata non viene misurata ma viene stimata in base alla formula relativa allo stramazzo adottato
mediante misura della quota del pelo libero. Questi deve essere misurato in condizioni indisturbate,
ovvero immediatamente al di fuori della zona di chiamata. Il pelo libero viene misurato mediante od
un idrometro, ovvero una stecca graduata posta su una parete laterale di monte dello stramazzo, o
mediante la posizione in verticale di un galleggiante o più modernamente mediante un sensore ad
ultrasuoni.
Gli stramazzi triangolari per la loro precisione sono utilizzati per misurare valori bassi di portata.
Per dispositivi di misura con manutenzione frequente e correnti con trasporto solido trascurabile si
utilizzano gli stramazzi rettangolari o trapezioidali in parete sottile. Questi devono essere muniti di
dispositivi di aerazione per impedire depressioni nella vena stramazzante per le basse portate.
Gli stramazzi in parete grossa sono utilizzati nei restanti casi in particolare negli alvei torrentizi.

5.6 Imbocco di un serbatoio

L’ imbocco di un condotto da un serbatoio può essere interpretato come un restringimento: la vena


effluente non riesce a rimanere aderente alla parete e si creano delle correnti secondarie di ricircolo
(fig. 5.43) con conseguente dissipazione di energia localizzata.
Carlo Gregoretti –Idraulica – capitolo 5 – 26 Feb 08 103

V V
1

Fig. 5.43

Il valore della costante k dell’ equazione 4.37 che esprime la perdita di energia localizzata dipende
dal numero di Reynolds e dalla geometria dell’ imbocco per regimi di moto laminare o di
transizione e solo dalla seconda per regime di moto turbolento. Se l’ imbocco è ben raccordato (fig.
5.44) le perdite di energia sono minori perché le correnti di ricircolo hanno estensione minore.

Fig 5.44
R

Un valore indicativo di k può essere ottenuto calcolando la perdita di Borda (eq. 4.37)
corrispondente all’ allargamento della vena (fig. 5.32) ipotizzando appunto che le perdite maggiori
abbiano luogo nell’ allargamento (V1 = V/Cc):
1 1
E= (V1 – V)2 = (V/Cc – V)2
2g 2g

adottando Cc = 0.611 corrispondente all’ efflusso libero da luce in parete verticale si ha:

V2
E = 0.4
2g
I risultati sperimentali per un imbocco a spigolo vivo indicano:
Carlo Gregoretti –Idraulica – capitolo 5 – 26 Feb 08 104

V2
E = 0.5 (5.30)
2g

che corrisponde ad Cc = 0.585. In figura 5.45 è proposto il grafico per il calcolo del coefficiente k
relativamente alla configurazione dell’ imbocco (per tubo di sezione qualsiasi) illustrata in figura
5.46 (Rh è il raggio idraulico è definito come il rapporto tra l’ area e perimetro della sezione liquida
ed è spiegato con maggior dettaglio nel capitolo 7).

K
b

Fig 5.46

Fig 5.45 1/Rh

Nel caso di imbocco ben raccordato (fig. 5.44) il coefficiente k viene stimato mediante il grafico in
figura 5.47).
Nonostante la perdita di energia localizzata la presenza di un tubo di imbocco di breve estensione in
una luce su di una parete verticale comporta l’ aumento della portata derivata rispetto al caso di
efflusso libero. Nella sezione 2 (figura 5.48) si ha pressione atmosferica mentre nella sezione 1 di
vena contratta si ha necessariamente una pressione minore (essendo la velocità superiore).

1.0
K
0.8 1 2

0.6

V
0.4

0.2

0.0
0.0 0.04 0.08 0.12 0.16 0.20 0.24
r/D
Fig 5.48
Fig 5.47
Carlo Gregoretti –Idraulica – capitolo 5 – 26 Feb 08 105

In ipotesi di distribuzione idrostatica delle pressioni rispetto al caso di luce in parete il carico sulla
luce aumenta del deficit negativo di pressione e conseguentemente la portata derivata aumenta. Il
bilancio di energia tra il pelo libero e la sezione di sbocco tenendo conto della perdita di energia
localizzata di imbocco è:

V2 V2 V2
hm = + 0.5 = 1.5
2g 2g 2g
da cui:
V = 0.82 (2g hm)0.5

Moltiplicando la velocità per l’ area della luce (o sezione del tubo di imbocco) si ha la portata
derivata:
Q = 0.82 A 2 g hm (5.31)

Il valore 0.82 è superiore al valore Cc posto nella 5.6 che fornisce la portata derivata da una luce
verticale. Il valore cq = 0.82 è confermato da valori sperimentali con differenze inferiori al 2 % per
hm 10 m.

5.7 Equazione di continuità dei serbatoi

Sia V il volume di acqua contenuto in un serbatoio ed Qe e Qu le portate rispettivamente entranti ed


uscenti (fig. 5.49). Se Qe = Qu il volume V rimane costante nel tempo. Nel caso più generale Qe
Qu ed il volume V invasato nel serbatoio aumenta se Qe > Qu mentre diminuisce se Qe < Qu.

Qe

Qu
Fig 5.49
Considerato un tempo infinitamente piccolo dt tale che Qe e Qu siano costanti la variazione di
volume invasato dV è uguale alla differenza tra il volume entrante e quello uscente:
Carlo Gregoretti –Idraulica – capitolo 5 – 26 Feb 08 106

dV = Qe dt – Qu dt
da cui dividendo ambo i membri per dt si ottiene:
dV
Qe Qu = (5.32)
dt

L’equazione (5.32) è chiamata equazione di continuità dei serbatoi.

5.8 Tempo di vuotamento di un serbatoio prismatico.

Posta h la quota generica del pelo libero del serbatoio rispetto alla base di area A dello stesso (fig.
5.50), il volume invasato è V = A h. Sul fondo del serbatoio è posta una luce di area Au da cui
defluisce una portata:
Qu = Cq Au (2g h)1/2

In ipotesi di portata entrante nulla (Qe = 0), sostituendo l’espressione di cui sopra nell’equazione di
continuità dei serbatoi (eq. (5.32)) si ha:
dh
cq Au 2gh = A (5.33)
dt

separando i termini dipendenti da h e da t si ottiene:

1
A
dt = h 2 dh (5.34)
cq Au 2g

h h
0
h1
h2

Qu Fig 5.50
Posti t1 e t2 due tempi consecutivi (t1 < t2) ed h1 ed h2 le corrispondenti quote del pelo libero (h1 >
h2), l’integrazione della (5.34) porge:
Carlo Gregoretti –Idraulica – capitolo 5 – 26 Feb 08 107

t2 h2 1
A
dt = h 2 dh

t1 h1 cq Au 2g

da cui
t2 h1 1
A
dt = h 2 dh

t1 cq Au 2g h2

ed infine

t2 t1 =
2A
(h 1/2
1 h 1/2
2 ) (5.35)
cq Au 2g

Per ottenere il tempo vuotamento del serbatoio, si utilizza l’equazione (5.35) ponendo t1 = 0, h1 = hO
(quota iniziale) e h2 = 0:
2A
t VUOT = h 1/2
O (5.36)
cq Au 2g

moltiplicando il secondo membro della relazione (5.36) per hO1/2/hO1/2 si ha:

2 A hO 2 x volume iniziale
t VUOT = =
cq Au 2g h O portata di deflusso iniziale

Nel caso in cui la luce non sia sul fondo ma su di una parete laterale del serbatoio (fig. 5.51), h2 > 0
ed per h3 h h2 la relazione di deflusso cambia:

Qu = 0.385 b 2g h 3/2

h
0
h1
Qu h2
h3

Fig 5.51

essendo b la larghezza della luce nel piano perpendicolare al disegno. L’espressione della relazione
di deflusso posta nell’ equazione di continuità (eq. (5.32)) permette:
Carlo Gregoretti –Idraulica – capitolo 5 – 26 Feb 08 108

dh
0.385 b 2g h 3/2 = A (5.37)
dt
separando i termini dipendenti da h e da t si ottiene:
3
A
dt = h 2 dh (5.38)
0.385 b 2g

Posti t2 e t3 due tempi consecutivi (t2 < t3) ed h2 ed h3 le corrispondenti quote del pelo libero (h2 <
h3), l’integrazione della (5.38) porge:

t3 h3 3
A
dt = h 2 dh

t2 0.385 b 2g h2

da cui:

2A 1 1
t3 t2 = (5.39)
0.385 b 2g h 1/2
3 h 3/2
2

la stima del tempo di vuotamento si esegue esplicitando t2 dalla relazione (5.35) e sostituendolo
nella (5.39) dopo aver assunto per t1 = 0, h1 = hO:

2A 1 1
t VUOT = h 1/2
O 2 +
h 1/2 (5.40)
0.385 b 2g h 1/2
3 h 3/2
2

5.9 Tempo di vuotamento di un serbatoio non prismatico.

Per un serbatoio non prismatico è possibile determinare una relazione empirica tra il volume V e la
quota del pelo libero:

V = c hn (5.41)

L’equazione di continuità dei serbatoi, sostituendo la relazione (5.41) nella (5.32) diviene:

dh n dh
Qe Qu = c = c n hn 1 (5.42)
dt dt
Carlo Gregoretti –Idraulica – capitolo 5 – 26 Feb 08 109

separando le variabili h e t dalla relazione (5.42) ed assumendo Qe = 0 e Qu = cq Au (2gh)0.5 si


ottiene:
3
cn n
dt = h 2 dh (5.43)
cq Au 2g

Per un serbatoio con apertura sul fondo il tempo di vuotamento diviene:

cn 1
t VUOT = h On -1/2 (5.44)
cq Au 2g n - 3/2

Per un serbatoio con apertura sulla parete il tempo di vuotamento diviene:

t VUOT =
cn 1
(
h On -1/2 h n2 1/2
) + n -15/2 (h n -3/2
2 h 3n 3 /2
) (5.45)
0.385 b 2g n - 3/2

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