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Università degli Studi di Roma Tor Vergata

Dipartimento di Ingegneria Elettronica


corso di

ELETTRONICA ANALOGICA
Prof. Ernesto LIMITI

OSCILLATORI
Sommario

 Stabilità di un sistema a retroazione


 Classificazione e Criterio di Barkhausen
 Oscillatore a ponte di Wien
 Oscillatore a sfasamento
 Oscillatore a tre punti, Colpitts e Hartley
 Oscillatori al quarzo
 Controllo automatico di A e β

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Stabilità di un Sistema a Retroazione I
Definiamo instabile un sistema che, eccitato da un segnale a gradino, fornisce una risposta che
cresce indefinitamente. Ciò comporta, per la funzione di trasferimento, l’esistenza di poli con
parte reale positiva. Senza addentrarci nel problema dell’analisi di un sistema a retroazione, allo
scopo di tradurre in termini quantitativi la stabilità, ricordiamo due metodi per valutarla: il
metodo del luogo delle radici ed il criterio di Nyquist.
Con riferimento a quest’ultimo, ricordiamo che il criterio di Nyquist è essenzialmente di tipo
grafico e richiede la conoscenza dell’andamento della funzione Aβ al variare di ω. Nell’ipotesi che
il guadagno d’anello a catena aperta Aβ non abbia poli nel semipiano destro, il criterio afferma
che il corrispondente sistema a catena chiusa è stabile se il diagramma di Aβ non racchiude il
punto critico (-1+j0). Possono così distinguersi tre diversi casi:
Im[A β]

α -1 ω =0
 Re[A β]
Im[A β] Im[A β]

(b) Sistema instabile


-1 α  ω =0 α α’ -1 α’’ ω =0
 Re[A β]
 Re[A β]

(a) Sistema stabile (c) Sistema


condizionatamente stabile

III / 85
Stabilità di un Sistema a Retroazione II

Poiché l’instabilità consiste nel valutare la posizione dei |Aβ dB |


punti α, α’, α’’, rispetto al punto -1+j0 l’analisi del circuito a
retroazione può farsi anche con l’uso dei diagrammi di Bode,
calcolando il prodotto Aβ in corrispondenza al punto o ai
log(f)
punti (e quindi alla frequenza) a cui lo sfasamento vale 180°.
margine
Su questo valore di fase vengono formulate le definizioni di guadagno
margine di ampiezza e fase del sistema a controreazione.
(A β)
Definiamo margine di guadagno il valore in dB di |Aβ|
calcolato alla frequenza a cui la fase è 180°. 0°
log(f)
Definiamo margine di fase il complemento a 180° dello -90°
sfasamento di Aβ calcolato alla frequenza a cui |Aβ|=0. -180°
margine
fase
Si noti in particolare che, se il margine di ampiezza è
negativo, il sistema è stabile. Se è positivo è potenzialmente Im[Aβ]
instabile. Concludiamo osservando che un sistema
potenzialmente instabile, può essere reso stabile se è possibile
modificare il suo comportamento nell’intorno del punto di Gm
-1
attraversamento a -180°, mediante l’introduzione di ϕm
opportune reti di sfasamento (reti di compensazione). Re[Aβ]

margini nel piano di Nyquist

III / 86
Classificazione e Criterio di Barkhausen I
La retroazione può determinare negli amplificatori la comparsa di fenomeni di instabilità che si
traducono nell’insorgere di oscillazioni. Le forme d’onda che si ottengono sono essenzialmente di
due tipi: sinusoidale e impulsiva. Denominiamo sinusoidali gli oscillatori del primo tipo e a
rilassamento quelli del secondo tipo.
CRITERIO DI BARKHAUSEN
L’analisi degli oscillatori sinusoidali viene effettuata mediante il criterio di Barkhausen

X A β Y
Dallo schema unifilare in figura, avremo

Y  A X
supponiamo ora che, ad una data frequenza, si abbia A  1; sarà allora X  Ye possiamo pensare
di utilizzare la risposta al posto dell’eccitazione esterna, chiudendo il circuito ad anello. In tal caso
l’anello ottenuto sarà percorso da quel segnale sinusoidale per il quale è verificata la condizione

 Re  A o    1  A o   1
 oppure 
 
Im  A    
o   0 A o   0
L’insieme di queste due condizioni o delle loro equivalenti rappresenta la Condizione di
Barkhausen per valutare le condizioni di oscillazione.

III / 87
Classificazione e Criterio di Barkhausen II
L’analisi delle condizioni di Barkhausen porta ad alcune importanti considerazioni. Per realizzare
un oscillatore sinusoidale è necessario infatti realizzare una reazione positiva che, alla sola
frequenza di oscillazione ω0, realizza le due condizioni:

1. sfasamento complessivo lungo l’anello nullo


2. guadagno d’anello unitario(*)

Naturalmente sarà possibile apporzionare lo sfasamento tra amplificatore e rete di retroazione in


diversi modi, realizzando così diversi tipi di oscillatori sinusoidali.
Analogamente, dovendo essere

Im  A o   0
 
è immediato verificare che tale condizione non può verificarsi se nell’anello è presente un solo
elemento reattivo. Ciò significa che gli oscillatori sinusoidali devono contenere nel loro schema
almeno due elementi reattivi uguali (in genere due condensatori) o diversi (un condensatore ed un
induttore).
Alcuni tra tali elementi possono essere aggiunti esternamente, potendosi sfruttare, in molti casi,
gli elementi parassiti dell’elemento amplificatore.

(*) Negli oscillatori reali la condizione che si realizza è |Aβ|>1 in modo da evitare che eventuali variazioni
parametriche “spengano” le oscillazioni. Saranno le non linearità presenti nell’elemento attivo a fissare l’ampiezza
delle oscillazioni in modo che siano verificate le condizioni di Barkhausen

III / 88
Oscillatore a Mezzo Ponte di Wien
Supponiamo l’amplificatore di tipo non
invertente, con bassa resistenza d’uscita (Ro) e C C
alta resistenza di ingresso (Ri). Scegliamo poi le
resistenze R’ ed R” in modo che si abbia: R’ R

R  R '  Ro R  R ''  Ri vi Av vi Avvi


L’analisi del circuito porta alla
R C R’’ C R

vi  Av vi 1  sRC
1 R
R 
sC 1  sRC
Ricordando che il sistema è omogeneo, si avranno soluzioni diverse da zero se, ponendo RC  
1 Av
1  Av 
1 1
1  1  s  1  3  s 
s s
1 1
da cui, dovendo essere Im  Av    0 sarà o  
 RC
e quindi Re  Av   3
vo 1
Ovviamente risulterà, a ω=ω0 vi  
3 3
III / 89
Oscillatore a Ponte di Wien I
C R1 C R1

R R
A + A B Ad vd
vd
B -

C R R2 C R R2

Si ottiene dall’oscillatore a mezzo ponte di Wien utilizzando un amplificatore differenziale e


completando il circuito nel modo indicato. Nell’ipotesi che i due rami R-C abbiano la stessa costante
di tempo RC = , la tensione tra il punto A e massa vale:
1
v A  Ad  v A  vB 
1
3  s 
s
La tensione tra il punto B e massa vale invece:
R2
vB  Ad  v A  vB 
R2  R1

III / 90
Oscillatore a Ponte di Wien II
Alla frequenza ω0=1/ sarà allora:
1 R2 
v A  vB  Ad  v A  vB    
 3 R  R2
da cui: 1

R2 1 1
  3  Ad  
R1  R2 3 Ad
Tale relazione permette di scegliere la resistenza o l’amplificazione dello stadio per verificare la
condizione di oscillazione. Si noti in particolare che nel caso R2 = 0 si ricade nel caso già visto di
amplificatore a mezzo ponte. Inoltre se Ad  ∞, i punti A e B si portano allo stesso potenziale
equilibrando il ponte.
In ogni caso è sempre possibile far oscillare il circuito se:

3  Ad  
regolando indipendentemente la frequenza di oscillazione agendo sui due C o sulle due R
contemporaneamente.

III / 91
Oscillatore a Sfasamento I

Z1 Z1 Z1
-

v1 Avv1 Z2 Z2 Z2 vo=v1

Nel caso in esame, poiché l’amplificatore è invertente, è necessario che la rete di reazione aggiunga
o tolga ulteriori 180°. Inoltre, poiché in genere Av > 1, la rete deve convenientemente attenuare.
Scegliendo delle reti R-C, migliori delle R-L in quanto più compatte ed a Q più elevato, è facile
vedere che sono necessarie almeno tre celle per ottenere lo sfasamento voluto, in quanto ogni cella
sfasa meno di 90°.
Schematizzando poi l’amplificatore invertente con un generatore controllato di valore –Av v1, è
facile vedere, applicando ripetutamente il teorema di Thevenin, che si ha:

Z2 Z2 Z2
 Av v1  v1
Z1  Z 2  Z1  Z 2  Z1  Z 2  Z1   Z1  Z 2  Z1   Z 2  Z 2
1
da cui  Av 3 2
1
 Z1   Z1   Z1 
   5    6   1
 2
Z  2
Z  Z2 
III / 92
Oscillatore a Sfasamento II
Ora poiché Z1 e Z2 sono reattivi (non lo sono però entrambi), solo i termini “dispari”
contribuiranno alla parte immaginaria. Dovrà perciò essere
3 2
 Z1  Z1  Z1 
   6 0 da cui    6
 Z2  Z2  Z2 
Quindi se
1 Z2  R 1
Z1  Z1  R Z2 
jC jC

1 6
o  o 
6RC RC

In entrambi i casi :

 Av 1
1  5 6
1 Av  29

III / 93
Oscillatore a 3 Punti I
Z3 Z3

-Gm

Z1 Z2 Z1 v gmv Z2
(a) (b)

Gli oscillatori che contengono sia condensatori che induttori possono in genere ricondursi allo
schema (a), denominato oscillatore a tre punti. Nell’ipotesi che l’amplificatore sia unidirezionale
ed invertente, che siano nulli i suoi effetti reattivi ed inoltre che il generatore d’uscita sia funzione
solo della tensione ai capi di Z1, che include ovviamente l’eventuale impedenza di ingresso
dell’amplificatore stesso, il circuito equivalente è quello indicato in (b), dal quale si ottiene:

Z1Z 2
v   gm v  g m Z1Z 2  Z1  Z 2  Z 3
Z1  Z 2  Z 3
Come si può osservare, se le tre impedenze sono tutte puramente reattive, si può ottenere che si
verifichi solo una delle condizioni di Barkhausen (l’annullarsi della parte immaginaria del
guadagno di anello), ma non entrambe, ossia
Re  A   1
III / 94
Oscillatore a 3 Punti II
Quindi almeno una delle tre impedenze deve essere del tipo Z i  Ri  jX i
Semplifichiamo l’analisi esaminando due casi
jX3

(1) Z1  R1  jX1
jX1 R1 jX2
Z2 , Z3  jX v
gmv
Analizzando il circuito,
jR1 X 1 RX
 gm  jX 2  j 1 1  jX 2  jX 3
R1  jX 1 R1  jX 1

gm X1 X 2 R1  j  X1  X 2  X 3  R1  X1  X 2  X 3 
che porta alle due relazioni:

 X1  X 2  X 3  0 X1
 gm R1 
 gm X1 X 2 R1   X1  X 2  X 3  X2
In particolare, dovendo essere nulla la somma delle reattanze, il tipico oscillatore a tre punti
conterrà due condensatori ed un induttore (Colpitts), oppure due induttori ed un
condensatore (Hartley).

III / 95
Oscillatore a 3 Punti III
jX3

Z1, Z3  jX
(2)
Z 2  R2  jX 2 jX1 R2 jX2
v
Analizzando il circuito, si ottiene gmv

 X1  X 2  X 3  0

 X2
g R
 m 2 X
 1

Come nel caso precedente, si noti che agendo su X3 si può variare la frequenza di oscillazione,
senza modificare la condizione sulla parte reale, se X2 e X1 sono dello stesso tipo (C1, C2
oppure L1, L2).

Si noti infine che il caso (1) meglio corrisponde alla normale schematizzazione del BJT
(Ri ≠ 0, Ro = ∞), mentre il caso (2) meglio si attaglia al FET (Ri = ∞, Ro ≠ 0).

III / 96
Oscillatore a 3 Punti IV
Lo schema presentato per l’oscillatore a tre punti (con connessione a triangolo) ammette
chiaramente un duale, con connessione a stella, del tipo in figura. La schematizzazione più
appropriata per l’elemento di amplificazione è quella dell’amplificatore di transresistenza.

-Rm i
Rm i
+
Y1 Y3 Y2 Y1 Y2
Y3

A destra viene mostrato l’equivalente circuitale, nel quale si sono inglobate nelle ammettenze Y1
e Y3 le resistenze di ingresso e uscita dell’amplificatore di transresistenza. Si ottiene facilmente
Y1Y2
i   Rm i
Y1  Y2  Y3
da cui, se Y1  G1  jB1 Y2  G2  jB2 Y3  jB3
B1  B2  B3  0 B1  B1  B3  0
 
 B1  B2
RmG1  B RmG2  B
 2  1

III / 97
Oscillatore Colpitts: Circuito Dinamico
L L

C1 vgs rd C2
gmvgs
C1 C2

Il circuito equivalente è stato inserito nell’ipotesi di trascurare le reattanze interne all’elemento


attivo e considerare invece la resistenza di uscita del FET. Per quanto già visto, la frequenza di
oscillazione è data da:
1 1 1 C1  C2
j0 L   0 da cui 0  dove C
j0C1 j0C2 LC C1  C2
Come evidente, è possibile variare la frequenza di oscillazione, lasciando inalterata la condizione
sulle ampiezze, agendo sull’induttore L. Questo non è molto agevole visto che non è possibile
realizzare induttori variabili di adeguata precisione e qualità. Si noti poi che in quest’ultima è il
FET e la polarizzazione scelta a fissare il rapporto di capacità :
C1
g m rd   
C2
III / 98
Oscillatore Hartley: Circuito Dinamico I

C
C
rbb’ rb’c
vb’e

L1 L2
L1 rce L2
rb’e gmvb’e

Se si semplifica il circuito equivalente trascurando rce, rb’c e rbb’


1 1
j0 L1  j0 L2  0 da cui 0  dove L  L1  L2
j0C LC
L1
Dovrà inoltre essere g m rb ' e  e ricordando che: g m rb ' e  
L2
L1

L2
Anche in questo caso è possibile variare la frequenza di oscillazione senza alterare la
condizione sull’ampiezza agendo sul valore di capacità C. Questo rappresenta il maggiore
vantaggio dell’oscillatore Hartley rispetto al Colpitts.

III / 99
Studio Completo di un Oscillatore a 3 Punti I

Consideriamo l’oscillatore Hartley in figura, dove la


realizzazione non segue lo schema classico già visto.
Si noti infatti che le condizioni di funzionamento +VCC
dell’oscillatore a tre punti richiedono, ad esempio, che
si verifichi alla frequenza di oscillazione:
C
n2 n1
X1  X 2  X 3  0
R1
C2
senza che ciò comporti necessariamente l’uso di 2
condensatori ed un induttore o viceversa di 1
condensatore e 2 induttori. La condizione analizzata
comporta che due delle tre reattanze abbiano un segno e
l’altra sia di segno opposto, condizioni che possono
essere soddisfatte utilizzando reti reattive di vario tipo. R2 Re C1
Consideriamo dunque il circuito equivalente completo,
considerando nulle le reattanze presentate da C1 e C2
alle frequenze di interesse.

III / 100
Studio Completo di un Oscillatore a 3 Punti II
Cb’c

rbb’ vb’e rb’c

n2 Rb= n1
R1//R2 rb’e Cb’e gmvb’e rce C R L//R Loss

Poiché alla frequenza di oscillazione il carico visto dal transistore sul collettore è puramente
resistivo e pari ad Req, trascurando rbb’ ed rb’c e ponendo RT = RL // RLoss // rce il circuito diventa il
seguente, dove:
vb’e
  n  2

 Req  RT      Rb  rb ' e  
1

 n2   n2 n1
 Rb//rb’e Cin gmvb’e C RT

Cin  Cb ' e  Cb ' c  1  g m Req 

che si può ancora ridurre nelle forma sottostante, dove:

n 
2 v1
CT  C  Cin   2  n2 n1
 n1  gmv1 CT LT Req

III / 101
Studio Completo di un Oscillatore a 3 Punti III
Dall’analisi del circuito, la condizione di oscillazione di Barkhausen, tenendo presente il verso
degli avvolgimenti del trasformatore, diventa perciò:
 1 1

 0  

LT CT   n2 
2

  LT C     Cin 

    
n2 1    n1  
vi   g m     vi da cui 
n1  sC  1  1   g  n1  1  n1  1
 T sL Req   m n2 Req n2  n  2 
 T
 RT     Rb  rb ' e  
1
  n2  

Se poi si trascurano tutte le resistenze in parallelo a rb’e si ottiene:

n1 1 n2
gm   2
da cui   g m rb ' e 
n2 n  n1
rb ' e  1 
 n2 
Si noti in particolare l’effetto degli elementi parassiti sulla frequenza di oscillazione nonché
l’effetto che su tale frequenza hanno gli elementi resistivi presenti nel circuito tramite la Req e
quindi Cin , ed in particolare il carico RL.
Per questo motivo si usa normalmente collegare l’oscillatore al carico utilizzando uno stadio
separatore (Buffer).

III / 102
Oscillatori al Quarzo I
Poiché la frequenza di oscillazione è quella per cui si annulla lo
sfasamento complessivo nella maglia di retroazione, una qualunque
variazione degli elementi della maglia può produrre una variazione della L
frequenza. Detta Δω la variazione di frequenza necessaria per compensare
R C’
lo sfasamento Δφ dello sfasamento d’anello, si definisce fattore di
sensibilità dell’oscillatore: C
 d
Sf   0
 d dove ω0 è la frequenza di oscillazione. (a) (b)
0
In particolare, per un oscillatore a tre punti Sf = 2Q0 , dove Q0 è il fattore di qualità del circuito
risonante. Se ne deduce in particolare che circuiti oscillanti ‘ad alto Q’ garantiscono un’elevata
stabilità dell’oscillatore.
I normali circuiti L-C hanno Q dell’ordine di poche centinaia. Per avere alte stabilità si utilizza
allora un cristallo piezoelettrico che ha un Q dell’ordine di 103-104. Cristalli di tale tipo, il più
comune dei quali è il quarzo, generano un campo elettrico se sottoposti a sollecitazioni
meccaniche e, viceversa, si deformano se sottoposti all’azione di un campo elettrico, potendo
così divenire sede di oscillazioni meccaniche se il campo applicato è oscillante. La frequenza di
tali oscillazioni è ovviamente legata alle dimensioni del cristallo, cui corrisponde lo schema
elettrico b), dove L è legata alla massa, C alla costante elastica, R agli attriti interni al cristallo.
C’ è infine la capacità elettrostatica associata ai due elettrodi applicati al cristallo (fig. (a)) ed è
in genere molto più alta di C.

III / 103
Oscillatori al Quarzo II
In figura (c) è indicato l’andamento della reattanza X nell’ipotesi
Reattanza
di poter trascurare la resistenza R. Come si nota, si evidenzia X (induttiva)
l’esistenza di due frequenze di risonanza: una serie di valore banda utile
1
s  ωs ωp ω
LC 0
ed una parallelo di valore
1
p 
1 (capacitiva)
 1 1 (c)
L  
C' C 

Si nota l’esistenza di un range di frequenze, ωs÷ ωp, in cui il


cristallo presenta una reattanza induttiva. Ciò suggerisce la
possibilità di inserirlo in un oscillatore Colpitts al posto
dell’induttore di retroazione, aumentando notevolmente la
stabilità dell’oscillatore stesso. L’oscillatore così realizzato, il cui
schema di principio è mostrato al fianco, è noto come oscillatore
Pierce.

III / 104
Controllo Automatico di β
Affinché si inneschi l’oscillazione è
necessario che Aβ sia maggiore dell’unità,
in quanto la condizione di Barkhausen R
assicura soltanto che, se si è in presenza di R1
oscillazione, questa permanga. D’altra C
parte, se Aβ > 1, l’ampiezza del segnale +
cresce fino a che le non linearità -
dell’elemento attivo non variano il
R2 D
prodotto Aβ riportandolo all’unità. Se si
T1
vuole quindi un oscillatore effettivamente
sinusoidale, bisogna fare sì che Aβ, C R R3 C1
inizialmente maggiore dell’unità,
diminuisca durante il funzionamento
raggiungendo la condizione Aβ = 1, senza
interessare zone di non linearità.

Nello schema precedente, ciò è fatto agendo sulla catena di reazione (β) utilizzando un FET
come VVR polarizzato dalla tensione ottenuta raddrizzando il segnale dell’oscillatore a ponte di
Wien. Si ha infatti che la condizione di oscillazione è:
1 rds  v  
Ad     1
 3 R1  rds  v  
e può essere verificata a partire dalla condizione d’innesco Adβ > 1 nel modo accennato

III / 105
Controllo Automatico di A
Colpitts choke
Alla frequenza di funzionamento, +Vcc

l’induttanza L0 di choke si comporta


L
come un circuito aperto, mentre C 3 e C e C1 0
R1 buffer
sono dei cortocircuiti. La prima parte del C3 L
C2 R5
circuito è perciò un classico Colpitts. Il
T2
segnale sul collettore del primo Ca
transistore va ad un inseguitore che funge C4 D2
T1
R4
da buffer tra l’oscillatore vero e proprio
R2
ed il gruppo raddrizzatore che rettifica la R3
Re Ce C5 D1
semionda negativa diminuendo la
tensione ai capi del condensatore C5 che,
all’innesco delle oscillazioni, è invece R
carico alla tensione del diodo zener D1.

La tensione ai capi di C5 è applicata, tramite la resistenza R, alla base del primo transistore
realizzando la controreazione in continua necessaria per variare la polarizzazione dello stadio
oscillatore e quindi l’amplificazione A del transistore T1.
β
Q
Q’ Q≡ punto di lavoro all’innesco delle oscillazioni
Q’≡ punto di lavoro corrispondente a oscillazioni di ampiezza fissa

Ic

III / 106

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