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La verifica di resistenza a fatica consiste in una disequazione che verifica che lo sforzo massimo derivante dai carichi
applicati sia minore dello sforzo ammissibile a fatica (è un valore di confronto che non è un numero ma una funzione,
dipende da K e dal numero di cicli):
σ ' F è già corretto con i coefficienti Cs, Cg, Kf che differenziano il dispositivo dal provino
η = coefficiente di sicurezza = 2÷3 (può assumere valori ancora + alti se esistono rischi aggiuntivi; si hanno valori più
alti nel caso di verifiche di resistenza rispetto al caso statico perché il cedimento a fatica è un cedimento improvviso
anche per i materiali duttili)
K = forma d’onda temporale
N = numero di cicli
L’incognita in questa disequazione è σ ' F che si troverà in modo diverso a seconda del tipo di carico e di numero di
cicli a cui è sottoposto il dispositivo. Abbiamo quindi diversi casi al variare di N e K:
Se abbiamo sia flessione che azione assiale, la σ creata dalla flessione di solito domina e quindi si usa σ FA f .
Se si ha solo azione assiale non si usa il coefficiente Cg (si pone = 1) perché si ha un gradiente nullo.
1.b) Verifica a fatica illimitata (Nf=∞ ) – ciclica qualunque (σ m ≠ 0 ¿:
In questo caso serve il diagramma di Haigh. La curva si abbassa passando dal provino al pezzo fino a σ ' FA per via
dei coefficienti; gli altri punti non si spostano perché sono nel caso statico.
Il diagramma semplificato è costituito da una linea spezzata (4 tratti) sia per un materiale duttile che fragile, con
la differenza che per il materiale fragile non abbassiamo solo il valore di σ FA per trovare σ ' FA ma diminuiscono
anche i valori di rottura statica a compressione e trazione (per il materiale fragile non ci sono le linee dello sforzo
di snervamento e il materiale risente anche staticamente degli intagli geometrici del pezzo).
Sul diagramma di Haigh semplificato rappresentiamo una retta con pendenza K che dipende dal tipo di forma
d’onda considerata e ricaviamo l’intersezione di tale retta con il diagramma, che corrisponde ai valori limite di
componente media e alternata che portano il materiale a rottura a fatica. Sommando queste due componenti si
ottiene il valore massimo temporale applicabile al materiale prima che ceda:
I valori di carico sulla retta tracciata che si trovano all’interno del diagramma di Haigh saranno carichi sicuri che
non portano a rottura, mentre il punto di intersezione rappresenta il carico limite, oltre al quale il pezzo si rompe.
In caso di assenza di informazioni sul valore di σ FA (ottenuto con prove di flessione rotante) un valore
approssimato può essere ottenuto dallo sforzo di rottura σ R , ottenuto dalla semplice prova di trazione statica,
moltiplicato per un opportuno coefficiente 𝜑 che dipende dalla classe del materiale (negli esercizi non capiterà
quasi mai):
Il diagramma di Haigh semplificato in questo caso è molto più semplice, perché si considera solo il piano positivo,
perché per le t il diagramma sarebbe simmetrico e quindi nel piano negativo si avrebbe lo stesso diagramma, a
differenza del caso assiale in cui il comportamento in compressione e trazione è asimmetrico.
1) Rapporto K tra la tensione alternata e la tensione media costante (aumento in proporzione σ ae σ m, stesso
K)
Si formano una serie di triangoli simili tra loro formati dal segmento sulla retta a pendenza K e dalle
componenti alternata e media dello sforzo, quindi le varie componenti risultano in proporzione perché i
triangoli sono simmetrici. Si può quindi scrivere una proporzione per calcolare il margine di sicurezza.
La presenza di tensioni residue, ovvero tensioni statiche, modificano i valori di sforzo medio agente sul pezzo,
sommandosi o sottraendosi al valore di sforzo medio del carico ciclico.
Consideriamo il caso di un trattamento meccanico superficiale come la pallinatura che induce delle tensioni
residue di compressione. Cambia l’origine che rappresenta lo stato del dispositivo scarico da carichi esterni
che quindi non sarà più in O ma in O’ per via delle tensioni residue anche in assenza di carichi esterni.
P’ è il punto che rappresenta la nuova situazione di carico e la retta di pendenza K viene quindi traslata e
passerà per O’P’. Altrimenti se rappresentassimo la retta a pendenza K passante per l’origine sarebbe come
dire che in assenza di carico ciclico il dispositivo non è soggetto a nessuno sforzo, ma ciò non è vero perché
stiamo considerando il caso in cui ci sono delle tensioni residue. In questo caso quindi il margine di sicurezza
viene calcolato sulla retta a pendenza K traslata e non su quella che parte dall’origine.
L’effetto della pallinatura ha un effetto benefico in caso di carichi a trazione, non stiamo cambiando la curva
limite ma il rapporto O’P’lim/O’P’ è maggiore rispetto al rapporto OPlim/OP (provino senza trattamento
meccanico superficiale), aumenta quindi la distanza dal bordo. In caso di compressione, peggiora il suo
comportamento poiché ci avviciniamo al limite di snervamento.
Se si sta analizzando un dispositivo a N=Nf cicli possiamo quindi entrare nel grafico per capire quale sia il
valore limite σ ' FA che il dispositivo può sopportare e quindi il dispositivo dovrà essere progettato in modo da
resistere a tale valore (oppure viceversa a partire dal valore limite di sforzo e ricavare il numero limite di cicli
che il dispositivo sopporta)
Notare che nel diagramma di Woehler non c’è σ ' FA relativo all’alternata simmetrica ma σ ' F relativo alla specifica
forma d’onda considerata, dedotto dal diagramma di Haigh precedente.
Il margine di sicurezza classico è dato dal rapporto tra gli sforzi, tra quello limite ammissibile e quello che sto
applicando, è come se stessi misurando la distanza in verticale dalla curva limite a parità di numero di cicli.
Si può anche calcolare la “distanza” del punto P dalla curva limite in termini di numero di cicli (mi muovo in
orizzontale, concetto di danno parziale).
𝑁𝑙𝑖𝑚 è il valore limite di numero di cicli a cui può essere applicato lo sforzo 𝜎*:
Valutare la vita residua di un dispositivo è utile ad esempio per dispositivi che potrebbero essere riutilizzati, come i
fissatori esterni, che hanno parti che non sono a diretto contatto con i tessuti del paziente e possono quindi essere
sterilizzati e riutilizzati, ma è necessario conoscere la vita residua del fissatore perché continui a lavorare in sicurezza,
considerando anche condizioni di lavoro diverse (ad esempio pazienti con peso diverso che applicano sforzi diversi sul
dispositivo e quindi hanno conseguenze a fatica diverse sullo stesso dispositivo).
FATICA CON CARICO AD AMPIEZZA VARIABILE NEL TEMPO
Nelle prove a fatica lo sforzo 𝜎(𝑡) è stabile nel tempo, invece nella realtà le sollecitazioni hanno una forma d’onda
differente in istanti e condizioni di funzionamento diversi.
Quanti cicli posso sostenere con 𝜎2 dopo averne sostenuti n1 con carico 𝜎1? (n1 noto, N1 e N2 estratti dal
diagramma
di Wohler)
Si può immaginare che, dopo l'applicazione di 𝑛1 cicli al carico 𝜎1, la curva di resistenza a fatica nel tratto a termine
trasli verso il basso fino al punto di coordinate (𝜎1, 𝑁1’) con 𝑁1′ = 𝑁1 − 𝑛1 = 𝑣𝑖𝑡𝑎 𝑟𝑒𝑠𝑖𝑑𝑢𝑎. Quindi la curva del provino
danneggiato cambia (rispetto a quello vergine):
Al carico 𝜎2 il massimo numero di cicli a termine è 𝑁2 ′ < 𝑁2, valore dedotto dalla curva del provino danneggiato.
(
Si può dimostrare facilmente che N2’= 1−
n1
N1 )
∙ N 2.
L’approccio che usa la curva del provino "danneggiato” fornisce quindi gli stessi risultati della semplice legge di Miner-
Palmgreen, ma risulta essere più laborioso. La legge di Miner-Palmgreen viene quindi utilizzata operativamente per il
calcolo della frazione totale di danno o di vita residua conseguente all’applicazione di un numero 𝐾 di carichi differenti:
Nel grafico vengono riportate tre curve rappresentative di tre diversi acciai. La forma delle curva interpolante è simile
per i diversi materiali testati e i dati sperimentali sono be interpolati da un quarto di ellisse (ellisse centrata sull’origine,
ha tangenza orizzontale e verticale rispettivamente con asse y e x) di equazione:
Noti i valori di σ FAf e τ FA per un materiale (valori noti dai dati sperimentali), posso costruire la curva limite (valida per
𝑁 = 𝑁*).
Per un generico punto P interno all’ellisse, si calcola il margine di sicurezza come:
Il margine di sicurezza si calcola quindi come distanza dalla curva limite seguendo la retta che congiunge l’origine con il
punto di carico, poiché abbiamo detto che σ e τ sono sincrone e quindi crescono in maniera proporzionale (derivano
dallo stesso carico esterno).
Considerando il diagramma di Gough-Pollard come un quarto di ellisse, possiamo scrivere il criterio di resistenza anche
tramite una formulazione analitica, che trasforma lo stato di sforzo composto in uno stato di sforzo equivalente piano
per cui confrontiamo lo stato equivalente con un valore limite:
[NB in questa forma vale solo per provino sottoposto a stato di sforzo composto piano con flessione e torsione
alternate simmetriche]
Il diagramma originario di Gough-Pollard è stato ottenuto solo per vita infinita e alternata simmetrica, ma in seguito il
grafico è stato esteso anche per altri tipi di carico. Per ottenere un diagramma valido per un dispositivo reale anziché
per un provino e per una sollecitazione ciclica generica (non alternata simmetrica) basta correggere gli assi del
diagramma ottenuto da Gough-Pollard per cambiare il peso delle τ .
Vogliamo ora fare una verifica a termine (Nf=Nf*) su uno stato di sforzo composto (σ + τ), con una forma d’onda ciclica
qualunque (σ m ≠ 0 ¿: