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LEZIONE 15 – VERIFICA DI RESISTENZA A FATICA

La verifica di resistenza a fatica consiste in una disequazione che verifica che lo sforzo massimo derivante dai carichi
applicati sia minore dello sforzo ammissibile a fatica (è un valore di confronto che non è un numero ma una funzione,
dipende da K e dal numero di cicli):

σ ' F è già corretto con i coefficienti Cs, Cg, Kf che differenziano il dispositivo dal provino
η = coefficiente di sicurezza = 2÷3 (può assumere valori ancora + alti se esistono rischi aggiuntivi; si hanno valori più
alti nel caso di verifiche di resistenza rispetto al caso statico perché il cedimento a fatica è un cedimento improvviso
anche per i materiali duttili)
K = forma d’onda temporale
N = numero di cicli

L’incognita in questa disequazione è σ ' F che si troverà in modo diverso a seconda del tipo di carico e di numero di
cicli a cui è sottoposto il dispositivo. Abbiamo quindi diversi casi al variare di N e K:

VERFICA A FATICA IN STATO DI SFORZO SEMPLICE (SOLO σ O SOLO τ)

1.a) Verifica a fatica illimitata (Nf=∞ ) – alternata simmetrica (σ m=0 ¿:


per risolvere questo caso non servono grafici, si deve solo correggere il valore σ FA con i coefficienti Cs, Cg e Kf

Se abbiamo sia flessione che azione assiale, la σ creata dalla flessione di solito domina e quindi si usa σ FA f .
Se si ha solo azione assiale non si usa il coefficiente Cg (si pone = 1) perché si ha un gradiente nullo.
1.b) Verifica a fatica illimitata (Nf=∞ ) – ciclica qualunque (σ m ≠ 0 ¿:

In questo caso serve il diagramma di Haigh. La curva si abbassa passando dal provino al pezzo fino a σ ' FA per via
dei coefficienti; gli altri punti non si spostano perché sono nel caso statico.
Il diagramma semplificato è costituito da una linea spezzata (4 tratti) sia per un materiale duttile che fragile, con
la differenza che per il materiale fragile non abbassiamo solo il valore di σ FA per trovare σ ' FA ma diminuiscono
anche i valori di rottura statica a compressione e trazione (per il materiale fragile non ci sono le linee dello sforzo
di snervamento e il materiale risente anche staticamente degli intagli geometrici del pezzo).

Sul diagramma di Haigh semplificato rappresentiamo una retta con pendenza K che dipende dal tipo di forma
d’onda considerata e ricaviamo l’intersezione di tale retta con il diagramma, che corrisponde ai valori limite di
componente media e alternata che portano il materiale a rottura a fatica. Sommando queste due componenti si
ottiene il valore massimo temporale applicabile al materiale prima che ceda:
I valori di carico sulla retta tracciata che si trovano all’interno del diagramma di Haigh saranno carichi sicuri che
non portano a rottura, mentre il punto di intersezione rappresenta il carico limite, oltre al quale il pezzo si rompe.

In caso di assenza di informazioni sul valore di σ FA (ottenuto con prove di flessione rotante) un valore
approssimato può essere ottenuto dallo sforzo di rottura σ R , ottenuto dalla semplice prova di trazione statica,
moltiplicato per un opportuno coefficiente 𝜑 che dipende dalla classe del materiale (negli esercizi non capiterà

quasi mai):

1.c) Resistenza torsionale a fatica (torsione pura)


Per la verifica di resistenza torsionale a fatica viene utilizzato un approccio analogo a quello usato per le σ.

Il diagramma di Haigh semplificato in questo caso è molto più semplice, perché si considera solo il piano positivo,
perché per le t il diagramma sarebbe simmetrico e quindi nel piano negativo si avrebbe lo stesso diagramma, a
differenza del caso assiale in cui il comportamento in compressione e trazione è asimmetrico.

MARGINE DI SICUREZZA A FATICA


Per valutare il margine di sicurezza a fatica associato ad una certa condizione di carico bisogna misurare la distanza
del punto nel diagramma di Haigh dalla curva limite, ma il problema è come si sceglie di avvicinarsi alla curva limite
(tendenzialmente ci avvicineremo sempre con pendenza K).
La retta di carico è la retta passante per 𝑃 con inclinazione differente a seconda del caso, ossia il luogo dei punti che
rappresenta le coppie (σ m, σ a) al variare del carico esterno. L’intersezione tra la retta di carico e la retta limite dà il
punto limite 𝑃𝑙𝑖𝑚 di coordinate (σ m−lim ¿¿ , σ a−lim ¿¿) corrispondente alla situazione assegnata.
Esistono diverse modalità di potenziale interesse:
1) si mantiene costante il rapporto tra tensione alternata e tensione media (K fissato);
2) si mantiene costante la tensione media;
3) si mantiene costante la tensione alternata;
4) come 1, ma in presenza di tensioni residue.

Il margine di sicurezza sarà diverso nei 4 casi.

1) Rapporto K tra la tensione alternata e la tensione media costante (aumento in proporzione σ ae σ m, stesso

K)
Si formano una serie di triangoli simili tra loro formati dal segmento sulla retta a pendenza K e dalle
componenti alternata e media dello sforzo, quindi le varie componenti risultano in proporzione perché i
triangoli sono simmetrici. Si può quindi scrivere una proporzione per calcolare il margine di sicurezza.

2) Tensione media σ m costante


Questo caso può essere rappresentato dall’esempio di un albero rotante con una massa eccentrica che fa
variare la componente alternata al variare della massa. In questo caso si può valutare di quanto può variare la
componente alternata (e quindi la massa eccentrica) prima di arrivare a rottura a fatica.
3) Tensione alternata σ acostante
Questo caso può essere rappresentato dallo stesso esempio precedente di un albero rotante con una massa
eccentrica, che fa variare la componente media questa volta al variare della velocità di rotazione dell’albero
invece che della massa.

4) K costante con tensioni residue (cambia soloσ m)

La presenza di tensioni residue, ovvero tensioni statiche, modificano i valori di sforzo medio agente sul pezzo,
sommandosi o sottraendosi al valore di sforzo medio del carico ciclico.
Consideriamo il caso di un trattamento meccanico superficiale come la pallinatura che induce delle tensioni
residue di compressione. Cambia l’origine che rappresenta lo stato del dispositivo scarico da carichi esterni
che quindi non sarà più in O ma in O’ per via delle tensioni residue anche in assenza di carichi esterni.
P’ è il punto che rappresenta la nuova situazione di carico e la retta di pendenza K viene quindi traslata e
passerà per O’P’. Altrimenti se rappresentassimo la retta a pendenza K passante per l’origine sarebbe come
dire che in assenza di carico ciclico il dispositivo non è soggetto a nessuno sforzo, ma ciò non è vero perché
stiamo considerando il caso in cui ci sono delle tensioni residue. In questo caso quindi il margine di sicurezza
viene calcolato sulla retta a pendenza K traslata e non su quella che parte dall’origine.
L’effetto della pallinatura ha un effetto benefico in caso di carichi a trazione, non stiamo cambiando la curva
limite ma il rapporto O’P’lim/O’P’ è maggiore rispetto al rapporto OPlim/OP (provino senza trattamento
meccanico superficiale), aumenta quindi la distanza dal bordo. In caso di compressione, peggiora il suo
comportamento poiché ci avviciniamo al limite di snervamento.

VERFICA A FATICA IN STATO DI SFORZO SEMPLICE (SOLO σ O SOLO τ)


2.a) Verifica a fatica a termine (Nf=Nf*) – alternata simmetrica (σ m=0 ¿:
Non serve passare dal diagramma di Haigh perché il valore medio dello sforzo è nullo, si usa direttamente il
diagramma di Wöhler semplificato.
Il diagramma di Wöhler nel campo della resistenza a termine può essere tracciato unendo due punti opportuni nel
piano σ max− N in coordinate semilogaritmiche (DISEGNO).
I punti sono:
1. 𝑁 = 103  valore di sforzo pari circa a σ R o σ R∗φ ' . Alcuni autori utilizzano un valore 𝜑 ′ = 1, altri un valore
𝜑 ′ = 0,9 altri ancora un valore dipendente dai fattori che modificano il limite di resistenza a fatica.
2. N=Nc  è il limite di resistenza a fatica illimitata σ ' FA valido per la fatica alternata simmetrica del pezzo,
ottenuto correggendo il valore σ FA per il provino standard con i coefficienti Cs Cg e Kf; il valore Nc dipende dal
materiale.

Se si sta analizzando un dispositivo a N=Nf cicli possiamo quindi entrare nel grafico per capire quale sia il
valore limite σ ' FA che il dispositivo può sopportare e quindi il dispositivo dovrà essere progettato in modo da
resistere a tale valore (oppure viceversa a partire dal valore limite di sforzo e ricavare il numero limite di cicli
che il dispositivo sopporta)

2.b) Verifica a fatica a termine (Nf=Nf*) – ciclica qualunque (σ m ≠ 0 ¿:


Questo è il caso più complicato perché bisogna usare sia Wöhler che Haigh (semplificati), si può trovare un
risultato leggermente diverso a seconda dell’ordine con cui si utilizzano i due diagrammi. Scegliamo di usare prima
Haigh e poi Wöhler.
Prima si mette in gioco la dipendenza dalla forma d’onda, si trova il valore di resistenza a fatica infinita per quella
specifica forma d’onda e poi si usa come asintoto per il diagramma di Wohler (se serve vedere il comportamento
nel tratto a termine).

Notare che nel diagramma di Woehler non c’è σ ' FA relativo all’alternata simmetrica ma σ ' F relativo alla specifica
forma d’onda considerata, dedotto dal diagramma di Haigh precedente.

MARGINE DI SICUREZZA PER VITA LIMITATA


Il margine di sicurezza esprime la distanza del punto 𝑃 (𝜎*, 𝑁* ) dalla curva limite.
σ lim ⁡¿¿ è il valore di sforzo limite sopportabile dal pezzo per un numero di cicli pari a 𝑁*.

Il margine di sicurezza classico è dato dal rapporto tra gli sforzi, tra quello limite ammissibile e quello che sto
applicando, è come se stessi misurando la distanza in verticale dalla curva limite a parità di numero di cicli.
Si può anche calcolare la “distanza” del punto P dalla curva limite in termini di numero di cicli (mi muovo in
orizzontale, concetto di danno parziale).
𝑁𝑙𝑖𝑚 è il valore limite di numero di cicli a cui può essere applicato lo sforzo 𝜎*:

Valutare la vita residua di un dispositivo è utile ad esempio per dispositivi che potrebbero essere riutilizzati, come i
fissatori esterni, che hanno parti che non sono a diretto contatto con i tessuti del paziente e possono quindi essere
sterilizzati e riutilizzati, ma è necessario conoscere la vita residua del fissatore perché continui a lavorare in sicurezza,
considerando anche condizioni di lavoro diverse (ad esempio pazienti con peso diverso che applicano sforzi diversi sul
dispositivo e quindi hanno conseguenze a fatica diverse sullo stesso dispositivo).
FATICA CON CARICO AD AMPIEZZA VARIABILE NEL TEMPO
Nelle prove a fatica lo sforzo 𝜎(𝑡) è stabile nel tempo, invece nella realtà le sollecitazioni hanno una forma d’onda
differente in istanti e condizioni di funzionamento diversi.

LEGGE CUMULATIVA DEL DANNO


Come si valuta la resistenza a fatica?
Facciamo due ipotesi:
1. Se applico lo sforzo 𝜎1 per 𝑛1 < 𝑁1 cicli ho un danno parziale
n1 n1
si definiscono la 𝑓𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑑𝑎𝑛𝑛𝑜 = e la 𝑓𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑣𝑖𝑡𝑎 𝑟𝑒𝑠𝑖𝑑𝑢𝑎 = 1−¿
N1 N1
dove n indica il numero di cicli effettivi e N il valore limite di numero di cicli per quel carico
2. Le frazioni di danno si possono cumulare (si sommano i danni parziali), indipendentemente dal livello di
sforzo che le ha prodotte, quindi si ha la legge cumulativa del danno o Legge di Miner-Palmgreen: ∑ ¿¿ =1
i
Quando la sommatoria arriva ad 1 il pezzo si rompe.

Quanti cicli posso sostenere con 𝜎2 dopo averne sostenuti n1 con carico 𝜎1? (n1 noto, N1 e N2 estratti dal
diagramma
di Wohler)

Imponendo la somma uguale ad 1 troviamo il valore di n2 per cui si arriva a cedimento.

Si può immaginare che, dopo l'applicazione di 𝑛1 cicli al carico 𝜎1, la curva di resistenza a fatica nel tratto a termine
trasli verso il basso fino al punto di coordinate (𝜎1, 𝑁1’) con 𝑁1′ = 𝑁1 − 𝑛1 = 𝑣𝑖𝑡𝑎 𝑟𝑒𝑠𝑖𝑑𝑢𝑎. Quindi la curva del provino
danneggiato cambia (rispetto a quello vergine):

Al carico 𝜎2 il massimo numero di cicli a termine è 𝑁2 ′ < 𝑁2, valore dedotto dalla curva del provino danneggiato.

(
Si può dimostrare facilmente che N2’= 1−
n1
N1 )
∙ N 2.
L’approccio che usa la curva del provino "danneggiato” fornisce quindi gli stessi risultati della semplice legge di Miner-
Palmgreen, ma risulta essere più laborioso. La legge di Miner-Palmgreen viene quindi utilizzata operativamente per il
calcolo della frazione totale di danno o di vita residua conseguente all’applicazione di un numero 𝐾 di carichi differenti:

LIMITAZIONI DELLA LEGGE MINER-PALMGREEN


In realtà i materiali reagiscono in modo differente da quanto descritto da Miner-Palmgreen: ∑ ¿¿ =k .
i
Sperimentalmente si sono trovati valori di 𝑘 compresi tra 0,7 e 2,2, questo valore varia tantissimo a seconda della
sequenza di applicazione dei diversi livelli di carico:
- 𝜎1 < 𝜎𝐹: understressing, una volta che si applica uno sforzo 𝜎2 il pezzo si rompe più tardi del previsto, quindi si ha
una 𝑘 > 1; è come se il provino si allenasse per supportare più a lungo la fatica (strain-aging effect). Se il carico 𝜎1
che applico è minore di 𝜎𝐹 e quindi si trova al di sotto dell’asintoto, secondo la legge di Miner non dovrebbe creare
danno parziale, non crea danno ma anzi questo carico molto basso fa riorganizzare il materiale e sembra avere un
effetto benefico quando vado ad applicare una 𝜎2 che lo fa lavorare nella zona a termine.
- 𝜎1 > 𝜎𝐹: overstressing, una volta che si applica uno sforzo 𝜎2< 𝜎𝐹 il pezzo si rompe prima del previsto, quindi si ha
una 𝑘 < 1; è come se il provino si affaticasse e invece che essere nella zona a fatica illimitata (teoricamente per
Miner dovrei avere resistenza illimitata), si troverà nella zona a termine perché 𝜎1 ha provocato una cricca che
porta a fallimento

VERIFICA A FATICA IN STATO DI SFORZO COMPOSTO (σ + τ)


Studiamo ora la resistenza a fatica di un dispositivo in presenza di uno stato di sforzo composto che è lo stato di sforzo
a cui sono sottoposti i dispositivi durante il funzionamento reale.
Nelle prove sperimentali, per simulare quello che accade in vivo, si applicano momenti flettenti e torcenti alternati
simmetrici, sincroni e in fase. In questo modo si ottiene uno stato di sforzo composto piano 𝜎(𝑡) + 𝜏(𝑡). In questo caso
si utilizza un nuovo criterio, ovvero il criterio di Gough-Pollard, per trattare casi di sforzo piano in cui abbiamo una
combinazione di sforzi normali e di taglio.
Fissato 𝑀𝑡(𝑡) ottengo un taglio costante: 𝜏𝑚𝑎𝑥 = 𝑀𝑡−𝑚𝑎𝑥⁄𝑊𝑡 .
Facendo varie prove con sollecitazioni con diversi valori di 𝜎𝑚𝑎𝑥 = 𝑀𝑓−𝑚𝑎𝑥⁄𝑊𝑓 , si registra un numero di cicli 𝑁 a cui
il provino si rompe, allora costruisco una curva di Wöhler associata a ogni 𝜏𝑚𝑎𝑥(𝑡) esaminata.
Per ogni 𝜏𝑚𝑎𝑥 trovo un valore limite di sforzo limite 𝜎𝑚𝑎𝑥−𝐹 per un dato 𝑁.

Se si aumenta la 𝜏𝑚𝑎𝑥 imposta, si trova una 𝜎𝑚𝑎𝑥−𝐹 più bassa.


Dalle prove si trovano tanti valori 𝜎𝐹 associati a un certo taglio, quindi si può costruire un grafico 𝜎𝑚𝑎𝑥-𝜏𝑚𝑎𝑥,
interpolando, si trova la curva limite di sforzo per 𝑁 = ∞ (stiamo considerando la vita illimitata del dispositivo in
presenza di carico alternato simmetrico, K=inf). Si ottiene il diagramma di Gough-Pollard.

Nel grafico vengono riportate tre curve rappresentative di tre diversi acciai. La forma delle curva interpolante è simile
per i diversi materiali testati e i dati sperimentali sono be interpolati da un quarto di ellisse (ellisse centrata sull’origine,
ha tangenza orizzontale e verticale rispettivamente con asse y e x) di equazione:
Noti i valori di σ FAf e τ FA per un materiale (valori noti dai dati sperimentali), posso costruire la curva limite (valida per
𝑁 = 𝑁*).
Per un generico punto P interno all’ellisse, si calcola il margine di sicurezza come:

Il margine di sicurezza si calcola quindi come distanza dalla curva limite seguendo la retta che congiunge l’origine con il
punto di carico, poiché abbiamo detto che σ e τ sono sincrone e quindi crescono in maniera proporzionale (derivano
dallo stesso carico esterno).

Considerando il diagramma di Gough-Pollard come un quarto di ellisse, possiamo scrivere il criterio di resistenza anche
tramite una formulazione analitica, che trasforma lo stato di sforzo composto in uno stato di sforzo equivalente piano
per cui confrontiamo lo stato equivalente con un valore limite:
[NB in questa forma vale solo per provino sottoposto a stato di sforzo composto piano con flessione e torsione
alternate simmetriche]
Il diagramma originario di Gough-Pollard è stato ottenuto solo per vita infinita e alternata simmetrica, ma in seguito il
grafico è stato esteso anche per altri tipi di carico. Per ottenere un diagramma valido per un dispositivo reale anziché
per un provino e per una sollecitazione ciclica generica (non alternata simmetrica) basta correggere gli assi del
diagramma ottenuto da Gough-Pollard per cambiare il peso delle τ .

Vogliamo ora fare una verifica a termine (Nf=Nf*) su uno stato di sforzo composto (σ + τ), con una forma d’onda ciclica
qualunque (σ m ≠ 0 ¿:

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