Gli elementi meccanici sono spesso soggetti a sollec itazioni che variano nel tempo in modo ciclico,
fenomeno della fatica , fenomeno che in passato ha causato molti incidenti aerei. Per spiegare il meccanismo
fisico del danneggiamento per fatica si deve anzitutto osservare che i materiali da costruzione non sono mai
omogenei e isotropi. Ad esempio, i metalli sono aggregati di grani cristallini (a loro volta sono aggregati di
cristalli, che sono anisotropi); ulteriori disomogeneità sono dovute alla presenza di vuoti o di particelle di
materiale differente. Questo significa che, anche se non sono presenti intagli, le tensioni risultano distribuite
in modo non uniforme e localmente è facile che superino i limiti dello snervamento anche se la tensione
nominale è molto più bassa. Il cedimento per fatica è dovuto all’accumulo di danni localizzati, in particolare,
nel caso dei materiali metallic i, la fatica è legata a fenomeni di micro deformazione plastica che producono
delle cricche locali, che con il riprodursi del cic lo delle sollec itazioni, si in gradiscono e provocano la rottura.
1. Innesco della frattura: la frattura si innesca sulla superficie del pezzo ed è dovuta ad irregolarità
per fatica inizia, quindi, con una frattura microscopica che potrebbe essere diffic ile da rilevare anche
con tecniche sperimentali (liquidi penetranti, ispezione con i raggi X).
2. Propagazione della frattura: man mano che la frattura si sviluppa gli effetti di concentrazione delle
tensioni divengono maggiori e la velocità di accrescimento aumenta sempre più rapidamente, prima
nella direzione delle massime tensioni tangenziali, poi in direzione ortogonale alle tensioni normali;
della cricca raggiungono il valore critico del materiale, si verifica la rottura per schianto del pezzo.
La propagazione della frattura è facilmente osservabile in qualunque oggetto rotto a fatica. Infatti, in
corrispondenza della sezione di rottura, sono ben distinguibili due distinte aree di frattura:
rotto in trazione.
Se ne deduce che la fatica è un fenomeno estremamente più complesso della rottura statica, in quanto dipende
simultaneamente dal livello di tensione alternata locale (in realtà
I primi studi intorno alla fatica vennero compiuti alla fine del secolo XIX da un ingegnere tedesco,
August Wöhler che, studiando la rottura di alcuni assali ferroviari, scopri che essa era dovuta alla natura
ciclica del carico cui l'assale era sottoposto (flessione rotante). Mettendo in relazione l'ampiezza massima del
ciclo di sollecitazione con il numero di cic li che il pezzo sopportava prima della rottura ne ricavò una serie di
curve su base statistica chiamate "diagrammi di Wöhler" o “curve tensione-vita”, curve che, ancora
oggi, costituiscono lo strumento base per la progettazione di componenti meccanici e aeronautici sollec itati
a fatica. Per determinare tali curve e valutare la resistenza del materiale sotto l’azione di carichi di fatica, i
provini vengono assoggettati a forze variabili c iclicamente nel tempo tra un valore massimo ed uno minimo
Per evitare di introdurre fattori legati alla geometria del componente, nelle prove vengono utilizzati provini
standardizzati, a sezione c ircolare di diametro pari a 7,5 mm, con ottimo grado di finitura superficiale,
soggetti a flessione pura (taglio nullo) rotante. Le
dopo un certo numero di cic li N1; successivamente si ripete la prova su di un altro provino sottoponendolo ad
un carico max2=max+a2 , inferiore al precedente (a parità di tensione media), si riscontra la rottura
dopo un numero di cicli N2 superiore ad N1. Continuando sistematicamente in questo senso la prova, si nota
come al diminuire della max, il numero di cic li N a cui il provino resiste aumenta, fino a che si giunge ad un
valore di tensione A , a partire dal quale il provino non si rompe più. Questa sollec itazione è assunta come
il limite di rottura a fatica. Se adesso si inseriscono i valori delle tensioni applicate, e i relativ i N in un
diagramma [N, con sulle ordinate le a e sulle asc isse le N, e si interpolano i punti trovati si genera una
curva, legata al relativo valore m, che presenta un asintoto orizzontale per N che tende all'infinito, a tale
Analizzando il diagramma, in coordinate cartesiane, di una generica curva di Wöhler, si nota come in esso è
possibile individuare due zone: nella prima (tratteggiata) la curva tende a diminuire molto rapidamente,
nella seconda essa tende a divenire orizzontale, questo cambiamento di direzione avviene per particolari
valori di N che dipendono dal materiale. Infatti, mentre per un acciaio la variazione di tendenza la si può
notare già a partire di N=10 4 (in genere per l'acciaio si può affermare di aver raggiunto il limite di fatica
quando esso riesce a resistere a 10 6 =1.000.000 cicli), per altri materiali, come ad esempio l'alluminio,
questo non avviene se non per N molto superiori (ad es. 10 8 cicli). Sarà la valutazione della N a partire dalla
quale la curva dovrà essere considerata orizzontale a definire il valore del limite di fatica.
Poiché N può raggiungere valori molto alti, anche di 10 8 cicli, e il
scala dei cic li consente, grazie alla uniformità della scala delle
tensioni, un facile raffronto tra le curve aventi materiali diversi, cosa che non è fac ile fare utilizzando un
diagramma logaritmico.
La macchina per la prova a fatica di R.R. Moore, sottopone un provino di dimensioni unificate a
“flessione rotante” pura, e dunque le tensioni risultano essere di sola compressione o trazione.
La macchina è dotata di un contatore che permette di conoscere il numero di cicli di carico che il
provino sopporta prima di arrivare alla rottura.
Per evitare di introdurre fattori legati alla geometria del componente, nelle prove vengono utilizzati
provini standardizzati, a sezione circolare di diametro pari a 7,5 mm. Da notare che il provino risulta
essere dotato di un’ottima finitura superficiale (lucidatura) e di un ampio raggio di raccordo proprio per
evitare che la cricca di fatica abbia inizio per causa di irregolarità superficiali non in generale imputabili
al materiale. Predisposta la macchina e stabilito il momento flettente da applicare al provino, questa
viene tenuta in funzione fin quando il provino non arriva a rottura; è allora possibile associare al
momento flettente la tensione σ, il cui valore massimo lo si raggiungerà sulla sezione centrale del
provino, con il numero di cicli compiuti fino alla rottura.
Possiamo affermare che i fattori che influenzano la vita a fatica di un determinato componente
possono essere sia di tipo “metallurgico” che di tipo “ meccanico”.
Tra i fattori di tipo “metallurgico” è importante la morfologia e le dimensioni della grana cristallina
(mediamente una struttura fine comporta un aumento del limite di fatica). Al contrario le strutture non
omogenee e lamellari creano maggiori concentrazioni di sforzi nel materiale e sono quindi più rischiose , ad
esempio, la perlite ha una struttura che peggiora la resistenza alla fatica. In fine le inclusioni sono dannose
se in quantità e con geometria lamellare. In linea di massima è quindi più resistente un pezzo ottenuto per
I fattori di influenza di tipo “meccanico” sono quelli legati all'esercizio e al dimensionamento del pezzo
metallico:
il più importante è la finitura superficiale dato che la cricca inizia spesso sulla superfic ie del pezzo,
solchi lasc iati dagli utensili di lavorazione, in quanto in essi si crea una concentrazione di tensioni. Una
superficie ben levigata apporta significativi vantaggi solo su pezzi in acciai ad alta resistenza, per i quali
Un altro fattore significativo è la forma del pezzo. In fase di progetto e costruzione è sempre bene
evitare difetti di intaglio, fori, spigoli vivi e brusche variazioni di sezione poiché esse determinano
concentrazioni di tensioni localizzate che riducono la vita a fatica.
temperature diventano particolarmente basse si verifica il fenomeno della fragilizzazione che consiste in
In fine un'azione molto accentuata nell'abbassare il limite di fatica è svolta da lla corrosione che sia
contemporanea alla sollecitazione di fatica tanto è vero che il danneggiamento continua a crescere con il
Poiché le cricche di fatica hanno origine quasi sempre sulla superfic ie del pezzo, p er prevenire il
danneggiamento per fatica o per migliorare la resistenza ad esso in genere si ricorre a i seguenti trattamenti:
RULLATURA o PALLINATURA, che creando sforzi residui di compressione sulla superficie, tendono a
richiudere eventuali microcricche e rallentano l'evoluzione del danneggiamento;
Nel dimensionare un pezzo meccanico, tenendo conto della fatica, è necessario individuare il numero di c icli
a cui esso sarà sottoposto durante la sua vita; successivamente viene operato il calcolo, dec idendo se le
tensioni ammissibili sul pezzo dovranno essere tali da non portare mai a rottura, o se invece potranno
determinarne la rottura dopo un numero N di cicli (in quanto il pezzo o sarà sostituito prima o non sarà mai
sottoposto al numero di cic li N superiore a quello corrispondente alla rottura). Nel primo caso si parla di
calcolo a vita nel secondo caso di calcolo a termine. C’e da rilevare che un numero di c icli N, prev isto per
la vita di un elemento, può risultare del tutto inadeguato per la vita di un pezzo simile ma sottoposto a
diverso utilizzo; un albero di trasmissione di un automobile diffic ilmente opererà oltre i 10 6 cicli, che
corrispondono a circa 300.000 km; tale valore risulta sicuramente basso se invece lo si riferisce ad un assale
essere realizzato.
I princ ipali criteri costruttivi introdotti furono il criterio “Safe-Life” e quello “Fail-Safe”.
Nella filosofia del criterio Safe-Life (vita sicura) le strutture (ma anche gli impianti e le
apparecchiature) sono proporzionate per una vita limitata e determinata (vita sicura). Ovvero ogni
componente strutturale, determinata la massima durata in termini di numero di ore di volo, deve
rimanere integro per tale periodo, al temine delle quali viene ritirato dal servizio, indipendentemente dal
fatto che abbia subito o meno danneggiamenti. Ai fini della sicurezza non importa tanto che questa
durata sia elevata, quanto che essa sia ben nota, affinché si possa sostituire il componente in condizioni
di sicurezza.
Dunque progettare secondo il criterio safe life significa eseguire preventivamente prove e simulazione di
carico per verificare che la struttura sia in grado di non subire alcun danno per un determinato periodo
di tempo. Ovviamente il limite di questo criterio è che impone coefficienti di sicurezza molto elevati e
Il criterio di Fail Safe (sicurezza nella rottura), assai diffuso in campo aeronautico, si basa sul
seguente principio: realizzare una struttura tale per cui, anche se un componente è danneggiato, tale
rottura non porti alla perdita catastrofica dell’intera struttura. Ciò può essere ottenuto utilizzando
quanto strettamente necessario alla resistenza dell'elemento, e quindi, la rottura di qualche bullone non
pregiudicherà la capacità del velivolo di portare a termine il volo in sicurezza). Una struttura fail-safe è
dunque un struttura iperstatica, caratterizzata dal fatto che altri elementi possano assolvere il compito
di quello in cui si è manifestata la rottura. Ovviamente una struttura così concepita deve presentare
notevole facilità di controllo e manutenzione al fine di poter facilmente rilevare e sostituire il
componente danneggiato.
Ricapitolando mentre con il criterio safe life si stabilisce che il pezzo abbia una certa resistenza per un certo
periodo di tempo, per cui in genere il pezzo viene eliminato quando ancora ha un 70% di vita, nel criterio
fail safe, stabilendo che non devono esserci fessure visibili sul pezzo per il periodo, il materiale viene
sfruttato meglio fino a che non raggiunge la rottura (compatibilmente col fatto che il velivolo possa portare a
termine la missione). Chiaramente in questo secondo caso deve esistere una minuziosa organizzazione di
ispezioni periodiche del velivolo in modo da verificarne l'effettiva integrità (controlli n on distruttivi) con
Alal fine degli anni ‘70 in seguito ad una serie di incidenti occorsi ai velivoli F111 fu introdotta la filosofia del
“damage tolerance“ (tolleranza del danno). Un struttura progettata secondo tale criterio è tale per cui si
ispezioni di manutenzione. In pratica se si generano dei difetti, la struttura deve essere in grado di
sopportarli senza conseguenze catastrofiche che nel pregiudichino l’integrità. Ovviamente questa filosofia
richiede numerosi controlli periodici, ad esempi, per le strutture metalliche, occorre definire per c iascun
elemento strutturale, un appropriato calendario di ispezioni cosicché le cricche (già presenti o formatesi in
seguito all’utilizzo) non si propaghino fino alla rottura prima di essere individuate.
Resta intero che tutte le parti meno accessibili ( o non ispezionabili) della struttura vanno comunque
seguito riportato:
del COMET ha mostrato che tutti gli intagli sono critici nei
strutture “fail safe”.La resistenza a fatica viene incrementata con la scelta di materiali adeguati e un'attenta
L’indagine tecnica compiuta sui resti del velivolo dimostrò che l’origine della cricca di fatica che portò alla
esplosione in volo era posizionata nell’angolo destro della finestrino posteriore destinato alla ubicazione della
antenna ADF.