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Il problema della propagazione di un’onda di piena, viene affrontato mediante le equazioni di De Saint
Venant, costituite dall’equazione di continuità e dall’equazione di conservazione della quantità del moto.
In un alveo fluviale, si consideri un volume di larghezza unitaria delimitato da due sezioni, tra le quali
defluisce una corrente gradualmente varia di portata Q, con ulteriore immissione laterale per metro lineare
pari a q:
Per quanto riguarda l’equazione di conservazione della massa (equazione di continuità) si ha:
L’equazione di conservazione della quantità di moto, invece, si ricava a partire dalla definizione delle spinte
idrostatiche nel volume di controllo:
La variazione della quantità di moto, nel volume di controllo, assume la seguente espressione:
38.3 DESCRIVERE I MODELLI IDROGEOLOGICI DI PROPAGAZIONE DELL’ONDA DI PIENA:
I modelli idrogeologici consentono di determinare la portata nel tempo, in un tronco ben definito, noti
QM(t) e QV(t), basandosi sull’applicazione dell’equazione di continuità e sull’esistenza di una qualche
relazione tra portate e invasi, che costituisce la seconda equazione da affiancare a quella di continuità per
la stima dell’incognita geometrica e dell’incognita cinematica.
Alle differenze finite, l’equazione di continuità diventa:
Le incognite sono Q V(t+Δt) e S(t+Δt), mentre tutti gli altri termini sono noti.
Questi modelli, assunta una relazione biunivoca tra Q ed S o tra Q ed h,effettuano una schematizzazione
cinematica del fenomeno, che risulta tanto più verificata, quanto più l’informazione idrogeologica è
prevalente su quella geometrica e idraulica dell’alveo.
In questi modelli, la soluzione è determinata solo agli estremi del tronco, attraverso cui la piena si propaga.
Tra i modelli idrogeologici, si ricorda il metodo dell’invaso lineare, che assume la relazione:
Dove K è il parametro di taratura, Δx la lunghezza del tronco e Af l’area della sezione finale del tronco.
La variazione di invaso è pari a:
L’ulteriore incognita Af viene eliminata ricorrendo alla scala delle portate della sezione finale del tronco.
Se la scala delle portate non è nota, si può usare la relazione di moto uniforme di Chézy:
Il sistema formato dall’equazione di continuità e dalla scala delle portate non è lineare e deve essere risolto
iterativamente.