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11. Stato limite Ultimo per taglio


11.1 Premessa
Attualmente, malgrado le tantissime prove sperimentali e l’innumerevole quantità di dati
disponibili, lo studio del taglio negli elementi di calcestruzzo armato non è ancora concluso. È
importante sapere, infatti, che la rottura per taglio è in realtà una rottura determinata
dall’azione combinata di sollecitazioni di flessione, di taglio e spesso, anche, per sforzo
normale e torsione. L’esatta valutazione di questa rottura è, quindi, particolarmente
complessa. La sperimentazione ha evidenziato che i fattori che risultano determinanti sulla
resistenza a taglio di un elemento strutturale sono di diversa natura. I principali sono:
• la particolare disposizione delle armature longitudinali e trasversali;
• l’aderenza fra acciaio e calcestruzzo;
• il tipo e la posizione dei carichi in relazione ai vincoli (appoggi);
• la particolare forma delle sezioni;
• la resistenza dei materiali: acciaio e calcestruzzo.
La sperimentazione ha, inoltre, evidenziato quanto segue:
• le travi, anche se prive di apposite armature a taglio, mostrano una resistenza al taglio
non trascurabile. Questa resistenza deriva, oltre che dalla resistenza a trazione del
calcestruzzo, anche dal contributo di altri fenomeni interni al conglomerato e di
difficile interpretazione;
• nelle travi non armate al taglio, l’insorgere della lesione in prossimità dell’asse neutro
(sforzo di trazione massimo), per il raggiungimento della resistenza a trazione del
conglomerato, provoca una situazione particolarmente pericolosa, che porta
all’inevitabile rottura della trave stessa;
• la presenza di fessure provocate da momento flettente non compromette la resistenza
a taglio, in quanto si instaurano dei meccanismi “ad arco” ed “a pettine” che
risultano ancora in grado, sia pure in maniera ridotta, di assorbire le sollecitazioni di
scorrimento;
• nelle travi armate a taglio, l’insorgere della fessurazione attiva un meccanismo a
traliccio nel quale la resistenza a taglio risulta dovuta alla resistenza delle bielle di
calcestruzzo compresse ed a quella a trazione delle armature trasversali e
longitudinali;
• la resistenza a trazione del calcestruzzo, con il contributo di alcuni fenomeni
aggiuntivi secondari, incrementa la capacità di resistenza del traliccio (contributi che
sono esclusi nel metodo “n”). La valutazione in sede di analisi teorica di tali
contributi rimane, però, ancora imprecisa; prima perché trattasi di fenomeni
complessi, poi perché questi fenomeni vengono influenzati da diversi fattori di
difficile determinazione. Le normative introducono, infatti, fattori correttivi di
derivazione sperimentale.
Ad esempio, su una trave caricata si possono distinguere zone che evidenziano
comportamenti differenti a seconda del tipo di lesione. In particolare, nelle travi a sezione
rettangolare senza armature al taglio, la sperimentazione ha mostrato che in prossimità degli
appoggi prevale un comportamento resistente “ad arco”. Per travi abbastanza alte, si è notato
che nella zona compresa tra l’appoggio e la mezzeria si formano delle lesioni che tendono a
disporsi su un’inclinazione di circa 45°; in questa zona (esistono delle sollecitazioni
combinate di flessione e taglio) è presente un meccanismo di resistenza “a pettine”. Infine,
nell’intorno della mezzeria le lesioni sono perpendicolari all’asse della trave, tipiche della
sollecitazione di flessione pura. Invece, nelle travi a T gioca un ruolo importante il rapporto
tra la larghezza della suola e lo spessore dell’anima. In presenza di armature trasversali per
taglio, aumenta ovviamente la resistenza e gli effetti sopra menzionati rimangono come indice
della resistenza di una quota parte del taglio “portata” dal solo calcestruzzo. I modelli di
calcolo proposti per interpretare la resistenza al taglio delle strutture in calcestruzzo armato

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sono diversi, e fanno riferimento alla situazione di incipiente collasso. I modelli in questione
maggiormente noti sono i seguenti:
• traliccio di Ritter–Mörsch;
• comportamento “ad arco”;
• funzionamento “a pettine”.
Il traliccio di Ritter–Mörsch si basa sul calcolo da effettuare nel caso sia necessaria l’armatura
al taglio. Il modello fa riferimento al modello classico utilizzato nel vecchio metodo delle
tensioni ammissibili. La Normativa Italiana ammette membrature prive di armature al taglio
solo per solette, piastre o travi di luce modesta. Altre particolari normative non pongono
limitazioni di luce, anche se prevedono un minimo di armature trasversali al fine di
scongiurare il pericolo di rotture fragili dell’anima. Nella determinazione delle armature
trasversali viene considerata anche la resistenza a taglio che l’elemento possiede a prescindere
delle armature trasversali (diversamente quindi da quanto previsto con il metodo “n”). Tale
impostazione del problema consente riduzioni anche sensibili delle armature al taglio. Ciò
implica, però, l’introduzione nell’analisi della resistenza a trazione del calcestruzzo (la cui
stima non è affatto semplice); inoltre, questo comporta un’aliquota di indeterminatezza che
non bisogna trascurare. Le normative impongono che una considerevole quota di taglio venga
sopportata dalle staffe; questo non solo perché esse rappresentano un importante
collegamento tra i ferri longitudinali, ma anche per il fatto, sperimentalmente accertato, che
nelle barre rialzate vengono a crearsi anomale concentrazioni di tensioni in corrispondenza
delle piegature.

Nota. Si anticipa che la schematizzazione matematica della resistenza al taglio in assenza di


apposita armatura verrà trattata interamente nel paragrafo 11.10; dopo aver descritto nel
dettaglio, nei paragrafi 11.6, 11.8 e 11.9, i relativi singoli meccanismi di resistenza.

11.2 Comportamento resistente ad “arco”


Tale comportamento si estrinseca in prossimità degli appoggi. Più precisamente, una trave
armata solo con ferri longitudinali, tende a scaricare i carichi sugli appoggi mediante una
fascia di calcestruzzo che assume una forma simile a quella di un arco. Perché tale
comportamento si possa sviluppare, sono necessarie sia cospicue altezze di travi che forti
armature longitudinali in grado di assorbire la componente orizzontale della sollecitazione
nell’arco. In realtà, questo effetto ad arco non è un vero e proprio meccanismo di taglio,
ovvero, esso non trasmette azioni taglianti dall’una all’altra sezione. La sua presenza riduce
però il contributo degli altri meccanismi resistenti, aumentando la loro efficacia nel portare il
taglio. Per tale motivo, lo si può classificare come meccanismo resistente al taglio. Se si
osserva una trave inflessa (vedere figura 11.1) in prossimità di un appoggio, si può notare
come la reazione “ad arco tirante” metta in collegamento il punto in cui si scaricano parte dei
carichi esterni (l’appoggio in A) con la fascia di calcestruzzo compressa che collega il dorso
della trave a contatto con i carichi esterni ed il punto A medesimo.

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Inserire figura:
ILLUSTRAZIONI\ARTS Tiff(cap 11)\Effetto arco (fig 11_1).TIF
Figura 11.1 – Schema meccanismo resistente arco-tirante.

Dalla figura si può osservare, inoltre, lo schema della reazione se si considera l’equilibrio
delle forze che convergono sul nodo A:
• la reazione vincolare verticale nel punto A: “V”;
• la forza di compressione Nc biella della biella di calcestruzzo, inclinata di  rispetto
all’orizzontale;
• la trazione in prossimità dell’appoggio delle barre longitudinali ancorate al corpo
dell’elemento strutturale: Nf.
La biella di calcestruzzo interessa tutta la larghezza bm dell’elemento; inoltre la forza Nc biella di
compressione nella biella agisce perpendicolarmente su una sezione della biella pari a
bm  s  sen ; dove s è la lunghezza, misurata lungo l’asse dell’elemento strutturale, di una
delle dimensioni della sezione orizzontale della biella in questione; e dove per bm si intende (e
si intenderà nel seguito) la larghezza minima dell’elemento strutturale. Per l’equazione di
equilibrio al nodo (vedere figura 11.1), le tre forze si devono incontrare in un medesimo
punto; per cui, dal triangolo di equilibrio, si ricava la seguente relazione:
V
N c biella = .
sin 
La forza di compressione nella biella risulta N c biella =  c biella  ( bm  s  sen ) . Inoltre, si è notato
dalle sperimentazioni che la dimensione s è all’incirca 2 volte quella della distanza x dell’asse
neutro dal lembo superiore compresso; per cui è possibile considerare la seguente relazione:
N c biella =  c biella  ( bm  2x  sen ) ;
mentre, la componente Nf di trazione orizzontale dell’arco-tirante, per l’equilibrio al nodo A,
vale: V  cotg .
In un elemento strutturale (ad esempio, una trave), nelle zone con comportamento ad arco, si
può determinare la resistenza ultima della biella compressa prescindendo da eventuali
armature trasversali. Infatti, si è visto sperimentalmente che, in prossimità degli appoggi,
l’angolo  è prossimo a 45°; per cui le armature longitudinali devono essere dimensionate
per sopportare una forza V  cotg che, per  = 45°, è pari esattamente a V. Inoltre, se si
considera la resistenza a rottura per la biella di calcestruzzo, si avrà c biella = fcd, per cui la
resistenza ultima è, con  = 45° (e osservando che nella flessione risulta: x = (0,2 ÷ 0,3) h):
N (c ultima)
(
biella = fcd  bm  x  )
2 .

In particolare, a rottura V  VRcd


(0 ) (0 )
, si ha: VRcd = ( )
2 / 2  N c(ultima)
biella .

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Per la resistenza ultima a schiacciamento della biella, quindi, ci si deve aspettare la gamma di
valori:
biella = VRcd = ( 0,28 ÷ 0, 42)  bm  fcd  h .
N (c ultima) (0 )

11.3 Elementi strutturali dotati di apposite armature al taglio: schema del reticolo isostatico
L’elemento strutturale viene schematizzato mediante un reticolo isostatico costituito da
elementi tesi inclinati di un angolo , generalmente compreso fra 45° e 90° e da elementi
compressi inclinati di un angolo  e connessi agli estremi mediante un corrente compresso ed
uno teso (longitudinalmente). Le varie normative, tra cui quella italiana (D.M. 09.01.96),
fanno riferimento al metodo standard: esso ipotizza un’inclinazione costante di 45° delle
bielle di calcestruzzo compresse, considerando anche il contributo di resistenza a taglio VRcd
che l’elemento possiede, indipendentemente dalle armature trasversali. Occorre, in ogni caso,
verificare che l’anima della sezione non vada soggetta a rottura fragile per compressione del
calcestruzzo. Il metodo del traliccio assimila l’elemento strutturale ad una vera e propria
struttura reticolare, composta da bielle di calcestruzzo compresse incernierate agli estremi ai
ferri trasversali ed ai ferri longitudinali tesi. La figura 11.2 illustra il modello in questione e le
relazioni fondamentali che intervengono tra le varie forze.

Inserire figura:
ILLUSTRAZIONI\ARTS Tiff(cap 11)\Modello Traliccio(fig 11_2).TIF
Figura 11.2 – Modello matematico del traliccio resistente al taglio. Equilibrio di un cuneo di
conglomerato con singolo ferro trasversale al taglio.

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Innanzitutto, si devono calcolare la quantità di ferri che attraversano ogni singola biella di
calcestruzzo compressa. Ogni biella si forma tra due lesioni (fessure molto marcate)
consecutive nell’elemento strutturale, quando si è in incipiente collasso. Dall’esame della
figura risulta che all’interno di ogni interasse t è presente un solo ferro trasversale. Il totale
dei ferri trasversali nf che attraversano la singola biella di calcestruzzo è dato dal numero di
interassi t che sono contenuti sulla proiezione (lungo l’elemento strutturale) dell’asse della
biella. Dalla figura si evince che la proiezione della biella (di punti estremi indicati con p e q),
lungo l’asse dell’elemento strutturale, contiene un numero di interassi di lunghezza t, la cui
somma totale delle lunghezze tnf è misurata dalla lunghezza: t  n f = z  cotg  + z  cotg  .
In pratica, ciò equivale, se si fa riferimento al caso particolare rappresentato in figura, a
considerare il numero di ferri che attraversano e che sono completamente contenuti all’interno
della biella, oltre alle altre barre che invece passano per gli estremi della biella stessa; per cui
la loro sezione è per metà immersa nella biella e per metà all’esterno della stessa. Quindi, le
due barre agli estremi equivalgono ad un unico ferro che attraversa completamente la biella
compressa. Infatti, si può constatare, prendendo come esempio il caso particolare riportato in
figura 11.2, che il numero di interassi t che verificano l’espressione del prodotto
t  n f = z  cotg  + z  cotg  è pari a 3: ossia, alla somma delle due barre completamente
immerse nella biella e di quella singola, equivalente (in termini di sezione trasversale
resistente) alle due poste agli estremi. Generalizzando, il numero di ferri che risultano
immersi nella biella di calcestruzzo sono dati dall’equazione:
( z  cotg  + z cotg )
nf = .
t
A questo punto, si può procedere ad individuare l’entità delle varie forze che caratterizzano i
materiali presenti nel traliccio resistente. Dal troncone di trave pqr, si consideri l’equilibrio
delle sole forze in direzione verticale. Risulta, quindi:
V= ( Z )  sen = (n
 f )
 Z  sen ;
ovvero anche: Z  n f  sen = V ;
dove si è indicato con Z  la risultante delle forze parallele di trazione dei ferri trasversali,
all’equilibrio, passante per il punto di mezzo della biella. Per calcolare, invece, la forza nella
biella compressa è utile considerare l’equilibrio delle forze del cuneo di calcestruzzo armato,
schematizzato in figura 11.2 nei pressi del punto p. Dal triangolo di equilibrio delle forze
risulta: N c biella  sen = HG ; ma risulta altresì: HG = Z  sen ; per cui si arriva alla relazione:
N c biella  sen = Z  sen ; ma, secondo l’equazione sopra scritta, risulta: N c biella  n f  sen = V .
È possibile, comunque, arrivare a quest’ultima equazione anche per altra via; e, precisamente,
osservando quanto segue: nella schematizzazione del traliccio ideale, il numero di ferri
trasversali tesi è uguale al numero di bielle compresse (per cui, nf ferri tesi, e altrettante nf
bielle compresse). Dall’equilibrio alla traslazione verticale della parte di struttura individuata
dal troncone di trave sezionato, in corrispondenza di un opportuno piano perpendicolare alla
direzione delle bielle compresse e passante per il punto in cui viene piegato il primo dei ferri
trasversali (come si può notare dalla figura 11.3), si ottiene nuovamente:
N c biella  n f  sen = V .

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Inserire figura:
ILLUSTRAZIONI\ARTS Tiff(cap 11)\Comprescalcestruz(fig 11_3).TIF
Figura 11.3 – Schema per il calcolo dello sforzo di compressione nella biella di cls inclinata

Riassumendo quanto detto, si hanno a disposizione 2 equazioni fondamentali:


per la biella di calcestruzzo compressa: N c biella  n f  sen = V ;
per i ferri longitudinali tesi: Z  n f  sen = V .
Risulta, inoltre, all’incipiente collasso, per i due materiali acciaio e calcestruzzo: f = fyd e c
= fcd. Detta con f1f l’area resistente al taglio si un singolo ferro, le equazioni suddette
assumono, dunque, le seguenti espressioni:
• biella compressa di calcestruzzo (a rottura, il massimo taglio sostenibile dalla biella
compressa di calcestruzzo risulta VRc1d), quindi:
fcd  ( bm  2x  sen )  n f  sen = VRc1d
• acciaio (a rottura, il massimo taglio sostenibile dagli nf ferri è: VRfd), quindi:
fyd  f1 f  n f  sen = VRfd ;
dove si sono indicati con VRc1d e VRfd, rispettivamente, i valori ultimi di resistenza di progetto
estrinsecabili dalla biella compressa e dalle barre trasversali, per sopportare il taglio di
progetto Vsd agente sulla trave.
Tali resistenze ultime sono poste come differenti in quanto, la causa della rottura può
avvenire sia per superamento del limite convenzionale di elasticità dell’armatura trasversale,
sia per schiacciamento del conglomerato d’anima.

Nota. Nel seguito, con f1f si indicherà l’area resistente al taglio di un solo ferro: per la singola
staffa, f1f diventa f1s che è da intendersi pari a 2 volte l’area del tondino  utilizzato; mentre,
per il singolo ferro piegato, f1f diventa f1p che, nel caso di un solo ferro alzato, è pari
esattamente all’area  del singolo tondino utilizzato. In particolare, se si alza in una
medesima sezione y una coppia di ferri, allora per f1p si deve intendere il doppio dell’area del
tondino. Analogamente, se si alzano tre ferri alla volta nello stesso punto, f1p è da intendersi
pari a tre volte l’area del singolo tondino, e così di seguito.

Si è osservato dalle sperimentazioni che nella realtà intervengono altri meccanismi che
contrastano l’avvicinarsi alla rottura. Inoltre, si è anche notato che le compressioni effettive
delle bielle risultano avere valori più elevati di quelli ricavati col traliccio isostatico ed è per
tale motivo che le normative introducono un coefficiente  correttivo (orientativamente: 0,9 
 = 0,60), basato su dati sperimentali.

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( z  cotg + z  cotg)
Considerando l’espressione n f = e il termine correttivo prescritto dalle
t
norme, e ponendo z = 0,9  h, si arriva a definire un’ulteriore forma per l’equazione al limite
di rottura della biella compressa di calcestruzzo:
VRc 1d =   0, 9 h  fcd  bm ( cotg + cotg )  ( sen ) ;
2

che, per bielle inclinate di  = 45°, nel caso di ferri piegati a 45° ( = 45°) e per staffe ( =
90°) assume, rispettivamente, le espressioni:
• in presenza di soli piegati: VRc( piegati
1d
)
=   0,9  fcd  h  bm ;
• in presenza di sole staffe: VRc(staffe)
1d =   0, 45 fcd  h  b m .
Infine, si deve osservare che, risultando VRc(staffe)
1d < VRc( piegati)
1d ed essendo sempre previste delle
staffe in una struttura, nella verifica allo schiacciamento del calcestruzzo compresso, nelle
bielle deve sempre essere verificata la relazione cautelativa:
VSd < VRc(staffe)
1d .
11.4 “Trazione anticipata” nelle armature longitudinali per effetto del taglio: traslazione del
diagramma di calcolo del momento flettente
Per affrontare agevolmente la trattazione della traslazione del diagramma dei momenti
flettenti, è necessario, prima di tutto, ridurre in una sola forza equivalente l’azione delle forze
esterne (distribuite o concentrate, agenti su un troncone opportuno di trave) e della reazione
sull’appoggio. La figura 11.4 illustra un semplice esempio, senza entrare nel merito della
dimostrazione. Risulta, infatti, facile dimostrare che è sempre possibile sostituire le forze
esterne dei carichi e le relative reazioni vincolari tramite un’unica forza equivalente (in questo
caso, si sono considerate solo forze verticali); per cui il valore del taglio nominale sulla
sezione generica ha valore coincidente con quello della forza equivalente stessa.

Inserire figura:
ILLUSTRAZIONI\ARTS Tiff(cap 11)\T risultante rea(fig 11_4).TIF
Figura 11.4 – Equivalenza della risultante dei carichi distribuiti e della reazione concentrata
sull’appoggio.

Ciò posto, si consideri una trave caricata in qualsivoglia maniera (ad esempio, lo schema in
figura 11.4). Si applichi quanto appena detto per individuare la retta d’applicazione e
l’intensità V della forza equivalente ai carichi ed alle reazioni vincolari che precedono la
sezione S in cui si individua il troncone dell’elemento strutturale scelto. A questo punto, è

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possibile individuare le forze agenti sul troncone dell’elemento. Analizzando la figura 11.5 si
può osservare quanto segue: la forza di compressione Nc è nota solo in direzione e verso;
altrettanto dicasi per la forza di trazione dei ferri tesi longitudinali Nf (y) (nella sezione
distante y dall’appoggio) e per la risultante 
Z delle trazioni delle barre trasversali che
attraversano la biella compressa. La retta di applicazione si considera parallela alla direzione
dei ferri (tra loro paralleli) e con punto di applicazione nel baricentro della biella, ovvero ad
un’altezza di z/2 dal lembo compresso di calcestruzzo. La forza equivalente V è nota in
direzione, verso ed intensità. Si può, dunque, osservare quanto segue: la risultante della
coppia di forze 
Z e Nc si trova ovviamente nel punto di incontro delle rispettive rette di
azione (retta 1 e retta 2). Tale punto è individuato in figura dal punto a. Analogamente, la
risultante della coppia di forze V ed Nf(y) si trova nel punto di intersezione delle rispettive
rette d’azione. Tale punto è rappresentato in figura con il punto b. Si è così ridotto il sistema
di forze agenti in 2 sole forze passanti rispettivamente per i due punti noti a e b. Le due forze
si equilibrano lungo la stessa retta d’azione che congiunge ovviamente i 2 punti noti a e b
(retta 5). Tutto ciò è sintetizzabile mediante il quadrilatero di equilibrio dei vettori delle forze,
essendo note le direzioni di alcune forze ed essendo nota in tutto la forza V. Definito il
quadrilatero, risultano determinabili tutte le intensità e le rette di azione delle forze, in
particolare quella della forza risultante  Z . Dal triangolo delle sue componenti si ricava
anche:
( Z )
v
=V ; ( Z )
o
= V  cotg .

Inserire figura:
ILLUSTRAZIONI\ARTS Tiff(cap 11)\Traliccio Taglio(fig 11_5).TIF
Figura 11.5 – Equilibrio di un tronco di un elemento strutturale sottoposto a sollecitazioni taglianti nei
pressi dell’appoggio. Sistema dei carichi agenti: riferimento a figura 11.4.

A questo punto, si può sostituire nel punto di applicazione della forza Z  le sue due forze
componenti: V e V  cotg , ormai note in intensità e in direzione. Il troncone dell’elemento
risulta quindi sottoposto alle seguenti forze note sia in intensità che in direzione, con noti
anche i punti di applicazione. Si calcoli, ora, l’equilibrio dei momenti rispetto al polo
individuato dal punto , intersezione delle rette 1 e 4. Le forze che contribuiscono al
verificarsi di un momento non nullo sono le seguenti:

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• la forza ( Z )

o
= V  cotg ;
• la forza Nf (y) di trazione delle barre longitudinali nella sezione distante y
dall’appoggio;
• la forza ( Z )

v
=V .
L’equazione di equilibrio dei momenti, facendo riferimento alle dimensioni riportate in
figura, evidenzia:
z
N f (y)  z + ( V  cotg )   V   = 0 ;
2
essendo:
 z
 =    y +  cotg

 2
la distanza della retta d’azione della forza equivalente V dal punto in cui è presente la
reazione d’appoggio, e da cui si contano le y. L’equazione assume allora la forma:
z  z 
N f (y)  z + ( V  cotg )   V 
 +  y +  cotg  = 0 ;
2
 2  
per cui il valore della forza Nf, nella sezione a distanza y dalla sezione dell’appoggio, assume
la forma:
V z 
N f (y) = 
( + y ) +   ( cotg  cotg )   ;
z 2  
V
N f (y) =  {( + y ) + y }
z
avendo posto:
x
y   ( cotg  cotg ) .
2
A questo punto, è interessante osservare che, ragionando nel modo usuale della Scienza delle
Costruzioni (ovvero considerando la trave schematizzata non come una vera e propria
struttura, ma schematizzabile tramite il solo suo asse), fatta una sezione trasversalmente
all’asse della trave ad una distanza y dall’appoggio, il valore del momento delle forze agenti
sulla trave a monte della sezione si calcola semplicemente come:
M(y) = V  ( y +  ) ;
essendo   y +  , come subito si può controllare osservando la figura 11.6. A questo punto,
se si ragionasse direttamente sulla sezione verticale della trave, si potrebbe credere di valutare
la forza Nf(y) semplicemente considerando la sezione verticale dell’elemento alla distanza y
dall’appoggio; quindi calcolare M(y) = V  ( y +  ) (tramite i noti metodi di Scienza delle
Costruzioni) e poi, tramite l’equazione dei momenti per la sezione resistente, scegliere come
polo il baricentro delle compressioni, per cui si arriverebbe alla nota equazione nel caso di
flessione retta: M(y) = N f (y)  z .
Pertanto, con i soli metodi della Scienza delle Costruzioni, si arriverebbe a valutare la forza
Nf(y) in questi termini:
M(y) V
N f (y) = = ( y + ) .
z z

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Si può a questo punto osservare quanto segue: con i metodi tradizionali della Scienza delle
Costruzioni si calcolano i diagrammi delle sollecitazioni; per i quali, in particolare, vale
l’equazione qui sopra riportata dei momenti flettenti. Tale equazione fornisce, infatti, il
legame M(y) = V  ( y +  ) . Si osserva immediatamente che, in virtù del suddetto legame,
l’espressione V  ( y +  + y) non è altro che il valore del momento flettente nel punto di
ascissa y* = y + y . Per cui, si scriverà:
M(y*) = M ( y + y ) = V ( y +  + y ) .
A questo punto risulta chiaro che, per valutare correttamente il valore della forza Nf(y) nella
sezione distante y dall’appoggio, se si volesse fare riferimento all’elemento strutturale come
schematizzabile al solo suo asse, si deve prima di tutto calcolare il diagramma M(y) rispetto
all’asse y. Successivamente, per il progetto dell’elemento inteso come struttura
tridimensionale di calcestruzzo e acciaio, è opportuno riferire ogni punto y (sull’asse della
trave) al valore del diagramma dei momenti flettenti, calcolato nel punto: y* = y + y . In altri
termini, si deve traslare orizzontalmente il diagramma dei momenti flettenti della quantità y
nel verso che dà luogo, nel fissato punto y, ad un aumento del valore assoluto del momento
stesso. La figura figura 11.6 illustra quanto detto.

Inserire figura:
ILLUSTRAZIONI\ARTS Tiff(cap 11)\Figura 11_6.tif
Figura 11.6 – Traslazione del diagramma dei momenti flettenti per elemento strutturale sottoposto a
sollecitazioni flettenti e taglianti.

Poiché, nella collocazione della risultante Z  delle forze esercitate dalle armature
trasversali si può commettere un errore pari al massimo a t/2, per coprire il caso più
sfavorevole si deve assumere per  y, calcolato precedentemente, il seguente valore:

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z t
y*= ( cotg  cotg ) + .
2 2
È opportuno notare che un analogo discorso avviene per gli elementi strutturali incastrati ad
un estremo e/o ad entrambi: il ragionamento si può estendere anche a questa tipologia di
vincoli. Si deduce, allo stesso modo, che il diagramma dei momenti flettenti da utilizzare per
l’elemento, considerato come struttura tridimensionale, è quello M(y) traslato della quantità
y* nel verso che dà luogo ad un aumento del valore assoluto del momento stesso.
È importante notare che, secondo lo schema a traliccio, anche i ferri inferiori, disposti per
reagire a flessione, sono impegnati dall’azione tagliante, cosicché lo stato di sollecitazione di
queste armature risulta essere maggiore di quello pronosticabile in base ad una verifica di sola
pressoflessione.
11.5 Progetto dell’armatura longitudinale in presenza di sollecitazioni taglianti
Anziché utilizzare l’ultima equazione vista nel paragrafo precedente, si può progettare
l’armatura longitudinale in maniera più semplice, assumendo per il momento flettente di
progetto, nella sezione di ascissa y, il valore maggiorato: MSd* (y) = MSd (y) + VSd (y)  y* ;
essendo VSd(y) il taglio di progetto nella sezione y. Agli estremi, nel caso semplice di
elemento strutturale appoggiato sarà, come noto, VSd = max {VSd ( y)} . La dimostrazione
dell’equazione sopra riportata si ricava immediatamente ricordando l’espressione delle
funzioni M(y) e V(y), calcolate rispetto all’asse y, che parte dall’appoggio verso la mezzeria
della trave. Risulta, infatti per il momento e per il taglio, rispettivamente:
py 2
MSd (y) = VSd  y  ;
2
VSd ( y) = VSd  p y ;
essendo, ad esempio, p il carico ultimo distribuito uniformemente sull’elemento. Nel progetto
delle armature, essendo necessaria la traslazione del diagramma dei momenti flettenti, si è
visto che bisogna fare riferimento alla funzione M ( y + y ) , che corrisponderà al valore reale
del momento flettente agente e sollecitante la sezione y. Basta a questo punto sostituire alla
variabile y la nuova variabile y + y e svolgere la funzione del momento flettente. Risulta
quindi:
p  ( y + y)
2

MSd ( y + y ) = VSd  ( y + y )  .
2
Svolgendo i calcoli si arriva alla relazione:
p  ( y * )
2

MSd ( y + y ) = MSd (y) + VSd (y)  y 


*
.
2
Tralasciando l’ultimo termine, perché relativamente piccolo rispetto agli altri e perché tende a
diminuire il valore del momento di progetto, si arriva alla seguente equazione:
MSd* (y)  M Sd ( y) + VSd ( y)  y* .
È importante notare che i diagrammi dei momenti flettenti devono riferirsi ai valori dei
momenti flettenti di progetto. Sempre in questa ottica devono, quindi, intendersi tutti i
ragionamenti fatti nei paragrafi precedenti nei quali, per semplicità di scrittura, si è sempre
posto direttamente M anziché MSd.
11.6 Meccanismi di resistenza al taglio in assenza di apposite armature: funzionamento “a
pettine”
In presenza di fessurazione dovuta a momento flettente, l’elemento strutturale reagisce
secondo uno schema di resistenza detto “a pettine”, il quale prescinde dalla presenza delle
armature trasversali. La sperimentazione mostra che i “denti” generati da lesioni consecutive
risultano inclinati di circa 45°, mentre nelle zone con taglio esiguo sono praticamente verticali
(preponderanza della flessione sul taglio).

549
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Doc_a9.doc

Inserire figura:
ILLUSTRAZIONI\ARTS Tiff(cap 11)\Modello pettine (fig 11_7).TIF
Figura 11.7 – Schema di resistenza “a pettine” in un elemento strutturale non armato al taglio.
Evidenziato il singolo “dente” creato da due lesioni consecutive nel conglomerato, inclinate di 45°.

Le indagini sperimentali hanno dimostrato, inoltre, che la dimensione  assume il valore


1, 25 ( h  x )  h , visto che x vale circa (0,2 ÷ 0,3)h. Le forze che agiscono sul singolo dente
sono schematizzate in figura 11.7. Se si calcola l’equazione di equilibrio dei momenti rispetto
al polo  si arriva alla semplice relazione: V    S  z = 0 ; avendo indicato con S lo sforzo di
scorrimento per taglio che viene valutato:
V 
S= .
z
A questo punto, si consideri la sezione di incastro del dente, schematizzata nella sezione AB
in figura. Questa può essere considerata una sezione critica, in quanto è schematizzabile ad
una mensola incastrata nella sezione AB; in cui, in vicinanza del punto A, devono nascere
delle trazioni nel calcestruzzo per permettere l’equilibrio del dente. L’incastro in AB riceve
dal dente le seguenti sollecitazioni:
M0 = S  z0 ; N 0 = S  cos 45° = S 2 ; V0 = S  sen45° = S 2 .
Il dente offre la possibilità di trasmissione dello sforzo di scorrimento dall’armatura tesa al
corrente compresso e nella sezione AB, di dimensione AAB =   bm 2 (dove bm è la
dimensione lungo la direzione perpendicolare al foglio), la trazione massima nel lembo a
sinistra (estremo nel punto A, dove c’è il massimo della trazione) si calcola mediante la nota
equazione:
N M
 (A) =  0 + 0  yA ;
AAB J
in cui (considerate positive le trazioni): M0 contribuisce alla trazione in A; N0 contribuisce alla
compressione in A. Quindi, nel punto A risulta yA = AB 2 ; inoltre il momento d’inerzia della
sezione AB rettangolare si calcola, come noto:
( AB)  b
3

m
J= ;
12
dove AB =  2 . Sostituendo i valori si ottiene subito:
N0 S  z 0  12
 (A) =  + ;
  bm 2 b m  2

550
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sostituendo i valori N0 e M0, trovati in funzione della forza di scorrimento S, si arriva


all’equazione:
N S  z0  12
 (A) =  0 + .
  bm bm   2
A questo punto, ipotizzando nella struttura la presenza di un’armatura ad aderenza migliorata
con buona diffusione e con elevata percentuale (e quindi ipotizzando la presenza di una
microfessurazione diffusa), è ragionevole arrotondare la resistenza a trazione per flessione a
circa 1,5 volte il valore della resistenza di progetto a trazione semplice fctd.
Pertando, nel caso di incipiente collasso, si può sostituire a (A) il valore 1,5fctd e al valore
della forza di scorrimento S il suo valore ultimo Sultimo posto uguale a:
V (1)  
Sultimo = Rcd .
z
Sostituendo i valori, risulta:
V( 1) V (1)  z 12
1, 5  fctd =  Rcd + Rcd 0 .
bm  z b m   z
Inoltre, dalle sperimentazioni si può porre, con buona approssimazione:
z = 0, 9 h ; x = 0, 2  h ;  = h ; z0 = h  x  0, 25  .
Di conseguenza, la resistenza al taglio offerta dal solo conglomerato per un meccanismo
schematizzabile come essenzialmente “a pettine” (prescindendo calcestruzzo dalle armature
trasversali), risulta:
(1)
VRcd = 0,24 bm  h  fctd .
Si è anche dimostrato, dalle prove sperimentali, che l’efficienza del meccanismo a pettine
risulta sensibilmente migliorata, oltre che da eventuali componenti di compressione assiale,
anche dal contributo offerto dal cosiddetto “effetto spinotto” e dall’“ingranamento degli
inerti”.
11.7 L’influenza del contributo della compressione assiale alla resistenza al taglio in
assenza di apposite armature
Nel caso sia presente anche una forza assiale NSd, la distanza dell’asse neutro dal bordo
compresso aumenta e le fessure si insinuano per un’altezza minore. Nel funzionamento “a
pettine” questo fenomeno ha l’effetto di produrre dei “denti” robusti; quindi, il contributo alla
resistenza al taglio tende ad incrementarsi. Infatti, la Normativa Italiana (D.M. 09.01.96)
aveva introdotto un moltiplicatore  , funzione dello sforzo di compressione, da porre pari ad
1 in assenza di compressione (vedere definizione di  al paragrafo 11.11.2). Per tale motivo,
la presenza di una forza assiale modifica l’equazione della resistenza al taglio vista nel
paragrafo precedente in:
(1)
VRcd = 0,24 bm  h  fctd   .
11.8 “Effetto spinotto” in elementi strutturali privi di apposite armature al taglio
Le difficoltà nel valutare con precisione il contributo al taglio offerto dall’armatura
longitudinale tesa sono notevoli, soprattutto perché esso risulta intimamente legato a diversi
parametri (tra cui, il diametro  delle barre, la loro disposizione e la situazione locale del
calcestruzzo). Si ricorre, quindi, ad una valutazione empirica, suffragata da concreti risultati
sperimentali. Indagini sperimentali hanno, infatti, evidenziato che la flessione dell’asse della
trave e lo sviluppo di lesioni in seno alla stessa tendono a deformare le barre longitudinali tese
in prossimità delle lesioni come indicato nella figura 11.8.

551
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Inserire figura:
ILLUSTRAZIONI\ARTS Tiff(cap 11)\Meccanisspinotto(fig 11_8).TIF
Figura 11.8 – Deformazione delle armature longitudinali tese a causa dell’”effetto spinotto”, in
prossimità di una lesione per taglio, quando si è in incipiente rottura.

Le barre subiscono un momento risultante (momento spinotto) a causa delle forze trasmesse
dal calcestruzzo che avvolge e circonda i ferri longitudinali. Osservando in figura la
deformazione assunta delle barre a rottura, si può dedurre che il calcestruzzo a contatto con i
ferri longitudinali applica a questi ultimi una coppia con momento di verso orario. Come
conseguenza, per reazione, i ferri longitudinali scaricano un momento, uguale e contrario nel
verso, al calcestruzzo con cui sono in contatto.
Sperimentalmente, si è visto che l’intensità del momento flettente risulta proporzionale al
diametro  delle barre e che la rigidezza flessionale di queste tende a distribuire le
sollecitazioni di contatto con il calcestruzzo per un tratto   5 . Quindi, con buona
approssimazione, il braccio della coppia suddetta assume il valore 5. Se n è il numero delle
barre longitudinali e fctd è la resistenza ultima a trazione per il calcestruzzo a contatto con le
barre, si può concludere che il valore massimo del momento (momento spinotto, appunto)
applicabile dalle barre al calcestruzzo a contatto con esse deve assumere il valore:
Mspinotto = 5 ( n  fctd   ) = 5 n  2  fctd ;

552
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Doc_a9.doc

Inserire figura:
ILLUSTRAZIONI\ARTS Tiff(cap 11)\Effetto spinotto2(fig 11_9).TIF
Figura 11.9 – Meccanismo di resistenza del conglomerato al taglio per solo “effetto spinotto”.
Meccanismo che può innescarsi nel funzionamento “a pettine”.

in cui si è tenuto, appunto, in considerazione la proporzionalità di Mspinotto con  e del valore


del braccio della coppia, valutato come 5 . Considerando l’area totale Ff delle sezioni
trasversali delle barre, tale valore del momento spinotto può porsi nella forma:
Mspinotto = 6, 4  Ff  fctd .
In questo caso, il procedimento del calcolo dell’equazione di equilibrio del dente è simile al
caso del comportamento “a pettine”, enunciato in precedenza. Qui, però, è presente un
contributo in più dato dal momento spinotto. Infatti, se si calcola il momento equivalente,
agente nella sezione di incastro del dente, si trova:
M0 = S  z0  Mspinotto .
Procedendo come nel caso del meccanismo di resistenza “a pettine”, si scrive l’equazione per
il calcolo della massima trazione nel punto A dell’incastro del dente; nel caso di contributo
ulteriore per effetto spinotto. Intanto, si può osservare che l’effetto spinotto tende ad
“alleviare” l’intensità del momento all’incastro: sulla sezione AB si esplica un contributo che
tende a diminuire l’effetto del momento imputato allo sforzo di taglio: S  z0 . Ciò invece è
assente nel meccanismo di resistenza a semplice pettine, analizzato nel dettaglio in
precedenza. Il calcolo della massima trazione sopportabile nel punto A della sezione AB di
incastro del dente porge, nel caso di presenza del meccanismo spinotto:
S S  z0  Mspinotto
 (A) =  + .
bm   b m  2 12
Poiché risulta sempre S = ( V  ) z , procedendo analogamente a quanto fatto in precedenza, si
ha a rottura:
(2)
VRcd  z 0  6, 4  z  Ff  fctd VRcd (2 )

1, 5  fctd =  ;
z   bm 12 z  bm
da cui, semplificando e sostituendo i valori, si arriva a porre questa equazione in una forma
analoga a quella che era stata ricavata relativamente al funzionamento in assenza di effetto
spinotto. Si arriva, dunque, all’equazione:
(2 )
VRcd ( )
= 0,24 b m  h  fctd  1 + 51 μ f ;
dove, come noto, la percentuale di armatura tesa è stata indicata come: μ f = Ff b  h .

553
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Si deduce, quindi, che la quantità (1+ 51 μ f ) , normalmente inferiore a 2, è il contributo


dell’effetto spinotto dato dall’armatura longitudinale tesa (assunta in forma lievemente
diversa dalle normative).
11.9 “Effetto ingranamento degli inerti” in elementi strutturali privi di armature al taglio
Questo modello parte dalla considerazione che le superfici separate dalle fessure tendono a
scorrere le une sulle altre per effetto delle sollecitazioni di taglio e flessione sulla trave. Di
conseguenza, si può supporre che si inneschino forze di attrito tra le parti di trave a contatto
nelle zone dove si aprono le fessure. Queste forze di contatto risultano delle forze di tipo
attritivo più o meno esaltate dalla scabrezza delle superfici; queste ultime, a loro volta,
risultano legate al tipo di inerte e di lavorazione del calcestruzzo. Si ipotizza, dunque, che nel
funzionamento a pettine si possano estrinsecare delle forze agenti sui lati del dente (come
illustrato nella figura 11.10), indicate con i simboli Rt e Rn. Dunque, per la presenza della
forza normale Rn viene così generata una forza di attrito tangenziale Rt = μattrito  Rn , avendo
qui indicato con μattrito il coefficiente di attrito tra gli inerti a contatto tra le due superfici
create dalla lesione. Se si esprime la risultante delle forze Rt e Rn in termini delle due
componenti N  e V  , rispettivamente orizzontale e verticale, agenti sul lato del dente, si
ottiene:

N = n
( R + Rt ) = ( μattrito + 1)  Rn ; ( R  Rn ) = ( μattrito  1)  Rn = ( μattrito  1)  N  .
V = t
2 2 2 2 ( μattrito + 1)
Queste due forze tendono a stabilizzare il dente, incastrato nella sezione AB. Con lo stesso
ragionamento utilizzato per gli altri meccanismi resistenti sul dente, si calcola di nuovo la
tensione massima di trazione nel punto A, considerando il caso di incipiente rottura per
raggiungimento della tensione massima di trazione per flessione. Senza ripetere i calcoli già
visti precedentemente, si dimostra che, prescindendo dalle armature trasversali (a parte
eventuali compressioni assiali che “aiutano” la resistenza), risulta valida la relazione:
( 3)
VRcd = 0, 24 bm  h  k  fctd ;
in cui il parametro k risulta definito da: k = 1, 6  h ; con h espressa in metri.

Inserire figura:
ILLUSTRAZIONI\ARTS Tiff(cap11)\Ingranaminerti(fig 11_10).TIF
Figura 11.10 – Meccanismo di resistenza al taglio per effetto “ingranamento degli inerti”, in un
elemento strutturale senza apposite armature al taglio. Meccanismo che può estrinsecarsi nel
funzionamento “a pettine”.

554
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11.10 Schematizzazione matematica della contemporaneità dei vari meccanismi di resistenza


al taglio in assenza di apposita armatura
Dall’esame delle varie teorie è emerso che un elemento strutturale di calcestruzzo armato,
sottoposto a flessione e taglio, è schematizzabile a rottura come una vera e propria struttura
tridimensionale, in cui acciaio e calcestruzzo si cimentano assieme per sopportare e sostenere
i carichi esterni. Le varie teorie e schematizzazioni finora elencate hanno condotto a formule
pratiche per il dimensionamento e la verifica degli elementi resistenti nella struttura: ferri in
trazione e parti di calcestruzzo in compressione. Si possono, dunque, riassumere i risultati
ottenuti indicando le formule relative all’acciaio ed al calcestruzzo:
• Calcestruzzo compresso: tutte le formule relative ai diversi meccanismi aggiuntivi di
resistenza del solo calcestruzzo, a prescindere dalle armature, possono essere
sintetizzate e racchiuse nella seguente formula generalizzata:
(i)
VRcd = 0,24  i  h  fctd  bm ;
dove i indica un dato coefficiente numerico.

Comportamento ad Comportamento a Comportamento a Comportamento a Comportamento a


arco (i = 0). pettine semplice (i = pettine + pettine + effetto pettine + effetto
(Paragrafo 11.2) 1). sollecitazione spinotto (i = 2). ingranamento inerti
(Paragrafo 11.6) assiale NSd (i = 1). (Paragrafo 11.8) (i = 3).
(Paragrafo 11.7) (Paragrafo 11.9)
  0, 24 = 0 , 28 ÷ 0, 42
0
1 = 1 1 =  2 = (1 + 51 μ )
f
3 = k

 è definito dalle Normative a seconda del tipo di sollecitazione assiale;


k = 1,6 – h; con h espresso in metri.
Tabella 11.1 –Valori da assumere per il coefficiente i, a seconda del meccanismo resistente
considerato.

• Acciaio: le formule relative alla resistenza ultima delle armature fanno riferimento
all’equazione:
fyd  f1 f  n f  sen = VRfd ;
con nf espresso tramite la relazione:
( z  cotg + z  cotg)
nf = .
t
Le due equazioni, relative ai ferri trasversali reagenti al taglio, si possono sintetizzare
nella relazione seguente:
f1 f
VRfd =  z  ( cotg  + cotg )  fyd  sen
t
dove, f1f è l’area resistente del singolo ferro:
o nel caso delle staffe, f1f diventa f1s che è da intendersi pari a 2 volte l’area del
tondino  utilizzato;
o nel caso dei semplici ferri piegati, f1f diventa f1p che, nel caso di 1 solo ferro
alzato, è pari proprio all’area  del tondino utilizzato. Se, invece, si alza in
una medesima sezione y una coppia di ferri, allora per f1p si deve intendere il
doppio dell’area del tondino. Analogamente, se si alzano tre ferri alla volta
nello stesso punto: f1p è da intendersi pari a tre volte l’area del singolo tondino
e via di seguito.
È ovvio riconoscere che il rapporto f1 f t è l’area resistente del singolo ferro per unità di
lunghezza misurata lungo l’asse dell’elemento strutturale. L’equazione qui sopra
riportata, se si fissa  = 45° , assume aspetti differenti, rispettivamente, nel caso di sole
staffe e soli ferri piegati:
• staffe:  = 90°

555
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f1s
VRsd =  0, 9 h  fyd ;
ts
dove ts è l’interasse tra una staffa e la successiva;
• ferri piegati: 30°   < 90°
f1 p
VRpd =  0, 9 h ( 1 + cotg )  fyd  sen ;
tp
dove per tp è da considerarsi l’interasse tra le sezioni di due ferri piegati consecutivi.
La sezione è da intendersi effettuata con un piano orizzontale che sezioni l’elemento
strutturale in senso longitudinale. (Vedere, a tal proposito, la figura 11.2 dove
l’interasse suddetto è stato indicato semplicemente con il simbolo t).
11.11 Verifica al taglio di un elemento strutturale in calcestruzzo armato secondo la
(1)
Normativa Italiana

11.11.1 Generalità
Le formule di calcolo attualmente proposte dalle normative derivano dall’ipotesi di
comportamento a traliccio dell’elemento strutturale; sono compatibili quindi tutti i modelli e
le ipotesi riportate all’interno del paragrafo 11.1. Quindi, si possono sintetizzare tutti i
concetti riportati affermando che la resistenza ultima al taglio della struttura sottoposta a
flessione e taglio è data della resistenza ultima VRfd estrinsecata dalle armature (piegati, staffe
(i)
e ferri longitudinali) e dalla somma delle singole resistenze VRcd di tutti quei meccanismi
estrinsecabili dal calcestruzzo, a prescindere dalla presenza di armature al taglio. Dunque, per
esplicitare la resistenza ultima messa in campo dall’elemento strutturale, si può scrivere:
VRd = VRfd + VRcd ;
in cui i termini presenti hanno il seguente significato:
• VRfd è il massimo taglio portato dalle armature trasversali (ferri piegati e/o staffe);
• VRcd è il massimo valore del taglio portato dal calcestruzzo (a prescindere dalla
presenza o meno delle armature trasversali), in virtù dei vari meccanismi descritti nei
paragrafi precedenti. Quindi, tale valore si calcola come somma dei singoli contributi
(vedere anche tab. 11.1):
VRcd = VRcd(i )
.i

In realtà, però, l’effetto dei vari termini non è semplicemente sommabile, perché esso è
fortemente influenzato da numerosi fattori (tipo di carico, forma della sezione, ecc.) che
condizionano la resistenza a flessione e taglio. Inoltre, a seconda del tipo di fessurazione e del
meccanismo di rottura che si instaura come predominante nella trave, alcuni termini tendono
ad essere irrilevanti. A questo punto, è necessario fare attenzione al fatto che, analizzando la
(i)
forma con cui è stata concepita VRcd = 0,24  i  h  fctd  bm , si nota che è possibile scrivere:

VRcd = TRcd = h  fctd  bm   ;
(i)

avendo in precedenza concepito l’equazione in maniera tale che la somma dei singoli effetti
resistenti può essere considerata moltiplicando i vari fattori i ; risulta:
=  i .
i

Pertanto, se è presente un meccanismo di resistenza “a pettine” (1) in cui si ipotizza anche la


presenza di un’azione assiale NSd (1), di un “effetto spinotto” (2) e di un effetto per
“ingranamento di inerti” (3), allora il taglio ultimo estrinsecabile dal solo conglomerato, a
prescindere dalla presenza o meno dei ferri trasversali, risulta esprimibile dalla relazione:

1
Nel presentare le principali prescrizioni della Normativa Italiana sulla flessione e taglio, si è voluto tenere anche conto di tutte
quelle utili indicazioni riportate dal D.M. 9 gennaio 1996; lasciando eventualmente libertà al Progettista di rifarsi
integralmente alle indicazioni maggiormente dettagliate contenute nellEurocodice 2.

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( )
VRcd = 0,24 1   1 + 51 μ f  k   h  fctd  bm ;
dove il termine tra parentesi quadre non è altro che l’equazione sopra riportata, in cui i vari
termini i sono quelli considerati nella tab. 11.1. In conclusione, il massimo valore del taglio
di progetto sopportabile dal conglomerato (sempre a prescindere dai ferri trasversali al taglio),
risulta esprimibile nella forma generale che tiene conto di tutti i contributi resistenti possibili:

VRcd = 0,24   h  fctd  bm = 0, 24
i
 i  h  fctd  bm ;

con l’accortezza di porre uguale all’unità il parametro i, nell’eventualità che il meccanismo
i–esimo non contribuisca alla resistenza al taglio.

11.11.2 Metodi di calcolo e formule fondamentali da impiegare per il progetto e la verifica


Come già accennato, la Normativa Italiana (D.M. 09.01.96) ha cominciato con l’adottare il
traliccio di Ritter–Mörsh “classico”, che prevede armature trasversali ed assume come angolo
medio di inclinazione delle bielle convenzionali di calcestruzzo il valore  = 45°; ma
considera i contributi aggiuntivi offerti dal calcestruzzo, non contemplati dall’ipotesi di
Ritter–Mörsh.
La Normativa (D.M. 09.01.96), con l’ipotesi di bielle di calcestruzzo compresse inclinate di 
= 45°, impone specifiche armature al taglio, e prescrive:
• la verifica allo schiacciamento del calcestruzzo della biella compressa per collasso
con rottura fragile, mediante la verifica cautelativa:
VSd < VRcld
(staffe)
;
in cui è: VRcld =   0, 45 fcd  h  b m , con 0, 9   = 0, 60 . Pertanto la verifica risulta
(staffe)

nella forma:
VSd < 0, 30 fcd  h  bm ;
• la verifica della resistenza totale al taglio dell’intero elemento strutturale (insieme
di calcestruzzo + acciaio):
VSd  VRd = VRfd + VRcd
dove, il taglio ultimo portato dalle barre trasversali è pari a:
o VRfd = VRsd supponendo la presenza di sole staffe:
f
VRsd = 1s  0, 9 h  fyd ;
ts
o VRfd = VRpd supponendo la presenza di soli ferri piegati:
f1 p
VRpd =  0, 9 h ( 1 + cotg )  fyd  sen .
tp
avendo indicato con  l’angolo di inclinazione delle armature al taglio rispetto all’asse
longitudinale dell’elemento strutturale ( 0 <   90° ).
Inoltre, la resistenza di calcolo dell’armatura d’anima deve risultare tale che:
Vrf  0,30  fcd  h  bm
avendo limitato, come da normativa, a 0, 8  fyd la tensione ultima nelle barre rialzate
resistenti al taglio.

NOTA. Se in una medesima sezione y della trave si alza una coppia di ferri, allora per f1p si
deve intendere il doppio dell’area del tondino. Analogamente, se si alzano tre ferri alla
volta nello stesso punto: f1p è da intendersi pari a tre volte l’area del singolo tondino, e così
di seguito. Questo, ovviamente, perché maggiore è il numero dei ferri in un punto y,
maggiore è l’area resistente dei ferri per assorbire il taglio.

557
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Nel caso di contemporanea presenza di staffe verticali e barre inclinate di , si assume


valida l’ipotesi di sovrapposizione (somma) degli effetti delle singole resistenze:
VRfd = VRsd + VRpd.
In particolare, il taglio ultimo portato dal conglomerato può essere assunto pari a:
VRcd = 0,60    h  fctd  bm .
Per quanto riguarda il coefficiente , si può dire che esso tiene conto della presenza di
una sollecitazione normale NSd, ed assume questi particolari valori:
 = 1 in assenza di sollecitazione normale o se, in presenza di sollecitazione normale di
trazione, l’asse neutro taglia la sezione;
 = 0 se, in presenza di una sollecitazione normale di trazione, l’asse neutro risulta
esterno alla sezione (sezione interamente tesa);
 = 1 + M dec MSd in presenza di sollecitazione normale di compressione (o di
precompressione) con Mdec momento di decompressione a livello della fibra meno
compressa (pari al valore della sollecitazione flettente che, assieme alla sollecitazione
ultima assiale N Sd , porta l’asse neutro sul lembo estremo inferiore della sezione di
conglomerato) ed MSd momento flettente massimo agente nella sezione in cui si
effettua la verifica al taglio. Il valore di MSd, se risulta minore di Mdec , va considerato
nella formula pari ad Mdec stesso.

• la verifica dell’armatura longitudinale tramite la traslazione del diagramma dei


momenti flettenti della quantità:
z
y  ( cotg  cotg ) ,
2
nella direzione in cui dà luogo, nel fissato punto y, ad un aumento del valore assoluto
del momento stesso (vedere paragrafo 11.4).
11.11.3 Elementi strutturali privi di armature al taglio
Rientrano in questa categoria le solette, le piastre, i solai e tutti quegli elementi che abbiano
sufficiente capacità di ripartire i carichi trasversalmente all’asse dell’elemento, e che non
siano soggetti a sensibili sforzi normali di compressione; ossia quegli elementi in cui la
resistenza dell’elemento fessurato allo sforzo di taglio deriva dall’instaurarsi di un
funzionamento ad arco-tirante e dalla resistenza dei “denti” di calcestruzzo compresi tra due
lesioni successive. La verifica si esegue, quindi, per il solo calcestruzzo. Il taglio resistente
può essere stimato mediante la relazione:
( )
VRcd = 0,25  fctd  k  bm  h  1 + 50  μ f  ;
dove:
k = [ 1,6  h[m]]  1 ;
Ff
μf =  0,02 ;
bm  h
con Ff area dell’armatura tesa ancorata oltre l’intersezione dell’asse dell’armatura con
un’eventuale fessura a 45° che si inneschi nella sezione considerata.
11.11.4 Armatura longitudinale prossima agli appoggi in presenza di sollecitazioni taglianti
Nel paragrafo 11.4 si è ricavato il valore dello sforzo nell’armatura longitudinale in
corrispondenza di una sua sezione fessurata. Il considerare l’elemento strutturale come una
vera e propria struttura tridimensionale ha portato alla relazione:
V z 
N f (y) = 
( + y ) +   ( cotg  cotg )   .
z 2  

558
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Si consideri ora (facendo, ovviamente, riferimento ai simboli utilizzati nella figura 11.6) un
troncone di un elemento strutturale (ad esempio, una trave) molto corto, in prossimità
dell’appoggio A (y ~ 0). Nell’ipotesi di sezione prossima all’appoggio (y  0), dove sono
presenti presumibilmente solo staffe (per cui  = 90°, con cotg  = 0) e nel caso di lesioni
sempre inclinate di  = 45°, con cotg = 1, si osserva subito, per prima cosa, che la risultante
dei carichi distribuiti sul troncone di trave tende a zero perché y ~ 0. Pertanto, la forza T,
risultante della reazione sull’appoggio e dei carichi distribuiti (o concentrati) agenti sul
piccolo troncone di trave  y ~ 0, tende a coincidere proprio (sia in direzione che in intensità)
con la forza vincolare sull’appoggio A; ovvero risulta:  = 0. Di conseguenza, l’ultima
equazione sopra riportata diventa:
V  z  V
N f (y = 0) =    = .
z  2  2
Se, invece, la lesione non incontra nessuna staffa, per l’equilibrio al nodo in corrispondenza
dell’appoggio A, deve estrinsecarsi, per forza di cose, un meccanismo di resistenza ad arco-
tirante: è come se si tendesse allo schema resistente illustrato nella figura 11.1. In tal caso, si
era osservato che il meccanismo di resistenza suddetto portava alla sollecitazione delle barre
longitudinali espressa dalla:
 N f ( y = 0) 
 arcotirante = V .
Dove, ovviamente per V è da intendersi il valore del taglio di progetto: VSd. Si ha così che, in
vicinanza dell’appoggio, lo sforzo dell’armatura può raggiungere un valore pari alla reazione
stessa (funzionamento ad arco-tirante). Di qui il suggerimento, proposto anche dalla
Normativa italiana, di disporre in corrispondenza degli appoggi terminali un’armatura capace
di assorbire l’intera reazione dell’appoggio stesso.
11.11.5 Procedure per il progetto delle armature al taglio: principali prescrizioni della Normativa
(2)
Italiana
Secondo le Norme Tecniche, la resistenza al taglio di elementi strutturali dotati di specifica
armatura a taglio deve essere valutata sulla base di un’adeguata schematizzazione a traliccio.
Gli elementi resistenti dell’ideale traliccio sono: le armature trasversali, le armature
longitudinali, le bielle di conglomerato cementizio in corrispondenza sia del corrente
compresso che dei puntoni d’anima inclinati. L’inclinazione  delle bielle compresse
(puntoni in conglomerato cementizio) rispetto all’asse dell’elemento strutturale stesso deve
rispettare i seguenti limiti:
1  cotg   2, 5   [45°;21° 4 8 ] .
Nota. Un tale provvedimento permette di trattare il taglio anche mediante il cosiddetto
metodo dell’inclinazione variabile delle bielle compresse, proposto dall’E.C.2 e presentato
più avanti al paragrafo 11.12.3, al quale si rimanda per una più precisa descrizione.

Secondo, invece, il D.M. 09.01.96, una volta noti i valori del taglio e del momento di calcolo
(di progetto); rispettivamente VSd e MSd, si passa alla verifica dello schiacciamento della biella
di calcestruzzo, controllando che sia verificata la relazione (corrispondente alla posizione
 = 45° , in armonia con i limiti consigliati dalle Norme Tecniche)(3):
VSd < 0, 30 fcd  h  bm .

2
Nel presentare le principali prescrizioni della Normativa Italiana sul taglio, si è voluto tenere anche conto di tutte quelle utili
indicazioni riportate dal D.M. 9 gennaio 1996; lasciando eventualmente libertà al Progettista di rifarsi integralmente alle
indicazioni maggiormente dettagliate contenute nellEurocodice 2.
3
Vedere quanto riportato nei paragrafi 11.3 e 11.11.2.

559
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Se la verifica è positiva, si può iniziare la procedura di dimensionamento delle armature


trasversali per la sollecitazione di taglio agente sull’elemento strutturale; viceversa, se la
verifica è negativa, è necessario utilizzare un conglomerato di resistenza sufficientemente
maggiore o, se non vi sono vincoli architettonici, aumentare le dimensioni della sezione. In
ogni caso, deve sempre essere verificata l’equazione che assicura la resistenza dell’elemento
strutturale:
VSd  VRd = VRfd + VRcd .
Si comincia col porre la condizione fondamentale per il progetto: VRd = VSd. In questo modo il
dimensionamento viene effettuato seguendo il principio di assicurare la sicurezza con la
massima economia, facendo lavorare i materiali al massimo del loro cimento consentito. Il
progetto, quindi, ha per base la posizione: VSd = VRfd + VRcd .
A questo punto, si valuta il contributo che può fornire al taglio il solo calcestruzzo (a
prescindere dalla presenza delle armature per il taglio); ovvero il massimo valore del taglio
portabile dal solo calcestruzzo (grazie alla sua resistenza al taglio e alla flessione–trazione). Si
calcola quindi il valore di VRcd tramite:
VRcd = 0,60    h  fctd  bm .
Noto VRcd, la rimanente parte del taglio sollecitante deve essere affidata alle armature
trasversali, le quali dovranno essere dimensionate per assorbire il valore:
VRfd = VSd  VRcd .
Si sceglie, quindi, il tipo di ferri da impiegare (staffe e/o piegati), e si utilizzano le relative
formule per il dimensionamento riportate nel par. 11.11.1. In ultimo, si effettua la verifica dei
ferri longitudinali con la traslazione del diagramma dei momenti flettenti.

Travi. In fase di progettazione, le Norme Tecniche consigliano di verificare per le staffe delle
travi una sezione resistente complessiva per metro lineare (cm2/m) non inferiore a:
At min [cm 2 / m] = 0,15 bm [cm] ;
dove bm è la larghezza minima dell’anima della sezione dell’elemento strutturale, in
centimetri. Il numero delle staffe non deve mai essere minore di tre staffe (due bracci per
singola staffa) al metro lineare, e il passo longitudinale non deve eccedere 0,8 volte il valore
dell’altezza utile h della sezione. In prossimità delle zone di appoggio o di carichi
concentrati, per una lunghezza pari all’altezza utile h della sezione da ciascuna parte del
carico, il passo delle staffe non deve superare il valore 12 min ; dove con min deve intendersi
il diametro minimo delle barre longitudinali presenti nelle sezioni da staffare.
Nelle zone critiche devono essere previste staffe di contenimento. La prima staffa di
contenimento deve distare non più di 50 mm dalla sezione a filo pilastro. Per maggiori dettagli
sulla disposizione delle successive staffe, si rimanda a quanto riportato nella Norma.
L’area dell’armatura longitudinale in zona tesa non deve essere inferiore a:
f
Ff min = 0,26  ctm  bt  h ,
fyk
e comunque non minore di 0,0013  bt  h ; essendo bt la larghezza media della zona tesa ed h
l’altezza utile della sezione resistente. In zona sismica, almeno due barre di diametro non
inferiore a 14 mm devono essere presenti superiormente e inferiormente per tutta la lunghezza
della trave. In ogni sezione della trave, salvo casi particolari, il rapporto geometrico  f
dell’armatura tesa deve verificare il seguente limite:
1, 4 3,5
<  f <  f +
fyk [MPa] fyk [MPa]
essendo  f il rapporto geometrico relativo all’armatura compressa. In particolare, nelle zone
critiche della trave deve essere:  f  0,5   f e comunque  f  0,25   f .

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L’armatura superiore, disposta per il momento negativo alle estremità delle travi, deve essere
contenuta, per almeno il 75%, entro la larghezza dell’anima e comunque, per le sezioni a T o
ad L, entro una fascia di soletta pari rispettivamente alla larghezza del pilastro, od alla
larghezza del pilastro aumentata di 2 volte lo spessore della soletta da ciascun lato del
pilastro, a seconda che nel nodo manchi o sia presente una trave ortogonale. Almeno  della
suddetta armatura deve essere mantenuta per tutta la lunghezza della trave. Per maggiori
dettagli sulle prescrizioni delle armature longitudinali nell’intorno dei nodi, si rimanda a
quanto descritto nella Norma.

Nota. Si ricorda che il D.M. 09.01.96 imponeva, invece, il seguente quantitativo minimo di
armature trasversali:
 0,15  h[cm] 
At min[ cm2 / m] = 0,10  1+   bm [cm] .
 b m [cm] 

Pilastri. Le armature trasversali, secondo le Norme Tecniche, devono essere poste ad


interasse non maggiore di 12  min con un massimo di 25 cm; dove con min deve intendersi il
diametro minimo delle barre longitudinali disposte. Le staffe devono essere chiuse e
conformate in modo da contrastare efficacemente, lavorando come noto a trazione, gli
spostamenti delle barre longitudinali verso l’esterno. Il diametro delle staffe non deve essere
minore di 6 mm e di (1 / 4)  long max ; dove per longmax si è indicato il diametro delle massime
barre longitudinali. Al di fuori delle zone di sovrapposizione, l’area di armatura non deve
superare 0,04  Fc essendo Fc l’area della sezione trasversale del calcestruzzo. Inoltre, detti
con N Sd la forza di compressione assiale di calcolo e con Fc la sezione trasversale di
calcestruzzo, l’area delle barre longitudinali non deve essere inferiore al valore minimo:
N
A f min = 0,10  Sd ,
fyd
e comunque mai minori di 0,003  Fc . Per pilastri in zona sismica, per tutta la lunghezza del
pilastro, l’interasse delle barre longitudinali non deve essere superiore a 25 cm. Nella sezione
corrente del pilastro, la percentuale geometrica  di armatura longitudinale (area
dell’armatura longitudinale diviso l’area della sezione trasversale del pilastro) deve essere
compresa entro i seguenti limiti:
1%    4% .
Se sotto l’azione del sisma la forza assiale su un pilastro è di trazione, la lunghezza di
ancoraggio delle barre longitudinali deve essere incrementata del 50%.
Relativamente alle armature trasversali e ai nodi trave-pilastro, in funzione del tipo di
progettazione scelta in merito alla classe di duttilità, si rimanda a quanto prescritto nella
Norma.

Indicazioni generali. La verifica delle armature longitudinali, in presenza di sollecitazioni


taglianti, deve tenere conto della traslazione del diagramma dei momenti flettenti lungo l’asse
longitudinale dell’elemento strutturale nel verso che dà luogo ad un aumento in valore
assoluto della sollecitazione flettente. Il diagramma della sollecitazione flettente va traslata
della quantità: a = 0,9  h  (cotg  cotg ) ; dove  è l’inclinazione scelta per i ferri della
staffatura (  = 90° per le staffe e  = 45° circa per i ferri piegati) e  è l’inclinazione delle
bielle convenzionali compresse. Alle estremità delle travi va prevista sempre un’armatura
inferiore longitudinale, opportunamente ancorata, in grado di assorbire una forza di trazione
non inferiore al valore della sollecitazione tagliante stessa (meccanismo di resistenza ad arco-
tirante). È possibile non armare al taglio travi di luce contenuta, solette o piastre a patto che
siano in grado di ripartire trasversalmente i carichi. Per ulteriori dettagli, si rimanda a quanto
descritto nella norma.

561
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11.12 Verifica al taglio di un elemento strutturale in calcestruzzo armato secondo


(4)
l’Eurocodice 2 (E.C.2)
Le verifiche allo Stato limite Ultimo per taglio, secondo l’E.C.2 (NAD), si basano sui
seguenti valori:
• VRd1 = resistenza di calcolo dell’elemento privo di armatura a taglio(5);
• VRd2 = massima forza di taglio di calcolo che può essere sopportata senza rottura
delle bielle convenzionali di calcestruzzo;
• VRd3 = forza di taglio di calcolo che può essere sopportata da un elemento con
armatura a taglio.
Se la sollecitazione di taglio di calcolo VSd è maggiore della resistenza VRd1 sopportabile dal
calcestruzzo prescindendo dalle armature trasversali, l’E.C.2 (ENV 1992-1-1) prescrive
specifiche armature a taglio che possono essere determinate con il metodo Standard o con il
metodo detto dell’inclinazione variabile delle bielle compresse(6).
Le armature a taglio saranno costituite da sole staffe, o da staffe e ferri piegati inclinati
generalmente da circa 45° a 90°.
L’E.C.2 (ENV 1992-1-1) indica col simbolo VRd1 il valore di calcolo della resistenza a taglio
di un elemento strutturale privo di una specifica armatura a taglio:
VRd1 = [0, 25 fctd  k ( 1, 2 + 40 1 ) + 0, 15 cp ] bm  h ;
dove:
• k = ( 1, 6  h[m])  1 , se almeno il 50% dell’armatura tesa continua sino all’appoggio;
diversamente k = 1;
• bm è, al solito, la larghezza minima dell’anima della sezione dell’elemento
strutturale;
• h è l’altezza utile della sezione dell’elemento strutturale;
• 1 è dato da 1 = Ff ( h  bm ) ;
•  cp = NSd / Fc è la tensione media di compressione nella sezione (rapporto della forza
assiale di progetto e dell’area della sezione trasversale di conglomerato dell’elemento
strutturale): positiva se di compressione, negativa se di trazione.
A prescindere dal metodo utilizzato, è necessario verificare che l’anima della sezione non
vada incontro a rottura fragile per compressione del calcestruzzo; quindi, se VRd2 indica la
resistenza a rottura per compressione delle bielle, deve risultare: VRd 2  VSd , dove il valore di
VRd2 cambia a seconda del metodo utilizzato.
Il diagramma dei momenti deve essere traslato verso zone con un valore assoluto di una data
quantità a1 che assume un valore diverso a seconda del metodo impiegato.

L’E.C.2 (UNI EN 1992-1-1: 2005), invece, per il valore di progetto della resistenza al taglio
di un elemento strutturale privo di specifica armatura al taglio, propone la seguente
formulazione:
VRdc = [CRdc  k  (100  l  fck ) 1/3 + k1   cp ] b m  h  (v min + k1   cp )  bm  h ;
dove:

4
In questo paragrafo, per completezza, vengono presentati tutti i modelli e le relative prescrizioni relativi alle seguenti norme:
UNI ENV 1992-1-1: 1991 e UNI EN 1992-1-1: 2005.
5
La versione EN dellE.C.2 usa il simbolo VRdc anziché il simbolo VRd1 .
6
Notare che la versione EN 1992-1-1 permette solo luso del metodo dellinclinazione variabile delle bielle complesse,
abbandonando il metodo Standard.

562
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 VRdc (analogo al VRd1 della ENV 1992-1-1) è il valore di progetto della resistenza al taglio
(in Newton) che una sezione di conglomerato senza apposite armature al taglio può
sopportare;
 fck è espresso in termini di MPa;
200
 k = 1+  2, 0 ;
h[mm]
Asl
 l =  0, 02 ;
bm  h
 Asl è l’area dell’armatura tesa che risulta correttamente ancorata rispetto alla sezione in
esame(7);
 bm è la larghezza minima [mm] della sezione di conglomerato al di sotto dell’asse neutro;
  cp = (N Sd / Fc ) < 0,2  fcd [MPa] ;
 N Sd è la forza assiale nella sezione dovuta ai carichi o alla precompressione (espressa in
Newton);
 Fc è l’area (in mm 2 ) della sezione trasversale di conglomerato dell’elemento strutturale;
Infine, per i rimanenti parametri, l’E.C.2 (EN 1992-1-1: 2005) propone i seguenti valori:
k1 = 0, 15 ;
vmin = 0, 035  k 3/2  fck1/2 .
0,18
C Rdc =
c
dove, si ricorda,  c per il conglomerato assume i valori 1,5 e 1,2, rispettivamente per
situazioni di progetto persistenti o transitorie ed eccezionali.

11.12.1 Prescrizioni di carattere generale dell’E.C.2


Principali prescrizioni dell’E.C.2-NAD (ENV 1992-1-1). Le seguenti prescrizioni sono di
carattere generale e sono ritenute valide dall’E.C.2 (ENV 1992-1-1) sia per il metodo
Standard che per il metodo dell’inclinazione variabile delle bielle compresse. Innanzitutto,
almeno il 50% dell’armatura necessaria al taglio deve essere realizzata mediante staffe. Non
sono necessari controlli specifici della fessurazione dovuta ad azioni tangenziali se:
3 VRd 1 > VSd . Nel caso questo non si verifichi, il passo ts delle staffe dovrà essere limitato
entro i valori della seguente tabella:

ts (mm) 300 200 150 100 50


Q (N/mm2)  50 75 100 150 200
Tabella 11.2 –Limiti dei valori del passo ts da adottare per le staffe, secondo l’E.C.2 (ENV).

essendo:
Q = ( VSd  3VRd1 ) ( w  h  bm ) ,
dove, se f1 f è l’area dell’armatura a taglio d’interasse t f (e contenuta nell’interasse t f ) e se
 è l’angolo d’inclinazione delle barre trasversali rispetto all’asse longitudinale
dell’elemento strutturale ( 45° <   90° ), il rapporto di armatura a taglio è pari a:
(
W = f1 f t f  bm  sen )

7
Si noti che la Norma consente di attribuire alla percentuale geometrica di armatura il valore massimo di 0,02: se larmatura
effettiva è maggiore , solo questa aliquota si deve considerare efficace. Il coefficiente moltiplicativo per leffetto bietta
rimane quindi nellintervallo tra 1,2 e 2.

563
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che, espresso come somma dei contributi delle staffe (passo ts) e dei ferri piegati (passo tp),
assume la forma:
f1s f1p
W = +
( )
.
(ts  bm ) t p  bm  sen
Le principali prescrizioni dell’E.C.2-NAD (ENV 1992-1-1) stabiliscono, in particolare, che:
• le aree delle armature longitudinali tese o compresse non devono essere
singolarmente maggiori di 0, 03 Fc (con esclusione delle zone di sovrapposizione);
dove Fc è la sezione trasversale di conglomerato;
• l’area effettiva della sezione trasversale delle armature in trazione delle travi deve
essere anche maggiore di:
 bm  h
 0, 6 
Ftraz   f yk [N / mm 2 ]
 0, 0015 b  h;
 m

dove bt è la larghezza media della zona tesa; per travi a T con piattabanda compressa,
per il calcolo del valore di bt deve considerarsi solo la larghezza dell’anima;
• negli appoggi occorre in tutti i casi porre armature inferiori che abbiano sezione
almeno di 1/4 di quella presente in campata;
• per i pilastri il diametro delle barre non deve essere inferiore a 12 mm e la quantità di
armatura longitudinale deve rispettare entrambe le limitazioni:
N 
0,15  Sd 
fyd   Ff + Ff  0, 08 Ac ;

0, 003 Ac 
• nei pilastri le barre longitudinali devono essere distribuite lungo il perimetro in
numero minimo pari agli spigoli della sezione trasversale; nel caso di sezione
circolare il numero minimo delle barre è 6;
• nei pilastri il diametro delle staffe deve essere inferiore a 6 mm ovvero ad 1/4 del
diametro maggiore delle barre longitudinali impiegate;
• nei pilastri la distanza fra le armature trasversali deve rispettare il vincolo:
12long

ts  min  lato minore della sezione

 30 cm
e sarà ridotta del 40% nelle zone seguenti: al di sopra e al di sotto di una trave o di
una piastra per un tratto pari alla maggiore dimensione della sezione del pilastro; in
prossimità delle giunzioni per sovrapposizione delle barre longitudinali se queste
hanno diametro maggiore di 14 mm;
• in generale, si possono utilizzare barre piegate solo in presenza di staffe, le quali
devono poter sopportare non meno del 50% della forza di taglio;
• bisogna verificare che la distanza longitudinale tra i ferri piegati non sia maggiore di
un dato valore limite, e cioè:
t p max = 0,6  h  ( 1 + cotg ) ,
che per  = 45° diventa: tp max = 1,2 h;
• almeno un quarto dell’armatura massima di campata prosegua fino all’appoggio e sia
sufficientemente ancorata;
• inoltre, deve essere sempre verificata la condizione: VRd2  VSd ;
• bisogna assicurarsi che il rapporto di armatura a taglio w non sia inferiore ai valori
minimi riportati nella tab. 11.3:

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Classe del Classi acciaio


calcestruzzo (vedere tabella 9.4_b paragrafo 9.4)
(fck in N/mm2) S220 S380 S400 S440 S500
da C12/15 a 0,0016 0,0011 0,0009 0,0008 0,0007
C20/25
da C25/30 a 0,0024 0,0015 0,0013 0,0012 0,0011
C35/45
da C40/50 a 0,0030 0,0018 0,0016 0,0014 0,013
C50/60
Tabella 11.3 – Valori minimi del rapporto di armatura al taglio w secondo E.C.2 (ENV).

• il passo delle staffe non deve superare i seguenti valori:


ts max = 0,8  h (comunque < 300 mm) se VSd  0, 2 VRd 2 ;
ts max = 0,6  h (comunque < 300 mm) se 0, 2  VRd2  VSd < ( 2 / 3)  VRd 2 ;
ts max = 0,3  h (comunque < 200 mm) se VSd > ( 2 / 3 )  VRd 2 ;
• la massima distanza trasversale tra i bracci delle staffe deve essere:
ss max = h, ovvero 80 cm, ovvero il minore dei due, se VSd  0, 2 VRd 2 ;
ss max = 0,6  h (comunque < 300 mm) se 0, 2  VRd2  VSd < ( 2 / 3)  VRd 2 ;
ss max = 0,3  h (comunque < 200 mm) se VSd > ( 2 / 3 )  VRd 2 .
• la quota parte di armatura longitudinale in prossimità degli appoggi (che risulta
compressa rispetto al momento negativo agli incastri), per estrinsecare un
meccanismo resistente ad “arco-tirante”, deve avere una forza di trazione almeno di:
a
Rf min = VSd  l + N Sd ;
h
dove:
o VSd è il taglio di calcolo sull’asse dell’appoggio;
(cotg  cotg )
o al = 0,9  h   0 è l’ampiezza del tratto di traslazione del
2
diagramma della sollecitazione flettente (essendo  l’angolo delle bielle di
conglomerato con l’asse longitudinale dell’elemento strutturale e  l’angolo
d’inclinazione delle armature al taglio);
o N Sd è l’eventuale forza di trazione assiale di calcolo (da considerare pari a
zero se di compressione).
Per elementi strutturali la cui lunghezza, misurata orizzontalmente, è pari ad almeno 4 volte lo
spessore l’area delle armature verticali (muri o pareti) deve rispettare il vincolo:
0, 004 Fc  ( Ff + Ff) vert  0, 04 Fc .
In generale, la metà di questa armatura dovrà essere disposta su ciascuna faccia del muro. La
distanza d vert tra due barre verticali adiacenti deve, di regola, rispettare il vincolo:
 2  (spessore della parete)
d vert  min 
 30 cm.
Sempre per i muri o pareti, le armature orizzontali devono, di regola, essere armature
orizzontali poste parallelamente alle loro superfici e collocate, in corrispondenza di ciascuna
faccia, tra le armature verticali e la superficie più vicina. Queste armature dovranno rispettare
il seguente vincolo:
(F f + Ff) orizz  0, 5  (Ff + Ff) vert .
La distanza tra barre orizzontali adiacenti deve, di regola, essere non maggiore di 30 cm.
Infine, il diametro delle barre orizzontale non deve essere minore di 1/4 di quelle verticali.

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Principali prescrizioni secondo EN 1992-1-1. La distanza tra le barre deve essere tale da
consentire la messa in opera e la compattazione del calcestruzzo in modo che si sviluppi
appieno l’aderenza. La distanza libera (orizzontale e verticale) tra singole barre parallele o
strati orizzontali di barre parallele deve rispettare le seguenti limitazioni:


l  max  dg [mm] + 5

 20 mm,
dove d g è la dimensione massima dell’aggregato.
Quando le barre sono disposte in strati orizzontali separati, le barre di ogni singolo strato
devono essere poste verticalmente una sopra l’altra, in modo che ci sia spazio sufficiente tra
gli allineamenti verticali risultanti per permettere il passaggio di vibratori e ottenere una
buona compattezza del calcestruzzo. Le barre sovrapposte possono essere a contatto lungo la
lunghezza di sovrapposizione: vedere punto 8.7 della Norma.
Allo scopo di evitare danni all’armatura, il diametro del mandrino di piegatura non deve
essere minore dei valori di m min riportati nel seguente prospetto:

Diametro barra Diametro minimo del mandrino per piegature, uncini, cappi
  16 mm 4
 > 16 mm 7
Prospetto 8.1N – Diametro minimo del mandrino di piegatura per evitare danni all’armatura
(EN 1992-1-1)

La tensione ultima di aderenza deve essere sufficiente per prevenire la perdita dell’aderenza.
Il valore di progetto della tensione di aderenza ultima fbd per barre nervate può essere assunta
pari a:
fbd = 2,25 1  2  fctd ;
dove:
 fctd è il valore di progetto della resistenza a trazione del calcestruzzo. A causa della
crescente fragilità dei calcestruzzi di resistenza più elevata (vedere, ad esempio, figura
9.1), il valore di fctk  fctk 0,05 sia limitato, in questo caso, al valore relativo alla classe
C60/75, a meno che non si possa verificare che la resistenza media di aderenza ecceda
tale limite;
 1 è un coefficiente legato alla qualità della condizione di aderenza e alla posizione della
barra durante il getto: 1 = 1, 0 in condizioni di “buona” aderenza, e 1 = 0, 7 in tutti gli
altri casi e per barre in elementi strutturali realizzati con casseforme scorrevoli, a meno
che non si possa dimostrare che esistono “buone” condizioni di aderenza(8);
 2 è riferito al diametro della barra:
2 = 1, 0 per   32 mm ;
2 = (132  ) / 100 per  > 32 mm .

Nel progetto dell’armatura longitudinale, nella zona fessurata per flessione, il diagramma
delle sollecitazioni ultime flettenti deve essere traslato di una distanza al = h nella direzione
sfavorevole (con h altezza utile della sezione resistente).
Travi con carichi applicati in prossimità di appoggi e mensole tozze possono essere progettati
in alternativa con modelli tirante-puntone.

8
Per il significato di “buona” condizione di aderenza si faccia riferimento al punto 8.4.2 della Norma.

566
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Nelle travi, l’area di armatura longitudinale tesa deve rispettare i due vincoli:
 fctm
 0, 26   b  h.
Ff traz   fyk m
 0, 0013 b  h
 m

dove:
 h è l’altezza utile della sezione resistente;
 bm rappresenta la larghezza media della zona tesa; per una trave a T con piattabanda
compressa, nel calcolare il valore di bm si deve considerare solo la larghezza dell’anima;
 fctm è la resistenza media a trazione del conglomerato, in funzione della classe di
resistenza.

Per le travi, escludendo le zone di sovrapposizione delle barre, l’area di armatura tesa o
compressa non deve singolarmente eccedere il 4% della sezione trasversale di conglomerato
dell’elemento strutturale: Ff  As, max = 0,04  Fc e Ff  As, max = 0,04  Fc . Per le travi, le
eventuali armature longitudinali compresse di diametro long comp (prese in conto nei calcoli di
resistenza) devono essere trattenute da armature trasversali con interasse: ts  15 longcomp .

Per i pilastri si raccomanda che ciascuna barra longitudinale o gruppi di barre longitudinali
posto in uno spigolo sia tenuto in posizione da un’armatura trasversale. Si raccomanda che
nessuna barra in zona compressa sia distante da una barra vincolata più di 15 cm.

Per i pilastri il diametro delle barre non deve essere inferiore a 8 mm e, detta con Fc la
sezione trasversale di conglomerato dell’elemento strutturale, la quantità di armatura
longitudinale deve rispettare entrambe le limitazioni:
N 
0,10  Sd 
fyd   Ff + Ff  0,04 Fc ;

0, 002 Fc 

Nota. Il valore di Af max = 0,04 Fc da adottare in uno Stato può essere reperito nella sua
applicazione nazionale. Il valore raccomandato dalla EN 1992-1-1 è appunto 0, 04 Fc al di
fuori delle zone di sovrapposizione a meno che non si possa dimostrare che non è inficiata
l’integrità del calcestruzzo, e che si raggiunge la resistenza allo stato limite ultimo. La
Norma raccomanda di aumentare questo limite a 0, 08 Fc nelle zone di sovrapposizione.

Nei pilastri di sezione poligonale bisogna disporre almeno una barra in ogni angolo. Pilastri di
sezione circolare devono avere un numero di barre longitudinali non minori di 4 (vedere
punto 9.5.2(4) della Norma). Il diametro del tondino st usato per lo staffaggio dei pilastri
devono rispettare i seguenti vincoli:
 6 mm
st  max 
 0,25 long max ,
avendo indicato con longmax il diametro della barra longitudinale di diametro maggiore. In
particolare, il diametro dei fili delle reti elettrosaldate formanti armature trasversali sia non
minore di 5 mm.
La distanza ts tra le armature trasversali di un pilastro devono rispettare i seguenti vincoli:

567
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 20 long min



ts  min  la dimensione minore del pilastro

 40 cm,
avendo indicato con longmin il diametro della barra longitudinale di diametro minore. I limiti
posti precedentemente alla distanza ts vanno ridotti ai seguenti:
12 longmin

ts  min  0,6  (la dimensione minore del pilastro)

 24 cm,
quando:
 in sezioni poste al di sopra o al di sotto di una trave o di una pilastrata per un tratto pari
alla maggiore dimensione della sezione del pilastro;
 in prossimità delle giunzioni per sovrapposizione se il massimo diametro delle barre è
maggiore di 14 mm. Un minimo di 3 barre disposte con passo costante è richiesto nella
lunghezza di sovrapposizione.

Nei pilastri, ciascuna barra longitudinale posta in uno spigolo deve essere tenuta in posizione
da un’armatura trasversale. Inoltre, nessuna barra in zona compressa deve risultare distante da
una barra vincolata più di 15 cm.

In un elemento strutturale soggetto a taglio, la forza di taglio VSd deve sempre rispettare il
vincolo:
1
VSd   bm  h  v  fcd ;
2
dove:
 f [MPa]
 = 0,6   1  ck .
 250
In elementi strutturali soggetti al taglio, le staffe devono essere ancorate in modo efficace.
Sono ammesse giunzioni per sovrapposizione di bracci vicini alla superficie dell’anima a
condizione che la staffa non sia necessaria per assorbire la torsione. Si raccomanda che
almeno il 50% dell’armatura al taglio sia realizzata con le staffe. In particolare, la percentuale
di armatura al taglio è data dall’espressione:
Asw
w = ;
s  bm  sin
dove:
 w è la percentuale di armatura al taglio;
 Asw è l’area dell’armatura al taglio sulla lunghezza s;
 s è il passo dell’armatura al taglio, misurato lungo l’asse longitudinale dell’elemento
strutturale;
 bm è la larghezza dell’anima dell’elemento;
  è l’angolo tra l’armatura al taglio e l’asse longitudinale dell’elemento strutturale.

Deve, quindi, essere sempre verificato il vincolo:


0, 08 fck [MPa]
w  w min = .
fyk [MPa]
Detta con h l’altezza utile della sezione resistente, il passo longitudinale s st delle staffe (o di
insiemi di staffe) deve rispettare il vincolo:
s st  sl max = 0,75  h  (1+ cotg )

568
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essendo  l’inclinazione dell’armatura al taglio rispetto all’asse longitudinale della trave.


Il massimo passo longitudinale s p di barre rialzate (piegati) deve rispettare il vincolo:
s p  s bmax = 0,60 h (1 + cotg ) ;
mentre, per le piastre, si deve rispettare il vincolo: s p  s bmax = h .
La distanza trasversale s trasv dei bracci di un insieme di staffe per il taglio deve rispettare il
vincolo:
 0,75 h
s trasv  min 
 60 cm,
mentre, per le piastre, si deve rispettare il vincolo: s trasv  1, 5  h .
La forza di trazione aggiuntiva Ftd , nell’armatura longitudinale dovuta al taglio VSd può
essere calcolata con l’espressione:
1
Ftd =  VSd  (cotg  cotg ) .
2
In particolare, si raccomanda che MSd / (0, 9 h) +  Ftd  M Sd max / (0,9  h) ; dove con MSd max è
da intendersi il momento di progetto massimo lungo tutto l’asse dell’elemento strutturale.

(9)
11.12.2 Metodo Standard secondo E.C.2-NAD (ENV 1992-1-1)
Questo metodo presuppone l’utilizzo di bielle di calcestruzzo compresso con inclinazione
costante pari a  = 45° ed una resistenza VRd1 da determinare. Inoltre, si deve verificare che
l’anima della sezione non sia soggetta a rottura fragile, quindi con una resistenza VRd2 non
inferiore alla sollecitazione di calcolo VSd. Per VRd2 l’E.C.2 (ENV 1992-1-1) indica(10):
VRd 2 = 0,45   fcd b m  h ( 1+ cotg )
dove  esprime un coefficiente correttivo che vale:
 = 0,7  fck [ N / mm 2 ] 200 > 0,5 ;
e  è l’angolo di inclinazione dei ferri al taglio rispetto all’orizzontale.
Considerando, per sicurezza, il caso di sole staffe (quindi per  = 90°), si ha:
VRd 2 = 0,45   fcd b m  h .
Se l’elemento strutturale da armare al taglio è soggetto ad una compressione assiale, il
precedente valore VRd2 deve essere ridotto secondo la seguente espressione:
  cp,eff
VRd 2 rid = (0, 45   fcd  bm  h) 1, 67  1
 VRd 2 = 0, 45   fcd  bm  h ;
 fcd
in cui, la tensione media efficace nel conglomerato dovuta alla forza assiale assume la forma:
 f yk  Fcompr 
 N Sd  
 1, 15
 cp,eff = ;
Fc
dove:
• Fcompr è l’area di armatura che risulta compressa allo stato limite ultimo;
• fyk è la tensione di snervamento dell’acciaio impiegato per le armature al taglio (con
fyk / 1, 15  400 N / mm2 );
• Fc è l’area totale della sezione trasversale di conglomerato.
Si noti che la riduzione per VRd2 interviene solo quando risulti:

9
Si ricorda che con langolo  si indica linclinazione delle barre trasversali al taglio rispetto allasse longitudinale
dellelemento strutturale (vedere figure 11.2 e 11.3).
10
Si ricorda che con langolo  si indica linclinazione delle barre trasversali al taglio rispetto allasse longitudinale
dellelemento strutturale (vedere figure 11.2 e 11.3).

569
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  cp,eff 
1,67   1  1;
 fcd

ossia, quando risulti:  cp,eff  0,40  fcd  0, 27 fck .


Nel metodo Standard la resistenza a taglio di una trave dotata di armatura trasversale è
costituita da due parti, una data dal calcestruzzo e l’altra dalle armature, ossia: VRd1 + VWd;
dove VWd indica il contributo alla resistenza a taglio dell’armatura trasversale, dato da(11):
V =  z ( cotg  + cotg )   f  Afw  sen  t f .
Se si suppone che:
V = Vwd;  = 45°;
s = fyd; z = 0,9  d,
(in cui fyd si riferisce alle armature trasversali di passo tf) la resistenza delle armature a taglio è
pari a:
Vwd = 0, 9 h  Afw  fyd  ( 1 + cotg )  sen  t f ,
che in presenza di sole staffe diventa ( f1s = A fw ; VRsd = Vwd ;  = 90° e con t f = ts ):
VRsd = 0,9  h  f1 s  fyd ts ;
mentre, nel caso di soli piegati ( f1 p = Afw ; VRpd = Vwd e con t f = t p ), si ha:
VRpd =  0,9  h  f1 p  f yd  ( 1+ cotg )  sen  t p .
A questo punto, va calcolata la forza di taglio che deve essere assorbita dalle armature e che,
depurata dalla resistenza che la trave può sopportare a prescindere dalle armature trasversali,
vale: VSd – VRd1.
In caso di sole staffe, si verificherà, quindi, che la loro quantità ed i loro passo sia sufficiente;
quindi fissata la singola area f1s determinarne il passo. Invece, in presenza di staffe e ferri
piegati, se μ è la quota che si vuole far sopportare dalle staffe (non inferiore al 50%), il taglio
sarà così ripartito:
• staffe: VRsd = μ  ( VSd  VRd1 ) ;
• ferri piegati: VRpd = ( 1  μ )  ( VSd  VRd 1 ) .
A questo punto si potrà determinare facilmente la quantità necessaria di armatura, una volta
fissato il diametro delle barre piegate. Infine, la grandezza a1 di cui va traslato il diagramma
dei momenti risulta: a1 = z ( 1  cotg ) 2 .

11.12.3 Metodo dell’inclinazione variabile delle bielle compresse secondo E.C.2-NAD (ENV 1992-1-
(12)
1)
In questo metodo, l’E.C.2 (ENV 1992-1-1) presuppone che le bielle di calcestruzzo non
abbiamo necessariamente un’inclinazione di  = 45°, ma ne ha indicato una vasta gamma di
valori. Ad esempio, nelle prime versioni, si era posto:
• 0,4 < cotg  < 2,5 per travi con armature longitudinali non interrotte;
• 0,5 < cotg  < 2,0 per travi con armature longitudinali interrotte.
L’E.C.2-NAD, invece, ha fissato indistintamente: 1,0 < cotg < 2,0(13).

11
Si fa notare che per A fw deve intendersi larea della sezione complessiva delle barre di armatura che sono comprese

allinterno del loro interasse tf . Ad esempio, unarmatura al taglio con staffe a due bracci in ragione di 1 6 / 20
contiene allinterno del suo interasse ( ts = 20 cm ) due bracci del diametro di 6 mm:

A fw = f1s = 2  (0, 28 cm ) = 0, 57 cm : una singola staffa reagisce con due sezioni resistenti.
2 2

12
Per maggiori dettagli sul meccanismo del traliccio con angolo di inclinazione variabile del puntone, vedere anche quanto
riportato al paragrafo 11.12.4.
13
Negli esempi proposti (secondo E.C.2 – NAD), si utilizzerà questultima limitazione.

570
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Una volta scelto un valore di , bisogna innanzitutto verificare che la biella di calcestruzzo
non subisca rottura per compressione, cioè che VRd2 > VSd; quindi si avrà:
• in presenza di staffe:
VRd 2 =   fcd  bm  0,9  h  cotg  sen 2 ;
• in presenza di ferri piegati con angolo 
VRd 2 =   fcd  bm  0,9  h  ( cotg  + cotg )  sen 2
dove  esprime un coefficiente correttivo che vale:
 = 0,7  fck [ N / mm 2 ] 200 > 0,5 .
In pratica, essendo presenti sempre delle staffe, è necessario verificare in ogni caso che:
VSd < VRd 2 =   fcd  bm  0,9  h  cotg   sen 2 .
A questo punto, si può facilmente notare che VRd2 raggiunge il massimo valore per  = 45°. In
particolare, partendo da un’inclinazione del puntone di 45° (cioè cotg = 1, 0 ), se si riduce il
valore di  (e quindi cresce il valore di cotg > 1, 0 ) si ha una riduzione di VRd 2 e,
contemporaneamente, un aumento di VRd 3 . Questa semplice osservazione suggerisce di
verificare che il puntone compresso non si schiacci ( VRd 2 > VSd ), assumendo in ogni caso:
cotg = 2, 0 .
La differenza di questo metodo da quello standard consiste nel fatto che questo consente
l’adozione di un’armatura trasversale inferiore, ma l’utilizzo di valori di  < 45° può causare
un’armatura longitudinale leggermente maggiore. Infatti, al variare dell’angolo  cambia il
valore di a1, con conseguente traslazione del diagramma dei momenti flettenti, per cui, ad
esempio, con sole staffe si ha:
• cot g = 2,0 (  26° 30 ) a1 = z ;
• cot g = 1, 0 (  45°) a1 = z 2 ;
• cot g = 0, 5 (  63° 2 0 ) a1 = z 4 .
È importante precisare che, se in base al valore di VRd1 calcolato, risulta che sono necessarie
delle armature trasversali, esse devono sopportare l’intera forza VSd (e non, come nel metodo
Standard, solamente VSd – VRd1). In particolare, il metodo dell’inclinazione variabile delle
bielle compresse comporta le seguenti specifiche prescrizioni:
• la forza sopportata dalle armature trasversali deve essere(14):
o per le staffe (con passo ts):
Vwd = 0, 9 h  f1s  f yd  cotg  t s ;
o per i ferri piegati con angolo  (con passo tp):
Vwd = 0, 9 h  f1 p  fyd  ( cotg + cotg  )  sen  t p ;
• infine, va anche assicurato che:
o per le staffe
f1s  fyd ( ts  bm )    fcd 2 ;
o per staffe e ferri piegati
f1s  fyd f1 p  fyd ( 1  cos  )
+    fcd 2 ;
ts  b m t p  bm  sen
dove nel primo membro la prima parte si riferisce alle staffe, la seconda ai ferri
piegati.

14
Si fa notare che per f1 s deve intendersi larea della sezione complessiva delle barre di armatura che sono comprese

allinterno del loro interasse ts . Ad esempio, unarmatura al taglio con staffe a due bracci in ragione di 1 6 / 20 contiene

allinterno del suo interasse ( ts = 20 cm ) due bracci del diametro di 6 mm: f1 s = 2  (0,28 cm ) = 0, 57 cm
2 2
.

571
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Procedura di verifica(15). In condizioni di verifica, l’elemento strutturale è supposto armato.


Pertanto, sono da considerarsi costanti i seguenti valori (quantitativi di armatura):
Asw f
sole staffe:  1s = cost ;
s ts
Asw f1 p
soli piegati:  = cost .
s tp
Ciò posto, se il valore di VRd 2 (calcolato con cotg = 2, 0 ) e il valore di Vwd (calcolato con
cotg = 1, 0 ) risultano tali che VRd 2  VSd e Vwd  VSd , allora la sezione è sicuramente
verificata(16), perché il valore del taglio di progetto VSd risulta maggiore del valore minimo di
VRd 2 e del valore minimo di Vwd , stante la costanza dei quantitativi di armatura al taglio.
Invece, se il valore di VRd 2 (calcolato con cotg = 2, 0 ) risulta maggiore di VSd ma risulta
Vwd < VSd assumendo cotg = 1, 0 ; allora, calcolato il valore effettivo di cotg
dall’espressione per il calcolo dell’armatura al taglio (con la condizione Vwd = VSd ):
VSd  s
cotg = ,
Asw  0,9  h  fyd
la verifica è positiva solo se risulta 1,0  cotg  2,0 . In funzione del valore calcolato per
cotg , quanto più questo è distante dal valore 2,0 tanto meno la rottura della struttura per
taglio avrà caratteri di fragilità.
In particolare, stante la costanza di ( Asw / s ), quando il valore massimo di Vwd , calcolato per
cotg = 2, 0 , risulta minore di VSd allora l’armatura è sicuramente insufficiente a causa
dell’insufficienza dell’altezza utile della sezione dell’elemento strutturale. Se, invece, per
cotg = 2, 0 risulta Vwd > VSd ma VRd 2 < VSd , allora imponendo la condizione VRd 2 = Vwd si
calcola il valore di cotg che massimizza la resistenza:
  fcd  bm
cotg = 1.
( As / s)  fyd sin
Se il valore così calcolato rientra nei limiti di Norma ( 1,0  cotg  2,0 ), si utilizza proprio il
valore calcolato cotg per computare il valore della resistenza al taglio delle armature: la
verifica riesce positiva solo se, con il nuovo valore di cotg , risulta Vwd  VSd .

15
Per maggiori dettagli, si veda anche quanto esposto al paragrafo successivo.
16
In queste condizioni, la verifica risulta positiva già per un valore unitario del grado di assorbimento del taglio: vedere quanto
riportato nellosservazione a fine paragrafo 11.12.4. A tal proposito, se si vuole prescindere dal concetto di grado di
assorbimento del taglio, la verifica può considerarsi sicuramente positiva già quando, fissato cotg  = 2, 0 per il calcolo

sia di VRd 2 che di Vwd , risultano verificate tutte e due le seguenti disuguaglianze: VRd 2 > VSd e Vwd > VSd .

572
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(17)
11.12.4 Metodo dell’inclinazione variabile delle bielle compresse secondo EN 1992-1-1
Il metodo dell’inclinazione variabile delle bielle compresse (o del puntone compresso) è
sostanzialmente analogo a quello presentato dalla precedente versione dell’E.C.2. Cambiano
alcuni vincoli su particolari parametri che ora si vanno ad elencare. In particolare, la nuova
versione dell’E.C.2 chiama con il simbolo VRd max quello che nella precedente versione viene
indicato con VRd 2 (massima forza di taglio di calcolo che può essere tollerata senza
schiacciamento delle bielle convenzionali di calcestruzzo: puntoni compressi); e chiama con
il simbolo VRds quello che nella precedente versione della Norma veniva chiamato con VRd 3
(forza di taglio di calcolo che può essere tollerata da un elemento con specifica armatura al
taglio).
Innanzitutto, in elementi con correnti inclinati, vengono definiti i seguenti valori:
 Vccd il valore di progetto della componente trasversale della forza nella zona compressa,
nel caso di un corrente compresso inclinato (ad esempio, elemento trave di sezione
trasversale variabile con estradosso inclinato);
 Vtd il valore di progetto della componente trasversale della forza nell’armatura tesa, nel
caso di un corrente teso inclinato (ad esempio, elemento trave di sezione trasversale
variabile con intradosso inclinato).
In condizioni generiche di sezione trasversale variabile (estradosso e intradosso variabili da
sezione a sezione), la resistenza al taglio di un elemento con armature di cucitura è pari a:
VRd = VRds + Vccd + Vtd .
Ad esempio, se l’estradosso è variabile ( Vccd = 0 ) mentre l’intradosso è costante ( Vtd = 0 ), si
avrà: VRd = VRds + Vtd .

Procedura di verifica. In condizioni di verifica, l’elemento strutturale è supposto armato.


Pertanto, sono da considerarsi costanti i seguenti valori (quantitativi di armatura):
Asw f
sole staffe:  1s = cost ;
s ts
Asw f1 p
soli piegati:  = cost .
s tp
Ciò posto, se il valore di VRd max (calcolato con cotg = 2, 5 ) e il valore di VRds (calcolato con
cotg = 1, 0 ) risultano tali che VRd max  VSd e VRds  VSd , allora la sezione è sicuramente
verificata(18), perché il valore del taglio di progetto VSd risulta maggiore del valore minimo di
VRd max e del valore minimo di VRds , stante la costanza dei quantitativi di armatura al taglio.
Invece, se il valore di VRd max (calcolato con cotg = 2, 5 ) risulta maggiore di VSd ma risulta
VRds < VSd assumendo cotg = 1, 0 ; allora, calcolato il valore effettivo di cotg
dall’espressione per il calcolo dell’armatura al taglio (con la condizione VRds = VSd ):
VSd  s
cotg = ,
Asw  0,9  h  fyd

17
Notare che anche le Norme Tecniche permettono di utilizzare una schematizzazione a traliccio con inclinazione variabile del
puntone compresso; imponendo uninclinazione delle bielle compresse (rispetto allasse dellelemento strutturale) che
rispetti i seguenti limiti: 1  cotg   2, 5 .
18
In queste condizioni, la verifica risulta positiva già per un valore unitario del grado di assorbimento del taglio: vedere quanto
riportato nellosservazione a fine paragrafo 11.12.4. A tal proposito, se si vuole prescindere dal concetto di grado di
assorbimento del taglio, la verifica può considerarsi sicuramente positiva già quando, fissato cotg  = 2, 5 per il calcolo

sia di VRd max che di VRds , risultano verificate tutte e due le seguenti disuguaglianze: VRd max > VSd e VRds > VSd .

573
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la verifica è positiva solo se risulta 1,0  cotg  2,5 . In funzione del valore calcolato per
cotg , quanto più questo è distante dal valore 2,5 tanto meno la rottura della struttura per
taglio avrà caratteri di fragilità.
In particolare, stante la costanza di ( Asw / s ), quando il valore massimo di VRds , calcolato per
cotg = 2, 5 , risulta minore di VSd allora l’armatura è sicuramente inadeguata a causa
dell’insufficiente altezza utile della sezione dell’elemento strutturale. Se, invece, per
cotg = 2, 5 risulta VRds > VSd ma VRd max < VSd , allora si deve verificare se esiste quel
particolare valore eff dell’angolo d’inclinazione del puntone compresso (che rispetti i limiti
di Norma: 1,0  cotgeff  2,5 ) che possa trovare uno stato di equilibrio ultimo per il quale
risulti sufficiente l’armatura di taglio presente. Si può dimostrare che il suddetto equilibrio
allo stato limite ultimo deve essere cercato per un valore di  * (comune sia a
VRd max = VRd max (*) che a VRds = VRds ( *) ) che verifichi il seguente vincolo
VRd max (*) = VRds (*) .
Di conseguenza, prendendo come condizione limite accettabile quella che porta la rottura
dell’elemento strutturale per contemporanea rottura del puntone e delle armature
(sostanzialmente, un specie di rottura bilanciata per taglio), si può imporre:
VRd max (*) = VRds (*) .
Si calcola, quindi, il valore di cotg * che porta l’elemento strutturale ad una rottura di tipo
bilanciato per taglio:
cw    fcd  bm
cotg * = 1.
( As / s)  fyd sin
Se il valore così calcolato rientra nei limiti di Norma ( 1,0  cotg*  2,5 ) – utilizzando
proprio il valore calcolato cotg * per computare il valore della resistenza al taglio delle
armature – la verifica riesce positiva solo se, con il nuovo valore di cotg * , risulta anche
VRds ( *)  VSd .

Procedure generali. Le procedure da seguire per il dimensionamento di un elemento


strutturale da armare al taglio è la seguente:
 se in una generica sezione trasversale risulta: VSd  VRdc , non è necessario armare al taglio,
ma si deve comunque prevedere un’armatura minima trasversale:
0,08  fck [MPa]
wmin = ;
fyk [MPa]
dove con Asw deve intendersi la sezione trasversale complessiva delle barre di armatura al
taglio comprese all’interno del loro interasse s. Operativamente si può porre(19):
 Asw  0,08  fck [MPa]
  [cm / m] = 100 
2
 bm [cm] sin ;
s min fyk [MPa]
dove con  si è indicata l’inclinazione delle armature trasversali al taglio (ad esempio,
 = 90° per le staffe e  = 45° per i piegati).
Nota. Tale armatura minima può essere omessa in elementi quali piastre (piene, nervate,
cave) dove la ripartizione trasversale dei carichi può avvenire. L’armatura minima a
taglio può anche essere omessa in elementi di minore importanza (per esempio architravi
di luce  2 m ) che non contribuiscono in modo significativo alla resistenza e alla stabilità
della struttura;
 nelle sezioni dove risulti (vedere quanto anticipato all’inizio del paragrafo 11.12):

19
Si ricorda che con Asw si deve intendere larea dellarmatura al taglio sulla lunghezza dellinterasse s.

574
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VSd > VRdc = [CRdc  k  (100 l  fck ) 1/3 + k1   cp ] b m  h  (v min + k1   cp )  bm  h ,


si deve provvedere al dimensionamento di un’opportuna armatura di cucitura al taglio, in
modo che le sole armature trasversali assorbano l’intera sollecitazione tagliante di
progetto: VRd  VSd . Per prima cosa si fissa il valore dell’inclinazione  del puntone di
conglomerato compresso, ponendo cura che rientri nel limite 1  cotg   2, 5 (20);
 operativamente conviene iniziare a calcolare il valore di VRd max considerando
cotg = 2, 5 (21). In particolare, per sicurezza, nel calcolo dell’espressione di VRd max
conviene porre in ogni caso  = 90° (armature trasversali costituite da sole staffe), in
modo da minimizzare il valore della resistenza del puntone anche in presenza di piegati,
visto che le staffe sono sempre presenti. In generale, come da Norma, la verifica nei
confronti dello schiacciamento del puntone richiede che:
(cotg + cotg )
VSd < VRd max =  cw  bm  0, 9  h    fcd  ; ovvero:
1 + cotg2 
VSd  VRd max =  cw  bm  0, 9  h    fcd  (cotg + cotg )  sin 2  ,
avendo tenuto in conto la relazione trigonometrica:
1
= sin2  .
1 + cotg 2 
In particolare, si ha:
 f [MPa]
 = 0,6   1  ck ;
 250
 1, 0 per strutture non precompresse

(1+  cp / fcd ) per 0  fcd   cp  0, 25 fcd
cw = 
1, 25 per 0, 25 fcd   cp  0, 5  fcd

 2, 5  (1  cp / fcd ) per 0, 5  fcd   cp  fcd
essendo il parametro cw un coefficiente che tiene conto dell’interazione tra la tensione
nel corrente compresso e qualsiasi tensione di compressione assiale. In particolare, si è
indicato con  cp la tensione media sulla sezione trasversale dell’elemento strutturale
(considerata positiva se di compressione, negativa se di trazione) dovuta alla forza assiale
di progetto N Sd , e computata come valore medio tenendo conto anche delle armature.

Adottando, quindi, per semplicità e sicurezza le ipotesi proposte ( cotg = 2, 5 e


 = 90° ), si ricava la seguente formulazione operativa(22):
VSd < VRd max = 0, 30 cw  h   fcd  b m .
Applicabile, in sicurezza, sia per E.C.2 (NAD) che per E.C.2 EN 1992-1-1.

20
Secondo E.C.2 (NAD) il limite superiore è posto pari a 2. Notare che valori maggiori del suddetto limite riducono il valore
della resistenza a schiacciamento del puntone compresso.
21
Notare che, assumendo per la cotangente dellangolo di inclinazione della biella compressa il valore 2,5, il valore numerico
del parametro VRdmax assume nellintervallo considerato dalla Norma ( 1, 0  cotg  2, 5 ) il suo valore minimio.
Pertanto, il pedice “max” rimane solo come conservazione della notazione definita dalla Norma.
22
Nel presentare la formulazione operativa per la verifica a schiacciamento del puntone compresso, si è forzatamente portato il
coefficiente numerico moltiplicatore da 0,31 a 0,30 nel caso di E.C.2 1992-1-1: 2005 e quindi da 0,34 a 0,30 nel caso di
E.C.2 (NAD). In questo modo, la formulazione del taglio massimo del puntone compresso risulta sempre in sicurezza e
analoga a quella utilizzata dal D.M. 09.01.96.

575
Documento #:
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Nel caso risultasse VSd > 0, 30 cw  h   fcd  bm , allora sarà necessario imporre la
condizione VRd max = VSd (con VRd max valore numerico calcolato in termini di cotg = 2, 5 )
e ricavare il valore del nuovo angolo  . Con quest’ultimo valore calcolato dell’angolo, si
devono infine calcolare le armature con la formulazione descritta al punto seguente:
 il calcolo delle armature al taglio (detti con s e  , rispettivamente, l’interasse delle
armature al taglio e il loro angolo(23) di inclinazione rispetto all’asse longitudinale
dell’elemento strutturale) deve utilizzare la seguente formulazione (la tipologia di
armatura è in funzione dell’angolo  ):
A
VRds = sw  0,9  h  f yd  (cotg + cotg )  sin ;
s
dove, al solito, con Asw deve intendersi la sezione complessiva trasversale delle barre di
armatura al taglio che sono comprese all’interno del loro interasse s(24). In fase di progetto
e verifica delle armature al taglio si può cautelativamente assumere sempre la posizione
cotg = 1, 0 (quindi  = 45° ) che rende minimo il valore di VRds . In questo modo, in
armonia anche con le osservazioni sperimentali, si considera avvenuto il limite ultimo di
rottura nei pressi degli incastri, quando le fratture nell’anima dell’elemento strutturale si
presentano con un andamento attorno ai 45° rispetto all’asse longitudinale dell’elemento
stesso(25).
In generale, nel caso di sole staffe (  = 90° con sin = 1, 0 ), si ha:
Asw
VRds =  0,9  h  fyd  cotg ;
sst
avendo indicato con s st il passo delle staffe lungo l’asse longitudinale dell’elemento
strutturale. In particolare, se risulta positiva la verifica a non schiacciamento: VSd  VRd max
(avendo considerato cotg = 2, 5 ), il valore minimo di Asw / sst può essere computato
mantenendo cotg = 2, 5 e ponendo VRds = VSd . Mantenendo, invece, VRds = VSd = cost e
assumendo valori minori di cotg [1, 0; 2, 5) , il quantitativo di armatura Asw / sst
calcolato aumenta. In particolare, nel caso in cui VSd = VRd max , la massima area efficace di
armatura al taglio può raggiungere il suo massimo per cotg = 1, 0 (quindi, nella
condizione VRds = VSd = VRd max con  = 45° )(26):
Asw max  Asw max 0, 5 cw   bm fcd

  .
s  s efficace sin fyd

23
Notare che langolo di inclinazione delle barre al taglio in una trave ricalata assume il valore di 45° per i piegati e 90° per le
staffe.
24
Ad esempio, una trave armata al taglio con staffe di diametro 8 mm a due bracci in ragione di 1 8 / 15 presenta allinterno

Asw = 2  (0, 50 cm ) = 1, 0 cm
2 2
del suo interasse (s = 15 cm): .
25
A valle di questo stadio, raggiunto lo snervamento delle armature, se si incrementano ulteriormente i carichi, aumentano le
deformazioni e gli scorrimenti. Il taglio è ancora equilibrato dalle armature ormai snervate, ma lequilibrio è subordinato sia
alla non entrata in schiacciamento del puntone compresso e sia alla presenza di unidonea armatura longitudinale (che
deve essere ancora sufficiente allaumento del tratto di traslazione dei momenti flettenti per la trazione anticipata). Si può
dire così di aver permesso allelemento strutturale di penetrare in una fascia dove la rottura per aumento dei carichi è
causata dallo schianto improvviso del puntone compresso: rottura senza preavviso (vedere anche nota successiva).
26
Il massimo valore del taglio a rottura che il puntone compresso può equilibrare è quando la sua inclinazione è a 45°.
Pertanto, quando il taglio di calcolo eguaglia proprio tale valore, il quantitativo di armatura al taglio calcolato coincide, in
questo caso, con il massimo che la geometria della sezione e le resistenze dei materiali possono permettere. Quantitativi
di armatura maggiori non sono sfruttabili: ulteriori incrementi dei carichi porterebbero immediatamente il puntone allo
schiacciamento e lequilibrio necessario allo sfruttamento del contributo delle armature verrebbe meno.

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In questo caso, valori di armatura al taglio Asw max / s maggiori di quella definita come
efficace sono inutili, perché la massima resistenza del puntone (per cotg = 1, 0 ) non è in
grado di sostenere ulteriori contributi dell’armatura.
 In particolare, l’armatura tesa longitudinale deve essere dimensionata in modo tale che sia
in quantità sufficiente da assorbire la forza di trazione aggiuntiva Ftd dovuta al taglio:
1
Ftd =  VSd  (cotg  cotg ) ;
2
Inoltre, si raccomanda che MSd / (0, 9 h) +  Ftd  M Sd max / (0,9  h) ; dove con MSd max è da
intendersi il momento di progetto massimo lungo tutto l’asse dell’elemento strutturale.

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Osservazioni. In base alle considerazioni precedenti, è possibile sintetizzare le seguenti


osservazioni sul taglio: in base al modello del traliccio con inclinazione variabile della
biella compressa, ogni diagonale tesa deve contribuire ad assorbire l’intera forza di taglio.
Quanto maggiore è la pendenza scelta della diagonale compressa (quindi, quanto
maggiore è il valore di cotg ), tanto più aumenta l’ampiezza ( a = 0,9  h  (cotg  cotg ) )
su cui si distribuisce la forza della diagonale tesa. In altre parole, ciò significa che
all’interno dei limiti posti da Normativa, l’inclinazione  della diagonale compressa si
predispone da sé stessa in modo da trovare uno stato di equilibrio per il quale risulti
sufficiente l’armatura di taglio introdotta. Quanto più piccola si sceglie l’armatura al
taglio, tanto più piatte risultano le diagonali compresse. In alcuni testi, a tal proposito, si
introduce il cosiddetto “grado di assorbimento del taglio”. Esso è correlabile alla misura
del consumo di acciaio per l’armatura al taglio; questo grado è definito come rapporto tra
la sezione trasversale reale dell’armatura di taglio e quella sezione trasversale delle barre
di armatura che risulta necessaria calcolandola con la posizione  = 45°  cotg = 1, 0 . Il
grado di assorbimento del taglio  risulta quindi definito dalla seguente formula (vedere
simbologia in figura 11.2):
0  bm
Z ,  = (cotg + cotg )  sin  1 + cotg
= = = ;
Z, =45° 0  bm cotg + cotg 
(cotg 45° + cotg )  sin
avendo indicato con  0 la tensione di taglio alla quota dell’asse neutro e con Z la forza
di trazione che l’armatura al taglio (inclinata di  ) deve assorbire per unità di lunghezza
longitudinale ( a = 0,9  h  (cotg  cotg ) ) lungo l’elemento strutturale.
Ebbene, con un assorbimento diminuito di taglio, la relazione per la forza di trazione con
inclinazione dell’angolo  è la seguente:
  0  bm
Z, = =   Z ,  = 45° = .
sin + cos 
Da questa espressione, e dalle considerazioni fatte precedentemente, si possono dedurre le
seguenti conclusioni:
 con una inclinazione  decrescente della diagonale compressa, il consumo di acciaio
per l’armatura al taglio diminuisce fortemente. Contemporaneamente, però, le tensioni
oblique di compressione dell’anima aumentano e aumenta il pericolo di una rottura
per compressione dell’anima (fissati  , bm e Z, = , quando  diminuisce anche 
diminuisce: aumenta quindi  0 ). Soprattutto per gli elementi strutturali con anime
molto sottili, quali le travi a T o rettangolari con larghezza contenuta;
 l’esperienza acquisita nelle prove dimostra che con  decrescente (aumento di cotg )
anche il valore massimo della tensione tangenziale ammissibile diminuisce. Infatti, già
nelle DIN 1045, il grado ammissibile di assorbimento del taglio era posto in funzione
del dato valore di calcolo della tensione tangenziale  0 : ammettendo solo valori
  0, 4 .
 le tensioni di compressione oblique nell’anima sono quasi doppie con un’armatura a
staffe rispetto a barre inclinate;
 la sezione trasversale dell’acciaio necessaria per le barre inclinate è minore che con le
staffe. Ciononostante, il consumo di acciaio è pressappoco uguale, perché le barre
inclinate sono più lunghe delle staffe.
Per concludere, tenendo sempre a mente che l’analogia del traliccio rappresenta solo
un’elegante soluzione approssimata e che la realtà si dimostra decisamente più
complicata, l’applicazione dell’analogia del traliccio è limitata a quei valori di  (e
quindi a quei valori di cotg ) nei quali la sua funzionalità è stata convalidata da prove.

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Infatti, considerando le sole staffe ( cotg = 0 ), il valore del grado di assorbimento del
taglio  risulta:
1+ cotg 1
 == = .
cotg + cotg cotg 
E, assumendo, come da Norma, il valore cotg = 2, 5 , si ottiene  = 0,4 .

Verifiche tramite il concetto di grado di assorbimento del taglio. In virtù di quanto


osservato nelle pagine precedenti, l’Autore propone due procedure per la verifica delle
armature trasversali al taglio per sole staffe, in due condizioni particolari.

Nota. La logica delle suddette procedure è stata studiata per l’implementazione su foglio
elettronico del tipo Excel, con verifiche per step. Le procedure suddette ipotizzano, per le
armature di cucitura, la presenza di sole staffe.

La teoria segue il modello del traliccio con inclinazione variabile del puntone e sfrutta i
concetti di grado di assorbimento del taglio e rottura bilanciata per taglio.
Ciò posto, in fase di verifica, fissate le armature trasversali e il loro interasse, si indichi con
VRds, =45° il taglio (minimo) di progetto che l’armatura trasversale (di sole staffe) è in grado
di assorbire per una inclinazione del puntone compresso pari a 45°:
A
VRds, =45° = sw  0,9  h  fyd ;
sst
Si indichi con VRd max, il massimo taglio di calcolo portato dal puntone compresso per
cotg =  e in presenza di sole staffe ( cotg = 0 ). In particolare, si utilizzi la seguente
formulazione approssimata in sicurezza introdotta nei paragrafi precedenti(27):
VRdmax,  = 0, 30 cw b m  h   fcd .
Si indichi, infine, con VRds,  il taglio (massimo) di progetto che l’armatura trasversale (solo
staffe) è in grado di assorbire per un valore di cotg =  :
A
VRds,  = sw  0,9  h  fyd   =   VRds,  =45° ;
s st
dove, al solito:
 Asw è la somma dell’area di tutte le sezioni trasversali di tutti i bracci della staffatura
compresa all’interno del suo interasse s st ;
 h è l’altezza utile della sezione resistente;
 Asw / sst , in fase di verifica, è noto e quindi viene assunto come un numero costante;
  è il parametro che sta ad indicare il particolare limite superiore imposto dalla Norma:
E.C.2 (NAD):  = 2, 0 e VRd max  VRd 2 ; VRds  VRd 3
E.C.2 (EN 1992-1-1):  = 2, 5 .

Si indichi, poi, con  * quel particolare angolo di inclinazione del puntone in cui risulti la
rottura contemporanea sia del puntone compresso che delle armature trasversali al taglio. Si
chiami questo stato con la dizione di “rottura bilanciata per taglio” dell’elemento
strutturale. Tramite il concetto di rottura bilanciata per taglio, in queste procedure, si
assumerà necessario sempre soddisfare il seguente vincolo:

27
Notare che il parametro cw , essendo stato introdotto dalla nuova versione dellE.C.2, non deve essere considerato se si
applica lE.C.2 (NAD). Nel caso di applicazione di E.C.2 (NAD) va considerato sempre pari allunità.

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VRds < VRd max .


Ovvero, si considera vincolante il concetto di duttilità al taglio, assumendo valido il
seguente principio: “lo stato limite ultimo per taglio si configura con buone caratteristiche
di duttilità se avviene per snervamento delle armature di cucitura e non per schiacciamento
dei puntoni compressi”: VSd = VRds < VRd max .
Ora, sfruttando l’espressione del grado di assorbimento del taglio:
1+ cotg  1
= = ,
cotg + cotg cotg 
stante la costanza in sede di verifica del rapporto Asw / sst , si definisca:
VRds, =45° 1 VRds
VRds =  = cotg  = [1,0;  ] ,
  VRds,  =45°
1
dove il parametro  [ ; 1,0] . In particolare, per  = 2, 5 risulta:  [0, 4; 1, 0] ; quindi con

0, 4    1, 0 . Di conseguenza, dovrà risultare:
VRds, =45° VRds
0, 4  VRds  VRds,  =45°  VRds  0, 4   1, 0  1, 0   2,5 .
VRds VRds,  =45°
In particolare, si riconosce il vincolo sull’inclinazione del puntone: 1,0  cotg  2,5 .
-----------------------------------------------------------------------------------------------------
Procedura a). Si può dimostrare(28) che, quando:
VSd < VRd max, calcolato con cotg  = 

V < VSd < VRds,  ,
 Rds, =45°
la sezione è verificata solo se risulta:
VRds  VSd
VSd
 VRds  cotg   = cotg eff [1, 0; ] .
cotg  = [1, 0;  ] VRds,= 45°
 VRds, = 45°

Sintetizzando, sotto le ipotesi fissate, la sezione è verificata se:


VSd
= cotgeff [1, 0;  ]
VRds,  = 45°
-----------------------------------------------------------------------------------------------------
Nota. I rimanenti casi, ipotizzando VSd < VRd max, con VRd max (calcolato per cotg =  ),
sono:
 VSd < VRds, =45° con la sezione ovviamente verificata;
 VSd > VRds,  =   VRds, =45° con la sezione sicuramente non verificata: cotg >  .

28
Vedere note a fine esempi 4 e 9 al paragrafo 11.14.

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-----------------------------------------------------------------------------------------------------
Procedura b). Si può dimostrare che, quando:
VSd < VRds,  calcolato per cotg  = 

V > VRd max, calcolato per cotg  = ,
 Sd
la sezione è verificata se, indicato con  * quel particolare angolo di inclinazione del
puntone che porta l’elemento strutturale in condizioni di rottura bilanciata per taglio,
risulta(29):
  0,40 E.C.2 (NAD)
 =

0,33 E.C.2 EN
 cotg* [1,0; ]
VRd max,
cotg* =  1 [1, 0; ]  VRds (eff ) VSd .
  VRds, =45° cotg* > V = cotgeff =
VRds, = 45°

Rds,  =45°



VSd = VRds (eff ) < VRd max (eff )
Sintetizzando, stante le ipotesi fissate, la sezione è verificata se risulta:
 cotg * [1, 0;  ]

 VSd
 cotg * > V
 Rds, = 45°

-----------------------------------------------------------------------------------------------------

Nota. I rimanenti casi sono:


 VSd > VRd max, (con VRd max calcolato per cotg =  ) e con VSd > VRds,  =   VRds, =45°
con la sezione sicuramente non verificata: cotg >  ;
 VRd max, > VSd con VRd max (calcolato per cotg =  ) e con VSd < VRds,  .
Quest’ultimo caso ricade nella procedura a).

Osservazioni. Indicato con  * il grado di assorbimento del taglio in condizioni di rottura


bilanciata:
1 V ( *)
cotg * = = Rsd
 * VRds, = 45°
e con eff il grado di assorbimento del taglio in condizioni di rottura non fragile e in
condizioni di equilibrio ( VRsd (eff ) = VSd ):
1 VRsd (eff ) VSd
cotg eff = = = ,
eff VRds, = 45° VRds,  =45°
per una verifica positiva deve risultare: * < eff .

29
Il parametro  è stato introdotto e definito allinterno di queste procedure per poter utilizzare ununica formulazione
approssimata del massimo taglio ultimo portato dal puntone compresso (nella massima inclinazione consentita). Tramite
 , in queste procedure, si tiene conto del differente valore di  e quindi del tipo di Normativa utilizzata.

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Infatti, detto con  * l’angolo di inclinazione del puntone in condizioni limite ammissibili di
rottura bilanciata, se risulta: cotg * > cotg eff (quindi, se risulta * < eff ), allora l’angolo
effettivo eff assunto dal puntone all’equilibrio rispetta il vincolo: eff >  * . In altre parole,
lo stato limite ultimo per taglio si configura con buone caratteristiche di duttilità e avviene
per snervamento delle armature trasversali e non per schiacciamento del puntone compresso,
ovvero risulta verificata la relazione:
VSd = VRds (eff ) < VRd max (eff ) ,
dove, all’equilibrio: VSd = VRsd (eff ) = VRds, = 45°  cotg eff .
Infatti, dalla condizione di rottura bilanciata con VRd max (*) = VRds (*) , se si aumenta
l’angolo di inclinazione del puntone compresso *  eff , stante la costanza del rapporto
Asw / sst , si ha un aumento di VRd max (*)  VRdmax (eff ) e una diminuzione di
VRds (*)  VRds ( eff ) . Di conseguenza, all’equilibrio VSd = VRsd (eff ) è sicuramente
rispettato il vincolo: VSd = VRds (eff ) < VRd max (eff ) .

Esempio utilizzo procedura a). Dati di progetto:


Normativa utilizzata: E.C.2 EN 1992-1-1
 = 2, 5 ;  = 0,33
larghezza minima anima: bm = 30 cm ;
altezza utile sezione resistente: h = 45, 5 cm ;
resistenza di progetto conglomerato: fcd = 113daN / cm2 ;
 = 0,55 ;
cw = 1, 0 ;
resistenza di progetto acciai: fyd = 3800daN / cm2 ;
taglio di progetto agente sulla sezione: VSd = 12100 daN ;
staffatura presente (a 2 bracci): 18 / 10 ;

Calcolo dati (step 0):


Calcolo area di armatura al taglio effettiva:
Asw f1s 2  (0, 50 cm 2 )
 = = 10 cm 2 / m .
sst ts (0, 10 m)

Calcolo massimo taglio per schiacciamento del puntone (calcolato per cotg = 2, 5 ):
VRd max,  = 0, 30 cw  bm  h    fcd = 0, 30  1 (30 cm)  (45, 5 cm)  0,55 (113daN / cm 2 )  25450 daN.

Calcolo VRds, =45° e VRds,  :


Asw 2  (0,50 cm2 )
VRds, =45° =  0,9  h  fyd =  0,9  (0, 455 m)  ( 3830daN / cm 2 )  7800 daN ;
sst (0,20 m)
VRds,  =   VRds,  =45° = 2, 5  (7800 daN) = 19500 daN .

Verifiche.
Risulta (step 1):
VSd = 12100 daN < VRd max, = 25450 daN calcolato con cotg = 2, 5

V = 7800 daN < VSd = 12100 daN < VRds,  = 19500 daN
 Rds, =45°

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Essendo infine (step 2):


VSd (12100 daN)
cotg eff = =  1, 55 [1, 0; 2, 5] ,
VRds, =45° (7800 daN )
la sezione è verificata con valore del grado di assorbimento del taglio pari a:
1 1
eff = =  0,65 > 0, 4 .
cotgeff 1, 55
Osservazioni. È possibile rendersi anche conto del valore effettivo di cotg : valori
prossimi al limite superiore  = 2, 5 (quindi  prossimo a 0,4) segnalano che è necessario
verificare che le armature longitudinali presenti siano in quantità sufficiente per coprire il
diagramma dei momenti flettenti traslato in funzione del valore calcolato per cotg . Inoltre,
valori di cotg molto prossimi a  = 2, 5 avvertono un aumento del pericolo di rottura per
compressione dell’anima rispetto al caso con cotg = 1, 0 (e con  = 1, 0 ). Inoltre,
mantenendo una staffatura abbondante (  con valori prossimi a 1), si conferisce al
conglomerato compresso il mantenimento di una buona cerchiatura.

Nota. Stante la costanza del rapporto Asw / sst , se allo step 1, oltre alla condizione
VSd < VRd max, , fosse risultato anche VRds, =45° > VSd , la verifica si sarebbe conclusa
immediatamente con esito positivo.

Esempio utilizzo procedura b). Dati di progetto:


Normativa utilizzata: E.C.2 EN 1992-1-1
 = 2, 5 ; e  = 0,33
larghezza minima anima: bm = 60 cm ;
altezza utile sezione resistente: h = 20 cm ;
resistenza efficace conglomerato:   fcd = 77, 5daN / cm 2 ;
cw = 1, 0 ;
resistenza di progetto acciai: fyd = 3740daN / cm2 ;
taglio di progetto agente sulla sezione: VSd = 35000 daN ;
staffatura presente (a 4 bracci): 28 / 10 ;

Calcolo dati (step 0):


Calcolo area di armatura al taglio effettiva:
Asw f1s 4 (0, 50 cm2 )
 = = 26, 67 cm 2 / m .
sst ts (0,075 m)

Calcolo massimo taglio per schiacciamento del puntone (calcolato per cotg =  = 2,5 )
VRd max,  = 0, 30 cw  bm  h    fcd = 0, 30  1 (60 cm)  (20 cm) (77, 5 daN / cm2 ) = 27900 daN

Calcolo VRds,  :
Asw A
VRds,  =  0,9  h  fyd   = sw  0, 9 h  f yd  2, 5 =
s st sst
= (26, 7 cm 2 / m)  0, 9 (0, 20 m)  (3740 daN / cm 2 )  2, 5  44900 daN ;

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Calcolo VRds, =45° :


Asw
VRds, =45° =  0,9  h  fyd = (26, 7 cm 2 / m)  0, 9 (0, 20 m)  (3740 daN / cm 2 )  17970 daN .
sst

Verifiche.
Risulta (step 1):
VSd = 35000 daN < VRds,  = 44900 daN calcolato per cotg = 2, 5

VSd = 35000 daN > VRdmax,  = 27900 daN calcolato per cotg = 2, 5.

Calcolo angolo inclinazione del puntone in condizioni di rottura bilanciata (step 2):
VRd max, (27900 daN)
cotg * = 1 =  1  1, 92 [1, 0; 2, 5]
  VRds, =45° 0,33 (17970 daN)
non risulta però verificata la seconda condizione (step 3):
VSd (35000 daN)
cotg * = 1, 92 < = cotgeff =  1,948.
VRds,  =45° (17970 daN)
Sezione non verificata.

Osservazioni. La verifica è appunto negativa perché risulta cotg * < cotg eff = 1, 90
(ovvero, risulta eff >  * e quindi si è superata la soglia ammissibile di rottura bilanciata).
Infatti, non risulta rispettato il vincolo VSd = VRsd (eff ) < VRd max (eff ) , perché si ha:
VRds (*) = cotg * VRds,  =45° = 34960 daN < VSd = 35000 daN .

Nota. Stante la costanza del rapporto Asw / sst , se allo step 1, oltre alla condizione
VSd < VRds,  si fosse verificata anche la condizione VSd < VRd max , la verifica si sarebbe
immediatamente conclusa con esito positivo; eventualmente calcolando, come nello step 2)
della procedura 1, l’effettivo valore di cotg eff [1, 0; 2,5] dal rapporto:
VSd
cotg eff = .
VRds, =45°
Infatti, come osservato precedentemente, in questo caso si ricade nella procedura a).
Infine, se allo step 2 fosse risultato cotg * [1, 0; 2, 5] , la verifica si sarebbe chiusa
immediatamente con esito negativo.

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