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ALFIA
Associazione dei laureati della Facoltà di Ingegneria di Ancona
In collaborazione con
C.T.A. – Collegio dei Tecnici dell’Acciaio
Istituto di Scienza e Tecnica delle Costruzioni – Univ. Politecnica delle Marche
PROCAM – Dip. di Progettazione e Costruzione dell’Ambiente- Univ. Camerino
Con il patrocinio di
Ordine degli Ingegneri della provincia di Ancona
Ordine degli Architetti della provincia di Ancona
Corso di aggiornamento
fu
εu
Fig.2 - Curva sforzo-deformazione per acciai dolci: definizione delle caratteristiche meccaniche
Per gli acciai dolci, il diagramma σ-ε che si ottiene ha il tipico andamento in figura 2. Esso è
caratterizzato da un primo tratto OP con andamento lineare: il valore fo è detto limite di
proporzionalità. Superato il punto P, si ha un ramo di comportamento elastico non lineare PE
seguito da un tratto di comportamento anelastico ES (scaricando si hanno deformazioni residue del
provino) che culmina con lo snervamento del materiale per il valore di tensione fy. Raggiunto il
punto S, si ha un ramo a rigidezza nulla dove il materiale subisce gli allungamenti imposti dalla
pressa senza incrementare lo stato tensionale. Terminato il tratto di snervamento inizia
l’incrudimento, ovvero un tratto in cui il materiale recupera una certa rigidezza. Il punto con
ordinata massima del diagramma definisce il limite di resistenza del materiale fu. A questo punto
inizia la strizione del provino ed il diagramma decresce fino a raggiungere la deformazione di
rottura εu.
In effetti, come è possibile vedere dalle curve riportate in figura 3, il limite di proporzionalità e
quello elastico coincidono praticamente con il limite di snervamento fy che di solito viene assunto
come vero e proprio limite elastico. Si osservi che il modulo di elasticità è praticamente lo stesso
per tutti i tipi di acciaio (Es ≅ 210000 N/mm2). Inoltre, le deformazioni in gioco in campo post-
elastico sono molto elevate e, per gli acciai più dolci, possono raggiungere valori superiori al 20%.
La stessa prova eseguita su acciai extra-duri o trattati termicamente, fornisce risultati diversi in
quanto il ramo di snervamento è assente. In questo caso il limite di snervamento viene definito
convenzionalmente come la tensione alla quale corrisponde una deformazione residua dello 0.1% o
0.2% (Fig.4).
fu
εu
Fig.4 - Curva sforzo-deformazione per acciai extra-duri: definizione delle caratteristiche meccaniche
Nelle analisi strutturali e nei calcoli di verifica, il comportamento dell’acciaio viene
schematizzato con diagrammi a bilatera come quelli riportati in figura 5. Il primo legame è di tipo
elastico perfettamente plastico e può essere sostituito dal secondo per evitare problemi di
convergenza delle procedure numeriche. Dal momento che la deformazione a rottura può
raggiungere valori molto elevati, di solito non si fissano limiti di deformabilità (il materiale è
considerato teoricamente come infinitamente duttile).
Tab.1 - Valori nominali della resistenza di snervamento fy e della resistenza a rottura per trazione fu
per acciaio strutturali conformi alla EN 10025 o prEN 10113
σ ≤ fy (1)
Purtroppo la condizione (1), correlata direttamente alla prova monoassiale di resistenza, non è in
grado di descrivere la plasticizzazione in casi di tensione pluriassiali. Nella definizione della
resistenza del materiale, è fondamentale definire criteri capaci di estrapolare le informazioni
ottenute dalle semplici prove monoassiali agli effettivi stati di tensione pluriassiali. Ciò equivale ad
interpretare qualitativamente quali sono le cause del raggiungimento dei limiti di resistenza del
materiale. Il più semplice criterio di plasticità per solidi isotropi incompressibili è dovuto a Von
Mises e consiste nel limitare il secondo invariante del deviatore della tensione, ovvero
1 D D
S ⋅S ≤ k2 (2)
2
dove
1
S D = S − tr (S )I *
(3)
3
Poiché il secondo invariante del deviatore delle tensioni è proporzionale all’energia elastica di
deformazione legata alla perdita di forma del solido, è immediata l’interpretazione secondo cui un
solido si plasticizza nel momento in cui subisce perdite di forma eccessive. In altri termini si ritiene
che le deformazioni volumetriche non possano in alcun modo condurre a stati plastici.
Esplicitando le componenti del deviatore della tensione, la (2) può riscriversi come
3
(
1 2
)
σ x + σ 2y + σ 2z − σ x σ y − σ y σ z − σ z σ x + τ 2xy + τ 2yz + τ 2zx ≤ k 2 (4)
Considerando uno stato di tensione monoassiale, dovendo valere anche la (1), si può determinare la
costante
1 2
k2 = fy (5)
3
σ x τ xy τ xz σ m 0 0 σ x − σ m τ xy τ xz
1
S = τ yx σ y τ yz tr ( S )I = 0 σ m 0 S =
D τ yx σ y − σm τ yz
3 0 0 σ
τ zx τ zy σ z m τ zx τ zy σ z − σ m
dove
(
σ id = σ 2x + σ 2y + σ 2z − σ x σ y − σ y σ z − σ z σ x + 3 τ 2xy + τ 2yz + τ 2zx ) (7)
è detta tensione ideale. Nel caso della trave, con riferimento alla sezione trasversale, gli stati di
tensione sono caratterizzati dalle componenti di tensione normale σ e tangenziale τ, per cui la
tensione ideale risulta
σ id = σ 2 + 3τ 2 (8)
1/r
La formazione dei meccanismi di collasso con molte cerniere plastiche è subordinata alla limitata
capacità rotazionale delle stesse che dipende dalla effettiva duttilità del materiale. Nell’esempio di
Fig.7, la cerniera centrale potrà prodursi solo se le cerniere che si formano per prime agli incastri
hanno sufficiente capacità rotazionale.
I meccanismi di cui sopra possono innescarsi fintanto che le sezioni siano in grado di
plasticizzarsi completamente. In molte situazioni ciò non è possibile in quanto per effetto di
fenomeni di instabilità locale (Fig.8), la plasticizzazione della sezione è consentita solo in parte o
non lo è affatto. In tali situazioni, il collasso avviene quando il materiale è ancora in gran parte allo
stato elastico. Nei casi più estremi, la resistenza della membratura è raggiunta in fase post-critica
nella quale il meccanismo resistente non è più di tipo sezionale.
Rd
Ad
Il processo di misura di sicurezza della struttura, nello spirito del metodo semi-probabilistico,
prevede l’elaborazione di un certo valore della capacità resistente della struttura a partire dai dati
sperimentali della resistenza dei materiali; dall’altro lato, a partire dai dati sulle condizioni di carico,
si elabora un valore di sollecitazione inteso come effetto delle azioni. Per le elaborazioni si devono
definire opportuni modelli di calcolo che rappresentino in modo idealizzato il reale comportamento
della struttura.
In figura 10 è riportato uno schema con i possibili percorsi di analisi. Nel primo caso,
l’elaborazione avviene a partire dalle azioni che, grazie all’analisi strutturale, conduce alla
determinazione delle sollecitazioni di progetto dalle quali, attraverso la successiva analisi sezionale,
si giunge a grandezze locali (ad esempio le tensioni). La verifica è fatta a livello puntuale
confrontando la tensione ottenuta con un valore limite fissato sulla base dalla statistica delle
resistenze. In modo del tutto duale, il terzo percorso prevede l’elaborazione a partire dalla statistica
delle resistenze, giungendo alla valutazione della capacità portante dell’intera struttura attraverso la
valutazione delle resistenze a livello sezionale. Il secondo percorso si pone in via intermedia
prevedendo sia l’elaborazione delle azioni attraverso l’analisi strutturale, sia l’elaborazione delle
resistenze attraverso l’analisi sezionale; le verifiche sono condotte a livello di caratteristiche di
sollecitazione.
Fig.10 – Possibili percorsi di analisi e verifica
I diversi modi di operare sono equivalenti solo nell’ipotesi di comportamento elastico lineare del
materiale ed escludendo gli effetti del secondo ordine. Di fatto, il primo percorso di analisi si presta
per effettuare la misura di sicurezza nei casi in cui la sezione non sia in grado di plasticizzarsi; i
modelli di analisi strutturale possono essere sia elastici lineari che elastici con non linearità
geometriche. Il terzo percorso, invece, si segue nei casi in cui si vuol valutare la sicurezza della
struttura nella sua globalità (formazione di un meccanismo plastico o instabilità globale); i modelli
di calcolo possono essere di tipo rigido-plastico o elasto-plastico o elastico con non linearità
geometriche. Nel secondo caso, l’analisi sezionale per la determinazione delle caratteristiche
resistenti è in genere di tipo non lineare mentre l’analisi strutturale, finalizzata alla determinazione
delle sollecitazioni, può essere di qualsiasi tipo (in genere si impiega l’analisi lineare).
A questo punto, vale la pena aggiungere qualche riflessione sul modello strutturale. Anzitutto è
chiaro che esso è una schematizzazione della struttura reale ed, in quanto tale, non può che
riprodurne in modo semplificato il comportamento. Ovviamente è necessario aver chiaro se i
risultati forniti dal modello sono conservativi o non conservativi. Purtroppo la risposta non è
semplice ma nei casi in cui non si abbiano problemi di instabilità (ovvero nei casi in cui gli effetti
del secondo ordine non sono importanti) vale il cosiddetto teorema statico del calcolo plastico che
può essere enunciato come segue: in una struttura costituita da materiale perfettamente duttile e
soggetta a un sistema di forze esterne F, se λu è il moltiplicatore limite delle forze per il quale si
ha la formazione del meccanismo di collasso e se λ è un moltiplicatore statico, ovvero un
moltiplicatore per il quale sia possibile determinare uno stato di sollecitazione elasto-plastico in
equilibrio con le azioni λF, si ha che ogni moltiplicatore statico è inferiore o uguale al
moltiplicatore limite. In altri termini, nei casi in cui non si presentino problemi di instabilità, le
sollecitazioni fornite da un qualsiasi modello (le quali ovviamente sono in equilibrio con i carichi
esterni) possono essere considerate in modo conservativo nelle verifiche di resistenza.
In questo spirito, l’analisi elastica può essere impiegata in tutti i casi mentre l’analisi plastica
globale, basata sull’individuazione di un meccanismo di collasso che si forma a seguito
dell’accensione di un certo numero di cerniere plastiche, può essere usata solo quando le
membrature, le sezioni delle membrature ed il materiale abbiano tutti i requisiti necessari per
garantire una sufficiente capacità rotazionale delle zone sede di cerniera plastica. Le analisi del
primo ordine (cioè quelle classiche) sono ammissibili solo nei casi in cui le strutture siano
controventate o a nodi fissi per le quali l’effetto delle deformazioni sul calcolo delle sollecitazioni
(effetti del secondo ordine) non è importante. In tutti gli altri casi o si procede alla verifica con
metodi che tengono indirettamente conto degli effetti del secondo ordine (es. amplificando i
momenti per effetto della forza assiale) o si eseguono analisi strutturali in cui gli effetti del secondo
ordine sono esplicitamente considerati (effetto P-∆).
Il problema della verifica di resistenza della struttura in acciaio è quindi molto delicato.
L’effettiva impossibilità della valutazione globale delle capacità portanti viene risolta con una serie
di verifiche di carattere convenzionale soddisfatte le quali si può asserire che la struttura è
sufficientemente sicura. Le normative tecniche, definendo azioni, resistenze e modelli di progetto,
hanno il compito di garantire uno standard di sicurezza della struttura, ovvero che con probabilità
accettabile essa rimarrà idonea all’uso al quale è destinata tenendo conto della sua durata prevista
e del suo costo, e che essa sopporterà, con adeguato grado di affidabilità, tutte le azioni e tutti gli
eventi che hanno probabilità di intervenire durante l’esecuzione e l’esercizio ed avrà una durata
adeguata in relazione ai costi di manutenzione.
Per quanto riguarda il calcolo delle sollecitazioni, il codice prevede in alternativa un’analisi
elastica globale o un’analisi plastica globale anche se il secondo tipo di analisi è applicabile solo a
strutture molto semplici aventi i massimi requisiti di duttilità. Viceversa, l’analisi elastica può
essere impiegata in tutti i casi. A causa degli effetti del secondo ordine, ai quali le strutture in
acciaio sono molto sensibili, sono ammesse le analisi classiche (che tengono conto cioè dei soli
effetti del primo ordine) solo nei casi in cui le strutture siano controventate, a nodi fissi o verificate
con metodi che tengono indirettamente conto degli effetti del secondo ordine. In alternativa devono
applicarsi analisi in cui gli effetti del secondo ordine sono esplicitamente considerati.
Per cogliere la varietà delle possibilità di collasso di una membratura in acciaio, le sezioni
trasversali delle travi vengono suddivise in 4 classi
Classe 1 – sezioni trasversali in grado di sviluppare una cerniera plastica avente la capacità
rotazionale richiesta per l’analisi plastica
Classe 2 – sezioni trasversali in grado di sviluppare il proprio momento resistente plastico con
limitata capacità rotazionale
Classe 3 – sezioni trasversali nelle quali le tensioni calcolate nelle fibre esterne compresse
possono raggiungere la resistenza allo snervamento ma l’instabilità può impedire lo
sviluppo del momento resistente plastico
Classe 4 – sezioni trasversali per le quali è necessario mettere esplicitamente in conto gli effetti
dell'instabilità locale nel determinare il loro momento resistente e la loro resistenza a
compressione
La classificazione di una sezione trasversale dipende dai rapporti dimensionali di ciascuno dei
suoi elementi compressi (snellezza locale) e viene fatta in base agli abachi riportati successivamente
confrontando il parametro di snellezza locale con valori di riferimento del tipo k 235 / f y dove k è
una costante dipendente dalla parte della sezione e dallo stato di sollecitazione della stessa. Per
quanto concerne le sezioni in classe 4, i fenomeni dell’instabilità locale nelle parti compresse
possono essere considerati riducendo la sezione alle sole parti efficaci determinate
convenzionalmente. È da notare che la classificazione dipende non solo dalla geometria della
sezione ma anche dal suo stato di sollecitazione; è pertanto chiaro l’intento della normativa di
fornire un metodo semplificato in grado di coniugare la semplicità della verifica e la complessità del
comportamento dell’elemento.
Nel seguito si riporta una tavola sinottica delle verifiche previste dalla Normativa Italiana ed un
estratto dell’EC3-1-1 con lo scopo di fornire ulteriori dettagli che, per ragione di sintesi, non sono
approfonditi in questa sede. Si segnala, altresì, che gli estratti riportati non sono sufficienti per le
pratiche applicazioni per le quali si rimanda alla lettura del testo integrale delle norme.
NTI - Metodo semi-probabilistico
Azioni di progetto
Fd = γ g Gk + γ p Pk + γ q1Q1k + ∑ (γ qi ψ 0i Qik )
n
SLU
i =2
n
SLE Fd = Gk + Pk + Q1k + ∑ (ψ 0iQik ) combinazione rara
i=2
n
Fd = Gk + Pk + ψ11Q1k + ∑ (ψ 2iQik ) combinazione frequente
i=2
n
Fd = Gk + Pk + ∑ (ψ 2iQik ) combinazione quasi permanente
i =1
dove
Azione ψ0 ψ1 ψ2
Carichi variabili nei fabbricati per:
Abitazioni 0.7 0.5 0.2
Uffici, negozo, scuole, ecc. 0.7 0.6 0.3
Autorimesse 0.7 0.7 0.6
Vento, neve 0.7 0.2 0
Resistenze di progetto
fy
fd = fy valore nominale di progetto
γm
γm = 1 coefficiente di sicurezza agli SLU e SLE
Combinazione I Cumula in modo più sfavorevole azioni permanenti ed accidentali ad eccezione del vento (o
del sisma) a meno che quest’ultimo non provochi tensioni maggiori di quelle ingenerate dagli
altri carichi permanenti e accidentali
Combinazione II Cumula in modo più sfavorevole azioni permanenti ed accidentali compresi vento o sisma
Tensione ammissibile
fy
σ adm = fy valore nominale di progetto
ν
ν = 1.5 coefficiente di sicurezza per combinazione I
ν = 1.5/1.125 coefficiente di sicurezza per combinazione II
EC3
N
σ= (9)
A
dove A è l’area della sezione. Se si assume per il materiale un legame costitutivo di tipo elasto-
plastico non incrudente, l’asta soggetta alla forza N di trazione si allungherebbe della quantità
N
∆L = L (10)
EA
N pl = A f y (11)
CNR 10011 N
Trazione e σN = ≤ fd stati limite
Aeff
compressione
N
σN = ≤ σ adm tensioni ammissibili
Aeff
EC3-1 N Sd ≤ N t ,Rd
trazione
dove Nt,Rd è il minore dei valori
EC3-1-1 N Sd ≤ N c ,Rd
compressione
N c ,Rd = Af y / γ M 0 sezioni classi 1, 2 e 3
Flessione
Si consideri un elemento soggetto ad uno stato di flessione semplice e si immagini di seguirne il
comportamento sotto valori crescenti del momento flettente. Inizialmente il materiale si trova in
regime elastico lineare e l’applicazione del momento flettente induce una curvatura dell’asse della
trave proporzionale al momento applicato. Assumendo un sistema di riferimento ortogonale
levogiro con asse z coincidente con la retta passante per i baricentri delle sezioni della trave e con
assi x ed y paralleli agli assi principali di inerzia della sezione, si ha che, sotto l’ipotesi di
mantenimento delle sezioni trasversali piane, le deformazioni sono espresse dalla relazione
dϕ
ε = ε0 + y (12)
ds
dϕ 1
dove ε0 è la deformazione misurata in corrispondenza dell’asse z e = è la curvatura della trave
ds r
sul piano yz. Per l’ipotesi di comportamento elastico lineare del materiale, si possono calcolare le
tensioni. Integrando sulla sezione si hanno le risultanti
dϕ dϕ
N = ∫ σda = EAε 0 + ES x M = ∫ σyda = ES x ε 0 + EI x (13)
A
ds A
ds
dove Sx e Ix sono rispettivamente il momento statico ed il momento di inerzia della sezione calcolati
rispetto all’asse x. Poiché il sistema di riferimento è baricentrico e che N = 0 si ottiene che ε 0 = 0 e
che il momento flettente è legato alla curvatura della trave attraverso la
dϕ
M = EI x (14)
ds
Sostituendo la (14) nella (12) e moltiplicando ambo i membri per il modulo di elasticità del
materiale si ottiene la ben nota formula di Navier
Mx
σ= y (15)
Ix
il limite di validità della quale è costituito dal raggiungimento della tensione di snervamento in un
punto della sezione (che evidentemente è il più lontano dal baricentro). Il valore del memento per il
quale si raggiunge il limite elastico è
M x ,el = Wx f y (16)
M x , pl = W pl ,x f y (17)
dove Wpl,x è il modulo di resistenza plastico. Il rapporto tra il momento plastico ed il momento
elastico, ovvero tra i relativi moduli di resistenza, rappresenta il guadagno di resistenza della
sezione e dipende esclusivamente dalla forma della stessa. Esso è tanto più elevato quanto meno la
sezione è centrifugata. In altri termini, le sezioni ad I (es. IPE), altamente specializzate per far
fronte a stati di sollecitazione di flessione, hanno un fattore di forma di poco superiore all’unità,
mentre sezioni rettangolari o circolari hanno incrementi significativi (Fig.13).
Per quanto riguarda le verifiche di resistenza, la normativa italiana prevede il solo stato limite
ultimo elastico introducendo un coefficiente che tiene conto del parziale adattamento plastico
mentre il codice europeo prevede verifiche allo stato limite plastico per le sezioni di classe 1 e 2
mentre per le sezioni di classe 3 e 4 verifiche allo stato limite elastico.
Il coefficiente di adattamento plastico ψ previsto dalla normativa italiana viene calcolato sulla
base del seguente criterio (Fig.14): la freccia residua vr in mezzeria di una trave in semplice
appoggio soggetta a flessione uniforme non deve superare il valore limite di L/1000 quando viene
scaricata dopo aver sopportato un momento flettente pari a ψ Mel. L’intento della normativa è
chiaramente quello di permettere al progettista di sfruttare l’estensione del limite elastico dovuto
alla capacità di adattamento plastico della trave a patto che le deformazioni residue in gioco siano
basse.
Come nel caso della forza assiale, si riportano le formule proposte dalla CNR 10011 e dall’EC3-
1-1.
CNR 10011 M
σM = ≤ fd stati limite
ψW
M
σM = ≤ σ adm tensioni ammissibili
ψW
EC3-1-1 M Sd ≤ M c ,Rd
Taglio
Il problema del taglio è governato rigorosamente da equazioni molto complesse che, in quanto
tali, non sono impiegate nelle verifiche strutturali. In campo elastico lineare, si fa riferimento alla
teoria approssimata del taglio grazie alla quale le tensioni tangenziali sono calcolate dalla
condizione di equilibrio alla traslazione longitudinale di una porzione di un concio elementare di
trave soggetto ad azione flettente variabile. Sotto l’ipotesi che la tensione tangenziale sia distribuita
uniformemente sulla secante passante per il punto per il quale si vuol conoscere la tensione ed
orientata in modo opportuno, si ha che
~
Vy S x
τ=− (18)
I xb
V
V
Superato il comportamento elastico della trave si entra in fase elasto-plastica in cui, in modo
simile al caso precedentemente visto, la zona plasticizzata della sezione tende ad estendersi. In
effetti il meccanismo è molto complesso in quanto la sollecitazione di taglio è legata alla
sollecitazione di flessione e si può parlare di resistenza plastica a taglio solo per le sezioni della
membratura in cui si annullano le altre caratteristiche di sollecitazione. Pur supponendo che allo
stato plastico in tutti i punti della sezione si abbia una tensione con valore τ y = f y / 3 ,
l’orientamento della stessa è tale che
fy
V pl < A (20)
3
Operativamente, il taglio plastico viene definito individuando la sezione efficace a taglio Av < A in
modo che
fy
V pl = Av (21)
3
CNR 10011 fd
τ≤ stati limite
3
σ adm
τ≤ tensioni ammissibili
3
( )
V pl ,Rd = Av f y / 3 / γ M 0
Mx N
σ
x
My
N Mx My
σ= + y− x (22)
A Ix Iy
grazie alla quale è possibile determinare la tensione normale nel punto individuato dalle coordinate
(x, y). Definiti i raggi giratori di inerzia ρx e ρy, l’asse neutro (ovvero l’asse lungo il quale si annulla
lo stato di tensione) è rappresentato dalla retta
N 2 M y ρ 2x
y=− ρx + x (23)
Mx M x ρ 2y
che può essere secante o esterna alla sezione. Nel caso di forza assiale centrata l’asse neutro si trova
all’infinito mentre nei casi di flessione retta semplice l’asse neutro coincide con uno degli assi di
riferimento. Nel caso di flessione deviata l’asse neutro è baricentrico.
Il comportamento elasto-plastico della sezione è simile a quello della flessione: incrementando le
sollecitazioni, le fibre estreme della sezione raggiungono lo snervamento; conseguentemente, si ha
una ridistribuzione tensionale attraverso la sezione, ovvero gli incrementi di sollecitazione sono
bilanciati dall’incremento tensionale delle fibre non plasticizzate.
Mx N
-fy x
My
y
fy
Il comportamento plastico della sezione si ottiene quando tutte le fibre si trovano alla tensione di
snervamento fy. In tal caso il diagramma delle tensioni è di tipo bi-rettangolare (Fig.17). Integrando
le tensioni si ottengono i valori della forza assiale e dei momenti flettenti
N= ∫f y da − ∫f y (
da = f y A+ − A− )
A+ A−
M Nx = ∫f y yda − ∫f y (
yda = f y S x+ − S x− ) (24)
+ −
A A
M Ny = − ∫ f y xda + ∫f y (
xda = f y S y− − S y+ )
A+ A−
dove A+ ed A- sono le aree delle porzioni di sezione soggette a snervamento positivo e negativo,
mentre Sx+, Sx-, Sy+ e Sy- sono i loro momenti statici rispetto agli assi x e y. Si osservi che, a parte i
casi di forza assiale centrata, l’asse neutro passa sempre all’interno della sezione. Poiché le aree ed i
momenti statici precedentemente definiti sono funzioni dei due parametri che definiscono la
posizione dell’asse neutro (ad esempio la coordinata del punto di passaggio sull’asse a ed il
coefficiente angolare m), le (24) costituiscono le equazioni parametriche del luogo dei punti nello
spazio N-Mx-My per i quali si ha la completa plasticizzazione della sezione. Tale superficie, che può
essere scritta nella forma
N Mx My
I N M xM y , , =1 (25)
N M
pl pl ,x M pl , y
assume il significato di superficie di interazione. Essa definisce un criterio di plasticizzazione della
sezione nel caso di azione concomitante di più caratteristiche di sollecitazione. Tale superficie di
plasticizzazione risulta convessa, ovvero presi due punti sulla superficie, qualsiasi altro punto che si
trovi sul segmento che li congiunge si trova all’interno della superficie stessa. I punti all’interno
della superficie caratterizzati dalla relazione
N Mx My
I N M xM y , , <1 (26)
N M
pl pl ,x M pl , y
sono rappresentativi di tutti gli stati elasto-plastici della sezione. I punti all’esterno della superficie
non sono ammissibili per la sezione a meno di incrudimento del materiale. La superficie di
interazione ottenuta delimita quindi il dominio di resistenza elasto-plastico della sezione.
N
Npl
Mpl,x
Mpl,y
Mx My
Nel caso di sezione con un asse di simmetria soggetta a sollecitazioni di forza assiale e flessione
sul piano di simmetria (supposto perpendicolare all’asse x), gli stati plastici sono descritti da un
unico parametro che fissa la posizione dell’asse neutro ed il dominio può essere rappresentato sul
piano N-Mx (o N-My). Ad esempio, con riferimento ad una sezione rettangolare, la curva di
interazione assume l’espressione
BH 2 1
M Nx = fy − N2 (27)
4 4 Bf y
2
M Nx N
1= + (28)
M pl ,x N pl
Tale curva di interazione è riportata in figura 19 assieme alle curve ottenute per sezioni a doppio T
per diversi rapporti dimensionali.
In genere l’espressione della 25 risulta piuttosto complicata anche in casi semplici per cui si
approssima il dominio plastico interpolando opportunamente i domini per stati di sollecitazione di
flessione retta composta con espressioni del tipo
α β
Mx My
+ ≤1 (29)
M Nx M Ny
in cui α e β sono esponenti maggiori di 1 ed MNx e MNy sono i valori limite di momento nel caso di
flessione retta per il valore di forza assiale assegnato ottenuti con i due domini validi nei casi di
flessione retta composta (vedi interpretazione geometrica di Fig.20).
Npl
N
-Mpl,y -Mpl,x
MNx
MNy
Mpl,x Mpl,y
Mx My
-Npl
CNR 10011 N Mx My
σ= + y− x ≤ fd ∀( x,y ) stati limite
A ψxIx ψyIy
N Mx My
σ= + y− x ≤ σ adm ∀(x,y ) tensioni ammissibili
A ψxIx ψyIy
EC3-1-1 α
M y ,Sd
β
M z ,Sd
Sez Cl.1 e 2 + ≤1
M Ny ,Rd M
Nz ,Rd
dove α e β sono due costanti dipendenti dalla forma della sezione. A vantaggio
di statica possono essere assunte pari all’unità.
M Ny ,Rd e M Nz ,Rd sono le espressioni dei momenti plastici in funzione di NSd
(curve di interazione per pressoflessione retta (es. eq.30)).
N Sd M y ,Sd M z ,Sd
+ + ≤1
N pl ,Rd M pl ,y ,Rd M pl ,z ,Rd
Sez Cl.3
N Sd M y ,Sd M z ,Sd
+ + ≤1 dove fyd=fy/γm0
Af yd Wel ,y f yd Wel ,z f yd
Sez Cl.4
N Sd M y ,Sd + N sd e Ny M z ,Sd + N sd e Nz
+ + ≤1 dove fyd=fy/γm1
Aeff f yd Weff ,y f yd Weff ,z f yd
Fig.21 - Spostamento asse neutro per sezioni in classe 4 soggette a forza di compressione
Effetto combinato di taglio e momento flettente
In genere la flessione è sempre accompagnata dal taglio salvo casi molto particolari di aste
soggette a momento costante. La presenza del taglio riduce la capacità portante flessionale della
sezione. In campo elastico, il principio di sovrapposizione degli effetti consente di calcolare
separatamente le distribuzioni di tensione normale di tensione tangenziale nella sezione con le
formule precedentemente viste. Il comportamento elastico lineare è garantito fintanto che la
tensione ideale σ id = σ 2 + 3τ 2 non sia uguale al limite di snervamento fy. L’individuazione del
punto di massima sollecitazione dipende dal tipo di sezione e dal rapporto tra le due caratteristiche
di sollecitazione.
Molto più insidioso è il concetto di interazione plastica tra il taglio ed il momento flettente.
Infatti, poiché M e V non sono tra loro indipendenti, non c’è alcuna ragione di credere che esista
unica una relazione di interazione del tipo
M V
I MV , =1 (30)
M V
pl pl
Ad oggi, le relazioni di tipo teorico sono ottenute da approcci al limite inferiore (ovvero basati
sull’applicazione dal teorema statico). Tuttavia non si riesce a formulare il problema in modo
pienamente consistente con le ipotesi del teorema statico e quindi in effetti non sarebbe lecito, in
assenza di validazioni di tipo sperimentale, adottare curve di interazione ottenute per questa via.
Le relazioni più affidabili sono di tipo empirico e sono ottenute nell’ipotesi che nella parte della
sezione impegnata a taglio, la tensione tangenziale sia distribuita uniformemente con un valore
V
f y / 3 mentre la tensione normale sia distribuita con legge bi-rettangolare con intensità pari a
V pl
ρ fl dove ρ è un coefficiente inferiore all’unità e dipendente dal rapporto V/Vpl che può essere tarato
empiricamente. Altrove, la sezione sarà soggetta alla sola tensione normale con valore massimo fy.
La riduzione della tensione normale in corrispondenza dell’area impegnata a taglio comporta una
riduzione del momento plastico ∆M proporzionale a ρ sicché la curva di interazione risulta dalla
relazione
V
M V = M pl − ρ W pl ,v f y (31)
V
pl
− fy
− ρf y
V
fy / 3
V pl
ρf y
fy
V
M V = W pl − ρ W pl ,v f y (32)
V
pl
Sperimentalmente si osserva che per valori del taglio inferiori alla metà del valore plastico, per
l’incrudimento dell’acciaio, non si ha riduzione del momento plastico. Ciò significa che la relazione
empirica deve prevedere ρ = 0 per V < 0.5Vpl e ρ = 1 per V =Vpl. Si osservi che la (31) sotto l’ultima
condizione non si annulla e fornisce il valore del momento residuo delle sole parti della trave non
impegnate a taglio.
L’EC3 propone, per sezioni ad I con flessione attorno all’asse forte, di adottare
ρ = (2V / V pl − 1) . In tal caso la (32) si può riscrivere nella forma
2
ρA 2
M V = W pl − v f y (33)
4t w
Come nei casi precedenti si riportano le indicazioni delle CNR 10011 e dall’EC3-1-1.
Riferimenti bibliografici