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PREANNUNCIO DI FENOMENI DI INSTABILITA’ DI VERSANTE

Corso di monitoraggio e preannuncio dei rischi idro-metereologici e marittimi


A.A. 2019-2020
Prof. Ing. Alfonso Senatore
Tutor Ing. Domenico Fuoco
Ing. Luca Furnari

Gruppo di lavoro:
Mayra Cayambe Matr.214741
Marco Izillo Matr.
Yeslie Vargas Matr.214746
Domenico Vona Matr.

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Sommario

1. Introduzione............................................................................................................3
2. Area Studio..............................................................................................................3
3. Modello SHALSTAB..............................................................................................4
3.1 Modello geotecnico...........................................................................................4
3.2 Modello Idrologico...........................................................................................6
3.3 Generazione del modello SHALSTAB.............................................................8
3.4 Applicazione del modello SHALSTAB...........................................................9
3.4.1 Modello digitale del terreno.....................................................................10
3.4.2 Carta delle pendenze (𝜃)...........................................................................10
3.4.3 Direzioni di flusso e aree contribuenti......................................................11
3.4.4 Angolo di attrito (φ)..................................................................................13
3.4.5 Coesione (c)..............................................................................................13
3.4.6 Profondità del suolo (z).............................................................................14
3.4.7 Peso specifico del suolo saturo (𝛾sat)........................................................15
3.4.8 Permeabilità a saturazione del suolo (Ksat)...............................................15
3.4.9 Aree incondizionatamente stabili.............................................................16
3.4.10 Aree incondizionatamente instabili..........................................................16
4. Pioggia critica........................................................................................................17
5. Determinazione delle aree di innesco...................................................................18
6. Propagazione delle colate detritiche......................................................................19
7. Conclusioni...........................................................................................................28

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1. Introduzione
Il oggetto di questo lavoro è analizzare la torrente di Turbolo determinando quanto segue; il
preannuncio di fenomeni di instabilita dei versanti, individuare le aree maggiormente suscettibili a
frane superficiali e simulare le possibili propagrazioni di colata detritica. Per questo scopo
dovviamo aplicare il modello di stabilita di versante "SHALSTAB" (Shallow stability model,
Montgomery & Dietrich,1994) questo modello ci fornisce informazioni sulla propensione alla
rottura delle pendenze, quindi viene applicato un criterio di filtro per determinare le aree da cui
proviene il fenomeno della frana. Infine, utilizzando il software Flow R, siamo stati in grado di
effettuare l'analisi della propagazione delle colate lungo i versanti, che ci consente di ottenere una
mappatura che evidenzia il pericolo dei flussi relativi alla torrente prima menzionata.

2. Area Studio
La torrente Turbolo si formò nelle porzioni mediane del bacino del Fiume Oliva a causa dei
numerosi fenomeni franosi attivi nel versante in sinistra idrografi ca e trasportati a valle dal torrente
Maiuzzo come conoidi alluvionali, che ne ostruirono il corso principale. La presenza di una
relativamente ampia vallata pianeggiante in destra idrografi ca e il sovralluvionamento del fi ume
più a monte crearono le condizioni per la sua formazione.

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3. Modello SHALSTAB
È un modello usato per individualizzare l'area potenzialmente suscettibile a frane superficiali per
effetto di fenomeni meteorici intensi, prende el ingreso di il elementi fisici, topografici ed
idrologici.

Questo modello nasci della combinazione di un modello geotecnico ed uno idrologico, le cui ipotesi
di base sono le seguenti:

Modello geotecnico:

 Pendio Indefinito;
 Superficie di rottura piana e parallela.

Modello idrologico:
 Flusso stazionario parallelo al pendio;
 Assenza di drenaggio profondo.

3.1 Modello geotecnico


Utilizza la teoria del pendio indefinito e si basa nella determinazione di un fattore di sicurezza F S.
Otenuto dal rapporto tra la resistenza a taglio del terreno τ s e le forze destabilizzanti che agiscono
lungo la superficie di rottura τ , ovvero le tensioni tangenziali.

τs
F S= (1)
τ

La condizione di equilibrio limite si presenta quando le forze destabilizzanti del terrenoτ eguagliano
la resistenza a taglio del terreno τ s. Il versante viene, invece, definito stabile quando la resistenza a
taglio del terreno è maggiore delle forze destabilizzanti ( F S >1), ovvero è valida la relazione:
τ < τs
Per la determinazione della resistenza a taglio il modello utilizza il criterio di rottura di Mohr-
Coulomb:
τ s=c +σ tan(φ) (2)
in cui:
c : coesione del terreno che caratterizza il legame attrattivo tra le particelle, espresso in KPa
σ : tensione normale agente sul piano di rottura;
φ : angolo di attrito interno del terreno che rappresenta la capacità delle particelle di terreno a
scorrere le une sulle altre.

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Se si considera un pendio infinitamente esteso, si dimostra come il fattore di sicurezza può essere
espresso come segue:
 Pendio indefinito con coesione nulla e assenza di falda:
tan ⁡(φ)
Fs= (3)
tan ⁡(θ)
Come si nota la condizione di equilibrio limite si verifica qualora l’angolo di inclinazione eguaglia
l’angolo di attrito interno.
 Pendio indefinito con coesione non nulla e presenza di falda:

F S=
2
(
c + ( z γ s ) cos ( θ ) 1−
γw h w
γs z )tan ⁡(φ)
(4)
γ s z sen ( θ ) cos ⁡(θ)
dove:
c: coesione del terreno
h w: altezza della tavola d’acqua
z: spessore del suolo
θ: inclinazione del pendio
γ w : peso specifico liquido
γ s : peso terreno saturo
φ : angolo di attrito interno del terreno
In questo caso invece bisogna far riferimento alle tensioni effettive più che alle normali.

3.2 Modello Idrologico


La modellazione idrologica è richiesta per determinare la quantità d’acqua presente nello strato
superficiale del suolo per effetto delle precipitazioni.

È necessario ipotizzare, dunque, uno schema di versante in cui gli elementi fondamentali sono:

5
b : larghezza della cella (m)

a : area contribuente drenata dalla sezione delimitata dalla generica cella di larghezza b

z : spessore suolo (m)

hw : spessore del terreno saturo (m)

p: precipitazione lorda

La precipitazione che giunge all’interno del modello la quale realmente si infiltra nel terreno in
condizioni stazionarie è la pioggia stazionaria efficace. Essa è ottenuta depurando la precipitazione
lorda ( p) dall’effetto di evapotraspirazione (e ) e dal deflusso superficiale (o ):

q= p−e−o( 5)
La modellazione dell’infiltrazione della pioggia è necessaria per determinare la distribuzione dei
hw
livelli di falda lungo il versante e calcolare le pressioni interstiziali.
z

Generazione del deflusso

Flusso = Area* Velocita aooarente

Area= b*h

Velocita apparente = Ks h  Ks z

Se il valore di conducibilità idraulica satura ks può assumersi costante lungo la verticale, la portata i
del moto di filtrazione parallelo al pendio () può ottenersi nel modo seguente:

6
Equazione di Darcy

i=ks∗h∗cos(¿)∗sen ()¿(6)

tan(¿) sen() gradiente idraulico¿

L’assenza di drenaggio profondo, le condizioni stazionarie, implicano che l’aliquota di pioggia che
si infiltra nel terreno q (ricarica) per l’area totale contribuente a monte della generica sezione di
larghezza b, ovvero a, risulti uguale al deflusso che attraversa la sezione stessa, pertanto:

Equazione di continuità

q∗a=i∗b (7)

q∗a=ks∗h∗cos(¿)∗sen ()¿ (8)

A saturazione, il flusso sotterraneo è pari alla trasmissività

T =ks∗z∗cos( ¿)∗sen()∗b ¿ (9)

L’espressione fondamentale del modello è la seguente:

q
∗a
hw T
= (10)
z b sen (θ)

dove:

q : precipitazione efficace;
T : trasmissività;
a : area contribuente;
b : larghezza cella;
sen ¿) : gradiente della pendenza;

Attraverso l’equazione (10), il rapporto


hw
z ( )
è determinato dal prodotto di un rapporto idrologico
q
T

, e un rapporto topografico ( b sena (θ) ).

7
q
Il rapporto è importante perche esprime l’intensità della precipitazione rispetto alla capacità del
T
terreno di drenare acqua verso valle, ciò va a destabilizzare la cella. Maggiore è q rispetto alla
trasmissività T, più facilmente il suolo raggiungerà condizioni di saturazione.
a
Il rapporto topografico esprime gli effetti della topografia a concentrare i deflussi. Gli
b sen (θ)
effetti della convergenza topografica sulla concentrazione del deflusso e sull’aumento delle
a
pressioni interstiziali sono esplicitati nel rapporto . Secondo questa relazione maggiore è l’area di
b
hw
drenaggio relativamente alla larghezza della cella, maggiore è il rapporto .
z
Aumentando la pendenza il deflusso diventa più veloce, la capacità drenante aumenta e
hw
conseguentemente diminuisce il livello di saturazione definito dal rapporto .
z

3.3 Generazione del modello SHALSTAB


Sostituendo l’equazione del modello idrologico all’ interno del modello geotecnico e si pone F s=1,
si ottiene l’espressione dell’infiltrazione critica q cri:

q cri=
a γw [ tan ⁡( φ) ]
K sat b tan ⁡(θ) c−γ sat zsen ( θ ) cos (θ)
+ γ sat z cos2 (θ)(11)

Tale indice fornisce la propensione del pendio alla rottura (pioggia critica). Per bassi valori di q cri la
propensione al dissesto è maggiore poiché è sufficiente un basso valore di pioggia per instabilizzare
un versante, mentre per elevati valori di q cri la propensione è minore poiché per avere F s=1ovvero
il fattore di sicurezza in corrispondenza della condizione limite, è necessaria un’altezza di pioggia
elevata.
Si possono ora introdurre le condizioni estreme di stabilità e instabilità indipendenti dalla
saturazione del suolo, ma dipendenti dalla pendenza del terreno:

Incondizionatamente stabile

tan(θ)<
c
2
γ sat z cos (θ) ( γ
+ tan (Φ ) 1− w
γ sat )
8
(
tan ( θ )< tan ( Φ ) 1−
γw
γ sat )
Incondizionatamente instabile

tan (θ)≥
c
2
γ sat z cos (θ)
+tan (Φ) 1−
γw
(
γ sat )

tan (θ)≥ tan(Φ)

3.4 Applicazione del modello SHALSTAB


Per poter applicare il modello, bisogna utilizzare due tipologie differenti di input:
1. Input topografici:
 Modello digitale del terreno con una risoluzione pari a 20 m (DTM)
 Carta delle pendenze [°]
 Carta delle aree contribuenti

2. Input geotecnici:
 Coesione [Pa]
 Angolo di attrito [°]
 Densità del suolo a saturazione [Kg/m3]
 Spessore suolo [m]
 Permeabilità a saturazione [m/giorno]

Attraverso:
 carta litologica della Regione Calabria –litologia - ;
 carta degli usi del suolo – UsiSuolo- ;
 carta inerente il peso specifico apparente del suolo -psa_250- (raster 250 m);
 carta della porosità totale -pt_250- (raster 250 m);
 carta della permeabilità a saturazione -ps_250- (raster 250 m).
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Nella sezione di input del modello, è stata richiesta la realizzazione di carte raster, per la
determinazione dei parametri presenti nella formula (7), successivamente elaborati con operazioni
di Map Algebra.
Dal modello digitale del terreno è stato possibile estrarre le carte delle pendenze e la carta delle aree
contribuenti. Il primo elaborato si ottiene considerando che ad un generico pixel, il valore di
pendenza viene attribuito considerando la pendenza media degli 8 pixel che lo circondano. Per la
generazione delle carte delle aree contribuenti è stato necessario innanzitutto ripulire il DTM da
eventuali depressioni mediante l’algoritmo Pit removed e determinare le direzioni di deflusso
mediante l’algoritmo D-Infinity.
Quest’ultimo, a differenza dell’algoritmo D8, considera il centro del pixel di riferimento e degli 8
pixel che lo delimitano. Secondo l’algoritmo D-Infinity il deflusso che attraversa una cella si muove
verso valle lungo una sola direzione, ma a differenza di quanto accade per l’algoritmo precedente,
tale direzione non deve necessariamente coincidere con uno degli otto assi principali di simmetria.

3.4.1 Modello digitale del terreno


Il modello digitale del terreno è rappresentato da un DTM caratterizzato da una struttura a griglia
con passo di campionamento variabile, nel nostro caso pari a 20 metri. Esso può essere utilizzato sia
per analizzare l'andamento orografico del territorio, sia per effettuare studi di vario tipo, essendo
integrabile con le altre base dati vettoriali del sistema informativo territoriale regionale. Questa
operazione sarà utile in seguito per l’utilizzo di Flow-r che richiede dimensioni in interi.

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3.4.2 Carta delle pendenze (𝜃)
Per realizzare tale carta, dal DTM con risoluzione a 20 m, si è fatto riferimento al modulo GDAL,
utilizzando proprio l’algoritmo Pendenza per derivarne la carta. La procedura considera le 8 celle
che si trovano attorno ogni cella ed effettua la media geometrica delle pendenze nelle quattro
direzioni, secondo l’equazione seguente:
m

∑ tan β j L j
tan(β)= j=1

(∑ )
n
Lj
j=1

m
∆ d1 ∆ d2
∑ tan β j L j=¿ L1
∗L1 +
L2
∗L2+ …¿
j=1

Δdj differenza tra le quote dei due pixel


Ove:
tg è la pendenza da determinare per una data cella
J è il numero di celle adiacenti
Lj è una distanza pari a due volte la larghezza di una cella per le direzioni ortogonali.

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3.4.3 Direzioni di flusso e aree contribuenti
L’area contribuente è la porzione planimetrica di area a monte di un elemento topografico discreto,
estesa sino allo spartiacque, che contribuisce alla formazione del deflusso nell’elemento
considerato. Il calcolo dell’area contribuente non è univoco, ma dipende dall’adozione di alcuni
algoritmi per l’identificazione delle direzioni di flusso.
Le direzioni di flusso definiscono come l’acqua si muove sulla superficie del terreno in relazione
alla topografia della regione analizzata. Per la realizzazione delle carte si è partiti sempre dal DTM
senza depressioni (attraverso il Pit-Remove) e sono state definite la “Flow Direction” e la
“Contributing Area”, attraverso l’utilizzo dell’algoritmo D-Infinity.
Secondo tale algoritmo il deflusso determina una sola direzione di drenaggio, detta preferenziale ed
è individuata nel triangolo con maggior pendenza tra gli 8 triangoli, per i quali effettua il calcolo di
due dislivelli in funzione della quota baricentrica delle due celle confinanti.
Il grande vantaggio dell’algoritmo D-Infinity rispetto al D8 risiede nell’essere “multidirezionale”.
Scomponendo il flusso, si riesce a simulare meglio il reale andamento di un deflusso su di una
superficie topografica.

Una volta definite le direzioni di flusso, si sono stimate le aree contribuenti. In questo caso
l’algoritmo calcola il numero di celle il cui flusso contribuisce nel pixel in esame.

È fatto dariferimento al

modulo GRASS→Raster→r.watershed

 Si calcola la direzione di deflusso (l'algoritmo che meglio si adatta alle analisi in


Shalstab è D-Infinity) da "D-Infinity Flow Directions"
 Si calcola l'area contribuente da "D-Infinity Contributing Area".

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3.4.4 Angolo di attrito (φ)

Per determinare il angolo attrito è stato necessario l’utilizzo della carta litologica del bacino
idrografico in esame. Si deve aggiunta una colonna con il valore dell’angolo di attrito nella tabella
attributi dello shape file (formato vettoriale), preso dal file Excel, nel quale sono presenti gli angoli
di attrito di letteratura in funzione della litologia, allegato al materiale fornito per la realizzazione
della presente esercitazione. Il dato si è ottenuto in forma vettoriale (.shp), per cui è stato necessario
convertirlo in formato raster attraverso il comando SAGA – Rasterize.

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3.4.5 Coesione (c)
Per ottenere la seguente carta, è stato necessario aggiungere un’ulteriore colonna nella tabella
attributi del file vettoriale relativo agli usi del suolo (Corine land cover), utilizzando il medesimo
foglio Excel, nel quale in funzione degli usi del suolo, sono stati riportati anche i valori relativi alla
coesione del terreno. Successivamente si è proceduto con la trasformazione del file in formato
raster, precisamente con una risoluzione di 20 m.

3.4.6 Profondità del suolo (z)


È necessario utilizzare il file Excel fornito per l’esercitazione, nel quale erano presenti vari valori di
profondità espressi in cm, in relazione agli usi del suolo. I valori presenti, però, non erano valori
puntuali di profondità, condizione fondamentale per l’applicazione del metodo di SHALSTAB, per
tale motivo sono stati ipotizzati valori indicativi che fossero congruenti con il range fornito e con
l’uso corrispettivo, per ottenere la seguente carta, è stata assegnata una dimensione della cella pari a
20 m.

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3.4.7 Peso specifico del suolo saturo (𝛾sat)
Il peso specifico del suolo saturo pss è stato determinato mediante l’utilizzo del peso specifico
apparente psa e la porosità totale pt, forniti in formato raster e collegati secondo la seguente formula:

pss = p sa + γ w pt (12)
dove:
 𝛾w è il peso specifico dell’acqua (1000 Kg/m3)

Come prima cosa si è convertita la carta da gr/cm 3 in Kg/m3 e poi si è modificata la risoluzione per
ottenerla a 20 m come nelle carte precedenti. Il tutto è stato eseguito mediante l’utilizzo del modulo
SAGA – Ricampionamento poiché il metodo di interpolazione utilizzato è il “Nearest Neighbor”,
con il quale ai pixel senza dato, viene assegnato il valore del pixel più vicino. Successivamente il
risultato è stato espresso in N/m3.

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3.4.8 Permeabilità a saturazione del suolo (Ksat)
Inizialmente è stata fornita la densità del suolo in formato raster in cm/h, con una risoluzione a 250
m per cui è stato necessario aumentare la risoluzione a 20 m e convertire l’unità di misura in
m/giorno mediante il Calcolatore Raster di Qgis per ottenere la carta desiderata.

3.4.9 Aree incondizionatamente stabili


γw
tan θ> tan φ ×1−
γ sat

Eseguendo questa condizione nel calcolatore raster, siamo riusciti a ottenere una mappa "stabile", in
cui gli 0 pixel indicano le aree che non hanno la funzione indicata, quindi rappresentano le aree
incondizionatamente stabili, mentre il valore 1 rappresenta le restanti aree.

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3.4.10 Aree incondizionatamente instabili

tan θ ≤ tanφ × 1

Applicando questa relazione si otterrà una carta “inst” in cui i incondizionatamente instabili, ed 1 tutti
gli altri valori.

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4. Pioggia critica
Utilizzando il Calcolatore raster, sulla base delle carte precedentemente ottenute, tutte nello stesso
sistema di riferimento, con la stessa dimensione di cella (20 m) e con le unità di misura uniformate,
è stato possibile determinare l’infiltrazione critica.
Una volta determinati i valori di pioggia critica, sono state realizzate operazioni di Map algebra per
ripulire alcuni pixel attraverso le condizioni estreme di instabilità e stabilità descritte nel capitolo
3.2.
Dopo una serie di passaggi, quindi, si è ottenuta la Qcri e si è proceduto con la riclassificazione del
file raster ottenuto, mediante il tool Reclassify (simple). Tale riclassificazione è stata basata sulla
seguente tabella:
-10 ; -0.01 Aree incondizionatamente stabili
0 ; 0.1 Aree incondizionatamente instabili
0.1 ; 50 mm/giorno
50 ; 100 mm/giorno
100 ; 200 mm/giorno
200 ; 400 mm/giorno
> 400 mm/giorno

La mappa ottenuta è la seguente:

Le condizioni più critiche sono però quelle per le quali bastano bassi valori di precipitazione per
rendere il fattore di sicurezza Fs unitario (condizione limite) e generare l’instabilità del versante.

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A questo punto si è definita la percentuale dei pixel del bacino che ricadono in ognuna delle classi,
attraverso il seguente grafico:

5. Determinazione delle aree di innesco


Si è fatta una semplificazione ovvero di considerare tutte le aree incondizionatamente instabili,
relative ad una quota specifica al di sopra della quale eseguire il calcolo delle propagazioni, come
aree di innesco. Questa quota è stata determinata in funzione della curva ipsografica; nello
specifico si farà riferimento alla quota alla quale corrisponde all’incirca il 60% dell’area dell’intero
bacino ovvero 259,75074.

1100
1000
900
800
700
600
Altitud

500
400
300
259.750745
200
100
0
120 100 80 60 40 20 0

Area %

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Questa rappresenta una forte semplificazione utile ai fini dell’esercitazione perché in realtà non è
detto che in tutte queste aree scelte si verifichino le condizioni tali da dar luogo a fenomeni di
innesco franoso, in quanto per esserne sicuri si dovrebbero effettuare delle prove direttamente in
sito.

6. Propagazione delle colate detritiche


Per l’individuazione delle colate detritiche, si è utilizzato un software apposito, Flow-R, un modello
semi-empirico che non tiene conto dei volumi mobilitati ma fa riferimento alla propagazione della
colata detritica attraverso un algoritmo che controlla la direzione di deflusso ed un altro che ne
verifica l’arresto. La stima della propagazione avviene attraverso diverse tipologie di algoritmi, ma
nella presente esercitazione è stata utilizzata la versione di Holmgren (Horton et al. 2013)
modificata. La formula è la seguente:

x
fd (tan β i)
p =
i 8
(13)
∑ ( tan β i ) x

j=1

Dove i, j sono le direzioni di flusso, pfdi è la proporzione di suscettibilità nella direzione i, tan β i è il
gradiente di pendenza tra la cella centrale e la cella nella direzione i e x è l’esponente variabile.

La condizione di arresto viene effettuata attraverso calcoli che si basano sulla conservazione
dell’energia e che non tengono conto del volume della colata. Questi algoritmi controllano la
distanza raggiunta dalle colate detritiche e in più, ne riducono la divergenza. A questo proposito è
stato utilizzato il modello semplificato SFLM (Simplified Friction-Limited Model). Tale modello
calcola la distanza di arresto prendendo come parametro fisso l’angolo di massima propagazione,
ovvero l’angolo tra l’orizzontale e la linea che congiunge il punto più alto da cui si innesca la colata
con il punto più distante in cui essa si ferma.

Flow-R si applica considerando due input fondamentali:

 DTM (modello digitale del terreno)


 Carta delle aree di innesco

Per poter utilizzare in due input, è stato necessario trasformarli prima in formato ASCII GRID
mediante un comando di conversione presente su Qgis e nello specifico attraverso questo formato si
è potuto associare il valore -9999 ai NO DATA del DTM e 0 alla carta delle aree di innesco dove
20
non è presente la sorgente e 1 nel punto in cui è presente la sorgente. Ovviamente le dimensioni e le
coordinate dei due file sono stati posti identici per avere una perfetta sovrapposizione.

I parametri fondamentali dei quali tiene conto il software sono:

 x: esponente dell’algoritmo di Holmgren presente nella formula (13)


 dh: fattore di rialzo della cella
 travel angle: angolo massimo di propagazione
 v: limite massimo di velocità di viaggio della colata

Di seguito sono riportati i diversi scenari di propagazione delle colate, caricando su Qgis i file
ProbMax ottenuti da Flow-R.

La scala dei colori utilizzata mostra l’aumento della probabilità che le celle siano interessate dalla
colata all’intensificarsi del colore.

21
Valori di esponente x variabile

22
23
Valori di travel angle Varibile

24
25
Valori di velocita variabile

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Fattore di rialzo della cella (dh) variable

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7. Conclusioni
Quando si esegue la simulazione variando parametri come: esponente x dell'algoritmo di Holmgren,
fattore dh che fornisce di rialzare la cella, angolo max di propagazione (angolo minimo di
spostamento) e limite massimo di velocità di viaggio della colata, sono state raggiunte le seguenti
conclusioni .

Diminuendo il valore dell'esponente x, si ottiene una maggiore ampiezza di propagazione delle


colate, mentre aumentando il valore di x, si passa da un algoritmo D8 a Dinfinite, si osserva una
simulazione dell'ampiezza della propagazione.

All'aumentare del fattore di rialzo della cella (dh) acquisisce maggiore energia pertanto si può
notare come la propagazione incrementa anche.

Ad alti valori dell'angolo di spostamento l'ampiezza di propagazione delle colate diminuisce mentre
a valori bassi l'ampiezza aumenta, questo fattore dipende anche dalla presenza di pendenze elevate.

Per i valori di alta velocità la propagazione aumenta leggermente, mentre per i valori bassi
diminuisce nello stesso modo, questo è l'unico parametro che presenta una relazione direttamente
proporzionale.

In generale, quando l'ampiezza di propagazione diminuisce, è più facile vedere le aree con un'alta
probabilità di propagazione.

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