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Univ.

di Firenze/CRIACIV/DIC: Ingegneria del Vento


CAP. 3: Lo turbolenza atmosferica (1/17)

LA TURBOLENZA ATMOSFERICA

• La turbolenza atmosferica viene descritta


come un processo aleatorio multivariato
e multidimensionale, Gaussiano e a
media nulla

u ( P, t ) = u ( x, y , z , t )
v ( P , t ) = v ( x, y , z , t )
w( P, t ) = w( x, y, z , t )

• Descrizione locale della turbolenza


• Organizzazione spaziale della turbolenza

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CAP. 3: Lo turbolenza atmosferica (2/17)

Autospettro della velocità del vento

L’autospettro della velocità del vento è uno strumento


interessante per illustrare i fenomeni.
L’autospettro S(n) mostra la varianza del vento in
funzione di diverse velocità. Alte frequenze
corrispondono al range della microscala, mentre
basse frequenze corrispondono alla macroscala.
La velocità del vento è influenzata dal clima (I° anello
della catena di Davenport) e dalla turbolenza
atmosferica (II° anello)
Esistono alcuni modelli di autospettro, nonché autospettri ricavati
da misure sperimentali. L’autospettro caratterizza
statisticamente la componente fluttuante della velocità del
vento.

Ad esempio, in Figura sono messi a confronto la curva ottenuta da


misure effettuate in Danimarca (a Lammerfjoden), su un
intervallo temporale di 1 anno e su un terreno aperto (z0 = 0.05)
ad una quota di 30 m e lo spettro di Van der Hoven. Entrambi gli
spettri sono riferiti ad una velocità orizzontale del vento.

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CAP. 3: Lo turbolenza atmosferica (3/17)

Spettro di Van der Hoven

Lo spettro cui si fa universalmente riferimento per la


descrizione del vento è quello del metereologo
olandese Van der Hoven (1957).
Lo spettro originale si riferiva alla componente
orizzontale del vento a 100 m di quota, ma esso è
correntemente usato per descrivere il vento in
qualunque sito e a qualunque altezza, purché
nello strato limite.
Van der Hoven
speculativo

picco
spettro dell´energia

macrometereologico
picco
micrometereologico

gap spettrale

annuale 4 gg 12 h 5 min 1 min 5 sec


Nel diagramma semplificato in Figura, si osserva una zona
centrale che prende il nome di “gap spettrale”: la zona a
sinistra del gap (cioè nel campo delle basse frequenze)
corrisponde ai fenomeni “macrometereologici”, e presenta
due picchi: uno corrispondente alla periodicitá del vento
giornaliera (“brezze” di periodo pari a 12 ore), l´altro relativo
al normale periodo di sviluppo di una burrasca o tempesta,
cioè circa 4 giorni (100 ore). Lo spettro è stato esteso anche
a sinistra oltre il campo di definizione dell´originale di Van
der Hoven, e presenta un ulteriore massimo in corrispondenza
della periodicitá annuale (periodo = 12 mesi, ossia quasi 104
ore).

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CAP. 3: Lo turbolenza atmosferica (4/17)

Spettro di Van der Hoven

La zona a destra del “gap” corrisponde a fenomeni


cosiddetti “micrometereologici”, ed è quella che
direttamente influenza gli aspetti “dinamici” della
risposta strutturale.
La presenza del gap consente di rendere lecite due
importanti operazioni:

• la prima consiste nel poter determinare una velocità


di riferimento mediando su un intervallo compreso
tra 10 minuti e un´ora (cioè all´interno del gap):
infatti l´influenza dei fenomeni periodici su una tale
media risulta trascurabile;
• la seconda operazione consiste nel separare il
processo vento in due addendi ben distinti, di cui il
primo corrisponde esclusivamente a fenomeni
statici (poiché il carico varia lentamente rispetto
alle frequenze proprie delle strutture), mentre il
secondo può dar luogo a fenomeni dinamici: in
questo caso la risposta della struttura può risultare
anche sensibilmente amplificata rispetto a quella
statica.

Spettri caratterizzati da simili proprietà sono tipici delle


zone temperate.

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CAP. 3: Lo turbolenza atmosferica (5/17)

Descrizione della velocità del vento

Si possono separare le azioni dovute alla componente


media e alla componente turbolenta del vento.

Componente media e componente turbolenta del


vento si assumono mutuamente indipendenti nello
strato limite atmosferico, dunque possono essere
trattati separatamente e sovrapposti.
La scelta del periodo su cui calcolare la velocità
media dipende dalla norma usata.

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Descrizione locale della turbolenza atmosferica

Hp.: le tre componenti di turbolenza sono


tra loro scorrelate

• Descrizione nel dominio del tempo


(funzioni di autocorrelazione)

Ru (τ) R v ( τ) R w ( τ)

• Descrizione nel dominio delle frequenze


(autospettri)

Su ( f ) Sv ( f ) Sw( f )

• Intensità di turbolenza (definita in termini


di varianza delle componenti di turbolenza
e di velocità media)

12
u% 1 1 ⎡ ∞ ⎤
I u = = ⋅ Ru (0) = ⋅ ∫ S u ( f ) ⋅ df
U U U ⎢⎣ 0 ⎥⎦
12
v% 1 1 ⎡ ∞ ⎤
I v = = ⋅ Rv (0) = ⋅ ∫ S v ( f ) ⋅ df
U U U ⎢⎣ 0 ⎥⎦
12
w% 1 1 ⎡ ∞ ⎤
I w = = ⋅ R w (0) = ⋅ ∫ S w ( f ) ⋅ df
U U U ⎢⎣ 0 ⎥⎦

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Descrizione locale della turbolenza atmosferica

• La deviazione standard della componente


longitudinale della turbolenza può essere
legata alla velocità di attrito

σ u = u~ = Au∗

• A dipende dalla lunghezza di rugosità z0


(A≅2.5 se z0=0.05 m; A≅1.8 se z0=0.3 m)

σ v = v~ = 0.75 ⋅ σ u
~ = 0.5 ⋅ σ
σw = w u

• Fino a 100-200 m sopra il livello del suolo,


è ragionevole assumere che la turbolenza
sia un processo Gaussiano a media nulla,
con varianze date dalle formule precedenti.

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Descrizione locale della turbolenza atmosferica

• Scala di tempo T(z) (definita in termini di


funzione di autocorrelazione ρ(z,τ) =
R(z,τ)/σ2(z))

E [u (x, y, z, t )u (x, y, z, t + τ )]
ρTu (z, τ ) =
σ u2 (z )

La funzione di autocorrelazione dipende dalla


quota z (si considera un flusso omogeneo
nel piano orizzontale) e dalla differenza di
tempo τ. Si può affermare che la
componente turbolenta u abbia un tempo
caratteristico di memoria, appunto la scala
di tempo T(z)

T (z ) = ρTu (z, τ)dτ

0

ρTu (z, τ ) = e − τ / T ( z )

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Scale integrali della turbolenza

• La turbolenza atmosferica viene vista come


un insieme di vortici di dimensioni diverse
che vengono trascinati dal flusso medio
(ipotesi di Taylor: ‘frozen turbulence’)
• Le dimensioni medie di questi vortici
vengono definite attraverso le 9 scale
integrali della turbolenza

Lux = ρ u (z, x )dx

0

Luy = ρ u (z, y )dy

0

Luz = ρ u (z, z )dz

0

e analoghe in v e w
• La funzione ρu(z,x) descrive la correlazione
esistente tra le componenti turbolente in due
punti alla distanza x nello stesso istante (τ=0)
• Le scale integrali della turbolenza
rappresentano una misura media lungo x, y e
z di vortici associati alla turbolenza
longitudinale, trasversale e verticale

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Scale integrali della turbolenza

• Per l’ipotesi di Taylor sulla natura convettiva


della turbolenza, le variazioni temporali della
componente turbolenta sono viste come
variazioni spaziali della componente media:

x = U (z )τ

ρTu (z, τ ) = ρ u (z, x )



Lux = U (z ) ρ uτ (z, τ )dτ ⇒ U (z )T (z )
∫0

• Espressione empirica per la scala


longitudinale

Lux = Cz m

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Cascata di energia

• L’energia della turbolenza si sposta dai


vortici più grandi verso quelli più piccoli
• I vortici piccoli sono responsabili della
dissipazione viscosa di energia, a causa delle
deformazioni taglianti e degli sforzi
tangenziali connessi

• 1a ipotesi di Kolmogorov
Il moto dei vortici di piccole dimensioni è
governato esclusivamente dal flusso di energia
ε e dalla viscosità, ed è indipendente dalle
condizioni al contorno; si ha quindi un flusso
isotropo
• 2a ipotesi di Kolmogorov
Nell’inertial subrange la dissipazione di energia
dipende solo dal flusso di energia e non dalla
viscosità

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CAP. 3: Lo turbolenza atmosferica (12/17)

Cascata di energia

• E’ quindi possibile scrivere una relazione del


tipo

F [ E ( K ), K , ε ] = 0

in cui K=2π/λ=2πf/U è il numero d’onda e E(K)


l’energia associata ai vortici aventi numero
d’onda K

• Dall’analisi dimensionale, essendo

E = ⎡⎣ L3T −2 ⎤⎦ ; K = ⎡⎣ L−1 ⎤⎦ ; ε = ⎡⎣ L2T −3 ⎤⎦

risulta

Su ( K ) = E ( K ) = c ⋅ ε 2 3 ⋅ K −5 3

in cui S(K) è lo spettro della componente


longitudinale della turbolenza

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CAP. 3: Lo turbolenza atmosferica (13/17)

Cascata di energia

• Nell’inertial subrange la dissipazione di


energia è data da

τo dU
ε=
ρ dz

• Sostituendo l’espressione della legge


logaritmica si ottiene

−2 / 3
fSu ( z , f ) ⎛ fz ⎞
= 0.26 ⋅ ⎜ ⎟
u∗2 ⎝ U ( z ) ⎠

• Dalle ipotesi di Kolmogorov risulta quindi che


nell’inertial subrange lo spettro della
componente longitudinale della turbolenza
deve essere proporzionale a fz-2/3

fz
fz = è la coordinata di similarità di Monin
U (z )

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CAP. 3: Lo turbolenza atmosferica (14/17)

Spettri della componente longitudinale della


turbolenza

• Th. Von Karman (1944)

fSu ( z , f ) fLux 1
= 4β ⋅ 56
u∗2 U ⎡ x 2⎤
⎛ fLu ⎞
⎢1 + 70.8 ⎜ ⎟ ⎥
⎢⎣ ⎝ U ⎠ ⎥⎦

• A.G. Davenport (1961)

2
fSu ( z , f ) ⎛ 1200 f ⎞ 1
= 4 ⎜ ⎟ ⋅ 43
u∗2 ⎝ U10 ⎠ ⎡ ⎛ 1200 f ⎞ 2 ⎤
⎢1 + ⎜ ⎟ ⎥
⎢⎣ ⎝ U 10 ⎠ ⎥⎦

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Spettri della componente longitudinale della


turbolenza

• J.C. Kaimal (1972)

fSu ( z , f ) fz 1
= 200 ⋅ 53
u∗2 U ( z) ⎡ fz ⎤
⎢1 + 50 U ( z ) ⎥
⎣ ⎦

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Spettri delle componenti trasversale e verticale

• J.C. Kaimal (1972)

fSv ( z , f ) fz 1
= 15 ⋅ 53
u∗2 U ( z) ⎡ fz ⎤
⎢1 + 9.5 U ( z ) ⎥
⎣ ⎦

• J.L. Lumley, H.A. Panofsky (1964)

fS w ( z , f ) fz 1
= 3.36 ⋅ 53
u∗2 U ( z) ⎛ fz ⎞
1 + 10 ⎜ ⎟
⎝ U ( z) ⎠

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CAP. 3: Lo turbolenza atmosferica (17/17)

Organizzazione spaziale della turbolenza

• I cross-spettri delle componenti di turbolenza


vengono definiti attraverso gli spettri locali e
le funzioni di coerenza

Su ( y1, y2, z1, z2, f ) =


Su ( y1, z1 , f ) ⋅ Su ( y2, z2 , f ) ⋅ γ ( y1, y2, z1, z2, f )

I cross-spettri sono usualmente delle quantità


complesse. Si definiscono parte reale e parte
immaginaria del cross-spettro.

• A.G. Davenport (1968), B.J. Vickery (1970)

γ ( y1, y2, z1, z2, f ) =


⎡ C z2 ( z1 − z2 ) + C y2 ( y1 − y2 ) ⎤
2 2

exp ⎢ −2 f ⎥
⎢ U ( z1 ) + U ( z2 ) ⎥
⎣ ⎦

dove Cy e Cz sono delle costanti adimensionali che


regolano il decadimento

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