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Ancoraggi in roccia ©. CESTELLI GUIDI* onancaKo: LA. passa in rassegna la tipologia e le principali applicazioni degli ancoragei in rocce stiolte ¢ lapidee. Commenta ste quindi le memorie presentate al XIT Convegno di Geotecnica (Cosenza, scttembre 1975) sul toma I: « Ancorasti ci terreni e nelle rocce a scopi prowvisionali ¢ definitivi. Problemi di progetto e tecnolosct » 1. Premessa Debbo anzitutto premettere che nel corso di questa esposizione userd la terminologia adot tata nel mio volume di Geotecnica ¢ per gli ancoraggi quella di un articolo apparso nel In_particolare parlerd di roccia sciolta 0 lapidea, ovvero indi stintamente di terreno intendendo con terreno ambedue le rocce ¢ su cid mi permetto di pole: mizzare sul titolo del tema che stiamo trattando che io avrei visto semplicemente « Ancoraggi in roccia ». Per gli ancoraggi ho adottato definizioni scelte pitt con la mentalita di un cultore di Costr- zioni che non di Geotecnica. Prevedo che non tutti saranno d'accordo, ma cid spero fornira Jo spunto ad una utile discussione che interes- sera anche, in modo particolare, in vista di una prossima normativa italiana sugli ancoraggi. Inizierd la mia relazione tentando di fare il punto sullo stato attuale della conoscenza sul- Vargomento tema del Convegno e vorrete sc sarmi se dird molte cose gia note alla mag. gioranza dei presenti, 2. Definizioni 24. Le opere sottoposte a forze di elevata componente orizzontale possono trasferire le stesse al terreno attraverso propri_ elementi fondali ossia normali fondazioni dirette od indirette, ovvero, affidarle totalmente 0 parzial- mente a tiranti. I tiranti, a loro volta, le riportano al terreno © indirettamente, ancorandosi ad apposite strut- ture intermedie, quali blocchi 0 piastre, come ad es. per gli ancoraggi dei cavi delle opere sospese, od anche ad altre strutture quali coppie di pali formanti cavalletto, ovvero, secondo una moderna tecnologia, direttamente al terreno senza intermediari costituendo cosi gli anco- raggi in roccia, * Prof. ing. Carlo Cxsrauur Guiot, ordinario di Tecnica delle Costruzion presso la Facolta di Architettura, Univer sita di Roma, Si individuano cosi tre schemi di soluzioni strutturali che possono costituire altrettante categorie di fondazioni di caratteristiche pro: gettuali ed esecutive parzialmente diverse 2.2. Noi ci occuperemo qui della terza cate. goria: degli ancoraggi in roccia in cui il tirante penetra direttamente nel terreno ricercando una zona atta a realizzare una fondazione che for- nisca stabilmente la resistenza richiesta, ossia offra una reazione pari, con opportuno coef- ficiente di sicurezza, allo sforzo applicato al tirante. Tale situazione di equilibrio viene raggiunta in virtit delle caratteristiche geomeccaniche del terreno il quale risulta impegnato dalle ten: sioni di taglio-compressione e trazione, irradiate in esso dalla fondazione del tirante. Dette ten- sioni si compongono con quelle geostatiche, come peraltro avviene nel terreno della fonda- zione di ogni opera, intendendosi, notoriamente, per fondazione l'elemento di trasmissione delle forze dalla struttura al terreno. Benché i tiranti degli ancoraggi possano con siderarsi una derivazione dei pali tesi, ed in particolare dei micropali da molto tempo usati con intenti affini, il loro avvento ha costituito una vera rivoluzione nella tecnologia delle fon- dazioni consentendo, in presenza di forti spinte, di dominare l'interazione terreno-struttura, cosi da realizzare interventi relativamente semplici in luogo di opere complesse ed onerose. 23. Llancoraggio viene qui definito attivo se trasmette alla struttura, dal momento del suo collegamento, una forza di grandeza prestabilita indipendente, 0 quasi, dalla richie- sta della struttura, Cid in virti di una azione di pretensione esercitata sul tirante nel bloc- carlo alla struttura stessa, Viene definito invece passivo l'ancoraggio col legato alla struttura senza trasmissione di sforzo apprezzabile e che si limita a fornire una rea zione solo in risposta alla richiesta della strut- tura stessa, nel suo spostamento. In fine viene detto misto Vancoraggio posto 5 in una situazione intermedia, ossia con tirante parzialmente teso rispetto allo sforzo ammis- sibile dell'acciaio. La fig. 1 & lo schema di un ancoraggio attivo. Con il termine ancoraggio di testa intendo Yapparecchio di collegamento del tirante alla struttura che & uno dei soliti ancoraggi da c.a.p. Con ancoraggio di piede la fondazione del tirante. Circa le iniezioni, in linea di massima, quella che realizza I'aderenza nel tratto di fondazione: iniezione primaria e quella di protezione del tratto libero: iniezione secondaria. La iniezione fra guaina e acciaio: terziaria. Fig. 1 24, Per i tiranti attivi operazione di pre- tensione, dopo aver realizzata e consolidata la fondazione, si esercita prendendo il contrasto sulle stesse opere ancorate, Tale forza, noto- riamente, subisce nel tempo delle perdite per fenomeni lenti: rilassamento e creep, © pud subire anche piccole variazioni per spostamenti della struttura, Praticamente pud considerarsi che l'ancoraggio di testa di un tirante attivo sia tun punto fisso ma esso, in assenza della inie- zione secondaria, ovvero con iniezione eseguita con miscela plastica, conserva una certa liberta di spostamento, sempre con lieve variazioni di sforzo. 25. Anche per V'ancoraggio passivo pud se- guirsi il criterio di realizzare una fondazione con iniezione in due tempi ma in generale l'an- coraggio passivo & costituito da un vero micro. palo iniettato fin dall'inizio su tutta la sua lunghezza con unica iniezione. Agli ancoraggi passivi viene spesso richiesta una funzione di resistenza al taglio tanto che ne viene evidenziata la funzione chiamandoli anche «chiodi », Tale funzione non potrebbe essere assolta da un tirante attivo poiché, dato 6 lo scarso spessore del rivestin: aio, laceinio trancerebbe la roceia di ben minore resistens senza quindi opporsi a fenomeni ¢ seocriat! Pertanto il chiodo deve essere un ver2 mice palo di spessore consistente armato con staffe, come un pilastro in c.a., altrimenti funziona solo come tirante. 26. E chiaro che la preferenza per l'uno 0 per I'altro tipo di ancoraggio dipende dalle esigenze della struttura e dalla natura del ter- reno. In se stesso il tirante attivo ha la prero- gativa di svincolarsi dalla legge di Hooke poiché Jo sforzo & trasmesso senza deformazione in quanto scontata a priori. Cid consente l'impiego di acciai ad clevato tasso di esercizio che, sulle notevoli lunghezze dei tiranti, provocherebbe spostamenti inaccettabili, se non fosse preteso. Si consegue quindi, un notevole vantaggio eco- nomico. Si aggiunga che la deformazione im- pressa, prima della iniezione secondaria, osta- cola la fessurazione della malta, pregiudizievole per la conservazione nel tempo del tirante. Scontare dapprima gli allungamenti consente quindi un tirante di forte Iunghezza e cio? il raggiungimento di strati lontani per Vubica- zione delle fondazioni. Per le pareti di sostegno di scavi, ancoraggi attivi presentano poi il gran pregio di evitare il rilassamento del terreno a monte, se essi ven- gono tesi mano a mano che procede lo scavo. Il diaframma teorico dello schema di Ran kine, materializzato in un diaframma reale, intirantato da un lato del masso, puo effetti: vamente conservare lo stato di quiete ove venga asportato il terreno dall'altro lato; occorrendo potrebbe anche avvicinarsi lo stato passivo, per aumento della pressione del diaframma di sostegno, Va infatti considerato che con tirante aitivo Jo spostamento della testa dell’ancoraggio & generalmente piccolo cosi da non consentire il raggiungimento dello stato attivo. B poi minima la variazione di sforzo poiché, data la notevole Tunghezza del tirante, @ minima la deforma: zione unitaria. Anche per tale ragione, oltre che per le diflicolta di dosaggio dello sforzo, non possono farsi tiranti attivi corti. L’ancoraggio passivo, offrendo invece mag- giori spostamenti, rende possibile l'avvicina- mento al meno gravoso stato attivo del terreno ed esclude il pericolo del destarsi delle tensioni interstiziali. Esso non ha limitazioni inferiori di lunghezza e presenta inoltre il pregio, in casi di lievi spostamenti del terreno, di con- sentire al complesso opera-tiranti di adagiarsi su una situazione di equilibrio statico, meglio che con ancoraggi attivi. Infatti in questi ultimi una ridistribuzione imprevista degli sforzi fra i vari tiranti pud indurre pericolose rotture quindi il collasso dell’opera. L’ancoraggio misto, a sua volta, come situa- zione intermedia, pud conservare i pregi degli ancoraggi attivi riducendone i difetti ed essere particolarmente idoneo per alcune applicazioni per esempio per opere di sostegno o per i volti delle gallerie consentendo il respiro della mon- tagna, senza che vengano raggiunte in essi ten- sioni pericolose. Cid perd sempre per tiranti di una certa lunghezza, altrimenti conviene Yancoraggio passive 0 chiodo. E chiaro che da questi pud derivare una estesa serie di varianti, Ad esempio sono stati realizzati ancoraggi passi agli effetti esterni ma attivi internamente poiché Varmatura dei tiranti é stata pretesa prendendo ilcontrasto, anziché sull'opera di sostegno, sullo stesso conglomerato del micropalo che, per- tanto, risulta precompresso, Contemporanea- mente risulta pure precompresso, per aderenza, un certo involucro di roccia sciolta. La fonda- zione evidentemente risulta estesa a tutta la Iunghezza del micropalo e non vi @ sforzo di collegamento fra tirante ¢ struttura, Sussiste, rispetto all’ancoraggio passivo, la differenza che la deformazione sotto tiro ® quella del tra- vetto. precompresso e non dell'armatura € quindi questa @ molto minore. 3. Applicazioni La diffusione degli ancoraggi in roccia @ legata alle pitt avanzate tecnologie sia della perfora- zione dei terreni sia della protezione delle arma- ture dalla corrosione. 3.1, Il campo di impiego nelle costruzioni civili @ vario e molto vasto; una panoramica di casi significativi pud chiarire meglio di ogni considerazione le funzioni e le possibilita di impiego delle varie categorie di ancoraggio cui si fatto cenno. 3.2. Ricollegandoci all’origine dei_tiranti, ossia ai pali tesi, si pud iniziare dagli anco- raggi con tiranti ad asse verticale, 0 quasi, disposti nell'intento di venire in aiuto alle forze di gravita. 3.2.1. E come primo caso yoxiiv sian ‘una applicazione di quando ancora non si po! lava di ancoraggi in roccia. Nella progettazione del cinema delle Vittorie in Roma (ben noto perché vi si effettuano oggi le riprese televisive) affidai gli ampi sbalzi della balconata a dei portali, i cui pilastri tesi furono ancorati a pali infissi in terreni costituiti da depositi fuviali, prevalentemente limi sabbiosi. Il carico di esercizio venne assunto pari ad 1/3 di quello di strappo. La balconata del cinema, € quindi i pali tesi, si comportano egregiamente dopo 40 anni di esercizio. E uno dei primi casi di impiego di ancoraggi passivi (fig. 2). Pig. 2 3.2.2. La fig. 3 mostra un fabbricato con i primi orizzontamenti sotto falda, costruito a Parigi in prossimita della Senna. Nelle prime fasi della sua costruzione la sottospinta idrau- lica avrebbe prevalso sui pesi predisponendo i sollevamento delle strutture per galleggi mento. Pali tiranti di fondazione forniscono le forze verso il basso, necessarie a mantenere l'equi- librio statico, fintantoché con il procedere della costruzione questo & raggiunto con i pesi, dopo- diché i pali risultano compressi. E anche questo un caso di ancoraggi passivi Tale criterio progettuale viene correntemente applicato alle opere marittime, ed in partico- lare ai bacini di carenaggio, ove la sottospinta sulla platea, a vuoto, viene appunto equilibrata da pali tiranti spinti al bed rock. In generale gli ancoraggi sono del tipo attivo 0 misto. 32.3. Analogo pud essere considerato il caso 7 della fig. 4, anche se I'intervento @ totalmente diverso in quanto si vuole conseguire il con- solidamento di una roceia sciolta, in generale una argilla satura, Fig. 4 Gli ancoraggi hanno Io stesso effetto, ben noto, di precarico ottenuto con roccia sciolta riportata in rilevato (tratteggiato in figura), con il vantaggio di poter graduare facilmente T'in- cremento, ed anche lo scarico della pressione, in relazione alle letture su appositi piezometri che denunciano I'effetto. Si ha cos} la possibilita di aumentare la resi- stenza tangenziale, della roccia, ovvero di scon- tare il cedimento, in relazione alle esigenze del- Yopera che dovra essere successivamente edifi- cata su quel terreno. I tiranti sono collegati a lastroni, non necessariamente accostati, che distribuiscono la pressione, ¢ che potrebbero anche costituire elemento di una struttura per- manente (ad es. plinti o cordoli). Pali drenanti 8 ‘opportunamente disposti faciliiane i! provesss Gli ancoraggi sono del tipo attivo ¢ Vinievian terziaria non viene eseguita, ovvero & ail 1 plastica, per consentire la ripresa sian» ounc che procede il consolidamento. A prima vista pud dirsi che trattasi vento eccessivamente oneroso ma in alcuni casi particolarmente delicati il sistema pud ancora risultare conveniente. inter- 3.2.4. Effetto di consolidamento & anche quello della fig. 5 ove la pressione applicata sul terreno, da un lato di un’opera, ne provoca la rotazione. La itante delle forze di anco- raggio si compone con quella dei pesi per for nire al sottosuolo una risultante eccentrica rispetto all'opera e, nel caso della figura, la rotazione dell’opera vuol dire raddrizzamento. Il provvedimento @ stato proposto, a mio avviso molto intelligentemente anche per il con- tenimento della rotazione della Torre di Pisa. In questa categoria di collaborazione con Pig. 5 la gravita ricade il caso del trampolino di Obersdorf della fig. 6 in cui i tiranti del tipo attivo infissi in roccia lapidea sono quasi ver- ticali. A differenza dei casi precedenti si deve operare un forte spostamento della risultante delle forze, per la presenza dello sbalzo, tale da richiamarla entro la ristretta superficie di base sovrapponendo le forze dei tiranti ai pesi. E evidente che in un problema del genere la verifica di stabilita, nel suo proprio ambiente, del masso di roccia interessato dai tiranti non & meno importante di quella del singolo tirante. 33. In altra categoria possono considerarsi i tiranti ancora verticali ma collegati ad opere sollecitate da forze di elevata componente orizzontale. 33.1. La fig. 7 mostra Vesempio di un im- piego prowvisorio dei tiranti, durante la costru- zione di un ponte canale. Volendosi disarmare una arcata da un lato di una pila, prima di costruire quella dall'altro lato, sono stati appli- cati dei tiranti verticali del tipo attivo, di po- tenza tale da riportare la risultante di tutte le forze entro la superficie di appoggio. 33.2, Ancoraggi verticali, destinati ad abbat- tere le component orizzontali, sono pure quelli impiegati per dighe a gravita ed @ classico il caso della diga di Cheurfas in Algeria della fig. 8 ove Vimpiego di 37 tiranti pretesi, che applicano in testa una forza complessiva verso i basso, pari a circa 1/3 del peso della diga, hha consentito di clevare l'invaso di 3 m, spo- stando la curva delle pressioni verso l'asse della diga stessa, come segnato in figura. L'intervento @ di molto tempo fa e la tensione dei tiranti, de! tipo attivo, con iniezione terziaria di bitume, viene periodicamente controllata e ripresa. Fis. 6 Costruzione WN Fig. 7 Nuova strultara Fig, 8 « Rinforzo con cavi di precompressione della digs ‘di Cheurla, 3.33. La fig. 9 mostra un’altra diga, di 20 m di altezza, intirantata con cavi Mc. Call; 1'im- piego dei cavi ha ridotto alla meta il costo della diga, originariamente progettata a gravita senza tiranti. Fig, 9. - Una diga a pravita precompressa 3.4. La disposizione adottata pit: frequente- mente per Vase degli ancoraggi non @ perd quella verticale degli esempi precedenti. Quando la struttura ancorata & sollecitata da forze orizzontali, 0 comunque da forze di ele- vata componente orizzontale, i cavi inclinati oppongono direttamente componenti orizzon- 10 tali di verso opposto, con i) vs all'uso di tiranti verticali, di couseguire |'eostt librio con minore potenza degli ancova.vi quindi con un minor costo. Si perviene cosl ad una terza categoria di impicgo caratterizzata da una sensibile incli- nazione degli assi degli ancoraggi. 3.4.1. B il caso della diga di San Michel della fig. 10, ove, a differenza delle due dighe pre- cedentemente citate, sono stati usati cavi Fig. 10. - La diga di St. Michel 3.4.2. [ tiranti sono poi sempre inclinati per le opere di sostegno del terveno © Pazicne degli ancoraggi diviene predominante sulla stabilita dell’opera, La schematizzazione della fig. 11 mostra come gli ancoraggi possono op- porsi ai due moti di instabilita dei muri di sostegno: di slittamento, unitamente alla massa di terreno su cui poggia il muro stesso, 0 di ribaltamento. Per questi casi l'ancoraggio di tipo passivo & particolarmente idoneo. 34.3. La gravita, considerata in generale come primo fattore stabilizzante dei muri di sostegno, perde allora di importanza ¢ possono realizzarsi esili profili delle pareti di conteni- mento. I piccolo spessore del muro pud avere importanti riflessi sulla fattibilita quando lo spazio a disposizione sia scarso. 3.4.4, Alcune volte gli ancoraggi consentono la realizzazione di sostegni di pendii che richie- derebbero muri di straordinarie dimensioni. il caso della fig. 12 che descrive un pendio a Cap d’Ail tagliato per la formazione di un piazzale, Lo scoscendimento del materiale sciol- Fig. 1 Muro di sestegno— to superficiale innescatosi, 2 stato arrestato mediante un doppio filare di piastroni a due livelli, ancorati alla sottostante roccia lapidea mediante tiranti STUP del tipo attivo della potenza di 130 t. I tiranti e quindi i piastroni, vengono a sostituirsi alla reazione persa dalla pendice incombente a causa della mutilazione subita. Se ben ricordo stato uno dei primi impieghi dei cavi Freyssinet di 130 t. 3.45. Analogo problema @ stato risolto con una paratia di pali ancorati come in fig. 13. Si trattava di incidere il piede della collina della discarica delle acciaierie di Terni, La fig. 14 mostra I'ancoraggio di un piastrone di rivestimento del canale di scarico di super- ficie del bacino di Tarbela in Pakistan. I tiranti, del tipo attivo, trovano un anco- raggio di estremita in gallerie che hanno anche ufficio drenante. In questo caso la parete di rivestimento in cemento armato non ha tanto la funzione resistere a spinte della retro- stante roccia quanto di proteggere quest'ultima dalla erosione dell’acqua scorrente su di essa. Gli ancoraggi sono del tipo misto essendo bloc- catia meta del tiro massimo. 3.4.6. Ancoraggi possono impiegarsi anche per stabilizzare stratificazioni lapidee disposte a franapoggio ed incombenti su opere, E il caso della fig. 15 della diga di Reza Shah Kabir in Iran, ove, con ancoraggio del tipo attivo STUP da 130 , @ stato cucito il pacco superficiale di stratificazioni calcaree, a monte della diga, a franapoggio con angolo di 34”. 3.4.7. Applicazioni dei tiranti inclinati si hanno anche come mezzo d'opera in presenza di importanti scavi ove le paratie perimetrali, W OD GNo atone Fig. 13 220,00 m 7200,00m eeeeeiacdice ¥ fk PROFILO ORIGINARIO TATOO ANCORAGGI V.S.L. 076,50 17058,00m + g¥058,00m _ytessioom “N GALLERIA DEOL ANCORAGG! FDI DRENAGGIO Fig. 14 eseguite con pali avvicinati ovvero diaframmi I tiranti vengono poi eliminati, a costruzione continui, possono sorreggere il terrapieno e _ultimata trasferendo il contrasto dai tiranti alle sovrastanti costruzione con piccoli spessori, _strutture interne degli orizzontament purehé naturalmente intirantati mano a mano Spesso si sente paragonare gli ancoragei ai che procede loperazione di scavo. puntelli delle pareti degli scavi il che & del 2 tutto errato, sotto V'aspetto statico, in quanto il puntello inclinato di una componente diretta verso I'alio mentre ill tirante dell’ancoraggi tuna verso il basso, che & sempre favorevole alla stabilita. Liinvasione del sottosuolo altrui @ invece spesso un ostacolo per l'impiego degli anco- raggi che deve venire risolto con opportune convenzioni fra confinanti. Molti lavori sareb- bero praticamente irrealizzabili senza I'uso degli ancoraggi, a meno di eseguire opere provvi- sionali dall'interno dello scavo, che risultano di enorme costo anche a causa dell’ingombro di cantiere, Altro esempio sempre a Parigi & quello della fig. 16 ove @ rafligurato lo scavo eseguito per la costruzione dell’edificio della Banca Rothschild in aderenza a fabbricati notevolmente alti in muratura, vetusti ¢ quindi particolarmente sen- sibili a movimenti delle loro fondazioni. Le pareti perimetrali dello spessore di 0,60 m sono intirantate da cavi STUP con fondazioni di circa 6 m di lunghezza. Caso significativo della capacita degli anco- raggi di risolvere difficili problemi di esecu- zione @ quello presentato in fig. 17 ove si vede opera di salvaguardia dello spigolo di un fab- bricato eseguita (Rodio) per consentire lo scavo necessario alla costruzione di una galleria della linea ferroviaria Genova-Ventimiglia. <_< 3.5. Un'ultima categoria pud comp tiranti che abbiano lo scopo di intervento salvaguardia, nel timore che possano inuess.s¢ nel tempo dei moti delle fondazioai patticola: mente per una morfologia sfavorevole. Nella fig. 18 si vede una placcatura di sostegno del terreno di imposta della spalla del Viadotto di Catanzaro e la fig. 19 'ancoraggio della fon- dazione di una delle pile dello stesso Viadotto. Lf), Ty Si tratta di formazioni lapidee fortemente fes- surate frequentemente con predisposizione a subire movimenti. Gli ancoraggi impiegati sono del tipo misto con tensioni pari ai 2/3 di quella massima prevedibile. Fig. 16 13 TIRANT D'ANCORAGGIO (1=14.00 gf Pert, 65 men ~ ~ = armate con 18 26 Dywideg) Fig. 18 3.6. Infine Ja fig. 20 illustra una applicazione caratteristica ad un viadotto costruito in zona sismica. La travata del viadotto @ continua ed occor- reva lasciarle la liberta delle dilatazioni ter- miche. Poiché le pile hanno scarsa resistenza risultate due travi continue collegate e'ait estremita alle spalle le quali, a loro volta, sone state ancorate alla roccia mediante ancw api del tipo misto. La deformabilita delle alte pile consente gli spostamenti per variazioni termiche assorbite Fig. 9 nella direzione longitudinale al viadotto, ¢ non solo non potevano sopportare 'azione dina mica trasmessa dalle travate ma dovevano essere vincolate in testa alle travate stesse. Previsto il giunto al centro del viadotto sono dal giunto al centro il quale, inoltre, rende staticamente indipendente Ia struttura dal- Teventuale non sincronismo delle oscillazioni delle due sponde della valletta attraversata dal viadotto, 15 1 —— = 4, Criteri di progettazione Dopo questa rapida carrellata di applicazioni tipiche degli ancoraggi in roccia qualche parola teri di progettazione. 4.1. L'uso troppo frequentemente indiscrimic nato di questa nuova tecnologia induce ad al cune riflessioni sia sulla reale efficienza sia sulla durata nel tempo degli ancoraggi cosi che appare non inutile far cenno ad alcune buone notme di progettazione, esecuzione e controllo. In generale pud dirsi che, fatta eccezione di alcuni casi in cui si impone il tipo attivo, il tipo misto é la soluzione migliore. Il criterio di limi tare Ja entita della pretensione ad esempio ai 2/3 del tiro di calcolo, ossia al disotto di quello corrispondente alle piit sfavorevoli condizioni di vita della struttura, fa si che Vallungamento dei tiranti per Ja situazione di esercizio sia quasi totalmente scontato e, probabilmente, lo ® totalmente per le condizioni normali. Quindi lo spostamento dell’ancoraggio risulta pressoc: ché nullo. Il margine fra il tiro di esercizio Vallungamento limite (in generale lo 0,29 per: manente) viene riservato al coefficiente di sicurezra, In altre parole, in un calcolo al metodo degli stati limiti si applicherebbe il coefficiente 0,75 allo sforzo di calcolo per ottenere quello di tiro. Mantenendosi cosi ad una certa distanza dalla deformazione dello 0,2% anche il rila mento risulta ridotto. 16 Fig. 20 4.2. La scelta della posizione del numero ¢ della Iunghezza dei tiranti sono poi determi nanti agli effetti del loro buon funzionamento. ‘Troppo spesso si eseguono tiranti di scarsa se non nulla efficacia perché di insufficiente por- tanza 0 troppo corti al punto di essere dannosi, anziché utili, alla stabilita dell’opera in quanto provocano unicamente una alterazione dello stato di quiete del terreno. Per le fondazioni dei tiranti occorre anzitutto raggiungere zone di fondazione sicuramente esterne alla massa di terreno interessata. La fig. 21 di Cambefort mostra i danni ad un fabbricato, prodotti da ancoraggi troppo corti per propagazione al terreno circostante della tensione delle fondazioni dei tiranti. E poi prudente che il sistema resistente venga organizzato in modo tale che Vineflicienza di una piecola percentuale dei tiranti non com- prometta la stabilita del!'insieme, in altri ter mini, che si abbia il dissesto ma non il collasso. 4.3. Anche i procedimenti di calcolo meri- tano un cenno benché non vi sia molto da dire sul calcolo del singolo tirante ossia della sua Fondazione. Esistono vari tentativi di procedimenti teo- rici di dimensionamento della fondazione degli ancoraggi i quali in sostanza si ricollegano al calcolo dei pali tesi. La resistenza della fondazione viene com- putata con una tensione di aderenza media ben sapendo che essa é fortemente variabile lungo la fondazione a cui si aggiunge un modesto contributo di punta quando si consegue un bulbo di notevoli dimensioni, il che & possibile con sistemi speciali nelle roccie sciolte. Il pro- blema ha perd aspetti suoi propri, che in gene- rale vengono trascurati, si che a mio giudizio tutti i metodi di calcolo riscuotono scarsa fiducia, 4.4, Mi preme invece richiamare l'attenzione sulla necesita delle prove su alcuni prototipi, perché solo Ia misura diretta pud fornire i dati numerici necessari alla progettazione. Sono poi indispensabili le prove di collaudo che deb: bono eseguirsi su tutti gli ancoraggi. Esistono gia in alcuni Paesi apposite norma- live; tra queste Ie pitt note sono quella tedesca ¢ la francese, Esse avvertono che per impieghi di ancoraggi, a carattere permanente, di opere per le quali il tirante assolva funzione statica determinate, qualsiasi calcolazione deve essere controllata con prove su prototipi. Prove tut: tavia, non spinte a rottura poiché notoriamente sarebbero oltremodo pericolose bensi spinte a raggiungere la tensione di snervamento appa rente dell'acciaio. Owviamente la prova ha lo scopo di controllare la tenuta della fondazione e non l'ancoraggio, se di tipo noto. Altrettanto curato deve essere il collaudo di tutti gli anco- raggi indistintamente, assoggettandoliad_un tiro maggiorato all’incirca del 20% del tiro di esercizio, Uno dei vantaggi degli ancoraggi attivi o misti @ anche quello di poter eseguire le prove di collaudo con facilita usando Ia stessa attrez- zatura di tiro mentre per quelli passivi occor rono appositi apparecchi, con evidente intralcio all'andamento dei lavori. 45. Resta invece al calcolo un compito altret- tanto importante: quello dello studio della sta- bilita d'insieme per il quale non @ in generale possibile una verifica sperimentale. Per questa indagine si hanno peraltro a disposizione stru- menti di calcolo pitt attendibili di quelli per il calcolo del singolo tirante. 46. E va richiamata lattenzione anche sulla protezione dalla corrosione dei tiranti e degli apparecchi di ancoraggio di testa. La tecnologia delle iniezioni non & meno importante ¢ deci- siva, per la sicurezza dell’opera, della tecno- logia di esecuzione della fondazione dei tiranti. Il controllo della pulizia del cavo, della den- sita della miscela iniettata, della efficienza degli sfiati, della pressione di iniezione ecc. sono tutte operazioni che debbono essere garantite, Cid implica la massima serieta della Ditta esecu trice ¢ la scrupolosa e cosciente attenzione di un personale sorvegliante altamente qualificato. 4. Sorprende e preoccupa che oggi nel nostro Paese vengono eseguiti da chiunque opere cosi delicate, quando per altre, ben meno impegnative, si richiedano severe qualificazioni Nello stesso tempo conforta vedere, e cid appare anche dalle memorie presentate a quesio Con vegno, come l'ambiente degli studiosi sia sen- sibilizzato al problema dei controlli ¢ della buona esecuzione degli ancoraggi 5. Fatti questi brevi richiami passo a riferire sulle memorie presentate e mi auguro di avere fornito gli spunti per la discussione che seguir su questo importante nuovo strumento a dispo- sizione dei geotecnici. Vengono presentate 16 memorie con inter~ vento di 28 Autori. L’elevato numero ed il valore dei contenuti delle memorie mostrano Minte- resse degli studiosi a questa nuova t Delle 16 memorie 4 espongono delle realiz- i teorici € 5 riferi rnologia. zazioni, 7 trattano proble scono su indagini prevalentemente sperimen- tali, Ognuna di esse porta un sensibile con- tributo alla conoscenza dell'uso degli ancoraggi in roccia. Ne fard qui un brevissimo cenno essendo le dette memorie raccolte in un volume gid distribuito. Fra quelle del primo gruppo, ossia descr zione di realizzazioni abbiamo a 5.1.1. BroMONTE e CAVALLO che riferiscono su una notevole applicazione di ancoraggio del pozzo di un viadotto ricadente in zona di frana nell’alta valle del Sinni. Trattasi di un compluvio di materiali detritici con diffusa presenza di acqua passante su un substrato di costituzione argilliticosiltitica, Il pozzo cilindrico viene calcolato come so- lido incastrato alla base € sottoposto alla spinta passiva di una fascia di roccia pari ad una volta € mezzo il diametro del pozzo. I flettenti dello sbalzo sono addolciti da 24 tiranti fondati per circa 12 m entro il bed-rock. 5.1.2. Ling. Soccoparo in due memorie ci parla dapprima di un intervento per il conso- lidamento di una scarpata in scisti silicei che ‘a causa della costruzione di una sede autostra- dale aveva subito un aumento della pendenza da 25" a 36°. L’opera consiste in un graticcio di travi in ca. ancorato con tiranti inclinati di 45°, della portata di 40 t 5.1.3. La seconda memoria dell'ing. Socco- pato descrive il consolidamento in una parete rocciosa dell’altezza di circa 80 m incombente sopra un abitato. B un notevole esempio di risanamento di rocce lapidee operato mediante tiranti pretesi ¢ chiodature superficiali 5.1.4. Vonee e Micnetorrr trattano della rico- stituzione della stabilita di un profilo di scavo in sponda della diga Migliarite. I tiranti sono costituiti da tubi (il tubfix) forati con inserita una barra di acciaio che viene pretesa previo consolidamento con iniezioni della roccia frat- turata. Gli Autori pongono in rilievo la par colare attitudine del tipo di tirante a resistere anche agli sforzi taglianti. Seguono le memorie del secondo gruppo che affrontano aspetti teorici. 52.1. BariAa - Ceaveno - GIANt presentano un procedimento di calcolo di simulazione, me- diante il metodo degli clementi finiti. 11 mezzo in cui viene eseguito lo scavo per gradi, ed inseriti i tiranti, ossia le forze concentrate, viene ipotizzato come elastico non lineare, Il procedimento per quanto molto teorico fornisce pratiche indicazioni sull'effetto della successione delle fasi di scavo ed applicazione dei tiranti a pit livell 5.2.2. BARLA - CRAVERO Perer presentano un procedimento di calcolo dei bulloni delle gal- 18 lerie rivolgendo particolare attenzione all'effetto dellinclinazione dei bulloni. I setnispazio foro @, come al solito, omogenco, isot stico ¢ gli stessi autori lamentano come le ipotesi di partenza portino i risultati lontano dalla realt& ma si ripromettono di svolgere un successivo migliore affinamento. 5.23. Darerct e TorrrGrant affrontano il tema della paratia collegata a tiranti, mediante un modello alla Withman che simula i vincoli del terreno mediante molle che obbediscono ad una legge sforzo-deformazione di clasticita non Tineare. Le variabili allo studio sono la profondita di infissione e la rigidezza della paratia ¢ ven- gono correlate le sollecitarioni flettenti della paratia alla rigidezza di questa, di quella del terreno ed alla profondita di infissione. Peraltro un confronto fra i risultati di questo interessante studio e quelli che si ottengono dal metodo tradizionale dell’equilibrio limite for- nirebbe delle differenze che sembra rientrino nelle approssimazioni dei calcoli di geotecnica. 5.24. Ancora Datercr e Torricranr in altra memoria analizzano la legge di distribuzione della trasmissione dello sforzo dal tirante al terreno nel tratto di fondazione. Le usuali ipotesi di clasticita ed isotropia del mezzo consentono agli autori di trattare il problema alla Mindlin. Efficaci grafici descri- vono la distribuzione delle varie componenti di tensione e consentono di esaminare la reci proca influenza degli ancoraggi 5.2.5. De CAROLIS - MANEREDINI - MARTINETTI Ripaceur affrontano per via teorico-sperimen tale il problema del consolidamento di scarpate in roccia mediante azioni localizzate costituite da tiranti passivi. Il mezzo & considerato a comportamento fragile, simulando cosi rocee lapidee con giunti, ovvero argille sovraconso: lidate, con particolare riguardo ai fenomeni di rottura progressiva. ‘A seguito di una attenta analisi della ridi- stribuzione delle tensioni lungo la superficie di scorrimento e dell'intervento della resistenza di pico, ovvero residua, viene denunciata la scarsa validita del metodo generale dell’equilibrio li- mite globale per conseguire una ottimizzazione del progetto. Gli autori individuano lungo Ia superficie tre zone: la prima governata dalla resistenza re- sidua, la terza ove la resistenza di pico non @ integralmente mobilitata e la seconda in con- dizioni intermedie, giungendo cosi ad un me- todo di analisi degli sforzi. Gli autori segnalano che il metodo dell’equi- librio limite ignora Yordine di successione .vo - applicazione dei tiranti il che ha invece nfluenza sul risultato. Gli autori si soffermano, per maggior chia- rezza, su delle applicazioni a casi concreti fa- cendo uso anche di un programma agli elementi finiti. Ne derivano pratici suggerimenti quali ad esempio la convenienza di concentrare i tiranti verso la zona inferiore con attenzione natural- mente a non creare trazioni nella parte alta, 5.2.6. Orravranr interpreta con il metodo de- gli elementi finiti i risultati di prove di carico a trazione di pali trivellati in rocce coerenti sature, Egli trova un buon avvicinamento delle curve carico- spostamento, soprattutto nel tratto li- neare, confermando che esse dipendono essen zialmente dal coefficiente di aderenza, variabile fra 02 € 0,3 Lautore individua anche una resistenza alla base che peraltro si riduce nel tempo e con clude suggerendo cautela nel dimensionamenio anche in vista del creep del terreno. 5.2.7. Retaccu e Rrsaccut esaminano la fun- zione dei tiranti nella costruzione di gallerie evidenziandone influenza sull’ancllo plasticiz- zato la cui estensione, appunto, verrebbe ridotta della presenza dei tiranti tanto pitt se questi vengono posti in opera prima che la roccia abbia il tempo di plasticizzarsi sotto la pres: sione della montagna Linfluenza della natura della roceia viene anche attentamente vagliata. Sarebbe interes: sante conoscere anche l'evoluzione della ten- sione nei tiranti ¢ sapere se possono verificarsi deformazioni tali che ne producono la rottura. 5.3. Passiamo infine alle memorie del terzo gruppo, ossia quelle che descrivono principal mente risultati sperimentali 5.3.1. ARCANGELT € Tomroto espongono una sperimentazione su tiranti eseguiti per il con’ solidamento di una stratificazione a franapog- gio. Sono state eseguite 4 operazioni di carico € scarico nelle quali sono stati posti in evidenza inconvenienti prodotti da inclusioni lungo il tratto libero del tirante, sfilamenti della fon dazione ece. Gli autori in base ad una elaborazione siati stica pervengono alla importante conclusione della necesita di un collaudo di tutti i tiranti ad un carico pari ad 1,3 volte quello di esercizio. 5.3.2. Bonprous ¢ Garrast ci parlano di espe: rienze € prove di collaudo su tiranti del tipo IRP impiegati in limi argillosi per ancoraggio di un diaframma di contenimento di 15 m eseguito a Potenza. Vengono descritti i criteri di scelta e I'ubicazione del bulbo di fondazione, realizzato del diametro di circa 37 cm, oltre ill prisma di spinta. In un approfondito esame critico della valutazione del coefliciente di ade- renza fondazione-terreno gli autori rilevano che V'effetto delle iniezioni in pressione, effettuate con il sistema LRP. @ pit sensibile nei terreni limo argillosi molli mentre si riduce, fino a ottenere, in argilla, aderenza inferiore anche a con l'aumentare della compattezza. Non di- cono se cid sia dovuto a fessurazione in sito. sito della argilla Gli autori forniscono interessanti notizie sulle dispersioni dei risultati delle prove di collaudo effettuate ed infine confrontano la resistenza limite ultima di una prova con i metodi speri- mentali di Jelicken e Jorge, giungendo, infine, alla conclusione che il valore dell'aderenza si aggira intorno a quello della coesione non drenata. 5.3.3. BORSELLO - SEMBENELLI e ToMiOLo de. serivono i risultati di prove eseguite in Perit per I'ancoraggio dei blocchi di una condotta forzata, Vennero rilevate in sito le leggi sforzi deformazioni dei vari materiali e misurate con cura, mediante anelli dinemometrici, gli sforzi applicati ai tiranti della lunghezza di 30 m fondazioni di 6 m. La relazione fornisce molti utili dati sperimentali oltre alla esposi procedimenti di calcolo che valutano la por- tanza di base ¢ laterale. 53.4, Capecemt - La MacNa e Scrap forni: scono interessanti dati sulle perdite di tensione di tiranti fondati in calcari marnosi misurate in un periodo di due anni Secondo gli autori mentre sono confermate cadute ¢ perdite di tensione nella misura cono- sciuta per i cavi delle strutture in cap. sareb- bero esclusi fenomeni di creep della roccia di fondazione che offre I'aderenza. E da rallegrarsi che sia stato possibile avere 19 un regolare funzionamento di trasduttori a strain-gages per un periodo di due anni. 5.2.5. Piccinint dopo aver parlato della con- venienza dell'impiego degli ancoraggi per fon- dazioni di piloni di elettrodotti in roceia strati- ficata fessurata, anticipa delle notizie su una vasta campagna sperimentale appositamente condotta dall’E.N.E.L. Scopo principale della campagna é di poter discriminare le rocce in relazione a parametri empirici di facile inter- pretazione in cantiere che vanno gradualmente dalla roccia sana alla roccia fratturata. Viene poi descritta la prova di collaudo di un piedino di fondazione sperimentale ¢ di uno al vero di un sostegno. La estensione e generalitt del programma di ricerca portera un notevole contributo alla otti 20 mizzazione di questo impiego particolare dei tiranti di ancoraggio. Nel chiudere questa mia relazivne chiaiv scusa agli Autori se la brevita del tempo a disposizione mi ha costretto ad una sintesi molio sommaria delle loro pregevoli memorie € mi scuso anche se qualche volta posso anche avere erroneamente interpretato il loro pen- siero. Grazie, SUMMARY Ground and rock anchors ‘The paper reproduces the General Report to Session 1 of the 12th Italian Geotechnical Conference, held in Cosenza In september 1975,

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