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Capitolo 1

UTILIZZO IDROPOTABILE

Prima di esaminare in dettaglio le problematiche connesse alla progettazione e realizzazione di un


acquedotto è norma eseguire uno studio preliminare teso alla valutazione della fattibilità dell’opera
sotto il punto di vista tecnico ed economico.

1. Stabilire la Durata tecnico-economica dell’acquedotto intesa quale periodo di


Efficienza che risponde pienamente alle sue funzioni
Sufficienza che vale a soddisfare il fabbisogno
2. Valutazione dei consumi e delle relative portate necessarie per soddisfare le utenze
Stima della popolazione per la durata tecnico-economica dell’opera
Attribuzione di una dotazione idrica pro-capite
Valutazione della portata dell’acquedotto
3. Verifica della sufficienza della risorsa idrica disponibile ed eventuale reperimento di ulteriori
fonti di alimentazione
Risorse idriche naturali
4. Dimensionamento delle opere di prelievo, trasporto, distribuzione ed accumulo sotto il punto di
vista della
Efficienza
Durata tecnico-economica
Sufficienza
Nella seguente Tabella I vengono indicate le durate tecnico-economiche di alcune opere di traspor-
to
Tabella I

TIPOLOGIA ANNI
Canali e gallerie 80 ÷ 100
Tubazioni metalliche 30 ÷ 50
Tubazioni lapidee 20 ÷ 30
Tubazioni plastiche 15 ÷ 25
Gruppi elettropompe 15 ÷ 25

Costruzioni Idrauliche Utilizzo idropotabile 1


1.1. RISORSE IDRICHE NATURALI
Le fonti di approvvigionamento sono costituite dall’acque sotterranee o falde e dall’acque superfi-
ciali, corsi d'acqua e laghi. Le prime due fonti di approvvigionamento, in genere, forniscono acqua
che allo stato naturale risulta idonea alle utilizzazioni. Le acque superficiali necessitano a volte,
prima di essere ammesse all'uso, di trattamenti correttivi dei caratteri naturali, in ogni caso neces-
sari per l'uso potabile della risorsa.
La circolazione dell’acqua nel sottosuolo può essere limitata nel moto orizzontale da alterazioni
della permeabilità mentre, in senso verticale, è condizionata dalla presenza di una superficie di
fondo impermeabile o dalla progressiva riduzione della permeabilità.
Tra la superficie del terreno e la superficie di fondo l’acqua meteorica attraversa, per percolazione,
vari strati suddivisibili in due Regioni:
• di dispersione , generalmente terreno agricolo, soggetta ad evaporazione ed assorbimento da
parte dell’apparato radicale dei vegetali (traspirazione);
• di acqua fissa , non soggetta ad azioni disperdenti .

1
Con riferimento alla Figura 1 è possibile
descrivere in maniera sintetica alcune si-
tuazioni particolari del sottosuolo (ubicazio-
ne della strato impermeabile di sostegno
della falda, sovrapposizioni di strati imper-
meabili a strati permeabili, affioramenti,
ecc.) dalle quali vengono generate scaturi-
gini e risalienze dell’acqua . Quando la fal-
da scorre attraverso uno strato poroso non
saturo sostenuto da uno strato impermea-
bile si ha una falda libera superficiale o
freatica ; quando lo strato permeabile è
contenuto tra due strati impermeabili pos-
sono verificarsi due casi : se la zona per-
meabile non è satura la falda è libera e pro-
fonda mentre, se la zona permeabile è sa-
tura e soggetta a pressione tale che i livelli
piezometrici siano al disopra della superfi-
cie di fondo della falda superiore, si ha
falda in pressione o falda artesiana.
Figura 1. Schemi di falde libere ed artesiane

Quando le acque di falda raggiungono la superficie del suolo danno luogo a scaturigini naturali
dette sorgenti che, rispetto a situazioni topografiche e geologiche possono essere classificate in :

sorgenti di fondo (Figura 2) : originate dall’affioramento dello strato impermeabile che costituisce
la superficie di fondo :
da detrito : la superfice di fondo, impermeabile, è ricoperta da un ammasso detritico (cono di
deiezione, morena, materiali di frana) che è sede della falda la quale affiora, a valle, al piede del
detrito;
monoclinale o fluviale : la superficie di fondo che presenta una direzione costante e pendenza

1
Ridisegnate dal Volume : Corso di Costruzioni Idrauliche 1° . Prof.Ing. Filippo Arredi .
1966 La Goliardica _Roma

2 Costruzioni Idrauliche
uniforme (monoclinale), affiora su un pendio ;
Sinclinale o lacuale : lo strato impermeabile presenta una concavità verso l’alto (sinclinale)
affiorante su un pendio;

Figura 2. Sorgenti di fondo

sorgenti di affioramento o emersione (Figura 3) : il terreno taglia localmente, per incisione, la


superficie della falda generando le sorgenti di pendio ovvero per depressione; in questo caso pos-
sono presentarsi due scaturigini sui versanti opposti con l’affioramento di sorgenti di valle ;

Figura 3. Sorgenti di affioramento

sorgenti di drenaggio (Figura 4) : sono conseguenti


all’esistenza, all’interno di un ammasso permeabile, di fessu-
razioni che costituiscono un sistema di circolazione dell’acqua
di tipo vascolare. Sono tipiche di mezzi fratturati e nelle zone
carsiche .
Figura 4. Sorgenti di drenaggio

sorgenti di sfioramento :
(Figura 5) sono generate
dall’affioramento di uno strato
impermeabile sub-verticale,
generalmente non di sostegno
della falda

Figura 5. Sorgenti di sfioramento

Costruzioni Idrauliche Utilizzo idropotabile 3


sorgenti artesiane (Figura 6) :sono alimentate da falde in pressione in presenza di fratture dello
strato impermeabile o di faglia con rigetto dello stato superficiale.

Figura 6. Sorgenti artesiane

1.2. OPERE DI PRESA DA SORGENTI


Le acque di sorgente hanno costituito e costituiscono tuttora, specialmente in Italia, la fon-
te preferita di alimentazione degli acquedotti destinati all'uso potabile. Le opere di presa delle
acque sotterranee sgorganti naturalmente alla superficie del suolo rispondono, pertanto, prevalen-
temente a criteri di progettazione e di realizzazione intesi, oltre che a realizzare senza disper-
sioni la totale captazione della portata della sorgente, a conservare le qualità proprie chimi-
che e batteriologice delle acque, nonchè i loro caratteri organolettici favorevoli alla utilizzazione
potabile ed a preservare le acque stesse da ogni contatto con l'ambiente esterno.
Le forme costruttive delle opere di presa dipendono dalla morfometria del terreno e dalla si-
tuazione geologica che determina lo sbocco in superficie. Le acque devono essere captate nel punto
o nei punti nei quali la condizione geologica ne determina lo sgorgo, e non nei detriti ove le
acque stesse si infiltrano dopo lo sgorgo in sede geologica. Pertanto questa sede deve essere
raggiunta rimuovendo, con scavi a cielo aperto, le formazioni di ricoprimento ovvero traversan-
dole con scavi in trincea o in galleria realizzando cunicoli murari (Figura 7).

Figura 7

4 Costruzioni Idrauliche
Inoltre devono essere predisposti provvedimenti intesi ad evitare che l'opera di captazione pos-
sa, nel tempo, essere aggirata con conseguente perdita parziale o totale dell'acqua da utilizza-
re ed eventualmente con rischio di compromettere la stabilità delle opere murarie della presa.
L’opera di presa per l'uso potabile viene preclusa, con pareti vetrate, al contatto del personale
addetto a sorveglianza e manovra, così da impedire l'inquinamento dell'acqua.
Le opere di captazione sono realizzate secondo schemi abbastanza semplici. La molteplicità
delle possibili condizioni, sia morfologiche che geologiche, danno luogo a tipologie costruttive
alquanto diverse. Tuttavia possono individuarsi alcune condizioni fondamentali nel rispetto del-
le quali le opere sono state tradizionalmente concepite e realizzate.
Queste condizioni vengono fissate da una soglia muraria, fondata nelle strato impermeabile e
spinta a profondità sufficiente per evitare sifonamento dell'opera; dinnanzi ad essa si svi-
luppa l'edificio contenente tutti i dispositivi occorrenti per la raccolta delle acque, sedimen-
tazione, sfioro dei superi, intercettazione, misura, ecc. (Figure 8 e 9).

Figura 8. Opera di presa da sorgente

Costruzioni Idrauliche Utilizzo idropotabile 5


Figura 9. Particolari costruttivi

Più complesse sono le opere di captazione di sorgenti di drenaggio e di affioramento.


In entrambi i casi è usuale risalire, con trincee o gallerie, le direttrici con maggiori deflussi
penetrando, più o meno profondamente secondo i casi, nella formazione alimentante la sorgen-
te.
I cunicoli di maggiori dimensioni possono avere un canale di raccolta e convogliamento delle
acque, con livello al di sotto degli sgorghi. Il canale confluisce in una vasca di raccolta e da
questa nella vasca di presa. L'edificio di presa assume configurazioni dettate da situazioni spe-
cifiche e, pertanto, sono possibili numerose soluzioni pratiche .

Figura 10

6 Costruzioni Idrauliche
1.3. OPERE DI EMUNGIMENTO DA FALDE
Il prelievo diretto da falde, entro un campo di profondità dal piano di campagna molto va-
rio, avviene a mezzo di pozzi. Questi, generalmente, possono essere di due tipi :
praticabili : scavati
tubolari: trivellati.
I primi, generalmente di forma circolare, hanno diametro superiore al metro e possono essere sca-
vati a mano o con mezzi meccanici forniti di utensili di rottura del terreno e recupero del marino
(draghe o escavatrici elicoidali); salvo realizzazioni eccezionali, si spingono fino a profondità li-
mitate, cosicchè attingono prevalentemente alla prima falda freatica (Figura 11 a); gli altri posso-
no spingersi fino a profondità anche dell'ordine della centinaia di metri, fino a falde artesia-
ne profonde (Figura 11 b).

a b
Figura 11. Pozzi in falda freatica ed in falda artesiana

I pozzi comuni hanno tradizione antichissima ed hanno rappre-


sentato l'unico sistema affidabile di approvvigionamento idrico.
In genere hanno sezione circolare rivestita in muratura di
mattoni e malta cementizia; il diametro della sezione libera
viene fissato da ragioni esecutive e in base alle istallazioni da
fare nel pozzo: varia da un minimo di 1,20 m a 5-6 m.
Lo scavo, eseguito originariamente esclusivamente a mano,
in tempi più recenti si effettua con mezzi meccanici di rottura ed
estrazione (benne mordenti, ecc.) e, a seconda dei terreni at-
traversati, deve essere seguito immediatamente, tratto per trat-
to, dal rivestimento, ovvero può essere rivestito dopo rag-
giunta la totale profondità.

Eccezionale fu la realizzazione del pozzo


di San Patrizio in Orvieto2. In origine
pozzo della Rocca fu fatto costruire da
Clemente VII nel 1528 su progetto di
Antonio da Sangallo il Giovane. La co-
struzione è profonda 60 m e larga 13 m .
Esternamente alla canna centrale girano
sovrapposte due cordonate a chiocciola
di 248 scalini, una per la discesa e l’altra
per la salita, utilizzate per gli animali da
soma.

2
Pozzo di San Patrizio deriva dalla tradizione popolare che indica una caverna sita sull’isolotto del lago Derg
(Irlanda) che immetteva agli Inferi e che Gesù Cristo mostrò a San Patrizio. Chiunque vi avesse soggiornato
un’intera giornata, notte compresa, avrebbe ottenuto il perdono dei peccati.

Costruzioni Idrauliche Utilizzo idropotabile 7


Pozzi di pari profondità sono stati realizzati negli anni 50-60 nel Salento, in uno di essi si è
raggiunta la profondità di 56 m emungendo fino 150 l/s con elettropompa istallata in una vasta
camera alla base del pozzo.
Il rivestimento del pozzo viene proseguito al di sotto del livello di falda prosciugando lo scavo con
opportune elettropompe (aggottamento) . Il lavoro può presentare difficoltà se le pareti dello
scavo non si mantengono stabili sotto l'azione dell'acqua richiamata nel pozzo, come accade
in terreni fini sciolti.
Il problema viene risolto con la posa in opera di un rivestimento “auto-affondante” o “procedi-
mento indiano" .
Quando lo scavo raggiunge il livello di falda, si colloca sul fondo un primo anello di rivestimento,
di diametro esterno leggermente inferiore a quello dello
scavo superiore, o dell'eventuale rivestimento già esegui-
to, e munito inferiormente di un tagliente di ferro, o,
più recentemente di calcestruzzo armato (Figura 12). Su
questo primo anello si esegue, o con continuità, o per
successivi anelli di calcestruzzo leggermente armato
sigillati fra loro, la colonna del rivestimento, il cui af-
fondamento, facilitato dalla estrazione meccanica di
materiale dal fondo del pozzo, avviene per effetto del pe-
so proprio. La discesa può essere facilitata dalla iniezione
di acqua o di miscele lubrificanti (acqua e bentonite) fra
scavo e rivestimento autoaffondante.
Figura 12
L'estrazione dell'acqua dai pozzi praticabili comporta varie modalità di istallazione dei rela-
tivi macchinari. Generalmente i gruppi elettropompe vengono posti su un solaio o in una nicchia
realizzati nella canna del pozzo a conveniente altezza (Figura 13). Nel caso in cui vengono adotta-
ti gruppi con pompa sommersa e motore in superficie questo viene posizionalo alla quota del
piano di campagna con i necessari accorgimenti qualora la linea d'asse risultasse piuttosto lunga
(Figura 14) . Attualmente trovano sempre maggior impiego gruppi elettropompe sommersi (Figura
15).

Figura 13 Figura 14 Figura 15

8 Costruzioni Idrauliche
Un particolare dispositivo di emungimento al quale si
prestano i pozzi a scavo interamente rivestiti è stato
adottato negli impianti di prelievo dalla falda a Milano.
Vengono infissi un certo numero di tubazioni metalliche
orizzontali, a parete forata, disposti a raggiera e adden-
trantesi per qualche decina di metri nella formazione ac-
quifera. Le acque fluenti al pozzo centrale, che diviene
camera di raccolta, vengono sollevate con macchine
sommerse (Figura 16).
Ne risulta un'opera di presa che interessa una grande
estensione della falda, col vantaggio, a parità di portata
emunta, di piccole velocità ed abbassamenti più limitati
dei livelli.
La realizzazione dei pozzi comuni è oggigiorno limitata a
particolari situazioni (ad es. lo schema a raggiera) mentre
sono sempre più diffusioni i pozzi tubolari realizzati con
trivellazione. Comunemente, con diametri ∅300÷350 mm
per arrivare fino a diametri ∅ > 600 mm.

Figura 16 – Schema di pozzo a raggiera

I pozzi tubolari vengono realizzati per percussione, utilizzando una


sonda a percussione costituita da un pesante cilindro cavo di acciaio
; questo viene lasciato cadere dall'alto di un treppiede e , dopo la
caduta ed il relativo recupero, si realizza lo scavo di alcuni centime-
tri.
Con il sistema a rotazione, indicato soprattutto per terreni rocciosi,
la perforazione viene effettuata con un carotiere fornito , in punta, di
una corona dentata costituita da punte metalliche ad alta resistenza,
generalmente al Vanadio. Le profondità raggiungibili con tale siste-
ma sono elevate, 200÷300 m (Figura 17).

Carotiere Scalpello a percussione

Anche nella perforazione a rotazione vengono utilizzate miscele lubrificanti acqua-bentonite pom-
pate, attraverso le aste di perforazione, fino alla testa rotante; i detriti prodotti dallo scalpello misti

Costruzioni Idrauliche Utilizzo idropotabile 9


alla miscela vengono spinti verso l’alto attraverso lo spazio anulare tra la parete dello scavo e le
aste. La spinta idrostatica della colonna di fango e la coesione sostiene la parete dello scavo fino
all’introduzione della tubazione di rivestimento (camicia del pozzo).
A questo metodo, detto diretto, si contrappone quello inverso (Figura 18). I questo la circolazione
del fango alimenta direttamente lo spazio anulare. Il fango con i detriti viene aspirato, con una
pompa, attraverso le aste di perforazione.
La differenza di utilizzo dei due metodi è conseguente alle dimensioni del pozzo: il metodo diretto è
maggiormente utilizzato per pozzi di diametro ∅ <600 mm; per diametri maggiori il metodo inver-
so consente velocità sufficienti per assicurare il trasporto del cutting scavato. Infatti le velocità a-
scensionali all’interno delle aste possono raggiungere valori di circa 1 m/s sufficiente per trasporta-
re detriti anche grossolani.

Figura 18 . Schemi di perforazione diretta ed inversa

Dopo lo scavo il foro viene rivestito con tubazioni di acciaio saldate o trafilate e forate3, nel tratto
più basso , per consentire il drenaggio dell'acqua ed il conseguente sollevamento.

Nei pozzi per acqua potabile, oltre la chiusura superiore del pozzo, dopo la posa in opera del rive-
stimento esterno, generalmente in acciaio, si cala nel pozzo una camicia costituita da tubi di PVC,
successivamente si satura l’intercapedine con malta cementizia. (Part.A – Figura 19).
Nei pozzi trivellati vengono, ormai, sistematicamente istallati gruppi elettropompe di costruzio-
ne particolarmente compatta aventi ingombro esterno di poco inferiore al diametro interno
della colonna di rivestimento .
Tali gruppi, nei quali spesso il motore elettrico, perfettamente stagno, è situato immedia-
tamente sotto la girante, o la successione di giranti in serie costituenti la pompa, restano so-
spesi alla tubazione premente e sono alimentati attraverso un cavo elettrico adatto a servizio
subacqueo, mentre i dispositivi di avviamento e controllo elettrico sono situati all'esterno
presso la bocca del pozzo.

3
Le aperture hanno forme ed accorgimenti diversi per evitare il trascinamento di particelle solide asportate
dal terreno per azione dell'acqua emunta, che potrebbero intasare il pozzo accumulandosi al suo interno e
determinare usura delle pompe se aspirate insieme all'acqua.

10 Costruzioni Idrauliche
Infine è da prevedere sia una bonifica dell’area circostante il pozzo e sia una recinzione di protezio-
ne dall’accesso di persone ed animali .

Figura 19 . Pozzo trivellato

La portata di emungimento del pozzo viene determinate con successive prove a regime a diverse
portate dette Test Well (Figura 20). La correlazione tra valori di portata e abbassamenti della falda
consente di definire la Curva di rendimento del pozzo e determinare il livello dinamico al quale cor-
risponde il valore della portata normale di utilizzazione, valori indispensabili per il dimensionamento
dell’impianto di sollevamento.

Il Tes Well è stato messo in


emungimento continuo per 2
mesi alla portata di circa 6 l/s,
con pompa a quota -250 dal
p,c,
Il livello dinamico, dopo
l’abbassamento iniziale, si è
stabilizzato e mantenuto co-
stante intorno a -219 m .s.m.
Durante il pompaggio sono sati
monitorati i parametri chimici e
microbiologici e nonché le carat-
teristiche organolettiche delle
acque.

Figura 20

Costruzioni Idrauliche Utilizzo idropotabile 11


1.4. DERIVAZIONI DA CORSI D’ACQUA SUPERFICIALI
Le traverse sono opere di derivazione da corsi
d’acqua che fissano l’alveo e le sponde, con lo
scopo prevalente di rialzare i livelli a monte per u-
n'altezza limitata, senza, peraltro, proporsi la
creazione di un invaso utile alla regolazione dei
deflussi. Le traverse hanno in generale asse rettili-
neo, disposto normalmente a quello del corso
d'acqua in una zona nella quale questo presenti
moderata o nulla curvatura planimetrica.
Come detto lo scopo prevalente è quello di rialzare
i livelli idrici a monte per alimentare bocche di pre-
sa, con esercizio continuo o periodico a copertura
di fabbisogni, conseguenti a diverse utilizzazioni
(irrigazioni, acquedotti, forza motrice , produzione di energia), e rilasciare in alveo la risorsa non
utilizzata. La presa P, costituita da una o più luci, è realizzata in fregio alla sponda fluviale, pro-
tetta da griglie e controllata da paratoie, seguita dalle opere di sghiaiamento S , dissabbiamento D,
di sfioro delle portate eccedenti, accidentalmente o casualmente immesse nel sistema ed infine dal
complesso delle opere concernenti l’utilizzazione U (Figura 21).

Figura 21 .Opere di derivazione e di presa da un corso d’acqua

L’innalzamento della superficie libera può essere conseguito sia con strutture fisse o mobili . Que-
ste ultime sono realizzata da una o più luci provviste di organi di chiusura , paratoie, che vengono
sollevate in concomitanza della piena.

A. Traverse Fisse
Sono strutture semplici e meno costose delle traverse mobili ma, per contro, non consentono una
regolazione del livello di monte. Inoltre tendono ad accumulare detriti a monte della soglia di sfio-
ro; per questo motivo si realizzano nei pressi dell’opera di presa uno o più sghiaiatori, o calloni,
muniti di paratoie al fine di pulire dai depositi l’area antistante le luci di presa. Planimetricamente le
traverse fisse vengono ubicate con asse rettilineo e perpendicolare al corso d’acqua in punti dove
questo consente uno sviluppo dell’opera più corto ed economico.

Anticamente (Figura 22) la struttura era realizzata con una paratia di pali (a) per la tenuta ed altri
pali (b), distanziati, con funzioni di ancoraggio della casseratura in legno (c) riempita di pietrame
e rivestita, superiormente con pietra squadrata. Il paramento di monte e la parte terminale di valle
era realizzata con pietrame di riempimento giustapposto.

12 Costruzioni Idrauliche
Figura 22

Simile, per forma, è la traversa di tipo Indiano (Figura 23), realizzata con misto di sabbia e ghiaia
contenuto tra muri di pietrame attestati profondamente nell’alveo , caratterizzato da materiale
molto fine. Sia il paramento di monte che di valle venivano realizzati con pietra da taglio squadra-
ta. L’ampiezza della struttura ed i materiali adottai consentivano una notevole deformabilità ed a-
dattabilità dell’opera, nonché un presidio per pericoli di sifonamento.

Figura 23. Traversa di Tipo Indiano

Di forma tozza è la traversa di tipo


Italiano (Figura 24) caratterizzata
da paramento di monte verticale,
a volte lavorato con pietra a fac-
cia vista; generalmente a valle se-
guiva una piccola platea in pietra-
me contenuta tra due palancolati
in legname.

Figura 24. Traversa di Tipo Italiano

Quest’ultimo tipo di struttura, nel tempo, ha modificato la forma in modo da accompagnare e so-
stenere la vena tracimante o farla cadere in un bacino di smorzamento. (Figura 25)

Figura 25

Costruzioni Idrauliche Utilizzo idropotabile 13


Oggi le traverse vengono realizzate con soluzioni strutturali che privilegiano l’utilizzo del calcestruz-
zo, pur conservando la forma, simile a quelle illustrate precedentemente, ma adottando dei criteri
di dimensionamento generalizzabili. Nota la portata di piena Q e la larghezza L della traversa,
dalla Formula di Poleni, o degli stramazzi, è possibile determinare l’altezza di sfioro h0 sulla so-
glia
Q = µ ⋅ L ⋅ h0 ⋅ 2g ⋅ h0
Il coefficiente di efflusso µ , per soglie sagomate come appresso specificato, può assumersi ugua-
le a 0,45÷0,48. La cresta ed il paramento di valle sono derivati dal profilo inferiore di una lama
d’acqua fluente da uno stramazzo Bazin in parete sottile (Figura 26 a).
Assegnata una coppia di assi coordinati X ed Y, quest’ultimo con verso positivo verso il basso, con
origine sul vertice della vena libera inferiore, questa descrive una curva di equazione:

Y = 0,5 ⋅ X1,85 .

Figura 26
a. profilo inferiore di una lama d’acqua defluente da uno stramazzo in parete sottile
b. profilo Creager di una traversa tracimante in funzione del carico fondamentale h0

A seguito di questa considerazione Creager propose, con successo, come profilo della cresta e del
paramento di valle una curva di equazione Y = 0,47 ⋅ X1,8 , coincidente per un primo tratto alla
curva della vena libera e gradualmente più esterna; pertanto sostituita a quest’ultima curva il profi-
lo superiore del paramento di valle risulta schiacciato dalla vena effluente che aderirà alla superficie
senza problemi di distacco della vena, causa di depressioni locali. (Figura 26b)
Assunto come unità il carico fondamentale h0 le coordinate X ed Y sono date dall’equazione:

1,8
y ⎛ x ⎞
= 0,47 ⋅ ⎜⎜ ⎟⎟
h0 ⎝ h0 ⎠

La realizzazione di una traversa altera la condizione di moto ed il profilo della superficie libera cau-
sando, verso monte, un profilo di rigurgito tipico della condizione primitiva della corrente (lenta o
veloce). A valle della traversa la condizione idraulica di passaggio della corrente da veloce a lenta
creerà il presupposto per l’insorgere di un risalto idraulico con conseguente erosione dell’alveo. Per-
tanto è necessario determinare la lunghezza L della platea del dissipatore (con eventuali dispositivi
di dissipazione) per prevenire lo scalzamento dell’opera e ripristinare le condizioni energetiche del-
la corrente a valle (Figura27).

14 Costruzioni Idrauliche
Infine in funzione del carico h0 e dell’altezza A del petto della traversa viene dimensionato il rac-
cordo circolare tra il profilo del paramento di valle e la platea :

R = A ⋅ h0

Figura 28 . Profilo schematico di una traversa fissa

B. TRAVERSE MOBILI
Derivano dalla doppia esigenza sia di contenere i livelli a monte in corrispondenza della portata di
massima piena, sia di evitare interrimenti . Come evidenziato nella Figura 29 le traverse mobili
hanno soglia e platea pressoché a livello del fondo dell’alveo, una o più luci separate da pile e rego-
late da paratoie di diverso tipo e, di seguito, illustrate brevemente.

Figura 29. Schema di traversa mobile, chiusa ed aperta, regolata con paratoia a segmento

B1. Paratoie piane


Di larghissimo impiego e con campi di dimensioni molto
variabili queste paratoie hanno scudo piano irrigidito da
una struttura longitudinale che trasmette le spinte sugli
appoggi alloggiati entro scanalature delle pile detti gar-
gami. L’apertura della paratoia avviene per solleva-
mento e conseguente strisciamento di questa lungo i
gargami (Figura 30). Quando lo scudo assume dimen-
sioni medio-grandi per vincere l’attrito sui gargami si
adottano dispositivi di appoggio a rulli ed a ruota (Figu-
ra 31).

Figura 30. Paratoia piane in legno

Costruzioni Idrauliche Utilizzo idropotabile 15


Figura 31 . Paratoie piane – Dispositivi di appoggio

16 Costruzioni Idrauliche
B2. Paratoie a segmento
Sono realizzate con manto conformato a tegolo cilindrico rinforzato e sostenuto da travature o
bracci di estremità generalmente reticolari. I bracci ruotano su perni bloccati sulle pile ed hanno
asse coincidente con il centro di curvatura del manto, in questo modo la risultante delle pressioni
passa per l’asse di rotazione e, pertanto, lo sforzo di sollevamento sarà somma di parte del peso
proprio, dell’attrito nei perni e dei dispositivi di tenuta. Il sollevamento è demandato a funi o catene
, trainate da motori elettrici posti sulla sommità delle pile; per diminuire gli sforzi di trazione e fa-
vorire il sollevamento, sul prolungamento dei bracci vengono collocati dei contrappesi (Figura 32).

Figura 32. Paratoie a segmento

B3. Paratoie cilindriche


Come illustrato dai vari esempi riportati nella Figura 33, questi dispositivi sono costituiti essenzial-
mente da cilindri metallici liberi di rotolare su guide metalliche, o binari, poste sulle pile .
Data l’elevata rigidità della struttura sia alla flessione che alla torsione queste paratoie sono utiliz-
zate per la regolazione di grandi luci con tiro solo da un’estremità. Inoltre, in alcuni tipi, dispositivi
mobili detti scudi consentono sia la tracimazione che il deflusso al di sotto. Per resistere alle solle-
citazioni ed alle vibrazioni gli scudi sono opportunamente armati con strutture di rinforzo.

Costruzioni Idrauliche Utilizzo idropotabile 17


Figura 33. Paratoie cilindriche

B4. Paratoie a ventola


Sono realizzate con strutture metalliche piane, dette ventole, incernierate lungo il bordo inferiore.
Le ventole sono mantenute nella posizione di ritenuta, paramento inclinato verso valle, o
dall’azione di bilancieri muniti da un lato di contrappesi e dall’altro di aste solidali alla paratoie (Fi-
gura 34) o da pistoni idraulici che, in posizione di riposo, sono alloggiati in una camera sottostante

18 Costruzioni Idrauliche
la ventola (Figura 35) .
Le prime consentono un automatismo di funzionamento legato al superamento di un prestabilito
livello idrico a monte .

Figura 34. Paratoie a ventola con contrappeso

Figura 35. Paratoie a ventola con pistoni idraulici

Costruzioni Idrauliche Utilizzo idropotabile 19


C. TRAVERSE SENZA PILE A PICCOLI ELEMENTI ABBATTIBILI
Per piccole derivazioni di corsi d’acqua non soggetti a piene repentine e nell’intento di realizzare
opere di ingombri trascurabili, soprattutto in passato hanno trovato applicazione due tipologie di
traverse ad elementi abbattibili : la traversa Poirée (Figura 36) e la traversa Chanoine-Aubert (Fi-
gura 37).

La prima è caratterizzata da cavalletti metallici, paralleli alla corrente, ruotati di 90° rispetto alla
soglia, incernierati alla base di questa e resi solidali, in sommità, da una barra metallica.
L’elemento di tenuta è costituito da aste di legno affiancate, panconcelli, poggiate alla base in un
incavo della soglia e superiormente alla barra metallica. Con questo tipo sono realizzabili altezze di
ritenuta comprese tra 1,5 ÷3m

Figura 36. Traversa Poirée o a panconcelli

Il secondo tipo è costituito da una serie di pannelli metallici, opportunamente rinforzati, incernie-
rati sulla soglia muraria ed a un puntone metallico libero di scorrere lungo una guida munita di
denti di arresto . Ad ogni dente corrisponde una diversa inclinazione dello scudo e, conseguente-
mente, un differente valore dell’altezza di ritenuta , generalmente compreso tra 5 ÷ 7 m.

Figura 37. Traversa Chanoine-Aubert

20 Costruzioni Idrauliche
D. TRAVERSE SENZA PILE A GRANDI ELEMENTI ABBATTIBILI SUL FONDO
Vengono realizzate in varie tipologie pur mantenendo la caratteristica comune del totale abbatti-
mento e scomparsa dell’elemento di ritenuta . Nei tipi a trappola d’orso (Figura 38) e a tetto (Figu-
ra 39) le cerniere dicollegamento alla soglia, la linea di contatto tra le due ventole e le estremità
lungo le spalle sono realizzate a tenuta. Collegando opportunamente il bacino a monte e la camera
sottostante le ventole si facilità sia l’innalzamento dei due elementi e sia il mantenimento in posi-
zione elevata per l’azione della spinta idrostatica . Vuotando tale spazio si ha l’abbattimento della
paratoia.

Fi-
gura 38 – Traversa a Trappola d’orso

Nelle paratoie a tetto la fase di sollevamento e mantenimento è, a volte, facilitata con un galleg-
giante cilindrico ; inoltre, per la particolare configurazione delle ventole, non hanno bisogno di te-
nuta lungo la linea di contatto tra i due elementi in quanto questa risulta sempre annegata.

Figura 39. Traversa con Paratoia a tetto

Le traverse mobili realizzate con paratoie a settore sono caratterizzate dalla parte mobile configu-
rata con manto cilindrico a monte (contro acqua a paratoia aperta) e superficie piana a valle (a
paratoia chiusa) Figura 40.

Figura 40. Traversa con paratoia a settore

Costruzioni Idrauliche Utilizzo idropotabile 21


Il funzionamento, anche in questo caso, fa ricorso all’azione della spinata idraulica esercitata
dall’interno della camera.

Figura 41
Come evidenziato nella Figura 41 gli elementi mobili possono essere realizzati tanto in acciaio che
in calcestruzzo armato.

1.5. PRESA DA UN LAGO ARTIFICIALE


Una tipologia ricorrente è riprodotta nella Figura 42. Una galleria, funzionante in pressione, ha lo
scopo di prelevare l’acqua da una bocca, o luce, presidiata da una griglia del tipo a sacco.
L’intercettazione e la regolazione della portata di derivazione è realizzata con paratoie piane, in-
stallate alla base del pozzo e comandate, con dispositivi oleodinamici, nella cabina di manovra e di
accesso.

Figura 42. Opere di derivazione da lago - Griglie e galleria di presa

Nel caso di diga a gravità l’opera di presa può essere


realizzata predisponendo le griglie sul paramento di
monte e collocando la camera di manovra all’interno
del corpo della diga stessa (Figura 43)
Infine la galleria di derivazione è preceduta da una tor-
re di presa realizzata entro l'invaso, torre dotata di
bocche di presa dislocate a differente altezza per con-
sentire la derivazione di acqua da differente quota sia
in funzione della quota di invaso e sia dalle caratteri-
stiche fisiche, chimiche, e batteriologiche presenti
(Figure 44).

Figura 43

22 Costruzioni Idrauliche
Figura 44. Opere di derivazione da lago artificiale con torre di presa

Costruzioni Idrauliche Utilizzo idropotabile 23


24 Costruzioni Idrauliche

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