Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Fin dall’antichità l’uomo ha avuto necessità di sfruttare la risorsa idrica per diversi scopi
quali quelli idropotabili, agricoli ed energetici. Quando la quantità d’acqua è rilevante,
risulta necessario prevederne l’accumulo. Le opere di accumulazione sono opere idrauliche
che realizzano la capacità di invaso necessaria al trasferimento di volumi idrici nel tempo.
Questa definizione copre una vasta gamma di opere di importanza e dimensioni molto
diverse, da quelle che realizzano i laghi artificiali necessari a regolare su base annuale,
pluriennale o stagionale, o per l'alimentazione degli impianti idroelettrici di bonifica e
irrigazione, di approvvigionamento idropotabile o industriale, di navigazione fluviale,
oppure a limitare le portate di piena dei corsi d’acqua fino alle più modeste opere, che
realizzano i serbatoi giornalieri di compenso delle reti di distribuzione idrica urbana,
industriale e rurale. L’opera essenziale degli impianti di accumulazione è lo sbarramento
che sbarrando una sezione del corso d’acqua, ne intercetta i deflussi e ne provoca
l’accumulazione a monte della sezione stessa. Gli sbarramenti permanenti di un corso
d’acqua si distinguono in dighe e traverse. Indipendentemente dall’importanza dell’opera,
la distinzione tra i due tipi è essenzialmente funzionale:
- con il termine diga si intende uno sbarramento destinato alla creazione di un invaso
artificiale a monte, che accumula temporaneamente una parte delle acque defluenti nel
fiume;
Pertanto, le dighe propriamente dette, possono essere definite come sbarramenti che
operano interagendo con il regime naturale delle portate del corso d’acqua, e sono opere
idrauliche finalizzate alla formazione di un volume di invaso, utile per la regolazione delle
portate necessarie per diversi scopi di utilizzazione. Conseguentemente a questa
distinzione basata sulle funzioni ne segue un'altra basata sulle dimensioni. Infatti le dighe
in generale hanno notevole altezza mentre le traverse, si limitano in altezza a quel tanto che
è necessario per garantire un tirante utile alla derivazione dell'acqua.
Per meglio comprendere la normativa italiana in materia di dighe. bisogna avere presenti le
grandezze caratteristiche delle dighe definite dal D.P.R. n.1363 del l.11.1959 (attuale
regolamento Dighe prima parte): l’altezza della diga, la quota di massimo invaso, la quota
di massima regolazione, l'altezza di massima ritenuta, il franco, il franco netto, il volume
totale d'invaso, il volume utile di regolazione e il volume di laminazione ln particolare:
• I 'Altezza della Diga è il dislivello tra la quota del piano di coronamento (esclusi parapetti
ed eventuali muri frangionde) e quello più basso della superficie di fondazione (escluse
eventuali sottostrutture di tenuta);
• la Quota di Massimo Invaso è la quota massima cui può giungere il livello dell'acqua ove
si verifichi il più gravoso evento di piena previsto, esclusa la sopraelevazione per moto
ondoso;
• la Quota di Massima Regolazione è la quota del livello dell'acqua alla quale ha inizio
automaticamente lo sfioro dagli appositi dispositivi;
• l'Altezza di Massima Ritenuta è il dislivello tra la quota di massimo invaso e quella del
punto più depresso dell'alveo naturale in corrispondenza del paramento di monte;
• il Franco è il dislivello tra la quota del piano di coronamento e quella di massimo invaso;
• il Franco Netto è il dislivello tra la quota del piano di coronamento e quella di massimo
invaso sommata della semi-ampiezza della massima onda prevedibile nel serbatoio;
• il Volume Totale d'invaso è la capacità del serbatoio compresa tra la quota di massimo
invaso e la quota minima di fondazione; per le traverse fluviali è il volume compreso tra il
profilo di rigurgito più elevato indotto dalla traversa ed il profilo di magra del corso
d’acqua sbarrato;
La legislazione italiana indica con il termine “grandi dighe” quelle che superano i 15 metri
di altezza o che hanno un volume di invaso superiore a 1˙000˙000 di metri cubi [3]. In
Italia i grandi sbarramenti risultano essere 541 (aprile 2012); la maggior parte di essi sono
in muratura, mentre oltre 200 sono in terra [6]. Tutte le grandi dighe sono di competenza
statale, nel senso che l’autorità preposta al loro controllo è la “Direzione Generale per le
Dighe e le Infrastrutture idriche ed elettriche”, facente capo al Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti. Ai fini della tutela della pubblica incolumità, tale autorità
provvede all'approvazione tecnica dei progetti delle grandi dighe, tenendo conto anche
degli aspetti ambientali e di sicurezza idraulica derivanti dalla gestione del sistema
costituito dall'invaso, dal relativo sbarramento e da tutte le opere complementari e
accessorie. Tra i suoi compiti rientrano anche la vigilanza sulle operazioni di controllo e
gestione delle dighe spettanti ai concessionari e la predisposizione della normativa tecnica.
Invece, nel secondo caso i conci sono sagomati in modo da ricavare all’interno della
struttura dei vani più o meno ampi. Tra le dighe a gravità alleggerite vi sono quelle a
speroni e quelle a vani interni. Nelle prime i conci sono sagomati in modo da formare dei
contrafforti con le estremità di monte, che allargandosi formano il paramento di monte.
Nelle seconde i conci sono alleggeriti da cavità che formano dei vuoti interni.
Il profilo teorico di ogni sperone deve rendere stabile la struttura al ribaltamento e allo
slittamento, ma anche soddisfare la verifica tenso-deformativa. Il minor peso della struttura
consente una riduzione delle sottospinte dovuta alla presenza delle aperture tra i
contrafforti. Inclinando il paramento di monte e lasciando delle cavità nel corpo della diga
si sfrutta, in estrema sintesi, il peso dell'acqua per la stabilità allo scorrimento al posto del
peso del corpo diga.
Si oppongono alla spinta dell'acqua attraverso l'effetto arco che si ottiene grazie alla
particolare forma conferita all'opera muraria, che risulta sensibilmente arcuata nel profilo
trasversale, in modo tale da scaricare la pressione idrostatica attraverso le sponde d'imposta
sui fianchi della valle, nel punto in cui è realizzata l’opera. Queste dighe richiedono
particolari caratteristiche di conformazione dei fianchi della valle, sia dal punto di vista
geologico (roccia di sicura tenuta in tutto il profilo di ancoraggio della diga), sia dal punto
di vista geometrico (luce ridotta fra le pendici), oltre a richiedere calcoli più complessi. Di
contro offrono costi più contenuti e celerità di esecuzione, data la minor quantità di
materiale impiegato. Tali strutture risultano snelle e slanciate, aventi sezione piena
monolitica o formate da conci bloccati da giunti. Tale curvatura può interessare solo le
sezioni orizzontali o anche quelle verticali. Nel primo caso si parla più propriamente di
dighe ad arco, mentre nel secondo caso di dighe a volta o a cupola. Al fine del
funzionamento statico si distinguono in:
Le dighe in materiali sciolti sono costituite da un rilevato in materiali terrosi e/o lapidei
compattati, senza l’aggiunta di leganti. Esse hanno il compito di garantire la stabilità
statica in relazione alle azioni agenti sul rilevato e la tenuta idraulica attraverso l’uso di
nuclei impermeabili e/o setti artificiali. Si possono dividere in dighe in terra omogenee, in
terra zonate o in pietrame. Avendo una notevole capacità di assecondare gli assestamenti
della fondazione e di distribuire uniformemente gli sforzi, le dighe in materiali sciolti sono
indicate quando la roccia non è compatta e particolarmente resistente. Sono strutture non
tracimabili, in quanto sono facilmente erodibili e soggette a conseguente crollo [12].
- Dighe di tipo misto: costituite in parte da strutture murarie e in parte da materiali sciolti.
- Mobili: costituite da opere murarie trasversali, anche di notevoli entità, al solito scopo
delle precedenti, ma dotate di organi di regolazione. Tali apparati possono essere costituiti
da semplici paratoie di tenuta a sollevamento manuale fino alle enormi paratoie
meccaniche che consentono le regolazioni a scopi idroelettrici o di regimazione delle
portate di piena di un corso d'acqua.
Attualmente i terreni irrigati coprono circa 277 milioni di ettari, che corrispondono al 18%
delle terre arabili nel mondo. La metà delle dighe esistenti nel mondo è stata realizzata con
lo scopo di aiutare l'agricoltura. Il rapporto della Commissione mondiale sulle dighe (The
report of the World commission on dams) stima che quasi quattro campi irrigati su dieci
ricevano acqua direttamente da questi impianti, con il risultato che fra il 12 e il 16% della
produzione del cibo nel mondo dipende direttamente dalle dighe. In altre parole, se nel
mondo non vi fossero le dighe, il cibo a disposizione diminuirebbe quasi di un sesto.
La maggior parte dell’acqua è utilizzata a scopi civili. Gran parte delle piogge precipita sul
mare, mentre la quantità rimanente che cade sulla terra si disperde. Solo il 2% delle piogge
totali viene filtrata per riempire di nuovo la falda acquifera. Per soddisfare i cambiamenti
nel ciclo idrologico sono richieste dighe e serbatoi per immagazzinare acqua e per fornire
scorte più coerenti durante i periodi di siccità.
Le dighe e i serbatoi possono essere usati per regolare i livelli dei fiumi ed evitare
alluvioni a valle, immagazzinando acqua per poi rilasciarla. Questa altra funzione che può
essere svolta da un serbatoio fluviale che addirittura può apparire come distante dalle
precedenti, è in realtà fondamentale per la protezione dalle piene. Questa funzione è quella
propriamente detta di laminazione delle piene che, inizialmente considerata come
complementare e subalterna limitatamente agli invasi che presentano un certo margine di
capacità di riserva, ha acquisito un’importanza sempre più rilevante, tanto da rendere
evidente la necessità di procedere secondo una progettazione mirata a garantire tale effetto,
ritenuto attualmente imprescindibile. È convinzione diffusa, pertanto, che la politica di
laminazione delle piene debba essere sviluppata in modo complementare a quella di
valutazione e protezione dalle stesse. Il metodo più efficace per il controllo delle piene si
realizza mediante un piano integrato di gestione delle risorse idriche per la regolazione del
deposito e degli scarichi di ognuna delle principali dighe situate in un bacino idrografico.
Ogni diga è gestita da uno specifico piano attraverso il governo del bacino, che comporta
l’abbassamento del livello del serbatoio, per generare più spazio di raccolta prima della
stagione delle piogge. Questa strategia permette di eliminare il pericolo delle piene. Il
numero di dighe e dei loro piani di gestione delle piene vengono stabiliti dalla
pianificazione globale per lo sviluppo economico dei singoli territori. Alla luce di quanto
detto appare evidente come in realtà questa funzione attribuita agli invasi, risulti, oltre che
di estrema importanza, addirittura vincolante in fase progettuale per quanto riguarda un
corretto dimensionamento degli organi di scarico, dai quali dipende in larga misura la
sicurezza al rischio idrologico dell’opera stessa. Di seguito si analizzano gli aspetti salienti
legati alla laminazione.
Piena, la quale definisce l’andamento del rapporto eD,T = QD,T /QT. E’ stato dimostrato da
Fiorentino che la riduzione dei colmi di piena può essere espressa mediante la seguente
semplice relazione: