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Capitolo 1. Opere di sbarramento.

1.1. Generalità sulle opere di sbarramento.

Fin dall’antichità l’uomo ha avuto necessità di sfruttare la risorsa idrica per diversi scopi
quali quelli idropotabili, agricoli ed energetici. Quando la quantità d’acqua è rilevante,
risulta necessario prevederne l’accumulo. Le opere di accumulazione sono opere idrauliche
che realizzano la capacità di invaso necessaria al trasferimento di volumi idrici nel tempo.
Questa definizione copre una vasta gamma di opere di importanza e dimensioni molto
diverse, da quelle che realizzano i laghi artificiali necessari a regolare su base annuale,
pluriennale o stagionale, o per l'alimentazione degli impianti idroelettrici di bonifica e
irrigazione, di approvvigionamento idropotabile o industriale, di navigazione fluviale,
oppure a limitare le portate di piena dei corsi d’acqua fino alle più modeste opere, che
realizzano i serbatoi giornalieri di compenso delle reti di distribuzione idrica urbana,
industriale e rurale. L’opera essenziale degli impianti di accumulazione è lo sbarramento
che sbarrando una sezione del corso d’acqua, ne intercetta i deflussi e ne provoca
l’accumulazione a monte della sezione stessa. Gli sbarramenti permanenti di un corso
d’acqua si distinguono in dighe e traverse. Indipendentemente dall’importanza dell’opera,
la distinzione tra i due tipi è essenzialmente funzionale:

- con il termine diga si intende uno sbarramento destinato alla creazione di un invaso
artificiale a monte, che accumula temporaneamente una parte delle acque defluenti nel
fiume;

- la traversa è invece uno sbarramento che regola principalmente il livello dell’acqua a


monte, solitamente di volume modesto. Tale regolazione generalmente è necessaria per il
funzionamento ottimale di un’opera di presa, realizzata direttamente nello sbarramento
stesso.

Pertanto, le dighe propriamente dette, possono essere definite come sbarramenti che
operano interagendo con il regime naturale delle portate del corso d’acqua, e sono opere
idrauliche finalizzate alla formazione di un volume di invaso, utile per la regolazione delle
portate necessarie per diversi scopi di utilizzazione. Conseguentemente a questa
distinzione basata sulle funzioni ne segue un'altra basata sulle dimensioni. Infatti le dighe
in generale hanno notevole altezza mentre le traverse, si limitano in altezza a quel tanto che
è necessario per garantire un tirante utile alla derivazione dell'acqua.

1.2. Grandezze caratteristiche delle dighe.

Per meglio comprendere la normativa italiana in materia di dighe. bisogna avere presenti le
grandezze caratteristiche delle dighe definite dal D.P.R. n.1363 del l.11.1959 (attuale
regolamento Dighe prima parte): l’altezza della diga, la quota di massimo invaso, la quota
di massima regolazione, l'altezza di massima ritenuta, il franco, il franco netto, il volume
totale d'invaso, il volume utile di regolazione e il volume di laminazione ln particolare:

• I 'Altezza della Diga è il dislivello tra la quota del piano di coronamento (esclusi parapetti
ed eventuali muri frangionde) e quello più basso della superficie di fondazione (escluse
eventuali sottostrutture di tenuta);

• la Quota di Massimo Invaso è la quota massima cui può giungere il livello dell'acqua ove
si verifichi il più gravoso evento di piena previsto, esclusa la sopraelevazione per moto
ondoso;

• la Quota di Massima Regolazione è la quota del livello dell'acqua alla quale ha inizio
automaticamente lo sfioro dagli appositi dispositivi;

• l'Altezza di Massima Ritenuta è il dislivello tra la quota di massimo invaso e quella del
punto più depresso dell'alveo naturale in corrispondenza del paramento di monte;

• il Franco è il dislivello tra la quota del piano di coronamento e quella di massimo invaso;

• il Franco Netto è il dislivello tra la quota del piano di coronamento e quella di massimo
invaso sommata della semi-ampiezza della massima onda prevedibile nel serbatoio;

• il Volume Totale d'invaso è la capacità del serbatoio compresa tra la quota di massimo
invaso e la quota minima di fondazione; per le traverse fluviali è il volume compreso tra il
profilo di rigurgito più elevato indotto dalla traversa ed il profilo di magra del corso
d’acqua sbarrato;

• il Volume Utile di Regolazione è il volume compreso tra la quota di massima regolazione


e la quota minima del livello d'acqua alla quale può essere derivata per l’utilizzazione
prevista, l’acqua invasata;
• il Volume di Laminazione è il volume compreso fra la quota di massimo invaso e la
quota di massima regolazione, da mantenere sempre vuoto e necessario per
l’incameramento delle portate di piena ed il rilascio controllato delle stesse in un tempo
regolamentato. Per i serbatoi specifici per la laminazione delle piene, tra la quota di
massimo invaso e la quota della soglia inferiore dei dispositivi di scarico.

1.3. Classificazione delle dighe secondo Normativa

Da un punto di vista costruttivo-morfologico le dighe possono essere distinte, secondo il


regolamento italiano vigente, in:
1. Dighe di calcestruzzo
1.1. a gravità:
1.1.1 ordinarie
1.1.2 alleggerite
1.2. a volta:
1.2.1 ad arco
1.2.2 ad arco-gravità
1.2.3 a cupola
2. Dighe di materiali sciolti:
2.1 di terra omogenea
2.2 di terra e/o pietrame con struttura di tenuta interna
2.3 di terra e/o pietrame, con struttura di tenuta esterna
3. Dighe di tipo misto e di tipo vario.
4. Traverse fluviali.

La legislazione italiana indica con il termine “grandi dighe” quelle che superano i 15 metri
di altezza o che hanno un volume di invaso superiore a 1˙000˙000 di metri cubi [3]. In
Italia i grandi sbarramenti risultano essere 541 (aprile 2012); la maggior parte di essi sono
in muratura, mentre oltre 200 sono in terra [6]. Tutte le grandi dighe sono di competenza
statale, nel senso che l’autorità preposta al loro controllo è la “Direzione Generale per le
Dighe e le Infrastrutture idriche ed elettriche”, facente capo al Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti. Ai fini della tutela della pubblica incolumità, tale autorità
provvede all'approvazione tecnica dei progetti delle grandi dighe, tenendo conto anche
degli aspetti ambientali e di sicurezza idraulica derivanti dalla gestione del sistema
costituito dall'invaso, dal relativo sbarramento e da tutte le opere complementari e
accessorie. Tra i suoi compiti rientrano anche la vigilanza sulle operazioni di controllo e
gestione delle dighe spettanti ai concessionari e la predisposizione della normativa tecnica.

1.3.1. Dighe a gravità


Le dighe a gravità sfruttano il peso proprio della struttura e l'attrito tra la diga e la roccia di
fondazione, per opporsi alla spinta idrostatica esercitata dall’acqua invasata nel lago
artificiale da loro creato a monte. L’effetto di tale peso è quello di indirizzare verso il basso
la risultante delle forze agenti, in modo che la verifica allo slittamento sia soddisfatta.
Solitamente vengono concepite in luoghi dove le caratteristiche geologiche dei fianchi
della valle non garantiscano un sicuro ancoraggio della diga. La sua sezione verticale è
triangolare con il lato a monte quasi verticale e quello a valle più inclinato; l’andamento
planimetrico di queste dighe è generalmente rettilineo, raramente risulta arcuato con la
concavità verso valle. La diga a gravità deve essere inoltre protetta dalla formazione di
sottopressioni che si formano alla base e possono ridurre l'effetto stabilizzante del proprio
peso: per questo si ricorre a schermi in cemento armato, a voltine in calcestruzzo (mura di
guardia) sporgenti dal corpo della diga o a cunicoli di drenaggio ricavati nel suo spessore e
collegati fra loro da una galleria di raccolta e smaltimento. Esse si suddividono in dighe a
gravità ordinarie (o anche massicce) e dighe a gravità alleggerite (a speroni o a vani
interni). Nel primo caso la struttura è composta da elementi massicci affiancati e
indipendenti, detti conci murari o in calcestruzzo e separati da giunti permanenti disposti
secondo piani verticali.

Invece, nel secondo caso i conci sono sagomati in modo da ricavare all’interno della
struttura dei vani più o meno ampi. Tra le dighe a gravità alleggerite vi sono quelle a
speroni e quelle a vani interni. Nelle prime i conci sono sagomati in modo da formare dei
contrafforti con le estremità di monte, che allargandosi formano il paramento di monte.
Nelle seconde i conci sono alleggeriti da cavità che formano dei vuoti interni.
Il profilo teorico di ogni sperone deve rendere stabile la struttura al ribaltamento e allo
slittamento, ma anche soddisfare la verifica tenso-deformativa. Il minor peso della struttura
consente una riduzione delle sottospinte dovuta alla presenza delle aperture tra i
contrafforti. Inclinando il paramento di monte e lasciando delle cavità nel corpo della diga
si sfrutta, in estrema sintesi, il peso dell'acqua per la stabilità allo scorrimento al posto del
peso del corpo diga.

1.3.2. Dighe a volta

Si oppongono alla spinta dell'acqua attraverso l'effetto arco che si ottiene grazie alla
particolare forma conferita all'opera muraria, che risulta sensibilmente arcuata nel profilo
trasversale, in modo tale da scaricare la pressione idrostatica attraverso le sponde d'imposta
sui fianchi della valle, nel punto in cui è realizzata l’opera. Queste dighe richiedono
particolari caratteristiche di conformazione dei fianchi della valle, sia dal punto di vista
geologico (roccia di sicura tenuta in tutto il profilo di ancoraggio della diga), sia dal punto
di vista geometrico (luce ridotta fra le pendici), oltre a richiedere calcoli più complessi. Di
contro offrono costi più contenuti e celerità di esecuzione, data la minor quantità di
materiale impiegato. Tali strutture risultano snelle e slanciate, aventi sezione piena
monolitica o formate da conci bloccati da giunti. Tale curvatura può interessare solo le
sezioni orizzontali o anche quelle verticali. Nel primo caso si parla più propriamente di
dighe ad arco, mentre nel secondo caso di dighe a volta o a cupola. Al fine del
funzionamento statico si distinguono in:

- Ad arco semplice: quando la forma e i rapporti dimensionali risultano tali da


permettere la resistenza alla spinta dell'acqua, del ghiaccio, alle perturbazioni varie
e alle azioni sismiche, prevalentemente per mezzo dell'effetto della curvatura
longitudinale che produce l'effetto arco.

- Ad Arco-Gravità: quando la forma e i rapporti dimensionali risultano tali da


permettere la resistenza alle spinte attraverso l'azione congiunta offerta dalla
curvatura longitudinale, e dal peso proprio.
- A Cupola (o a doppia curvatura): quando la forma e i rapporti dimensionali sono
tali che la risposta elastica è assimilabile a quella di una lastra a doppia curvatura, il
cui effetto principale risiede nel ridurre di molto gli sforzi di taglio e i momenti
flettenti sul corpo della diga, che è soggetto in tal modo quasi esclusivamente allo
sforzo di compressione con la possibilità di ridurre ulteriormente gli spessori, i
quali talvolta sono così sottili che hanno fatto chiamare questi tipi di diga “a guscio
d'uovo”.

1.3.3. Dighe in materiali sciolti

Le dighe in materiali sciolti sono costituite da un rilevato in materiali terrosi e/o lapidei
compattati, senza l’aggiunta di leganti. Esse hanno il compito di garantire la stabilità
statica in relazione alle azioni agenti sul rilevato e la tenuta idraulica attraverso l’uso di
nuclei impermeabili e/o setti artificiali. Si possono dividere in dighe in terra omogenee, in
terra zonate o in pietrame. Avendo una notevole capacità di assecondare gli assestamenti
della fondazione e di distribuire uniformemente gli sforzi, le dighe in materiali sciolti sono
indicate quando la roccia non è compatta e particolarmente resistente. Sono strutture non
tracimabili, in quanto sono facilmente erodibili e soggette a conseguente crollo [12].

1.3.4. Sbarramenti di tipo vario

Rappresentano tutte le strutture di sbarramento diverse da quelle definite precedentemente,


sia per caratteristiche costruttive che per funzionalità e impiego, che possiedono,
comunque, certe particolarità:

- Dighe di tipo misto: costituite in parte da strutture murarie e in parte da materiali sciolti.

- Dighe di subalveo: costituite da uno sbarramento affondato nel subalveo fino a


raggiungere ed intercettare la falda sotterranea di una valle, in modo da farla emergere e
accumularne la risorsa all'interno dell'invaso che si crea a monte.
- Sbarramenti per la laminazione delle piene (briglie a bocca tarata o a finestra):
caratterizzate da una luce a battente per i normali deflussi che può essere completamente
impegnata durante gli eventi di piena in modo da far defluire dalla luce, soltanto le portate
per cui è stata progettata l'opera di regimazione e invasare temporaneamente a monte dello
sbarramento, il surplus di piena che rappresenta il volume idrico di laminazione, o colmo
dell'onda di piena.

1.3.5. Traverse fluviali

Rappresentano opere di sbarramento di un corso d'acqua di modesta entità, in particolare


per quanto riguarda l'altezza, che risulta mediamente inferiore ai 10m e che determinano un
innalzamento idrico a monte, contenuto all'interno dell'alveo. Vengono realizzate per
creare piccoli accumuli idrici al fine di rendere possibile la derivazione di portate o
permettere attingimenti grazie al locale incremento del livello idrico. In relazione all'entità
dell'opera e alla funzione che le stesse devono svolgere possono essere suddivise in:

- Fisse: costituite prevalentemente da strutture murarie massicce, ma anche mediante


scogliere, al principale scopo di rialzare il livello idrico di monte per molteplici obiettivi:
derivazioni, attingimenti, fruizione della risorsa idrica.

- Mobili: costituite da opere murarie trasversali, anche di notevoli entità, al solito scopo
delle precedenti, ma dotate di organi di regolazione. Tali apparati possono essere costituiti
da semplici paratoie di tenuta a sollevamento manuale fino alle enormi paratoie
meccaniche che consentono le regolazioni a scopi idroelettrici o di regimazione delle
portate di piena di un corso d'acqua.

- Briglie: costituite anch'esse da opere murarie trasversali ma con lo scopo della


stabilizzazione dell'alveo, dette infatti briglie di consolidamento. Sono opere trasversali al
torrente, sporgenti dall'alveo nel quale sono fondate, costruite per fissare con il
coronamento sommitale la quota dell'alveo e determinare, a seguito dell'interrimento
conseguente all'accumulo del materiale a monte di essa, la modifica della pendenza
originaria del corso d'acqua. La funzione primaria della briglia risulta quella di contrastare
l'erosione del letto del torrente e quindi del trasporto solido a seguito della riduzione della
pendenza; contribuisce inoltre alla stabilizzazione delle sponde a seguito del riempimento
che si origina a monte.

1.4. Funzioni delle dighe


In passato le dighe venivano costruite esclusivamente per la raccolta d’acqua e
l’irrigazione. Con lo sviluppo della civilizzazione tali bisogni si estesero anche al governo
delle piene, alla navigazione, al supporto di acquedotti e alla ricerca di produzione di
energia idroelettrica. Infatti, la diga con funzionalità plurime, rappresenta un progetto
molto importante per lo sviluppo dei paesi, in quanto la popolazione sarebbe in grado di
ricevere benefici sia domestici, sia economici da un unico investimento. Di seguito
vengono riportate le caratteristiche di alcune tra le funzioni più diffuse per tali opere.
1.4.1. Irrigazione

Attualmente i terreni irrigati coprono circa 277 milioni di ettari, che corrispondono al 18%
delle terre arabili nel mondo. La metà delle dighe esistenti nel mondo è stata realizzata con
lo scopo di aiutare l'agricoltura. Il rapporto della Commissione mondiale sulle dighe (The
report of the World commission on dams) stima che quasi quattro campi irrigati su dieci
ricevano acqua direttamente da questi impianti, con il risultato che fra il 12 e il 16% della
produzione del cibo nel mondo dipende direttamente dalle dighe. In altre parole, se nel
mondo non vi fossero le dighe, il cibo a disposizione diminuirebbe quasi di un sesto.

1.4.2. Energia idroelettrica

L’energia idroelettrica (chiamata anche energia “idraulica” o “idrica”) è una fonte di


energia pulita, ossia senza emissioni di sostanze inquinanti, e rinnovabile (diversamente
dalle fonti di origine fossile). L’energia idroelettrica sfrutta la trasformazione dell'energia
potenziale gravitazionale in energia cinetica, utilizzando il movimento di grandi masse di
acqua in caduta. L’energia cinetica viene trasformata in energia elettrica attraverso una
centrale idroelettrica, tramite il lavoro di alternatori e turbine, che sfruttano l’induzione
elettromagnetica. L’elettricità generata dalle dighe rappresenta da sempre la più grande
risorsa di energia rinnovabile nel mondo. Dal punto di vista energetico, si calcola che il
19% dell'energia mondiale sia di tipo idroelettrico. Questo significa che un quinto della
corrente elettrica nel mondo è prodotto sfruttando l'energia della caduta dell'acqua da
grandi altezze, ossia servendosi dei bacini idroelettrici formati dalle dighe. È stato stimato
inoltre che più del 90% dell’elettricità rinnovabile del pianeta proviene dalle dighe.
Secondo il “Renewables Energy Policy Network for the 21st Century” ed altre
organizzazioni e centri studi internazionali che si occupano di aspetti energetici, nel 2013
(ultimo anno di cui sono disponibili dati certificati o stime attendibili) la produzione di
energia idroelettrica a livello globale ha raggiunto i 3.750 TeraWatt orari (TWh=1 miliardo
di KWh).
1.4.3. Raccolta d’acqua per uso potabile-industriale

La maggior parte dell’acqua è utilizzata a scopi civili. Gran parte delle piogge precipita sul
mare, mentre la quantità rimanente che cade sulla terra si disperde. Solo il 2% delle piogge
totali viene filtrata per riempire di nuovo la falda acquifera. Per soddisfare i cambiamenti
nel ciclo idrologico sono richieste dighe e serbatoi per immagazzinare acqua e per fornire
scorte più coerenti durante i periodi di siccità.

1.4.4. Navigazione nell’entroterra

Le condizioni naturali di un fiume creano enormi problemi e ostacoli alla navigazione


nell’entroterra, che potenzialmente possiede vantaggi straordinari, soprattutto per quanto
riguarda il trasporto di merci pesanti e di grandi dimensioni. La crescita della navigazione
fluviale è il risultato di piani di sviluppo riguardanti l’utilizzo più frequente di dighe e
bacini, che vengono regolamentati per offrire maggiori benefici economici. Un corso
d’acqua regolamentato attraverso dighe e serbatoi, per renderlo navigabile potrebbe anche
provvedere al controllo delle piene, alla riduzione dell’erosione e alla stabilizzazione dei
livelli della falda freatica.

1.4.5. Controllo delle inondazioni

Le dighe e i serbatoi possono essere usati per regolare i livelli dei fiumi ed evitare
alluvioni a valle, immagazzinando acqua per poi rilasciarla. Questa altra funzione che può
essere svolta da un serbatoio fluviale che addirittura può apparire come distante dalle
precedenti, è in realtà fondamentale per la protezione dalle piene. Questa funzione è quella
propriamente detta di laminazione delle piene che, inizialmente considerata come
complementare e subalterna limitatamente agli invasi che presentano un certo margine di
capacità di riserva, ha acquisito un’importanza sempre più rilevante, tanto da rendere
evidente la necessità di procedere secondo una progettazione mirata a garantire tale effetto,
ritenuto attualmente imprescindibile. È convinzione diffusa, pertanto, che la politica di
laminazione delle piene debba essere sviluppata in modo complementare a quella di
valutazione e protezione dalle stesse. Il metodo più efficace per il controllo delle piene si
realizza mediante un piano integrato di gestione delle risorse idriche per la regolazione del
deposito e degli scarichi di ognuna delle principali dighe situate in un bacino idrografico.
Ogni diga è gestita da uno specifico piano attraverso il governo del bacino, che comporta
l’abbassamento del livello del serbatoio, per generare più spazio di raccolta prima della
stagione delle piogge. Questa strategia permette di eliminare il pericolo delle piene. Il
numero di dighe e dei loro piani di gestione delle piene vengono stabiliti dalla
pianificazione globale per lo sviluppo economico dei singoli territori. Alla luce di quanto
detto appare evidente come in realtà questa funzione attribuita agli invasi, risulti, oltre che
di estrema importanza, addirittura vincolante in fase progettuale per quanto riguarda un
corretto dimensionamento degli organi di scarico, dai quali dipende in larga misura la
sicurezza al rischio idrologico dell’opera stessa. Di seguito si analizzano gli aspetti salienti
legati alla laminazione.

1.4.5.1. Aspetti salienti dell’effetto di laminazione

L’effetto di laminazione si traduce nell’immagazzinare all’interno degli invasi i volumi di


piena, in modo da avere la possibilità di effettuarne un rilascio più modulato nel tempo. Il
volume massimo adibito alla laminazione è compreso tra la quota di massimo invaso e
quella di minima derivazione. Quello su cui si può fare con certezza conto è quello tra la
quota di massimo invaso e quella di massima regolazione. Detto effetto risulterà, tanto
maggiore quanto più ampia è la superficie dell’invaso s, in questo caso, infatti, risultando
inferiore l’aumento di livello prodotto dall’arrivo di una piena, l’effetto di laminazione che
ne consegue è maggiore. D’altro canto, a parità di ogni altra condizione, il deflusso totale
di piena risulta tanto maggiore quanto più ampia è la superficie S del bacino imbrifero
sotteso. Di conseguenza il sovralzo massimo, necessario a garantire un assegnato rapporto
di laminazione tra la massima portata uscente e la massima portata entrante risulta tanto
minore quanto maggiore è il rapporto s/S. Ciaravino e Viparelli indicano che effetti di
laminazione significativi possono ottenersi, di norma, per valori di detto rapporto superiori
1/50 – 1/60. In virtù della laminazione, le portate smaltite dalle opere di scarico di un lago
artificiale interessato dall’arrivo di un evento di piena mostrano un andamento nel tempo
non molto diverso da quello delle portate in arrivo al serbatoio, ma disegnano un
idrogramma più ampio e meno alto rispetto a quello delle portate entranti. In particolare il
comportamento è differente a seconda che lo smaltimento sia realizzato attraverso opere a
soglia fissa o munite di paratoie mobili. La massima portata di sfioro risulta sempre minore
del picco corrispondente all'idrogramma delle portate entranti verificandosi anche con un
certo ritardo rispetto alla stessa. Inoltre durante tutta la fase ascendente il livello di ogni
portata di sfioro è sempre minore di quello delle portate naturali. Di contro una volta
raggiunto il massimo, le portate di sfioro aumentano rispetto a quelle naturali. Nel caso di
opere con paratoie mobili è possibile la creazione di un invaso supplementare che migliori
le operazioni di regolazione. Infatti, nel caso in cui la previsione di arrivo di una piena
possa essere fatta con un certo anticipo, è possibile, mediante l’apertura delle paratoie
prima dell’arrivo dell’onda di piena, abbassare il livello di acqua nell’invaso in modo da
lasciare libero un volume maggiore da adibire alla laminazione delle piene. L’operazione
di svuotamento preventivo che consente di dedicare un volume maggiore al processo di
laminazione è ovviamente realizzabile per quei bacini in cui il tempo di arrivo della piena
lo consente anche tenendo conto delle diverse forme di utilizzo a cui è destinata la risorsa
incamerata nell’invaso. Per il calcolo del volume da immagazzinare per consentire la
laminazione e quindi il conseguente abbattimento della portata massima non è di norma
possibile utilizzare le classiche procedure della statistica inferenziale. Infatti, come si vedrà
meglio più avanti, solo in quei casi in cui si può considerare, seppur in via semplificata, la
portata uscente costante, il volume di laminazione può essere funzionalmente legato ai
volumi di piena in arrivo e quindi essere considerato alla stregua di una variabile casuale
indipendente. Negli altri casi, alla stima del volume di laminazione si perviene sulla base di
una schematizzazione degli idrogrammi di piena che possono pervenire alla sezione di
interesse e dell’effetto che le opere per la limitazione delle portate in uscita esercitano su di
essi. Per assicurare significato probabilistico a detta stima, è sempre necessario identificare
la distribuzione di probabilità dei volumi di piena in arrivo, che consente poi di
determinare, sulla base di ipotesi semplificative, idrogrammi di piena sintetici per ogni
desiderato periodo di ritorno. Ciò può essere fatto se si conosce la legge con cui la
massima portata media QD,T, in una durata D si riduce all’aumentare di D per un assegnato
periodo di ritorno T. Detta legge è nota con il nome di Curva di Riduzione dei Colmi di

Piena, la quale definisce l’andamento del rapporto eD,T = QD,T /QT. E’ stato dimostrato da
Fiorentino che la riduzione dei colmi di piena può essere espressa mediante la seguente
semplice relazione:

eD,T = (k/D) [1-exp(-D/k)].

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