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SCUOLA DI INGEGNERIA
Tesi di Laurea in
Idrologia e Costruzioni Idrauliche
Relatore:
Ch.ma Prof.ssa
Maria Rosaria MARGIOTTA
Laureando:
Donato MAURO
matricola 47500
Indice .................................................................................................. 1
Introduzione ........................................................................................ 5
L. Müller (1987)
Il presente lavoro di tesi verte sullo studio idrologico delle cause che
1. Dighe di calcestruzzo
1.1. a gravità:
1.1.1 ordinarie
1.1.2 alleggerite
1.2. a volta:
1.2.1 ad arco
1.2.2 ad arco-gravità
1.2.3 a cupola
4. Traverse fluviali.
La legislazione italiana indica con il termine “grandi dighe” quelle che superano
i 15 metri di altezza o che hanno un volume di invaso superiore a 1.000.000 di
metri cubi. In Italia i grandi sbarramenti risultano essere 541 (aprile 2012); la
maggior parte di essi sono in muratura, mentre oltre 200 sono in terra. Tutte le
grandi dighe sono di competenza statale, nel senso che l’autorità preposta al
loro controllo è la “Direzione Generale per le Dighe e le Infrastrutture idriche
ed elettriche”, facente capo al Ministero dell e Infrastrutture e dei Trasporti.
Ai fini della tutela della pubblica incolumità, tale autorità provvede
all'approvazione tecnica dei progetti delle grandi dighe, tenendo conto anche
degli aspetti ambientali e di sicurezza idraulica derivanti dalla gestio ne del
1.4.1 IRRIGAZIONE
Le dighe e i serbatoi possono essere usati per regolare i livelli dei fiumi
ed evitare alluvioni a valle, immagazzinando acqua per poi rilasciarla. Questa
altra funzione che può essere svolta da un serbatoio fluviale che addirittura può
apparire come distante dalle precedenti, è in realtà fondamentale per la
protezione dalle piene. Questa funzione è quella propriamente detta di
laminazione delle piene che, inizialmente considerata come complementare e
subalterna limitatamente agli invasi che presentano un certo margi ne di capacità
di riserva, ha acquisito un’importanza sempre più rilevante, tanto da rendere
evidente la necessità di procedere secondo una progettazione mirata a garantire
tale effetto, ritenuto attualmente imprescindibile. È convinzione diffusa,
pertanto, che la politica di laminazione delle piene debba essere sviluppata in
modo complementare a quella di valutazione e protezione dalle stesse. Il metodo
più efficace per il controllo delle piene si realizza mediante un piano integrato
di gestione delle risorse idriche per la regolazione del deposito e degli scarichi
di ognuna delle principali dighe situate in un bacino idrografico. Ogni diga è
gestita da uno specifico piano attraverso il governo del bacino, che comporta
l’abbassamento del livello del serbatoio, per generare più spazio di raccolta
prima della stagione delle piogge. Questa strategia permette di eliminare il
pericolo delle piene. Il numero di dighe e dei loro piani di gestione delle piene
Alla luce di quanto detto appare evidente come in realtà questa funzione
attribuita agli invasi, risulti, oltre che di estrema importanza, addirittura
vincolante in fase progettuale per quanto riguarda un corretto dimensionamento
degli organi di scarico, dai quali dipende in larga misura la sicurezza al rischio
idrologico dell’opera stessa. Di seguito si analizzano gli aspetti salienti legati
alla laminazione.
Quello su cui si può fare con certezza conto è quello tra la quota di massimo
invaso e quella di massima regolazione. Detto effetto risulterà, tanto maggiore
quanto più ampia è la superficie dell’invaso s, in questo caso, infatti, risultando
inferiore l’aumento di livello prodotto dall’arrivo di una piena, l’effetto di
laminazione che ne consegue è maggiore. D’altro canto, a parità di ogni altra
condizione, il deflusso totale di piena risulta tanto maggiore quanto più ampia
è la superficie S del bacino imbrifero sotteso.
Negli altri casi, alla stima del volume di laminazione si perviene sulla base di
una schematizzazione degli idrogrammi di piena che possono pervenire alla
sezione di interesse e dell’effetto che le opere per la limitazione delle portate
in uscita esercitano su di essi. Per assicurare significato probabilistico a detta
stima, è sempre necessario identificare la distribuzione di probabilità dei volumi
di piena in arrivo, che consente poi di determinare, sulla base di ipotesi
semplificative, idrogrammi di piena sintetici per ogni desiderato periodo di
ritorno.
e D,T = Q D,T /Q T
È stato dimostrato da Fiorentino che la riduzione dei colmi di piena può essere
espressa mediante la seguente semplice relazione:
Giunto presso la cittadina di Ovada il torrente riceve il discreto apporto del suo
primo notevole affluente di destra: il torrente Stura di Masone (4,3 m³/s), dopo
di che il torrente si fa più regolare e rettilineo con acque più copiose e costanti.
Più a valle presso Silvano d'Orba riceve poi, sempre da destra, il torrente Piota -
Gorzente (2,7 m3/s, dalle acque di ottima qualità chimica), mentre il suo corso
inizia ad essere arginato. Ancora più a valle, nel comune di Capriata d'Orba,
riceve invece il piccolo torrente Albedosa. Giunto a Predosa (AL) il fiume
rallenta ancora la sua corsa a causa di uno sbarramento, ri cevendo il Lemme
(3,1 m³/s), il suo più lungo affluente.
Da qui in poi scorre nella piana alessandrina tra due alti argini formando alcuni
ampi meandri sfociando da destra nel fiume Bormida presso il ponte della
Maranzana e segnando il confine tra i comuni di Alessandria, Castellazzo
Bormida e Frugarolo.
AN ALISI IDR O LOG IC A 33
DEL D ISASTRO D ELLA D IG A D I MO LARE
2.5 CARATTERISTICHE TECNICHE DELL’OPERA
I tre vani erano dotati di una serie di cunicoli drenanti, dai quali si dipartivano
numerosi camini verticali di diametro compreso tra 15 -20 cm, che avevano la
funzione di eliminare il rischio delle cosiddette sottopressioni generate appunto
da un cattivo drenaggio, spesso causa di danni.
Tuttavia dopo aver provveduto a tale intervento con ben venti iniezioni
interdistanziate di 2 m nel corpo roccioso di fondazione, i risultati non
migliorarono affatto.
Il lavoro consisteva nello scavo del cunicolo preliminare noto anche come
cunicolo “d’avanzata” che avrebbe consentito una prima valutazione dello stato
di compattezza delle rocce, il suo successivo allargamento e rivestimento
preliminare, il posizionamento dell’armatura ed il rivestimento finale.
Dopo cinque anni finalmente nel luglio 1924, la galleria poteva dirsi
completata.
Per via del fatto che la galleria di carico doveva essere utilizzata in pressione,
era necessaria la realizzazione di un pozzo piezometrico.
Questa imponente opera era situata in località Cerreto e comportò uno scavo di
oltre 3500 m 3 di roccia. La funzione principale di tale opera era quella di
prevenire il fenomeno idraulico del colpo d’ariete, nelle condotte in pressione.
Tale fenomeno è una conseguenza della condizione di moto vario di un fluido,
derivante da una brusca variazione di portata in una generica sezione della
corrente fluida in moto. Consiste in un'onda d'urto di pressione che si origina a
causa dell'inerzia di una colonna di fluido in movimento che impatta contro una
parete, ad esempio quella di una valvola chiusa in maniera improvvisa, ma può
altresì generarsi a seguito della repentina apertura di una condotta in pressione.
La centrale era dotata di due gruppi di turbine Francis. Ogni gruppo produceva
una potenza di 12.000 Hp a 500 giri al minuto.
In totale quindi i due gruppi producevano 24.000 Hp con una portata d’acqua
pari a 24 m 3 /s come da concessione. Le due turbine doppie erano a loro volta
collegate agli alternatori trifase che avevano la fondamentale importanza di
trasformare l’energia meccanica delle turbine in energia elettrica alternata
tramite induzione elettromagnetica.
Infine un ruolo non meno importante era rivestito dalla diga di compensazione.
Tale sbarramento venne realizzato circa 700 m a valle della centrale con il
preciso scopo di regolarizzare il regime idrico del torrente.
Gli organi di scarico di cui era dotata la diga principale erano: lo scarico di
fondo, lo scarico semi-profondo (anche detto di alleggerimento), gli scarichi
automatici di superficie a sifoni e lo sfioratore superficiale. Lo scarico di fondo
era una semplice tubazione in lamiera di diametro pari a 1,80 m posizionato alla
base del corpo diga con asse a quota 280 m, che consentiva di scaricare una
portata di circa 55 m 3 /s.
Nel progetto iniziale tale scarico era di dimensioni più modeste ovvero un
diametro di soli 50 cm, e aveva la precisa funzione di garantire, mediante una
saracinesca di regolazione, una portata costante di 100 l/s nel tratto di fiume
compreso tra la diga e la centrale.
Il progetto della valvola venne affidato alla “Officine Verrina Essa era
alloggiata sull’imbocco dello scarico di alleggerimento realizzato in
calcestruzzo, che tramite uno snodo attraversava il corpo diga.
La valvola era costituita da due elementi in lamiera di cui uno fisso direttamente
innestato allo scarico, ed uno mobile definito campana. Il principio di
funzionamento era il seguente: sulla valvola sommersa agivano due forze
contrastanti ossia la spinta idrostatica esterna agente dall’alto verso il basso che
spingeva la parte mobile su quella fissa, e una seconda forza diretta in verso
opposto tendeva ad allontanare i due elementi.
La spinta esterna era di gran lunga sup eriore a quella interna, ma attraverso un
sistema che consentiva il riempimento del corpo cavo si poteva compensare la
prima forza determinando l’apertura della valvola.
Nel progetto iniziale infatti, era stato previsto uno sfioratore di piena
posizionato in corrispondenza di Sella Zerbino, in grado di far defluire una
portata di 400 m 3 /s, probabilmente perché le indagini idrologiche dell’epoca
avevano mostrato la possibilità di raggiungere portate al colmo di piena di entità
tale da richiedere quella capacità di sfioro.
La grande differenza di portata era dovuta al fatto che venne prevista una lama
d’acqua sfiorante alta solo 1m al fine di limitare le sollecitazioni sul corpo diga.
In effetti i periti della difesa, addirittura asserirono che: “se anche la diga fosse
stata impostata sopra una fondazione di compattissimo granito, ugua lmente
sarebbe stata rovesciata!” (Audoly, 1939). Un’altra delle tante sconcertanti
affermazioni difensive: “Il serbatoio di Ortiglieto, non era creato per arginare
le piene del Torrente Orba, ma per regolare ed utilizzare nel modo più
conveniente i suoi deflussi naturali estremamente variabili” (l’opera dunque era
fine a sé stessa). Se nel 1938 le O.E.G. furono assolte da qualsiasi
responsabilità, nel 1940 le stesse avevano già provveduto alla realizzazione di
una nuova opera di sbarramento a monte della Diga Principale.
Naturalmente la potenza erogata sarebbe stata assai più bassa, pari a 24.166.000
kWh, e fu ulteriormente diminuita con il passare degli anni a meno di
10.000.000 kWh a causa del progressivo interrimento dell’invaso.
Con il nuovo impianto ciò non era più possibile dal momento che quest’ultimo
era posto più a monte del precedente; funzionava con una portata ben minore
pari a soli 8 m 3 /s. La vasca di carico oltre a garantire il funzionamento in
Nel corso degli anni, come già accennato, l’impian to ha subito un notevole
interrimento che ne ha ridotto il volume man mano portandolo attualmente ad
un valore di circa 100.000 m 3 . Il torrente Orba era ed è tutt’oggi sbarrato dalla
traversa, nota a tutti con il nome Diga di Ortiglieto.
Sul finire degli anni ‘70 del secolo scorso, dopo alcuni decenni di totale
silenzio, la Diga di Molare ritornò di attualità. Gli impianti esistenti erano ormai
proprietà dell’Enel, subentrata alle O.E.G. nel 1962 a seguito della
nazionalizzazione dell’energia elettrica.
La Regione Piemonte avviò negli anni ottanta, degli studi di fattibilità sul
ripristino dell’originario invaso affidati ai professori Franco Siccardi e Floriano
Calvino, rispettivamente degli Istituiti di Idraulica e Geologia dell’Università
di Genova. Lo studio consentì, con un ritardo di circa 80 anni, l’esecuzione di
una serie di indagini comprendenti sondaggi a carotaggio continuo, rilievi
geologici macro e micro-strutturali, indagini geofisiche e stime idrologiche.
Anche il ricordo del disastro si affievolì con il passare degli anni sino ad essere
pressoché dimenticato.
Solo nel 2005, in occasione del 70° anniversario del disastro, la Diga di Molare
riscosse un insperato interesse. Nello stesso anno veniva pubblicata nella
Gazzetta Ufficiale l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 1°
giugno 2005, n. 3437 riguardante gli “Interventi urgenti di protezione civile per
la messa in sicurezza delle grandi dighe delle regioni Liguria, Marche e Lazio”
nella quale veniva fatto esplicito riferimento alla Diga di Molare che nel
Gli interventi di messa in sicurezza, che sarebbero dovuti partire nel 2009 ,
pongono, salvo grandi colpi di scena, la parola fine alla possibilità di un
riutilizzo della struttura esistente non più compresa nel Registro delle Dighe
Italiane.
Nella seconda metà del 2009 sono state inoltre avviate le procedure per la
demanializzazione della Diga di Molare. Questo fatto potrebbe risultare di
grande importanza al fine di consentire la realizzazione di sentieri guidati o
percorsi storico-naturalistici di fondamentale importanza al fine di mantenere,
ed anzi ravvivare, il ricordo di uno dei tre più grandi disastri idraulici della
storia italiana. La grande opera, situata all’interno di un’area di grande interesse
naturalistico e circondata da versanti ripidi e boscosi, rappresenta ora, al pari
delle dighe del Vajont e di Gleno, un monumento alla scarsa lungimiranza e alla
mancanza di responsabilità dell’uomo.
L ’anno 1935 stava per essere ricordato come una delle annate più
siccitose a memoria d’uomo. La crisi idrica, oltre che arrecare gravi danni
all’agricoltura, costrinse le O.E.G. a programmare un drastico taglio della
produzione elettrica. Ciò aveva come inevitabile conseguenza la chiusura degli
scarichi della diga con effetti negativi sul minimo deflusso del Torrent e Orba,
ormai in perenne secca.
Tuttavia alle ore 6:30 del 13 agosto un boato di tuono spezzò la monotonia degli
ultimi mesi e alle 7:30 si abbatté su Molare ed Ovada un vero e proprio
nubifragio. Secondo Tropeano (1989) “Nel bacino dell’Orba cadono 364 mm di
pioggia in meno di 8 ore. I dati pluviometrici registrati in tutte le stazioni del
circondario furono a dir poco sconcertanti.
La valutazione delle portate che caratterizzarono l'evento d el 1935 non fu
effettuata sulla base di dati raccolti in località Ortiglieto, perché l a società
costruttrice O.E.G. non ritenne necessaria l'installazione in loco di stazioni
pluviometriche di monitoraggio.
I dati vennero quindi presi dalle aree limitrofe, in particolare si registrarono
453 mm di pioggia nella durata di 8 ore in località Piam paludo (Comune di
Tiglieto, alta Valle Orba), 377 mm a Masone (alta Valle Stura), 390 mm a
Belforte (Valle Stura, poco a monte di Ovada), 554 mm in Località Lavagnina
(Valle Piota). Un evento eccezionale, che rilasciò in m eno di 24 ore un volume
d'acqua pari al 30% delle medie annue della zona.
Il corso d’acqua aumentò rapidamente di livello e, in corrispondenza del Lago
di Ortiglieto, raggiunse una portata di deflusso pari a circa 2300 m 3 /s.
Durante le prime ore della mattina del 13 agosto 1935 gli scarichi della
diga principale rimasero chiusi, ma ben presto il guardiano della diga si accorse
che il livello dell’acqua stava innalzandosi vertiginosamente.
Furono allora attivati i sifoni che subito scaricaron o a massimo regime assieme
allo sfioratore di superficie. La portata massima scaricabile dall’impianto era
pari a 855 m 3 /s. Alle ore 10:30 la valvola a campana si bloccò a causa del troppo
fango e detriti che andavano via via accumulandosi sul fondo del lago. Anche
lo scaricatore di fondo ebbe analogo problema.
“Da questo momento gli avvenimenti precipitano: alle 10 il livello del lago
aveva già raggiunto quota 318,08 m; alle 10:50 il lago raggiungeva la quota di
massima ritenuta normale pari a metri 322; dalle 10:45 alle 12:30 l’uragano si
attenuò alle 12:30 il livello del lago raggiungeva la quota della sommità della
diga di Sella Zerbino (324,50 m) e cominciava a s tramazzare al di sopra di essa.
L’ondata che si generò percorse tutta la vallata travolgendo tutto ciò che trovava
sul suo percorso: un vicino ostello posizionato frontalmente a Sella Zerbino, la
centrale elettrica (evacuata in tempo), la Diga di Compensazione, numerosi
ponti stradali e ferroviari e naturalmente intere borgate poste nelle vicinanze
dell’asta fluviale.
L’ondata raggiunse la cittadina di Ovada in circa 20 minuti. Già dalle prime ore
del mattino molte persone del “Borgo di Ovada” evacuarono le loro abitazioni
allarmate dall’improvvisa piena del torrente. Gli Ovadesi che al riparo sulla
sponda opposta e più elevata rispetto al Borgo videro l’immane ondata
travolgere tutto narrano ancor oggi con sgomento i più tragic i istanti della loro
storia: “le case si aprivano come libri ...”
Le vittime del Borgo di Ovada furono circa 60. L’ondata terminò la sua corsa
molti chilometri più a valle, alla confluenza con il Fiume Bormida causando
ovunque morte e distruzione. Complessivamente le vittime furono stimate tra le
110 e le 115 unità.
Le più accreditate stime valutarono la portata della piena del Torrente Orba
all’altezza della Diga Principale tra 2000-2300 m 3 /s. Gli apparati di scarico
della Diga come già enunciato, consistevano in: uno scarico di fondo, uno di
alleggerimento, scarichi automatici di superficie a s ifone, e infine lo sfioratore
superficiale che nel complesso, erano in grado di far defluire a pieno regime
una portata massima di 855 m 3 /s che corrispondeva a circa 6 m 3 /s per km 2 di
bacino imbrifero essendo quest’ultimo pari a 141 Km 2 . È comunque presumibile
che a causa della disfunzione di alcuni apparati (valvola a campana e scarico di
fondo), le portate effettivamente defluite dalla diga non fossero superiori a 600 -
Figur a 37 – Vista laterale del sifone Hey n (f onte: Fl ow M easureme nt a nd Instr ume nta ti on – E xperi mental assessme nt
of the stage -disc harge relations hip of the Hey n siphons of Bric Zerbi no da m – G. Petaccia, A. Fenocc hi )
Una più moderna percezione del rischio idrologico associa alla coscienza del
verificarsi di eventi calamitosi, la consapevolezza del danno econ omico e
sociale connesso al manifestarsi degli stessi eventi.
R=H E V
Il fattore E misura invece gli elementi a rischio che sono costituiti da persone e
cose suscettibili di essere colpiti da eventi calamitosi.
La realizzazione di un invaso, così come per qualunque altra opera civile, non
garantisce un’affidabilità totale ossia la sicurezza che sia escluso qualunque
tipo di crisi del sistema. L’esperienza mostra in effetti la persisten za di un
rischio residuale per le opere di sbarramento, vista la profonda modificazione
del regime idrologico da essi indotta.
La diga di Molare quindi, risulta sotto questo punto di vista, un chiaro esempio
di progetto insostenibile.
Questi momenti in ordine crescente sono: media o valore atteso che è il valore
attorno al quale tende ad addensarsi la popolazione della variabile casuale, la
varianza la cui radice quadrata definisce lo scarto o deviazione standard che
indica la dispersione dei dati rispetto al valor medio, ed il coefficiente di
asimmetria.
Una delle distribuzioni più diffuse per il gran numero di variabili che da
essa possono essere descritte, è di sicuro la distribuzione normale o di Gauss.
La densità di probabilità della distribuzione normale è data da:
1 1 𝑥 − 𝜇(𝑥) 2
𝑓(𝑥) = 𝑒𝑥𝑝 {− [ ] }
√2𝜋𝜎(𝑥) 2 𝜎(𝑥)
x−μ
u=
σ
1 1 ln(𝑥) − 𝜇(𝑦) 2
𝑓(𝑥) = 𝑒𝑥𝑝 {− [ ] }
𝑥√2𝜋𝜎(𝑦) 2 𝜎(𝑦)
1 2 ( x) 2 ( x)
( y ) ln ( x) ln 1 2 ( y ) ln 1 2
2
2 ( x) ( x)
e
P N (x)=P(x) N
𝑥−𝜀 1
F(x)=exp [-(1 + 𝑘 )𝑘 ]
𝛼
Tale distribuzione di probabilità ha il pregio, come del resto specificato dal suo
stesso nome, di generalizzare le distribuzioni asintotiche dei valori estremi, che
possono ritrovarsi come suoi casi particolari.
F(x)=e-exp[-a(x-e)]
1 x 6
x 0.45 x
y=a(x-e)
p(n)=P(Xa)n−1 [1 − P(Xa)]
m(n) = ∑∞ ∞
𝑚=1 𝑛𝑝(𝑛)=∑m=1 nP(Xa)
n−1
[1 − P(Xa)]
1
Dalla nota relazione ∑∞
𝑚=1 𝑛𝑧
𝑛−1
= se ne deduce che la media della
(1−𝑧)2
variabile aleatoria n che per definizione è il tempo di ritorno, sarà dato allora
dalla seguente espressione:
1
m(n)=
1−P(Xa)
Il tempo di ritorno di un qualsiasi valore della vari abile x, risulta in tal modo
legato alla probabilità di non superamento di tale valore dalla relazione:
1
T = 1−P(Xa).
Quando l'oggetto dello studio è costituito dai massimi annuali i valori r ari della
variabile sui quali si concentra l'attenzione sono appunto quelli maggiori, che
risultano così associati ai valori più alti della probabilità (di non superamento)
e del tempo di ritorno.
Quando invece l'oggetto dello studio è costituito dai minimi annuali, i valori
rari della variabile sui quali si concentra l'interesse sono quelli minori. Se si
vuole mantenere l'associazione tra valori alti della probabilità e del tempo di
ritorno, occorre allora sostituire alla probabilità di non superamento quella di
superamento e definire il tempo di ritorno T come il numero di osservazioni tra
le quali si osserva in media un solo valore non superiore a quello assegnato.
• 1 Fase
CASUALE
Una volta accertato che i valori si addensano intorno ad una retta, è possibile
utilizzare direttamente il diagramma per identificare la retta che meglio
regolarizza i valori (es. tramite il metodo dei minimi quadrati); oppure,
procedere in modo analitico alla determinazione dei parametri (es. tramite il
metodo dei momenti) e quindi riportare la retta risultante sul grafico al fine di
valutarne la capacità descrittiva (questo metodo è preferibile) .
Nella seconda fase, ovvero la stima dei parametri della distribuzione, si può
procedere come già accennato, o per via grafica attraverso il metodo dei minimi
quadrati, oppure adottando il metodo della massima verosimiglianza o ancora
della massima entropia, tutti validi per attendibilità ma allo stesso tempo di
grande complessità computazionale. Il più semplice anche se meno preciso,
risulta essere proprio il metodo dei momenti che consiste nell'attribuire a
ciascun momento della popolazione il valore del corrispondente momento del
campione estratto da quella popolazione. Esistono tre fattori di correzi one per
ogni ordine del momento, pari a:
- 1 per la media
𝑁
- per la varianza
(𝑁−1)
𝑁2
- per il momento del terzo ordine
(𝑁−1)(𝑁−2)
Nei casi in cui non si dispone di dati direttamente o sservati nel sito di
interesse per il caso in esame, è necessario ricorrere a tecniche di analisi
regionale dell'informazione idrologica. Esse consistono nella ricerca dei legami
esistenti tra le caratteristiche climatiche e fisiografich e misurabili nella regione
che comprende il sito di interesse e la grandezza idro logica della quale si
richiede una corretta stima.
Figura 42 – Criteri di regionalizzazion e (Appunti di lezione corso “Idrologia e costruzioni idrauliche 2017” )
ℎ𝑡, 𝑇 = 𝑎𝑡 𝑛
ℎ𝑡, 𝑇 = 𝑎𝑡 𝑛−1
q T = q ind. X T .
relazione:
𝛼 𝑇
XT =𝜀 + (1 − 𝑒 −𝑘𝑦𝑇 ) dove y T = -ln(ln( ))
𝑘 𝑇−1
m(d) = a×d n
1
𝑇= 1
𝑘 𝑘
1 − 𝑒𝑥𝑝{− [1 − 𝛼 (𝐾𝑇 − 𝛼)] }
la cui inversa risulta utile dal momento che per un prefissato valore del tempo
di ritorno T, fornisce il corrispondente valore di K T vale a dire:
𝛼
𝐾𝑇 = 𝜀 + (1 − 𝑒 −𝑘𝑦𝑇 )
𝑘
ℎ𝑇 (𝑑) = 𝑚(𝑑) × 𝐾𝑇
𝑚[ℎ(𝑑)] = 𝑎 × 𝑑 𝑛
a e K
0,283 0,85 0,05
e grazie ad essi si è potuto valutare per diversi valori del tempo di ritorno T
ritenuti più significativi, il corrispondente valore del fattore di crescita K T
mediante la sopracitata relazione .
Dal calcolo risulta dunque:
T (anni) yT KT
100 4,60014923 2,01297336
Come secondo passo sono state valutate le altezze di pioggia massime annuali
nelle durate convenzionali di 1, 3, 6, 12 e 24 ore, assumendo i valori calcolati
a n
33,7 0,477
Tabella 3 – Parametri della CPP per stazione di Piampaludo
d (ore) m(d)
1 33,7
3 56,9136894
6 79,2151132
12 110,25527
24 153,458399
Come ultimo passo quindi, sulla base dei valori ricavati è stato possibile dedurre
un fascio di CPP, ciascuna valutata per un diverso valore del tempo di ritorno.
C’è da considerare che le curve sono state ragguagliate adottando il fattore di
riduzione areale ARF, con il quale sono state moltiplicate tutte le altezze di
precipitazione cumulata puntuali.
Il fattore di ragguaglio, che nel caso specifico risulta pari a 0.88, viene calcolato
per l’Italia Nord-Occidentale con la formula proposta dallo U.S. National
Wheater Service:
1 1
(−1.1𝑑 ⁄4 ) (−1.1𝑑 ⁄4 −0.01𝐴)
𝐴𝑅𝐹 = 1 − 𝑒 +𝑒
Tabella 5 – Altezze di pioggia cumulate per diverse durate e tempi di rit orno per stazione di Piampaludo
250
200 T100
T500
150
T=1000
100
T=10000
50
valore evento
0
0 5 10 15 20 25 30
d (ore)
a e k
0,288 0,745 -0,241
T (anni) yT KT
100 4,60014923 3,1711577
500 6,21360726 4,8922078
Tabella 7 – Valori del coefficiente di crescita in funzione del tempo di ritorno per stazione di Lav agnina
a n
35,3 0,429
e mediante la legge monomia si sono anche in tal caso ottenuti i valori dei
massimi annuali delle precipitazioni per le durate convenzionali:
d (ore) m(d)
1 35,3
3 56,55353
6 76,13802
12 102,5046
24 138,002
Tabella 10 – Altezze di precipitazione cumulata per diverse durate e tempi di ri torno per stazione di
Lavagnina
Di seguito le CPP:
T=100
600
500 T=500
400 T=1000
300
T=2500
200
valore
100
evento
0
0 5 10 15 20 25 30
d (ore)
Questo può essere spiegato dal momento che la regione considerata dal progetto
VAPI per la stima dei parametri della distribuzione di probabilità, è molto
ampia ed ha caratteristiche che sono molto differenti rispetto alla zona limitata
colpita dal nubifragio.
0,8 0,8
0,7
0,7
0,6
0,6
0,5
F(y)
f(x)
0,5
0,4
0,4
0,3
0,3
0,2
0,2 0,1
serie campionaria
0,1 0
DPC
0 -0,1
0 20 40 60 80 100
x
F(y)
f(x)
0,5 0,6
0,4
serie campionaria 0,4
0,3
DPC
0,2
0,2
0,1
0 0
0 20 40 60 80 100 120 140 160 180
x
F(y)
f(x)
0,5 0,5
0,4 0,4
serie campionaria
0,3 0,3
DPC
0,2 0,2
0,1 0,1
0 0
0 50 100 150 200 250
x
0,9 0,9
0,8 0,8
0,7 0,7
0,6 0,6
F(y)
f(x)
0,5 0,5
0,4 0,4
0,1 0,1
0 0
0 50 100 150 200 250 300
x
F(y)
f(x)
0,5 0,5
0,4 0,4
serie campionaria
0,3 0,3
0,2 DPC 0,2
0,1 0,1
0 0
0 50 100 150 200 250 300 350 400 450
x
n a
0,3287 57,46063
con i quali si sono ottenute le altezze cumulate per le diverse durate e per diversi
valori del tempo di ritorno mediante la seguente relazione:
1
dove per 𝑘′ = calcolato per tutte le durate, se ne è assunto il valor
0.4343𝛼𝜀
medio.
T (anni) 10 50 100
t (ore) ht,T (mm) ht,T (mm) ht,T (mm)
1 176,0666 258,9685 294,6725
3 252,6426 371,6009 422,8335
6 317,2891 466,6866 531,0286
12 398,4774 586,1029 666,9088
24 500,4403 736,0756 837,5582
800
700
600
500
ht,T (mm)
T 10
400
T 50
300
T 100
200
100 valore
evento
0
0 5 10 15 20 25 30
t (ore)
Grafico 9– CPP Piampaludo con distribuzione di Gumbel
1 1,0000
0,8 0,8000
F(y)
f(x)
0,6 0,6000
0,4 0,4000
serie campionaria
0 0,0000
0 20 40 60 80 100 120 140
x
1 1
0,8 0,8
F(y)
f(x)
0,6 0,6
0,4 0,4
serie campionaria
DPC
0,2 0,2
0 0
0 50 100 150 200 250
x
1 1
0,8 0,8
F(y)
f(x)
0,6 0,6
0,4 0,4
serie camionaria
0,2 DPC 0,2
0 0
0 50 100 150 200 250 300 350 400 450
x
1,2
Adattamento distribuzione di Gumbel serie 12 ore 1,2
1 1
0,8 0,8
F(y)
f(x)
0,6 0,6
0,4 0,4
serie campionaria
0,2 DPC 0,2
0 0
0 100 200 300 400 500 600
x
1 1
0,8 0,8
F(y)
f(x)
0,6 0,6
0,4 0,4
serie campionaria
DPC
0,2 0,2
0 0
0 100 200 300 400 500 600
x
Anche in questo caso sono state ricavate comunque le CPP, per ottenere una
stima del tempo di ritorno dell’evento registrato a Lavagnina. Analogamente a
quanto fatto per l’altra stazione sono stati in primo luog o valutati i parametri
della distribuzione con il metodo dei momenti ottenendo:
Tabella 14 – Serie di dati per Lavagnina e stima dei parametr i della distribuzione di Gumbel
Ancora una volta sono stati ricavati i parametri della CPP tramite regressione
lineare che ha fornito i seguenti risultati:
2,5
ln(e) = 0,4039 ln(t) + 3,2981
2
1,5
R² = 0,9998
1
0,5
0
0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5
ln(t)
T (anni) 10 50 100
t (ore) ht,T (mm) ht,T (mm) ht,T (mm)
1 255,963068 415,9586254 713,7668554
3 398,920708 648,275202 1112,411966
6 527,803902 857,7197778 1471,809721
12 698,326643 1134,83165 1947,321606
24 923,941825 1501,472751 2576,46174
2500
2000
ht,T (mm)
1500
1000
T=50
500 T=100
valore evento
T=10
0
0 5 10 15 20 25 30
t (ore)
Grafico 16 – CPP Lavagnina con distribuzione di Gumbel
NORMALE
0,500 -0,5000000
u
0,400 -1,0000000
0,300
-1,5000000
0,200
0,100 -2,0000000
0,000 -2,5000000
0,000 0,500 1,000 1,500 2,000 2,500 3,000 3,500 4,000 4,500 5,000
ln(x)
0,5000 0,000000
u
0,4000 -0,500000
0,3000
-1,000000
0,2000
0,1000 -1,500000
0,0000 -2,000000
0,000 1,000 2,000 3,000 4,000 5,000 6,000
ln(x)
0,5000 0
u
0,4000 -0,5
0,3000
-1
0,2000
0,1000 -1,5
0,0000 -2
0,000 1,000 2,000 3,000 4,000 5,000 6,000
ln(x)
0,5000 0
u
0,4000
0,3000 -0,5
0,2000 -1
0,1000
0,0000 -1,5
0,000 1,000 2,000 3,000 4,000 5,000 6,000
ln(x)
0,5000 0,000000
u
0,4000 -0,500000
0,3000
-1,000000
0,2000
0,1000 -1,500000
0,0000 -2,000000
0,000 1,000 2,000 3,000 4,000 5,000 6,000
ln(x)
1 2 ( x) 2 ( x)
( y ) ln ( x) ln 1 2 2 ( y ) ln 1
2 ( x) 2 ( x)
Tabella 16 – Serie di dati per la stazione di Piampaludo e stima dei parametri della distri buzione log-
normale
800
700
600
hd,T (mm)
500
400
T=50
300
T=100
200
T=500
100
valore evento
0
0 5 10 15 20 25 30
d (ore)
1 3
2
0,8
f(x)
1
0,6
u
0
0,4
-1
0,2 -2
0 -3
0 1 2 3 4 5
ln(x)
Grafico 23 – Carta probabilistica log -normale serie 1h
1 3
0,8 2
f(x)
0,6 1
u
0,4 0
0,2 -1
0 -2
0 1 2 3 4 5 6
ln(x)
1 3
0,8 2
0,6 1
f(x)
0,4 0
0,2 -1
0 -2
0 1 2 3 4 5 6 7
ln(x)
1 3
2
0,8
1
0,6
f(x)
u
0
0,4
-1
0,2 -2
0 -3
0 1 2 3 4 5 6 7
ln(x)
u
0,4 0
0,2 -1
0 -2
0 1 2 3 4 5 6 7
ln(x)
Tabella 18 – Serie di dati per stazione di Lavagnina e stima dei parametri della distribuzione log -normale
500
400
hd,T (mm)
300
T=50
200
T=100
100 T=500
valore evento
0
0 5 10 15 20 25 30
d (ore)
𝑥−𝜀 1
𝐹(𝑥) = 𝑒𝑥𝑝[‒ (1 + 𝑘 )𝑘 ]
𝛼
di cui se ne sono stimati i parametri mediante il metodo degli L-Momenti
riportati in tabella.
d (ore) a e k
3 8,434161 27,04891 -0,26716
Grafico 31 – Test del massimo valore a una coda per la durata di 12h
600
500
hd,T (mm)
400
300
T=50
200 T=100
T=200
100 T=500
valore evento
0
0 5 10 15 20 25 30
d (ore)
Figura 43 - Rapporto di sintesi sulla valutazione delle piene in Italia (fonte: GNDCI Linea 1)
In effetti il primo passo compiuto per la stima della portata dell’Orba, è stato
proprio quello di valutare i parametri della curva di crescita, mediante
interpolazione lineare tra i parametri noti delle zone limitrofe B e C, rispetto
alle distanze dai loro confini, valutate rispettivamente 16.8 Km da C e 60 Km
da B.
zone omogenee a e k
ZT2 0,372 0,641 -0,286
B 0,352 0,653 -320
C 0,377 0,643 -0,276
Grazie ai quali si è potuta ricavare la curva di crescita delle massime portate annuali
al colmo di piena, specifica per il sito esaminato.
T (anni) yT xT
10 2,250 1,814
50 3,902 3,305
100 4,600 4,180
200 5,296 5,244
300 5,702 5,971
500 6,213607 7,014
1000 6,907 8,695
7,000
6,000
5,000
4,000
3,000
2,000
1,000
0,000
0 200 400 600 800 1000 1200
T (anni)
X1 X2 X3 X4 X5 X6
Fattore di
Coefficiente Quota forma del
Area pluviale orario Esponente di media del Parametro di bacino
bacino a scala n bacino ritenzione A/Lap^2
Tabella 24 – Coefficienti della formula per il calcolo della piena indice
Sulla base delle grandezze fisiche note, si è passato alla determinazione dei vari
esponenti sempre tramite interpolazione lineare tra i valori degli esponenti
valutati per le zone omogenee B e C. Di seguito i valori degli esponenti ottenuti:
ESPONENTI B C ZT2
c0 0,0078 0,21 0,166
c1 0,839 0,897 0,884
c2 1,736 0,678 0,909
c4 1,042 0,686 0,764
c6 0,349 0,285 0,299
Tabella 25 – Esponenti della formula per il calcolo della piena indice
T (anni) Q T (m^3/s)
10 609,63
50 1110,67
100 1404,71
200 1762,20
300 2006,31
500 2356,78
1000 2921,74
Tabella 26 – Portate annuali al colmo di piena
3000,00
2500,00
QT (m^3/s)
2000,00
1500,00
1000,00
500,00
0,00
0 200 400 600 800 1000 1200
T (anni)
www.ingam.com/dighe
Portale delle Grandi Dighe Italiane.
www.studiogriffini.eu
Sito web di una società di ingegneria che si occupa di consulenza e
progettazione nel campo dell’ingegneria civile e della difesa del suolo, con
specializzazione nei campi della geologia e dell’ingegneria geotecnica e
strutturale.
www.molare.net
Sito web interamente dedicato alla diga di Molare al suo disastro.
www.progettodighe.it
Portale di interesse per gli appassionati di dighe, centrali idroelettriche e opere
idrauliche.
www.kasbah.altervista.org
Magazine online per la trattazione di svariate tematiche tra cui quelle legate ad
aspetti idrogeologici.
www.arpapiemonte.it
Sito web dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale.
www.dighe.eu/normativa.htm
Portale dedicato alla normativa italiana sulle dighe.