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Le rocce magmatiche – dette anche ignee – si creano in seguito alla solidificazione del magma, ovvero

roccia fusa con quantità variabili di gas che tende a risalire verso la superficie. Il termine igneo deriva dal
latino ignis, cioè “fuoco”, e la loro abbondanza sulla crosta è pari al 13% circa del totale delle rocce
affioranti in superficie.

Si potrebbe dire che i processi che portano alla formazione delle magmatiche siano assimilabili alla
“nascita” della roccia, che verrà poi modificata con il metamorfismo e riassemblata tramite processi di
erosione e sedimentazione.

Come si suddividono le rocce magmatiche?

La struttura di una roccia magmatica è legata al tipo di raffreddamento del magma: più il raffreddamento
sarà lento, e più la sua struttura sarà ordinata, permettendo ai minerali di svilupparsi in grandezza.
All'opposto, più il raffreddamento sarà rapido e meno la struttura sarà organizzata, arrivando a creare
addirittura dei veri e propri vetri naturali (come l'ossidiana).

Una delle classificazioni più importanti delle rocce magmatiche si basa proprio su questa differenza:
abbiamo rocce magmatiche intrusive (quelle raffreddate lentamente) ed effusive (quelle raffreddate
velocemente).Rocce intrusive

Le rocce intrusive sono quelle che si formano in seguito al raffreddamento lento del magma al di sotto
della superficie della crosta terrestre. Possono a loro volta essere suddivise in due sotto-categorie:
plutoniche (raffreddamento a grandi profondità) o ipoabissali (raffreddamento vicino alla superficie).

Le rocce plutoniche si formano tramite raffreddamento lento quando il magma, anziché essere eruttato,
permane per lunghi periodi nella camera magmatica. La ridotta velocità di raffreddamento è legata al
fatto che le rocce presenti nel sottosuolo agiscono da isolante e rallentano la dispersione del calore. È
come quando cucinate una torta: se dopo la cottura la lasciate nel forno spento ci metterà comunque
tanto a raffreddarsi perché il forno non permette all’aria fredda di entrare. I minerali, grazie al lento
raffreddamento, riescono solitamente a svilupparsi in modo completo, creando cristalli dalle facce ben
definite e di dimensioni tali da essere riconosciuti nella maggior parte dei casi a occhio nudo.
Nell'immagine sottostante, ad esempio, sono ben visibili dei minerali neri (biotite), grigio-rosati (quarzo),
rosa (feldspato) e bianco (plagioclasio).Le rocce ipoabissali (o filoniane) sono invece, per certi versi, un
caso intermedio tra rocce effusive e intrusive. Si creano quando il magma risale verso la superficie e si
cristallizza all’interno di fratture di roccia che trova lungo il suo percorso. Se i grani della roccia
ipoabissale sono tendenzialmente piccoli la struttura prende il nome aplitica, se invece i cristalli sono
grandi e ben formati si parla di struttura pegmatitica.

Rocce effusive

Le rocce effusive si formano in superficie in seguito ad un'eruzione vulcanica. Il contatto della lava con
l’aria a temperatura ambiente ne abbassa notevolmente la temperatura in pochissimo tempo,
impedendo la formazione di grandi cristalli. Nelle effusive è comune vedere un’unica massa costituita da
piccoli cristalli poco visibili o identificabili addirittura soltanto al microscopio e, nei casi più estremi, si
può addirittura creare del vetro vulcanico (come l’ossidiana). Si possono formare rocce effusive sia in
seguito ad una colata (es. basalto) sia come prodotto piroclastico (es. tufo).

Classificazione delle rocce magmatiche in base alla composizione chimica

Un altro modo per classificare le rocce magmatiche è quello di definire la loro natura chimica. Per farlo,
possiamo basarci sulla percentuale di silice (SiO2), sulla quantità di un minerale rispetto ad un altro
oppure sul rapporto tra silice e alluminio.

Percentuale di silice

Un metodo comune di classificazione chimica delle rocce viene fatta basandosi sulla percentuale di silice
(SiO2). Questo metodo permette di ottenere quattro famiglie di rocce: acide, basiche, neutre e
ultrabasiche (Winter, 2014). Attenzione: questi termini non hanno nulla a che vedere con dei valori di
acidità sulla scala del pH.; si tratta di un retaggio storico che, per abitudine, viene ancora utilizzato.

Le rocce più ricche in silice sono quelle cosiddette acide, che contengono una percentuale di SiO2
superiore al 66%. Sono tendenzialmente di colore chiaro vista l’elevata presenza di minerali bianco/grigi
come quarzo e plagioclasio (come nel granito rosa visto prima). Il termine più corretto – dal momento
che “acide” non è scientificamente accurato – sarebbe “felsiche”.

Le rocce con una quantità di silice più bassa, invece, sono dette basiche. Queste hanno una percentuale
di silice il 45 e il 52% e sono caratterizzate da colori più scuri (tendenti al nero o verde) per la presenza di
minerali come olivina, anfiboli e pirosseni. Anche in questo caso, il nome corretto non è “basiche” ma
sarebbe “mafiche”. Tra le acide e le basiche c'è anche una via di mezzo tra le acide (chiare) e le basiche
(scure).

Le rocce magmatiche che hanno in assoluto meno SiO2 (sotto al 45%) sono le ultramafiche: sono
solitamente molto scure e costituite perlopiù da silicati di magnesio e di ferro.

l'ossidiana

L‘ossidiana è una pietra minerale nota già agli albori della civiltà e appartenente alla classe degli ossidi. È
a tutti gli effetti un vetro vulcanico, generato dal rapido raffreddamento di lava, al cui interno sono
presenti grandi quantità di silice.

Grazie allo shock termico, viene generata questa massa amorfa ricca di minerali. A seconda della sua
composizione la colorazione di questa pietra può risultare piuttosto varia.

Ossidiana, significato e storia

Nel corso della storia l’ossidiana ha assunto un differente significato a seconda della cultura coinvolta.
Partiamo dall’origine del termine stesso. Il lapis obsianus o obsidianus, come racconta Plinio, deve il suo
nome a quello del cittadino romano (Obsius) che la scoprì in Etiopia.Oltre all’utilizzo per la realizzazione
di utensili taglienti, armi e altri oggetti simili, l’ossidiana veniva ritenuta una pietra capace di connettere
con il mondo spirituale, incluso quello dei morti. Altre culture la ritenevano in grado di scacciare i
demoni.

Secondo i Maya l’ossidiana serviva invece per canalizzare l’energia interiore a fini divinatori, ma poteva
anche essere di ausilio nella guarigione dalle ferite.

In generale l’ossidiana simboleggia l’introspezione o lo sguardo verso il proprio universo interiore.

Gli usi dell'ossidiana nel neolitico

Circa 10.000 anni fa comincia l’ultima fase dell’Età della Pietra, chiamata Neolitico (8000 a.C.-3000 a.C.).
L’inizio del Neolitico è segnato da una svolta importante: l’uomo preistorico, fino ad allora cacciatore e
nomade, scopre agricoltura e allevamento e comincia a costruire villaggi. È in questo contesto che si
sviluppa l’uso dell’ossidiana.

L’ossidiana si trova in molte aree vulcaniche di tutto il mondo, ma concentriamoci sulla sua distribuzione
nel Mediterraneo: qui i principali giacimenti si trovano nelle isole siciliane di Lipari e Pantelleria, presso
l’antico edificio vulcanico di Monte Arci (nella Sardegna centro-occidentale) e a Palmarola, una delle isole
Pontine (nel Lazio).A partire dal 6000 a.C., questi siti rappresentano una fonte di ossidiana
importantissima per l’uomo del Neolitico. Il prezioso vetro viene estratto in blocchi dalle colate laviche e
utilizzato per produrre punte di frecce e lance, coltelli e raschiatoi (con cui vengono raschiate e lavorate
le pelli degli animali). Ma non è tutto: trasportato via mare su rudimentali imbarcazioni, diventa una
merce di scambio così ambita da guadagnarsi l’appellativo di “oro nero della preistoria”. Grazie ai reperti
di ossidiana ritrovati negli insediamenti preistorici è possibile ricostruire gli spostamenti e le rotte
commerciali del tempo. Infatti, in base alle analisi chimiche e fisiche di ogni frammento, si risale al
vulcano da cui proviene e al periodo di tempo in cui è stato lavorato.

L’interesse per l’ossidiana si spegne con la scoperta dei metalli, a partire dal 5000 a.C. In seguito, presso
civiltà come quelle greca e romana, verrà utilizzata soprattutto per realizzare oggetti come vasi, ciotole,
statue e monili.

Utilizzi odierni

Attualmente l'ossidiana viene utilizzata per fabbricare la lana di roccia: una sorta di vetro in fibre
sottilissime ottenuto fondendo l'ossidiana a 1300 °C. Inoltre è usata per creare collane molto preziose

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