Alla base di questa ricerca c’è il vulcano Ol Doinyo Lengai, anche chiamato Oldoinyo
Lengai e monte Lengai in seguito, dopo averlo localizzato nel proprio contesto
geografico, fisico e geodinamico si studierà la composizione della sua tefra, le
caratteristiche geografiche della zona circostante, la storia eruttiva tenendo conto
del vulcanismo primario e secondario, segue la pericolosità, il rischio vulcanico; ed
infine si riportano alcune superstizioni delle popolazioni che vivono ai piedi del
Lengai e qualche curiosità.
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Sommario
Localizzazione Geografica & Fisica................................................................................2
Localizzazione Geodinamica..........................................................................................2
Caratteristiche Geografiche...........................................................................................5
Vulcanismo secondario...............................................................................................11
Pericolosità..................................................................................................................11
Rischio Vulcanico.........................................................................................................11
Curiosità.......................................................................................................................13
Sitografia......................................................................................................................14
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Localizzazione Geodinamica
Il vulcano è situato sul ramo di Gregory (orientale)
della East African Rift System (EARS), che è un
complesso sistema di faglie con formazione ramificata
lungo una linea di congiunzione fra la placca Somala
(Oceano Indiano) e la placca africana/nubiana
(continentale) che si distende per circa 2 mila km
solamente nella parte africana (6 mila km totali) ed ha
un andamento divergente, infatti ogni frattura di
questa faglia può essere pensata come una frattura
della superficie terrestre che si allarga
progressivamente nel tempo, creando nuovi territori
fra una frattura e un’altra parallela alla prima.
Il ramo occidentale, anche chiamato "Lago Albert Rift" o "Albertine Rift", contiene i
Grandi Laghi dell'Africa orientale (la fossa tettonica si è riempita d’acqua iniziando il
processo di formazione di un grande bacino idrico) e un ramo orientale (600 km più
a est dell’altro) che taglia in due all'incirca il Kenya da nord a sud su una linea
leggermente a ovest di Nairobi.
Inoltre, nella crosta terrestre immediatamente sotto al vulcano Lengai non ci sono
pennacchi di mantello (zone in cui il calore e il magma presente del mantello
profondo), che farebbero uscire un magma molto più caldo di quello che è
veramente (circa 500°), né zone di subduzione (dato che la faglia ha un andamento
divergente), ma solamente una maggiore vicinanza al mantello.
Caratteristiche Geografiche
Il monte è situato a sud del Lago Natron (un particolare lago con acqua salina dal
colore rosso scuro), a nord del cratere Highlands e del Ngorongoro. Ad est sorge il
Kilimangiaro e ad ovest le pendici occidentali della Rift Valley.
7: Dalla foto si può vedere l'ambiente e la fauna della savana, e sullo sfondo il Kilimangiaro.
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Un altro fantastico aspetto della savana è che l’aria calda spinge verso l’alto, quindi
diverse specie di uccelli (aquile, falchi, poiane, etc.) sfruttano la spinta del caldo per
rimanere in aria senza affaticarsi troppo, nell’attesa di avvistare qualche preda.
Per quanto riguarda invece la flora, sono presenti molti tipi di erba (l’erba di Rodi,
quella rossa, quella di Bermuda e quella di elefante) che possono crescere anche
fino a 3 metri di altezza. I pochi alberi che riescono a sopravvivere al clima della
savana sono l’acacia e il baobab e altre poche specie che si sviluppano per la
maggior parte in altezza, dove solamente le giraffe riescono a raggiungere e
mangiare le loro foglie.
Queste poche specie di alberi si sono sviluppati delle difese per sopravvivere alla
siccità di 6 mesi o ai tanti erbivori che vivono nella zona, ovvero la perdita di foglie,
lo sviluppo di organi dove si mantiene la riserva d’acqua, le foglie con un cattivo
gusto (grazie a reazioni chimiche particolari), lo sviluppo di spine o coperture ed
addirittura (come fanno le acacie) un patto con le formiche aggressive, ovvero
l’albero offre un rifugio per le formiche, ed esse si impegnano a fare in modo che
nessun erbivoro si avvicini all’albero ed al loro riparo pungendolo in gruppi molto
numerosi. Tutte queste difese hanno costretto gli animali ad una specializzazione,
ovvero a mangiare ciò che riconoscono sicuro e senza copertura o spine.
Più specificatamente nell’Area di Conservazione del Ngorongoro la fauna più
singolare e famosa è quella del milione e mezzo di fenicotteri che migrano ogni anno
nella zona del lago Natron durante la stagione umida.
In Tanzania sono presenti numerosi laghi, i maggiori sono il lago Victoria, l’Amboseil,
il Tanganyka e il Nyasa con una superfice che va dai 68 mila km 2 del Victoria ai 30
mila km2 del Nyasa. La maggior parte di questi laghi sono situati sul ramo
occidentale della EARS.
Il monte Lengai si trova però nel ramo di
Gregory, e nella regione Arusha, quindi mi
limito a parlare delle acque presenti nelle
vicinanze del Oldoinyo Lengai. Nella porzione
occidentale della Regione di Arusha sono
compresi due principali laghi: il Lago Eyasi e il
Lago Natron (entrambi con circa mille km 2 di
superfice), che è nelle immediate vicinanze del
Lengai. 9: Foto che mostra il Lengai dal lago Natron.
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Per quanto riguarda i fiumi, l’area vicino al Lengai e al lago Natron è del tutto
circondata da molteplici fiumi e torrenti.
10: Cartina che evidenzia il lago Natron e 11: Cartina che evidenzia i laghi della Tanzania.
i tanti fiumi nella zona del Lengai.
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13: Schema che raffigura le diverse stratificazioni del cono vulcanico del Lengai (tenere presente che
l'estremità sinistra è il nord geografico).
Il cono vulcanico è diviso in diversi strati: nella zona del cono meridionale (Lengai I)
sono presenti le fonoliti, le nefeliniti caratterizzano il cono settentrionale (Lengai II).
Lengai II si è formato dopo un importante evento di collasso del settore, che ha
interessato circa il 18% del recente volume del cono circa 10 mila anni fa. Il cono
nord (Lengai II) è a sua volta diviso in diverse aree: i depositi primari di nefeliti
occupano la parte bassa del cono settentrionale (Lengai II A), mentre l'unità Lengai II
B forma il cono superiore compresa l'area sommitale.
Le unità A e B nel Lengai II sono divise da una spaccatura visibile chiaramente nel
cono settentrionale e al di sopra di essa sono presenti anche la comboite
wollastonite (minerale formato da Na, Ca, Si, O), che sono minerali insolite e unici a
Oldoinyo Lengai.
14: Eruzione esplosiva del 1966. 15: Cratere nel 2003, con fuoriuscite di lava.
16: Cratere Nord nel 2004. 17: Cratere Lengai con hornitos (2006).
19: Cratere nel 2007. 18: Foto aerea del cratere Lengai del 2018.
Vulcanismo secondario
Il vulcano Ol Doinyo Lengai non presenta molto vulcanismo secondario, non essendo
un vulcano con eruzioni peleane ma solitamente le eruzioni sono di tipo effusivo e
non manifestano grandi eventi di vulcanismo secondario. Tuttavia ci sono state delle
eccezioni nel corso della storia, come le scosse di terremoto del 2007. Più
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Pericolosità
La pericolosità del vulcano è bassa, essendo un vulcano con attività
prevalentemente effusiva, ma dato che nel
passato si sono verificate delle eruzioni più
violente e data la giovinezza geologica del
vulcano, non esiste un dato preciso. Per
esempio, durante l’eruzione (VEI 3) del
1917 la vegetazione circostante e alcuni
allevamenti della popolazione Masai furono
distrutti dalla nube piroclastica provocata
dal Lengai. Ma anche più recentemente
20: Eruzione stromboliana del Lengai.
(2007 – 2008) frane di detriti, cadute di
cenere e flussi di lava hanno recato danni
importanti a persone, allevamenti ed infrastrutture.
Quindi la pericolosità massima può essere un’eruzione di tipo pliniano che andrebbe
a distruggere ogni cosa nel giro di qualche km, compresi i villaggi Masai. Però
bisogna anche considerare che trovandosi in un’area protetta, solamente i Masai
possono vivere stabilmente nelle vicinanze del Lengai; infatti nel raggio di 5 km
vivono solamente 190 persone, mentre nel raggio di 10 km 1.900 persone, entro 30
km 18.100 abitanti e nel raggio di 100 km 545.300 persone.
Rischio Vulcanico
Il rischio vulcanico è molto basso solitamente, ma attualmente il Lengai è attivo con
eruzioni di tipo effusivo all’interno del cratere (senza fuoriuscite di magma), per
questo il rischio in questo periodo è poco più alto. Quindi essendo in un paese non
sviluppato, gli scienziati hanno raccomandato al governo della Tanzania alcune
disposizioni per abbassare ulteriormente il rischio: evacuazione in edifici robusti in
caso di caduta di cenere, protezioni delle risorse idriche (risorse fondamentali per i
Masai), creazione di un piano di evacuazione fino a 50 km dal vulcano e il costante
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Curiosità
Ad Olkaria, una città della Kenya, si
sfrutta la geotermia del territorio della
Rift Valley Africana, per produrre
energia elettrica. Infatti, il 28% della
capacità di rete del Kenya è prodotta lì.
Il metodo di produzione dell’elettricità è
relativamente pulito e ha basse
emissioni di carbonio, inoltre nel lungo
periodo è relativamente economico. E a
differenza di altre fonti rinnovabili come 23: Centrale geotermica di Olkaria.
solare, eolica e persino idroelettrica, la
geotermia è disponibile tutto l'anno e tutto il giorno.
Una particolarità molto affascinante
di alcuni laghetti della Rift Valley
Africana è che nelle sponde si può
notare una porzione di spiaggia dai
colori sgargianti, come giallo e
arancione. Questo si verifica perché
quelli che sembrano semplici laghi,
sono in realtà sorgenti idrotermali
collegate all’attività vulcanica che
possono sembrare simili a quelle del
24: Sorgente idrotermale della Rift Valley Africana.
parco dello Yellowstone, ma in realtà
non sono microorganismi a formare
quelle colorazioni, ma la precipitazione chimica di alcuni minerali come lo zolfo (S).
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Sitografia
Alex Strekeisen
Arizona State University
Bulletin of Volcanology (Keller & Krafft)
Expert Africa
Exploring Africa
Focus Scienza
Geology of Ore Deposits (Zaitsev, Keller, Spratt, Jeffries & Sharygin)
Geoscienze News and Information
Global Geografia
Global Volcanism Program – Smithsonian Institution
Go Afrique
Green Report
IC Ferrari Pontremoli
International Journal of Remote Sensing (Kervyn)
Journal of African Earth Science
Nasa Earth Observatory
National Geographic Society
Parks
Research Gate – Nature
Rosso Scarlatto
Safari Crew Tanzania
Tanzania Tourist Board
Treccani
US Geological Survey
Volcano Discovery
Volcano Live
Wired Science
World Wild Life
Mattia Maroncelli