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Lucrezia Branca 3° media MdG

RELAZIONE ILLUSTRATA SUI VULCANI ITALIANI

A causa della sua collocazione geodinamica, l’Italia è un paese di vulcani, terremoti e


terre instabili.
Infatti, il nostro paese è situato al
margine di convergenza tra due grandi
placche tettoniche, quella africana e
quella euroasiatica, che si muovono e
premono l’una contro l’altra. Si è così
creata una zona di subduzione, nella
quale il Mar Ionio e il Mare Adriatico
“scivolano” sotto gli Appennini e l'Arco
Calabro, e una zona in estensione (il
Tirreno) nella quale la crosta si assottiglia.
I processi subduzione ed estensione sono
responsabili della fusione delle rocce in
profondità e quindi della formazione di
magma, che risale verso l’alto dando vita
ai vulcani.

In Italia si contano ben settanta vulcani, molti dei quali sottomarini, dislocati
principalmente in tre zone: l'arco vulcanico campano lungo la parte centrale del
continente italiano, la parte nord-est della Sicilia, e attorno all'isola mediterranea
di Pantelleria e al Canale di Sicilia.
I vulcani vengono classificati in base al loro stato di attività:
 vulcani estinti, la cui ultima eruzione risale ad oltre 10.000 anni fa.
ad esempio: i Colli Euganei in Veneto, il Monte Amiata in Toscana, i Monti
Sabatini, Volsini e Cimini nell’Appenino laziale, l’Arcipelago Pontino a largo
delle coste del golfo di Gaeta, Roccamonfina in Campania e Vulture in
Basilicata, Salina nelle isole eolie.
 vulcani quiescenti, che hanno dato eruzioni negli ultimi 10.000 anni ma che
attualmente si trovano in una fase di riposo. Alcuni di questi vulcani presentano
fenomeni di vulcanismo secondario.
Si tratta dei Colli Albani, dei Campi Flegrei, dell’isola di Ischia, del Vesuvio, delle
isole di Lipari, Vulcano, Panarea e Pantelleria.
 vulcani attivi, che hanno dato eruzioni negli ultimi anni. L’Etna e lo Stromboli
danno eruzioni frequenti o separate da brevi periodi di riposo.
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I vulcani sottomarini sono concentrati in due zone distinte, nel Mar Tirreno
meridionale e nel Canale di Sicilia.

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1. I VULCANI QUIESCENTI

 Colli Albani Situati a circa 20 a sud di Roma, fanno


parte di una catena di vulcani che si è
sviluppata lungo la costa tirrenica del
Lazio. I Monti Tuscolani e
dell’Artemisio sono il prodotto
dell’attività più antica, mentre il cono
delle Faete, alto 932 m, è il vulcano
più recente che ospita nei suoi crateri
il lago di Albano (in foto) e quello di
Nemi.

La loro attività eruttiva è iniziata circa 600.000 anni fa per concludersi 20.000 anni fa,
con esplosioni di tipo stromboliano e grandi colate di lava, alternate a lunghe fasi di
inattività. Oggi, lo stato di quiescenza è caratterizzato da indizi di attività vulcanica
quali: circolazione idrotermale, sismicità e deformazioni del suolo.

 Campi Flegrei
Si tratta di una vasta area di origine vulcanica a nord-ovest di Napoli.
L’attività vulcanica dei
Campi Flegrei, iniziata più di
60.000 anni fa, è dominata
da due grandi eruzioni:
l’Ignimbrite Campana
avvenuta 39.000 anni fa e il
Tufo Giallo Napoletano, che
risale a 15.000 anni fa. Gli
sprofondamenti causati da
queste eruzioni hanno dato
origine ad una caldera larga
12 per 15 km.

L’ultima eruzione, verificatasi nel 1538, con esplosioni, colate piroclastiche e depositi
da caduta, ha interrotto un periodo di quiescenza di circa 3000 anni e ha dato origine
al cono di Monte Nuovo, alto circa 130 m.

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Da allora, l’attività ai Campi Flegrei è


caratterizzata da fenomeni di vulcanismo
secondario come fumarole nell’area della
Solfatara (in foto) e sorgenti termali,
nonché da bradisismo, ovvero il periodico
sollevamento e abbassamento del suolo.

 Ischia
È un’isola del Golfo di Napoli formata da un complesso vulcanico che si innalza per
oltre 1.000 m dal fondo del mare per raggiungere un’altezza di 787 m. in
corrispondenza del Monte Epomeo.
La storia eruttiva di Ischia è
iniziata più di 150.000 anni fa
con eruzioni sia effusive (con
colate e duomi lavici) che
esplosive (con coltri di ceneri e
lapilli) in alternanza con lunghi
periodi di quiescenza ed è
proseguita fino all’ultima
eruzione che ha formato la
colata lavica dell’Arso nel 1302.

L'eruzione esplosiva più importante, detta del Tufo Verde dell'Epomeo, si è verificata
circa 55.000 anni fa, ed è responsabile della formazione di una caldera, in
corrispondenza dell’attuale parte centrale dell’isola.
Dall’ultima eruzione il sistema vulcanico dell’isola ha continuato a manifestare la sua
attività attraverso una diffusa attività fumarolica e idrotermale e una ricorrente
sismicità, culminata nel terremoto di Casamicciola del 1883. L’ultimo evento sismico
significativo, con magnitudo pari a 4.0, è avvenuto il 21 agosto del 2017, sempre
nell’area del comune di Casamicciola.

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 Vesuvio
Il Vesuvio è situato nella parte sud-orientale della Piana Campana, a meno di 12km a
sud-est di Napoli e svetta ad un’altezza di 1281 m.

È composto da un
edificio più antico, il
Somma, caratterizzato
da una caldera, e uno
più recente, il cono del
Vesuvio, cresciuto
all’interno della caldera
dopo l’eruzione di
Pompei del 79 d.C..

La storia eruttiva del Vesuvio è iniziata 39.000 anni fa e può essere suddivisa in quattro
diversi periodi:
- tra 39.000 e 20.000 anni fa, eruzioni prevalentemente effusive con emissione
di lava e scorie che hanno contribuito alla formazione del Monte Somma;
- circa 19.000 anni fa, inizio delle eruzioni pliniane di tipo esplosivo, precedute
da lunghi periodi di inattività e culminate con la famosa eruzione del 79 d.C.
Questa eruzione, raccontata da Plinio il Giovane, rappresenta l’evento più
violento della storia del Vesuvio: durata meno di due giorni, ha emesso
nell’atmosfera circa 4 km3 di ceneri e lapilli e causato la distruzione di Pompei,
Ercolano e Stabia.
- successivamente, numerose eruzioni sub-pliniane (le più importanti nel 472 e
nel 1631) che hanno portato alla formazione del cono vesuviano;
- dal 1631 al 1944, attività effusiva e esplosiva a bassa energia (in particolare
l’eruzione del 1906 che ha causato numerosi morti e feriti per il collasso di tetti
in seguito all’accumulo di ceneri).
Dopo l’ultima eruzione
del 18 marzo 1944 (in
foto), durata circa 10
giorni, il Vesuvio è
entrato in una fase di
quiescenza, con bassa
sismicità e attività
fumarolica.

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 Lipari
Lipari è l’isola più grande
dell’arcipelago delle Eolie, e
rappresenta la parte emersa di
una struttura vulcanica che si
estende per circa 1000 m sotto
il livello del mare. Culmina con il
Monte Chirica (602 m) e il
Monte S. Angelo (594 m).

La storia eruttiva dell’isola, iniziata circa 267.000 anni fa e proseguita fino al Basso
Medioevo, può essere suddivisa in tre fasi:
- intorno a 200.000 anni fa eruzioni sottomarine affioranti lungo la costa
occidentale dell’isola;
- tra 130.000 e 125.000 anni fa, attività esplosiva del Monte S. Angelo, con
emissioni di lave e piroclastiti dal vulcano di Monte Chirica e formazione di una
caldera situata tra la parte meridionale di Lipari e quella settentrionale di
Vulcano;
- 40.000 anni fa, dopo un periodo di quiescenza, inizio di nuovo ciclo eruttivo
caratterizzato da forte attività esplosiva seguita dall’emissione di lava
degassata, che ha causato la formazione dei duomi lavici di Monte Guardia e
Monte Giardina (in foto), nella parte meridionale dell'isola, nonché di grandi
depositi di pomice del Monte Pilato.
L’attività vulcanica si è conclusa tra il 500 e il 1230 d.C.

 Vulcano
L’isola di Vulcano è la più meridionale dell’arcipelago eoliano, ha un’estensione di 22
km2 e raggiunge un’altitudine di 500 m sul livello del mare (Monte Aria).

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La morfologia dell’isola, che consiste in tre diversi edifici vulcanici, è dovuta


all’alternarsi di fasi costruttive, con eruzioni effusive, e fasi distruttive, con eruzioni
violentemente esplosive:
- la costruzione dell’isola è iniziata circa 130.000 anni fa con la formazione del
“vulcano primordiale”, un cono centrale, il cui successivo sprofondamento ha
portato alla formazione della caldera del Piano circa 100.000 anni fa.
- l’edificio di Lentia-Mastro Minico è stato largamente distrutto dal collasso della
caldera della Fossa circa 14.000 anni fa. Questa caldera contiene il cono della
Fossa, che si eleva per circa 400m sul mare ed è formato da alternanze di tufi e
colate di lava eruttati dal vulcano negli ultimi 6.000 anni.
- la penisola di Vulcanello all’estremità nord-orientale dell’isola, piattaforma
lavica sormontata da tre coni piroclastici la cui formazione è cominciata con
un'eruzione sottomarina nel 2° sec. a.C.. Questa nuova isola nello stretto fra
Vulcano e Lipari è cresciuta grazie alle ripetute eruzioni, finché non si è unita
all'isola di Vulcano nel medioevo. L'ultima eruzione di Vulcanello risale al XVI
secolo.
Negli ultimi secoli, l'attività si è concentrata al cratere della Fossa: un ciclo eruttivo
importante è iniziato nel 1727 e durante i 150 anni, si è registrato un'attività esplosiva
sporadica, che è culminata nell'ultima eruzione di fra il 2 Agosto 1888 ed il 22 Marzo
1890.
Dal 1890 il vulcano è quiescente e
mostra un’intensa attività di emissione
di gas e vapore ad alta temperatura dal
cratere di La Fossa e in prossimità del
Porto di Levante (in foto).

 Panarea

Panarea, la più piccola delle


Isole Eolie, fa parte di un
grande apparato vulcanico per
lo più sommerso, ad una
profondità compresa tra 1200
m e 1700 m.

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L’attività vulcanica dell’isola non è semplice da ricostruire, poiché la gran parte dei
depositi si trova sotto il livello del mare:
- la parte emersa si è costruita a partire da circa 150.000 anni fa;
- a seguito di alternanze tra periodi di quiescenza e di ripresa dell’attività eruttiva
effusiva, intorno a 130.000 anni fa, sono avvenute diverse eruzioni esplosive
con colate e i duomi di lava che hanno dato forma all'isola maggiore;
- le ultime eruzioni sono avvenute in corrispondenza dell'isolotto di Basiluzzo, tra
59 e 54.000 anni fa.
Sebbene Panarea si trovi in uno stato di quiescenza, è caratterizzata da manifestazioni
che testimoniano un vulcanismo molto giovane. Esiste infatti, tra gli isolotti di Bottaro,
Dattilo, Lisca Nera, Lisca Bianca e Panarelli, una zona caratterizzata da attività
esalativa, con fumarole sottomarine attive (in foto).
Infatti, il 3 novembre 2002, i pescatori
locali avvertirono un forte odore di zolfo
e avvistarono il mare in ribollimento, con
pesci morti in superficie e cambiamento
di colore dell'acqua. L'emissione di gas fu
così intensa che l'odore di acido solfidrico
era percepibile a grandi distanze.

 Pantelleria
Pantelleria, la più grande delle isole vulcaniche italiane, si trova nel Canale di Sicilia, a
circa 85 km dalla costa siciliana.

L’isola rappresenta la vetta di una struttura vulcanica parzialmente sommersa alta


complessivamente circa 1400m, costituita da lave e depositi piroclastici. Il magma che
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ha dato origine all’isola di Pantelleria è giunto in superficie in un’area attraversata da


profonde fratture, provocate da un movimento di distensione della crosta terrestre
(rift).
Si pensa che l’attività eruttiva sia iniziata intorno a 330.000 anni fa con la formazione
di un ampio e basso vulcano. Successivamente, per 200.000 anni sono state prodotte
grandi colate laviche e depositi piroclastici, fino a circa 114.000 anni fa, quando uno
sprofondamento prodotto da una grossa e violenta eruzione ha portato alla
formazione della caldera detta “La Vecchia". Circa 45.000 anni fa, una serie di
violentissime esplosioni ha portato alla formazione di uno spesso deposito
piroclastico che oggi ricopre la maggior parte dell'isola: il Tufo Verde di Pantelleria.
Durante questa eruzione si è generato lo sprofondamento di un’altra zona, interna
alla precedente, detta la "Caldera dei Cinque Denti" o "Caldera del Monastero".
L'attività vulcanica è proseguita con vari cicli eruttivi, probabilmente intervallati da
periodi di inattività, fino a 4000 o 5000 anni fa.
L'attività eruttiva più recente risale al 1891 ed è avvenuta in corrispondenza di un
sistema di fratture eruttive subacquee, a circa 7 km a Nord dell’isola: dei testimoni
hanno osservato bombe vulcaniche emesse durante l’eruzione sottomarina giungere
in superficie ed esplodere.
Attualmente, sono presenti
solamente delle manifestazioni di
vulcanismo secondario.
In particolare, si può osservare il
fenomeno delle “favare” (in foto),
potenti getti di vapore acqueo
misto a minerali, che emergono ad
intermittenza dal sottosuolo in più
punti, attraverso spaccature della
roccia.

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2. I VULCANI ATTIVI

 Etna
Situato lungo la costa orientale della Sicilia, l’Etna, con i suoi 3350m di altitudine e
35km di diametro alla base, è il vulcano più grande d’Europa.
L’Etna si trova nella zona di collisione continentale tra la placca euroasiatica e la placca
africana. La presenza di un importante sistema di faglie distensive ha permesso la
risalita del magma dal mantello, attraverso un condotto centrale aperto che libera
continuamente le fasi gassose, generando il caratteristico pennacchio osservabile
sulla cima del vulcano.

La sua storia eruttiva è iniziata oltre mezzo milione di anni con delle eruzioni effusive
sottomarine. In questo periodo infatti l’area in cui sorge l’Etna era occupata da un
vasto golfo e la lava che fuoriusciva da fratture del fondale, raffreddandosi
repentinamente a contatto con l’acqua, ha dato origine alle cosiddette pillow lavas o
“lave a cuscino”, visibili tuttora sulla rupe di Aci Castello. Solo negli ultimi 100.000
anni ha assunto la forma conica che oggi lo caratterizza.
Fino ai tempi recenti l’Etna veniva considerato un vulcano prevalentemente effusivo,
cioè caratterizzato soprattutto dall’emissione di colate laviche. In realtà negli ultimi
15.000 anni la sua attività è stata caratterizzata da ricorrenti eruzioni esplosive, alcune
delle quali hanno originato caldere.

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Area craterica
sommitale dell’Etna,
ripresa da Sud-Est

Le sue bocche eruttive si trovano nella parte sommitale dell'edificio vulcanico e


sono Bocca Nuova, Voragine, Cratere di nord-est e Cratere di sud-est. Sulle pendici
del vulcano si trovano inoltre centinaia di piccoli coni “avventizi”, che si sono generati
nel corso dei millenni durante eruzioni dai fianchi laterali.

L’eruzione esplosiva più intensa si è verificata in epoca storica nel 122 a.C.. Durante
quest’eruzione, che ha generato una caldera, la ricaduta di una grande quantità di
prodotti piroclastici, quali cenere e lapilli, ha causato notevoli danni all’antica città di
Catania. Durante il medioevo, fra il 1000 e il 1300 circa, sono avvenute sette eruzioni
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laterali che hanno interessato il versante orientale. Durante l’eruzione del 1669,
durata ben quattro mesi, i flussi lavici distrussero completamente nove paesi e una
piccola parte della porzione occidentale della città di Catania, protetta da possenti
mura medievali. Nell’autunno del 1928, un’eruzione ha causato la distruzione totale
del centro abitato di Mascali.
Dalla fine degli anni 70, si è osservato un forte incremento di episodi eruttivi esplosivi
soprattutto ai crateri sommitali. In particolare durante le eruzioni del 1995-2001, ci
sono verificati circa 150 episodi di fontane di lava e successivamente negli anni 2011-
2015, sono state osservate alte colonne di gas e cenere.

Attività stromboliana lato Nord Colonna di cenere prodotta durante


l’eruzione del 2002-03
L’attività dell’Etna dal 2011 fino al 2013 è stata caratterizzata da una lunga serie di
parossismi, che sono avvenuti da un nuovo cratere sul fianco orientale del cono del
Cratere di Sud-Est. Dopo dicembre 2013, questo cratere ha mostrato un’attività meno
violenta e meno frequente, con alcuni episodi di attività stromboliana fra febbraio e
aprile 2017, agosto 2018, e novembre-dicembre 2018. Anche gli altri crateri sommitali
hanno mostrato un’attività eruttiva intermittente e a volte molto intensa, come i
parossismi della Voragine di dicembre 2015 e maggio 2016.

 Stromboli
Lo Stromboli, uno dei pochi vulcani sulla terra in attività quasi continua, costituisce la
più settentrionale delle sette Isole Eolie. Il suo edificio si alza più di 920 metri sopra il
livello del mare, ma la sua base si trova a una profondità di circa 2000 metri sotto il
livello del mare.

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L’isola si è costruita nel corso di numerose eruzioni vulcaniche. Inizialmente l’attività


è avvenuta dove oggi si trova lo scoglio di Strombolicchio, residuo di un condotto
vulcanico attivo 200.000 anni fa circa. Successivamente l’attività si è spostata di circa
3 km a sud-ovest, portando alla graduale edificazione dell’attuale vulcano. Durante
gli ultimi 13.000 anni, il cono ha subito rilevanti cambiamenti: l’attività eruttiva ha
portato prima alla costruzione della parte sommitale e successivamente ha prodotto
importanti accumuli di lava sui versanti nord-occidentali.
I tre principali crateri attivi si trovano ad una quota di 750 m circa, cioè più di 100
metri al di sotto del punto più alto del vulcano, localizzati nella parte alta della Sciara
del Fuoco, una depressione che si è formata circa 5000 anni fa a seguito del collasso
del fianco nord-orientale dell’edificio vulcanico.

Crateri e Sciara del


Fuoco nel 2009

L'attività vulcanica consiste in piccole esplosioni ben separate tra loro, con lanci di
frammenti di lava incandescente e variabili quantità di cenere fino a qualche decina o
centinaio di metri sopra le bocche. Tale attività viene chiamata "stromboliana".
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Eruzioni con emissione di colate laviche avvengono ad intervalli irregolari


(mediamente una o due volte per decennio) e portano alla temporanea cessazione
dell'attività stromboliana persistente ai crateri sommitali. Le colate possono
raggiungere il mare, dove vengono rapidamente erose dall'azione del mare.
Il fenomeno più pericoloso nell'attività dello Stromboli sono esplosioni più grandi
rispetto all'abituale attività stromboliana, cosiddetti "parossismi", con lancio di
bombe e ricaduta di materiale piroclastico incandescente. I parossismi più forti negli
ultimi 100 anni sono stati quelli del 1919, 1930, 2003, 2007 e quelli del 3 luglio e 28
agosto 2019.

Attività stromboliana (luglio 2002) Inizio di un'eruzione effusiva, con due


colate laviche che raggiungono il mare,
formando nubi di vapore bianco al
contatto con l'acqua (27 febbraio 2007)

Esplosione (5 aprile 2003)

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3. I VULCANI SOTTOMARINI
I vulcani sottomarini sono molto difficili da studiare per la mancanza di accesso
diretto. Ciò nonostante gli studi di geologia marina negli ultimi decenni hanno
permesso una maggiore conoscenza della loro natura e del loro funzionamento.
In Italia, l’attività vulcanica sottomarina è concentrata in alcune zone del Mar Tirreno
e del Canale di Sicilia, dove la crosta terrestre è più sottile e fratturata. I fondali sono
caratterizzati dalla presenza di numerose dorsali sottomarine e da rilievi di tipo
vulcanico.
Alcuni vulcani sottomarini sono ancora attivi e talvolta manifestano la loro presenza
rilasciando gas e deformandosi molto lentamente; altri ormai estinti formano delle
vere e proprie montagne sottomarine. La loro attività risulta diversa da quella dei
vulcani presenti sulla terra emersa, perché sono circondati dall’acqua marina, che
raffredda rapidamente i prodotti emessi e talvolta frammenta il magma generando
delle piccole esplosioni, i cui prodotti vengono in parte depositati sul fondo e dispersi
dalle correnti marine.
Il più grande vulcano sottomarino d'Europa è il Marsili, scoperto nei primi anni ’60,
che mostra ancora segni di attività. È situato nel Tirreno, a sud-ovest del Golfo di
Napoli. Presenta dimensioni notevoli, con un’altezza di 3.000 metri rispetto ai fondali
circostanti, una lunghezza di circa 50km e una larghezza di 20km. Il bacino tirrenico è
infatti la parte più profonda del Mediterraneo occidentale. Benché non sia mai stata
osservata un’eruzione in atto, l’attività del Marsili è testimoniata dalla circolazione di
fluidi ad alta temperatura che depositano sul fondo marino solfuri di piombo, rame,
zinco e ossidi e idrossidi di ferro e manganese.

A nord del Marsili si ritrovano altri


due sistemi vulcanici di grandi
dimensioni, il Vavilov e il Magnaghi.
Oltre a questi, ve ne sono molti altri
minori, tra cui il Palinuro, il Glabro e
l’Alcione vicino alle coste del
Cilento, l’Eolo, l’Enarete e il Sisifo
ad ovest dell’arcipelago delle Eolie e
i numerosi apparati vulcanici nel
Canale di Sicilia.

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