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Uno dei pionieri del Metodo fu sicuramente Galileo Galilei (1564/1642). Ne “Il
Saggiatore”, lo scienziato spiegò come la Natura fosse quantificabile e traducibile
con caratteri matematici, come le figure geometriche, senza i quali essa non sarebbe
comprensibile. Il suo pensiero rivoluzionario è riscontrabile anche nell’opera
“Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo” in cui Galilei contrappone il
sistema copernicano al sistema tolemaico. Le sue posizioni lo portarono a un’accusa
mossa dalla Chiesa contro la quale dovette difendersi presso il tribunale del Santo
Uffizio di Roma dove fu costretto ad abiurare le sue tesi.
Il più grande teorizzatore del Metodo fu René Descartes (1596/1650), conosciuto per
aver operato una critica radicale di tutto il sapere sospendendo l’assenso e il giudizio
a ogni conoscenza che non fosse chiara e distinta, dubitando di tutto. Se, persistendo
in questo atteggiamento di critica radicale, si giungerà a un principio che resiste al
dubbio, questo principio dovrà essere ritenuto saldissimo e tale da poter servire da
fondamento per tutte le altre conoscenze. È dal dubbio iperbolico che si arriva alla
conclusione “Cogito ergo sum”, il principio da cui Cartesio pone le fondamenta per il
suo Metodo, esposto ne “Il Discorso sul Metodo” pubblicato nel 1637.
L’opera è suddivisa in 6 parti e non è stata scritta sotto forma di trattato bensì di
discorso, in virtù della comunicabilità di un sapere essoterico accessibile a tutti. È
sottolineata l’importanza della categoria del “buon senso” ovvero il corretto utilizzo
della ragione che permette di distinguere il vero dal falso. La categoria sopra citata
aiuta l’uomo a individuare la corretta via da seguire nella vita con l’ausilio di quattro
regole fondamentali:
Evidenza, cioè non accogliere mai come vera una conoscenza se non evidente;
Analisi, cioè dividere ogni problema in parti più semplici;
Ordinamento, cioè riporre un ordine che vada dal semplice al complesso;
Enumerare in modo completo i dati non tralasciando nulla.
Sulla stessa lunghezza d’onda metodologica di Vico si pone Hegel, il quale parla di
Storia intesa come Storia dello Spirito che rappresenta tutto ciò che nasce dalle
relazioni tra gli uomini nella società e nella storia. La Storia per Hegel va vista nella
sua interezza, in quanto non è scomponibile perché non vi è verità nelle singole
componenti: “il vero è l’intiero”.