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Metodo

La parola “Metodo” indica un procedimento atto a garantire, sul piano teorico-


pratico, il soddisfacente risultato di un lavoro o di un comportamento, ed è durante il
periodo della modernità che tale vocabolo assunse un ruolo cardine per lo sviluppo
del pensiero occidentale. È soprattutto con la Rivoluzione Scientifica che si ha avuto
il bisogno di contrapporre alla ragione tradizionale un tipo di ragione astraente,
matematizzante, condivisibile ed esente da errori.

Uno dei pionieri del Metodo fu sicuramente Galileo Galilei (1564/1642). Ne “Il
Saggiatore”, lo scienziato spiegò come la Natura fosse quantificabile e traducibile
con caratteri matematici, come le figure geometriche, senza i quali essa non sarebbe
comprensibile. Il suo pensiero rivoluzionario è riscontrabile anche nell’opera
“Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo” in cui Galilei contrappone il
sistema copernicano al sistema tolemaico. Le sue posizioni lo portarono a un’accusa
mossa dalla Chiesa contro la quale dovette difendersi presso il tribunale del Santo
Uffizio di Roma dove fu costretto ad abiurare le sue tesi.

Altra figura di spicco che si affiancò a Galileo Galilei, interessandosi al Metodo, fu


Francis Bacon (1561/1626), le cui opere illustrano le criticità della tradizione
scolastica affermando come la verità sia “filia temporis” ed esponendo la necessità di
un Metodo induttivo caratterizzato da una pars destruens, volta alla distruzione degli
idoli, e da una conseguente pars costruens utile a creare una nuova enciclopedia del
sapere. Gli idoli e le falsità che hanno invaso l’intelletto umano rendono difficile
l’accesso alla verità. Esistono quattro tipi di idoli:
 Idola tribus, i pregiudizi comuni a tutti gli uomini;
 Idola specus, i pregiudizi del singolo individuo;
 Idola phori, idoli del linguaggio in quanto spesso contraddittorio;
 Idola teatri, filosofie precedenti.

Il più grande teorizzatore del Metodo fu René Descartes (1596/1650), conosciuto per
aver operato una critica radicale di tutto il sapere sospendendo l’assenso e il giudizio
a ogni conoscenza che non fosse chiara e distinta, dubitando di tutto. Se, persistendo
in questo atteggiamento di critica radicale, si giungerà a un principio che resiste al
dubbio, questo principio dovrà essere ritenuto saldissimo e tale da poter servire da
fondamento per tutte le altre conoscenze. È dal dubbio iperbolico che si arriva alla
conclusione “Cogito ergo sum”, il principio da cui Cartesio pone le fondamenta per il
suo Metodo, esposto ne “Il Discorso sul Metodo” pubblicato nel 1637.
L’opera è suddivisa in 6 parti e non è stata scritta sotto forma di trattato bensì di
discorso, in virtù della comunicabilità di un sapere essoterico accessibile a tutti. È
sottolineata l’importanza della categoria del “buon senso” ovvero il corretto utilizzo
della ragione che permette di distinguere il vero dal falso. La categoria sopra citata
aiuta l’uomo a individuare la corretta via da seguire nella vita con l’ausilio di quattro
regole fondamentali:
 Evidenza, cioè non accogliere mai come vera una conoscenza se non evidente;
 Analisi, cioè dividere ogni problema in parti più semplici;
 Ordinamento, cioè riporre un ordine che vada dal semplice al complesso;
 Enumerare in modo completo i dati non tralasciando nulla.

In seguito alla pubblicazione delle opere di Descartes, si sviluppò un tipo di


riflessione riguardo il metodo contrapposta alla visione cartesiana che prese
successivamente il nome di “ragione storica”, di cui i più grandi esponenti furono
Giambattista Vico (1668/1744) e Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770/1831).
Il principio centrale del pensiero di Vico è teologico: “Verum factum convertuntur”
(Vero e fatto coincidono). È l’idea secondo cui si può conoscere solo ciò che si
produce, di fatti, Dio è l’unico in grado di conoscere la Natura in quanto suo creatore,
mentre l’uomo può conoscere le scienze umane (Storia, poesia, giurisprudenza,
etc…). Per Vico, quindi, è necessario accostare alla Nuova Scienza una Scienza
Nuova, che abbia come oggetto del suo sapere proprio il mondo storico, non
rinnegando il metodo cartesiano.

Sulla stessa lunghezza d’onda metodologica di Vico si pone Hegel, il quale parla di
Storia intesa come Storia dello Spirito che rappresenta tutto ciò che nasce dalle
relazioni tra gli uomini nella società e nella storia. La Storia per Hegel va vista nella
sua interezza, in quanto non è scomponibile perché non vi è verità nelle singole
componenti: “il vero è l’intiero”.

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