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Il rapporto fra religione e scienza è stato da sempre un oggetto di studio di filosofi, teologi, scienziati e altri, fin

dall'Antichità .Le prospettive sono diverse in base alle regioni geografiche, le culture e le epoche storiche,
alcune delle quali caratterizzano il rapporto come un conflitto, altre lo descrivono come armonioso, e altre
ancora dicono che vi sia una minore interazione.

I primi che si posero questo problema furono i filosofi ellenici, infatti alcuni di loro, quali ad esempio Democrito
e Epicuro, esclusero l'esistenza di un essere superiore affidando l'origine di tutto al caso.Scrive Democrito:
"Tutto ciò che esiste nell’universo è frutto del caso e della necessità", questa frase esclude chiaramente
l'esistenza della volontarietà di un essere superiore nell'atto creazionistico, anche nel "De Rerum Natura" nel
passo "Inno ad Epicuro" scrive: "Mentre l’umanità vergognosamente giaceva sulla terra oppressa sotto il grave
peso della superstizione della religione, un uomo greco osò sfidarla con occhi mortali, e per primo opporsi ad
essa;". Questi due grandi filosofi del passato possono essere considerati i primi atei(parola greca che significa
letteralmente senza Dio), successivamente vi fu il così detto "periodo oscuro" il Medioevo , nel quale la
religione occupava una posizione di fondamentale importanza nella vita delle persone, infatti i medioevali
credevano che tutto avvenisse per volontà divina, tutti colori i quali ponevano la scienza e non la religione al
centro della loro vita vennero bollati come eretici dall'inquisizione e condannati al rogo.

Un altro periodo di scontro tra religione e scienza fu l'Illuminismo nel quale, fortunatamente, si iniziò a credere
che per spiegare il mondo, non bisognava più basarsi su credenze che non avevano alcun valore scientifico ma
su tesi supportate dal pensiero critico.

Attualmente la disputa è aspra in quanto la scienza ha fatto passi da gigante, arrivando a conquiste che erano
considerate impensabili come ad esempio la clonazione, anche in questo caso osserviamo la reazione
ecclesiastica che ha etichettato, come fece già in passato con Galileo, come immorali le nuove scoperte
scientifiche. Altra mia riflessione è quella sul fatto che la religione tema in qualche modo l'avvento di nuove
tecnologie che rendano l'uomo in grado di controllare il corso degli eventi di guarire ogni sorta di malattia,
perché un uomo senza paura della morte è un che non ha bisogno di Dio, per questa ragione i religiosi tendono
a sgambettare la scienza. Dopotutto la religione, è un concetto di fede, essa chiede di credere
nell'indimostrabile come viene specificato nel Vangelo di Giovanni: "Beati quelli che non hanno visto e hanno
creduto!", quindi penso che coloro i quali abbiano una profonda fede radicata in loro stessi, possano vivere
con gioia anche il momento della morte come avvento di una nuova vita di conciliazione con Dio.

I primi filosofi hanno collegato il problema della verità al problema del metodo. Dunque, a garantire il
raggiungimento della verità è l’utilizzo di un metodo di conoscenza di tipo scientifico che consente di giungere
a esiti universali (la caratteristica della verità è infatti quella di essere universale, cioè valida per tutti gli uomini
e per tutti i tempi). Il primo scienziato a considerarsi il fondatore del metodo scientifico è Galileo Galilei. Egli
rappresenta pertanto la figura dello scienziato per eccellenza che ha dato il via alla scienza sperimentale. Le
riflessioni di Galilei sul metodo si basano soprattutto sulla relazione tra quelle che sono le due strade
individuate: metodo deduttivo e metodo induttivo. Nel metodo deduttivo lo scienziato parte dai principi
generali per arrivare all’enunciazione di leggi in grado di spiegare fenomeni particolari. Il metodo induttivo è
invece un procedimento che cerca di stabilire una legge universale partendo da singoli casi particolari. Le
necessarie dimostrazioni rappresentano il metodo induttivo: il partire da una teoria generale per poi trarre
delle conseguenze.
Le sensate esperienze sono invece le esperienze dei sensi (metodo induttivo). Secondo Galileo non è possibile
utilizzare solo il metodo deduttivo o solo quello induttivo, i due metodi non si possono scindere, perché nel
momento in cui si osserva, non lo si fa in maniera casuale, ma si possiede già una direzione teorica da seguire,
e contemporaneamente quando si parte da ipotesi teoriche, queste comunque hanno origine anche da ciò che
si è osservato. Tuttavia, ci sono comunque stati dei momenti in cui Galilei ha avuto delle intuizioni del tutto
casuali, partite dall’associazione casuale di alcuni fenomeni, come ad esempio l’isocronia del pendolo, ma non
si può comunque scindere tra teoria e osservazione, quindi tra la ragione e i sensi, in quanto necessari
entrambi, a volte prevale uno, a volte l’altro; come ad esempio le scoperte astronomiche di Galileo, in cui egli
utilizzò maggiormente l’intuizione, poiché partì dall’osservazione.

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