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Crisi economica, squilibrio tra Nord e Sud, Crisi politica, indebolimento dei partiti liberali,
misure protezionistiche che fanno salire i rafforzamento del partito socialista e delle
prezzi, inflazione e perdita di valore del denaro. organizzazioni sindacali.
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“Biennio rosso” (1919-1920)
Si moltiplicano le lotte di contadini, operai e lavoratori a causa dei continui aumenti dei prezzi. I
contadini occupano le terre e gli operai organizzano scioperi.
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Grazie ai sindacati, come la CGIL (Confederazione Generale Italiana del Lavoro), i lavoratori
ottengono salari più alti e migliori condizioni di lavoro (ad esempio la giornata lavorativa di otto
ore).
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Nel 1921 nasce il PCI (Partito Comunista Italiano) guidato da Antonio Gramsci.
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Le proteste e gli scioperi del “biennio rosso” spaventano i proprietari terrieri e gli industriali, che
temono lo scoppio di una rivoluzione, come in Russia. In questa situazione entra in azione il
movimento fascista di Benito Mussolini, che era nato nel 1919 a Milano con il nome di “Fasci di
combattimento”.
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L’insoddisfazione per la “vittoria mutilata” è un altro motivo di tensione. Dopo la guerra l’Italia
aveva ottenuto il Trentino, Trieste, la Venezia Giulia e l’Istria, ma non la Dalmazia e la città di
Fiume, come previsto dal Patto di Londra. I nazionalisti continuano a protestare e a battersi per
ottenere questi territori. Nel 1919 il poeta Gabriele D’Annunzio occupa la città di Fiume. Il
governo italiano deve intervenire per far rispettare gli accordi internazionali e porre fine
all’impresa di D’Annunzio. Le idee dei nazionalisti contribuiscono alla nascita del fascismo.
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Il programma di Mussolini è confuso e unisce elementi contrastanti: un acceso nazionalismo, una
feroce polemica contro i socialisti, richieste di riforme sociali e un’attitudine alla violenza. Il
movimento fascista è composto soprattutto da membri dei ceti medi frustrati dalla crisi
economica e spaventati dalle lotte dei socialisti. Mussolini si presenta come difensore dell’ordine.
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Grazie ai finanziamenti dei proprietari terrieri e degli industriali Mussolini organizza spedizioni
punitive contro i socialisti. I fascisti in camicia nera danno vita a forme di squadrismo violento:
aggrediscono gli avversari con punizioni esemplari, distruggono le sedi dei sindacati, picchiano i
socialisti e li costringono a bere l’olio di ricino.
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Nelle elezioni del 1921 si forma uno schieramento di conservatori e liberali aperto ai fascisti: i
Blocchi nazionali. Vengono eletti 35 deputati fascisti e Mussolini aumenta il suo peso politico.
Alla fine del 1921 il movimento fascista si trasforma in Partito Nazionale Fascista (PNF).
La “marcia su Roma” e il delitto Matteotti
Nel 1922 circa 40.000 fascisti da tutta l’Italia si radunano a Napoli. Mussolini dichiara di voler prendere il governo,
anche con la forza: pretende di mettersi personalmente alla guida del Paese. In ottobre i fascisti si dirigono verso la
Capitale con la “marcia su Roma”. Il re Vittorio Emanuele III, invece di far intervenire l’esercito, dà a Mussolini
l’incarico di formare un nuovo governo.
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Subito si manifesta la natura autoritaria del fascismo. Mussolini si fa chiamare “duce” (dal latino “dux”,
capo), istituisce la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (un corpo armato direttamente ai suoi
ordini, nel quale confluiscono gli squadristi) e crea il Gran Consiglio del fascismo, che deve essere
interpellato su ogni questione costituzionale.
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Nel 1924 Mussolini gode di poteri straordinari. Fa approvare una nuova legge elettorale, la legge Acerbo,
in base alla quale il partito che avesse ottenuto almeno il 25% dei voti avrebbe avuto diritto al 65% dei seggi
in Parlamento. Poi scioglie le Camere e indice nuove elezioni politiche. Le elezioni si svolgono in un clima di
violenza e di intimidazioni: grazie anche a una serie di brogli, il Partito Nazionale Fascista ottiene un’ampia
maggioranza.
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Il deputato socialista Giacomo Matteotti denuncia in Parlamento le illegalità compiute dai fascisti durante
le elezioni, chiedendo che siano annullate. Alcuni giorni dopo Matteotti viene rapito e ucciso. Le
responsabilità dei fascisti sono evidenti.
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Dopo il delitto Matteotti i deputati dei partiti di opposizione abbandonano l’aula del Parlamento per
protesta. Questo episodio viene chiamato “Secessione dell’Aventino” in ricordo di quanto avvenuto
nell’antica Roma quando i plebei, in lotta contro i patrizi, lasciarono la città per ritirarsi sul colle
dell’Aventino.
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Mussolini ignora la protesta dell’opposizione e inizia ad agire senza controlli: inizia la dittatura fascista.
Il regime fascista