Sei sulla pagina 1di 6

IL FASCISMO – capitolo 7

2. Un’età di profonde trasformazioni sociali


Quello che avviene in Russia tra il 1917 e 1921 influenza l’Italia che già sta vivendo una profonda
rivoluzione del costume e delle coscienze. Infatti, durante la guerra le donne erano state costrette a
lavorare nei campi e nelle fabbriche per sostituire gli uomini al fronte. Nasce l’esigenza di imparare a
leggere e a scrivere in modo da mantenere i contatti con i combattenti e i famigliari fece scendere
l’analfabetismo. Gli spostamenti di truppe mischiano i dialetti, nasce la prima lingua italiana
popolare comune. Le prime proteste contro la fame e la guerra all’inizio del 1917 prima solo le
donne, Nel 1918 gli uomini. In questo periodo ci fu la nascita dei cinegiornali che proiettavano film e
fornivano anche notizie dal Fronte.

3. Proletari e capitalisti sono i due nemici della classe media


La classe media aveva paura di essere degradata e diventare parte del popolo in quanto il confine tra
piccola borghesia e proletariato era sottilissimo, odiavano gli ideali del proletariato. La classe media
desiderava raggiungere un benessere visibile e stabile e sul piano politico voleva contare di più. Ma
c’erano due grandi ostacoli. Il primo era la rivoluzione proletaria perché se in Italia fosse accaduto
quello che stava accadendo in Russia, l’universo dei valori medio-borghesi sarebbe stato stravolto. Il
secondo ostacolo erano i “pescecani” coloro che si erano arricchiti illecitamente durante la guerra e
ora avevano in mano industrie e commerci, rincaravano i prezzi e vivevano nel lusso sfrenato.
La bassa borghesia accettava e ammirava l’aristocrazia ma odiava il capitalismo quanto il
proletariato. Nel dopoguerra le condizioni di vita della classe media peggiorarono a causa
dell’aumento della disoccupazione e dell’inflazione.

4. I partiti di massa vincono le elezioni. Esplode il biennio rosso.


Le prime elezioni del dopoguerra si tennero nel 1919 e furono vinte dai due partiti di massa: il Partito
socialista e il nuovo Partito popolare fondato da don Luigi Sturzo, un partito cattolico. Inizia così il
Biennio rosso, tra il 1919 e il 1920 ebbero grande importanza per l’Italia. Nelle campagne 4 milioni
di braccianti organizzati in leghe rosse in tutte le regioni. Lo scontro di classe fu violentissimo, ma
alla fine 8000 contratti trasformarono i rapporti di lavoro feudale in moderni. Pochi mesi dopo, in
città entrarono in agitazione gli operai, i ferrovieri e gli statali i quali diedero vita ad uno sciopero
generale che paralizzò il Paese. Gli imprenditori risposero con la serrata gli operai occuparono le
fabbriche dicendo che e la produzione sarebbe continuata sotto la direzione dei soviet operai. Gli
imprenditori erano terrorizzati e chiesero l’intervento dell’esercito. Giolitti, che era tornato alla guida
del governo, convocò i rappresentanti di lavoratori e proprietari. Gli operai ottennero una serie di
successi come l’orario a otto ore, aumento dei salari e il riconoscimento delle Commissioni interne,
che avrebbe dovuto portare al controllo operaio della produzione. Questo ultimo provvedimento
rimase lettera morta creando insoddisfazione all’interno del movimento operaio.

5. Le Sinistre sono indebolite dalle divisioni interne


Il movimento dei lavoratori si era frantumato in numerose tendenze:
 I massimalisti: avevano la direzione del partito e credevano in un crollo prossimo delle
strutture borghesi;
 I riformisti: controllavano il gruppo parlamentare e la Cgdl, il cui esponente più importante
era Turati. Essi affermavano che l’Italia stava attraversando un periodo democratico
riformista;
 Il gruppo comunista: riunito intorno ad Antonio Gramsci e al giornale torinese “L’ordine
nuovo”. Essi affermavano che l’Italia aveva bisogno di un partito disciplinato e pronto a dare
alle masse chiare prospettive rivoluzionarie. I riformisti dovevano essere esclusi.
 Il leader napoletano Amadeo Bordiga puntava ad un intransigente astensionismo nei
confronti delle istituzioni borghesi e chiedeva l’espulsione dei riformisti perché collusi con la
borghesia.
In questa situazione, furono incapaci di prendere decisioni a causa delle divisioni interne. Dopo la
guerra c’era stato un notevole aumento di iscritti che aveva creato particolari problemi di gestione.
Inoltre a partire dagli anni Dieci aumentò l’ostilità della dirigenza a collaborare con altre forze
politiche causando un pericoloso isolamento. L’opinione pubblica capì queste contraddizioni interne
al partito quando lo sciopero del 1920 si trasformò in occupazione delle fabbriche e si concluse in
maniera inconcludente. Passata la grande paura, cominciò una violenta reazione degli agrari e degli
industriali che misero fine al movimento dei lavoratori.

6. Dal Partito socialista si scinde il partito comunista


Nel 1921 durante il Congresso di Livorno, un’ala minoritaria del Partito socialista guidata da Antonio
Gramsci e da Amedeo Bordiga e di cui faceva parte anche Palmiro Togliatti, criticò gli accordi
seguiti allo sciopero del 1920 e sostenendo la necessità di una rivoluzione immediata, fu fondato il
Partito comunista. Per prima cosa si mise in stretto contatto con Mosca e cercò di mettere in atto le
direttive di Lenin che prevedevano la sollevazione delle masse proletarie e l’abbattimento del governo
borghese. Quando Stalin prese il potere ci fu un’ulteriore differenza di vedute che separò Gramsci,
che vedeva Stalin come un traditore degli ideali marxisti, e Togliatti, che vedeva in Stalin il leader del
primo Stato comunista del mondo.
7. Le destre individuano due obiettivi: il primo lo persegue D’Annunzio occupando Fiume
Mentre le Sinistre si spaccavano, le Destre trovavano due obiettivi da raggiungere: “vendicare la
vittoria mutilata” e “stroncare la violenza bolscevica”. Al primo obiettivo si dedicò Gabriele
d’Annunzio che occupò la città di Fiume insieme ad alcuni reparti militari per impedire il passaggio
alla Iugoslavia. Il governo si ritrovò ad affrontare un incidente internazionale, gli occupanti tennero la
posizione per diversi mesi. Alla fine il problema fu risolto da Giolitti nel 1920 quando concluse con il
Regno di Iugoslavia il Trattato di Rapallo grazie al quale la Iugoslavia rinunciava al possesso della
città di Fiume, che fu dichiarata Città libera. Nel 1925 con il Trattato di Roma Fiume passò
all’Italia.
Il secondo obiettivo delle destre fu il trampolino di lancio per Benito Mussolini.

8. ….il secondo lo realizza Mussolini fondando i fasci di combattimento.


Benito Mussolini era stato socialista, ma aveva abbandonato il partito quando da neutralista si era
trasformato in interventista. Durante gli anni del Biennio rosso egli capì che un’azione in difesa della
proprietà privata contro gli scioperanti sarebbe piaciuta ai capitalisti, agrari e borghesi che il Biennio
rosso stava danneggiando gravemente.
Nel 1919 Benito Mussolini fondò i Fasci italiani di combattimento, un’organizzazione paramilitare.
Portavano una divisa, la camicia nera, ed erano organizzati in squadre d’azione, chiamate
squadracce e avevano l’obiettivo di colpire scioperanti, sindacalisti e socialisti. Le due parole d’ordine
delle squadracce erano nazionalismo e antisocialismo. Il fascismo non era nato con una precisa
ideologia in testa, ma l’obiettivo finale era impadronirsi del potere in ogni modo.

9. Una spedizione punitiva segna la nascita del fascismo.


Per mesi i Fasci rimasero un gruppo di nullafacenti e credevano in una rivoluzione fascista che
avrebbe:
 Rovesciato il governo parlamentare liberale;
 Abbattuto il capitalismo;
 Eliminato il potere dei preti;
 Creato un “uomo nuovo”: un corpo perfetto, esercitato al combattimento, un animo violento e
rapace, un cuore pronto alla guerra.
Nel novembre nel 1920, Mussolini condusse i Fasci a Bologna, con lo scopo di provocare incidenti
nel corso delle manifestazioni di socialisti. Nasce uno scontro a fuoco con alcuni morti e i fascisti ne
approfittarono per scatenare spedizioni punitive contro le Leghe rosse. I fatti di Palazzo d’Accursio
(la sede del municipio di Bologna) è considerato come l’atto di nascita del fascismo. Da quel
momento Mussolini offrì i propri servizi prima agli agrari e poi agli industriali per organizzare
spedizioni punitive contro i braccianti in sciopero, in cambio di grandi somme di denaro. Era avvenuta
una trasformazione. L’offensiva antisocialista dei Fasci ebbe ovunque le stesse caratteristiche:
 Le squadre partivano dalle città e attraversavano sui camion le campagne dirigendosi verso i
centri rurali.
Gli obiettivi erano i municipi, le Camere del lavoro, le sedi delle Leghe contadine, le abitazioni dei
dirigenti sindacali che venivano devastate e incendiate e i militanti socialisti.

10. L’illegalità diventa l’emblema della legge e dell’ordine


Il successo inarrestabile del fascismo fu anche responsabilità di Giolitti che condannò solo a parole
le azioni delle squadre. La coalizione di governo era debole e lui pensava che fosse sufficiente
spaventare i socialisti per ottenere il loro supporto in Parlamento. Nel 1920 e 1921 gli scioperi
dell’agricoltura e dell’industria si dimezzarono grazie al lavoro dei Fasci, che erano simbolo
dell’illegalità, ma a causa dell’impotenza dello Stato venivano considerati dall’opinione pubblica
come simbolo della legge e dell’ordine.

11. La Marcia su Roma induce il re a nominare Mussolini presidente del Consiglio.


Nel 1921 la lista fascista partecipa alle elezioni ed entra in Parlamento. Poco dopo il governo di
Giolitti cade e Mussolini trasforma i Fasci di combattimento in Partito Nazionale Fascista. Per
rafforzare ulteriormente la sua posizione Mussolini attese un’iniziativa dei socialisti. L’occasione si
presentò nel 1922 quando la Cgdl proclama un inutile sciopero generale. Per tutta l’estate Mussolini
scatena contro gli scioperanti le Camicie Nere e si presenta ai borghesi come l’uomo in grado di
ristabilire l’ordine. In seguito, decise di effettuare la Marcia su Roma, con lo scopo di occupare
fisicamente la capitale e dare al re un buon motivo per affidargli il governo. Il 28 ottobre 1922 arriva
alle porte di Roma mentre l’esercito è schierato per sbarrare tutte le vie di accesso, ma Vittorio
Emanuele III ordina alle truppe di ritirarsi. Il 30 ottobre, il re nomina Mussolini presidente del
Consiglio. In questo modo la monarchia liquida il Parlamento e punta sul fascismo per bloccare
l’avanzata del proletariato.

12. Lo Stato parlamentare viene trasformato in Stato autoritario


Mussolini diventa presidente del Consiglio e in Parlamento era sostenuto da una coalizione di liberali
e popolari e l’opposizione socialista aveva diritto di parola. Mussolini prende una serie di
provvedimenti che trasformano l’Italia da Stato parlamentare in Stato autoritario:
 Riduce il numero dei ministeri con la scusa di snellire la burocrazia e far risparmiare lo Stato,
ma in realtà vuole liberarsi dei funzionari fedeli allo Stato democratico;
 Istituisce il Gran Consiglio del fascismo che ha il compito di studiare le modifiche da
apportare alla Costituzione (Statuto albertino);
 Trasforma le squadre d’azione in Milizia, un corpo militare alle sue dirette dipendenze;
 Fonda la Ceka, aspira a diventare la polizia segreta, ma al momento è una squadra di
prepotenti di regime pronti a picchiare e a uccidere:
 Modifica la legge elettorale e stabilisce un premio di maggioranza per il partito che vince le
votazioni;
 Inizia a farsi chiamare duce, “capo”.

13. L’assassinio di Matteotti


Nel 1924 gli Italiani tornano a votare e il fascismo ottiene il 65% dei voti, grazie ad una serie di gravi
irregolarità durante le elezioni, che furono denunciate dal deputato socialista Giacomo Matteotti,
che chiese di annullare il voto. Dopo pochi giorni Matteotti sparì e fu trovato ucciso. Il ritrovamento
del cadavere causò un’ondata di indignazione in tutto il Paese perché era chiaro che gli assassini erano
i fascisti e Mussolini fu considerato il mandante. Voci messe in giro dai fascisti stessi affermano che
gli estremisti fascisti avessero agito di propria iniziativa. Sembra che Matteotti sia stato ucciso perché
stava per denunciare in Parlamento una tangente miliardaria incassata dal fratello del Duce in cambio
di un accordo tra l’Italia e una compagnia petrolifera americana. A riprova di questa teoria c’è il fatto
che gli rubarono la borsa contenente i suoi documenti e non fu mai più ritrovata.

14. L’Italia prima si indigna, poi si adegua; la posizione del duce si rafforza.
Vista la situazione i deputati dei partiti dell’opposizione, socialisti, comunisti e popolari, si limitarono
ad abbandonare il Parlamento e non presero nessuna iniziativa concreta. Questo gesto fu chiamato
“secessione dell’Aventino”. I borghesi benpensanti erano sicuri che il re avrebbe agito contro
Mussolini, ma anche questa volta Vittorio Emanuele III non fece nulla. Senza l’opposizione il
Parlamento non poteva funzionare quindi cessò di riunirsi e il palazzo di Montecitorio fu chiuso.
Dopo alcune settimane Mussolini capì che la chiusura delle Camere era un’occasione a lui favorevole.
Rivendicò la responsabilità del delitto Matteotti. Annullò i poteri che il Parlamento aveva ottenuto
dallo Statuto albertino. La sinistra e i partiti democratici avevano fallito.

15. Il duce vara le Leggi fascistissime e fonda il regime


Mussolini capì che poteva agire in piena libertà e si dedica alla costruzione del regime che nasce nel
1921 attraverso le Leggi fascistissime attraverso le quali:
 Vengono dati poteri straordinari al capo del governo, cioè a se stesso, quindi in una sola
persona è riunito il potere esecutivo, legislativo e giudiziario. Si abolisce questa divisione che
è alla base della democrazia;
 Vengono aboliti tutti i partiti, tranne quello fascista;
 Viene identificato lo Stato con il partito fascista così ogni funzionario o impiegato pubblico
deve giurare fedeltà al fascismo con l’obbligo di iscrizione al partito ed esibire la tessera;
 Sciolse i sindacati (tranne quelli fascisti) e li sostituì con un nuovo sistema chiamato
“Corporazioni”;
 Vengono sciolte le associazioni libere e private (associazioni culturali, gli ordini professionali
degli avvocati, dei medici ecc);
 Furono definiti antifascisti tutti i suoi oppositori e si prevede per loro la pena di morte, il
carcere o il confino;
 Trasformò la Ceka in Ovra, una potentissima polizia politica, autorizzata a perquisizioni,
arresti e torture senza mandato del giudice;
 Abolì la libertà di stampa ed esercita un controllo severo su tutti i mezzi di comunicazione di
massa e li usò come mezzi per diffondere le idee del fascismo;
Grazie a tutte queste leggi, l’Italia si riempì di un gran numero di burocrati stipendiati dallo Stato e fu
proprio il ceto medio a occupare questi posti.

16. Un’ondata di repressioni colpisce gli antifascisti


Piero Gobetti e Giovanni Amendola morirono nel 1926 a seguito delle ferite riportate da un feroce
pestaggio. Molti militanti antifascisti furono arrestati come Antonio Gramsci, Gaetano Salvemini e
Sandro Pertini. Le persone che venivano mandate al confino venivano inviati in isole o paesini
sperduti dove mancava l’elettricità, comunicare per posta era vietato e se ci si ammalava, era
impossibile curarsi.
Gli antifascisti mandati in esilio trovavano lavoro come manovali e le comunità li accettavano a
fatica. All’estero invece i gruppi antifascisti continuano a far sentire la loro voce. In Italia le
“squadracce” continuavano con le loro azioni violente, ma la gente inizia a stancarsi di tanta violenza.
Alla fine Mussolini decide di smantellare i Fasci di combattimento.

17. Con i Patti lateranensi finisce l’ostilità della Chiesa verso lo Stato
Nel 1929 Mussolini riuscì a far conciliare lo Stato con la Chiesa di Roma grazie ai Patti Lateranensi,
noti anche come Concordato. Mussolini rinuncia alla parità di tutte le religioni e il cattolicesimo
viene promosso a religione di Stato. Grazie a questo Concordato Mussolini riesce ad ottenere il
consenso dei cattolici.

18. La costruzione del consenso


Grazie alla riconciliazione con la Chiesa, il consenso al regime fascista diventa sempre più ampio. I
motivi di questo consenso sono vari:
 l’imposizione di un unico partito e la soppressione di ogni opposizione;
 il controllo di ogni aspetto della vita dei cittadini;
 la repressione portata avanti dalla polizia politica, l’Ovra, che costrinse chi non la pensava
come Mussolini a scappare all’estero o a tacere.
Inoltre Mussolini fece molta attenzione alla propaganda, in modo da coinvolgere il popolo nelle scelte
del regime e per raggiungere questo obiettivo usò la pubblicità, la radio e il cinema. Infine il Duce
creò una serie di associazioni di massa per organizzare il tempo libero degli italiani e queste
associazioni sono:
 i Figli della Lupa (bambini dai 6 agli 8 anni);
 i Balilla (tra gli 8 e i 14 anni);
 gli Avanguardisti (tra i 14 e i 18 anni);
 L’opera nazionale dopolavoro che si occupava di dar vita ad iniziative ricreative e sportive
per i lavoratori.
Fu creato anche il movimento che raccoglieva le donne contadine e fu la prima opportunità per le
donne di avvicinarsi alla politica, anche se il ruolo della donna rimaneva subordinato a quello
femminile.

19. Successi e insuccessi della politica economica di Mussolini


Mussolini arrivò al potere nel momento in cui l’economia mondiale era in forte ripresa. Nel 1925 il
suo governo riuscì ad ottenere da Stati Uniti e Gran Bretagna una rateizzazione in 25 anni del debito
contratto durante la guerra per gli aiuti ricevuti.
Nel 1925 lanciò la Battaglia del grano e fu un vero disastro, in quanto puntava sull’idea che l’Italia
potesse sfamarsi da sola. Per ottenere questo obiettivo furono distrutte le colture specializzate
destinate all’esportazione e tolse braccia all’industria. Per attuare questa politica agraria si sarebbe
dovuto:
 Bonificare le terre paludose;
 Costruire strade per collegare i diversi centri;
 Usare le acque di scolo per la produzione di energia elettrica.
In realtà fu realizzata solo la Bonifica delle paludi pontine.
La creazione dell’Imi, Istituto nazionale italiano, ebbe un effetto positivo in quanto lo Stato si
sostituiva alle banche nel finanziare le grandi imprese. Questa iniziativa nasce con lo scopo di evitare
che le banche fallissero come stava accadendo in tutto il mondo a seguito della crisi avvenuta negli
Stati Uniti nel 1929.
In seguito nasce anche l’IRI, istituto per la ricostruzione industriale, incaricato di comprare azioni
delle aziende in crisi e di risanarle.
Infine furono create le Corporazioni con lo scopo di creare una terza via tra il capitalismo liberista e
il socialismo marxista. Questa politica si basava sulla collaborazione tra le varie classi sociali a favore
dello Stato quindi erano vietati gli scioperi. Questa politica non riuscì mai a funzionare.

20. La politica agricola si fonda su una vasta campagna demografica.


Il ventennio fascista fu accompagnato da una imponente campagna demografica in modo da
incrementare il numero delle persone da coinvolgere nell’agricoltura. i contratti di mezzadria
venivano dati a famiglie con almeno 6/7 figli. Nel 1922 in Italia c’erano 38 milioni di abitanti mentre
nel 1940 erano 47 milioni e questo incremento serviva a giustificare la conquista delle colonie per
poterli sfamare. La politica demografica fascista:
 Esaltava la famiglia e la maternità;
 Istituzione della giornata della madre e della maternità e tessera d’onore alle madri più
prolifiche;
 Impegni pubblici riservati a padri con prole numerosa;
 Riduzione dell’occupazione professionale femminile;
 Assegni familiari a favore dei lavoratori dipendenti;
 Tassa da pagare per i celibi;
 Lotta contro la propaganda anticoncezionale, l’aborto, l’infanticidio e l’omosessualità.

21. La conquista dell’Etiopia: nasce l’Impero


Verso la fine degli anni Venti Mussolini inizia a registrare un calo del consenso così decide che è il
momento di creare un impero coloniale. Nel 1932 Mussolini torna a rivendicare l’egemonia
dell’Italia sul Mediterraneo e lo definisce Mare nostrum. 3 anni dopo invade l’Etiopia. Le Società
delle Nazioni condannò l’azione e la punirono l’atto bloccando il rifornimento di materiale bellico. Il
provvedimento non creò nessun danno all’economia italiana. Mussolini riuscì a unire gli italiani
contro le sanzioni ritenute inique e nasce una campagna di orgoglio patriottico e di spirito militaresco.
La guerra d’Etiopia durò dal 1935 al 1936 e nel 1936 venne proclamata la nascita dell’Impero
coloniale italiano e Vittorio Emanuele III fu insignito del titolo di imperatore. In questo momento
Mussolini raggiunge l’apice della sua popolarità in Italia, ma la guerra in Etiopia lo allontana dalle
altre nazioni europee per iniziare l’alleanza con la Germania.

Potrebbero piacerti anche