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Il fascismo

L’avvento fascismo
Alla fine della prima guerra mondiale l’Italia, nonostante facesse parte dei vincitori, si ritrova in una situazione
piuttosto disastrosa. La vittoria viene definita mutilata in quanto rispetto al patto di Londra l’Italia si ritrovò ben
poche cose in mano. Ne seguirono le varie delusioni di pace e il tentativo fallito dell’annessione di Fiume. Oltre
all’altissimo numero di morti e di mutilati, lasciò profonde fratture da un punto di vista sociale e politico. Ci fu una
vera e propria crisi di sistema.

Il primo periodo del dopoguerra italiano viene chiamato biennio rosso e va dal 1919 alla fine del 1920. In questo
periodo ci furono una serie di lotte contadine ed operaie, mentre nei due anni successivi inizia l’avvento del
fascismo.

Dalla volontà di crearsi uno spazio in Politica, nasce il primo movimento dei fasci che propose una serie di proposte
molto eterogenee tra di loro durante il susseguirsi della storia.

Nel 1919 ci furono 3 eventi importanti:

• Nascita del partito popolare italiano, di ispirazione cattolica fondato da Sturzo, che ribadiva i punti
fondamentali della dottrina sociale cattolica
• Fondazione dei fasci di combattimento
• Elezioni con il sistema proporzionale

Il movimento dei fasci nacque a seguito della Riunione di San Sepolcro. Durante essa si Nell’elezioni del 1919
riunirono i primi 31 uomini chiamati fascisti della prima ora ma anche diciannovisti e vinse con 156 il partito
sansepolcristi. Il numero di aderenti al movimento non superò 800 persone e il 23 Marzo Socialista e con 100 seggi
1919 il movimento non ottenne nessun seggio. I primi 31 fascisti erano ex socialisti, ex il partito Popolare.
sindacalisti rivoluzionari, futuristi e arditi. Gli arditi era un gruppo speciale militare
volontario istituito nel 1917, come i para, che era diverso dagli arditi del popolo, che era invece un gruppo di
rivoluzionari, socialisti e comunisti. Inizialmente il fascismo era animato da sentimenti antiborghesi, antimonarchici,
repubblicani, anticlericali, pragmatici e attivisti. Il fascismo alla sua nascita era l’esaltazione dell’azione ma anche una
mitizzazione della guerra.

Lo stesso Mussolini era un ex massimalista socialista nella quale esistevano pensieri provenienti dal marxismo,
ovvero l’opposizione al capitalismo e l’essere antiborghese, e dalla filosofia nitchiana, la filosofia dell’individualismo.
Queste due correnti di pensiero sono quasi opposte e ne scaturiscono una serie di pensieri eterogenei.

L’eterogeneità è una caratterista del fascismo, infatti non possiamo parlare di un fascismo unico, ma di fascismi
multipli accumunati da elementi forti. Questa una delle ragioni fondamentali per il quale mussolini non fu davvero
mai il capo del fascismo.

Il programma iniziale dei fascisti era apparentemente ultrademocratico, in quanto si rivendicava il voto per le donne,
il sequestro dell’85% dei profitti di guerra e altro ancora. Quest programma fu presto abbandonato e ne segui
maggiormente antidemocratico e antisocialista.

Nel corso del 1920 la situazione italiana si aggravò con molti scontri sociali. In tutto questo iniziò l’occupazione
delle fabbriche nell’agosto dello stesso anno. Gli industriali rifiutarono l’aumento dei salari richiesti dal Fiom, e in
alcuni casi attuarono la chiusura degli stabilimenti. Dopo ciò a Torino e Genova furono occupate le prime
fabbriche gestite attraverso i consigli di fabbrica, modello sperimentato in Russia e teorizzato da Gramsci.

Giolitti minaccio quest’ultimi con l’esercito e nel giro di poco fu stipulato un accordo tra imprenditori e sindacati,
dove i salari sarebbero aumentati, e veniva promesso ai lavoratori una partecipazione al controllo dell’azienda, ciò
non fu mai applicato.
Mussolini riesce a determinare la necessità di quello che si deve fare per l’obiettivo finale, ovvero diventare una
figura importante in governo. Per fare ciò dal 1919 cambiò modo di fare politica diventando un’opportunista di
situazioni. Dall’essere antiborghese diventa un nazionalista di destra. Mussolini fa espressione di questo ceto
perché numericamente maggiore e perché è il ceto con malcontento e risentimento maggiore in quanto il governo
reggente non fece niente per cambiare la situazione.

Tra il fascismo nasce inoltre lo squadrismo, una parte del fascismo molto violento che attaccò i socialisti a favore
della borghesia, risolvendo il problema in modo veloce. Appartenenti a questo ricordiamo soprattutto gli ex arditi.

Il battesimo dello squadrismo fu il 13 luglio nel 1920 a Trieste dove incendiarono un hotel dove era solito fare
incontri di associazioni culturali slave. Ma lo squadrismo assunse un carattere più organizzato nelle campagne
padane, dove iniziarono ad effettuarsi delle spedizioni armate contro socialisti ed esponenti del movimento
sindacale. Molto spesso erano gli stessi proprietari terrieri a organizzare e finanziare le squadre delle “camicie nere”.
La violenza era inoltre un valore simbolico perché mirava ad intimidire l’avversario oltre ad attrarre nuovi giovani ad
entrare nel movimento ed avere consenso nei confronti di questo. Tutto il successo che ebbe lo squadrismo non
sarebbe stato tale se non avesse avuto da parte delle forze dell’ordine e della magistratura tolleranza, simpatia e
complicità.

Mussolini ebbe successo anche perché oscillava dove necessario utilizzando gli squadristi e nonostante non tutti i
fascisti non riconoscevano in lui un capo. La sua capacità opportunista fu uno dei jolly che gli permise di avere così
tanta approvazione. Questa politica basata sul necessario viene chiamata politica del doppio binario, dove Mussolini
in effetti dovette sia moderare i fasci che accontentarli e fare la stessa cosa anche con il resto della popolazione e
con l’opposizione.

L’uso degli squadristi però causò non pochi problemi, oltre al delitto Matteotti. A Sarsana in Luiginana (Liguria) c’era
una grande percentuale di anarchici e socialisti, tant’è che nel luglio del 1921 dei fasci si recarono in una spedizione
punitiva guidata dai RAS. L’opposizione politica in quel caso non si vece soggiogare e a prendere le percosse sono
stati i fasci stessi. La polizia in tutto questo non intervenne in quanto nel proletariato non c’era approvazione e il
fascismo non aveva ancora tutto questo successo. L’avvenimento fu usato come pretesto per un accordo tra
Mussolini e fascisti, ovvero un patto di pacificazione e sospensione della violenza fisica (Riunione dell’Agustro, 1921).
Il patto non fu ben accetto dagli squadri che erano animati da un sentimento molto violento.

Il patto fu firmato dai socialisti che non avevano ancora compreso la grandezza del movimento dei fasci che ancora
non si era istituzionalizzato e diventato partito. Solo Gramsci si rende conto che il movimento spacciato per borghese
stava diventando di tipo sociale. I socialisti, tra cui Giolitti si rendono conto della portata di questo fenomeno solo
dopo il delitto Matteotti.

All’inizio del luglio del 1921 Giolitti dà le sue dimissioni e sale al potere come presidente del Consiglio Bonomi.
Quest’ultimo era completamente inconsapevole di quello che stava accadendo. I liberali comprendono la mancanza
di comunicazione tra la politica e il popolo, come un vuoto politico, che effettivamente il fascismo stava riempiendo,
ma non rendendosene conto speravano che questo vuoto politico potesse essere riempito proprio da loro, com’era
già accaduto con i socialisti.

Da questo cambiamento ne consegui una grande rapidità nell’ascesa del fascismo. Nel 1920 raggiunge 20.000 iscritti,
a Maggio del 1921 raggiunse i 187.000 iscritti, nel Novembre del 1921 divenne partito e vinse 35 seggi, il 28 ottobre
1922 Mussolini [marcia su Roma] divenne presidente del consiglio fino al 25 Luglio del 1943. Il primo discorso fatto
da Mussolini come presidente del consiglio si tenne il 16 Novembre del 1922.

Dino Grandi, oppositore di Mussolini, che farà poi mozione di sfiducia il 25 luglio del 1943, era un’opposizione dei
fascismi piuttosto nota. L’opposizione all’inizio sarà fortissima in quanto Mussolini era già passato dal socialismo al
fascismo e l’opposizione si basava sul “chi ha tradito tradirà ancora”.
Delitto Matteotti

Il delitto Matteotti rappresenta lo spartiacque per il regime fascista e rappresenta il momento più tragico della storia
del fascismo.
Nel novembre del 1922 Mussolini fu infatti incaricato dal Sovrano di formare un nuovo governo, moderato. Il
Parlamento infatti non era ancora completamente fascista ma presentava una maggioranza liberale.

Nel Gennaio del 1924 abbiamo la riforma Acerbo, che cercava di consolidare il fascismo al potere, modificava quella
che era la legge elettorale. Difatti il partito con il 25% dei seggi avrebbe preso i 2/3 del Parlamento, i non-fascisti
cercarono quindi di alzare il quorum dal 25% al 40%, ma non si riuscì.

Mussolini si presento con il listone, composto da fascisti, che prese il 60% dei voti, ma riuscirono a portare in
parlamento anche una lista di supporto, chiamata lista bis formata dai nazionalisti. La Camera di Parlamento,
presidiata da Alfredo Rocco, era così quasi completamente a favore di Mussolini.

Matteotti era un sindacalista molto amato dalla popolazione (faceva inoltre parte del Secondo alcuni storici
partito socialista unitario, il cui leader era Filippo Durati) che conosceva la violenza Matteotti non fu ucciso
fascista e non viene intimorito da Mussolini. Nel giugno dello stesso anno Matteotti solamente per il discorso
chiese l’annullamento delle elezioni in quanto conosceva la violenza e l’estorsione pronunciato dopo le elezioni,
presente per questa elezione. Per chiedere ciò pronuncia un discorso, dopo di ma anche perché si presuppone
questo Matteotti era consapevole di essere il peggior nemico del fascismo perché che stesse indagando su
precursore di un’opposizione radicale. Dopo 10 giorni avviene il suo omicidio e viene un’indagine di corruzione che
trovato il corpo il 16 agosto dello stesso anno. riguardava il governo fascista e
Il caso della sua morte fu affidato a Lo Giudice, che non si fece piegare dal fascismo e in particolare il fratello di
da Mussolini, per questo vennero arrestati 5 uomini squadristi. Due di questi erano Mussolini (Armando), a cui era
infatti scesi dalla macchina, guidata da Filippo Filippelli, avvistata a Termini, per stata affidato il giornale di
picchiarlo, senza però l’intenzione di ucciderlo. Matteotti però reagì e la macchina stato. Lo storico De Felice però
venne notata da dei bambini e un portiere che riconobbe la targa della macchina. Si non condivide questa tesi.
andrà poi a scoprire che in mezzo a questa storia ne faceva parte anche il braccio
destro di Mussolini ovvero Cesare Rossi.

Cesare Rossi guidava inoltre la La scomparsa di Matteotti era però stata subito confermata e di conseguenza si è
CECA, un’associazione segreta di pensato subito alla sua morte, tant’è che Mussolini pronunciò un discorso in
stampo sovietico particolarmente merito alla questione.
violenta. In questo gruppo Intanto l’opposizione, che colpevolizzava i fascisti per l’accaduto, decide di non
facevano parte una serie di presentarsi in Parlamento, come protesta morale. Alfredo Rocco quindi chiude il
fascisti che Mussolini non mise in parlamento e lo riconvoca solo nel Novembre del 1924, per poi aprirlo
parlamento, ma che in modo definitivamente il 3 gennaio del 1925. Qui Mussolini, a quasi 6 mesi di distanza
illecito finanziava lo stesso per dall’omicidio si prenderà piene responsabilità del clima di tensione e delle violenze
fare una serie di attività illegali. squadriste.
Mussolini non li inserisce in
parlamento per la questione della Intanto però Mussolini il 17 giugno dimette alcuni suoi funzionari per rendere il
violenza, dei compromessi governo più moderato e per non rischiare che l’opposizione si scateni e per dare
parlamentari e dei finanziamenti così una sorta di fiducia al popolo. Chiede quindi la testa di Cesare Rossi e del capo
illeciti. della polizia De Bano. Allo stesso tempo verrà destituito anche Lo Giudice.

Dopo la destituzione di Rossi, quest’ultimo ha paura che possa essere preso come capo espiatorio per il delitto, così
pubblica un memoriale dove accusa Mussolini, e successivamente scappa in Francia.

La situazione per Mussolini non è delle migliori perché i fascisti più radicali vogliono sempre di più ma deve
comunque mantenersi moderato per non spaventare la popolazione e per non far insorgere l’opposizione (che
comunque non stava facendo niente, provano a organizzare uno sciopero nazionale ma neanche ci riescono). Tra i
nemici interni, volenterosi di una svolta significativa abbiamo Farinacci. Mussolini nel discorso del 3 gennaio 1925
prende fiducia, sotto minaccia degli squadristi che senno gli avrebbero tolto l’appoggio, e inizia così il suo regime e la
sua dittatura.

La dittatura fascista
LEGGI FASCISTISSIME
Rapporto tra stato e chiesa

Mussolini era anticlericale e antimonarchico ma Mussolini decide di rinunciare a questi aspetti per poter salire al
governo. Queste due caratteristiche l’avevano infatti portato alla sconfitta mentre lui cercava il volere popolare, ed
essendo per una buona maggioranza cattolico pensò bene di instaurare degli accordi con la chiesa.

Nel febbraio 1929 Mussolini firma il concordato con la Chiesa, comunemente chiamati Patti Lateranensi, che sono
tutt’oggi in vigore in un dettato costituzionale. Questi erano divisi in:

• Trattato territoriale: abbiamo qui il riconoscimento dello stato Vaticano, delle varie chiese e di Castel
Gandolfo come territori della chiesa. Questa extra territorialità permetteva che in quei luoghi non vigessero
le leggi italiane perché definiti proprio Stati e luoghi a se stanti
• Convenzione economica: nel 1870 la Chiesa, governata dal Papa Pio IX non aveva riconosciuto lo stato
italiano con la presa di Roma nel 20 Settembre dello stesso anno. In particolare lo stato ripagò la chiesa della
questione della legge delle Guarentigie. Pio IX aveva infatti chiesto alla comunità cattolica l’allontanamento
dalla vita politica. abbiamo quindi da parte della chiesa una riscossione di tributi
• Concordato: definisce il reciproco riconoscimento, in particolare:
o Equiparazione tra matrimonio laico e matrimonio religioso, ovvero se ti sposi in chiesa sei
automaticamente sposato anche al comune ma non vale il contrario
o Insegnamento della materia religione nelle scuole, in modalità diverse in quanto con la Riforma
Gentile era già stata annessa la materia nel 1923

La Chiesa con i patti Lateranensi rinuncia al potere temporale. Nonostante ciò la chiesa sperava in una restaurazione
religiosa, ma effettivamente il fascismo aveva già una sua “religione”, alternativa e tradizionale, che si basava su riti
paganeggianti e l’esaltazione della violenza. La speranza era quella di cattolicizzare il fascismo in quanto questo
riusciva ad esaltare sia l’animo cattolico che nazionale.

Per fare ciò la chiesa prova più volte a imporre la sua formazione nelle scuole (vedi in Spagna), ma Mussolini,
contrario alla cattolicizzazione del fascismo, perché nel suo intimo era ancora anticlericale, crea un sistema scolastico
che vada ad esaltare il fascismo e crei il perfetto fascista (balilla, lupetti, etc…), tra gli “insegnamenti” quello di
educare le donne come madre e spose di militari. Il tema della scuola messa in balia tra chiesa e fascismo fu
dibattuto nella rivista fiorentina “Frontespizio”.

I rapporti tra stato e chiesa non furono però sempre perfetti. Il fascismo mal tollerava una serie di organizzazioni
autonome cattoliche tra cui l’Azione cattolica, che era alle dipendenze della gerarchia ecclesiastica. Nel 1931
Mussolini prese la decisione di sciogliere tutte le organizzazioni giovanili cattoliche, tranne per un compromesso,
l’Azione cattolica. Che però dovette rinunciare a ogni attività non strettamente religiosa, e con divieto di agire in
campo politico, sociale e persino sportivo.

Mussolini ebbe tutto questo riguardo per la popolazione cattolica italiana in quanto nel 1928 ricambiò la legge
elettorale, o meglio nel 1929 si sarebbe dovuta votate un’unica lista, ovvero dire se si era contro o favore alla lista
portata da Mussolini. Proprio per questo motivo Mussolini cercò di prendersi una fetta di popolazione così grande da
essere sicuro di prendere la maggioranza. Difatti nell’elezione del 1929 vinse con il 98% di consenso. Il 24 marzo
1929 si creò la nuova camera a partire dal listone. Con la creazione di questa non fu più garantita la segretezza di
voto e successivamente si introdusse la consultazione diretta e non più tramite elezione. Per queste ragioni
antifascisti e persone appartenenti ai fronti popolari andarono via dalla camera per non subire persecuzioni fasciste.
Rapporto tra intellettuale e fascismo

Mussoli comprese fin da subito la funzione politica della cultura (concetto ripreso poi dalla sinistra italiana) tant’è
che istituisce una serie di nuovi organi culturali e una nuova riforma scolastica. Tra gli organi a lui associati abbiamo il
CNR (fondato da Volterra ma di cui il presidente ufficiale fu Marconi), la TRECCANI da Gentile, che rivoluzionò la
riforma scolastica.

In particolare Mussolini fonda nel 1926, ma che divenne operativa solo 3 anni dopo, l’Academie de France, ovvero
l’unione di più accademie, come quella dei Lincei, a cui erano legati tutti gli intellettuali.
Per comprendere però quale sia il legame tra l’intellettuale e il fascismo è necessario prendere un caso
esemplificativo. Pirandello, dopo il caso Matteotti dove i liberali si erano un po’ ricreduti, si tessera al fascismo. Ma
gli intellettuali erano convinti fascisti o si erano tesserati per opportunismo con lo scopo di raggiungere altri
obiettivi?

Molti storici credono che una grande parte di intellettuali tesserati al fascismo, tra cui Pirandello stesso, non fossero
dei convinti fascisti, basti pensare al teatro pirandelliano che presenta idee molto diverse rispetto alla tradizione a
cui il fascismo era molto legato. Nonostante ciò a Pirandello faceva comodo avere un appoggio da governo, tant’è
che farà parte di un progetto del Teatro di Roma.

Essere tesserati significa per gli intellettuali non avere fastidi da parte del regime e Benedetto Croce (maestro
proseguire quindi i propri studi senza interferenze politiche. Alleggiava quindi tra gli di Gentile): era il redatto
intellettuali un’aria di sufficienza nei confronti del partito, ma allo stesso tempo farne della rivista antifascista
parte era per loro comodo e funzionale e permetteva nonostante tutto l’accrescere della “La critica”. Questa venne
cultura. comunque pubblicata, e
non venne mai attaccato
Il nicodemismo è proprio questo, ovvero un apparente adesione al fascismo ma in realtà dal fascismo perché Croce
essere contrari. Questa era la principale cultura universitaria italiana. era una figura troppo
I prof universitari vennero costretti a fare il giuramento al regima, e solo 12 non lo fecero, autorevole e perché
serviva far vedere alle
ma lo stesso Benedetto Croce caldeggio vivamente ad aderire al fascismo perché non
altre nazioni il fatto che il
facendolo avrebbero tolto il dibattito critico universitario. Benedetto Croce però è uno di
regime non era un
quei 12 professori che rifiutarono la cattedra (cfr Manifesto anti-fascista Gentile). totalitarismo e c'era
L’università divenne così completamente fascista. comunque della
Il fascismo all’interno dell’impianto universitario ebbe però un’influenza relativa, in tolleranza.
Un altro esempio è Elio
quanto nell’ambito scientifico attecchì in modo esiguo, mentre nelle facoltà umanistiche ci
Vittorini e Cesare Pavese
furono influenze molto più importanti, in quanto avrebbero formato i nuovi dirigenti dello
(antifascisti, neorealismo
stato, ovvero la nuova classe dirigente. In particolare tra le facoltà attaccate dall’ascesa del e romanzi sulla resistenza)
fascismo c’è di sicuro giurisprudenza come il diritto corporativo.

Il “manifesto degli intellettuali fascisti” dei 21 aprile del 1925 [in corrispondenza del Natale di Roma] fu il primo
articolo ideologico sul fascismo redatto da Gentile. Gli stessi Pirandello e Marinetti, uno dei diciannovisti, lo
firmarono.

Il primo maggio croce pubblica il manifesto degli “intellettuali antifascisti” in risposta al precedente. Questo venne
firmato da una serie di intellettuali italiani tra cui il direttore del giornale Corriere della Sera. In risposta a questo nel
1926 venne creato l’istituto di Cultura Fascista, alla sua rivista ufficiale presentava un’educazione politica che in
realtà era un’educazione fascista.

Venne creata anche l’enciclopedia TRECCANI, un’opera nazionale di carattere scientifico superiore ad ogni partito
politico. Nonostante questo Croce non collaborò e neanche lo storico socialista Silva.

Nel 1927 ci fu inoltre la riforma delle corporazioni e l’ideazione di un nuovo ordinamento corporativo dello stato
chiamata Carta dello Stato. Con questa ci fu l’abolizione dei sindacati e la creazione di 11 corporazioni sul lavoro.

I lavoratori erano così assoggettati dagli imprenditori che rientravano nella stessa corporazione. Questa novità fu
funzionale per il sistema elettorale perché cosi riuscirono a dividere la popolazione per l’espressione el proprio voto.
Ciò influenzò il diritto.

La concezione liberale della libertà lavorativa è ormai morta secondo Ugo Spirito.
Politica economica

Se la politica economica dal 1922 al 1925 era rimasta un’impostazione piuttosto liberista, tra il 1925 e il 1930 ci
furono una seri di squilibri economici che portarono alla ripresa dell’inflazione, la svalutazione della lira in confronto
alla sterlina. Mussolini diede particolare attenzione alla stabilità economica e finanziaria sia dentro il paese, in
quanto l’inflazione ricadeva soprattutto nei confronti della piccola e media borghesia, sia all’estero, dove con una
moneta poco forte era difficile richiedere prestiti o creare accordi.
Il 18 agosto del 1926 a Pesaro pronuncia un discorso dove annuncia la rivalutazione della lira, in una manovra che
prende il nome di “Quota 90” in quanto si mise lo scambio fisso di 90lire=1sterlina. L’inflazione venne così
rallentata e ci fu l’accredito nei confronti del fascismo.

A lungo periodo questa manovra ebbe effetti negati nell’industria esportatrice e nell’agricoltura specializzata,
mentre diede grandi vantaggi alla grande industria.

Con la crisi del 29 il regime intensificò il suo ruolo di direzione dell’economia. Nel 1933 venne creato l’Istituto per la
ricostruzione industriale (IRI), un ente pubblico che acquisì la proprietà delle maggiori banche. Attraverso questo lo
stato divenne proprietario di oltre il 20% di tutto il capitale azionario diventando così il maggiore imprenditore e
banchiere italiano.

Al livello agricolo, al contrario di tutta la campagna “Italia rurale” ci si trovava in una situazione di stagnamento.
Iniziarono quindi una serie di iniziative tra cui la battaglia del grano del 1925. Con questa ci fu l’obiettivo di
aumentare la produzione agricola per rendere il paese autosufficiente. L’iniziativa riuscì e a seguito di una serie di
incentivi tecnologici l’importo di grano fu diminuito in modo vistoso.

Un successo solo parziale lo ebbe l’iniziativa proposta da Serpieri nel 1928 sulla bonifica integrale, che prevedeva
l’aumento dell’occupazione nelle campagne attraverso una serie di progetti idraulici e non. A causa di intralci tra
stato e proprietari privati dei territori il progetto riuscì solo in parte. (cfr. Agro pontino).

Lo stato fascista assunse inoltre i caratteri di uno stato assistenziale, con l’obiettivo di prendere ancora più consenso
all’interno della popolazione. Da qui nascono infatti gli assegni familiari, gli sgravi fiscali per le famiglie numerose e
l’istituzione dell’Onmi. L’assistenza nei confronti della famiglia aveva inoltre come scopo una politica demografica
espansiva. Con un discorso del 26 maggio del 1927, Mussolini affermò che bisognasse affermare la potenza italiana
tramite la cura della razza e quindi la crescita demografica della popolazione. Venne quindi introdotta una tassa sul
celibato e l’emigrazione fu proibita.

Lo stato si applicò nella vita economica e sociale della popolazione attraverso gli enti pubblici, sia economici che
assistenziali e previdenziali (Inps, Inail, Inam, etc…), che presentavano una propria burocrazia.
Politica estera e la Guerra in Spagna

Lo scopo della politica estera fascista era la costruzione di un impero e allargare le colonie. Andiamo a vedere le
tappe storiche relative:

Nel I887 abbiamo l’annessione dell’Eritrea e della Somalia tramite l’azione giolittiana nel 1896 la sconfitta di Adua.

Successivamente alla crisi economica l’Italia presenta una grandissima percentuale di disoccupati, quindi si pensa
alle colonie affinché queste persone possano trasferirsi lì per ristabilire un equilibrio economico/sociale funzionale.

Nel 1911 abbiamo da parte di Giolitti la colonizzazione della Libia. Quest’impresa viene definita di carattere sociale, il
socialista Pascoli dirà in un articolo: “La grande proletaria si è mossa”.

Nel 1912 abbiamo una conquista della Libia pacifica tramite accordi politici, in realtà di pacifico c’era ben poco.

L’obiettivo del fascismo è quindi quello di consolidare i possedimenti in Libia, Eritrea e Somalia. In Libia dal 1921 e il
1930, il maresciallo Graziani stroncò la resistenza araba, mentre negli altri due paesi si cercò di portare la
civilizzazione, ponendosi ai paesi africani lì come “liberatori”.

Dopo i patti della prima guerra mondiale e le mancate annessioni dalla parte del Marocco nel 1929 abbiamo una
serie di mutamenti in ambito internazionale, tant’è che gli USA si riaffacciano in Europa.

Il 12 settembre 1929 il ministro degli affari esteri diventa Dino Grandi, che oltre ad essere gradito a Mussolini, era un
fascista moderato e venne apprezzato anche dal resto della popolazione. Nella sua idea abbiamo la non
idealizzazione della politica estera e delle colonie, ma una visione più realistica al limite del pessimismo, senza però
tralasciare l’obiettivo di un impero coloniale.

Nel 1933 abbiamo la riconquista della Libia e l’anno successivo (1934) Dino Grandi si dimette e sarà lo stesso
Mussolini a diventare ministro degli affari esteri.
Tra gli interessi dell’Italia, del 1935, abbiamo anche l’Etiopia. Per la sua conquista ci fu l’intesa con Parigi, ovvero un
accordo ufficioso tra Francia, Inghilterra e Italia che permettevano a quest’ultima l’assenza di ostacoli nella
colonizzazione dell’Etiopia. Ciò venne concesso in quanto l’Italia aveva aiutato la Francia a non far annettere l’Austria
alla Germania, questione che spaventava un po’ tutta l’Europa ma soprattutto la Francia. I motivi che portarono
Mussolini a volere l’Etiopia erano:

• Prestigio internazionale: l’Italia sarebbe stata vista come una potenza coloniale
• Carattere economico: stimolare la produzione industriale e combattere la disoccupazione
• Politica interna: mezzo di mobilitazione per il consenso nei confronti del fascismo

Il primo tentativo di conquista viene mascherato come intento sociale, ovvero gli italiani si spacciarono come
portatori della civilizzazione, in quanto in Etiopia era ancora presente la schiavitù. In seguito nell’ottobre del 1935
iniziarono le operazioni con una sostanza tossica quale la ibride. Nel novembre del 1935, dopo un discorso fatto dal
presidente dell’Etiopia (il negus Hailé Salassié), che faceva comunque parte della società delle Nazioni Unite, l’Italia
venne definita come un paese aggressore. Nella stessa Inghilterra ci furono dei moti e manifestazioni di dissenso nei
confronti dell’Italia che lo stesso governo inglese non può ignorare. Ci fu quindi l’embargo (Francia, Inghilterra) nei
confronti dell’Italia, ovvero vietarono le esportazioni in territorio italiano. L’Italia di conseguenza attua una politica
autarchica [autosufficienza dei beni] dove ci fu un forte sviluppo dell’industria italiana, in quanto era possibile
consumare solo prodotti italiani, che la maggior parte delle volte erano scadenti.

L’annessione dell’Etiopia avviene definitivamente il 15 maggio del 1936 con la presa di Addis Abeba e la fuga del
negus, a seguito di una serie di battaglie e alla bravura di Graziani e Badoglio. Iniziò però una guerriglia che
effettivamente gli italiani non riusciranno mai a stroncare.

Mussolini in un discorso del 9 maggio del 1936 proclama la fondazione dell’Impero dell’Africa orientale italiana.
L’obiettivo di guadagnare consenso nei confronti del regime “vendicando la sconfitta di Adua” fu raggiunto. Proprio
in questo periodo ci fu una forte campagna elettorale e una forte volontà da parte di Mussolini a farsi vedere “dalla
parte del popolo” e coinvolgerlo in più possibile nelle azioni che riguardano l’Italia. In particolare venne proclamata
la giornata della raccolta dell’oro, dove la popolazione, per donazione volontaria, donò la propria fede nuziale al
fascismo per la raccolta di oro.

La Germania durante questo periodo sarà al fianco dell’Italia istituendo cosi nel 1936 l’asse Roma-Berlino. Nello
stesso anno il nuovo ministro degli affari esteri diventa Galeazzo Ciano, un personaggio filogermanico, che conferma
un’alleanza con la Germania e si distacca ancora di più dalle alleanze aperte europee.

Proprio a seguito di questo avvicinamento nel 1938 l’opinione popolare cambiò un po’ in quanto il regime fascista
inizia ad assomigliare sempre di più a quello nazista. Il popolo inizia ad avere paura delle conseguenze. Proprio in
questo periodo Mussolini lanciò una violenta campagna antiborghese che cercava di riecheggiare gli animi dei
fascisti della prima ora. Accusa quindi la borghesia di scarso spirito nazionale e scetticismo nei suoi confronti.

GUERRA SPAGNOLA

Nel 1923 a seguito di insurrezioni (uccisione di 21 sindacati) venne istituita la dittatura di Migel I de Riviera, un capo
di stato che adotto una politica di grade repressione. La dittatura durerà fino al 1930 dove seguiranno delle elezioni
amministrative e successivamente nel 1931 delle elezioni politiche dove vincerà la sinistra. Si comprende quindi la
necessità di un cambiamento e di un rinnovamento in quanto la monarchia e la dittatura non sono più soddisfacenti
per i nuovi bisogni.

Necessariamente nel 1931 Alfonso XIII dovrà dimettersi e le elezioni porteranno alla creazione della Seconda
Repubblica Spagnola, il cui capo di stato sarà Largo Caballero.

Dal 1931 al 1933 ci fu una coalizione delle sinistre che non riescono però a fare un programma governatico che
soddisfacesse le richieste della popolazione che li aveva votati. Cosi nel 1933, a seguito di nuove elezioni, vinse la
destra con Gil Robes. Il periodo che va dal 33 al 35 viene definito biennio nero.
Nel 1935 ci fu inoltre la Settima Internazionale Comunista, che a differenza di quella del 1921 (che diceva al
comunismo di staccarsi da qualsiasi altro partito) credeva nella coalizione delle forze riformiste, tra cui il socialismo,
per andare contro a quello che era il nazifascismo. Si costituiscono da qui dei fronti popolari.

Nel 1936 vince in Spagna il fronte popolare, ovvero le forze di coalizione di sinistra. Ma Francisco Franco attua un
colpo di Stato e inizia ad invadere la Spagna a partire dal sud.

Inizia nel 1937 la Guerra civile Spagnola, che si concluse solo nel 1939. la guerra era tra il fronte popolare, che
vogliono la Repubblica in Spagna (appoggiati da Stalin), e i franchisti, che appoggiavano il colpo di Stato.

RICORDIAMO CHE ADESSO IN SPAGNA ABBIAMO UNA MONARCHIA BORBONICA IN SPAGNA

A seguito della guerra spagnola in Italia abbiamo comunque uno scontro tra fascismo e antifascismo, mentre in
Spagna abbiamo una lotta tra comunismo e anticomunismo.

All’inizio Mussolini non era convinto della partecipazione italiana nella guerra, soprattutto al livello ideologico, ma
decise comunque di appoggiare la Spagna in modo tale che quest’ultima non si legasse alla Francia, che in caso di
vittoria sarebbe stata una nazione troppo potente. La Francia, presidiata al consiglio da Leon Blum del fronte
popolare, aveva intenzione di aiutare la Spagna nelle forze della sinistra democratica. La popolazione al contrario
non vide questa sua decisione di buon’occhio perché avrebbe potuto accendere una guerra con la Germania. Il
presidente del consiglio preferì quindi lasciar perdere la situazione.

La motivazione non era quindi legata ad un aspetto coloniale o economico.

L’aiuto italiano nei confronti della Spagna fu quello di mandare aiuti militari nonostante la Spagna stesse chiedendo
solo armi o comunque oggetti. In particolare la sconfitta italiana in Spagna a Guadalajara fa si che Mussolini si
applichi ancora di più nella guerra Spagnola.

In tutto questo la chiesa conservatrice si mise al fianco di Franco animando nella popolazione italiana cattolica un
sentimento di approvazione nei confronti di Franco. La chiesa soprannomina il suo avanzamento come una crociata.
Con la morte del papa Pio XI nel 1939, che appoggiava la causa nazionalistica e fu uno dei primi a riconoscere il
regime franchista. Con il riconoscimento la chiesa riprende il suo potere in Spagna prendendo l’egemonia spirituale,
nell’educazione e nella censura.
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