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In linea generale, la mafia può essere considerata come una organizzazione criminale,

o meglio, un sistema di potere economico che affonda le sue radici in Sicilia, capace
di ottenere soldi grazie al traffico di armi, uomini, droga e il cosiddetto pizzo, una
sorta di tassa che i mafiosi chiedono , in generale, ai commercianti in cambio di
protezione. Non solo, ma ha sempre fatto anche affari con politici, in modo da
ottenere favori in cambio di voti e protezione. Ha avuto una evoluzione esponenziale
tanto è vero che è entrata nel sistema economico diventando un importante impero
finanziario. Un potere alternativo al nostro sistema legislativo, fatto di persone dedite
ad attività illecite e che impone la propria volontà con mezzi violenti per conseguire
interessi a fini privati e di arricchimento illegale anche a danno degli interessi
pubblici e privati.

Le prime origini della mafia risalgono in Sicilia, dove nonostante le modifiche portate
dall’unificazione italiana, continuò a mantenersi in questo paese il sistema feudale,
per oltre un secolo, ossia gruppi di potere , le cosiddette cosche, che ricorrendo
anche all’uso della forza , si determinò la tendenza del trasferimento, il così detto
“sistema mafioso”, al campo dell’attività politica e amministrativa, all’occupazione
delle terre incolte e alla repressione di ogni sistema di protesta.
Ha assunto nomi e forme diverse a seconda della regione di appartenenza e man
mano che si è evoluto: Cosa Nostra in Sicilia, Camorra in Campania, ‘Ndrangheta in
Calabria, Mafia Capitale a Roma e Sacra Corona Unita in Puglia, ma resta sempre la
forma più discussa di illegalità e di indecenza civile ed hanno tutti un comune
denominatore , la violenza in tutte le sue forme, spesso accompagnata anche dalla
morte . La mafia italiana , però, più conosciuta nel mondo è Cosa Nostra. Una
potente organizzazione criminale che gode, purtroppo, di un grande consenso sociale
e di rapporti con la politica, le istituzioni e l'economia. Essa riesce ad intrecciare
rapporti con le persone che dovrebbero combatterla come, appunto politici,
magistrati, preti e funzionari pubblici. Il termine Cosa Nostra, nasce dal fatto che i
mafiosi utilizzano questo termine per indicare che i loro affari e le loro attività
appartengono a loro e a nessun altro. Molto più di una forma di criminalità, pronta a
fare di tutto per i soldi,e più di ogni altra cosa per il potere, anche ad uccidere. A sua
volta la mafia si suddivide in unità criminali, che a loro volta vengono suddivise in
famiglie, dette “Clan”, dove, ogni persona, all’interno della stessa, ha un compito e
un ruolo ben definito. Un sistema familiare praticamente patriarcale, in cui l’uomo
più anziano,il padre di famiglia, amministra gli affari del Clan. Vi è poi chi ha il
compito di riscuotere il pizzo,chi quello di punire coloro che si oppongono al potere
della famiglia e così via. Le donne un tempo non venivano informate sugli affari di
famiglia ,erano figure marginali che si occupavano della casa e dei figli. Oggi, invece
non è più così ; vengono coinvolte molto spesso e talvolta prendono addirittura il
posto del marito in caso di morte o carcerazione. Susseguono, poi le micro criminalità
, ossia l'insieme dei reati minori: piccoli furti, scippi, rapine, vandalismo, spaccio di
droghe leggere e via elencando.
Nel corso degli anni sono numerose le persone che hanno cercato di combattere il
fenomeno criminale della mafia.
Queste costituiscono, appunto, l’antimafia, ossia coloro che non si sono piegati
all’omertà. molte figure si sono dedicate a combattere questo fenomeno mafioso e
molte di esse o hanno abbandonato la carriera per minacce subito, o hanno incontrato
la morte durante la loro opera, come , per esempio , Giovanni Falcone e Paolo
Borsellino, due figure che hanno rappresentato il simbolo della legalità e che hanno
perso la loro vita , in modo brutale, per aver ostacolato il loro operato. E quando,
come in questi casi, la mafia diventa debole, l’unico modo per uscirne fuori, è
eliminare i suoi nemici più forti. Nonstante tutto, l’opera di risanamento,
fortunatamente, in un modo o nell’altro, è andata avanti . La decapitazione dei suoi
capi storici fino all’arresto di Matteo Messina Denaro e alla confisca di ingenti
patrimoni , Cosa Nostra, pur risultando fortemente indebolita dall’azione quotidiana
di magistratura e forze dell’ordine, risulta tuttora ancora presente in ciascuna
provincia siciliana, grazie ad un’intatta “capacità di rigenerazione”, ad un ampio
consenso sociale ed alla sua capacità di intimidazione e continua a muoversi nel
settore delle estorsioni dove si registra un rinnovato interesse per il traffico di droga,
nel quale l’ndrangheta ha un ruolo essenziale . Una mafia essenzialmente evoluta
capace di entrare nell’economia pubblica e privata e di ottenere ritorni economici
grazie ad esempio il gioco e le scommesse, al turismo e alle energie alternative,
mostrando un particolare interesse soprattutto negli appalti pubblici e di recente
anche nell’accoglienza dei migranti dedicando particolare attenzione alla ricerca di
figure professionali e istituzionali capaci di condizionare le scelte delle
Amministrazioni locali. Non solo , ma uno degli obiettivi
più perseguiti è stato quello di entrare in possesso dei fondi agricoli dell’area
siciliana e non ed ottenere gli ingenti contributi economici concessi dall’Europa.

Un fenomeno che sta prendendo sempre più piede preferendo altri canali , vale a dire
un’associazione diversa da quella del periodo stragista, ma sempre forte, radicata nel
territorio e perciò molto pericolosa.
Una nuova mafia, dunque, che utlizza sempre più i social e le criptovalute, meno la
violenza. Ed è molto più attenta al business. Sono inoltre interessate alle più
moderne tecnologie e in particolare a tutti gli strumenti che permettono un rapido e
invisibile passaggio di denaro. Certamente i nuovi affiliati non credo siano più
culturalmente elevati rispetto ai precedenti, ma certamente, si sono resi conto di
utilizzare altre forme di illegalità , meno sospettose , almeno per il momento, per
continuare a perseguire i propri obiettivi. Una sorta di occupazione progressiva del
mercato cosiddetto legale e di mescolarsi tra la gente comune . E l’omertà sempre
più radicata nel territorio favorisce sempre di più il cammino di queste faide in modo
indisturbato.

Eppure grandi passi sono stati fatti per debellare parte di questo fenomeno, ma
bisogna lavorare ancora tanto. Sconfiggere la mafia è un compito arduo e lungo. Non
basta solo la forza per metterla a tacere, ma qualcosa di più. In questi tempi, in Italia,
è fondamentale eliminare il suo nemico, ossia la mentalità mafiosa, perché è quella
che predica la legge dell’omertà al posto della solidarietà, della violenza come
soluzione a tutto, del privilegio al posto dell’uguaglianza, del sopruso al posto della
pace. Questo lo testimoniano anche numerosi libri che illustrano la storia della mafia,
le brutalità che commette la mafia nei confronti degli individui più disagiati, i suoi
delitti e le sue stragi.

Fortunatamente, il nostro governo sta mettendo in atto numerosi provvedimenti, al


fine di indebolire la mafia. Infatti, lo scorso novembre la Camera dei Deputati ha
approvato un progetto di riforma del Codice Antimafia, per colpire il sistema
corruttivo e l’assegnazione dei bei confiscati; il testo raccoglie, insomma, tutta la
normativa vigente in tema di misure di prevenzione. Disgraziatamente, la verità è che
la storia della mafia italiana non è altro che la storia della nostra società, edificata
sulla prevaricazione e sullo sfruttamento dei potenti nei confronti dei più deboli. È
fondamentale che ognuno di noi si schieri dalla parte del bene, anche la Chiesa si è
schierata contro la mafia e ne è la dimostrazione la visita dal Santo Padre Giovanni
Paolo II, nominato in precedenza, quando ad Agrigento pronunciò l’anatema contro
la mafia, giorno che rimase impresso nelle menti dei siciliani con l’affermazione:
“Convertitevi. Un giorno verrà il giudizio di Dio”. Queste parole sono state affermate
con ira e con un filo di speranza, che la triste realtà, un giorno, potesse mutare.

È indispensabile che in futuro non debba più esserci la mafia, ma per fare ciò
bisogna condannarla, combatterla fino alla completa annientazione. Per battere la
mafia occorre, secondo me, ma anche secondo i parere di molti studiosi, di molte
persone istruite, ripristinare una cultura della legalità, far comprendere cos’è il bene e
cos’è il male, quali sono le azioni giuste e quali sbagliate, far capire il rispetto delle
regole necessarie alla civiltà e all’ordine, far comprendere l’autentico significato di
pace, di progresso, di vero sviluppo e vera ricchezza. Dimostrare che la diffusione del
senso civico è nell’interesse di tutta la popolazione, favorendo un miglioramento
generale della vita. Eppure, recentemente, la mafia riscontra terreno fertile anche al
nord, perché sembra trovare ovunque un terreno favorevole, che accoglie i loro gesti
disumani. Pertanto, la questione della legalità non sfiora soltanto la gente del sud ma
tocca tutti noi perché, ormai, è un processo che, gradualmente, si avvia ad
un’espansione globale.

Se noi italiani non ci ribelleremo dai nostri vizi per diventare “buoni cittadini”, credo
che la mafia prenderà il sopravvento nel corso della sua esistenza, generando effetti
calamitosi e catastrofici per l’umanità. È necessario unire le forze e ribellarsi da
questo fenomeno, perché solo unendo miliardi di voci che marciano verso un futuro
più giusto, anche per le generazioni future, è possibile far tacere la voce silenziosa
della mafia.

Gli obiettivi che invece l’Italia si è posto, sono quelli di ridurre in maniera
significativa il finanziamento illecito e il traffico di armi, potenziare il recupero e la
restituzione dei beni rubati e combattere tutte le forme di crimine organizzato.
Ridurre sensibilmente la corruzione e gli abusi di potere in tutte le loro forme,
sviluppare a tutti i livelli istituzioni efficaci, responsabili e trasparenti.
Consolidare le istituzioni nazionali più importanti, anche attraverso la cooperazione
internazionale, per sviluppare ad ogni livello, in particolare nei paesi in via di
sviluppo, capacità per prevenire la violenza e per combattere il terrorismo e il
crimine.ovunque.

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