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La 

Banda della Magliana è stata un'organizzazione criminale mafiosa nata ed operante a Roma e nel


resto del Lazio. Il nome, attribuito dalla stampa dell'epoca, deriva dall'omonimo quartiere romano nel
quale risiedevano alcuni dei fondatori e la maggior parte dei membri. In realtà anche se alcuni
importantissimi membri del nucleo fondatore erano nativi della Magliana, ce n'erano tanti altri originari
di altri quartieri della capitale, essendosi la stessa estesa su tutta la città, dove poteva contare sulla
connivenza di malavitosi di alto livello. È considerata la più potente e violenta organizzazione criminale
che abbia mai operato a Roma.
Nata nella seconda metà degli anni settanta, fu la prima organizzazione criminale romana a unificare in
senso operativo la frastagliata realtà della malavita locale, costituita fino ad allora da piccoli gruppi di
criminali detti "batterie" o "paranze" dediti a crimini specifici, che imponevano ai propri membri un
vincolo di esclusività che vietava potessero dedicarsi a imprese criminali che non fossero concordate
con gli altri e di reciprocità dividendo i proventi dei crimini in parti uguali anche fra i membri che non
partecipavano (in romanesco: "stecca para pe' tutti").
Le attività criminali andavano dai sequestri di persona al controllo del gioco d'azzardo e delle
scommesse ippiche, dalle rapine al traffico di droga; col tempo la banda estese la propria rete di
contatti alle principali organizzazioni criminali italiane, da Cosa nostra alla camorra, nonché a esponenti
della massoneria in Italia, oltre a numerose collaborazioni con elementi della destra eversiva e della
finanza.
La storia dell'organizzazione, fatta anche di legami mai del tutto chiariti con politica e apparati
istituzionali statali, la vide coinvolta in alcune vicende quali l'omicidio del giornalista Mino Pecorelli,
il caso Moro, i depistaggi nella strage di Bologna, i rapporti con l'organizzazione Gladio e con l'omicidio
del banchiere Roberto Calvi, fino alla sparizione di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori e all'attentato
a Giovanni Paolo II.[3]

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