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In Italia il niqab legale, anche se la gente non lo sa.

Circolare del dipartimento della Polizia dello Stato e sentenza del tribunale di Treviso

Larticolo 5 della legge 22 maggio 1975, n. 152 dice: vietato luso di caschi protettivi, o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo. Che il niqab rientri nella categoria del giustificato motivo non lo dicono solo le munaqqbat (donne che indossano il niqab) italiane, ma lo afferma, in prima istanza, una circolare del dipartimento della polizia di Stato del dicembre 2004. In seguito, anche dopo lapprovazione del pacchetto Pisanu che includeva pene severe per chi circola in pubblico con il volto coperto, che si tratti di casco o di burka, la sentenza del tribunale di Treviso del 15 agosto 2005 stabilisce che se il niqab indossato per motivi religiosi non costituisce reato. A questo punto, nei comuni del nord in cui lantislamismo riuscito ad arrivare nelle sedi amministrative, si pensato di ricorrere allart. 15 della legge n. 121 del 1981 che permette al sindaco di esercitare la funzione di ufficiale di Governo e intervenire, attraverso lo strumento dellordinanza sindacale e la figura del poliziotto municipale, laddove si creasse una situazione di urgenza, esclusivamente per motivi di pubblica sicurezza. E chiaro che unordinanza sindacale pu emettersi solo in conformit con la legge nazionale e non certo in discordanza. A garantire la conformit c, sopra alla figura del sindaco/ufficiale di Governo, la figura del prefetto/ufficiale di Governo di grado superiore al sindaco.

Sentenza del Consiglio di Stato

Una delle prime e pi famose ordinanze sindacali anti-niqab emesse in Italia fu lordinanza n. 24/2004 dellallora sindaco del Comune di Azzano Decimo in provincia di Pordenone. Aisha Farina, in un suo articolo, ci racconta brevemente la vicenda: Siamo a Drezzo, piccolo Comune in provincia di Como amministrato dalla Lega, nel luglio del 2004. Sabrina Verroni, 34 anni, nata e residente a Drezzo, sposata con un marocchino e convertita allIslm, sta aspettando lautobus, indossando, come fa da anni, il niqb (velo integrale). Passa di l un vigile e le fa una contravvenzione, contestandole il reato della violazione dellarticolo 85 del Regio decreto 773 del 1931, che vieta di comparire in luogo pubblico mascherati. Il risultato? 42 euro di multa. Secondo lavvocato Serena Soffitta, legale della nostra sorella Sabrina, la norma contestata quella che vieta i mascheramenti in pubblico, e non sarebbe applicabile nel caso di veli

indossati per motivi religiosi, come nella fattispecie. Ma il sindaco leghista, Tolettini, replica emettendo unordinanza che proibisce di circolare in burqa. Il prefetto locale, Guido Palazzo, annulla lordinanza, rilevando eccesso di potere e duplicazione di norme esistenti.

Chi vuole pu scaricare e leggere integralmente la sentenza del Consiglio di Stato del 2008 con la quale veniva annullata lordinanza. Nonostante questa sentenza vanifichi una volta per tutte qualsiasi ordinanza sindacale che non sia in accordo con la legge nazionale e quindi ovviamente anche qualsiasi ordinanza sindacale anti-niqab alcuni sindaci comunali continuano ad emanarne. Ovviamente capiamo il gioco politico e non nutriamo nessun rancore nei confronti di poveri sindaci che, una volta votati, devono comunque trovare un modo di mantenere fede a qualcuna delle promesse elettorali. Un provvedimento anti-niqab forse uno dei modi pi semplici e immediati di rinsaldare il rapporto con gli elettori, ma comunque un provvedimento illegale.

Unordinanza sensata ( e legale)

Non tutte le ordinanze sindacali sono da buttare, attenzione! Attraverso il decreto del Ministro dellinterno 5 agosto 2008 con il quale stata data attuazione al decreto legge n. 92 recante Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica, possibile a livello locale emanare ordinanze per impedire a chi mantiene il volto coperto laccesso a musei, pinacoteche e simili. In fondo, diciamocelo, visitare un museo non un bisogno di prima necessit ; ).

Sentenza del tribunale di Cremona

Analoga la storia di Munia Mzoughi, una sorella tunisina residente a Cremona che, come riportiamo da un comunicato Ansa probabilmente non pi online: Tre anni fa entro nel Palazzo di giustizia di Cremona con il volto coperto dal velo islamico e fu denunciata dalla polizia. Da allora gira a viso scoperto: porta il foulard di Allah solo per nascondere i capelli. Oggi il giudice Pierpaolo Beluzzi del Tribunale di Cremona ha assolto, perche il fatto non sussiste, Monia Mzoughi di 37 anni, tunisina, residente a Cremona, che il 21 settembre 2005 arrivo velata in tribunale per assistere al processo contro il marito. Comunicato Ansa 27 novembre 2008.

Molto si giocato, proprio come si gioca in questo comunicato, sullipotetica costrizione della sorella Munia nellindossare il niqab. Avendo avuto modo di parlare con sorelle che la conoscono direttamente sappiamo che la sorella indossava il niqab per scelta personale e religiosa. Gli eventi successivi, lessersi trovata in stato di necessit con il marito in prigione e i figli da mantenere, lhanno costretta ad adottare un hijab che le permettesse di far fronte alle nuove impellenze. Solo Allah conosce i cuori, noi giudichiamo solo le dichiarazioni. Purtroppo i giornalisti e i politici no. Loro pretendono di conoscere i nostri cuori, le nostre necessit pi profonde, quello che celiamo in segreto e che i nostri mariti non sanno. Beh, molte di noi non hanno marito e non hanno nemmeno un padre o un fratello musulmano, eppure indossano il niqab. O almeno ci provano o ci hanno provato. In questo sito valutiamo i fatti, non lugubri supposizioni e fantasie sui misteriosi ingranaggi della mente altrui.

Conclusioni:

I comuni italiani non possono emettere ordinanze sindacali anti-niqab, perch in contrasto con la legge nazionale. Se lo fanno le multe possono essere impugnate attraverso ricorso al Tar. Se siete state multate o conoscete sorelle che sono state multate non esitate a contattare il vostro avvocato e, se non sapete a chi rivolgervi, contattateci al seguente indirizzo: info@niqab.it

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