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Domande su “Cittadinanza e Costituzione”: l’immigrazione e la figura dello straniero.

1. Qual è la differenza tra popolo e popolazione?


Il popolo è l’insieme delle persone fisiche che hanno un rapporto di cittadinanza con lo Stato
(rapporto di diritti e doveri). La popolazione è invece, l’insieme delle persone che risiedono su un
determinato territorio statuale (cittadini, stranieri ed apolidi).

2. Quali sono i 3 modi di acquisizione della cittadinanza?


La cittadinanza si può acquisire attraverso tre modalità:
-Ius sanguinis: diritto del sangue, la cittadinanza si acquisisce per un legame familiare diretto
(figlio di uno o entrambi i cittadini di uno Stato). Tale modalità di acquisizione si lega alla volontà
di tutela del patrimonio etnico-culturale della Nazione.
- Ius soli: diritto del suolo, la cittadinanza si acquisisce automaticamente nascendo nel territorio
di un determinato Stato (società basata sui valori piuttosto che su tutela di etnia o patrimonio).
- Ius culturae: nuova idea di acquisizione della cittadinanza. Si acquisisce completando i vari cicli
di studio (scuole elementari, medie, superiori) nello Stato di riferimento.

3. Che cosa afferma l’art.10 della Costituzione?


L’art. 10 della Costituzione sancisce la tutela giuridica dello straniero. Afferma che lo Stato
italiano si conforma alle regole di diritto internazionale riconosciute. Inoltre, nel terzo comma, vi
è l’affermazione della dottrina di tutela di tutti i coloro i quali subiscono, in modi vari e differenti,
una violazione dei diritti universalmente riconosciuti (diritto d’asilo). Nell’ultimo comma vieta
l’estradizione per motivi politici.

4. Che cosa viene regolato dalla Convenzione di Ginevra?


La Convenzione di Ginevra regola la condizione giuridica del rifugiato. In particolare tutela tutti
coloro i quali subiscono privazione dei diritti e forme di discriminazione. Le principali (ma non
uniche) forme di discriminazione dalle quali deriva la possibilità ed il diritto di accedere allo
status di rifugiato sono quelle basate su: razza, nazionalità, gruppo sociale, religione, opinioni
politiche.

5. Per quale ragione nascono i c.d. “decreti sicurezza”? Possono modificare le regole
della Convenzione di Ginevra oppure, devono, in ultima analisi, adeguarsi a questa?
I c.d. “decreti sicurezza” (d.l. 14 giugno 2019 n.53) nascono dalla necessità di regolamentazione
del flusso di immigrazione relativo al territorio dello Stato. Tali decreti si concentrano su due
principali focus: chiusura dei porti e sanzioni amministrative. Attraverso l’adozione dei c.d.
decreti sicurezza si amplia la platea di ragioni per le quali è possibile chiudere i porti: da “ragioni
di sicurezza ed ordine pubblico” e “tutela dell’ambiente marino”, si aggiunge la categoria di
“contrasto all’immigrazione clandestina”. A questa differenza rispetto alla giurisprudenza
precedente si aggiungono sanzioni amministrative molto più aspre per tutti coloro i quali sono
coinvolti in situazioni di reato relativo all’immigrazione.
Tuttavia, bisogna notare, che nonostante questa rigidità visibile, i decreti sicurezza devono
sottostare alle norme di diritto internazionale, in particolare alla Convenzione di Ginevra (così
come affermato in calce agli stessi decreti) per quanto riguarda la tutela dello status di rifugiato.
Quindi, non possono in nessun modo derogare le Convenzioni Internazionali universalmente
accettate, bensì adeguarsi a queste ultime.

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