18/09/18
INTRODUZIONE
UNIONE EUROPEA, ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI E TRATTATI INTERNAZIONALI
L'UE sul piano giuridico è un'organizzazione sovranazionale/internazionale.
Esistono 2 soggetti giuridici:
1) Stati;
2) Organizzazioni internazionali.
Entrambi modificano norme e ne sono destinatari. Uno dei problemi principali è quando l'UE viene
comparata agli Stati, perché non lo è. Alla base dell'UE ci sono trattati internazionali, mentre uno Stato si
fonda sulla Costituzione.
AMPIO, INCISIVO; PROCESSO DI INTEGRAZIONE EUROPEA
La sua diversità si basa sull'ampiezza e l’incisività dei poteri a questa attribuiti. I 28 Stati membri sono
sottoposti ad una limitazione della sovranità (sovranazionale) poiché l'Unione può intervenire su molte
materie, determinate nei trattati. L’UE ha però un numero limitato di materie in cui può intervenire e sempre
nei limiti delle competenze ad essa attribuite dagli Stati.
Per incisivo si intende: funzioni e poteri che l'Unione esercita attraverso istituzioni proprie che perseguono le
finalità dell'Unione, non degli Stati. Il diritto dell’Unione Europea è più incisivo rispetto al diritto
internazionale. In caso di violazione degli obblighi da parte degli Stati sono previsti strumenti di reazione di
tipo istituzionale, ma anche privato. Nel caso in cui un cittadino, titolare di un diritto (es. libera circolazione
o discriminazione), subisca una limitazione a questo, esso può reagire.
Storicamente si parla di processo di integrazione europea di cui l'UE rappresenta una tappa. Il traguardo di
questo processo potrebbe essere un’Europa Federale (Stati Uniti d’Europa), nonostante non sia scritto da
nessuna parte perché non esiste un vero obiettivo finale comune a tutti gli Stati membri. Uno degli obiettivi è
comunque di creare un'unione sempre più stretta tra i popoli.
Il fatto che non ci sia un obiettivo condiviso crea problemi nell’attuazione di molti trattati e nell’esercizio di
alcune politiche da parte dell’UE. L’attribuzione di nuove competenze potrebbe però non essere compatibile
con le caratteristiche di un’organizzazione internazionale, che diventerebbe una confederazione a tutti gli
effetti. L’UE nella sua conformazione attuale non può funzionare in tutte le politiche, bisogna infatti
cominciare a dialogare su che strada perseguire e aumentare l’integrazione. Ad oggi nessuno Stato europeo
sostiene la formazione di una confederazione.
TAPPE DEL PROCESSO DI INTEGRAZIONE: CECA, CEE, EURATOM
- 1951: inizio del processo d’integrazione dopo un’iniziativa diplomatica francese di collaborazione con la
Germania. Viene approvato il 1° trattato istitutivo della CECA, firmato da: Germania, Francia, Italia,
Belgio, Olanda e Lussemburgo. Per entrare in vigore dev’essere firmato del rappresentante del governo, in
questo caso dal presidente del consiglio dei ministri. Segue l'approvazione del trattato da parte del
Parlamento con ratifica del Presidente della Repubblica (in Italia, in altri paesi dipende dall’organo
preposto). Questo accade spesso per i trattati multilaterali anche se la procedura non è sempre la stessa, ma
dipende dagli Stati. Il trattato della CECA ha come obiettivo di mettere in comune il mercato del carbone e
dell'acciaio, per evitare che quest’industria tornasse al servizio della guerra tra Stati europei.
- 1957: viene approvato il trattato sulla Comunità Economica Europea (CEE) e quello sull’energia atomica
(EURATOM o CEA). Entrano in vigore nel 1958.
Dal 1951 al 1958 abbiamo quindi 3 comunità distinte: CECA, CEE, CEEA, con gli stessi paesi firmatari.
- 1964: per questo motivo nel ’64 vengono unificati gli esecutivi delle tre comunità. Solamente gli organi
delle comunità vengono unificati, mentre le comunità di per sé rimangono distinte. Ancora oggi i trattati
sono distinti (es: UE e EURATOM esistono ancora, ma sono guidate dagli stessi organi).
1
- 1986: inizia il processo di revisione dei trattati. Modifica dei trattati e dell'Unione fino al trattato di
Lisbona del 2007.
- 1992: trattato di Maastricht. Si passa dalla CECA alla CE, viene introdotto l'Istituto della cittadinanza
europea e si creano le basi per l'unione monetaria. Si crea a tutti gli effetti l’Unione Europea con un’ampia
estensione di competenze (polizia, civile, moneta, asilo…).
- 2002: scompare la CECA. Viene estinto il trattato perché era prevista una durata limitata (50 anni).
Rimangono la CEEA e la CE.
- 2007: trattato di Lisbona. Entra in vigore nel 2009. Vengono consolidati i cambiamenti effettuati nel 1992
con l’abrogazione del trattato sulla CE, che passa ad essere ufficialmente UE. Rimangono l'UE e la CEEA.
L'Unione Europea si basa su due trattati con stesso valore giuridico:
1) Trattato sull'Unione Europea (TUE): 55 articoli, obiettivi e valori UE, competenze delle istituzioni.
2) Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea (TFUE): 358 articoli, regole sulle istituzioni e sulle
politiche dell’Unione.
21/09/18
Politiche europee di immigrazioni e asilo
MIGRANTI E RIFUGIATI
Differenza tra migrante e rifugiato. Il rifugiato e` una persona fuori dal suo territorio che non vi torna per il
timore di essere perseguitato individualmente, per cui puo` vantare un diritto di richiedere asilo e protezione.
La differenza e` quindi il presupposto dii abbandono del territorio che fa si` che si abbia una situazione
giuridica diversa: il migrante non ha diritto d'ingresso. Il potere dello stato e` limitato dal diritto di queste
persone ad entrare nel territorio: dritto di asilo (NB: nel diritto intern. vige il diritto di ammettere/allontanare
gli stranieri-> sovranita`).
Nozione di persecuzione del diritto di asilo: e` un presupposto che compare nella convenzione di Ginevra del
1951 approvata dalle NU dopo la II WW. E` il pilastro del diritto di asilo. L' art. 1 individua la definizione di
rifugiato: lo e` chiunque abbia il giustificato timore di essere perseguitato a causa della sua razza, religione,
cittadinanza, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche. Il richiedente
asilo deve quindi giustificare la ragione del timore di essere perseguitato (persecuzione individale, e` la parte
piu` difficile perche` implica un onere della prova, ovvero la dimostrazione che avviene attraverso le
dichiarazioni del richiedente asilo che devono essere verificate al giudice o dalla atorita` amministrativa,
verificando la credibilita`; quindi hanno un onere di collaborazione, ricercando le prove, raccogliendo
informazioni sul paese di origine).
CONVENZIONE DELLE NAZIONI UNITE
NB: gli stati europei nel 2001 (convenzione delle NU) hanno richiesto che la nozione "razza" fosse superata;
la giustificazione del mantenimento parte dal presupposto che proprio perche` esite la discriminazione
razziale, e` necessario condannarla specificando il tipo di discriminazione, specificando che non c'e`
condivsione nel tema dell divisione della razza; per quanto riguarda il "gruppo sociale" si intende una
nozione molto ampia, che comprende situazioni diverse: persone che a motivo del loro orientamento
sessuale subiscano persecuzioni, oppure per quanto riguarda le donne (infibulazione)-> appartenenza di
genere. L' interpretazione della convenzione di ginevra si basa su quella di un'organizzazione internazionale,
l'UNHCR, che ha come compito la salvaguardia della convenzione: pareri sulla convenzione; l'
interpretazione della convenzione la fanno le autorita` statali tutte le volte che applicano la convenzione
(cassazione,. corte costituzionale). Nella lettera B art. 1, aggli avvenimenti accaduti in europa o in europa e
altrove (riserva geografica) prima del 1 gennaio 1951, gli stati potevano scegliere se applicare la
convenzione; quasi tutti gli stati hanno scelto di limitarla all'europa. La clausola temporale e` stata eliminata
nel 1967 con il Protocollo addizionale della convenzione, per cui la convenzione non si applica piu` a quelle
avvenute prima del 51, ma a quelle che avvengono in qualsiasi momento. Via Via gli stati hanno eliminato
anche la riserva GEOGRAFICA (es. Ita 1990).
2
ITALIA
In Italia non vige solo la convenzione di Ginevra sullo status di rifugiato, ma anche la Costituzione: l'art 10,
al 3 comma, riconosce il diritto di asilo a chiunque non goda delle liberta` democratiche riconosciute dalla
Repubblica Italiana. Il presupposto e` il mancato godimento delle liberta` democratiche. Questa norma NON
E' MAI STATA APPLICATA (fino al 2015 non ci sono stati casi che hanno posto il problema per la scarsa
immigrazione, perche` solitamente la richiesta arriva direttamente al giudice ordinario richiedendo
l'applicazione diretta del 3 comma della costituzione, dopo una sentenza del 1997 della Corte di Cassazione).
Quindi la mancanza di una legge non impedisce l'applicazione della norma: doppio binario per richiedere
asilo: o ginevra o sentenza 1997. Nel 2011 abbiamo avuto l'attuazione di norme europee in Italia che hanno
fatto si` che si dotasse di un sistema legislativo specifico per le richieste di asilo: la Cassazione ha afermato
che i richiedenti asilo in Italia devono essere esaminati da una autorita` amministrativa che riconosca il
diritto di asilo costituzionale; il doppio binario viene meno. Puo` esserci il ricordo al giudice e quindi
all'autorita` amministrativa. Si esaminano tutti i presupposti rilevanti, sia di Ginevra che della Sentenza.
Dal 2001 l'UE diventa legislatore del diritto di asilo creando il sistema europeo comune di asilo. Essere
riconosciuto come rifugiato comporta: 1) "rifugiato" si riporta alla convenzione di ginevra 2) diritto parita` di
trattamento ai cittadini dello stato ospitante e quindi lavoro, istruzione, ricongiungimento familiare 3)
fornitura di documenti: non puo` usare il passaporto dello stato di cittadinanza, usa dei lasciapassare e i
documenti di identita` 4) accesso a qualsiasi beneficio sociale 5) il rifugiato può essere espulso se commentte
un reato grave, contro pace, umanita`, crimine di guerra, contro lo stato-> estradizione se commette reato in
altro paese. L' espulsione la effettua lo Stato ospitante.
Art. 31 convenzione di Ginevra: impone agli stati di non perseguire penalmente i richiedenti asilo che
arrivino senza autorizzazione all'ingresso. Hanno diritto di accesso. Problema: flussi misti, sia rifugiati, sia
migranti economici, sia richiedenti asilo.
Art. 33: divieto di essere respinti. Comprende tutta la Com Internazionale.
25/09/18
TRATTATO DI LISBONA. I VALORI DELL’UNIONE EUROPEA
Trattato di Lisbona (firmato 2007, entra in vigore 2009): l'UE diventa il soggetto giuridico del processo di
integrazione europa. Rimane l'Euratom. L'UE si basa sui 2 trattati visti in precedenza. Abrogazione
Comunita` europea. Art. 2 Trattato sull'UE: sono contenuti i valori dell'unione: dignita` umana, liberta`,
democrazia, uguaglianza, stato di diritto, diritti umani che comprendono i diritti delle persone appartenenti
alle minoranze. L'articolo prosegue dicendo che i valori si applicano ad una societa` caratterizzata dal
pluralismo, non discriminazione, tolleranza, giustizia, solidarieta` e parita` tra uomini e donne. NB:
determinanti per strument giuridici per contrastare la discriminazione->specifica la parita` tra i sessi.
OBIETTIVI
I valori devono essere perseguiti dall'UE attraverso le competenze a questa attribuite e nel perseguire gli
obiettivi-> valori, obiettivi e competenze. Si prefigge di promuovere la pace, prima di tutto nell'UE, e il
benessere dei suoi popoli. Un altro obiettivo e` realizzare lo spazio di liberta`-sicurezza-giustizia, attraverso
l'integrazione dei territori, dove le persone possano circolare liberamente in condizione di sicurezza e
giustizia. Il livello di tutela di diritti deve essere equivalenti in tutti gli stati dell'UE. Altro obiettivo e`la
creazione del mercato interno, un'area dove possano circolare liberamente merci, servizi, lavoratori, denaro.
Lotta all'esclusione sociale, unione monetaria, realizzare relazioni esterne con il resto del mondo per far si`
che i valori vengano condivisi (cooperazione allo sviluppo). Uno stato che fa parte dell'unione ne condivide
valori ed obiettivi. Lo stato che vuole aderire all'unione dev e dimostrare di rispettare questi valori e di
concorrere al perseguimento degli obiettivi.
ADESIONE
3
Adesione: partecipazione di uno stato ad un trattato internazionale gia` in vigore. Regole sull'adesione: Art.
49 trattato sull'UE: lo stato, per aderire, deve essere europeo, deve essere autonomo e indipendente
(problema: fin dove arriva l'europa?); poi lo stato deve rispettare e promuovere i valori dell'UE. Lo stato
presenta la domanda di adesione al Consiglio dell'UE cotituito dai rappesentati dei governi, la domanda
viene comunicata al parlamento eurpeo e in seguito ai parlamenti nazionali. NB: i parlamenti nazionali non
hanno una voce specifica espressa nell'UE, e perintegrarli la domanda viene comunicata a loro. Il Consiglio,
acquisito il parere favorevole del Parlaento europeo e una consultazione della Commissione Europea (che
deve accertare i requisiti giuridico economici degli stati), deve approvare l'entrata dello Stato all'Unanimita`.
Si apre quindi la fase di pre-adesione, preparazione all'adesione (di durata variabile). Esempio= Turchia
ancora in una fase di pre-adesione; l'ex Jugo e` in via di adesione, tra cui l'Albania che dovrebbe aderire a
breve. Quando lo Stato supera questa fase, aiutata dall'UE economicamente, viene concluso l'ACCORDO
INTERNAZIONALE D'ADESIONE, poiche` per modificare un accodo internazionale ci vuole un accordo
internazionale; questo accordo viene ratificato dal nuovo stato e tutti gli altri stati membri (nel 2004 abbiamo
avuto l'adesion di 10 stati attraverso 10 trattati).
PROBLEMA: uno stato non rispetta piu` i valori dopo che e` entrato a far parte dell'UE, per esempio
violazione di obblighi specifici; in questo caso scatta la procedura di infrazione ce eventualmente porta ad
una sanzione pecuniaria. Se invece lo stato viola i valori di cui art. 2, allora si attiva la procedura art. 7
trattato sull'unione ma NB: NESSUNO STATO PUO` ESSERE ESCLUSO DALL'UE; in base all'art. 7 e`
possibile avviare la procedra da parte degli stati membri, in particolare POSSONO AVVIARE LA
PROCEDURA: almeno 1/3 oppure anche il Parlamento europeo oppue la commissione europea oppure il
consiglio deliberado a maggioranza di 4/5; LA PROCEDURA SI AVVIA PER RISCHIO DI
VIOLAZIONE. Il Consiglio Europeo (rapresentante dei governi, composta dai capi di governo degli stati)
deve deliberare per acertare l'esistenza della violazione, deliberando all'unanimita`. Se c'e` stata la
violazione e lo stato non rientra nei valori ma persevera nella violazione, il Consiglio puo' deliberare delle
sanzioni allo stato a maggioranza qualificata. Le fasi sono quindi: avvio, accertamento, sanzioni. Le sanzioni
rigudano la riduzione dei diritti dello stato, compresi i diritti di voto. La sospensione e' dai diritti e non dagli
obbligi, poiche` e` ancora nell'unione.
ESEMPI
Procedura avviata dalla Commissione Europea il 20/12/2017 nei confronti della Polonia. Violazione grave
dello stato di diritto (rispetto delle regole da parte dei poteri dello stato e quindi ogni potere dello stato e`
soggetto alla legge e non esiste potere superiore all'altro e l'operato e` controllato dagli organi supremi): il
governo polacco ha adottato leggi di modifica dell'organizzazione della corte costituzionale e di
reclutamento dei magistrati, quindi nessun controllo giurisdizionale: la corte costituzionale non e` piu`
indipidendente. Il Consiglio europeo ad oggi non ha ancora deliberato.
Procedura avviata nei confronti dell'Ungheria dal Parlamento Europeo che ha deliberato con una
maggioranza di 448 favorevoli e 147 contrari, per piu' motivi: violzione dello stato di diritto (indipendenza
magistratura, reclutamento giudici), rischi di liberta` di espressione, religione, parita`, diritti dei migranti,
liberta` accademica (chiusura delle universita` private).
E` difficile che abbiano un seguito perche` serve l'unanimita` del consiglio.
RECESSO
Art. 4 paragrafo 3: principio di leale cooperazione: l'unione e gli sti si rispettano e agiscono reciprocamente-
> massimo rispetto e massima assistenza tra e con gli stati. Cerco di fare il massimo per far si` che l'obbligo
venga rispettato. In piu` gli stati membri adottano ogni misura necessaria per adempiere agli obblighi
derivanti dai trattati; facilitano l'adempimento dei compiti dell'UE.
Gli stati possono maturare la decisione di RECEDERE DALL'UNIONE (diritto di recesso), disciplinato all'
Art. 50 trattato sull'UE. (Il recesso e' stato introdotto dal trattato di lisbona). Lo stato deve decidere di
recedere nel rispetto delle proprie regole, secondo le norme costituzionali (es. legge, referendum, entrambe);
4
la decisione deve essere comunicata al Consiglio europeo: notifica di recesso. Dal giorno in cui viene
notificato il recesso, si avvia un periodo (max. 2 anni) durante il quale deve essere negoziato e concluso l'
ACCORDO DI RECESSO, ratificato da tutti gli stati dell'Unione. Se in questi 2 anni non si raggiunge
l'accordo, avviene comunque il recesso, anche senza accordo. Potrebbe esserci una proroga concordata da
entrambe le parti. L'accordo e` molto importante il rapporto tra stato d unione e` fatto da tantissimi aspetti
(politico, economico, sociale, rapporti con il resto del mondo...).
ESEMPIO
Recessione da parte del Regno Unito. Deroghe: non fa parte euro, Shengen, materia di visto asilo e
immigrazione. Uscendo, perdera` tutto cio`. Il primo ministro Cameron ha deciso di indire un referendm
consultivo 12/06/2016. Il 52% era a favore dell'uscita. Il Parlamento avrebbe potuto esprimere una posizione
diversa rispetto al referendum? Hanno quindi deciso di uscire il 29/03/2017. NB: non era stato elaborato da
nessuno il piano di recessione. I 2 anni terminano il 29/03/2019. Il confine tra Irlada del nord e Irlanda
diventerebbe confine con uno stato non europeo.
28/09/18
Differenza tra convenzione di Ginevra sui rifugiati (persecuzione individuale) e nozione di diritto di asilo
nella costituzione Art. 10: impedite nel suo Paese le liberta` democratiche garantite dalla costituzione
SECONDO LE CONDIIZIONI STABILITE DALLA LEGGE: la legge deve inividuare le condizioni
(modalita` di riconosciment, dirtti attribuiti dopo il riconoscimento) per esercitare il dritto; si tratta di un
diritto soggettivo.
Art. 10 paragrafo 4: non e` ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici. Chi e` ricercato per reati
da un altro stato deve essere protetto dallo stato italiano, sia che sia stato gia` condannato o meno.
Il diritto di asilo costituzionale, non essendo mai stato applicato nel pratico, e` stato rconosciuto grazie alla
convenzione di Ginevra e dal 97 anche grazie alla sentenza della corte di cassazione (applicazione diretta,
anche se non c'e` una legge). Dopo di cio` si e` inserito il diritto del'unione europea: 1999 in materia di
diritto di immigrazione e asilo: attribuzione di competenza alla comunita` europea, modificando il trattato
sulla comunita` europea aggiungendo un capitolo sulla competenza ad adottare atti in materia di visti, asilo e
immigrazione. Tra il 92 (Maschtrict) e il 99 c'e` stata una fase intermedia in cui i iniziano ad inserire
immigrazione ed asilo, ma senza modificare le competenze. Il processo di integrazione europea si amplia
quindi nel 92 enel 99. NB: Gli stati nel 99 accettano di limitare la propria sovranita` attribuendo la
competenza all'unione. Questo si rifa` alla creazione di uno spazio di libera circolazione e libero scambio. I
diritti umani hanno iniziato ad inserire il diritto di asilo e di immigrazione, non le convenzioni passate. Non
esistono trattati internazionali in materia. Solo la Convenzione di Ginevra ne tiene conto.
COMPETENZA DI TIPO CONCORRENTE: competenza che gli stati attribuiscono all'unione senza
privarsene completamente; la competenza degli stati i riduce man mano che la convenzione legifera. Dal 99
al 2004 gli stati hanno voluto che ci fossero regole diverse per l'adozione degli atti, un periodo transitorio di
prudenza. L'attribuzione di competenza alla comunita` europea in materia e` stata ottenuta concedendo ad
alcuni stati di non essere vincolati da questa competenza-> applicazione differenziata, eccezione alla regola
(opt-out) generale di uniformita` poiche` non tutti gli stati sono membri, fatto per procedere nel processo di
integrazione europea UK Irlanda e Danimarca hanno avuto questa esclusione. UK e Irlanda possono pero`
esercitare la clausola di opt-in: possono scegliere se vincolarsi o meno alle decisioni dell'Unione. La
danimarca invece non ha questa possibilita` di scelta, poiche` la danimarca non lo ha voluto: e` presente un
limite costituzionale di competenza in materia di immigr. e asilo, ovvero non e` una materia ripetto ala quale
la danimarca puo` cedere sovranita`.
Le materie su cui l'Unione puo` interveire sono molte: diritto di asilo, procedure, diritti di acquisizione,
regolazione degli ingressi; l'UNICA ECCEZIONE: non puo` determinare il volume di ingressi in ogni stato,
che invece rimane di competenza degli stati, i quali possono anche adottare norme per la salvaguardia alla
sicurezza.
5
DIRITTO DI ASILO.
Art. 78 paragrafo 1 del trattato sul FUNZIONAMENTO dell'UE: l'unione sviluppa una politica comune in
materia di asilo, protezione sussidiaria, protezione temporanea, volta ad offrire uno status appropriato a
qualsiasi cittadino di un paese terzo che necessita di protezione internazionale e a garantire il rispetto del
principio di non respingimento (conv. di Ginevra). L'Unione non e` uno stato ma si deve adeguare alla
convenzone di ginevra: si autolimita. La politica deve essere comune: l'Unione puo`armonizzare le
legislazioni nazionali, adottando regole ance diverse dalle leggi. Protezione internazionale: nozione generale:
si vede riconosciuto lo status appropriato (asilo, protezione sussidiaria e protezione temporanea). Status di
asilo (nell'UE): status di rifugiato ai sensi della convenzione di ginevra, codificato in una direttiva dell'UE.
Protezione sussidiaria: riconosciuta a chi pur non subendo un rischio di persecuzione individuale, riscia di
subire un danno grave/morte/tortura nel proprio paese (es. guerra, conflitto interno, guerriglia urbana,
violenza privata). Protenzione temporanea: quando sono presenti eventi eccezonali che causano afflusso
massiccio di sfollati che necessitano di protezione limitata nel tempo nella misura della durata dell'evento
(es. guerra, calamita` naturale); si gustifica con una difficolta` nella funzion del sistema di asilo.
Nel 1999 si inserisce questo nuovo sistema di asilo. In virtu` della necessita` di attuare le norme che l'UE ha
adottato, in Italia abbiamo avuto una legilsazione aggiuntiva, facendo si` di ritenere che indirettamente ci sia
stata l'attuazione dell'art. 10 della costituzione. In Italia oltre alla protezione internazionale e` presente la
protezione umanitaria: riconosciuta a chiunque si trovi in una situazione di vulnerabilita` e che non possa
essere rimpatriato nel proprio paese, anche in applicazione di obblighi internazionali (es. diritti umani; Testo
Unico 1998 numero 286 Art. 5 disciplina che il questore rilascia permesso di soggiorno a chiunque sia
vulnerabile e in applicazione di obblichi internazionali). La protezione umanitaria e` una categoria aperta di
tutela residuale, poiche` si ritiene necessaria la protezione ache grazie ad una discrezione del giudice. In
Italia la cassazione nel 2011 in virtu` del diritto dell'unione e della protezione umanitaria, l'articolo 10 della
costitzione e` stato attuato e quindi non e` piu` possibile e necessario chiedere al giudice l'applicazione
diretta dell'articolo 10 (quindi non serve piu` quanto detto nel 97), ma devono rivolgersi all'autorita`
amministrativa territoriale, potendo ottenere uno dei 3 stati oppure ottenendo il diniego della domanda,
facendo ricorso al giudice (solo qui interviene).
Il permesso di soggiorno permotivi umanitari e` valido per due anni ed e` rinnovabile pper motivi umanitari
o di lavoro.
Lunedi` e` stato approvato un decreto legge che abroga la protezione umanitaria ma inserisce la protezione
per casi speciali (di salute, se salva una vita o in caso di disstri ambientali per massimo 6 mesi). Viene quindi
meno l'ipotesi di vulnerabilita`. In ricorso si puo` chiedere l'applicazione dell'articolo 10 della Cotituzione.
02/10/18
LE ISTITUZIONI
Istituzioni europee: Art. 13 trattato sull'UE: elenco delle istituzioni, quindi quando si parla di istituzioni si fa
riferimento solo a questo elenco. Sono il motore dell'UE e portano avanti gliobiettivi dell'UE. Si distinguono
in: istituzioni politiche, giudiziarie e istituzione economica.
Istituzioni politiche: Parlamento europeo, Commissione europea, Consiglio, Consiglio europeo.
Istituzioni giudiziarie: Corte di giustizia dell'UE e Corte dei Conti. La Corte di giustizia si articola in Corte di
giustizia e Tribunale.
Istituuzione economica: BCE.
Organi e organismi affiancano le istituzioni.
LE ISTITUZIONI POLITICHE
6
Il Consiglio Europeo. E' costituito dai capi di stato e di governo dell'UE (in Italia, Conte;
Francia:Macron+capo di governo). Sono i singoli stati a scegliere chi va. E` composto dal Presidete, figura
aggiuntiva, oltre ai capi di governo (Donald Tusk)+ Presindete della Commissione Europea. Alle riunion
partecipa anche l'alto rappresentante per gli affari esteri e la sicurezza comune (ministro degli esteri europeo,
Federica Mogherini). Potrebbe partecipare alle riunioni qualsiasi ministro, dipende dall'argomento delle
riunioni. Si riunisce almeno 2 volte a semestre. Nasce dall'esigenza di confronto dei capi di governo e
definire le strategie dell'UE: orientamenti politici dell'unione: non adotta atti legislativi, detta solo la linea
guida che deve ssere eseguita dalle altre istituzioni. Il Consiglio europeo non ha un meccanimso normale i
delibera di voto, ma li approva semplicemente, senza rigetto:per consensus: il dibattito c'e`, il testo viene
definito prima delle riunioni.
Gli orientamenti politici generali dell'UE sono raccolti in un documento chiamato Conclusioni, redatte dal
Presidente dell'UE alla fine della riunione, e pubblicate. Vengono quindi trasmesse al Parlamento Europeo,
che puo` discutere degli orientamenti politici generali, ma non puo` intervenire prima.
Il Presidente del Consiglio Europeo nasce con il Trattato di Lisbona del 2009 e viene eletto dai capi di stato
di governo. Si cerca una figura moderata. Eletto a maggioranza qualificata: il consiglio europeo delibera; può
essere eletto anche senza l'unanimita` (es. Tusk eletto senza voto della Polonia). Il Presidete e` eletto per un
mandato che dura 2,5 anni e puo` essere rieletto una volta. Puo` avere solo questa carica: autonomia e
indipendenza; non puo` quindi fare un altro lavoro. La funzione del presidente e` presiedere l'assemblea,
facilitando il raggiungimento del consenso. Ha anche la funzione di rappresentare l'Unione verso l'esterno
(insieme all'alto rappresentante), intrattenendo relazioni con le altre organizzazioni e il resto del mondo.
Il Consiglio e` composto da rappresentanti dei governi, dai ministri dei Paesi. L'Art. 16 esplica che e`
composto dai rappresentanti degli stati a livello ministriale, con il potere di impegnare il governo e votare.
Non si specifica che siano per forza i ministri, poiche` ogni stato decide chi inviare, a seconda della forma di
governo e della ripartizione tra centrale e regionale. 28 membri con presidenza a turno semestrale, scelta
all'interno dei membri del consiglio: non viene scelto un presidente, ma sono gli stati ad assumerne il ruolo
(adesso e' l'Austria). Partecipano i ministri a seconda dell'ordine del giorno: non sono sempre i soliti. Si
riunisce periodicamente, almeno 4 volte l'anno per OGNI MATERIA. Le materie sono dette formazioni,
affari gnerali e relazioni esterne sono definite nel trattato; le altre formazioni sono definite per votazione dal
Consiglio europeo. Creazione di un organo ausiliario all'interno del consiglio: Coreper, comitato dei
rappresentanti permanenti che si runisce a Bruxel; nasce nel 1989 per avere un comitato costituito da
rappresentanti permanenti dei governi che si riunisse piu` spesso per prepare le riunioni del consiglio. Il
Consiglio ha una funzione legislativa. Tutti gli stati hanno una rappresentanza (ambasciata) permanente
presso l'UE; al vertice della rappresentanza c'e` un ambasciatore. Il Coreper non puo` deliberare, puo' farlo
solo il consiglio; puo' pero` peparare gli atti.
Quorum per approvare gli atti: il consiglio ha 3 maggioranze: 1) per casi residuali: per organizzazione
interna: maggioranza semplice (meta` + 1); 2) unanimita` (sopratutto nel settore di politica estera di icurezza
comune). 1986 atto unico europeo: si riduce le ipotesi di unanimita` per preferire la maggioranza qualificata;
oggi in via generale delibera 3) a maggioranza qualificata, ovvero 1 voto favorevole del 55% degli stati,
almeno 15 stati, e poi si deve verificare che il voto degli stati favorevli corrisponda ad almeno il 65% dell'UE
(quindi un alleanza di stati piccoli non basterebbe). E` prevista una minoranza di blocco: 4 stati almeno, 35%
della popolazione. Quando un atto viene adottato a maggioranza qualificata, gli stati che votano contro sono
comunque vincolati; se pero` non vuole adottare l'atto, puo` non farlo: l'UE non puo` obbligarlo, nonostante
la violazione. Ecco perche` si cerca l'Unanimita`. Il passaggio dalla regola dell'unanimita` alla maggioranza
qualificata e`stata determinante per velocizzare l'approvazione. Quando il consiglio delibera su atti
legislativi le sedute sono pubbliche.
L'informazione di quale sia l'ordine del giorno delle sedute del Consiglio e del Consiglio Europeo e`
essenziale per indirizzare governo, parlamento e regioni. Attivita` di controllo del Paramento Europeo sul
Governo.
7
Il Consiglio d'Europa. E' ancora un'altra organizzazione internazionale europea. Comprende tutti e 28 gli
stati dell'UE.
La Commissione europea ha il potere di proporre le leggi.
05/10/18
POLITICHE EUROPEE DI MIGRAZIONE E ASILO
Protezione internazionale: insieme degli status politici dati ai cittadini di paesi terz che fuggono da una
situazione rischiosa ( status di rifugiati, protezione sussidiaria). La protezione sussidiaria e` uno status
inventato dal diritto dell'UE, Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, che interpreta i divieti di tortura o atti
degradanti.
Carta di Nizza: 2 articoli con cui si disciplina il diritto di asilo (art. 18) e protezione al respingimento (art.
19) e il divieto di espulsioni collettive: nessuno puo` essere espulso dall'UE con una decisione d gruppo, la
decisione deve essere individuale.
La protezione temporanea: non e` equiparabile ad uno statu ed e` disciplinata in una direttiva del 2001 n. 55.
E` un meccanismo di condivisione dell'onre che discende dal dare asilo a tante persone, quando c'e` un
afflusso massiccio e improvviso di cittadini di Paesi terzi bisognosi.
Il meccanismo di allocazione e` basato su quote: vengono identificat e poi mandati in determinati paesi.
L'asilo costituzionale( art. 10 comma 3 della Costituzione) e` previsto dalla costituzione italiana insieme alla
protezione umanitaria; quest'ultima e` disciplinata dall'art. 5 comma 6 del Testo Unico sull'Immigrazione.
Su questo si basa la rifora del decreto Salvini che riduce il rilievo di questa forma addzisionale di protezione
e la protezione delle categorie vulnerabili, ovvero che hanno un bisogno addzionale e specifico (minori, non
accompagnati, donne...).
Spazio di liberta`, sicurezza e giustizia europeo-> Regolamento di Dublino-> asilo del sistem di Dublino. Il
regolamento si sviluppa intorno al 2000, attraverso varie tappe: 1) direttive: protezione temporanea,
ricongiungimento familiare, tutela circolazion, status di prootezione internazionale. 2) regolamenti: Dublino
(2003), Eurodac. Direttiva qualifiche: relativa alla qualifica di rifugiato o di persona beneficiaria della
persona sussidiaria. Direttiva procedure: inizialmente lascava ampi margini di discrezionalita` agli stati
membri.
Lo status di rifugiato ha valore dichiarativo perche` non si tratta di una concessione, ma di un
riconoscimento, ovvero un atto dovuto da parte dello stato a tutti coloro cheintegrano i requisiti di cui all'art.
1 della convenzione di vienna sullo status di rifugiato.
2013: introduzione di norme piu` chiare sul diritto di presentare la domanda di status, il necessario
presupposto per il riconoscimento di questo.
Art. 3 Direttiva-> la domanda di status puo` essere presentata non solo nel territorio dello stato, ma anche
alle sue frontiere, nelle zone di transito e nelle acque territoriali. La direttiva prevede anche il diritto di
restare nelle acque territoriali o nel territorio dello stato fino a che non venga presa una decisione finale.
NON SI PUO` ALLONTANARE UN CITTADINO DI UN PAESE TERZO NELLE ACQUE
TERRITORIALI DIUNO STATO CHE ABBIA PRESENTATO ISTANZA DI ASILO. NON E`
POSSIBILE CONDURRE QUESTA PERSONA SULLA TERRA FERMA.
Direttiva sulle condizioni di accoglienza: adottata nel 2003 e riformata nel 2013, va a disciplinare gli
obblighi dello stato UE relativi all'accoglienza materiale dei cittadini dei paesi terzi richiedenti protezione.
Nel momento in cui questi entrano nella giurisdizione dello stato UE si devono predisporre le misure di
accoglienza stabilite nella direttiva. Ampio margine di discrezionalita` degli Stati membri inizialmente, poi
ridotto dal trattato di Lisbona.
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Direttiva sulle procedure: ricorso alle presunzioni di sicurezza degli stati terzi: per accellerare l'esame delle
domande di status. Gli stati UE prevedono la possibilita` di usare delle presunzioni relative di sicurezza degi
stati terzi: se uno stato terzo e` ritenuto sicuro rispetto ai rischi che possono derivare al cittadino del
paeseterzo in seguito all'allontanamento, la procedura di esame sulla domanda avviene velocemente. Rischi:
soggettivi (condizione personale) e oggettivi (quando c'e` il rischio reale che il cittadino, una volta
allonttanato possa subire violazioni che il diritto UE condanna). L'allontanamento e` possibile nei confronti
di un cittadino che provenga da uno stato terzo sicuro.
Regolamento di Dublino: disciplina un meccanismo di cooperazione tra gli Stati membri. Il regolamento non
lascia discrezionalita` agli stati e stabilisce dei criteri gerarchici per la determinazione dello stato membro
competente all'esame di una domanda d'asilo. C'e` un solo stato che sara` comptente per quella specifica
domanda d'asilo.
1990 Dublino 1: Convenzione di Dublino. Non trova base giuridica all'interno dei trattati europei. La
Convenzone ambiva a risolvere il problema del cosiddetto forum shopping in materia di asilo.
2003: Regolamento Dublino 2
2013: Dublino 3
Clausola di sovranita`: offre agli stati membri la facolta` di assumere la responsabilita` dell'esame di una
domanda di asilo. E` un sistema di ondivisione dell'onere della protezione internazionale. Alloca
automaticamente la responsabilita` per una domanda ma non e` un automatismo assoluto poiche' e' lasciata
agli stati membri lafacolta` di assumere la responsabilita` per l'esame. Era gia` previsto nella convenzione
del 1990, dove si affermava che tale facolta` dovesse essere esercitatat tenuto conto della volonta` del
richiedente.
Principio del mutuo riconoscimento: se uno stato UE stabilisce che un cittadino richiedente non e` un rifgiato
e gli nega protezione interna, quella decisione viene applicataanche agli altri stati membri. Se uno stato, al
contrario, riconosce aslo a un cittadino, questo riconoscimento non si estende agli altri membri.
09/10/18
Continua istituzioni UE:
Altro rappresentante nasce nel 1/12/2009: una specie di Ministro degli Esteri UE fa parte di due istituzioni
commissione europea e del consiglio. Presiede una delle formazioni del consiglio, quella degli Affari Esteri
(convoca riunioni, odg, programma di lavoro) lo farà in base agli orientamenti del consiglio interno. Viene
elett* dal Consiglio Europeo a maggioranza qualificata (come presidente consiglio europeo), ci deve essere
anche l’accordo del Presidente della Commissione. La carica dura 5 anni perché è membro della
Commissione che dura 5 anni. Sicurezza e difesa comune europea, rappresentanza verso l’esterno
dell’Unione con il Presidente del Consiglio Europeo, ma anche della Commissione. Tutte le istituzioni hanno
un qualche rapporto con l’estero. Deve controllare che ci sia coerenza nella politica estera europea.
Una delle cariche di vertice dell’UE. Non è una figura così rilevante per la determinazione delle politiche
dell’Unione come il Consiglio, perché è al vertice di una politica debole dell’UE. Bassa limitazione della
sovranità Stati per quanto riguarda gli affari esteri. Solo unanimità per adottare atti di politica estera (sono
anche diversi dagli atti “normali”). La Corte di Giustizia non ha competenza in ambito di politica estera,
neanche il Parlamento Europeo (qualche ruolo di tipo consultivo).
Commissione Europea: articolo 17 trattato UE, dal 244 al 250 del trattato sul funzionamento UE.
Rappresenta l’interesse dell’Unione, porta avanti solamente questo interesse. “Istituzione tecnica” perché
dovrebbe spogliarsi di interessi politici, ma ciò dipende dai membri presenti in Commissione. Agire solo
seguendo i trattati.
9
È composta da un membro per Stato (nel 2014 si volevano ridurre i membri rappresentati a rotazione, per
gestire meglio la Commissione, ma soprattutto perché si vuole ridurre la dimensione statale dell’istituzione.
La proposta non è passata).
Processo bifasico:
1) individuare il Presidente della Commissione tra i 28 membri, designato dal Consiglio Europeo a
maggioranza qualificata tenendo conto delle elezioni del Parlamento Europeo (forze politiche in campo,
vedere possibili coalizioni); una volta designato deve presentarsi davanti al Parlamento Europeo per essere
approvato dalla maggioranza dei membri. Nel 2014 alle ultime elezioni del Parlamento Europeo si è
realizzata la prassi di collegare le liste dei candidati del Parlamento Europeo ad un capolista designato per
diventare Presidente della Commissione Europea, ciò fu fatto per condizionare e vincolare il più possibile il
Consiglio Europeo nella scelta del Presidente. Ma il Consiglio non è obbligato a scegliere il capolista
indicato, perché tutto dipende dalle coalizioni che si formeranno in Parlamento.
2) Una volta approvato il Presidente della Commissione, vengono nominati gli altri Commissari che vengono
scelti sulla base delle loro competenze, garanzie di indipendenza che offrono e competenze in materia di UE.
L’elenco dei Commissari viene definito dal Consiglio a maggioranza qualificata insieme al Presidente della
Commissione. Tra i Commissari, l’Alto Rappresentante viene eletto dal Consiglio Europeo e del Presidente
dalla Commissione tra i 27 Commissari rimanenti. È molto rilevante la persona che viene individuata, che si
sia distinta per l’impegno Europeo.
Commissione è divisa in diverse direzioni: concorrenza, mercato interno, cooperazione allo sviluppo… che
ha al vertice un Commissario, quindi il nome deve combinarsi con la competenza che uno andrà a svolgere.
C’è quindi una negoziazione accesa nell’individuare membri e competenze. Una volta individuati, la
Commissione nel suo complesso di presenta davanti al Parlamento Europeo per un voto collegiale di
approvazione. Il Parlamento Europeo continua a controllare l’operato della Commissione durante i 5 anni,
può presentare una mozione di censura collettiva (voto di sfiducia) verso la Commissione, che se viene
approvata fa cessare il mandato della Commissione.
La Commissione sta in mezzo tra Parlamento Europeo e Consiglio Europeo.
Funzioni: propone atti legislativi (devono riflettere gli interessi dell’Unione nel suo complesso) e funzione
esecutiva (la Commissione finanzia le politiche ed esegue il bilancio dell’Unione). Vigilare sull’applicazione
delle norme dell’Unione da parte degli Stati (guardiana dei trattati), può avviare la procedura di infrazione
quando gli stati violano gli obblighi dell’UE.
Precedente del 2004: Parlamento Europeo è riuscito a condizionare i governi nell’individuazione dei
candidati per la Commissione. Ha fatto precedere il voto finale su tutta la commissione fa delle audizioni ai
candidati commissari, che si devono presentare davanti alle singole commissioni in base alle loro
competenze. In questa audizione avviene una vera e propria interrogazione su delle questioni interessanti per
i parlamentari. Capire le effettive competenze del candidato, capire l’idea di rapporto che il commissario
intende avere con il Parlamento. Non sempre i candidati passano questa audizione, infatti nel 2004 tre
commissari vengono rimbalzati (tra cui un italiano). Non superando questo esame, era chiaro che il
Parlamento Europeo non avrebbe votato la Commissione proposta. Fu ritirata la proposta di Commissione
per evitare il voto del Parlamento. Si è ritornati all’inizio della seconda fase e cambiare i 3 commissari
bocciati.
Questa prassi dimostra che attraverso una procedura, il Parlamento Europeo ha un potere che va al di là della
sola approvazione della Commissione, ma riesce anche a responsabilizzare e individuare delle debolezze per
quanto riguarda i commissari proposti. Questa prassi si è ripetuta dal 2004 in poi.
Quando la Commissione viene nominata, si riunisce settimanalmente, delibera a maggioranza semplice a
porte chiuse.
10
Parlamento Europeo: rappresenta i cittadini europeo, eletto a suffragio universale diretto dal 1979. Prima era
formato da parlamentari nazionali. I cittadini europei possono votare nel paese di residenza (non di
cittadinanza) iscrivendosi nelle liste elettorali del paese di residenza. Diritto di votare, ma anche di essere
votati. Le elezioni del parlamento europeo vengono fatte in base al sistema elettorale nazionale scelto da ogni
Stato. L’unica imposizione è che il sistema sia di tipo proporzionale. Le giornate vengono scelte dallo Stato e
lo spoglio viene fatto nell’ultimo giorno utile. Vincolo per gli Stati: la carica di parlamentare europeo non è
compatibile con nessun’altra carica (caso di incompatibilità), questo dal 2004. Non è più possibile il cumulo
delle cariche.
Ogni Stato ha un numero di parlamentari proporzionale alla popolazione (min 6 - max 87). Quando vengono
eletti, non sono più deputati italiani, ma si raggruppano all’interno del Parlamento per famiglie politiche e
coalizioni. Il gruppo deve essere internazionale, se ciò non accade un gruppo (es 5 stelle) viene definito un
gruppo di NON ISCRITTI. I gruppi sono lo strumento organizzativo del Parlamento. Essi possono sempre
variare in base alle elezioni. I deputati devono scegliere la commissione di appartenenza e quindi le loro
competenze. Il parlamento europeo ha una sede a Bruxelles dove si svolge l’attività quotidiana del
Parlamento e un’altra sede a Strasburgo dove si riunisce la plenaria del Parlamento una settimana al mese. È
la settimana in cui il Parlamento adotta le risoluzioni. Una terza sede è in Lussemburgo dove c’è il
Segretariato del Parlamento Europeo che si occupa dell’amministrazione pratica.
Organizzazione interna simile ad un qualsiasi parlamento.
Funzioni: piena funzione legislativa e non più consultiva, quindi adotta gli atti legislativi insieme al
Consiglio (fino all’86 solo il Consiglio li adottava). Oggi Consiglio e Parlamento approvano congiuntamente
un atto.
Funzione di controllo sulla Commissione, sul Consiglio Europeo.
Il Parlamento è quell’istituzione che più rende particolare l’Unione come Organizzazione Internazionale
perché è l’unica ad essere direttamente eletta dai cittadini (livello di democratizzazione unico rispetto ad altre
org int).
Daniela Vitiello 12/10/2018
Il dialogo giurisprudenziale tra la Corte Europea dei diritti dell’uomo e la Corte di giustizia dell’Unione
Europea in merito alla tutela dei diritti fondamentali nell’ambito dell’attuazione del regolamento di Dublino.
Regolamento ha mostrato nel corso della sua attuazione dei LIMITI. Le corti si interessano all’applicazione
dei diritti nell’attuazione del regolamento, che venne modificato nel 2013.
Differenza Corte europea diritti del’uomo e corte di giustizia UE: Corte di giustiia organo di controllo e
rispetto del diritto dell’unione, giudicare sull’interpretazione e applicazione diritto ue ; corte dei diritti uomo
organo di controllo della convenzione internazionale per i diritti dell’uomo (roma) competenza sussidiaria a
tribunali nazionali.
Il rispetto della CEDU dev’essere garantito da tutti gli stati parte entro la loro giurisdizione (mozione di
giurisdizione art. 1 CEDU): gli stati contraenti si impegnano a … per tutti coloro che si trovano entro la loro
giurisdizione. Responsabilità di uno stato per il rispetto degli individui nel proprio territorio. (40 min
registrazione circa).
11
2011 sentenza M.S.S c. Belgio: trasferimento di un richiedente afgano dal Belgio alla Grecia, Stato membro
competente in base ai criteri del Reg. Dublino II. Si era spostato dalla Grecia al Belgio. Viene opposto un
ordine di espulsione verso lo stato competente. La corte europea diritti uomo condanna Belgio e Grecia per
violazione dell’art. 3 (difvieto di tortura e trattamenti degradanti) della CEDU. La corte europea diritti uomo
“par ricochet” del trasferimento verso la Grecia e rischio di refoulement indiretto (principio di non
refoulement – non respingimento). Dopo 12 mesi, la corte di giustizia dell’UE ha allineato la propria
giurisprudenza a quella della corte europea diritti uomo: la CEDU e art. 4 impone agli stati membri UE di
interrompere il trasferimento di un cittadino richiedente asilo di un paese terzo se questo corra rischi alla
tortura etc nel tornare al paese terzo.
Violazioni per cui è stata condannata la Grecia (sentenza M.ss c grecia): violazione diretta divieto
trattamenti degradanti (art. 3 cedu), in particolare relazione alle condizioni di accoglienza/richiedenti asilo
come “gruppo vulnerabile”. Corte europea diritti uomo precisa che il modo in cui il cittadino del paese terzo
viene trattato rileva, perché questo fa parte di una categoria particolare e vulnerabile di straniero. Ciò implica
che hanno diritto di godere a condizioni di accoglienza in grado di tutelarli contro un trattamento degradante.
Il richiedente asilo non ha ancora uno status riconosciuto, quindi il legale con il regolamento giuridico dello
stato in cui arriva è labile. Bisogno di una protezione rafforzata. Per questo la corte diritti uomo ha
condannato la Grecia per non aver protetto i richiedenti asilo da un trattamento degradante (non avevano
dimora etc). La corte non si è limitata a condannare la Grecia solo per violazione art 3, ma anche il 13 della
CEDU. Art 13 riguarda il diritto di ricorso effettivo (combinato disposto con una norma che ha un contenuto
sostanziale, protegge la effettività dei diritti fondamentali. La protezione dev’essere effettiva e non
illusoria). Nell’ordinamento greco non c’erano elementi effettivi che potevano proteggere i richiedenti asilo
dal refoulement e refoulement a catena (continuo spostare di una persona da paese a paese di residenza dove
rischia torture e persecuzioni etc). Il paese dove si trova il richiedente asilo non si trovi in questa situazione.
Stato di caos sistema d’asilo greco, violazione art. 3 e 13. Il ricorso deve contenere un blocco dell’esecuzione
di una decisione di allontanamento. Anche se c’è protezione, questa non basterebbe se la persona venisse
allontanata.
La giurisdizione della corte europea dei diritti dell’uomo è SUSSIDIARIA dopo aver esperito tutte le vie di
ricorso INTERNE, ma se queste non prevedono l’effetto sospensivo di ricorso e il danno a cui andrei in
corso è un danno irreparabile, allora posso andare alla corte europea dei diritti dell’uomo.
Condanna del Belgio (21/12/2011):
Rapporti tra corte di giustizia di UE e corte europea diritti uomo: questo rapporto è regolato dalla
presunzione di tutela equivalente (Bosculus). Corte afferma che gli stati membri non possono opporre al
rispetto dei diritti convenzionali, gli obblighi capo che discendono alla loro partecipazione ad un trattato
internazione diverso dalla CEDU. Equiparato la protezione da essa offerta (cedu) a quella dell’applicazione
de parte dell’UE e dalla corte di giustizia dell’ue. Non ci sono margini di discrezionalità.
Nella misura in cui gli stati contraenti la cedu godono di un margine di discrezionalità (se il diritto UE non si
pronuncia su una questione ) dev’essere comunque garantito il rispetto totale dei diritti nella cedu.
Clausola di sovranità art 3 par 2 (regolamento dublino II 2003): non procedere a dichiarare la domanda
d’asilo inammissibile. Il Belgio non poteva non sapere che il sistema di asilo greco era al collasso. E quindi
avrebbero usato questa discrezionalità rimandando indietro la persona in una situazione difficile (esposto il
richiedente asilo alle deficienze strutturali del sistema d’asilo greco). Il Belgio non ha neanche riconosciuto
lo status di rifugiato.
La corte di giustizia dell’UE risponde alla sentenza della corte europe dirtti uomo: rinvio pregiudiziale è un
ricorso indiretto consente al giudiceordinario a interrompere il processo per chiedere alla corte di giustizia
un’interpretazione suulla valitdità delle norme dell’unione che servono per risolvere il caso di specie. Il
giudice poi applicherà i principi.
Nel caso del Belgio la corte parte dal principio di mutua fiducia. E ha ricordato che gli stati memri sono
tenuti ad interpretare il diritto nazionale, prendendo sempre in considerazione il rispetto dei diritti
fondamentali. Il sistema europeo comune di asio è stato oncepito in un contesto che permette si supporre che
l’insieme ddegli Ststi partecipaniti rispetti i diritti fondmentali. La corte ha concluso che il trattamento
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riservato sia conforme a quanto presfcritto dalla carta, dalla OCnvenzione di Ginevra e dalla CEDU. Tuttavia
non si pul espcludere che tale sistema incontri difficoltà nella pratica in uno stat oMEmbro (rischio serio che
un soggetto sia trattato in modo imcompatbile con isuoi diritti fondamentali). Problema di bilanciamento tra
effettività e norme Dublino. (55 min circa)
Due test (test di strasburgo carenz sistematiche o strutturali + valutazione della situazione singola del
richiedente) a cui assoggettare la cooperazione di dublino se raggiunge la soglia necessaria di rispetto dei
diritti fondamentali.
Regolamento dublino 2013: competenza esclusiva di un solo stato membro, criterio di primo ingresso
regolare, leggermente modificato portata delle clausole discrezionali (sovranità e causa umanitaria),
introdotto art 3. Par 2 lo stato in cui il richiedente asilo si trova in maniera regolare è obbligato a sospendere
l’esecuzione della decisione di allontanamento verso lo stato competente nel caso in cui sussista un rischio
reale di trattamento degradante nel sistema d’asilo e di competenza dello stato competente (ciò che avevano
detto le due corti per grecia e belgio) -> cristallizzata ciò che avevano detto le due corti. Viene creata una
procedura all’interno della procedura. (1h13).
Se non si applicano i riteri gerarchici del capo III, lo stato membro competente è quello nel quale la domanda
è stata presentata (Primo capoverso). (slide)
Art 4 protocollo 4 (1h17) divieto di espulsioni collettive.
Sentenza CK: clausola di sovranità. La discrezionalità conferita aglistati membri ue deve essere eserscitata
nel rispetto del diritto dell’UE. Interpretazione della clausola di sovranità solo da parte della corte di giustizia
ue perché è una disposizione giuridica europea, non nazionale. La corte del Lussemburgo si adegua per
quanto riguarda i test (carenze sistematiche + strutturali) a quella di Strasburgo.
16/10/18
Ultime Elezioni del Parlamento europeo
Giugno-Luglio 2014: designazione del presidente della commissione. In generale si cerca un'equa
rappresentanza piuttosto che un'omogeneita` politica. Poi si passa alla designazione del presidente del
consiglio europeo e dell'alto rappresentante. Il consiglio europeo a maggioranza qualificata elegge tutte e 3 le
cariche; occorre poi un accordo con il presidente della commissione, poiche` l'altto rappresentante poi fara`
parte della commissione. Deve esserci una rappresentanza di genere minima.
Agosto: negoziazione e ricerca dei commissari
Settembre: audizioni di fronte al Parlamento europeo
Ottobre: votazione finale da parte del Parlamento europeo.
Nel 2019 avremo le nuove elezioni, ma fino a novembre rimane in carica la vecchia commissione.
Competenze dell'UE
Sono una premessa per l'azione dell'Unione, senza la competenza infatti non puo` agire. Si basa sul principio
di attribuzione delle competenze, in poche parole il perimetro delle attivita` dell'Unione dato dalle norme dei
trattati, controllato dagli Stati membri. Il Trattato sull'UE è molto ridondante sulla questione -> Art. 1: gli
stati costitiscono l'Unione al quale attribuiscono competenze per perseguire gli obiettivi comuni. Art.3,
l'Unione persegue i suoi obiettivi in ragione delle competenze attribuite. Art. 4 : qualsiasi competenza non
attribuita all'unione appartiene agli stati membri. Congiuntamente, l'Art. 5 spiega che la delimitazione delle
competenze dell'unione si onda sul principio di attribuzione delle competenze e in virtu` di questo principio,
l'unione agisce nei limiti delle competenze attribuite dagli stati nei trattati per realizzare l'obiettivo comune.
Come si capisce, gli stati vogliono evitare che l'Unione agisca nei settori che riguardano la propria
sovranita`. Non ci puo` essere un tentativo di ampliare le competenze dell'Unione in via interpretativa
(questo è un rischio poiché una norma scritta non ha quasi mai un significato univoco). Se l'unione adotta un
atto al di fuori delle sue competenze, questo e` da considerarsi illegittimo.
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Categorie delle competenze dell'Unione.
L'articolazione delle categorie delle competenze si trova negli articoli da 2 a 6 nel trattato sul funzionamento
dell'UE. Le competenze sono 1) esclusive, art 3 2) concorrenti, art 4 3) competenze di coordinamento o
sostegno, art 6 4) categoria residuale, diverse tra loro e da tutte le altre, art. 5. Nell'art. 2 troviamo una
definizione di tutte le competenze. 1-2-3-4 Individuano le categorie di competenze, non ci dicono quali sono
i settori di azione, per questo infatti si deve fare riferimento all'insieme delle norme dei trattati.
1) competenza esclusiva: ruolo centrale dell'unione, piena e totale responsabilita` per le politiche sviluppate.
Gli stati si sono privati della potesta` legislativa attribuendola del tutto all'Unione. In questo caso gli sati
possono legiferare solo dopo autorizzazione da parte dell'unione o per eseguire ome dell'Unione. Riguarda la
politica commerciale, pesca, unione doganale comune (tariffa che viene applicata all'importazione delle
merci), regole sulla concorrenza che hanno un impatto sul mercato interno, politica monetaria.
2) competenza concorrente: gli stati rimangono titolari della potesta` legislativa, insieme all'Unione. Gli stati
legiferano nella misura in cui non l'abbia gia` fatto l'UE. Piu` legifera l'unione, piu` si riduce lo spazio
lasciato agli stati. Es. protezione umanitaria abrogata con il decreto sicurezza dall'Italia poiche` e`
competenza concorrente. Gli stati mantengono la propria competenza, quindi potremmo avere una riduzione
della competenza, come per esempio l'abrogazione di un atto gia` adottato (deve comunque abrogarlo
l'Unione, non lo stato). Il principio di sussidiareta` ci consente di stabilire se l'unione puo` agire o meno
nell'ambito delle competenze concorrenti. Elenco dei settori delle competenze concorrenti: mercato interno,
agricoltura, pesca, ambiente, cnsumatori, trasporti, energia, ricerca, spazio di liberta`-sicurezza e giustizia...
3) competenza di coordinamento: in questo settore non puo` adottare norme di armonizzazione, ovvero
norme che si sostituiscano alle norme nazionali. La competenza dell'unione e` quindi limitata. Competenze
che riguardano: tutela della salute umana, industria, cultura, turismo, istruzione, formazione, politiche
giovanili, sport, protezione civili, protezione cooperativa.
4) residuali: politica economica, occupazione(contratti di lavoro), sicurezza e difesa comune. La politica e`
quindi in questi casi totalmente in mano agli stati.
Una regressione delle competenze per gli stati e` possibile? Per esempio uscire dall'euro, dalla cooperazione
della politica monetaria. E' possibile uscire dall'Unione, ma non da una politica. Andrebbe contro il trattato e
contro gli obiettivi comuni dell'Unione.
La competenza dell'unione vale per l'adozione di norme e per concludere accordi internazionali: principio del
parallelismo delle competenze, competenza sul piano interno e sul piano esterno. Art. 216 trattato
sull'unione. Non e` l'estensione di una competenza, ma l'individuazione di una modalita` di esercizio della
competenza. Gli stati hanno accettato questo principio. L'esercizio delle competenze non si esaurisce con
l'adozione di una legge, ma anche con l'adozione di accordi internazionali.
Principi che regolano l'esercizio delle competenze
Art. 5 trattato sull'UE. Principio di proporzionalita` e di sussidiarieta`. Il principio di prossimità è trattato
nell’Art. 10.
Art. 5 par. 4: proporzionalita`: l'azione dell'Unione non va al di la` di quanto necessario per raggiungere gli
obiettivi. Non puo` adottare atti che non siano necessari. si tratta di una regola di condotta: che tipo di atto
giuridico e il contenuto congruo rispetto all'obiettivo. Si tratta di un principio antiburocratico, che invece si
basa su un eccesso di regole.
Art. 5 par. 3: sussidiareta`: l'unione agisce solo quando l'azione prevista persegua un obiettivo che non puo`
essere adeguatamente perseguito dai singoli stati. Si fa riferimento alla non idoneita` degli stati a conseguire
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l'obiettivo; non sempre l'unione e` idonea a sostenere l'obiettivo. Si tratta di una valutazione ex ante di quale
sia il soggetto piu` idoneo. Questo principio opera nelle competenze non esclusive dell'unione.
19/10/18
Ogni volta che una persona viene trasferita da uno stato all'altro, questa ha il diritto di contestare il
trasferimento.
La Svizzera non fa parte dell'UE ma fa comunque parte del regolamento di Dublino. E' stata condannata per
il trasferimento di una singora richiedente asilo siriana in Italia, per il rischio di trattamenti degradanti: non
sapeva come e dove sarebbe stata accolta con i suoi 6 figli. I trasferimenti di persone determinano sempre
situazioni individuali rischiose.
Dublino e` andato in crisi per tutte le contestazioni dei trasferimenti. Questo regolameno individua i criteri di
esaminazione delle domande di asilo nello stato competente in base a Dublino; se si trovano in uno stato
diverso viene msso in atto il trasferimento.
Contrasto tra effettivita` dei dritti e efficacia di un atto. Per una piena efficacia si dovrebbe andare contro la
volonta` individuale e i diritti della persona, senza tener conto della richiesta e della possibilita` di
contestazione. Tutti gli atti per essere efficaci dovrebbero presumere l'assenza dei diritti.
Altra criticita`: le persone non si fermano nello stato competente. Questa fa parted i un'elusione del
regolamento. Il prolema in Italia sta nel sistema di accoglienza deficitario.
Altra elusione: l'Italia non ha mai avuto un grande interesse all'applicazione rigorosa di Dublino: farebbe si`
che le persone rimangano in Italia; di fatti fino al 2016 non procedeva all'identificazione delle persone che
entravano; in piu` non provvedeva alla cooperazione con gli altro stati dublino, soprattutto con le richieste di
prendersi in carico le persone transitate negli altri stati (quest vale anche per altri dublino). La posizione
dell'Italia deriva anche dal subire qusto regolamento. Le persone riescono ad accedere agli altri stati dell'UE
perche` siamo in un'area di libera circolazione. Questo crea un conflitto tra sistemi: libera circolazione vs.
dublino (far si` che le persone restino nel paese competente, vietando i movimenti secondari). Il regolamento
di Dublino determina lo Stato dove il cittadino richiedente asilo dovra` rimanere per sempre, quindi non solo
lo stato competente, poiche` nell'Ue non esiste una norma che determina un permesso di soggiorno
permanente per il richiedente asilo. Questo e` un altro elemento di criticita`. Shengen e Dublino sono nati
insieme (libera circolazione/circolazione permanente).
Tutto questo crea tensione tra i governi Europei. Dublino e` stato creato dal diritto internazionale, ereditato
direttamente dall'UE senza essere modificato.
Dublino1 : 1990 diritto internazionale
Dublino 2: primo regolamento unione europea 2003
Dublino 3: 2013, modifica del 2003.
Non si ha una modfica sostanziale del contenuto, quindi UE non ha dato un valore aggiunto a quella
modifica, nessun esito sul contenuto. Quindi e` rimasto imbevuo di una logica internazionale in cui tutti gli
stati dovrebbero cooperare.
Per ovviare alla crisi:
Strumento di ricollocazione: 2015. Ridistribuzione dei richiedenti asilo presenti in Grecia ed Italia e il
bisogno di protezione internazionale, individuando i soggetti beneficiari di ricollocazione soltanto tra chi
appartiene a nazionalita` che hanno ottenuto asilo per il 75% dei casi (es. siriani se su 100, 75 hanno ottenuto
asilo). NB: sono nazionalita` scarsamente presenti in Italia, difatti e` stato poco efficace. 160 mila persone
dovevano essere ricollocate tra 2015/16 tra GR e IT; solo 30mila sono state ricollocate, 10 da IT e 20 da GR.
Si prevede, nell'art 7 di queste decisioni, l'obbligo di identificazione per entrambi gli stati. In piu` per l'Italia
viene imposta l'introduzione di centri HotSpots, dove le persone devono essere tratenuteai fini
15
dell'identificazione. Ha portato l'Italia ad identificare il 100% delle persone che arrivano (dal 2016). Viene
stabilita una quota per paese di persone da ricollocare, determinata in base al Pil e al numero di richiedenti
asilo gia` presenti e anche in base al tasso di disoccupazione.
Fallisce il sistema di ricollocazione ma rimane esigenza di mettere in atto dublino--> commissione europea:
pacchetto i riforme; non vengono cambiai i criteri, se non aggiungendo il legame familiare dei fratelli
(rimane il problema di comprovarlo); rimane il problema dello stato di primo ingresso. La commissione
propone di abrogare le eccezioni che permettono allo stato di essere solo zona di transito, combinando
modifiche a direttive di richiesta di asilo: se una persona si trova in uno stato diverso da quello competente,
la persona ha diritti minori, solo basilari, e verranno applicate misure accellerate di verifica della domanda.
Sistema correttivo di redistribuzione: scatta quando in uno stato arrivano domande superiori al 150% rispetto
alla quota sostenibile stabilita.
Se uno stato si vuole sottrarre al sistema di redistribuzione obbligatoria e non accogliere i rifugiati, deve
pagare 250000 ero a rifugiato che non viene accolto.
16/11/17-->posizione del parlamento su proposta della commissione che difatti viene stravolta: il
parlamento prevede che quando arriva una persona in uno stato, si applica un meccanismo di redistribuzione,
indicando i legami con gli altri stati UE. Vengono individuati 4 stati dove la persona puo` recarsi,
scegliendone 1. L'elemento del parlamento e' il superamento dello stato di primo ingresso, a prescindere dal
numero di persone che hanno ingresso nello stato. Nel Consiglio invece, nonostante il parlamento sia coeso e
cooperante, non e` stato trovato un accordo, che quindi non puo` trovare incontro con Parlamento per una
decisione comune.
Consiglio europeo di Giugno 2018: paragrafo 12 che stabilisce che i governi devono tenere conto nella
riforma di dublino delle persone che arrivano in un paese a seguito di operazioni di ricerca e soccorso in
mare. Non si puo` ritenere che chi e` entrato in questo contesto sia irregolare, poiche` sono operazioni
obbligatorie di uno stato. Potrebbe essere la strada giusta per trovare un accordo nel consiglio per accettare la
proposta di modifica del parlamento europeo almeno per quelli che entrano dopo queste operazioni.
23/10/18
La clausola di flessibilità o base giuridica residuale: art 352 TFUE
- Concetto di competenza dell’Unione si lega al principio di attribuzione (non ha una sovranità originaria,
quindi la sua azione è necessariamente limitata alle competenze che le sono attribuite dai trattati).
- Obiettivi Unione (art. 3 TUE).
- Poteri espliciti (base giuridica).
Cosa succede se non ci sono disposizioni nel trattato per adottare un atto? => ART 352: se un’azione
dell’Unione appare necessaria, nel quadro delle politiche definite dai Trattati, per realizzare uno degli
obiettivi di cui ai trattati senza che questi ultimi abbiano previsto i poteri di azione richiesti a tal fine, il
Consiglio, deliberando all’unanimità su proposta della Commissione e previa approvazione del Parlamento
Europeo, adotta
le disposizioni appropriate. Il Parlamento non può incidere sul contenuto dell’atto.
Norme per assicurare determinati standard ambientali non c’era competenza in materia, quindi venne usato
l’articolo 308 (obiettivi dei trattati) dove era presente il concetto di “sviluppo armonioso” all’interno dei
trattati. Anni ’80 la Danimarca si è opposta a questo articolo (adozione di atti sulla clausola di flessibilità che
dessero più competenze ue). Da quel momento è stato utilizzato ma per l’adozione di atti che hanno un
effetto meno dirompente. La corte di giustizia dell’UE ha sposato la posizione della Danimarca (sostenuta da
altri stati membri). In un parere della corte di giustizia del 1996 ha dato alcune istruzioni sull’uso di questo
articolo (non è una deroga al principio di attribuzione): (slide) (min 16.30)
Art. 352 ha natura residuale: non possiamo usarlo se nel trattato esiste una base specifica per quell’atto. Non
si può quindi scegliere tra la base specifica e l’art. 352 (base specifica > art. 352). Nel momento in cui è
presente base specifica, quella dovrà essere usata.
16
La Commissione, nel quadro della procedura di controllo del principio di sussidiarietà (competenza
concorrente) di cui all’articolo 5, paragrafo 3 del trattato sull’Unione Europea, richiama l’attenzione dei
parlamenti nazionali sulle proposte fondate sul presente articolo. Competenze concorrenti: L’azione
normativa può essere svolta sia da unione che da stati membri, quindi se viene adottato un atto che non
rispetta il principio di sussidiarietà a livello nazionale si va a comprimere il ruolo dei parlamenti nazionali,
perché quell’azione poteva essere svolta da loro. Un uso ampio dell’art. 352 potrebbe avere questo effetto sui
parlam. Nazionali.
Limiti art. 352:
- Non può essere utilizzato per attuare un atto che armonizzi delle disposizioni legislative e regolamentari
degli Stati membri nei casi in cui i trattati la escludono.
- Non può servire come base giuridica per il conseguimento di obiettivi riguardanti la politica estera e di
sicurezza comune.
In realtà la necessità di ricorrere all’art. 352 non è più necessaria come una volta, perché gli Stati hanno
deciso di attribuire sempre più competenze all’UE. Non solo competenze e poteri più ampi, ma anche la
corte di giustizia ha dato dei pareri sui trattati che hanno generalmente interpretazione estensiva delle basi
giuridiche.
Dottrina dei poteri impliciti: quando abbiamo un potere espresso esplicitamente, questo implica anche dei
poteri impliciti strumentali all’esercizio dei poteri espliciti.
Se uno Stato si oppone in modo ripetuto all’adozione di atti sulla base dell’art. 352: principio di leale
cooperazione (art. 4 TUE): gli Stati membri facilitano all’unione l’adempimento dei sui compiti e si
astengono da qualsiasi misura che rischi di mettere in pericolo la realizzazione degli obiettivi dell’Unione.
Applicazione differenziata del diritto UE:
Fenomeni (eterogenei) accomunati dal fatto che alcune norme del diritto ue trovano applicazione e sono
vincolanti solo per ALCUNI stati membri. Non è una violazione del diritto ue, ma certe norme sono
strutturalmente vincolano solo alcuni stati membri. È un’eccezione rispetto alla regola.
Attualmente all’interno dei trattati abbiano una procedura ad hoc (cooperazione rafforzata) che consente di
creare fenomeni di applicazione differenziata. Procedura a portata quasi generale, tutti i settori a parte …
L’applicazione differenziata può essere prevista direttamente dai trattati; i trattati possono prevedere una
base giuridica ad hoc per l’applicazione differenziata; diritto Schengen è nato come cooperazione solo tra
alcuni stati membri e non si è automaticamente esteso a tutti gli stati, perché per aderirci bisogna soddisfare
certi requisiti.
Cooperazione rafforzata: art. 20 TUE.
1) Gli stati membri che intendono instaurare tra loro una CR nel quadro delle competenze non esclusive
dell’Unione possono far ricorso alle sue istituzioni ed esercitare tali competenze applicando le pertinenti
disposizioni dei Trattati, nei limiti e con le modalità previsti nel presente articolo e negli artt. da 326 a 334
TFUE.
Le CR sono intese a promuovere la realizzazione degli obiettivi dell’Unione, a proteggere i suoi interessi e a
rafforzare il suo processo di integrazione. Sono aperte in qualsiasi momento a tutti gli Stati membri ai sensi
dell’art. 328 TFUE.
2) La decisione che autorizza una CR è adottata dal Consiglio in ultima istanza (last resort), qualora esso
stabilisca che gli obiettivi ricercati da detta cooperazione non possono essere conseguiti entro un termine
ragionevole dall’Unione nel suo insieme, e a condizione che vi partecipino almeno nove Stati membri.
3) Tutti gli Stati membri del Consiglio possono partecipare alle sue deliberazioni, ma solo i membri del
Consiglio che rappresentano gli Stati membri partecipanti ad una cooperazione rafforzata prendono parte
al voto.
4) Gli atti adottati nel quadro di una cooperazione rafforzata vincolano gli stati membri partecipanti. Non
sono considerati un acquis che deve essere accettato dagli Stati candidati all’adesione dell’Unione.
Nella cooperazione rafforzata si usano le istituzioni dell’Unione. Tutti gli stati che intendono partecipare
devono poter partecipare se possono soddisfare le condizioni oggettive per l’oggetto in questione. Se uno
17
stato non può o non vuole partecipare, in qualsiasi altro momento potrà entrare a far parte della CR. In questo
caso dovrà dimostrare che sarà pronto a recepire tutte le norme che sono state già adottate.
Stati membri CR e UE dovrebbero promuovere la partecipazione alla cooperazione a più stati possibili.
Limiti:
La cooperazione rafforzata non può: recare pregiudizio al mercato interno, né discriminazione tra stati
membri; interferire negativamente sulla posizione degli stati membri che non partecipano alla CR (art 20
quando il Consiglio si riunisce tutti i membri partecipano, ma voteranno soltanto gli stati che partecipano alla
CR. Sorveglianza da parte degli stati che non partecipano alla cr).
Se gli stati vogliono partecipare alla cr devono rivolgersi alla Commissione europea, che può sottoporre
questa richiesta al consiglio. Se i requisiti e l’interesse dell’UE sono rispettati dallo stato richiedente, la
richiesta vverrà portata al consiglio (maggioranza qualificata e approvazione parlamento europeo).
5 fenomeni di cooperazione rafforzata:
1) norme applicabili alla separazione personale o al divorzio delle coppie internazionali (17 stati membri che
partecipano a questa cooperazione rafforzata);
2) norme per la disciplina del regime patrimoniale dei coniugi internazionali (17 stati partecipano);
3) tutela dei brevetti. Brevetto unitario europeo (26 stati membri);
4) norme sulla procura europea, frode (20);
5) adozione di norme sulla imposta sulle operazioni finanziarie (10 stati).
Unione monetaria (fenomeno di applicazione differenziata):
Nasce con il Trattato di Maastricht. Adozione di una moneta unica che si sostituisce alle monete nazionali e
BCE. 19 Stati che fanno parte della Eurozona. Per farne parte si deve essere in grado di rispettare certi criteri
(di divergenza): stabilità tassi di cambio etc… Coloro che non sono in grado di soddisfarli si chiamano Stati
membri con deroga. Sono quelli che sono entrati più recentemente (Polonia, Rep ceca, ungheria, romania,
bulgaria, croazia). La partecipazione all’unione monetaria è necessaria per essere uno stato membro. Ma per
esempio GB e Danimarca quando è stata introdotta l’unione monetaria hanno ottenuto un protocollo (15 e
16) dove si sancisce che questi Stati non fanno parte dell’area Euro. Questi protocolli hanno valore di diritto
primario, come i trattati principali essi richiedono l’unanimità.
La Svezia non c’è l’euro, ma non c’è un protocollo quindi non è uno stato con esenzione. Esso rientra negli
stati con deroga. Ma in un referendum popolare dove non si voleva l’euro, la Svezia non ha aderito al
meccanismo europeo dei tassi di cambio usato per stabilire la variabilità/stabilità dei tassi di cambio.
Non è possibile uscire solo dall’Euro.
Spazio di libertà, sicurezza e giustizia (fenomeno applicazione differenziata):
GB, Irlanda e Danimarca: non fanno parte di questo spazio. Hanno un protocollo di opt-out, quindi non sono
vincolati dagli atti dell’Unione in queste materie. Tuttavia, in questo protocollo c’è anche la possibilità di
partecipare all’adozione di un singolo atto in materia di libertà, sicurezza e giustizia. Possono anche
decidere, una volta che un atto sia già stato adottato senza la loro partecipazione, di vincolarsi rispetto a
quell’atto. Nel caso dell’Irlanda il protocollo dice che può disfarsi di un atto (revisione semplificata del
trattato). La posizione della Danimarca e il protocollo prevede che essa possa partecipare a singoli atti, ma
essi non trovano vincolo nel diritto dell’UE, ma nel diritto internazionale.
29/10/18
Cooperazione Schengen (applicazione differenziata):
Requisiti che possono consentire ad uno Stato di ripristinare le frontiere. Dimensione esterna.
Strumenti per la libera circolazione all’interno dell’Unione Europea. Schengen nasce come accordo
internazionale nel 1985, a cui fa seguito un accordo, la convenzione di applicazione nel 1990 (Schengen
diventa esecutivo). Stati che hanno dato vita a questa cooperazione: fr, germ, belgio, olanda, lussembrugo.
Regole per eliminare controlli alle frontiere interne, occorrono regole COMUNI. Difficili regole comuni
sull’attraversamento delle frontiere esterne di modo che entrino nell’area Schengen persone che soddisfino i
medesimi requisiti (stessi titoli/documenti per entrare). Essendoci un’area di libera circolazione interna si
18
applicano regole comuni per consentire l’attraversamento delle frontiere esterne.
Questi 5 stati decidono di realizzare questa cooperazione con un accordo internazionale, fuori dall’UE perché
essa non aveva ancora le competenze nel 1985 (solo nel 1997 con trattato di Amsterdam). Questo accordo
produce i risultati desiderati: laboratorio Schengen -> con esso si sono sperimentate delle regole, che hanno
prodotto i risultati desiderati e quindi funziona. Via via hanno aderito a questo altri Stati parti dell’UE. Tutti
praticamente gli stati dell’UE ad un certo punto erano parte della cooperazione Schengen a parte GB,
IRLANDA. Nel 1998 più o meno tutti gli stati riescono ad applicare Schengen. Con il trattato di Amsterdam
nell’attribuire le competenze dell’UE in materie di immigrazione e asilo essa si appropria di una politica
(Schengen) che è sorta fuori dall’UE, ma con stati dell’UE. Aquis di Schengen viene incorporato nel diritto
dell’UE attraverso la sostituzione dell’accordo con una fonte di diritto dell’UE, questa avviene con
l’approvazione di un regolamento (numero 2016-349) che si sostituisce materialmente all’accordo
internazionale. Il diritto dell’UE si appropria di regole che erano sorte al di fuori di essa. Ciò è accaduto
perché Schengen coinvolgeva gli stessi stati membri dell’UE ed era di interesse fondamentale per l’UE.
Gb e Irlanda accettano perché sono esclusi per applicazione differenziata. La Danimarca è stato parte di
Schengen vincolata solo dal diritto internazionale, non accetta gli atti adottati nell’ambito dello spazio di
libertà, sicurezza e giustizia (per un impedimento nella costituzione danese, perché con il diritto Ue c’è una
limitazione di sovranità, mentre con il diritto internazionale no).
Ci sono degli Stati che non sono parti UE ma sono parte di Schengen: Lichtenstein, Svizzera, Norvegia,
Islanda. Questi sono oggi vincolati dal regolamento UE a titolo di diritto internazionale, perché esso
rappresenta uno sviluppo della cooperazione Schengen -> Europa a geometria variabile
I contenuti essenziali di Schengen sono: regole comuni per effettuare i controlli alle frontiere esterne e
regole comuni per stabilire i requisiti ai fini dell’ingresso di breve durata (fino a 90 giorni). Perché chi
soddisfa questi requisiti può poi circolare in tutta l’area Schengen. Gli ingressi di lunga durata (maggiore di
90 giorni) sono ancora disciplinati da ogni Stato sulla base della competenza legislativa nazionale.
Codice frontiere Schengen. Creazione del sistema informatico Schengen (S.I.S.), segnalati tutti coloro che
sono considerate persone pericolose e che dovrebbero essere allontanate. I dati inseriti diventano comuni.
Regole comuni per l’attraverso delle frontiere interne (che ci sono ancora).
Il regolamento si applica a chiunque attraversi frontiere interne o esterne, i suoi requisiti non si applicano a
coloro che godono dei diritti dei rifugiati e coloro che richiedono protezione internazionale. Principio di non-
refoulement tutela coloro che vogliono richiedere protezione internazionale.
Requisiti per ingresso di breve durata: visto/autorizzazione al soggiorno della durata fino a 90 giorni (visti
Schengen uniformi) sono solitamente quelli turistici bisogna dimostrare di avere delle risorse sufficienti per
il sostentamento in quei 90 giorni e di avere un’assicurazione sanitaria valida; ci vuole anche un documento
valido per l’espatrio valido per l’intero soggiorno e non bisogna essere segnalati (considerati pericolosi per
l’ordine pubblico). Il visto viene rilasciato nell’ambasciata del paese d’origine; viene controllato che la
persona abbia un biglietto per lasciare l’area Schengen. Altro tipico motivo è quello di salute: anche questo
visto è limitato fino a 90 giorni. Altro motivo: visita ad altre persone, dev’esserci una richiesta di ospitalità.
Motivo: visto per affari, diverso da quello di lavoro (contrattuale). Il visto per studio è uno di lunga durata.
Quando si chiede un visto da lunga durata questo viene rilasciato dagli stati in base alla legislazione
nazionale. I paesi sono ammessi ad entrare nello stato che emette il visto e possono circolare nell’area
Schengen fino ad un massimo di 90 giorni in un intervallo di 6 mesi. Il visto di lunga durata richiede
condizioni ulteriori a quelli di 90 giorni, quindi chi possiede quello di lunga durata possiede i requisiti per il
visto di breve durata.
Le frontiere interne non hanno più controlli, quindi i controlli avvengono solo nelle frontiere esterne.
Tuttavia, dal 2014 gli stati membri hanno ripristinato i controlli dalle frontiere interne con molta più
frequenza rispetto al passato per l’aumento dei flussi migratori (dai Balcani e dall’Italia), che determina i
movimenti secondari (delle persone richiedenti protezione internazionale). In particolare: Austria, Germania,
Svezia, Norvegia, Danimarca, Francia. Dal 2014 si è parlato di “sospensione degli accordi di Schengen”,
anche se non è proprio così. Nel regolamento è previsto che gli Stati possano ripristinare temporaneamente i
controlli interni, quando gli Stati ritengono che ci sia una minaccia per l’ordine pubblico o per la sicurezza
interna (minaccia o evento terroristico, minaccia o commissione di reati, eventi pubblici di particolari
19
dimensioni che richiedono un particolare dispiegamento delle forze dell’ordine). La minaccia può essere
prevedibile o non prevedibile. È prevedibile quando ci sono informazioni di intelligence o quando l’evento
è di grandi dimensioni, quando è prevedibile lo Stato può ripristinare il controllo delle frontiere interne fino a
30 giorni prorogabile fino a 6 mesi (devono notificarlo alla Commissione Europea).
Quando non è prevedibile ripristino da 10 giorni prorogabile fino a 20 giorni che non possono superare i 2
mesi.
Se ci sono circostanze eccezionali che mettono a rischio il funzionamento dell’area Schengen, allora si
possono autorizzare gli Stati a ripristinare il controllo delle frontiere interne fino a 2 anni ed essi potranno
ripristinare i controlli dalla Commissione Europea. Ciò è successo per la prima volta con una
raccomandazione della Commissione Europea adottata poi dal Consiglio (12 maggio 2016 fino al 12 maggio
2018). Ad oggi gli Stati hanno a partire da questa data prorogato i controlli alle frontiere interne fino
all’11/11/2018 per motivi di sicurezza (persistente minaccia terroristica il periodo di durata massima di
ripristino del controllo è permanente come la minaccia) e minacce derivanti dai continui movimenti
secondari di persone. Ad oggi siamo al di fuori di quanto consentito da Schengen. Fino al 2014 era stato
escluso che l’attraversamento massiccio di cittadini di Stati terzi potesse essere una minaccia per l’ordine
interno degli Stati membri. Di per sé questo attraversamento non è una minaccia, ma gli Stati sostengono e
rendono diritto praticato che questo attraversamento è una minaccia.
Gli Stati UE e le istituzioni UE: contenimento dei flussi (impedire alle persone di venire nell’UE) è l’unico
modo per ritornare ad un giusto funzionamento di Schengen. ES: Italia-Libia accordi con governo di unità
nazionale e milizie libiche hanno diminuito da 100.000 a 12.000 gli sbarchi dalla Libia; accordo di
cooperazione offrendo risorse per convertire il loro business “di immigrazione” in un’attività di
contenimento del flusso (detenuti nei centri di detenzione).
Turchia: viene concluso un accordo nel marzo 2016 suggellato da una dichiarazione dai capi di stato ue
nell’ambito ue. Non esiste un accordo internazionale vero e proprio. Questa dichiarazione prevede l’obbligo
per la Turchia di accogliere e assistere i cittadini siriani presenti nel suo territorio; obbligo di contenere le
partenze e contrastare il traffico dei migranti; riammettere tutte le persone, anche richiedenti asilo, arrivate
nelle isole greche a partire dal 20 marzo 2016. Governi UE hanno versato alla Turchia 3 miliardi di euro e
ora altri 3 miliardi di finanziamento, condizionati a progetti in materia sanitaria, educativa etc. Turchia
qualificata come paese terzo sicuro (paese terzo sicuro per i siriani richiedenti asilo, ma non è paese di
origine sicuro per i cittadini turchi, che possono chiedere asilo in Europa). Applicando questa nozione si
riesce a rimpatriare anche i richiedenti asilo, ma se si ritiene che esso possa avere una protezione altrove
(ovvero la Turchia) allora va bene. Cooperazione ritenuta un successo dal punto dell’UE per il
funzionamento di Schengen, si è pensato di riprodurla anche con la Libia. Questo modello è stato adattato
alla Libia, adattato ad essa. L’intercettazione delle navi che partono dalla Libia dev’essere fatta dalla guardia
costiera libica.
30/11/2018
Gerarchia delle fonti nell’ordinamento dell’Unione Europea:
1) Trattati Istitutivi (compresi i protocolli) e la Carta dei diritti fondamentali (CEDU). Sono allo stesso
livello, quindi nessuna prevale sull’altra. Sono trattati internazionali, perché l’UE è un’organizzazione
internazionale, anche se peculiare.
Sentenza “van gend en loos” del 1963 pronunciata dalla Corte di Giustizia: causa con cui un’impresa
olandese (di cui il nome della sentenza) chiese ad un giudice di non pagare il dazio, sulla base del TFUE
che prevedeva l’unione doganale. L’Olanda praticava quindi un dazio tra paesi membri della CEE. Il
giudice olandese si rivolse alla Corte di Giustizia con un ricorso in via pregiudiziale, chiedendo come
interpretare le norme UE. La Corte di Giustizia dette le seguenti interpretazioni: i trattati sull’UE hanno
caratteristiche peculiari perché hanno uno scopo che va al di là dei diritti/obblighi tra Stati. I trattati
prevedono una limitazione di sovranità. Il giudice ha quindi potuto disapplicare la legge olandese. Le
norme dei trattati sono idonee a produrre diritti e obblighi verso i cittadini.
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2) Principi generali dell’ordinamento UE e il Diritto Internazionale (accordi internazionali che
l’Unione conclude con un altro soggetto: Stato o organizzazioni internazionali), comprese le
consuetudini che si applicano tutte le volte che non sono derogate dai trattati.
3) Atti derivati dai trattati: la loro esistenza si giustifica in base ai trattati. Possono essere:
- Atti derivati tipici (elencati nell’art. 288 del TFUE) e possono essere sia vincolanti che non vincolanti.
Gli atti tipici vincolanti sono: direttive, regolamenti e decisioni.
Gli atti tipici non vincolanti sono: raccomandazioni e pareri.
- Atti derivati atipici possono essere previsti o non previsti.
4) Atti delegati e di esecuzione: poggiano su un atto tipico vincolante, quindi già adottato dalle istituzioni.
6/11/2018
Gerarchia delle fonti:
TRATTATI: effetti diretti verticali e orizzontali (obbligo verso persone fisiche e giuridiche).
PROTOCOLLI,
Carta dei diritti fondamentali:
Nei trattati degli anni ‘50 non c’era niente che tutelasse i diritti fondamentali, perché l’Unione nasceva come
unione economica. L’Unione ha continuato a legiferare, vincolando le persone (intaccando sfera giuridica
persone). È sorta quindi l’esigenza di tutelare questa sfera giuridica con norme non previste nel trattato. Corti
costituzionali affermano l’esigenza di rispettare i diritti fondamentali scritti nelle Costituzioni. La corte di
giustizia dell’unione europea risponde a ciò con i principi generali. Essi sono una fonte del diritto UE (2°
livello) ed è una fonte non scritta, esiste e viene riconosciuta ma non codificata. La corte di giustizia si fonda
sugli ordinamenti comuni degli stati membri, principi comuni agli ordinamenti degli stati membri,
individuando il principio comune, adattandolo poi all’Unione Europea. La corte di giustizia cerca il
principio comune, ma non riuscirà mai a trovarne uno comune a tutti e 28 gli stati membri. Anche se un
principio fosse comune a tutti (es: principio della riservatezza), bisogna vedere qual è la prassi di ogni Stato.
Le corti devono trarre una regola dai principi per applicarli. Riconoscimento discrezionale dei principi da
parte della Corte di Giustizia. Nel 1974 corte di giustizia afferma che pur nel silenzio dei trattati, i principi
generali devono considerarsi parte integrante dell’UE tratti dalle tradizioni costituzionali comuni agli
ordinamenti degli stati membri e dal diritto internazionale, in particolare le norme sui diritti umani e nello
specifico la Convenzione Europea sui Diritti Umani.
SENTENZA HAUER: signora Hauer imprenditrice agricola tedesca, voleva ampliare attività agricola e
piantare nuovo vigneto ma non poteva perché UE aveva approvato un regolamento che limitava le attività
vitivinicole. Lei afferma che questo regolamento andava contro un diritto fondamentale, ovvero il libero
sfruttamento della proprietà privata e la libera impresa economica (diritto alla proprietà). Il regolamento
secondo lei era illegittimo. Il giudice nazionale si rivolge alla Corte di Giustizia dell’UE ponendo la
questione, che afferma la validità e legittimità del regolamento in questione perché la regola vigente in tutti
gli ordinamenti degli stati membri è l’affermazione del diritto di proprietà, ma esso è limitabile e
ridimensionabile.
- Responsabilità extracontrattuale: art. 340 TFUE l’Unione riconosce responsabile per i danni causati alle
persone dalle sue istituzioni e agenti, l’Unione deve risarcire conformemente ai principi generali comuni agli
ordinamenti degli stati membri. Questo articolo è in vigore dagli anni 50 ed era l’unico che menzionava i
principi generali.
- Trattato di Maastricht 1992: si ha un caso di codificazione, ovvero quando il legislatore (in questo caso
dell’UE) codifica la giurisprudenza della Corte di Giustizia. Nel trattato di Maastricht c’è una norma (art. 6
par. 3): i diritti fondamentali garantiti dalla convenzione europea sui diritti umani e risultanti dalle tradizioni
costituzionali comuni agli stati membri fanno parte del diritto dell’unione in quanto principi generali.
Vengono inseriti nel trattato che sancisce l’esistenza dei principi generali, anche se nonostante la
codificazione è stata la corte di giustizia a definire quali sono i principi.
- Codificazione di un elenco dei principi generali nel 2000: Carta dei diritti fondamentali dell’Unione
Europea o Carta di Nizza. La carta è un catalogo dei diritti (55 articoli) tratti anch’essi dalle Costituzioni
degli stati membri e dalla CEDU. Consolidamento dei diritti fondamentali sviluppati fino al 2000. Essa viene
21
ufficialmente accolta e proclamata nel 2000, ma senza conferire ad essa alcuna efficacia giuridica vincolante.
Nel 2000 la Carta non viene inserita nella gerarchia delle fonti. Non si voleva fosse una fonte per i voleri dei
governi di allora, che temevano ciò potesse spingere verso un’ulteriore costituzionalizzazione dei trattati e
una trasformazione del diritto UE verso un diritto più statale che internazionale (Unione federale e processo
di integrazione europea). C’era ma non si poteva applicare.
- Trattato di Lisbona del 2009: si decide di conferire efficacia giuridica alla Carta di Nizza collocandola al
vertice delle fonti del diritto UE. Essa rimane fuori dai trattati TUE e TFUE.
Anche il diritto internazionale (consuetudinario e convenzioni internazionali sui diritti umani) è stata usata
come fonte dalla Corte di Giustizia. Art 6. Par. 1 TUE. I diritti fondamentali costituiscono un limite
all’esercizio dell’attività normativa e delle politiche UE secondo le proprie competenze. I diritti fondamentali
costituiscono una tutela contro atti dell’UE che essa adotta nell’esercizio delle proprie competenze. Le
persone fisiche e giuridiche possono far valere una violazione di un diritto fondamentale davanti ad un
giudice.
L’ambito di applicazione della Carta di Nizza: art. 51 della Carta sancisce che essa si applica non sono
all’UE e ai suoi organi, ma anche agli Stati membri nell’attuazione del diritto dell’UE.
Livello di tutela o standard di tutela art. 53 Carta: nel diritto UE non c’è una scelta per quanto riguarda
l’applicazione, ma nell’art 53 “nessuna disposizione della presente carta dev’essere interpretata come
limitativa o lesiva dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali riconosciuti, nel rispettivo ambito di
applicazione, dal diritto dell’Unione, dal diritto internazionale, dalle convenzioni internazionali…”. Si deve
applicare sempre lo standard più elevato e favorevole quando è presente un diritto presente in più
convenzioni. Es: in materia di diritto d’asilo c’è una norma costituzionale italiana più “alta” (art. 53) di
qualunque altra carta o disposizione internazionale.
In base all’art. 52 par. 3 della Carta, tutte le volte che abbiamo un diritto scritto nella carta corrispondente a
un diritto scritto nella CEDU, quel diritto dev’essere interpretato come nella CEDU.
Art. 6 par. 2 TUE: afferma che l’Unione aderisce alla CEDU e tale adesione non modifica le competenze
dell’Unione definite dei trattati. Nonostante ciò l’Unione non ha aderito ancora perché la Corte di giustizia
nel 2014 ha pronunciato un parere su un progetto di adesione alla CEDU affermando che questo progetto di
accordo non era compatibile con il diritto dell’Unione. Quel progetto non tutelava le particolarità delle
relazioni che sussistono tra gli stati membri e c’era il rischio che dall’adesione ci fosse un’interferenza
nell’interpretazione dei rapporti tra stati. L’efficacia dell’adesione dell’UE alla CEDU sarà di inserire un
ulteriore strumento di controllo esterno specializzato nei diritti umani sull’operato dell’Unione.
9/11/2018
Migrazioni e vulnerabilità: lotta alla tratta di persone e protezione delle vittime
Marco Borraccetti
Unione Europea uno dei sistemi più avanzati per la protezione di vittime di tratta.
Traffico (smuggling) è funzionale all’ingresso irregolare in un territorio, attraversamento di frontiere. Arrivo
di persone non per vie ufficiali. Non esistono vittime di traffico, ma potrebbero essere vittime di reato dei
trafficanti. Spesso il traffico richiede un’organizzazione criminale. UE ha direttive e obblighi chiari in
materia di traffico. Trafficanti chiamati facilitatori. Per la facilitazione non c’è ancora una direttiva.
Tratta non richiede l’attraversamento della frontiera, può essere interna.
1) Che cos’è la tratta di persone? Riguarda anche noi?
È un crimine caratterizzato da domanda e profitto attraverso lo sfruttamento di persone e delle loro
vulnerabilità. Consiste in una grave violazione dei diritti umani. E’ espressamente vietato dalla Carta dei
diritti fondamentali (art. 5 parte sulla dignità della persona), collegato a divieto di schiavitù, servitù e lavoro
forzato, ma non ne è un sinonimo. Esse sono uno degli elementi che caratterizza la tratta.
Ha doppia base giuridica del TFUE: artt. 79 e 83 (cooperazione penale).
Elementi che caratterizzano la tratta:
- Cosa: reclutamento, trasporto, trasferimento, accoglienza o ricevimento;
- Come: con violenza o uso della forza;
- Perché: sfruttamento, che include lo sfruttamento della prostituzione o di altre forme di sfruttamento
22
sessuale; lavoro forzato; schiavitù o pratiche simili; servitù ed espianto degli organi.
Definizioni inclusive per abbracciare più ipotesi di tratta/sfruttamento possibili.
L’espresso consenso delle vittime è irrilevante; nel caso ci siano minori coinvolti il solo reclutamento,
trasporto, ospitalità o accoglienza di un minore per finalità di sfruttamento, vanno considerati come
fenomeno di tratta, al di là degli strumenti utilizzati a tale scopo.
Lo sfruttamento può essere lavorativo (uomini e minori) o sessuale (donne o minori).
Il 65% delle vittime registrate ha la cittadinanza europea (Eurostat-Report 2015).
EU top five (stati d’origine delle vittime): Bulgaria, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Romania.
Paesi Bassi: hanno territori oltremare, i cittadini olandesi caraibici. La prostituzione è legale, ma ciò non ha
eliminato lo sfruttamento e la tratta.
2) Il quadro europeo: focus sulla protezione delle vittime di tratta
- La dir. 2011/36 (direttiva tratta o anti-tratta)
Direttiva sulla prevenzione e la repressione della tratta di persone e la protezione delle vittime. Inserisce
anche la definizione di posizione di vulnerabilità: “una situazione in cui la persona in questione non ha altra
scelta effettiva ed accettabile se non cedere all’abuso
La direttiva prevede delle sanzioni tanto per le persone fisiche che quelle giuridiche (aziende tipo). Attori
coinvolti: vittime, trafficanti, beneficiario dei servizi delle vittime di tratta. Non ci sono disposizioni europee
che colpiscano coloro che beneficiano dei servizi delle vittime. Art. 18.4, gli St. M. solamente “valutano la
possibilità di adottare misure” per punire la condotta “di chi ricorre consapevolmente ai servizi”. COM
(2016) 267.
Protezione delle vittime:
- Sostegno non appena sono individuate come vittime;
- Sostegno prima/durante/dopo il procedimento penale;
- Sostegno non subordinato alla collaborazione, ma fatta salva la direttiva Permesso (2004/81). Questa
direttiva prevede permessi per rimanere in modo regolare sul suolo dello Stato. Questa direttiva consente di
dare permessi regolari a coloro che hanno collaborato con la polizia e alle vittime di tratta che hanno
collaborato con attività di polizia. Se una vittima di tratta è di uno stato terzo, allo scadere del periodo di
riflessione (almeno 30 giorni), per ottenere il permesso deve collaborare con la polizia. Se non collabora,
diminuzione dei servizi garantiti.
- La direttiva Sanzioni;
- La direttiva sul permesso di residenza;
3) Criticità.
Come rimediare all’assenza di norme sanzionatrici degli sfruttatori non trafficanti? Utilizzo della direttiva
sanzioni (2009/52) manodopera irregolare: possibile solo se le vittime non sono europee e irregolari in uno
Stato membro. Sono escluse le vittime regolari, le vittime con contratto regolare, le vittime lavoratrici
autonome, le vittime europee, nel caso dello sfruttamento sessuale in molti stati essa non è un reato e
identificare un “datore di lavoro” non è così semplice.
Legame regolarità – assistenza alle vittime (medio/lungo periodo). Direttiva anti-tratta non richiede la
collaborazione delle vittime, MA la direttiva Permesso (2004/81) richiede attiva collaborazione per ottenere
il permesso. Senza una posizione regolare sul territorio, ci son minori tutele per le vittime.
4) Perché non sfruttare l’art. 83.2 e concentrarsi sullo sfruttamento?
Proteggere le vittime in quanto vittime?
Significherebbe non fare differenza sull’origine della vittima, (boh vedi slide)
13/11/2018
Direttive: atto tipico di diritto derivato che può essere adottato dal Parlamento Europeo e dal Consiglio.
Nell’art. 288 ci sono le caratteristiche della direttiva, che si rivolge agli Stati membri (quindi diversa dal
regolamento). Le regole previste dalla direttiva vanno comunque a disciplinare i rapporti di diritto privato e
le persone. Quindi i destinatari della disciplina della direttiva sono le persone, ma quelli della direttiva in sé
sono solo gli Stati. Da quando la direttiva entra in vigore, decorre l’obbligo di attuazione (in media 2 anni)
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per gli Stati membri. La disciplina della direttiva inizia però a produrre effetti una volta decorso il tempo di
attuazione. Le direttive sono pubblicate in una gazzetta ufficiale. Lo Stato membro ha l’obbligo di risultato,
cioè deve attuare tutte le misure necessarie per assicurarsi che alla scadenza la disciplina sia recepita
nell’ordinamento interno. Non c’è discrezionalità sull’attuazione o meno e la disciplina va comunque attuata,
ma gli Stati possono scegliere i mezzi per attuarla e tradurla in norme razionali. Non tutto il contenuto della
direttiva è vincolante, ci possono essere margini di discrezionalità dal punto di vista del contenuto, anche se
variabili.
Da poco tempo alcuni Stati hanno adottato una prassi per cui recepiscono direttive con pochissimi margini di
discrezionalità. Il problema di questa prassi viene fuori quando la direttiva, troppo dettagliata, sia più simile
al regolamento e aggiri il principio di discrezionalità (competenze). La libertà di scelta delle modalità per
l’attuazione da parte degli Stati non è illimitata: gli Stati non possono attuare le direttive solo attraverso
prassi amministrative.
Un’altra possibilità di attuazione è quella tramite accordi tra le parti sociali, come espresso nell’art. 153 par.
3 del TFUE: uno Stato membro può affidare alle parti il compito di attuare la direttiva. Gli Stati possono
anche prevedere sanzioni in caso di inosservanza della direttiva.
Se la normativa razionale non è conforme con la normativa del diritto dell’Unione, la Commissione ha
previsto alcune tecniche per risolvere il problema. Il Trattato di Lisbona ha previsto una regola specifica per
l’ipotesi in cui gli Stati non abbiano adempiuto all’obbligo di comunicare le misure di adozione. Avvio di
procedure di infrazione che prevedono il pagamento di una data somma. Il Trattato di Lisbona ha introdotto
un’eccezione per cui il pagamento deve avvenire già alla prima sentenza (art. 260 par. 3) e non alla seconda
come al solito. Ci sono comunque obblighi per gli Stati prima della scadenza del termine per cui questi si
devono astenere dall’attuare misure razionali che potrebbero danneggiare la direttiva in questione. La Corte
si è espressa anche in merito ai giudici nazionali, i quali devono evitare che si consolidino delle
interpretazioni del diritto nazionale che, una volta scaduto il termine, siano in contrasto con la direttiva.
Tecniche della Corte in caso di non conformità della norma nazionale con quella dell’Unione:
1) Interpretazione conforme. Il giudice nazionale deve vedere le norme nazionali a disposizione e, coi criteri
d’interpretazione nazionali, assicurare la conformità del regolamento con la direttiva UE. Questa tecnica
deve essere usata sia in caso di controversia verticale (Stato – individui) che orizzontale (tra individui).
Limiti: l’interpretazione conforme non si può spingere fino a riscrivere una norma nazionale in contrasto con
la direttiva (contra legem). Non può inoltre creare una situazione di responsabilità penale nei confronti
dell’individuo.
2) Effetto diretto delle disposizioni della direttiva. Il giudice deve vedere se la disposizione della direttiva
rispetto alla quale si manifesta l’incompatibilità ha effetto diretto (quindi con contenuto chiaro, preciso e
incondizionato) e se la controversia è verticale o orizzontale. L’effetto diretto non si applica a controversie
orizzontali.
3) Responsabilità dello Stato membro per la violazione. Il privato può chiedere il risarcimento per un danno
per la completa attuazione della direttiva che prevede il conferimento di un diritto all’individuo. Si tratta di
promuovere un’azione che faccia prevalere la responsabilità statale. La Corte ha detto che la violazione è da
considerarsi sempre grave e manifesta e deve valere per le corti nazionali.
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