INDICE
Prefazione
Premessa.
1 - LA CITTADINANZA
1.1 – Il concetto di cittadinanza
1.2 – La cittadinanza e la nazionalità
1.3 – La cittadinanza nel Diritto Internazionale
1.4 – L’attribuzione della cittadinanza
a) Il criterio dello ius sanguinis
b) Il criterio dello ius soli
c) Il criterio misto
1
3.2 – Le leggi successive fino al 1912
3.3 – La Legge n. 555 del 1912
3.4 – La riforma del diritto di famiglia del 1975
3.5 – La sentenza della Corte Costituzionale del 1983
3.6. – La Legge n. 123 del 1983
4 - LA LEGISLAZIONE IN VIGORE
4.1 – La legge sulla cittadinanza in vigore
4.2 – La cittadinanza per nascita
4.3 – La cittadinanza per acquisto
4.4 – La cittadinanza per naturalizzazione
4.5 – La cittadinanza iure matrimoni
4.6 – La cittadinanza per adozione
4.7 – La perdita della cittadinanza
4.8 – Il riacquisto della cittadinanza
4.9 – La doppia cittadinanza
4.10 – La Legge n. 379 de 14 dicembre 2000
4.11 – Acquisto e perdita della cittadinanza
La cittadinanza italiana (e il passaporto) – 15 giugno 2003
5 - LA CITTADINANZA IN ARGENTINA
5.1 – Attribuzione iure soli
5.2 – Il problema della doppia cittadinanza
5.3 – Il Trattato tra Italia e Argentina del 29 dicembre 1971
8 - IL PASSAPORTO
8.1 – Il passaporto italiano
2
8.2 – La legge che lo regola
8.3 – Com’è fatto
8.4 – La precedente validità
8.5 – La nuova validità
8.6 – Il rilascio, il rinnovo e il costo
8.7 – Il furto o lo smarrimento
8.8 – L’assenso per i minorenni
8.9 – L’autocertificazione per la domanda di passaporto
9 - CONCLUSIONI
10 - NORMATIVA DI RIFERIMENTO
PREFAZIONE
Sono molto lieto di presentarvi il quinto volume della collana di pubblicazioni del
Consolato Generale d’Italia a Buenos Aires, una guida completa e allo stesso tempo
semplice, con cui affrontiamo un tema particolarmente caro alla nostra Comunità in
Argentina, una presenza di molti milioni di oriundi.
In questi ultimi anni, infatti, sono state particolarmente numerose le richieste di
riconoscimento della cittadinanza italiana. Riconoscimento, il più delle volte, che
risale al secolo passato, agli anni in cui i nostri connazionali erano emigrati in terra
d’Argentina, alla ricerca di un lavoro, di un futuro per sé e per la
propria famiglia.
Questo volume è pubblicato il 15 giugno 2003, per un motivo ben preciso.
Abbiamo, infatti, terminato di esaminare tutte le pratiche arretrate accumulatesi nel
2001 e 2002; nei prossimi mesi potremo quindi finalmente anticipare i turni per la
presentazione delle 15.291 richieste di riconoscimento della cittadinanza italiana,
secondo gli appuntamenti che erano stati fissati fino alla data del 25 novembre
2005. Alla data del 30 maggio 2003, altre 17.351 persone hanno nel frattempo
manifestato la volontà di presentare la pratica di riconoscimento della cittadinanza
italiana.
Questa pubblicazione include anche alcuni esempi di casi di riconoscimento della
cittadinanza, che speriamo possano essere utili ad orientarVi nella presentazione
della domanda di riconoscimento, e dei modelli di formulari sulla cittadinanza e il
passaporto che possono essere reperiti anche sul nostro sito Internet. Il volume
comprende la raccolta normativa completa, dalle prime disposizioni del Codice
Civile del 1865 che regolarono, dopo l’Unità d’Italia, la materia della cittadinanza
fino alla legislazione oggi vigente.
La pubblicazione è stata curata dal Dr. Igor Di Bernardini, il quale ha prestato
servizio presso questo Consolato Generale nel quadro del programma di
collaborazione tra il Ministero degli Affari Esteri e la Conferenza dei Rettori delle
Università Italiane. Nel corso dello stage, il Dr. Di Bernardini ha osservato anche lo
svolgimento e le modalità di funzionamento del lavoro dei vari uffici, “travestendosi
da connazionale” per comprendere come venga da Voi percepita la qualità del
servizio offerto dal Consolato Generale.
Vorrei con l’occasione ringraziare di cuore tutti coloro che prestano servizio presso
l’Ufficio Cittadinanza del Consolato Generale, e il responsabile, Dr. Giampaolo
Ferrin, per il lavoro svolto al servizio della nostra collettività di Buenos Aires. Un
caro ringraziamento al Dr. Di Bernardini per l’impegno e la dedizione con cui ha
curato questa guida e i migliori auguri per la sua carriera professionale.
3
Placido Vigo
Console Generale d’Italia in Buenos Aires
PREMESSA
Nel quadro del programma di tirocini che vede la collaborazione tra la Conferenza
dei Rettori delle Università Italiane e il Ministero degli Affari Esteri, sono stato
destinato a prestare servizio presso la sede del Consolato Generale d’Italia a
Buenos Aires.
Dopo avermi richiesto di osservare l’attività dei vari uffici consolari e di
comprendere come venisse percepito il servizio consolare dagli italiani residenti
nella circoscrizione consolare, il Console Generale mi ha incaricato di curare un
volume sulla cittadinanza italiana che si inserisse nell’ambito dell’attività
pubblicistica intrapresa dal Consolato.
Il presente lavoro si struttura in tre parti. La prima riguarda il concetto stesso di
cittadinanza, come essa viene attribuita dagli Stati e quali diritti e doveri essa
comporta.
La seconda riguarda, più specificamente, la trattazione della legislazione italiana in
materia, a partire dal Codice Civile del 1865 fino alla disciplina attuale.
In questa parte è incluso anche l’esame dei rapporti tra Italia e Argentina, in tema
di doppia cittadinanza, e l’esame della cittadinanza dell’Unione Europea.
Nella terza, si è dato spazio alla vita quotidiana del Consolato. Si tratta, cioè, della
parte relativa alla presentazione della domanda di riconoscimento iure sanguinis
della cittadinanza italiana e alla materia del passaporto, che presenta evidenti
connessioni con quella della cittadinanza.
Da ultimo, è stata inserito il testo della Legge n. 91 del 1992 e un indice di norme
italiane e di trattati internazionali che hanno ad oggetto la cittadinanza e i diritti del
cittadino.
Mi pare doveroso ringraziare tutti coloro i quali hanno permesso la realizzazione di
questo lavoro. In primis, la mia famiglia, mio padre e mio fratello, senza il cui
appoggio non avrei potuto compiere questa esperienza. Vorrei poi ringraziare
David, mio compagno di tirocinio, e soprattutto Gisela che mi è stata
particolarmente vicina, col suo affetto, durante il mio soggiorno a Buenos Aires.
Infine, un ringraziamento va al Console Generale, Placido Vigo, e al Console, Pier
Mario Daccò, i quali mi hanno incaricato di curare questa pubblicazione e mi hanno
costantemente seguito nel corso del lavoro.
Lavoro che vuole essere dedicato alla memoria di mia madre, il cui esempio e
ricordo, sebbene siano trascorsi ormai molti anni dalla sua scomparsa, continua a
guidarmi in ogni scelta che compio.
Igor Di Bernardini
1 - LA CITTADINANZA
4
Dal momento che la cittadinanza è fonte dei diritti politici e spesso anche dei diritti
civili, è importante sapere come si acquista.
La cittadinanza può essere originaria, cioè essere posseduta direttamente dal
momento della nascita oppure può essere derivata, ossia si può acquisire
successivamente alla nascita sulla base di un particolare fatto, come ad esempio il
matrimonio con uno straniero.
Nel primo caso, gli Stati possono utilizzare il criterio dello ius sanguinis oppure
quello dello ius soli.
Nel secondo, la cittadinanza si acquista principalmente per naturalizzazione, la
quale può essere, a sua volta, volontaria se deriva da una scelta della persona
oppure automatica, quando è concessa da uno Stato ad una persona che già
possiede un’altra cittadinanza al verificarsi di un fatto previsto dalla legge.
5
Questo situazione portò alla formazione del principio per il quale chi acquista una
nuova cittadinanza perde quella precedente.
In sostanza, per il Diritto Internazionale, nessuno può appartenere a due Stati.
Sono possibili casi tuttavia in cui una persona, per via della contemporanea
applicazione del criterio dello ius sanguinis, da parte della legge di uno Stato, e del
criterio dello ius soli, da parte della legge di un altro Stato, sia cittadino di due
Stati.
Si tratta di una situazione che attualmente è vista con sempre meno sfavore dagli
Stati. La legislazione di alcuni Stati, tra cui l’Italia, consente oggi il possesso di due
cittadinanze, così come tale possesso è ammesso anche in alcuni trattati
internazionali, come il Trattato sulla doppia cittadinanza concluso tra Italia e
Argentina il 29 dicembre 1971.
Secondo il Diritto Internazionale, spetta poi ad ogni Stato, attraverso le sue leggi,
disciplinare liberamente i modi di acquisto, perdita e riacquisto della cittadinanza.
Ogni Stato è libero perciò di scegliere, per attribuire la propria cittadinanza, il
principio dello ius sanguinis oppure dello jus soli, così come è libero di fissare con
proprie leggi i criteri e le condizioni per la naturalizzazione.
*1 In Italia, si tratta della Legge 5 febbraio 1992 n. 91, “Nuove norme sulla
cittadinanza”, del D.P.R. 12 ottobre 1993, n. 572 “Regolamento di esecuzione della
Legge 5 febbraio 1992, n. 91 recante nuove norme sulla cittadinanza” e il D.P.R. 18
aprile 1994, n. 362 “Regolamento recante disciplina dei procedimenti di acquisto
della cittadinanza italiana”
*2 In particolare, si indicano la “Convenzione sui casi di cittadinanza plurima”,
firmata a Strasburgo il 6 maggio 1963 e la “Convenzione concernente lo scambio di
informazioni in materia di acquisto della cittadinanza, firmata a Parigi il 10
settembre 1964.
6
La legge italiana, nell’attribuire la cittadinanza, segue il principio dello ius
sanguinis*1. Di conseguenza, è cittadino italiano chi nasce da genitori italiani,
anche se la nascita avviene al di fuori del territorio italiano, ad
esempio in Argentina.
La cittadinanza italiana si trasmette iure sanguinis, sia per via paterna, sia per via
materna, dal momento che, rispetto al passato, non esistono più differenze tra
uomo e donna nella trasmissione della cittadinanza ai figli.
La nascita non è tuttavia sufficiente a determinare l’attribuzione della cittadinanza
italiana, essendo necessario che il genitore riconosca il figlio.
Per l’attribuzione iure sanguinis della cittadinanza italiana sono dunque necessari
due elementi:
1) la nascita da un genitore, padre o madre, che possieda la cittadinanza italiana;
2) il riconoscimento di paternità o maternità insieme alla dichiarazione di nascita,
dichiarazione quest’ultima che deve essere presentata entro dieci giorni dalla
nascita stessa *2.
Se una persona è figlia di cittadini italiani, ma non viene dichiarata allo stato civile,
l’attribuzione della cittadinanza non può avere luogo.
Se il riconoscimento di paternità o maternità avviene successivamente alla nascita,
anche sulla base di una sentenza del giudice, la cittadinanza italiana si acquista con
effetto a partire dal momento della nascita.
C) IL CRITERIO MISTO
La legislazione di uno Stato, nello scegliere un criterio in base al quale attribuire la
cittadinanza, non necessariamente deve adottare uno solo dei due princìpi di cui si
è parlato finora.
È anche possibile che siano utilizzati entrambi i criteri, lo ius sanguinis e lo ius soli,
dando prevalenza ora all’uno ora all’altro.
La legge italiana, per esempio, dà prevalenza al criterio dello ius sanguinis, ma
prevede anche ipotesi di riconoscimento della cittadinanza sulla base del principio
dello ius soli.
La cittadinanza italiana, infatti, si acquista iure soli nell’ipotesi di:
- figlio nato in Italia da genitori ignoti o apolidi;
- figlio nato in Italia da genitori stranieri, il quale, secondo la legge dello Stato al
quale appartengono i genitori, non segua la loro cittadinanza;
- figlio di ignoti trovato nel territorio della Repubblica, se non è provato il possesso
di un’altra cittadinanza *2.
La legge argentina invece dà prevalenza al principio dello ius soli, ma non esclude
l’applicazione del criterio dello ius sanguinis.
7
I figli di cittadini argentini nati all’estero possono optare, infatti, per la cittadinanza
del Paese di origine, cioè per la cittadinanza argentina *3.
8
oggetto che deve adempiere quasi esclusivamente dei doveri nei confronti dello
Stato, ma un soggetto i cui interessi vanno tutelati e che gode di una serie di diritti
da far valere nei confronti del suo
stesso Stato.
A) I DIRITTI COSTITIZIONALI
In Italia, i diritti del cittadino sono garantiti dalla Costituzione, promulgata dal Capo
Provvisorio dello Stato il 27 dicembre del 1947, entrata in vigore il 1º gennaio
1948.
Nella prima parte, che contiene i princìpi fondamentali sui quali si fonda la
Repubblica, la Costituzione riconosce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo,
sia nelle formazioni sociali dove si sviluppa la sua personalità *1.
Per diritti inviolabili si intendono quei diritti e quelle libertà che sono inerenti alla
natura stessa dell’uomo. Si tratta di diritti individuali, come il diritto al nome e alla
libertà di pensiero, e di diritti collettivi, come la libertà
di associazione e di riunione.
I diritti inviolabili dell’uomo vengono estesi dunque anche a quegli enti collettivi,
come ad esempio la famiglia, i partiti politici e i sindacati, che rendono possibile il
pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione del cittadino alla
vita politica, economica e sociale del Paese *2.
La Costituzione stabilisce inoltre che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e
sono eguali davanti alla legge, senza alcuna distinzione di razza, sesso, religione,
lingua, opinione politica e condizione sociale.
La Repubblica si assume il compito di rimuovere, con proprie azioni, tutti gli ostacoli
alla piena libertà ed effettiva eguaglianza dei cittadini *3, e si impegna a
promuovere le condizioni che rendano effettivo l’esercizio del diritto al lavoro dei
cittadini *4.
La Costituzione stabilisce che ogni cittadino può soggiornare e circolare liberamente
nel territorio della Repubblica. Ogni cittadino è libero inoltre di uscire dal territorio
nazionale e di rientrarvi, sempre fatti salvi gli obblighi di legge *5.
Secondo la Costituzione, nessuno può essere privato, per motivi politici, della
capacità giuridica, cioè della capacità di essere un soggetto di diritto, del nome e
soprattutto della cittadinanza *6.
Fondamentale è inoltre il Titolo IV della Costituzione, che riguarda i rapporti politici
e prevede alcuni importanti diritti di cittadinanza.
A tutti i cittadini, uomini e donne, è riconosciuto il diritto di voto al raggiungimento
della maggiore età, fissata oggi dalla legge a 18 anni.
Questo diritto è limitabile nei soli casi di incapacità civile e di indegnità morale
indicati dalla legge o per effetto di una sentenza irrevocabile di
condanna penale *7.
Dopo anni di lunga attesa, è stato finalmente raggiunto lo storico
risultato di inserire nella Costituzione il principio per il quale i cittadini
residenti all’estero godono del diritto di voto per l’elezione delle Camere e
per i referendum. A questo scopo, la Costituzione istituisce un’apposita
circoscrizione elettorale: la circoscrizione Estero *8.
Come vi abbiamo spiegato nel volume che abbiamo pubblicato il 15
maggio scorso su questa nuova materia, la Legge 27 dicembre 2001, n. 459
stabilisce che gli italiani residenti all’estero possono votare per
corrispondenza oppure scegliere di esercitare il diritto di voto in Italia,
dandone comunicazione all’Autorità consolare *9.
La circoscrizione estero si suddivide in 4 ripartizioni, tra cui quella
9
relativa all’America meridionale. Per ciascuna ripartizione viene eletto
almeno un Deputato e un Senatore *10.
A tutti i cittadini è infine garantito il diritto di associazione nei partiti
politici per determinare, democraticamente, gli indirizzi della politica
nazionale *11; e, il diritto di accesso alle cariche pubbliche ed elettive, secondo
i requisiti determinati dalla legge *12.
*1 Art. 2.
*2 Art. 3.
*3 Art. 3.
*4 Art. 4.
*5 Art. 16.
*6 Art. 22.
*7 Art. 48, commi 1, 2 e 4.
*8 Art. 48, comma 3.
*9 Art. 1 e art. 4, comma 1.
*10 Art. 6.
*11 Art. 49.
*12 Art. 51.
B) I DIRITTI INTERNAZIONALI
Anche norme contenute in alcuni trattati internazionali proteggono i cittadini nei
confronti del loro stesso Stato.
Prima della Seconda Guerra Mondiale, agli Stati era riconosciuto il diritto di trattare
a piacimento i propri cittadini, i quali appunto erano considerati come sudditi.
Questa situazione è però mutata dopo il 1945, data dopo la quale gli Stati hanno
concluso una serie di accordi internazionali che contengono norme di tutela dei
diritti dell’uomo.
Tali norme si applicano indifferentemente, tanto agli stranieri, quanto ai cittadini e
perciò questi ultimi potranno farle valere, davanti ad organi internazionali di tutela
dei diritti fondamentali, anche nei confronti del loro Stato.
Il diritto umano fondamentale, riconosciuto a livello internazionale e da cui si ritiene
che derivi qualsiasi altro tipo di diritto dell’uomo, è il Questo diritto è limitabile nei
soli casi di incapacità civile e di indegnità diritto all’autodeterminazione dei popoli,
per cui ciascun popolo ha il diritto di organizzarsi in Stato indipendente oppure di
scegliere liberamente di unirsi ad un altro Stato *1.
Gli accordi internazionali, anche di tipo regionale, riconoscono:
- il diritto di ogni individuo a lasciare il proprio Paese e a farvi ritorno *2;
- il diritto di ogni individuo al possesso di una cittadinanza, a non esserne
arbitrariamente privato e il diritto a cambiarla *3;
- il diritto di ciascun cittadino a partecipare, senza alcuna discriminazione, al
Governo del suo Paese, personalmente o tramite rappresentanti liberamente scelti
e il diritto di accesso, in condizioni di eguaglianza, alle cariche pubbliche *4;
- il diritto a non essere obbligati a lasciare il territorio del proprio
Paese, sulla base di un ordine di espulsione individuale o collettivo *5.
-
*1 Art. 1, par. 1, del Patto internazionale sui diritti civili e politici adottato, nel
quadro delle Nazioni Unite, il 16 dicembre 1966.
*2 Art. 13, par. 2, della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo adottata
dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, art. 12, parr. 2-4,
del Patto internazionale sui diritti civili e politici del 1966 e artt. 2, par. 2 e 3, par.
2, del Protocollo n. 4 del 16 settembre 1963 alla Convenzione Europea per la
salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali conclusa a Roma,
nell’ambito del Consiglio d’Europa, il 4 novembre 1950.
*3 Art. 15, parr. 1-2, della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948.
10
*4 Art. 21, parr. 1-2, della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948,
art. 25 del Patto internazionale sui diritti civili e politici del 1966 e art. 3 del
Protocollo addizionale del 20 marzo 1952 alla Convenzione Europea per la
salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali del 1950.
*5 Art. 3, Protocollo n. 4 del 16 settembre 1963 alla Convenzione Europea per la
salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali del 1950.
*1 Art. 2.
*2 Art. 52.
*3 Art. 53.
*4 Art. 54.
*5 Art. 6, Legge n. 470 del 1988.
11
3 - LA LAGISLAZIONE VIGENTE FINO AL 1912
12
La cittadina italiana che si fosse sposata con uno straniero perdeva la cittadinanza,
ma soltanto quando, per il solo fatto del matrimonio, acquistasse la cittadinanza del
marito.
*1 Art. 4.
*2 Art. 7, comma 1.
*3 Art. 8.
*4 Art. 9.
*5 Art. 11, n. 1-3.
*6 Art. 13.
13
- il figlio non seguisse la cittadinanza del padre secondo la legge dello Stato al quale
quest’ultimo apparteneva *2.
In via eccezionale, la legge del 1912 riconosceva iure soli la cittadinanza a chi era
nato in Italia, se entrambi i genitori erano ignoti o apolidi, oppure se il figlio non
seguiva la cittadinanza dei genitori secondo la legge dello Stato al quale
appartenevano questi ultimi *3.
La cittadinanza poteva essere persa quando si trasferiva la residenza all’estero e si
acquistava una cittadinanza straniera o si rinunciava a quella italiana oppure
quando si accettava un impiego presso uno Stato estero o si prestava all’estero il
servizio militare, nonostante l’intimazione del Governo italiano di abbandonare
quell’impiego o servizio *4.
Chi aveva perso la cittadinanza italiana poteva però riacquistarla:
- prestando il servizio militare in Italia o accettando un impiego dello Stato;
- dichiarando di rinunciare alla cittadinanza dello Stato al quale apparteneva o
provando a aver rinunciato all’impiego o al servizio militare svolti all’estero,
nonostante il divieto del Governo italiano, e in entrambi i casi stabilendo, entro un
anno dalla rinuncia, la propria residenza in Italia;
- dopo 2 anni di residenza in Italia, se la perdita della cittadinanza italiana era stata
causata dall’acquisto di una cittadinanza straniera *5.
La Legge sulla cittadinanza del 1912 stabiliva il principio per cui la moglie seguiva la
cittadinanza del marito *6.
La donna straniera che si fosse sposata con un italiano acquistava quindi la
cittadinanza italiana, che poteva conservare anche da vedova, ma solo se non si
fosse trasferita all’estero e, di conseguenza, non avesse
riacquistato la cittadinanza d’origine *7.
La donna cittadina che si fosse sposata con uno straniero perdeva la cittadinanza
italiana, se il marito possedeva una cittadinanza che si trasmetteva alla moglie col
matrimonio.
Ai cittadini italiani, nati e residenti in uno Stato estero e da quest’ultimo considerati
suoi cittadini per nascita sulla base del principio dello ius soli, era infine consentito
di conservare la cittadinanza italiana, alla quale potevano comunque rinunciare al
raggiungimento della maggiore età *8.
*1 Art. 1, n. 1.
*2 Art. 1, n. 2.
*3 Art. 1, n. 3.
*4 Art. 8, n. 1-3.
*5 Art. 9, n. 1-3.
*6 Art. 10, comma 1.
*7 Art. 10, comma 2.
*8 Art. 7.
14
cambiamento di cittadinanza del marito, poteva riacquistarla con una dichiarazione
davanti all’Ufficiale di stato civile o all’Autorità diplomatica o consolare del suo luogo
di residenza *6.
*1 Art. 3.
*2 La n. 87 del 1975.
*3 In particolare, la Corte Costituzionale dichiarò incostituzionale l’art. 10, comma
3, della Legge n. 555 del 1912.
*4 Con la Legge 19 maggio 1975, n. 151.
*5 Art. 143-ter del Codice Civile del 1942, come inserito dall’art. 25 della Legge n.
151 del 1975.
*6 Art. 219 della Legge n. 151 del 1975.
15
*2 Consiglio di Stato, prima sezione, parere n. 105 del 15 gennaio 1983; Corte di
Cassazione, Sezioni Unite, sentenza n. 12091 del 26 giugno 1998.
*3 Art. 1.
*4 Artt. 2 e 4.
*5 Art. 5, comma 1.
16
- prestano effettivo servizio militare per lo Stato italiano e dichiarano
preventivamente di voler acquistare la cittadinanza italiana;
- assumono un pubblico impiego alle dipendenze dello Stato italiano e dichiarano
preventivamente di voler acquistare la cittadinanza italiana;
- al raggiungimento della maggiore età, risiedono legalmente in Italia da almeno
due anni e dichiarano, entro un anno, di voler acquistare la cittadinanza italiana *2.
Gli stranieri nati in Italia divengono cittadini italiani a condizione che abbiano
risieduto legalmente e senza interruzioni fino al raggiungimento della maggiore età
e dichiarino, entro un anno, di voler acquistare la cittadinanza italiana *3.
17
- sussistono comprovati motivi relativi alla sicurezza della Repubblica *6.
*1 Art. 3, comma 1.
*2 Art. 3, comma 2.
*3 Come ad esempio la commissione di un reato nei confronti dei genitori adottivi.
*4 Art. 3, comma 3.
*5 Art. 3, comma 4.
*6 Art. 3, comma 4.
*7 Art. 11.
*8 Art. 12 comma 2
18
4.8 - IL RIACQUISTO DELLA CITTADINANZA
Chi ha perduto la cittadinanza italiana la può riacquistare *1:
- se presta il servizio militare in Italia e dichiara previamente di volerla riacquistare;
- se dichiara di volerla riacquistare e presta, anche all’estero, un impiego per lo
Stato;
- se dichiara di volerla riacquistare e ha stabilito, entro un anno dalla dichiarazione,
la propria residenza in Italia;
- dopo un anno dalla data in cui ha stabilito la propria residenza in Italia, salvo che
rinunci al riacquisto della cittadinanza entro lo stesso termine;
- se ha stabilito da due anni la sua residenza in Italia e dimostri di aver
abbandonato l’impiego o il servizio militare svolti all’estero, nonostante
l’intimazione del Governo italiano di lasciare quell’impiego o servizio.
Il riacquisto della cittadinanza non è però ammesso: *2
- nel caso dell’adozione, se la revoca dell’adozione è avvenuta per un fatto
imputabile all’adottato;
- se la perdita della cittadinanza è avvenuta durante lo stato di guerra con un altro
Paese per aver accettato un impiego o aver svolto il servizio militare presso
quest’ultimo e non aver obbedito all’ordine del Governo italiano di abbandonare
quell’impiego o quel servizio *3.
Il figlio minore di chi acquista o riacquista la cittadinanza italiana e conviva con esso
diventa, a sua volta, cittadino italiano. Raggiunta la maggiore età, può però
dichiarare di voler rinunciare alla cittadinanza Italiana *4
*1 Art. 11
4.10 - LA LEGGE 14 DICEMBRE 2000, N. 379
19
La Legge n. 379 del 2000 prevede, per le persone originarie dei territori che sono
appartenuti all’impero austro-ungarico e i loro discendenti, il riconoscimento della
cittadinanza italiana qualora rendano una dichiarazione in tal senso, entro cinque
anni dalla data di entrata in vigore della legge.
20
5 - LA CITTADINANZA IN ARGENTINA
21
Possono optare invece per la cittadinanza argentina, sulla base del principio dello
ius sanguinis, coloro i quali siano nati all’estero da genitori argentini *6.
*1 Art. 8.
*2 Art. 20.
*3 Art. 21.
*4 La Legge n. 346 del 1 ottobre.
*5 Art. 1, n. 1.
*6 Art. 1, n. 2.
1 Il Trattato del 1971 è stato ratificato: in Italia con la Legge 10 maggio 1973, n.
222; in Argentina con la Legge n. 20.588 del 29 novembre 1973. Il Trattato del
1971 è poi entrato in vigore per le due parti il 12 settembre 1974. 2 Art. 1.
22
cittadinanza originaria. Il ritorno al domicilio originario dovrà essere manifestato di
fronte alle autorità competenti di entrambi i Paesi ed essere iscritto nei registri di
cui si è parlato poco fa.
Il Trattato del 1971 sulla doppia cittadinanza si applica soltanto a quegli italiani o
argentini che dichiarano espressamente di avvalersi delle sue disposizioni davanti
alle autorità incaricate di tenere questi registri *3. Se un italiano o un argentino
non dichiara di volersi avvalere delle disposizioni del Trattato, quest’ultimo resterà
senza effetto nei suoi confronti.
Il Trattato del 1971 riguarda quelle persone che acquistano la cittadinanza italiana
o argentina, ad esempio per naturalizzazione, quando già possiedono una delle due
cittadinanze e non riguarda quei cittadini argentini che richiedono il riconoscimento
iure sanguinis della cittadinanza italiana.
Ottenuto il riconoscimento, questi ultimi sono, infatti, cittadini italiani fin dal
momento della nascita e non hanno dunque bisogno di acquistare la cittadinanza
italiana per naturalizzazione, potendo inoltre mantenere la cittadinanza argentina e
i diritti ad essa connessi.
Gli argentini che acquistano la cittadinanza italiana e gli italiani che acquistano la
cittadinanza argentina dovranno iscriversi nei registri istituiti
*1 Art. 2.
*2 Art. 3.
*3 Art. 5-6.
23
I Trattati di Roma del 1957, istitutivi della C.E.E. avevano un’impostazione
soprattutto economica. I sei Stati fondatori, tra cui l’Italia, partirono dall’idea di
realizzare l’integrazione tra gli Stati europei partendo dall’ambito economico.
L’integrazione economica non era però, da sola, sufficiente per favorire una unione
sempre maggiore tra gli Stati membri della C.E.E Nel 1992, essi decisero così a
Maastricht di compiere un salto di qualità nei loro rapporti di cooperazione,
passando da una “Comunità” ad una “Unione”.
L’U.E. rappresenta l’inizio della cooperazione tra gli stessi Stati membri della C.E.E.
in nuovi settori, tra i quali la politica estera e la cooperazione in materia giudiziaria.
Gli Stati membri, nel tentativo di rendere sempre più stretti e forti i loro rapporti,
oltre ad individuare nuovi settori nei quali stabilire legami di cooperazione, hanno
inoltre istituito la cosiddetta cittadinanza dell’Unione.
In sostanza, chi è cittadino di uno Stato membro è, di conseguenza, anche cittadino
dell’U.E. Il cittadino italiano è anche cittadino dell’U.E. La cittadinanza dell’Unione
affianca, quindi, la cittadinanza degli Stati membri dell’Unione stessa, tant’è vero
che il Trattato di Maastricht riconosce che la cittadinanza di uno Stato membro è il
presupposto della cittadinanza dell’U.E *1.
Questa cittadinanza, che si aggiunge senza sostituirla alla cittadinanza degli Stati
membri, attribuisce una serie di diritti ai cittadini comunitari.
24
6.3 - GLI ACCORDI DI SCHENGEN
Gli Accordi di Schengen, dal nome della città in cui furono conclusi, prevedono un
particolare rafforzamento della libertà di circolazione di cui godono i cittadini
comunitari *4.
Tali accordi hanno istituito il cosiddetto “spazio Schengen”, nell’ambito del quale
sono state “abolite” le frontiere tra gli Stati firmatari degli Accordi ed è stata
istituita una frontiera esterna comune lungo la quale i controlli all’ingresso sono
effettuati secondo procedure identiche in tutti gli Stati contraenti.
Dopo il primo Accordo tra i cinque Paesi fondatori, firmato il 14 giugno 1985, è
stata elaborata una Convenzione, firmata il 19 gennaio 1990 ed entrata in vigore
nel 1995, che ha permesso di abolire le frontiere interne tra gli Stati firmatari.
Lo spazio Schengen si è esteso progressivamente a quasi tutti gli Stati membri,
tranne il Regno Unito e l'Irlanda.
Per conciliare libertà di circolazione e sicurezza, sono state previste misure per
coordinare la polizia, le dogane e le amministrazioni giudiziarie degli Stati
contraenti, più altre misure per combattere il terrorismo e la criminalità
organizzata.
Per riassumere, tra le misure più importanti adottate sulla base degli Accordi di
Schengen si possono citare:
- l'abolizione dei controlli alle frontiere comuni e il loro trasferimento alle frontiere
esterne;
- la definizione comune agli Stati contraenti delle condizioni di attraversamento
delle frontiere esterne;
- la separazione, negli aeroporti e nei porti, dei viaggiatori che si spostano
all'interno dello spazio Schengen da quelli che provengono da Paesi differenti;
- l'armonizzazione delle condizioni di ingresso e di concessione dei visti per brevi
soggiorni;
- l'avvio di un coordinamento fra le diverse amministrazioni nazionali per la
sorveglianza delle frontiere.
25
Si tratta di una questione estremamente importante per la vita del Consolato
Generale d’Italia a Buenos Aires. In Argentina, infatti, sono molto numerosi i
discendenti degli emigrati italiani. (diciotto milioni) (quattro milioni e mezzo nati in
Italia, tre milioni di questi sotto la soglia di povertà, non prendono più di € 50 al
mese di pensione.
Queste persone sono cittadini argentini, (anche non dimentichiamo che ci troviamo
fronte a cittadini Italiani nati in Italia che per ignoranza e mancata istruzione da
parte dei consolati Italiani Presenti in Argentina mai hanno fatto una campagna per
coscientizare agli italiani emigrati dei loro diritti e obblighi) perché la legge
argentina (“dopo” o “a partire” della nascita) gli riconosce la cittadinanza (non li
riconosce lì da la cittadinanza argentina per essere nati in suolo argentino) sulla
base del principio dello ius soli, ma possono considerarsi anche cittadini italiani dal
momento che la legge italiana riconosce la cittadinanza sulla base del principio dello
ius sanguinis (non è ben detto “possono considerarsi anche cittadini italiani”, gia
che PRECISAMENTE PER IL PRINCIPIO DELLO JURIS SANGUINIS DEVONO ESSERE
CONSIDERATI ITALIANI “PER” NASCITA e dopo, anche, argentini, solo
dopo la nascita sono considerati argentini, per lo Stato Argentino, per
essere nati in territorio argentino) diverso è per lo Stato Italiano che per
nascita, per il fattore in se stesso della nascita sono considerati italiani)
È tuttavia probabile che gli emigrati italiani, e così i loro discendenti nati in
Argentina, non si siano iscritti all’anagrafe italiana al momento del loro arrivo in
Argentina e non abbiano iscritto i loro figli al momento della nascita. (nessun
Consolato Italiano nel Mondo si è occupato d’informare su questo procedimento, né
anche oggi lo fanno)
In questo caso, non può essere loro riconosciuta la cittadinanza perché l’iscrizione
all’anagrafe costituisce uno dei due presupposti per l’acquisto della cittadinanza dal
momento della nascita. (la nascita italiana “Juris Sanguinis” non si acquista per
l’iscrizione anagrafica si ottiene per nascita di cittadino o cittadina Italiana”
Per ottenere il riconoscimento della cittadinanza italiana, le persone che discendono
da cittadini italiani dovranno dunque presentarsi davanti all’Autorità competente
prevista dalla legge e dimostrare che, dal momento
dell’arrivo in Argentina dell’avo italiano, la cittadinanza italiana non è stata persa da
quest’ultimo, così come da tutti i suoi discendenti fino ad arrivare a chi richiede il
riconoscimento della cittadinanza.
Per mettere in regola e a conoscenza dello Stato Italiano l’essistenza delle
Cittadini Italiani Nati all’Estero e tutte le situazione di Stato Civile accaduti all’Estero
di tutti i cittadini Italiani, devono (hanno l’obbligo) d’informare allo Stato Italiano
scegliendo la via che li permette il D.P.R. 396/2000 nel suo Art. 12. Comma 11,
presentare davanti l’Autorità competente tutta la documentazione a norma di legge
dimostrando che la catena “Juris Sanguinis” a partire dell’avo italiano non è stata
interrotta, fin arrivare alla totale attualizzazione dello Stato di Famiglia, chiedendo
l’immediata iscrizione nell’ANAGRAFE o AIRE secondo il luogo di residenza, se è in
Italia o all’Estero.
Nel motivo d’ordine pratico è vero che nei registri di stato civili non può essere trascritto
qualsiasi atto, per questo si chiede l’atto di nascita dell’avo emigrato, e da lì si ricostituisce la
catena Juris Sanguinis atto per atto di nascimento, con i corrispondenti altri atti di Stato Civile
accaduti agli Italiani all’Estero, presentati a norma di legge per essere validi, e si chiede,
precisamente nel comune d’ultima residenza dell’avo la trascrizione degli atti, per due motivi:
1) Informare allo Stato Italiano, nel comune d’appartenenza e competenza, per essere l’ultimo
domicilio dell’avo emigrato, e per tanto dove si trova legalmente iscritto nell’AIRE, degli atti di
Stato Civile accaduti in uno Stato Estero che a Lui competono, e continuare con il rapporto, a
partire della nascita dei figli, degli altri atti di Stato Civile accaduti a tutte i discendenti fin arrivare
alla compiutezza totale dell’albero generazionale e Stato di Famiglia.
2) per compire con lo stipulato nella legge perché si proceda all’immediato aggiornamento e
ordinamento della posizione AIRE, tanto degli italiani nati in Italia ed emigrati come di tutta la
26
sua famiglia. LEGGE 470 27 10 1988; AIRE - SU ANAGRAFE E CENSIMENTO DEGLI
ITALIANI ALL'ESTERO;
D.P.R. 323 06 09 1989, Approvazione del regolamento per l'esecuzione della legge 27 ottobre
1988, n. 470 sull'anagrafe e sul censimento degli italiani all'estero; circolari d’adempimento
amministrativo
CIRCOLARE MIACEL n 12 26 Giugno 1990, - A.I.R.E. 19 Maggio 1995, Anagrafe di cittadini
italiani residenti all'estero. Problematiche inerenti alla gestione,
Il possesso della cittadinanza italiana deve essere certificato dal Sindaco del
Comune italiano di residenza.
Di conseguenza, il procedimento per il riconoscimento della cittadinanza italiana
potrà essere iniziato su domanda dell’interessato, purché quest’ultimo risulti iscritto
all’anagrafe della popolazione residente di un Comune italiano.
Il possesso della cittadinanza italiana può essere certificato dal Sindaco del
Comune italiano di residenza.
Di conseguenza il procedimento di Trascrizione degli atti di Stato Civile
accaduti all’Estero che dimostrano il possesso per nascita della cittadinanza italiana,
potrà essere iniziato su domanda dell’Interessato purché quest’ultimo risulti iscritto
all’anagrafe della popolazione residente di un Comune italiano.
Si considerano persone residenti in un Comune quelle che vi hanno la propria
dimora abituale o che dimorano in un altro Comune o all’estero per lo svolgimento
di un lavoro stagionale o cause di durata limitata *1.
Chi non rientra tra queste due categorie di persone non può essere considerato
come residente in un Comune italiano e dovrà presentare la domanda per il
riconoscimento della cittadinanza italiana davanti all’Autorità consolare competente
in relazione alla sua residenza all’estero.
Chi non rientra tra queste due categorie di persone non può essere considerato
come residente in un Comune italiano e potrà presentare la domanda per la
trascrizione degli atti di Stato Civile Accaduti all’Estero, inclusi quelle di nascita che
dimostrano l’esistenza di cittadini italiani nati all’estero non informati al suo tempo
allo Stato Italiano per mancata informazione su questo tema, tanto fronte all
Consolato che li corrisponde per residenza, se sceglie la cuarta opzione dell’Art 12.
Comma 11 D.P.R. 396/2000, o direttamente al Comune Italiano Competente se
sceglie qualsiasi delle altre tre varianti presenti nel precitato, il quale dopo
l’accertamenti necessarie deve procedere alla trascrizione degli atti, e nel caso di
domanda di trascrizione di nascita d’italiani nati all’’Estero iscriverli nell’AIRE del
Comune, e rilasciare l’atto di nascita italiano che servirà ai domandanti chiedere
fronte al Consolato di residenza la normalizzazione della sua situazione AIRE per
domicilio di residenza.
La legge italiana, nel suo contesto generale, vuol dire nella legislazione italiana, prevedono altri
criteri di collegamento, come per esempio la trascrizione diretta nei comuni da parte di chiunque
abbia interesse, sempre e quando questo chiunque stia parlando d’italiani, e abbia un legittimo
interesse.
Dimostrare il possesso della cittadinanza italiana, a cittadini italiani figli di cittadini italiani, nati in
Italia o all’Estero, senza fare distingui né eccezioni, di cittadini nati in Italia o all’Estero (in
nessuna legge, dpr, dm, dl, parere del consiglio dei ministri si trova un riferimento in contrario a
quest’affermazione) non è un percorso di
riconoscimento della cittadinanza per dopo fare l’accertamento dei documenti per
finire, o concludere la prassi, con le trascrizione nel comune
sennonché è un percorso
27
accertamento dei documenti per far il riconoscimento della cittadinanza e finire, o
concludere prassi, con le trascrizione nel comune
Per ognuno dei discendenti in linea retta, fino a chi chiede il riconoscimento, occorre
poi presentare:
- l’atto di nascita; (necessario per dimostrare la catena Juris Sanguinis non
interrotta, e attualizzare lo Stato di Famiglia)
- l’atto di matrimonio, nel caso che il discendente si sia sposato; (non necessario
per dimostrare la catena “Juris Sanguinis” non interrotta e sì necessario per
attualizzare lo Stato di Famiglia)
- un certificato negativo di cittadinanza rilasciato dal Consolato del Paese di origine
del marito, se il discendente è donna e si è sposata con uno straniero prima del 1º
gennaio 1948, essendo allora
possibile che la cittadinanza italiana sia stata persa *1; (necessario per dimostrare
la catena Juris Matrimoni non interrotta, e attualizzare lo Stato di Famiglia)
- l’atto, eventuale, di morte. (non necessario per dimostrare la catena “Juris
Sanguinis” non interrotta e sì necessario per attualizzare lo Stato di Famiglia)
28
7.4 - PERCHÉ SONO NECESSARI I DOCUMENTI
La documentazione da presentare per il riconoscimento della cittadinanza italiana è
molte volte difficile da reperire.
La documentazione da presentare per informare allo Stato Italiano della
Essistenza d’Italiani nati all’Estero è molte volte difficile da reperire
Essa però serve, da un lato, a dimostrare che chi richiede il riconoscimento della
cittadinanza è effettivamente cittadino italiano e, dall’altro, a soddisfare quanto
richiesto dalla Legge italiana sugli atti di stato civile *1, materia sulla quale
presenteremo il 15 agosto prossimo un volume che fa parte della collana di
pubblicazione in favore della collettività italiana di Buenos Aires.
Essa però serve, da un lato, a dimostrare che chi richiede la trascrizione degli atti di
Stato Civile accaduti in Argentina, tra le quali si trovano l’atti di nascita che
dimostrano la cittadinanza italiana per nascita, e per tanto si tratta di la domanda
di trascrizione d’atti di Stato Civile di cittadini effettivamente italiani a tutti gli
effetti, e, dall’altro, a soddisfare quanto richiesto dalla Legge italiana sugli atti di
stato civile *1, materia sulla quale presenteremo il 15 agosto prossimo un volume
che fa parte della collana di pubblicazione in favore della collettività italiana di
Buenos Aires.
29
esista una copia dell’atto di matrimonio presso il Comune italiano dove il
matrimonio è stato celebrato.
*1 Regio Decreto 9 luglio 1939, n. 1238; Decreto del Presidente della Repubblica 3
novembre 2000, n. 396.
La domanda di trascrizione d’atti di Stato civile per informare allo Stato Italiano
della essistenza di cittadini Italiani Nati all’Estero può essere presentata al
Consolato Generale d’Italia a Buenos Aires soltanto da chi risiede nella
circoscrizione consolare di Buenos Aires *4.
30
La residenza nella circoscrizione consolare va dimostrata presentando alcuni
documenti:
- Il “Documento Nacional de Identidad” (D.N.I), da cui risulti il domicilio aggiornato,
o la “La Cédula de Identidad del Mercosur” oppure il “Registro de Conducir”.
- La ricevuta di pagamento di un servizio come il gas, l’elettricità o il telefono a
nome dell’interessato, che serve a dimostrare l’effettiva residenza del richiedente
nella circoscrizione consolare di Buenos Aires.
La documentazione potrà essere presentata da uno qualsiasi dei componenti del
nucleo familiare. Per nucleo familiare si intende il padre, la madre, i figli minori e i
figli maggiorenni conviventi, purché non coniugati.
Ogni atto argentino deve essere tradotto in italiano e, per gli atti emessi prima del
1 luglio 1990 *1, questi dovranno essere legalizzati presso il “Ministerio de
Relaciones Exteriores” argentino *2 e, successivamente, tradotti in italiano.
Ogni atto va consegnato in originale e in copia autentica, con il timbro “pago” del
Registro Civil e con la traduzione corrispondente.
Se un atto contiene una nota a margine relativa ad un provvedimento o ad una
sentenza, occorrerà presentare anche il provvedimento o la sentenza con la relativa
traduzione in italiano.
Se si tratta di una sentenza di divorzio o di adozione, questa dovrà contenere la
indicazione “Cosa Juzgada” o “Sentencia Firme” ed essere legalizzata dalla “Camara
Federal de Apelaciones” e successivamente dal
“Ministerio de Relaciones Exteriores”.
Il “certificado” della “Cámara Nacional Electoral” non deve essere tradotto in
italiano.
L’intera documentazione va presentata in originale e in fotocopia semplice. La
documentazione in originale non viene restituita, ma inviata al Comune italiano di
ultima residenza dell’ascendente emigrato in Argentina
per la trascrizione degli atti presentati nei registri di stato civile. Le fotocopie
vengono invece conservate presso il Consolato Generale.
*1 Data di entrata in vigore dell’accordo tra Italia e Argentina sullo scambio degli
atti di stato civile e l’esenzione dalla legalizzazione per taluni documenti, firmato a
Roma il 9 dicembre 1987 e ratificato in Italia con la Legge 22 novembre 1988, n.
533 (Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale 14 dicembre 1988, n. 292)
*2 Il “Ministerio de Relaciones Exteriores” si trova in Calle Arenales n. 821.
31
7.9 - L´ESAME DELLA DOCUMENTAZIONE
Una volta presentata la documentazione, l’Ufficio Stato Civile e Cittadinanza del
Consolato Generale inizia ad esaminarla. L’Ufficio effettua un controllo di
conformità, che consiste nel verificare che siano stati presentati tutti i documenti
richiesti, che i dati riportati siano corretti, che non vi siano salti generazionali e che
dall’avo italiano emigrato in Argentina fino a chi chiede il riconoscimento nessuno
abbia perso la cittadinanza italiana o vi abbia rinunciato.
Terminato il controllo di conformità e accertato che la domanda di riconoscimento
della cittadinanza può essere accolta, il Consolato effettua l’iscrizione della persona
che ha chiesto il riconoscimento della cittadinanza, dei suoi discendenti e degli altri
suoi ascendenti eventualmente ancora in vita, all’anagrafe consolare.
Infine, viene inviata a casa della persona che ha chiesto il riconoscimento una
lettera con cui si comunica che il procedimento ha avuto esito positivo e la
cittadinanza italiana è stata riconosciuta.
Infine, viene inviata a casa della persona che ha chiesto la trascrizione degli atti di
Stato Civile accaduti all’Estero una lettera con cui si comunica che il procedimento
ha avuto esito positivo e la cittadinanza italiana è stata confermata.
AMBASCIATA D’ITALIA
32
(Nota: los datos abajo solicitados corresponden al titular del documento)
33
*** Questo Formulario è Stato Aggiunto d’AINEE e appartiene a un
Consolato Italiano in Sud America, non si trova nel documento originale del
Consolato Generale Italiano a Buenos Aires.
Per ogni caso viene costruito un diagramma, al cui interno figurano i nomi e i dati
personali, ovviamente inventati, di chi richiede la cittadinanza e dei propri
ascendenti.
34
Per ogni caso viene costruito un diagramma, al cui interno figurano i nomi e i dati
personali, ovviamente inventati, di chi richiede le trascrizioni e dei propri
ascendenti.
Gli ascendenti che trasmettono o non trasmettono la cittadinanza italiana, nel caso
che vi sia un’interruzione nella catena di trasmissione, sono riportati in linea retta
verticale.
All’interno del diagramma, sul lato sinistro, vengono riportati i dati, sempre
inventati, relativi al matrimonio della ascendente che trasmette o non trasmette la
cittadinanza italiana, mentre sul lato destro viene riportata la data di emigrazione in
Argentina e i possibili eventi, che influiscono sulla possibilità che la cittadinanza
venga riconosciuta o meno, come ad esempio la perdita della cittadinanza per
matrimonio con uno straniero.
Nelle pagine che seguono sono raccolti i casi più interessanti e quelli che si
presentano con maggiore frequenza.
Al termine di questo capitolo, grazie alla disponibilità dell’Ing. Habian Zamboni,
pubblichiamo uno schema particolarmente interessante con cui sono riepilogati i
vari passaggi per la ricerca delle origini dei familiari
emigrati in Argentina.
35
N.B. Tenuto conto che la cittadinanza si trasmette iure sanguinis per via
paterna e iure matrimoni per le donne sposate prima del 27.04.1983,
vengono accertati come cittadini italiani, oltre che il richiedente, tutti i
discendenti del capostipite Giuseppe Vasta e cioè: Salvatore Vasta
(nonno), Ester Rocca (nonna), Giuseppe Vasta (padre) e Carla Pappalardo
(madre).
36
N.B. In questo esempio la cittadinanza viene accertata soltanto a: Augusto
Campo (nonno), Nora Campolongo (nonna) e Rosa Campo (madre).
37
N.B. La cittadinanza viene accertata, oltre che al richiedente, anche a:
Vincenzo Cuoco (nonno); Ana Celeste Ruiz (nonna); Maria Cuomo (madre).
38
39
40
41
42
8 - IL PASSAPORTO
*1 Art. 1.
*2 Art. 2.
*3 Art. 3.
43
di un cittadino che non debba viaggiare costantemente per lavoro. Il passaporto
rilasciato dal Consolato Generale d’Italia a Buenos Aires è unicamente di 32 pagine.
Il passaporto reca nella copertina l’emblema della Repubblica Italiana *7, con la
dicitura: Unione Europea – Repubblica Italiana e, sotto, la dicitura:passaporto.
Dietro la copertina, vengono segnalati i dati personali di chi richiede il passaporto,
ossia:
- il cognome;
- il nome;
- la cittadinanza;
- la data di nascita;
- il sesso e il luogo di nascita.
*1 Art. 5.
*2 Artt. 6-7.
*3 Artt. 10-11.
*4 Artt-. 14-19.
*5 Art. 3, lett. b.
*6 Art. 23.
*7 L’emblema della Repubblica, che figura anche nella copertina di questa
pubblicazione, si compone di tre elementi: la stella, la ruota dentata e i rami d’ulivo
e di quercia. La stella rappresenta la personificazione dell’Italia. La ruota dentata
d’acciaio è il simbolo dell’attività lavorativa e traduce il primo articolo della
Costituzione, per il quale l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Il
ramo d’ulivo simboleggia la volontà di pace, interna e internazionale, dell’Italia,
mentre la quercia simboleggia la forza e la dignità del popolo italiano. Ulteriori
informazioni sul simbolo della Repubblica possono leggersi in www.quirinale.it
Oltre a questi dati, vengono riportati il codice del Paese – ITA nel caso dell’Italia –,
il numero di serie del passaporto, la data di rilascio e la data di scadenza del
documento.
Gli stessi dati sono poi ripetuti in basso, dove sono nuovamente indicati il tipo di
documento, il codice del Paese, il cognome e il nome del titolare del passaporto, il
numero di serie del documento e, infine, un codice interno all’ufficio che rilascia il
passaporto e che viene registrato presso il Ministero degli Affari Esteri.
Tutti questi dati sono necessari perché il passaporto è un documento strettamente
personale e dunque servono a dimostrare che la persona che lo esibisce corrisponde
a quella che viene indicata all’interno del documento.
Il retro della copertina del passaporto costituisce, nel suo complesso, un modulo a
lettura ottica i cui dati vengono trasmessi all’International Civil Aviation
Organization (ICAO) per permettere alla polizia di frontiera negli aeroporti di tutto il
mondo di controllare l’autenticità del documento.
Nella seconda pagina sono indicate, oltre al luogo di residenza, le caratteristiche
fisiche del titolare del passaporto come l’altezza e il colore degli occhi, mentre nella
terza pagina sono riportati gli eventuali dati relativi ai figli, cioè il cognome, il nome,
il sesso, il luogo e la data di nascita.
Nella quarta pagina viene apposto un timbro in cui si specifica, in lingua italiana,
inglese e francese, che il passaporto è valido soltanto per tutti quei Paesi i cui
Governi sono riconosciuti dal Governo italiano.
Le pagine successive servono per l’apposizione dei visti quando si arriva in un Paese
per il quale è necessario ottenere il visto d’ingresso, per l’apposizione dei bolli, cioè
delle tasse che ogni anno si devono pagare per il passaporto *1, e per le eventuali
rettifiche, nel caso ad esempio che al Titolare del passaporto sia nato un altro figlio
o siano cambiate le sue caratteristiche fisiche.
In quest’ultima ipotesi, l’ufficio che ha rilasciato il passaporto appone una nuova
foto del titolare del documento e un timbro che conferma che la persona in
questione è sempre la stessa.
Se si pone il passaporto in controluce, nelle pagine di destra successive alla
copertina, è possibile vedere la Minerva, con sopra la scritta:
44
1 Il passaporto è un documento valido 10 anni. Tuttavia, occorre pagare ogni anno
fino alla scadenza di validità del documento una tassa di concessione governativa, il
cui importo viene fissato di anno in anno dal Ministero degli Affari Esteri. L’importo
di questa e altre tariffe che possono essere dovute al Consolato per l’emissione di
atti è riassunto in una tabella consolare, sempre stabilita dal Ministero degli Affari
Esteri, che si può consultare sul sito del Consolato Generale d’Italia a Buenos Aires:
www.consitaliabsas.org.ar , dove viene indicato anche il cambio nella moneta
locale in cui la tariffa viene riscossa.
Repubblica Italiana, sotto la scritta: Europa e di fianco una striscia filigranata scura.
Anche questo serve a dimostrare che il documento che si possiede è autentico ed
emesso da Autorità della Repubblica Italiana.
1 La legge è stata pubblicata nel Supplemento Ordinario alla Gazzetta Ufficiale del
20 gennaio 2003, n. 15. 2 Art. 24, Legge n. 3 del 2003.
Inoltre, è necessario:
- presentarsi personalmente al Consolato, autocertificando davanti al funzionario
addetto i propri dati personali *1;
- presentare il passaporto in scadenza, nel caso di rinnovo per altri 5 anni;
- presentare due fotografie recenti, a colori o in bianco e nero, formato tessera (4x4
cm), se si tratta del primo rilascio del passaporto o quando il precedente libretto ha
ormai superato i dieci anni oppure quando sono passati più di sei mesi dalla
scadenza del passaporto, con validità a 5 anni, e occorre procedere ad un nuovo
rilascio;
- dimostrare la propria residenza nella circoscrizione consolare di Buenos Aires con
un documento di identità in buono stato e aggiornato agli ultimi 5 anni, come ad
45
esempio il Documento Nazionale di Identità (D.N.I.) o la Cedola di Identità ed
eventualmente, per i nati in Argentina e i naturalizzati, anche il passaporto
argentino in corso di validità, oltre ad una fattura pagata, a nome dell’interessato,
di un servizio come il gas, il telefono o la luce;
- presentare, nel caso di un cittadino argentino nato fuori del territorio della
Repubblica Argentina, il D.N.I. per stranieri, purché sia stato emesso a partire dal
16 agosto 1992, mentre se non lo si possiede, sarà necessario presentare il
“Certificado” della “Cámara Nacional Electoral ”, dove risulti che il richiedente non si
è naturalizzato argentino.
Se si deve rinnovare un passaporto con validità a 5 anni, occorre presentare l’atto
di nascita e il passaporto con il quale si è entrati in Argentina, per verificare la data
e il luogo di nascita del richiedente.
Se si chiede il rinnovo e il passaporto non è stato emesso dal Consolato Generale
d’Italia a Buenos Aires, il Consolato dovrà chiedere l’autorizzazione a concedere il
rinnovo all’ufficio che ha emesso il documento stesso.
Se il passaporto è stato rilasciato dalla Questura di Roma, ad esempio, il Consolato
dovrà chiedere l’autorizzazione alla Questura di Roma.
Il rinnovo di un passaporto con scadenza a 5 anni si può richiedere anche prima
della scadenza ed entro sei mesi dalla scadenza stessa.
Trattandosi di un documento strettamente personale, la richiesta del passaporto va
fatta personalmente e non può essere delegata.
46
8.8 - L´ASSENSO PER I MINORENNI
Allo scopo di tutelare i minorenni, la legge sui passaporti prevede la necessità del
cosiddetto atto di assenso.
In pratica, chi ha figli minori può ottenere il rilascio del passaporto soltanto in
presenza del consenso dell’altro genitore.
Si tratta di un’autorizzazione che deve essere data personalmente davanti al
funzionario pubblico competente, all’estero davanti al funzionario consolare *1.
Se uno dei due genitori è irreperibile o rifiuta di dare il suo assenso al rilascio del
passaporto all’altro genitore, su richiesta dell’interessato, l’Autorità Consolare può
intervenire come giudice tutelare autorizzando con Decreto il rilascio del
passaporto, ma solo dopo aver completato gli accertamenti richiesti dalla legge a
tutela dei minori.
La legge sui passaporti del 1967 prevedeva la necessità dell’intervento del giudice
tutelare per ottenere il rilascio del passaporto anche quando il minore di età avesse
avuto un solo genitore, perché l’altro ad esempio era morto.
Anche in questo caso il giudice tutelare doveva autorizzare, con una sentenza, il
rilascio del passaporto all’unico genitore che esercitava la patria potestà.
La Legge n. 3 del 2003 è però intervenuta sul punto, apportando una rilevante
modifica alla precedente normativa, modifica che dovrebbe agevolare coloro i quali
esercitano da soli la patria potestà sui figli minori d’età.
Da ora in poi, infatti, chi esercita in via esclusiva la potestà sul figlio minore di età
non dovrà più rivolgersi al giudice tutelare per ottenere l’autorizzazione al rilascio
del passaporto *2. In questo caso, basterà semplicemente presentarsi davanti
all’Autorità competente al rilascio, che nel caso degli italiani residenti all’estero è il
Consolato della circoscrizione consolare in cui risiedono, presentare la domanda e
se non vi sono ostacoli
di altro tipo, il documento potrà essere rilasciato immediatamente.
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48
9 - CONCLUSIONI
9 - CONCLUSIONI
La cittadinanza, come abbiamo visto, è il legame fra una persona e uno Stato.
Essere cittadino italiano significa quindi avere un rapporto con la Repubblica
italiana, con tutti i diritti e doveri che ne derivano.
Esistono nel mondo circa 60 milioni di oriundi italiani; attualmente solo 4 milioni
sono censiti negli schedari consolari e un numero ancora inferiore sono quelli che
risultano iscritti nell’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) dei Comuni
italiani.
Grazie alla Legge 459 il cittadino italiano residente all’estero può oggi esercitare il
diritto di voto, in occasioni delle consultazioni elettorali e dei referendum, nel
proprio Paese di residenza.
Con questa storica Legge, quindi, è stato riconosciuto un diritto, derivante
dall’essere cittadino italiano, che negli anni passati era di fatto non effettivo. Il
cittadino italiano, infatti, poteva esercitare il diritto di voto solo recandosi a votare
in Italia, circostanza che, in pratica, limitava enormemente tale diritto soprattutto
per gli italiani emigrati e residenti in Paesi lontani. Con questo riconoscimento,
quindi, la cittadinanza si arricchisce di un nuovo e importante elemento che
consente a tutti gli italiani nel mondo di partecipare alla vita democratica del loro
Paese.
Il nostro augurio è che questa pubblicazione possa avere contribuito a chiarire
numerosi aspetti legati ad un tema complicato come il riconoscimento della
cittadinanza e quindi di essere di aiuto a tutti coloro che intendono vedere
riconosciuto il loro legame con l’Italia affinchè possano diventare cittadini a tutti gli
effetti.
Art. 1
1. È cittadino per nascita:
a) il figlio di padre o di madre cittadini;
b) chi è nato nel territorio della Repubblica se entrambi i genitori sono ignoti o
apolidi, ovvero se il figlio non
segue la cittadinanza dei genitori secondo la legge dello Stato al quale questi
appartengono.
2. È considerato cittadino per nascita il figlio di ignoti trovato nel territorio della
Repubblica, se non venga provato il possesso di altra cittadinanza.
1. Ogni cittadino è libero, salvi gli obblighi di legge, di uscire dal territorio della
Repubblica, valendosi di passaporto o di documento equipollente ai sensi delle
disposizioni in vigore, e di rientrarvi.
Art. 24
49
Modifiche alla legge 21 novembre 1967, n. 1185, in materia di rilascio dei
passaporti
1. La lettera b) dell'articolo 3 della legge 21 novembre 1967, n. 1185, é sostituita
dalla seguente:
"b) i genitori che, avendo prole minore, non ottengano l'autorizzazione del giudice
tutelare; l'autorizzazione non è necessaria quando il richiedente abbia l'assenso
dell'altro genitore, o quando sia titolare esclusivo della potestà sul figlio;".
2. All'articolo 17 della legge 21 novembre 1967, n. 1185, e successive
modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) il primo periodo del primo comma è sostituito dal seguente: "Il passaporto
ordinario é valido per dieci anni";
b) il terzo comma é sostituito dal seguente: "Il passaporto ordinario, qualora
rilasciato per un periodo inferiore a dieci anni, può essere rinnovato, anche prima
della scadenza, per periodi complessivamente non superiori a dieci anni dalla data
del rilascio";
c) il quarto comma é abrogato.
3. L'articolo 28 della legge 21 novembre 1967, n. 1185, é abrogato.
4. La disposizione di cui al primo periodo del primo comma dell'articolo 17 della
legge 21 novembre 1967, n. 1185, come sostituito dalla lettera a) del comma 2 del
presente articolo, si applica ai passaporti ordinari rilasciati dopo la data di entrata in
vigore della presente legge.
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