Lo stato è un ente sociale che si forma quando, su un territorio, un popolo si organizza giuridicamente e si sottopone all'autorità di un potere centrale. Il processo di formazione di uno Stato può essere primario se lo Stato si costituisce senza modificare o estinguere altri Stati, avvenne nel XV e XVI secolo con l’affermazione delle prime monarchie e fino al XX secolo oppure secondario che possono verificarsi in seguito alla modificazione oppure all'estinzione di uno o più Stati preesistenti. Lo Stato in senso moderno nacque con le monarchie che si instaurarono in Europa tra il XV e il XVII secolo, quando si poté assistere alla formazione di enti effettivamente indipendenti e autonomi Niccolò Machiavelli (1469-1527), nella sua opera più famosa: Il Principe. Con la conclusione del Trattato di Westfalia del 1648, vennero riconosciuti molti stati come indipendenti e sovrani. Sotto l'aspetto giuridico il termine "Stato" può assumere diversi significati, può corrispondere a un'organizzazione costituita da un popolo stanziato su un territorio e sottoposto a un'autorità centrale: si parla in questo caso di Stato comunità. Può indicare l'insieme degli organi che esercitano un potere di supremazia sui cittadini: il cosiddetto Stato apparato, lo Stato è considerato una persona giuridica: è infatti un ente dotato di capacità giuridica, in quanto titolare di diritti e di doveri, e di capacità di agire, per cui può compiere tramite i suoi organi atti validi per il diritto. Caratteristiche dello Stato: ente originario, in quanto non deriva la sua esistenza e la sua legittimità da altri poteri. ente indipendente, in quanto non è subordinato e opera in condizioni di parità con gli altri Stati. organizzazione territoriale, dato che esercita i propri poteri nell'ambito di un preciso spazio geografico ordinamento politico a fini generali, perché è finalizzato a soddisfare gli interessi di tutta la collettività ente rappresentativo, in quanto opera in nome dei propri cittadini ente necessario, dato che l'appartenenza a uno Stato non dipende dalla libera volontà dei singoli appartenenti, ma da quella dello Stato stesso, manifestata attraverso le sue leggi. Gli elementi costitutivi sono tre: un territorio, un popolo e la sovranità. 2- Il territorio Il territorio di uno Stato è la porzione di terra, delimitata da confini, su cui esso esercita la propria autorità. I confini di uno Stato possono essere naturali o convenzionali, stabiliti cioè tramite accordi con gli altri Stati. Se uno Stato confina con il mare, il suo territorio comprende una parte di esso (acque territoriali), che varia secondo le diverse legislazioni: in Italia esso è fissato in dodici miglia marine (circa 22.000 metri). Il territorio comprende tutte le acque interne (come i laghi e i fiumi), si estende verticalmente al sottosuolo e allo spazio aereo sovrastante, fino al limite dell'atmosfera. I prodotti del sottosuolo appartengano allo Stato fino dove è sfruttabile economico. Navi e aerei militari sono considerati territorio dello Stato di cui portano la bandiera, per cui a bordo di essi si applicano le norme dello Stato cui appartengono, qualunque sia la zona di navigazione o di volo. Navi e aerei civili sono invece considerati territorio di uno Stato solo se si trovano in una zona non soggetta alla sovranità di altri Stati. Le sedi diplomatiche sono immuni alla sovranità dello Stato ospitante. 3- Il popolo e la cittadinanza Il popolo è l'insieme dei cittadini, cioè delle persone legate allo Stato dal rapporto di cittadinanza. La cittadinanza è uno status, cioè una condizione giuridica, da cui deriva la titolarità dei diritti e dei doveri propri dei cittadini. La popolazione è un insieme di persone, cittadine e non cittadine, che in un determinato momento vivono sul territorio dello Stato. Nazione è un insieme di persone accomunate dalla stessa nazionalità, legate cioè tra loro dalle stesse origini storiche, dalla stessa lingua, dalle stesse tradizioni e dalla stessa cultura. Il riconoscimento della cittadinanza può basarsi fondamentalmente su due criteri: - ius sanguinis ("diritto del sangue"), in base al quale può essere considerato cittadino chi nasce da una cittadina o da un cittadino italiani; - ius soli ("diritto del suolo"), che riconosce la cittadinanza a chi nasce nel territorio dello Stato o a chi risiede per un determinato periodo sul territorio statale. Secondo la nostra normativa si diventa cittadini italiani: - per nascita o per adozione: chi nasce da genitori italiani o chi viene adottato da genitori italiani - per ius soli chi nasce nel territorio italiano da genitori sono apolidi (privi cioè di una specifica cittadinanza) o sconosciuti - per matrimonio lo straniero o l’apolide che sposi un cittadino italiano, purché risieda nel territorio italiano da almeno due anni o dopo 3 anni dal matrimonio - per elezione lo straniero nato in Italia che risieda legalmente in Italia sino alla maggiore età e faccia richiesta di cittadinanza entro un anno o chi abbia genitori o nonni cittadini italiani per nascita, se ricorrono le condizioni previste dalla legge - per naturalizzazione per concessione del presidente della Repubblica al cittadino comunitario che risieda da almeno 4 anni in Italia o per concessione del presidente della Repubblica al cittadino extracomunitario che risieda da almeno 10 annoi in Italia La legge ammette espressamente la possibilità di avere doppia (o plurima) cittadinanza, a meno che ci siano norme internazionali o norme statali straniere che lo vietino. Esistono infatti Stati che non ammettono la doppia cittadinanza per i propri cittadini e che prevedono la perdita immediata della cittadinanza per coloro che vengono naturalizzati cittadini di un altro Paese: tra questi rientrano la Cina, l'India e il Messico. In alcuni casi è possibile essere privati della cittadinanza italiana: per rinuncia, se un cittadino italiano si trasferisce all'estero e acquista la cittadinanza di un altro Stato, oppure se svolge presso uno Stato estero un incarico pubblico che richiede obbligo di fedeltà verso di esso. L'articolo 22 della Costituzione dichiara il divieto di togliere la cittadinanza per ragioni politiche come avveniva durante il periodo fascista. 4- La condizione giuridica degli stranieri in Italia I soggetti che non hanno cittadinanza italiana sono considerati stranieri. L'art. 10, c. 2, Cost. stabilisce che esistono norme diverse, che riconoscono diritti differenziati, per i cittadini appartenenti all'Unione europea e per quelli extracomunitari, cioè non appartenenti all'UE. Il Trattato di Maastricht del 1992 ha istituito la cittadinanza dell'Unione europea, in base alla quale ogni cittadino dell'Unione ha il diritto sia di circolare e soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri, sia di stabilirsi in qualsiasi Stato dell'Unione avendo accesso, in condizioni di parità con gli altri cittadini, alle attività lavorative. I cittadini dell'Unione hanno il diritto di votare e di candidarsi alle elezioni comunali dello Stato in cui hanno deciso di risiedere, nonché quello di votare per il Parlamento europeo in qualunque Stato si trovino. Per quanto riguarda i cittadini extracomunitari, in base alla legge il presidente del Consiglio dei ministri definisce ogni anno le quote massime di stranieri da ammettere nel territorio dello Stato per motivi di lavoro, subordinato o autonomo. L'ingresso nel territorio italiano è consentito solo allo straniero in possesso di passaporto valido e di visto d'ingresso. Una volta entrato regolarmente nel nostro Paese, lo straniero extracomunitario deve richiedere al questore della Provincia in cui si trova, entro otto giorni dall'ingresso, il permesso di soggiorno, la cui validità non può superare i tre mesi per turismo, i sei mesi per lavoro stagionale, un anno (rinnovabile) per ragioni di studio, due anni per lavoro autonomo o subordinato. Questo periodo è rinnovabile solo in presenza di determinate condizioni. Dopo sei anni di permanenza regolare in Italia lo straniero può ottenere la carta di soggiorno, un documento senza limiti di validità. Trascorsi dieci anni dall'ingresso nel nostro Paese, lo straniero può richiedere la concessione della cittadinanza e dei diritti a essa collegati. Se invece un cittadino extracomunitario entra illegalmente nel territorio del Paese o comunque vi risiede irregolarmente, è soggetto a espulsione, ossia all'allontanamento coattivo dal territorio italiano con il divieto di rientrarvi. La nostra Costituzione, nel terzo comma dell'art. 10, riconosce il diritto di asilo che consiste nella facoltà, concessa agli stranieri che lo richiedano per motivi di sicurezza, di poter risiedere nel nostro territorio in quanto il loro Paese non concede loro l'esercizio delle libertà che sono riconosciute nella prima parte della Costituzione. La normativa in materia di asilo si ispira fondamentalmente alla Convenzione di Ginevra del 1951 relativa allo status di rifugiati, secondo la quale è considerato rifugiato chi nel proprio Paese è perseguitato per motivi politici, religiosi, etnici, di razza, o ha comunque motivo per temere violazioni dei diritti umani, l'asilo è disciplinato dalla legge sull'immigrazione. L'ultimo comma dell'art. 10 Cost. fa riferimento all'estradizione: si tratta di un provvedimento che permette a uno Stato di chiedere il trasferimento e la consegna di un imputato o di un condannato alla reclusione che si trova nel territorio di un altro Stato. La Costituzione afferma che l'estradizione non è ammessa nei confronti di stranieri che siano accusati di reati politici, cioè di atti commessi per opporsi a un regime non democratico o per affermare diritti negati. 5- La sovranità Lo Stato esercita un potere assoluto nei confronti dei cittadini, obbligandoli, mediante la minaccia di sanzioni, a rispettarne le norme. Questo potere statale prende il nome di sovranità. In base al principio di sovranità, lo Stato si trova a essere titolare del monopolio della forza, vale a dire che esso è l'unico ente che può servirsi della forza per imporre ai cittadini le proprie leggi. Esistono in realtà delle limitazioni alla sovranità dello Stato: alcune provengono dalle stesse norme giuridiche, che valgono per tutti, compreso lo Stato; altre derivano invece dall'appartenenza dello Stato a organizzazioni internazionali e dal suo impegno a rispettarne le regole. La sovranità dello Stato si manifesta tradizionalmente attraverso l'esercizio dei seguenti poteri: - legislativo, che spetta al Parlamento e corrisponde alla produzione delle norme giuridiche; - esecutivo affidato al Governo e consiste nell'esecuzione delle leggi e nella realizzazione concreta degli interessi pubblici; - giudiziario, riservato alla Magistratura ed è la soluzione delle controversie tra i cittadini e il giudizio sui reati.