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IL FOGLIO

Redazione e Amministrazione: L.go Corsia Dei Servi 3 - 20122 Milano . Tel 02/771295.1

ANNO XI NUMERO 4

Opa Bnl sempre pi in forse

Per Consorte e Gnutti


nuova ipotesi di reato:
associazioneadelinquere
Lannuncio allex presidente Unipol
nellinterrogatorio del 27 dicembre.
E ora si attende lesposto del Bbva

Le perplessit di Di Pietro
Milano. I magistrati milanesi che indagano
sullinchiesta relativa alla scalata di Banca
Antonveneta hanno ipotizzato, anche per lex
presidente di Unipol assicurazioni Giovanni
Consorte e per il finanziere bresciano Emilio
Gnutti il reato di associazione per delinquere. Secondo quanto emerso da fonti vicine alla Procura milanese lipotesi di reato sarebbe stata annunciata al numero uno della compagnia assicurativa bolognese allinizio del
suo interrogatorio, in seguito al quale sono
poi giunte le sue dimissioni, insieme a quelle del vicepresidente e amministratore delegato Ivano Sacchetti. Al momento la contestazione del reato sarebbe generica, nella misura in cui ancora non connessa a singoli atti o
fatti. Questo colpo di scena, pur lasciando
perplessi per lattuale indeterminatezza della contestazione, rende maggiormente comprensibile il passo indietro del manager . Infatti linterrogatorio dellex numero uno di
Unipol, che risale al 27 dicembre, era stato
preceduto da una secca smentita di un portavoce delle indiscrezioni di stampa che davano come imminenti le sue dimissioni. Alla luce di questa ipotesi di reato il cambio di strategia appare meno improvvisato. Quando, e
qualora, a Consorte dovessero essere contestati singoli fatti connessi al reato associativo,
vista la connessione emersa dalle intercettazioni fra le scalate di Banca Antonveneta e
quella a Banca nazionale del lavoro, questo
potrebbe segnare la fine definitiva delle ambizioni di Unipol sulla banca romana. Sarebbe infatti difficile che, pur in presenza di un
coinvolgimento esclusivamente personale di
Consorte, Isvap, Bankitalia e Consob possano
non tenere presente che chi ha guidato la scalata e ideato lopa che si trovano a giudicare
sia gravato da unimputazione del genere. La
notizia render ancora pi sofferto lodierno
consiglio di amministrazione di Holmo, la societ che sta a monte della catena che controlla Unipol, chiamato a sostituire Giovanni
Consorte e Ivano Sacchetti. Senza contare
leffetto sulla polemica politica legata al collateralismo di una parte dei Ds nelloperazione. Alla procura di Milano la giornata, fino a
met pomeriggio, quando si diffusa lipotesi di reato associativo per Consorte, era stata
tutto sommato tranquilla. In mattinata i magistrati avevano interrogato per sei ore Silvano Spinelli, ex commercialista di Gianpiero
Fiorani, mentre nel pomeriggio si erano recati al carcere di San Vittore per sentire nuovamente lex direttore finanziario della Popolare italiana Gianfranco Boni.
A questo punto lecito chiedersi quali saranno gli sviluppi dellinchiesta. Antonio Di
Pietro dice di credere poco al reato di associazione a delinquere in casi di questo genere. Come per Tangentopoli cos per Bancopoli i profitti sono per definizione personali e
non si legano a ipotesi di associazione criminale. Allepoca di Mani Pulite evitammo con
cura di ricorrere a questo tipo di incriminazione, per non correre il rischio di incappare
nel vuoto probatorio. Non vorrei che si voglia
mettere troppa carne al fuoco, rischiando cos di non portare a casa nessun risultato. La
sensazione che, quando il reato ipotizzato
sar maggiormente circostanziato la situazione di Consorte sia destinata a peggiorare.
Senza escludere che potrebbe arrivare latteso esposto del Bbva. Nei prossimi giorni i magistrati, oltre a proseguire negli interrogatori, saranno impegnati a integrare il registro
degli indagati con i nuovi nomi emersi dalle
confessioni rese dagli ex manager della Popolare italiana oltre che da Fabio Massimo
Conti, che gestiva il Fondo V ictoria & Eagle.
Parlare di nuovi arresti sembra al momento
prematuro, ma non da escludere.

Si sentito dire che


stato un errore aver tifato per lopa Unipol,
ma che sulla correttezza dei Ds non c
alcun dubbio; si sentito dire che n il comportamento politico
n quello morale dei Ds e dei suoi dirigenti vengono messi in discussione dalle
vicende di questi giorni; si sentito dire
che dalle intercettazioni emerge con chiarezza che non cera alcuna regia n alcuna interferenza; si sentito dichiarare che
i Ds non hanno scheletri nellarmadio, che
non sottovalutano nulla, che non hanno
fatto patronage verso lUnipol e che non
c stato nessun familismo inopportuno; si
sentito dire che, pi che unautocritica
della segreteria, quella che ormai si impone una seria riflessione su etica e mercato; si sentito dire che le telefonate tra
Fassino e Consorte non hanno alcuna rilevanza ai fini dellinchiesta, che la pubblicazione di quelle telefonate mette in gioco le libert fondamentali, che lerrore
pi tragico di tutti stato quello di dimenticare la lezione morale di Enrico Berlinguer. E questa enorme marea di cazzate
senza che ancora abbia preso la parola
Nanni Moretti.

quotidiano

Poste Italiane Sped. in Abbonamento Postale - DL 353/2003 Conv. L.46/2004 Art. 1, c. 1, DBC MILANO

DIRETTORE GIULIANO FERRARA

GIOVED 5 GENNAIO 2006 - 1

INSIDER, CHI ERA COSTUI?

OGGI NEL FOGLIO QUOTIDIANO

OLTRE LA NOTIZIA

Breve storia dellinsider trading, tecnica di arricchimento personale


(e di finanziamento per la politica e le imprese) dai contorni penali sfumati:
primi condannati americani un petroliere e un tipografo. I numeri italiani

SE LA CAVERANNO?

Linchiesta nuovo stile


Se avete idea di chi sia il tizio di cui
dobbiamo scrivere, chiamateci

Milano. Un potente manager texano e


un oscuro tipografo newyorkese. Sono loro, negli Stati Uniti, i primi accusati nella
storia dellinsider trading. Nel 1963 Charles F. Fogarty , vicepresidente esecutivo
della multinazionale petrolifera T exas
Gulf, guadagna centoventicinquemila dollari operando sui titoli della propria societ, grazie a una informazione non ancora di dominio pubblico: la scoperta di un
giacimento di petrolio nello stato dellOntario. Pi rocambolesco (e abbastanza romantico) il caso di V incent Chiarella, un
operaio tipografo di origini italiane della
Pandick Press: stampando documenti riservati di cinque societ quotate, viene a
conoscenza dei loro prossimi investimenti
e, fra il 1975 e il 1976, acquista pacchetti
azionari realizzando plusvalenze per trentamila dollari.
I primi casi rilevanti commenta Andrea Perini, docente di Diritto penale
commerciale allUniversit
di Torino sono dunque degli anni Sessanta e Settanta, nonostante risalga al
1934 il Securities Exchange
Act, che definisce per la
prima volta i comportamenti fraudolenti poi chiamati insider trading e istituisce la Security Exchange Commission.
Il problema non la
cattiva volont o linerzia della Sec: il nodo
rappresentato prima di
tutto dalla evanescenza della fattispecie costituita dallinsider trading. Perch
complesso dimostrare che qualcuno abbia
lucrato su una informazione riservata: sia
quando lha ricevuta da un altro, sia quando lha appresa grazie alla sua particolare
collocazione nel mondo degli affari e della pubblica amministrazione. Tanto che
continua Perini appare pi una fattispecie simbolica, utile a garantire, almeno
sotto il profilo teorico, la completa parit
delle informazioni sul mercato. La natura spesso inafferrabile dellinsider trading
e i suoi effetti ultimi hanno aperto un dibattito intellettuale negli Stati Uniti. Alcuni studiosi riferisce Michele Bagella,
professore di Economia monetaria allUniversit romana di Tor Vergata sostengono che linsider trading, pur procurando
guadagni illeciti, aumenti linformazione
presente sul mercato, incentivandone sul
lungo periodo trasparenza e efficienza.
Fra gli economisti che hanno ragionato su
questi temi, ci sono Henry Manne (George
Mason University) e Eugene Fama dellUniversit di Chicago.
Linsider trading aggiunge leconomista Francesco Forte ha una fisionomia
sfuggente, che rimanda al pi generale
problema della natura dellinformazione.
Al di l della difficile dimostrabilit perfino dei casi pi lapalissiani, spesso una
notizia non ha contorni precisi: quindi, entra in gioco la capacit dellinvestitore di
leggere dietro a uno specifico particolare
qualcosa che gli altri non colgono.
Scarsit di reato
Anche in Italia, comunque, gli episodi
conclamati di sfruttamento delle asimmetrie informative non sono molti. Secondo
gli ultimi dati disponibili in Consob, dal
1991, quando la Legge 157 ha recepito la
direttiva comunitaria 592/89, fino al 1996
sono state inviate ventidue segnalazioni
allautorit giudiziaria: undici archiviazioni, due condanne, tre patteggiamenti, sei
rinvii a giudizio. Dal 1997 al 2004, solo per
linsider trading si contano centodieci segnalazioni alla magistratura su centosessanta ipotesi di reato. Soprattutto in mercati piccoli e facilmente condizionabili come Piazza Affari dice Bagella linsider
trading una patologia. Che, per quanto
possibile, va curata perch, senn, i piccoli risparmiatori scappano.
Alla ricerca di maglie pi strette che
riescano a catturare e a sanzionare una
pratica spesso indimostrabile, impalpabile quanto le informazioni che ne costituiscono il segreto alimento, negli ultimi anni stato valorizzato il suo profilo amministrativo, al fianco di quello penale. Un processo avviatosi con laggiornamento del
Testo unico della finanza che ha recepito
il 12 maggio dellanno scorso tre direttive
e un regolamento europeo sugli abusi di
mercato. Dal 1 gennaio e dal 1 aprile di
questanno sono operative le norme di attuazione. A fianco delliter penale, che
pu durare fino a sette anni e mezzo, c
quello amministrativo predisposto dalla
Consob, che si svolge in un anno. La Consob, ora, ha pi strumenti: pu consultare
lanagrafe tributaria, accedere alla Centrale dei rischi della Banca dItalia, provvedere a intercettazioni ambientali. E, alla fine, ha il potere di comminare sanzioni amministrative pesanti: da ventimila a
tre milioni di euro di base per linsider
trading; fino a cinque milioni di euro per
la manipolazione delle quotazioni.
Negli ultimi anni, a partire dalla scalata Telecom dei capitani coraggiosi e dallacquisizione di banca 121 (gi del Salento) da parte di Monte dei Paschi di Siena,
le grandi operazioni di Borsa si sono dimostrate un campo dazione potenzialmente

interessante per sostenere il finanziamento della politica (su uno schema gi sperimentato a cavallo tra gli anni Settanta e
Ottanta) sostituendo, o affiancando, il vecchio sistema delle tangenti. Ma in generale, esiste quasi una scuola italiana di insider trading. Le operazioni sui titoli Olivetti-Telecom, sulle azioni e le obbligazioni
Kamps, sulle obbligazioni Unipol e il caso
della Banca popolare italiana non sono
novit nel capitalismo italiano. Linsider
trading chiosa Nicola De Ianni, docente
di Storia economica allUniversit Federico II di Napoli era una prassi consolidata gi un secolo fa. Sono poco ricordate,
ma interessanti, le scorribande di Riccardo Gualino e di Giovanni Agnelli, che fra
il 1921 e il 1922 detengono il cinquanta per
cento a testa della quota di controllo della
Fiat. I due vendevano pacchetti azionari
dellazienda poco prima di comunicare
brutte notizie sul suo andamento e poi li
ricompravano, un minuto prima di
dichiarare lacquisizione di nuovi ordini. Erano operazioni
brucianti ricorda De Ianni
che si svolgevano in un giorno.
E, sul classico tema del
rapporto fra istituzioni finanziarie, alte burocrazie e
politica, un caso da manuale
quello di Carlo Alberto Maffei, rappresentante economico dellambasciata italiana
a Londra fra il 1883 e il
1884, incaricato di trattare con Hambro and Sons
e Berings lemissione di
titoli italiani in un prestito obbligazionario da venti milioni di sterline che avrebbe riportato il nostro paese alla base aurea, dopo che la lira non era stata pi convertibile con loro dal 1867. Il conte Maffei rammenta Giuseppe Berta, storico
delleconomia che insegna in Bocconi
scrisse una lettera al banchiere Everard
Hambro in cui chiedeva a spice of the
cake, un pezzettino di torta, per s e per i
suoi amici. Ossia titoli per un milione di
sterline a un prezzo pi vantaggioso. Nei
complessi meccanismi finanziari dellepoca precisa Berta si trattava di una enorme asimmetria informativa, sfruttata da
chi, forte della sua posizione politico-diplomatica, si trovava allinterno del gioco
e poteva verificarne landamento.

W il collateralismo
Zamagni difende il modello
cooperativo e la legittimit delle
sue ambizioni espansioniste
Roma. Leggo molte sciocchezze in questi giorni sulle cooperative e sui rapporti
tra aziende e partiti. Stefano Zamagni,
cattedra di Economia politica a Bologna,
cattolico, uno dei massimi studiosi italiani
di imprese cooperative non condivide le
analisi di tono accusatorio sul collateralismo, riguardo al rapporto tra la Lega delle cooperative e i Democratici di sinistra,
e ragiona sullespansione delle aziende
non capitalistiche nel credito e nella finanza, ricorrendo sia alla storia che alla
dottrina.
Il professor Zamagni inizia a contestare
le critiche sulle relazioni troppo strette,
secondo taluni, tra le cooperative rosse e
il partito guidato da Piero Fassino: Il collateralismo un falso problema. Anzi, non
un problema, ma una caratteristica connaturata allesperienza cooperativa. Diversi libri hanno dimostrato, anche con modelli matematici, che la formula dellimpresa cooperativa, basata sul principio democratico per cui spetta un voto a ogni testa a prescindere dalle quote detenute, al
contrario dellimpresa capitalistica nella
quale ogni azione ha diritto a un voto, si
basa sulla convergenza di preferenze dei
soci. In altri termini se c eterogeneit
dei soci limpresa mutualistica entra in
crisi. Le assemblee delle cooperative funzionano solo se c omogeneit di vedute
tra i soci.
Una caratteristica che si compone di
due fattori, uno culturale e laltro politico.
Prosegue Zamagni: Fino a pochi anni fa
questa omogeneit ha prodotto tre tipi di
cooperative: una rossa che si rifaceva ai
principi del socialismo e aveva come referenti politici il Partito socialista e soprattutto il Partito comunista; una bianca ispirata alla dottrina sociale della Chiesa e
che aveva come punto di riferimento politico la Democrazia cristiana; e una verde
basata sul pensiero mazziniano e che si riconosceva nel Partito repubblicano. Senza queste peculiarit, senza queste radici
culturali e questi legami politici, le cooperative non sarebbero riuscite a prosperare e a sopravvivere anche al fascismo.
Uno scenario che stato rivoluzionato dal
crollo del muro di Berlino e da T angentopoli: Oggi il vero problema che da quindici anni il collateralismo si affievolito,
ed rimasto soltanto in una parte delle
cooperative rosse. Ma penso che il caso
Unipol sia la goccia che far traboccare il
vaso, ovvero decreter la fine completa
del collateralismo.
(segue nellinserto uno)

FASSINO E DALEMA potrebbero

farcela, ma la procura di Milano


cambiata
(editoriale pagina 3)

PRODI RITROVA LA PAROLA ma


non gliene viene neanche una di solidariet per i Ds
(inserto I)
La morte non sar dolce

Il diritto di morire fa paura


perfino alla laica Francia
Il caso di Vincent Humbert, il processo
mancato, la legge che non cambia
Roma. Lei, che ha iniettato dei barbiturici nel braccio del figlio nel 2003, ora denuncia lipocrisia della giustizia francese sulleutanasia, perch il processo si fermato
alla decisione di non luogo a procedere,
che significa silenzio. Lui, il medico anestesista che ha provveduto al letale cloruro di
potassio, dice di non avere nessun rimpianto (e nel novembre 2004 aveva pubblicato anche un libro dal titolo Io non sono
un assassino). Il ragazzo, V incent Humbert, aveva ventidue anni, era tetraplegico
a causa di un incidente, muto e quasi cieco,
ma perfettamente capace di intendere e di
volere: muoveva solo il pollice destro e con
quel pollice aveva chiesto di farla finita.
Voleva che Chirac gli accordasse il diritto
di morire, voleva finire presto quella vita di merda. La sua storia in Francia
molto conosciuta, il suo nome noto come
quello di T erry Schiavo, e la madre non
smette di militare con forza per il diritto
dei malati gravi di disporre della propria
vita: la legge francese invece lo considera
reato perseguibile, per chi procura la morte, con la reclusione fino a trentanni. L affaire Humbert ha persino portato, il 22
aprile scorso, a una nuova legge sui diritti
dei malati e laccompagnamento verso la fine della vita, senza per depenalizzare leutanasia. Per Marie Humbert e per il medico anestesista che ha preparato liniezione
letale e staccato le macchine che aiutavano
a vivere Vincent, nessuna pena e nemmeno
una discussione pubblica davanti al giudice: lincontro avvenuto a porte chiuse e si
stabilito che i due hanno agito in circostanze particolari, in seguito a pressioni
morali e mediatiche. Non era quello che
voleva Marie, sperava in un rumore molto
pi forte, credeva che sarebbe riuscita persino a cambiare la legge, contava sulla commozione della gente per compiere quella
che ormai ritiene una missione, far morire
chi lo chiede. (Anche se Marie de Hennezel, psicologa francese che ha scritto un libro intitolato La dolce morte, pubblicato
in Italia da Sonzogno, ha spiegato ieri a Le
Figaro come lesperienza degli staff di cure
palliative permetta di affermare che la richiesta di morte nella maggior parte dei
casi esprime tuttaltra cosa: il bisogno di
essere rassicurati, di ascoltare le parole
giuste, ricevere gesti confortanti). Jean
Lonetti, deputato dellUmp e presidente
della commissione parlamentare sulla fine
della vita, laveva detto anche un anno fa:
Passa una differenza fondamentale tra il
lasciar morire e il fare morire. Tra non accanirsi con cure inutili e iniettare del cloruro di potassio in un braccio inerme. Lonetti si detto soddisfatto della decisione
giudiziaria: Il diritto penale in grado di
applicare la legge e produrre allo stesso
tempo decisioni umane, per Marie invece
stato un modo per restare immobili:
Hanno fatto tutto per evitare la mediatizzazione che deriverebbe da un processo.
Per coloro che si oppongono al diritto di
dare e ricevere morte questa decisione
contribuir a rendere a poco a poco sempre pi fragile il divieto delleutanasia:
speravano in una condanna almeno simbolica dei due protagonisti. Mentre Libration ha denunciato ieri lingratitudine
verso Marie Humbert, che si batte per la
libert e la dignit, e a cui stata per
eclissata la lotta.
Banalizzare la morte legalizzandola
Sono in molti a chiedere un dibattito nazionale, e ieri il Monde nelleditoriale (intitolato Giustizia e coscienza) si schierato dalla parte di Marie, ma con prudenza:
Il diritto di morire con dignit divenuto
unesigenza. Laccanimento terapeutico
unanimemente riprovato. Il resto deve progredire rispettando le coscienze, lasciando
alla legge un minimo di elasticit, per proteggere quelle persone in condizioni di debolezza che non domandano altro che di vivere. Il fatto che se difficile anche solo
parlare di eutanasia, legiferare fa paura
perfino alla laicissima Francia. Le Figaro
ha scritto ieri un lungo commento pieno di
dubbi: Sul piano universale, come trasmettere la potenza della vita, il suo carattere pi forte di tutto, ai nostri bambini e
alle generazioni future, se luomo scende
dal suo piedistallo e accetta di banalizzare
la morte legalizzando il diritto a procurarla? Chi in grado di prevedere e misurare
le conseguenze di un atto del genere?. Solo Marie, la madre di Vincent, che conosce
bene le conseguenze del proprio atto, non
ha dubbi che il diritto di morire sia la cosa
giusta per tutti gli altri malati.

imenticate Judith Miller, Bonini e


DAvanzo, dimenticate i film in cui
i reporter indossano le bretelle. La nuova frontiera del giornalismo altrove.
La nuova frontiera del giornalismo
nascosta ma non troppo, un grassetto a
fondo pagina, una nota alla fine di un
articolo del Mirror. La nuova frontiera
del giornalismo si chiama Kiki King, e
cerca unanima forse non gemella ma
parecchio specifica.
La notizia, poich tutto fa notizia,
che Kate Moss si trova ad Aspen, lussuosa localit sciistica del Colorado, e
ivi sarebbe in compagnia di un nuovo
ganzo. La notizia, insomma, che Cocaine Kate si fidanzata di nuovo, che
Pete entelechia-del-tossico Doherty
infine parte del passato, che a fianco di
Kate c un nuovo ragazzo, di nome Jamie Burke, di et imberbe (20 anni,
contro i 32 di Kate chiamala scema),
di aspetto assai somigliante al giovane
Andrea Casiraghi. I due, in piena modalit gente bellissima, si sarebbero
conosciuti sullisola caraibica di propriet di Richard Branson (professione: miliardario), mentre Kate si rilassava dopo la disintossicazione. Cosa ci facesse Jamie sullisola allinizio non era
ben chiaro alle molte supporter di
miss Moss: fanciulle disposte a tifare
entusiasticamente per i trionfi professionali e sentimentali di unestranea,
pronte a dire Ci siamo fidanzate! alla notizia del nuovo flirt, neanche fossero Fassino e parlassero di una banca
da comprarsi al 3 per 2. Le ultras del
team Moss, dunque, hanno letto i giornali inglesi degli ultimi tre giorni, che
allungavano il brodo su questo misterioso Jamie che ad Aspen affiancava
Kate, e raccontavano cose innocue e
vaghe su come lui a scuola fumasse sigarette anche se era proibito, e fosse
nella squadra di calcio del collegio.
Era chiaro che non sapevano che pesci
prendere. Fino a che, marted, una
nuova frontiera del giornalismo. Dora
in poi non potr che essere una domanda dellesame per laccesso allOrdine: definisci titolo, occhiello e
appello disperato alle fonti. A fondo
pagina, in caratteri cicciotti, lappello
per cuori solitari o bambini col costumino blu smarriti ai bagni Piero: Se
conoscete Jamie Burke per favore
chiamateci allo 020 72932007.
Non sappiamo che pesci pigliare
Naturalmente il solco dellinchiesta
nuovo stile gi tracciato da tempo:
pratica comune dei tabloid ricevere
informazioni da lettori (che vengono retribuiti a seconda della portata della
spiata), e sempre presente sui giornali
popolari inglesi un numero cui telefonare se si ha avuta lindubitabile fortuna di vedere al pub un attore di East
Enders o di litigare per il parcheggio
con un concorrente del Big Brother. La
novit sta nello specifico appello, inquietantemente simile alle facce dei
bambini smarriti che adornano i cartoni del latte americani. La novit sta in
quel tono di sottile disperazione, di resa incondizionata, adatto a interviste di
dirigenti Mediaset o ad articoli che vogliano difendere i Ds. Quel tenero e irresistibile Stiamo lavorando per voi,
tuttavia non sappiamo che pesci pigliare, e insomma mettetevi una mano sulla coscienza e vedete quello che potete
fare per aiutarci. Hanno avuto successo, anche se i risultati dellappello non
li ha raccolti Kiki King, ma Cameron
Robertson, che ieri firmava larticolo in
cui il padre di Jamie dice che non ne sa
nulla ma felice per loro, e chiarisce il
background: Jamie s un aspirante
musicista, come scritto nei giorni precedenti, ma soprattutto un ragazzo ricco, pap un palazzinaro, i Branson sono amici di famiglia, e insomma quella
con Kate una tranquilla storia da alta
societ. Incontentabile, in fondo allarticolo Robertson reiterava: Se conoscete Jamie.

Il vero prezzo del gas

Nellaccordo tra Kiev e


la Gazprom limmagine
di Putin a offuscarsi
David Satter ci spiega perch la logica del
profitto invocata da Mosca non basta
a nascondere la grande manovra politica

Si dice 230 ma 95 (dollari)


Roma. N on ci sono scuse per il presidente russo Vladimir Putin. Gli osservatori hanno buon gioco a respingere rapidamente i tentativi di giustificare, come se si
fosse trattato di un passo doloroso ma obbligato di una normale economia di mercato, la guerra del gas conclusasi ieri con
laccordo a denti stretti tra la Gazprom
russa e la Naftogaz ucraina. David Satter ,
che due giorni fa in un editoriale sul W all
Street Journal ha tracciato nel dettaglio la
parabola declinante della democrazia russa sotto il potere di Putin, esclude che al
centro delle mosse di Mosca sul gas ucraino ci fosse soltanto il denaro e non piuttosto lesplicita intenzione di riconquistare linfluenza
perduta.
N on contano,
spiega Satter al Foglio, gli elementi di
contorno. Putin, la
scorsa settimana,
aveva tentato di distogliere lattenzione dal carattere politico della contesa.
Una cosa aiutare
aveva detto i
paesi che un tempo
VLADIMIR PUTIN
appartenevano allUnione sovietica
ancora in difficolt dopo la loro fuoriuscita dalleconomia pianificata, unaltra il
sovvenzionamento degli affari dellIndia
in Ucraina. Il presidente si riferiva al
passaggio, che ha fruttato allUcraina tre
miliardi di dollari, della Kryvoryzhstal, la
pi grande acciaieria e massima esportatrice del paese, sotto il controllo di una societ che fa capo al gruppo indiano Mittal
Steel. Il gas che Kiev riceveva a prezzo politico, inferiore di cinque volte a quello di
mercato, alimenta allegramente soprattutto quel genere di industrie. Un affare per
gli indiani. Secondo Satter, ex corrispondente da Mosca e da lungo tempo osservatore dellUnione Sovietica prima e della
Russia oggi, ci sono molte poche ragioni
per credere che Gazprom avesse proprio
bisogno di alzare il prezzo. Quellindustria
di esportazione, come tutte le altre del resto, rientra in parte nella sfera dinfluenza dei gruppi mafiosi, e forse sarebbe stato nel loro interesse incrementarne gli utili. Ma, dopotutto, la Bielorussia continua a
pagare soltanto 47 dollari ogni 1.000 metri
cubi.
Allo stesso tempo spiega ancora Satter difficile sostenere, come stato fatto, che si trattato dellingresso, anche se
brusco, nel normale funzionamento delleconomia di mercato. Il gas non una merce sul mercato del libero scambio, perch
passa per i gasdotti. Per esempio, la Russia usa condotti che corrono attraverso tutto il territorio ucraino. Quali altre infrastrutture userebbe per vendere la sua
merce, se non quelle?. Altri elementi, definitivi, confermano che gli aumenti chiesti a Kiev da Mosca sono da interpretarsi
come un mezzo di pressione politica. La
Russia e lUcraina avevano firmato un accordo che fermava il prezzo del gas a 50
dollari ogni mille metri cubi fino allanno
2009. La richiesta di pi soldi arrivata allimprovviso una chiara violazione del
patto esistente. Semplice.
Quando Yushenko era governatore
Eppure il presidente ucraino, V iktor
Yushenko, ha alle spalle una solida esperienza di prezzi aumentati allimprovviso,
e conosce fin troppo bene le insidie del
passaggio dalla vecchia economia assistita, che ancora sopravviveva fino a ieri nelle condotte del gas, e quella spietata ma
razionale del mercato. Y ushenko conociuto allepoca per essere un riformatore
che non temeva di giocare dazzardo ebbe un ruolo chiave nel 1994, quando il paese raggiunse un accordo con il Fondo monetario internazionale per creare una
nuova valuta nazionale.
Il patto chiedeva che le autorit ucraine
rinunciassero ai controlli di Stato sui tassi di scambio, e si risolse in un impressionante contraccolpo monetario.
N ellottobre di quellanno, con Y
ushenko a capo della Banca nazionale, il
prezzo del pane triplic, il prezzo dellelettricit aument del 600 per cento, il prezzo dei biglietti sui trasporti pubblici si
moltiplic del 900 per cento. A paragone
di quei violenti sussulti economici, le minacce russe degli scorsi mesi di moltiplicare il prezzo del gas di cinque volte, culminate nellultimatum di questi giorni,
sembrano ordinaria amministrazione. Ma
proprio lesistenza della clausola che garantiva lo stesso prezzo di favore fino al
2009 impicca i russi alle proprie responsabilit. Data la clausola chiude Satter il
prezzo imposto dai russi non pu essere
considerato un elemento normale del processo inflazionario interno allUcraina.
(articoli a pagina tre)

ANNO XI NUMERO 4 - PAG 2

Mitterrand
Perch i francesi, dopo averlo
eletto due volte ma tanto odiato, lo
ritengono pi grande di De Gaulle
he fosse chiamato a un grande destino lo sapeva fin da ragazzo, quando
C
leggeva come un matto e con la cultura,

con il piacere della solitudine, teneva in


DIARIO DI PACE

soggezione i fratelli maggiori e seduceva


le ragazzine.
Che coltivasse grandi ambizioni venne
fuori fin da bambino, quando alla solita
domanda su cosa volesse fare da grande,
rispose con naturalezza a genitori e parenti esterrefatti che ancora non sapeva,
non aveva scelto tra Papa o presidente
ma che probabilmente si sarebbe dato
da fare per essere Papa perch nella storia ci sono meno Papi che presidenti.
La convinzione di essere stato lultimo
dei grandi invece, la matur da solo verso la fine del quattordicesimo anno trascorso allEliseo: Sono lultimo dei
grandi presidenti, intendo dire nella
scia di De Gaulle. Dopo di me non ce ne
saranno pi in Francia, a causa dellEuropa, a causa della globalizzazione, a
causa della necessaria evoluzione delle
istituzioni.
Lunica cosa che Franois Mitterrand
non poteva sapere, e forse nemmeno prevedere, che dieci anni dopo la sua morte i francesi lo avrebbero messo sul podio pi alto del Pantheon presidenziale,
addirittura due gradini al di sopra del
Fondatore della Quinta Repubblica. Che
una maggioranza dei cari compatrioti
avrebbe detto di lui che era stato il miglior presidente del secolo, da amare pi
di quel Generale burbero e cassante contro cui lui in vita combatt strenuamente
e da cui tutto lo divise, il carattere, il tipo di cultura, la visione della democrazia, il rapporto con il tempo.
Il Generale diffidava dei parlamenti e
delle repubbliche parlamentari perch
aveva potuto vedere di persona a quale
abisso dirresponsabilit, di vilt potessero portare un sistema politico fondato
sui partiti.
Il Generale non amava la sinistra, disprezzava il pacifismo imbelle, nonch la
tronfia insipienza degli stati maggiori, a
suo dire principali responsabili della catastrofe, della suprema umiliazione di
una guerra persa senza combattere. Mitterrand invece amava il Parlamento, luogo dellalta politica e palcoscenico privilegiato per artisti del suo talento.
Dallalto della posizione morale di chi
sa dire il no che vale una vita, il Generale disprezzava, condannava chiunque
avesse collaborato con i tedeschi, chiunque avesse giurato fedelt alla Repubblica di Vichy. Mitterrand invece condivise le difficolt della vita quotidiana
nella Francia occupata, visse lepoca grigia in cui nulla sembrava evidente, in cui
le folle acclamavano Ptain e il maquis
era composto da qualche centinaia di comunisti. Lui stesso tentenn, ma non cadde. E mantenne la sua amicizia anche a
chi trad lonore della Francia.
Il Generale aveva fretta e credeva nel
rapporto diretto con il popolo come mezzo per dotarsi dellarma nucleare e fare
sedere di nuovo la Francia tra i grandi
del mondo. Mitterrand non portava nemmeno lorologio: si sentiva gi grande e
perci padrone del tempo.
Il temuto florntin
Il sorpasso del presidente socialista su
De Gaulle stato rivelato qualche giorno
fa da uno di quei sondaggi un po strampalati fatti per celebrare una ricorrenza
o ammobiliare scarni fine danno, che sono poco utilizzabili dal punto di vista storico ma che invece dicono molto sul rapporto di un popolo con la memoria e sulla sua percezione della politica. Mitterrand fu per tanti anni fra gli uomini politici pi odiati. Lo hanno odiato i gollisti
per essersi opposto alla Quinta Repubblica, al colpo di stato permanente e
per aver costretto il Generale al ballottaggio alle elezioni del 1964. Lo hanno
odiato i comunisti che di lui dicevano che
non si sapeva chi fosse n cosa pensasse
veramente. Lo hanno odiato i suoi alleati
che nel suo sbattere le ciglia vedevano un
segno dello spirito sfuggente, ambiguo
che gli valse il soprannome di florntin. Lo odiavano i giornali che andarono
a nozze con la storia del vero-falso attentato dellObservatoire e gli fecero il vuoto intorno. Lui seppe risorgere. E vincere.
Primo socialista eletto presidente a suffragio universale, primo presidente della
Quinta Repubblica a essere rieletto.
Quattordici anni allEliseo, con pi poteri di quanti ne pu disporre il capo di
qualsiasi altra democrazia, perfettamente a suo agio in istituzioni che pure un
tempo considerava pericolose. Perch,
diceva, il problema non sono mai le istituzioni ma chi ci si cala dentro.
Quattordici anni, dalla gioia del 10
maggio 1981, fino al crepuscolo, al potere
che sfugge, ai postulanti che bussano altrove, al telefono che non suona pi, ai
lunghi corridoi vuoti. Ai veleni che accompagnano la fine del regno. Fino alla
prostata che preme ma lui vuole restare
al suo posto, per dovere ma anche per il
piacere di non regalare nemmeno un minuto ai nemici. De Gaulle fin il suo lungo viaggio lontano dagli occhi del mondo,
Mitterrand mor giorno dopo giorno,
spiato dalle telecamere a ogni apparizione pubblica. Il volto sempre pi smagrito, condusse una ragionevole lotta contro
il dolore e la sofferenza, senza mai lasciarsi andare n gemere. Forse non credeva ma dialog lo stesso con il Dio delluniverso, mostr a tutti la sua paura di
uomo ma la visse sempre con regale dignit. Non si sa ancora se sia riuscito nella sua opera da vivo. Di certo morto come un grande.
Lanfranco Pace

IL FOGLIO QUOTIDIANO

GIOVED 5 GENNAIO 2006

LO SCRITTORE CANADESE A RUOT A LIBERA SU NEW CRITERION

LEuropa islamizzata e il corpo di Cameron Diaz.I furori di Mark Steyn


CALO DEMOGRAFICO, CULTO DELLINQUIETUDINE, MASOCHISMO MULTICULTURALE, PIAGNISTEO LIBERAL SUI DIRITTI PERSI

a maggior parte delle persone devono


avere uno stomaco forte per leggerlo.
L
Mark Steyn in tutto il suo delirio e splendo-

re. Lo scrittore canadese, che dal New Hampshire sparge tonnellate di vetriolo sul suo
paese, era fra gli ospiti del simposio su islam
e occidente della rivista New Criterion. Presenti anche Roger Scruton, a spiegare laffanno sconcertato della democrazia occidentale, e Douglas Murray sulla repubblica
islamica dOlanda e la morte di Theo van Gogh. Secondo il funambolico Steyn, polemista
di genio della corazzata di Conrad Black, liper-razionalismo postcristiano molto meno
razionale del cattolicesimo. LUnione europea ha adottato una variazione della strategia degli Shakers (quaccheri che si agitano,
ndr), ai quali era proibito riprodursi. Forse
ci saranno ancora aree geografiche sulle cartine segnate come Italia o Olanda. Ma solo
come a Istanbul c un edificio chiamato ancora cattedrale di Santa Sofia.
Sul multiculturalismo ha detto che dopo
l11 settembre la reazione bizzarra di tutti i
leader occidentali stata di visitare una moschea. Lo fecero Bush, il principe del Galles,
il premier inglese e quello canadese. La baronessa Kennedy alla Bbc disse che noi stessi liberali occidentali siamo troppo spesso
fondamentalisti. Lady Kennedy voleva dire
che la tolleranza della nostra tolleranza ci faceva diventare intolleranti dellintolleranza
degli altri. E questo era intollerabile. La tolleranza dellintolleranza fornisce piacere ai
masochisti multiculturali. Veniamo alla demografia: In America il trend demografico
suggerisce che agli stati blu dovrebbe essere
concessa la cittadinanza onoraria dellUnione europea. Nelle elezioni del 2004, Kerry
vinse negli stati con la percentuale di nascite pi bassa. Bush in quelli con la pi alta.

Entro il 2050, ci saranno 100 milioni di europei in meno e 100 milioni di americani in
pi. E per la maggior parte americani degli
stati rossi. In Inghilterra ci sono pi musulmani che cristiani che partecipano ai servizi
religiosi ogni settimana. LAmerica trover
lEuropa islamizzata molto pi onesta di
quella di monsieur Chirac, Herr Schrder e
compagnia bella. Una societ che non ha figli non ha futuro. La Russia la pi vasta nazione sulla terra, piena di risorse naturali.
Ma sta morendo.
Keep your Bush off my bush
Vale soprattutto per lEuropa: E sempre
stata stupida lidea che leuro-welfarismo
progressista fosse il luogo dello sviluppo
umano. Oggi sappiamo che anche suicida.
Loccidente ha distribuito pi benessere e
comfort ai cittadini di ogni altra civilt della
storia. In cambio abbiamo sviluppato un
grande culto dellinquietudine. Lagenda progressista welfare, aborto, secolarismo e
multiculturalismo stata un suicidio collettivo. In Canada e nei gabinetti occidentali, il ministro della Difesa ambisce a passare
a lavori pi importanti, come il dipartimento della Sanit. N on penso che Don Rumsfeld considererebbe una promozione se fosse spostato allHealth and Human Services.
Secondo Jared Diamond le societ collassano perch tagliano gli alberi. Il povero vecchio Diamond, non vede la foresta a causa
della sua ossessione per gli alberi. Per mantenere lattuale livello di pensioni e benefici
medici, lUnione europea avr bisogno di importare cos tanti lavoratori dal Nord Africa
che la sua maggioranza sar musulmana nel
2035. Sar molto vecchia o molto musulmana.
Loccidente, come concetto, morto, e da un
punto di vista demografico sta morendo. Le

antenne raffinate dei liberal significano questo, ogni volta che qualcuno solleva la questione se fra tre generazioni ci saranno ancora italiani a vivere nella zona geografica
segnata come Italia, loro gridano razzista!
Se tutta la popolazione crede nella democrazia pluralista, non importa se il settanta o
il cinque per cento sono bianchi. Ma se una
parte ci crede e laltra no, molto importante se questa il nove o il sessanta per cento.
I musulmani sono gi la fonte primaria
della crescita delle citt inglesi. Pu una societ diventare islamica nei suoi caratteri
demografici senza diventarlo in quelli politici? Sono un conservatore. Non sto proprio
dalla parte del programma islamico quando
decapita i froci, ma concordo con il mullah
Omar sul fatto che Britney Spears si veste come una puttana. Da quando Bush ha inaugurato la sua dottrina, innumerevoli progressisti hanno asserito che non esiste prova che i
musulmani vogliano la libert. Se fosse vero,
un problema non per il medio oriente oggi,
ma per lEuropa di dopodomani. Secondo un
sondaggio del 2004, pi del sessanta per cento dei musulmani inglesi vuole vivere sotto la
sharia. Musulmani contro ebrei in Palestina,
musulmani contro hind in Kashmir, musulmani contro cristiani in Africa, musulmani
contro buddisti in Thailandia, musulmani
contro russi in Cecenia, musulmani contro
turisti a Bali. Come gli ambientalisti, questi
ragazzi pensano in modo globale ma agiscono localmente. Lislamismo radicale uninfezione, come lAids. Non lHiv che ti uccide, ma la polmonite che ti prendi quando il
corpo troppo debole per combattere. La
guerra su questo, la nostra mancanza di fiducia nella civilt. Cos meglio, una globalizzazione che esporta cheesburger e canzoni pop o una che esporta gli aspetti pi fieri

della sua cultura? Ci inquietano MacDonalds e Disney, ma la grande storia della globalizzazione il modo in cui i sauditi hanno
preso ci che ottantanni fa era uno sforzo severo praticato dai beduini e lhanno esportato con successo nel cuore di Copenaghen,
Rotterdam, Manchester, Buffalo.
Un anno fa Steyn si trovato in mezzo alla consueta marcia a New York a favore dellaborto: Ashley Judd e Gloria Steinem furono applaudite dalle donne che sventolavano manifesti con scritto keep your Bush off
my bush (gioco di parole fra il nome Bush e
il sostantivo che significa cespuglio). Era
lequivalente di un party pomeridiano di russi bianchi nel 1917. Nel caso una delle donne
che marcia per il suo diritto alla scelta avesse un figlio, potrebbe ponderare la realt demografica: una bambina nata oggi, a quattordici anni non sar libera di pavoneggiarsi
nelle dimostrazioni della Parigi eurabica o
di cantilenare ad Amsterdam hands off my
bush.
Poco prima delle presidenziali del 2004,
Cameron Diaz and al programma di Oprah
Winfrey per spiegare che in caso di vittoria
di Bush potremmo perdere il diritto sui nostri corpi. Povera Cameron. Un paio di
settimane dopo vinsero quelle spaventose
persone. Lei perse tutti i diritti sul suo corpo.
A differenza di Alec Baldwin, non potrebbe
mai trasferirsi in Francia. Il suo corpo era rimasto a terra al terminal D. Ultima dedica a
Cameron: l fuori ci sono cose peggiori di
John Ashcroft. E la demografia, stupido, lunica questione importante. LEuropa alla fine del secolo sar un continente dopo la
bomba al neutrone. I grandi edifici ci saranno ancora, ma le persone che li hanno costruiti se ne saranno andate.
Giulio Meotti

HO CON LUI UN CAR TEGGIO DI 50.401 BA TTUTE

Israel dice che a dialogare con Messori ci ha provato,ma impossibile

ittorio Messori persona molto audace o che confida troppo nellamnesia


V
altrui. Sostiene di non avermi mai cono-

sciuto, di aver sentito parlare di me da


amici comuni, di auspicare un incontro e
un dialogo, che io lavrei sempre e soltanto ricoperto di contumelie e, a riprova, cita il caso di un suo articolo del 2001 sul
Corriere della Sera in cui proponeva una
frase di Henri Bergson come una pista per
spiegare la Shoah. Quellarticolo suscit
reazioni sdegnate, fra cui quella di Claudio Magris. Al contrario, fra Messori e il
sottoscritto che egli non ha mai conosciuto si svilupp una corrispondenza
che ho sottomano. Per dare unidea quantitativa della mia disponibilit al dialogo,
dir che consta di 50.401 battute, salvo altre lettere e telefonate.
Se Messori acconsente a pubblicarla
(magari in rete) si potr constatare quanto
egli abbia apprezzato le mie critiche, che
lo avevano fatto riflettere sulle sue frasi
maldestre, dichiarando la sua amicizia nei
miei confronti, della persona che non ha
mai conosciuto. Frattanto, il Corriere pubblicava una sua lettera che ribadiva puntigliosamente le tesi dellarticolo su Bergson. Alle mie proteste, Messori dichiar di
averla scritta prima che io lavessi fatto riflettere. Pubblic quindi un articolo sulla
rivista Jesus in cui ritornava sulla questione, limitandosi a dire che io gli avevo fornito una pista interpretativa.
Quindi, a dialogare apertamente e civilmente con Messori ci ho provato, eccome.
Del resto, i lettori del Foglio sanno che non
sono certamente un difensore dellintangibilit degli ebrei, e che ho criticato atti-

randomi non poche ostilit il mito dellunicit della Shoah. E proprio su queste pagine ho sostenuto polemiche con Messori
(21 e 26 febbraio 2004 e 25 febbraio 2005),
dure quanto si vuole, ma sui contenuti e
senza contumelie. Non dice il vero quindi
Messori quando pretende che io avrei liquidato i suoi argomenti sul caso Mortara
con mere invettive. E lui piuttosto a esibire unassoluta impenetrabilit agli argomenti altrui e a non vedere le travi nei suoi
occhi. Chi provi a farlo, toccher con mano
che dialogare con Messori come sbattere
la testa contro un muro di pietra. Mi sono
dovuto progressivamente arrendere alla
constatazione che Messori nutre un interesse spasmodico per gli ebrei che lo porta sempre e comunque a rivalutare i peggiori stereotipi e a giustificare (o spiegare) lingiustificabile, persino i processi
dellInquisizione o le tirate antisemite di
padre Ballerini su Civilt Cattolica. E mi
sono reso conto che Messori compie queste
operazioni con un metodo che con la storiografia ha poco a che fare: spigola notizie
disparate, seleziona una frase qua e l e ne
ricava costruzioni senza fondamento, ma
che magari portano a trovar prove del complotto dei Protocolli nel T almud. (E che
cos, di grazia, linquisizione ebraica?)
Un anno fa ho scritto sul Foglio un articolo dal titolo Ebrei e cattolici smettano
di ferirsi a colpi di passato. E una cosa a
cui credo profondamente. Non bisogna lasciarsi afferrare indefinitamente per i piedi dal passato. T antomeno penso che si
debba chiedere ai discendenti di chi ti ha
fatto un torto di vivere in stato di eterna
prostrazione. Ma, per favore, si aiuti un po-

co a coltivare simili sentimenti. E un aiuto sbatterti in faccia uninterpretazione storica che nega fino alla pi totale sfida dellevidenza qualsiasi responsabilit cristiana nellantisemitismo? Quando, per la prima volta, scesi dallaereo a Berlino ero
molto emozionato perch calcavo la terra
del paese in cui era stata distrutta la mia
famiglia. Era un congresso internazionale
scientifico, e nellatrio incontrai unesposi-

zione dedicata al dramma dellemigrazione degli scienziati ebrei tedeschi con lavvento del nazismo. Mi fece cos bene che,
in quei giorni, circolavo per le vie di Berlino come se fosse casa mia, con un sentimento di riconciliazione profonda. Era bastato poco. Ma quali sentimenti avrei provato se mi fossi trovato di fronte ad affermazioni negazioniste o minimizzatrici? In-

vece Messori, con le sue minimizzazioni


dellInquisizione, capace di farti tornare
un rigurgito di rabbia per la violenza subita, nel lontano 1492, dalla famiglia originaria della Spagna.
Un ultimo esempio. Nel suo libro sul caso Mortara, Messori ha parlato dellAlliance Isralite Universelle. Chiunque conosca
un minimo di storia seria sa che questa organizzazione sinscriveva nella linea dei diritti delluomo del 1789 e mirava a organizzare il giudaismo su una base universalistica, ispirata ai principi illuministici di libert, uguaglianza e laicit. I fondatori ritenevano che il progresso morale degli
ebrei potesse conseguirsi attraverso la diffusione dellistruzione fin nei territori pi
perduti e difatti venne creata una grande
rete scolastica mondiale. Ebbene, per Messori, lAIU sarebbe stata la prima organizzazione ebraica di autodifesa in prospettiva mondiale, e non di autodifesa generica, ma propriamente militare. Insomma, unorganizzazione che preparava incursioni che erano quasi una prefigurazione degli omicidi mirati dellesercito
israeliano.
Non ho nulla contro i militari o i servizi
di sicurezza, figurarsi. Ma sarebbe ragionevole affermare che lordine dei francescani un reparto di teste di cuoio? Che dire? In questo caso, soltanto che, come pronipote del fondatore in oriente dellAIU, il
rabbino Judah Nehama, spirito illuminato
e tollerante, mi sento semplicemente offeso. Continui pure Messori a tirarci per i
piedi con il passato, ma poi non si lamenti
se il dialogo con lui impossibile.
Giorgio Israel

LA DEFICIENTE

Sembra unapparizione, ma nel miracolo della DUrso calza ci cova


Non ci sperate. Non una parola. Muta sar sullo specifico
giornalistico di un programma come Verissimo, sul praticantato della Perego, sui punti in comune con Piersilvia
(che pratic nello specifico contesto giornalistico di Nonsolomoda), e sullipotesi invero inquietante che lanno prossimo V erissimo non sia pi gestito dal telegiornale
ma dalla rete, e che la povera Perego non
possa quindi portare a termine il suo bravo
praticantato. N on sperate in un mio commento. Neppure su Bettarini inviato speciale, sui dubbi circa la sua idoneit a occuparsi di corna (altrui), sui possibili conflitti
di interessi di questa gestione o di quella
del 2004. Muta.

Non sono solo gli attori, certo. Per quanto,


un cast in cui Ricky T ognazzi risalta come
fosse Marlon Brando era ben difficile da
mettere insieme: voglio dire, il canile municipale non era un po sfornito, saccheggiato
com stato per il casting del Giudice Mastrangelo? Non sono solo gli attori e non sono solo le calze sullobiettivo: ma innegabile che aiuti lesaltazione dello spettatore
il vedere Barbara DUrso apparire sempre
avvolta in una nube da cui gli altri personaggi restano esclusi. T i aspetti che da un
momento allaltro singinocchino credendo
di vedere la Madonna. Interessante scelta
di contenuti anche quella di privarla dei fil-

Dicevi che non ti saresti pi innamorata, e


adesso guardati. N oi che credevamo non
avremmo mai pi conosciuto le intime soddisfazioni che ci erano state regalate da Ho
Sposato Un Calciatore o da Madame; noi che
pensavamo non esistesse metadone per roba come Champagne che arrivava allaltare
su un cavallo bianco, o la suocera che guardava la nuora depressa che si era tagliata i
capelli con le forbici da cucina e con tono da
Tina Lattanzi inacidita le diceva Sembri
una lesbica, o Alessandra Martines che, in
ospedale a scopo di aborto, piazzata in camera con una puerpera si pentiva, scappava, inciampava in un carrello, cadeva, abortiva lo stesso noi che credevamo tutto questo non sarebbe tornato mai pi, noi ora abbiamo Ricomincio Da Me. Noi che eravamo
pronte al solito inverno, quello del discontento, noi ora possiamo dire grazie di esistere a Barbara DUrso. Alla sua permanente.
Alle sue doti recitative. Ai filtri nei primi
piani, roba che Berlusconi umano non ha visto mai. Grazie a lei, e grazie al direttore di
Canale5, uno che dice che la Signora delle
Camelie con Sergio Muniz o la Callas con le
vallette sono intellettualismi, e mentre lo
dice non gli scappa da ridere.

La Stampa di marted 27 dicembre, nella


pagina degli Spettacoli, per la penna di
Franco Giubilei, si occupa del libro Airport & Stars, un viaggio per immagini nel

tri per i primi venti minuti della prima puntata, quando lei stupida e superficiale in
quanto ricca. Poi il marito tangentaro viene
ingabbiato: improvvisamente povera, DUrso torna al paesello (ove reincontrer il primo amore Ricky T ognazzi, ma gli sviluppi
degli incontri saranno una sorpresa, per
non rovinarci la quale allinizio della sigla
c la scena in cui lei gli infila in gola mezzo metro di lingua) e ritrova in un attimo
spirito pratico, buonsenso, saggezza, compattezza del tono dellepidermide, e soprattutto si libera di quella permanente anni Ottanta, di quel trucco da denuncia, e di quel
naso da chiedere i danni. I dialoghi, in com-

La Stampa americanizza linglese Niven


PIGNOLERIE

mondo dello spettacolo. Fra le altre fotografie proposte nel bel volume, secondo
quanto scrive Giubilei, anche una infornata di stelle: Ava Gardner, Stewart Granger,
David Niven e W alter Chiari... nelle mani
dei due attori americani fanno bella mostra
di s due stecche di sigarette.... Ora, per la
storia (almeno, quella del cinema) Stewart
Granger e David N iven non erano affatto
americani ma inglesi come, daltra parte,
ben sa chiunque abbia visto, cogliendone atteggiamenti e stile, anche uno solo dei loro
molti film.
Ancora il quotidiano torinese, marted 3
gennaio, nella pagina degli esteri, con un
qualche rilievo e molta evidente meraviglia,
d conto che in Cina, in fondo a un lago, sono state rinvenute otto piramidi in stile
Maya...che risalgono ad una antica civilt
vissuta circa duemila anni fa. Come tutti
sanno, per, la scoperta, lungi dallessere

stupefacente, altro non fa che confermare la


brillante teoria di Alexander Goldenweiser,
antropologo e sociologo di origini ucraine
poi divenuto americano, del cosiddetto
Principio delle possibilit limitate che afferma come, per quanto le produzioni fantastiche degli esseri umani siano infinite, la
loro traduzione in pratica , appunto, limitata. Esiste, cio, un numero circoscritto di
modi di fare una cosa: ad esempio, per salire un pendio si impone dovunque, in ogni
pi diversa societ, lidea di una scala e dei
gradini!
A chiudere, con gioia abbiamo appreso
che il grande Gianni Clerici, primo giornalista o scrittore non americano, stato chiamato nella Hall of Fame per i suoi meriti letterari. Anni orsono, incontrandolo (e del resto lo abbiamo qui spesso scritto), ribadimmo di considerarlo (per il vero con Rino
Tommasi) il massimo scrittore di tennis a livello mondiale. Ritraendosi con classe, come solito fare di fronte ai complimenti, con
un lampo negli occhi, replic: Forse esageri, per quanto in America due o tre preclari
giornalisti siano daccordo con te....
Mauro della Porta Raffo

penso, continuano a essere meravigliosi.


Non purtroppo dato sapere se siano merito degli sceneggiatori o frutto dellimprovvisazione attoriale, dello zelo nellevitare le
ripetizioni, di ubriachezza molesta sul set.
Fatto sta che si assiste a scambi tra la DUrso ancora ricca che non trova il vestito che
vuole mettersi per piacere al marito, e la cameriera che le ricorda che al dottore piace sempre molto quello nero. E lei, non
avendo mai sfogliato un giornale femminile
o un calendario di Frate indovino o una raccolta di proverbi, riscrive come niente i
grandi classici: Dicono che lo scuro va su
tutto. Non male anche la logica dialoghistica tra DUrso improvvisamente saggia e
figlia sempre pi insopportabile (non ci facciamo mancare nessun clich: il maschietto
affettuoso, la figlia adolescente invece
infondatamente capricciosa e scioccamente
schierata col pap malfattore, non capendo
i sacrifici e la somma bont della mamma
depermanentata). Dunque la figlia una cui
il padre, invece di due ceffoni, fa dare lezioni di piano, da quella che poi si scopre
essere la mamma di unaltra figlia extramatrimoniale, con conseguente scena isterica
di DUrso, perch passi una bastarda, ma
non con la maestra della pupa, diamine la
figlia, dicevo, dice limmortale frase: Io non
so se ce la faccio a vivere da povera. La
madre, con logica impeccabile almeno
quanto litaliano e la recitazione, risponde
annuendo malinconica Anche io lo sono
stata (incapace? povera e incapace? adolescente e scema? conduttrice del Grande
Fratello?). Poi ci sarebbe da parlare dei frenetici cambi dabito della DUrso dopo che
ha venduto lintero guardaroba al mercatino di piazza, e delle messe in piega ogni
giorno pi costose della fornaia Stefania
Sandrelli, ma il punto un altro. Per cause
di forza maggiore, domenica prossima sar
costretta a perdermi cotanta meraviglia. Voglio sperare che Canale5 ne programmi una
replica in settimana. Diamine, una questione di servizio pubblico.

Il secolo buio
LIlluminismo unepoca
che tradisce il suo nome.
Meglio metterla sotto i riflettori
ella mia veste di controriformista non
mi riesce di trovare unepoca cos oscuN
ra come lIlluminismo: et priva di grandi
uomini, di arte e di belle lettere, come nessunaltra mai. LIlluminismo quellepoca
CONTRORIFORME

che non sa se fare delluomo un dio o un


animale, e finisce per farne un tacchino,
che tenta di volare con le sue sole e corte ali
spiumate, o un Ulisse ridicolo, che dopo
aver adorato la propria ragione, si lascia
convincere di essere, in realt, solo un
maiale. Un contributo importante, a tanto
buio, viene da V oltaire, il grande teorico
della tolleranza, cattivo ed arrogante come
pochi: lui che insulta cristiani ed ebrei,
parla dei negri come di esseri usi ad unirsi
con le bestie, e deride la storia di Adamo ed
Eva, come fosse una favola, per sostenere il
poligenismo, e quindi il razzismo. In questepoca buia ( bello fare il verso alle sciocchezze sul medioevo cristiano), la donna,
anche in virt delle nuove dottrine fisiocratiche, gode di una strana reputazione: un
animale da riproduzione, e i suoi figli sono
production, carne da lavoro, o da esercito, servitori dello Stato, una sorta di investimento collettivo, di spesa sociale, dalla
quale ci si aspettano con il tempo la resa e
la moltiplicazione dei capitali investiti. Cos nascono gli elogi della donna fertile che
si pu accoppiare con tutti, di Diderot, e il
contemporaneo disprezzo, senza misericordia, per le donne sterili (i cui matrimoni
verranno sciolti a forza dal codice rivoluzionario); cos Restif de la Bretonne, che ritiene le capacit mentali di una donna non
superiori a quelle di un bambino di sedici
anni, specula sullutilit delle prostitute, sostenendo lidea del bordello come fabbrica di uomini e della prostituta, suo malgrado, come riproduttrice al servizio dello Stato (Maria Codignola, Il paese che non c,
La Nuova Italia).
Luomo scimmia
Sulla stessa linea si colloca Fourier , discepolo di illuministi come Morelly e dom
Deschamps, con l idea che luomo debba
obbedire, come gli animali, solo a passioni
ed istinti: le prostitute divengono una milizia sociale per il bene comune, senza una
propria dignit, ma dedite alla consolazione degli afflitti e alla soddisfazione delle
pi stravaganti perversioni. Infine sar lilluminismo evoluto di Charles Darwin ad affermare tout court la indistinzione tra uomini e bestie, tra Ulisse e i porci di Circe:
luomo maschio solo una scimmia, che,
perso il pelo, ha acquisito la barba, come
ornamento per affascinare ed attirare le
femmine, e la donna, superata dalluomo
sia nelle qualit fisiche che in quelle mentali, ha perso tutto il pelo, senza acquistare barba, anche qui come ornamento sessuale. Qual allora lo scopo di quest animale evoluto? Solo riprodursi (non c altra
eternit), e riprodursi bene: lanimale sano, si sa, serve a qualcosa, mentre quello
malato inutile e dannoso.
Ecco, dopo tali pensamenti tutto un fiorire di filosofie che riducono luomo a materia, il pensiero a secrezione del cervello,
come lurina lo dei reni. Filosofie che trovano ancora, dopo due secoli, il loro divulgatore, luomo da televisione che le dichiara scientifiche: Piero Angela. Leggetelo, il
suo Amore per sempre (Mondadori), per
capire perch amate vostra moglie o i figli;
perch vi piace Tizio, o Tizia, piuttosto che
Caio o Caia, e perch tradite o rimanete fedeli al vostro coniuge. E tutta questione, secondo lautore, di capire i meccanismi, le
reazioni chimiche, il gioco degli ormoni,
delle ghiandole, delle influenze animalesche primordiali: tutto predeterminato,
genetico, fisico, bestiale. Linnamoramento?
Non altro che il cavallo di T roia escogitato dalla evoluzione per indurre due persone ad unirsi perch si riproducano;
una anestesia di parti del cervello e una attivazione di altre, un bisogno analogo a
quello della sete o della fame. Se lamore
un bisogno, come mangiare, o bere, o disfarsi, a pancia piena, di entrambi, allora lo
si deve vivere secondo il bisogno, non secondo verit, volont, generosit Vari, infatti, ed equivalenti, sono i tipi damore,
da quello di Dante e Beatrice a Moana Pozzi. Oggi, come allepoca di Diderot, Restif
de la Bretonne e Fourier, la donna di Angela (non pi donna-angelo) realizza solo nella fertilit il fine, non suo, ma dellevoluzione, mentre luomo conserva una innata e
gratificante vocazione poligamica: come una scimmia salterina, che abbia a noia
il proprio ramo, desidera spargere ovunque il suo seme, secondo il modello dellharem, tramite il proprio annaffiatoio
(da cui lesigenza neoilluminista di banche
del seme e delleterologa).
Francesco Agnoli

PREGHIERA

di Camillo Langone

E un anticipo di eterno,
leterno ritorno dellintellettuale della Magna Grecia? Ecco uno che ha il coraggio di nascere a Pompei nel 1968, di dichiararsi nel risvolto titolare della cattedra di Storia e
Filosofia del Liceo scientifico di Marcianise, di dirsi crociano, di citare V ico e
Platone e i cinici e i cirenaici, e infine di
chiamarsi Giancristiano Desiderio. Grazie
al suo Bugiardo Metafisico (Liberilibri)
ho conosciuto, meglio tardi che mai, il nome di Johann Georg Hamann, cattolico romantico quindi reazionario. Concittadino
e amico di Kant, ha lasciato scritto: Io sono del parere che la chiarezza possa far
perdere ai pensieri gran parte della loro
novit, arditezza e verit. Che trovi il
tempo di dare unocchiata allopera di
questo genio che Erri De Luca ha studiato con evidente profitto.

ANNO XI NUMERO 4 - PAG 3

EDITORIALI
Se la caveranno?
Fassino e DAlema potrebbero farcela, ma la procura milanese cambiata

ra anche la tegola dellassociazione


per delinquere, come nuova ipotesi
di reato per il banchiere coop Giovanni
Consorte, e lannuncio di un viaggio investigativo a Montecarlo, crocevia (secondo lEspresso) di molti conti sospetti e di molte curiose suddivisioni dei
flussi di denaro in nero. Alla fine potrebbe risultare meno facile del previsto distinguere tra consulenze e provvista finanziaria, e imbastire una soffice
autocritica riguardo la definizione delle cooperative amiche come una riserva di etica protestante (DAlema, luglio
scorso). Sono state dette cose che fanno
ridere, e gi il ridicolo uccide, ma i fatti fanno piangere. C una forte divisione nel maggior partito della sinistra,
dalla base al vertice, e un comprensibile malessere che prende anche i toni variopinti del girotondismo e del giustizialismo di sempre, coltivato in seno
con astuzia improvvida da un gruppo dirigente che ha rinunciato da tempo alla
battaglia politica e culturale. Il brodino
di Prodi sulla Stampa, con la solita richiesta di un passo indietro, e senza solidariet a Fassino, come ha notato il
pi robusto dei dalemiani, Angius, non
risolve i problemi nei rapporti con gli
alleati. Altro che aggressione della destra, la faccenda se la stanno giocando

tutta in casa, i leader del centrosinistra,


e non in guanti bianchi. Se la caveranno, in questo contesto, i capi dei Ds Fassino e DAlema, uniti da antiche e forti
solidariet ma anche da sempre nuove
intercettazioni?
Chi ricorda locchio di riguardo delle
procure che liquidarono la prima Repubblica verso post comunisti e sinistra
democristiana oggi ha motivo di stupirsi. Nei primi anni Novanta la forza dellex Pci nel piegare ed eliminare Craxi
e Andreotti-Forlani (cio il Psi e la Dc)
aveva radici nella strategia dei Francesco Saverio Borrelli e dei Gerardo
DAmbrosio, e nel loro blocco di sostegno: istituzionale (Scalfaro) e notabilare
(i grandi avvocati del salottone giudiziario) e politico (ex Pci e sinistra democristiana) e movimentistico (le fiaccole
e il popolo dei fax) e mediatico (i giornali dellestablishment). Quel controllo
politico delle inchieste sembrerebbe
scomparso. E lo schema politico letteralmente rovesciato. Stavolta, come accadde ai leader del pentapartito, i diesse sono in collisione con gli stessi poteri che li sostennero e che essi sostennero contro Craxi e Andreotti tredici anni
fa. Per questo possono forse farcela, a
prezzo di un ridimensionamento politico umiliante, ma la scommessa ardua.

Unaltra autorit indipendente?


Perch sui bilanci pubblici sono sufficienti i poteri della Corte dei conti

l professor Guido Tabellini, eccellente economista, in un intervento sul Sole 24 Ore, ha lodato la proposta del programma di governo di Romano Prodi di
costituire una autorit indipendente per
il controllo delle procedure dei bilanci
pubblici, dato che le attuali previsioni di
bilancio non sembrano essere (sempre)
veritiere, perch si avvalgono di una tantum e abbellimenti contabili. La Ragioneria dello stato dice Tabellini non
idonea a questo compito, in quanto il
suo ruolo assistere il governo in carica,
mentre gli uffici di bilancio della Camera e del Senato sono meno informati e
sono asserviti alla maggioranza. Quanto
alla Corte dei conti interviene a cose fatte, mentre la Commissione europea non
tempestiva e non ha piena legittimit.
Dunque occorre unautorit indipendente, dotata di pieni poteri. Questo disegno tecnocratico in parte tecnicamente ingenuo, in parte in contrasto con
alcuni elementari principi costituzionali. Nessuno pensa che la Ragioneria dello stato sia competente a controllare le
previsioni di bilancio, visto che la Ragioneria stessa a redigerlo. E lUnione
europea non ha il potere di intervenire

nelle procedure di bilancio degli stati


membri, sin quando essi saranno stati
sovrani e il bilancio sar prerogativa del
loro governo e Parlamento. Certo, le
commissioni Bilancio possono subire
linfluenza della maggioranza, ma lopposizione avrebbe il compito di controllare il comportamento finanziario della
maggioranza. Quanto allautorit super
partes dotata dei poteri per intervenire
nelle procedure di bilancio, c ed la
Corte dei conti, che la Costituzione definisce come organo ausiliario del governo e ha tradizionalmente il compito di
controllo dei bilanci pubblici. N on
esatto che essa, attualmente, possa intervenire solo a cose fatte perch non
tale, in linea di principio, lapprovazione del bilancio consuntivo. Gi ora essa
svolge, in corso di esercizio, il controllo
di merito sulla gestione del bilancio, e
viene sentita nelle sessioni parlamentari sulla preparazione del bilancio. La si
potrebbe coinvolgere nel dibattito della
legge finanziaria, come organo ausiliario
del Parlamento. Non c alcuna ragione,
dunque, per commissariare gli organi
democratici del bilancio, con una nuova
fantomatica autorit indipendente.

Paese che vai, opa che trovi


Quella di Gas Natural su Endesa divide la politica spagnola (e i tecnici)

a quando la societ energetica catalana Gas Natural, controllata da


una banca pubblica, la Caixa, ha lanciato unofferta pubblica di acquisto
ostile su Endesa, la discussione su questo argomento ha monopolizzato lattenzione dei media spagnoli. Le ragioni per un vivo interesse dellopinione
pubblica ci sono e sono corpose. In primo luogo lentit delloperazione, che
porterebbe alla costituzione di una
sorta di monopolio iberico del gas, con
larghe diramazioni anche in America
latina. Poi, ad attirare i commenti delle varie scuole economiche, c il carattere pubblico della nuova propriet,
che alcuni difendono come garanzia
del controllo nazionale su una risorsa
fondamentale per lo sviluppo, altri lo
considerano un grave ritorno allindietro verso forme di stato imprenditore.
Infine, ma non per ultima, c la questione catalana, gi calda per altri
aspetti, a cominciare dal nuovo Statuto
approvato dalla Generalitat di Barcellona e che le Cortes madrilene faticano ad accettare per il suo carattere

ipernazionalista e quasi separatista.


Lidea che la fornitura energetica dipenda in larga misura da una societ
controllata dalle istituzioni politiche
catalane non piace a molti spagnoli, e
anche questo elemento, che non ha
nulla a che vedere con quelli economici, contribuisce ad accendere le passioni. Anche i procedimenti formali,
che avrebbero dovuto fornire criteri
oggettivi di giudizio, in questo clima,
sono serviti ad alimentare le polemiche anzich a sopirle. La Commissione
nazionale dellenergia ha votato, in
maggioranza, a favore delleffettuazione dellopa, ma gli avversari denunciano che sia stata una decisione politica,
adottata solo dagli esponenti della sinistra, che hanno ignorato e rifiutato di
pubblicare il rapporto degli uffici tecnici, che erano invece contrari. A parti
rovesciate si poi tenuta la riunione
del Tribunal de la competencia, una
specie di Antitrust, in cui i voti contrari dei Populares hanno prevalso, anche
qui in dissenso con la relazione tecnica, che era invece favorevole.

IL FOGLIO QUOTIDIANO

GIOVED 5 GENNAIO 2006

Amore finito tra Yushenko e Yulia? Laccordo sul gas ci d indizi/1


Kiev. Una bottiglia di spumante con letichetta: Champagne ucraino annata 2006 nogas, senza bollicine. Sotto una scritta: Che
sti maledetti russi si tengano il loro gas.
Questa vignetta girata e rigirata tra i blog
ucraini il giorno di capodanno fino ad arrivare nelle caselle postali dei paesi vicini. Le
barzellette, le storielle ripetute nei bazaar ,
dai tassisti e dai camerieri sono da sempre
barometro infallibile dei sondaggi di questa
parte dEuropa dove lopinione pubblica
stenta appena a formarsi. Forte di questappoggio, Viktor Yushenko ha fatto il duro con
Gazprom e gli ucraini avranno tutte le bollicine necessarie per festeggiare il Natale ortodosso, sabato prossimo. Laccordo stato
fatto e, se formalmente il prezzo concordato
sembra quello alto di 230 dollari per 1.000
metri cubi, in realt Kiev riuscita a spuntare una tariffa che non fa collassare il paese: 95 dollari. Grazie a una societ intermediaria RosUkrEnergo appartenente a
Gazprom e alla Raiffeisen Bank, che compra

il dispendioso gas russo per poi mescolarlo


con quello acquistato a prezzi stracciati (negoziati non si sa n come n dove) dalle Repubbliche dellAsia centrale. Questa miscela coster 95 dollari, una perdita netta del
10 per cento dice al Foglio Adrian Karatnycky, fondatore di Orange Circle, gruppo di promozione delle riforme democratiche in Ucraina e un successo indiscutibile
del presidente Yushenko.
Sono rimasti stupiti anche gli azionisti occidentali di Gazprom: il direttore degli investimenti di Hermitage Capital ha espresso
forti dubbi sulla presenza della banca austriaca. Ma forse i colleghi russi non gli hanno spiegato dove sta laffare: a parte la pressione politica su Kiev, che fa parte del progetto putiniano, lobiettivo economico sta nel
prendere il controllo degli impianti in
Ucraina. Un altro accordo ieri, poco notato,
stabiliva che RosUkrEnergo creer con la
compagnia statale ucraina N aftogaz una
joint-venture per la manutenzione dei ga-

sdotti e le operazioni di transito del carburante. Sulla forma concreta di questo comune controllo si svolger, nei prossimi
mesi, il vero gioco di potere in cui sono coinvolti anche i partner europei. Ecco spiegata
la presenza di Raiffeisen: il capitale europeo rimborser laumento del prezzo degli ucraini in cambio di una parziale garanzia contro la deviazione del flusso del gas.
Ma questi sono dettagli, a Kiev, dove quel
che conta ora il voto di marzo. Questa vicenda ha consolidato Yushenko che, da ultimo, era stato accusato di essere un leader
confusionario e indeciso, un traditore della rivoluzione orange. Forse il mese di dicembre, dicono i maligni, a ispirare il presidente, visto che anche la piazza di Kiev si
era riempita in questo stesso periodo, un anno fa. Ora che considerato il vincitore unico della guerra del gas, bisogna vedere se
Yushenko in grado anche di ricompattare
il campo orange, che in parte passato
con Yulia Timoshenko, la bella pasionaria

della rivoluzione licenziata dal ruolo di premier. I rapporti tra i due sono per molti un
mistero. Alcuni dicono che litigano ma il
patto politico non si spezza, altri sostengono
che gli interessi siano ormai divergenti. Yulia vuole essere premier spiega Karatnycky, che amico di entrambi ma ha
perso credibilit con il suo governo troppo
socialpopulista. Yushenko non vuole darle
la guida del governo, ma se il partito di Y ulia prende pi voti di quello del presidente
lei reclamer quel posto. Ma Y ushenko potrebbe preferire un governo di unit nazionale con lopposizione di Viktor Yanukovic
piuttosto che dare a Y ulia il premierato.
Detta cos, sembra che i rapporti siano tesi,
ma in questi giorni Yulia, che aveva chiesto
le dimissioni dellattuale premier per la
questione energetica, non ha detto pi nulla. Dei due, era lei a saper incantare le folle
in piazza Maidan, ma per ora limpacciato
Yushenko a tenere in mano un premio simbolico: lo champagne con le bollicine.

Un patto energetico e larrivo di Ankara. La versione di Vienna/2


Bruxelles. L Austria, neopresidente di
turno dellUnione europea, ha cominciato il
mandato con la guerra del gas tra Russia e
Ucraina. Questa crisi sinnesta su uno dei
grandi temi al quale la cancelleria di V ienna particolarmente sensibile: lallargamento dellUe. Come ha gi dato prova durante i negoziati sullapertura del processo
di ingresso della T urchia, lAustria ha un
rapporto privilegiato con i paesi balcanici e
dellEuropa orientale. Allora, infatti, cedette alle pressioni britanniche per un accordo
su Ankara soltanto quando le fu garantito il
prossimo ingresso della Croazia. Due giorni
fa, non a caso, quando ancora non si sapeva
che cosa ne sarebbe stato dei rifornimenti
di gas a singhiozzo, V ienna ha stretto un
patto energetico con Ungheria, Polonia,
Repubblica ceca e Slovacchia che mira a
creare un fronte dal sapore austro-ungarico
contro la dipendenza dal gigante russo. Eppure, nella bistrattata Turchia passa una pipeline proveniente dal Mar Caspio (Baku-

Tbilisi-Cehyan) che sarebbe unalternativa


pi che degna al gas della Russia, dal quale
lEuropa iperdipendente.
Nelle gi difficili discussioni sui confini
dellUe ora sinsinua quindi anche la variabile energetica, che Bruxelles non ha voluto
discutere apertamente Nessuna mediazione, ha detto ma di cui ora deve tenere
conto. Durante il semestre austriaco, presidenza di turno e Commissione dovranno riprendere in mano i dossier delle candidature di Croazia e Turchia lesame dellapplicazione dellacquis comunitario nelle rispettive legislazioni in vista dellapertura
dei primi capitoli negoziali veri e propri. La
prassi prevede che si cominci da quelli pi
facili per poi alzare via via la posta. I criteri
sono obiettivi ma, ovviamente, lAustria pu
influire sulla rapidit dei negoziati. E non ci
sono dubbi sulle sue preferenze, soprattutto
ora che il generale Ante Gotovina stato finalmente tradotto alla Corte dellAia sui crimini nella ex Jugoslavia e che lo scrittore

Orhan Pamuk, invece, rischia un processo


per vilipendio alla nazione. E la questione
energetica non pu che rafforzare la predisposizione austriaca.
Stando allattuale agenda, in primavera
la Commissione europea far conoscere il
suo parere non vincolante ma molto influente sulla preparazione di Bulgaria e
Romania, il cui ingresso, inizialmente previsto per il primo gennaio del 2007, potrebbe slittare di un altro anno. Se fino a qualche tempo fa era soprattutto Bucarest ad
apparire in difficolt (a causa della corruzione nellAmministrazione) ora anche Sofia pare in ritardo sulla tabella di marcia.
Nei mesi scorsi lUe ha dato il via libera ai
negoziati con Bosnia-Erzegovina e SerbiaMontenegro in vista della firma di un accordo di stabilizzazione e associazione,
che costituisce lanticamera delleventuale
candidatura di adesione (la Macedonia lo
ha firmato gi nel 2001, lAlbania sta ancora
negoziando). C poi il Kosovo. La decisione

sul suo status finale, che spetta al Consiglio


di sicurezza dellOnu, in calendario per il
2006 e in primavera il rappresentante speciale, lex presidente finlandese Martti Ahtisaari, presenter le sue proposte. Ahtisaari e assistito da tre vice, che rappresentano di fatto lex Gruppo di contatto: un diplomatico americano, uno russo e, per lUe,
Stefan Lehne, stimato ex diplomatico austriaco che ora fa parte dello staff di Javier
Solana a Bruxelles. Qualunque soluzione al
problema del Kosovo richieder un impegno fermo e preciso sulla prospettiva europea sia per Belgrado che per Pristina.
Il continuo allargamento dellUnione
allo stesso tempo sempre pi impopolare
allinterno e sempre pi necessario allesterno: uno strumento di stabilizzazione e
pacificazione, come dimostreranno, con tutta probabilit, anche le elezioni politiche
che si tengono in marzo nellormai vicina
Ucraina, tassello imprescindibile anche per
la questione energetica.

Vecchie e nuove rivalit viaggiano nei gasdotti di tutto il mondo /3


LA BOLIVIA AUMENTA I PREZZI A BRASILE E ARGENTINA, CHE PURE SONO SUOI ALLEATI. CINA E GIAPPONE LITIGANO OFFSHORE
Roma. Non soltanto tra Mosca e Kiev
guerra per il gas. Secondo le stime della
Cia, la Russia gestirebbe 578,6 dei 2.637 miliardi di metri cubi della produzione mondiale. Prima di imporre il diktat dellaumento dei prezzi a Ucraina, Georgia e Lituania, la Gazprom ha firmato per il 2006
un contratto che, in cambio dellaumento
del prezzo dai 40 ai 65 dollari ogni 1.000 metri cubi triplicava da 10 a 30 miliardi i suoi
acquisti dal Turkmenistan, che con 58.7 miliardi il dodicesimo produttore mondiale.
Se si considera che la produzione turkmena non pu andare oltre i 60 miliardi lanno e che il consumo interno ne porta comunque via 16 miliardi, si capisce che questo un modo indiretto ma efficace per ridurre il volume dei 36-37 miliardi che andavano ogni anno dal T urkmenistan allUcraina. Comunque sia, laccordo stato trovato, Kiev ricever meno gas da Gazprom e
pi da altri paesi dellAsia centrale, pagando una media di 95 dollari a 1.000 metri
cubi e dovendo imporre nuove misure di risparmio energetico. La manovra turkmena
salda quindi la guerra del gas russo-ucraina allo scacchiere dellAsia centrale, dove
oltre ai giacimenti del Turkmenistan vi sono anche quelli dellUzbekistan (undicesimo produttore mondiale con 63,1 miliardi);
dellIran (ottavo con 79); del Pakistan (venticinquesimo con 23,4); del Kazakistan
(trentacinquesimo con 11,6). LAfghanistan
invece settantesimo con 220 milioni; e lIraq cinquantunesimo, con 2,35 miliardi.
Questi paesi oggi in prima linea sono interessati a grossi progetti di gasdotti.
Prima che tra Russia e Ucraina, per, lespressione guerra del gas stata usata
per la Bolivia, per indicare un complesso
conflitto a un tempo sindacale, politico,
commerciale e diplomatico, che sta ormai
per arrivare alla terza fase. Con 8,44 miliardi di metri cubi allanno la nazione andina infatti il quarantesimo produttore
mondiale, e il quarto del Sud America: dietro i 37,15 dellArgentina (diciottesima), i
29,4 del Venezuela (ventiquattresima) e i 25
di Trinidad e Tobago (venticinquesima), ma
davanti ai 5,95 del Brasile (quarantaquattresimo) e ai 5,7 della Colombia (quarantasettesima). In prospettiva la Bolivia ha le
seconde riserve dietro quelle venezuelane,
particolarmente importanti per le economie brasiliana e argentina. T ant che in
molti hanno sospettato che ci fosse anche
ll the lonely people, where do they
all come from? si chiedeva Paul McA
Cartney in Eleanor Rigby. Eleanor

Rigby anche lindirizzo e-mail di Liz, la


protagonista dellultimo romanzo di Douglas Coupland. Liz Dunn ha quarantadue
anni, grassa, antipatica e infelice, ma
soprattutto sola: La gente mi guarda e
si dimentica della mia presenza. Sola lo
da sempre. Gli anni Novanta sono stati un periodo fantastico perch finalmente i solitari avevano un posto dove
sentirsi soli tutti insieme fingendo di stare benissimo. La cosa pi entusiasmante che le capitata nella vita fu quando,
passeggiando da bambina, trov un cadavere di un travestito sulle rotaie della
ferrovia.
La sua esistenza procede tristemente fino a quando un giorno, quello del passaggio della cometa Hale-Bopp sopra il cielo
del Canada, Liz ritrova Jeremy , il figlio
che aveva concepito a sedici anni dopo
una sbronza colossale durante una gita
scolastica a Roma e poi abbandonato a un

linteresse energetico oltre allaffinit ideologica dietro allappoggio che i governi di


sinistra di Lula e Kirchner hanno concesso
al leader cocalero Evo Morales, quando
questo ha scatenato uninsurrezione contro
un progetto gestito dalle inglesi Bg e Bp e
dalla spagnola Repsol per portare il meta-

seguaci di Morales in questo modo sarebbe


per rimasta alla Bolivia soltanto unaliquota del 18 per cento dei profitti, da loro
definita briciole. Perdendo inoltre sia
loccasione di rifornire di energia a basso
prezzo almeno 250.000 famiglie, sia la possibilit di creare unindustria di processa-

Non c soltanto la disputa tra Mosca e Kiev. C la guerra che


coinvolge il Sud America, spezzando e ricostruendo patti e coalizioni. C
quella tutta nel mare che fa imbestialire (per ora diplomaticamente)
Pechino e Tokyo. E c quella fatta di impianti rotti, boicottaggi e proteste
no boliviano al porto cileno di Mejillones.
Di l si sarebbe dovuto metterlo in bombole per imbarcare in direzione di Messico e
California, questultima un mercato particolarmente promettente, anche per la necessit di ridurvi lalto livello di emissioni.
Il tutto al costo di 6 miliardi di dollari.
Antipatia per i gringos a parte, secondo i

mento in loco, con relativo indotto. Per di


pi, la Bolivia mantiene tuttora una rivendicazione irredentista sullo sbocco al mare
perso in favore del Cile nella guerra del Pacifico del 1879-1883, al punto da mantenere
per principio una marina militare, che si
addestra sul Lago Titicaca.
Lidea di un terminale a Mejillones crea-

La crisi petrolifera dellIraq e lattacco agli sciiti


Baghdad. Una sequenza organizzata di
attentati e imboscate ha causato pi di 50
morti in tutto lIraq. E stato il giorno pi
duro dopo il successo delle elezioni parlamentari del 15 dicembre scorso. Sullo sfondo resta una crisi energetica che va avanti
da settimane e che ha portato alle dimissioni del ministro del Petrolio, sostituito
da Ahmed Chalabi. Ieri, su una strada a
nord della capitale, un convoglio di 60 autocisterne cariche di petrolio diretto verso
la citt caduto in un agguato. I guerriglieri sunniti hanno sparato con lanciarazzi e mitragliatici, provocando la distruzione di almeno venti dei veicoli, e hanno ingaggiato un furibondo scontro a fuoco con
gli uomini della scorta. Il convoglio armato faceva parte di un pi vasto sforzo del
governo iracheno per rimediare alla mancanza di benzina nella capitale, in seguito
alla chiusura recente della raffineria pi
importante, quella di Baiji, nel nord del
paese. Le forniture sono sospese da circa
dieci giorni, per la paura dei conducenti.
Alla notizia dellattacco, un secondo convoglio di 60 autocisterne, gi pronto per
partire, stato trattenuto per prudenza
dietro i cancelli della raffineria. In un ag-

LIBRI
Douglas Coupland
Eleanor Rigby
277 pp. Frassinelli , euro 17
destino distituti e famiglie di affido. Jeremy bello, simpatico e brillante soffre
per di sclerosi multipla primaria progressiva e, tra visioni apocalittiche e crisi
narcolettiche, non gli rimane molto da vivere. Ma ecco che la vita di Liz inizia ad
avere un senso, anche perch nel frattempo arrivano strane comunicazioni da Vienna. Il romanzo strutturato in prima persona, su vari livelli temporali raccolti in
una sorta di diario. Coupland, nonostante
la materia melodrammatica, abile a non
cadere nel patetico.

guato, sono morti anche il direttore generale del ministero del Petrolio iracheno,
Rahim Ali al Sudani, e suo figlio, uccisi da
un commando armato.
Anche gli sciiti sono stati attaccati. A Miqdadiya, un centinaio di persone in lutto
ha seguito il feretro del giovane nipote di
un esponente locale del Dawa ucciso luned in un attentato. Costretti da colpi di
mortaio a cercare riparo tra le mura del cimitero, i partecipanti non si sono accorti
che tra di loro sera infiltrato un attentatore suicida. Secondo fonti dellospedale locale, la bomba ha provocato la morte di 32
persone, per lo pi sciite, e il ferimento di
40. Poco pi in l, unautobomba saltata
in aria nel mercato di Dowra, nella zona
meridionale di Baghdad, tra un posto di
blocco della polizia e un ristorante frequentato dagli agenti. Almeno otto iracheni sono morti e dodici sono rimasti feriti.
Cinque persone sono morte per una seconda bomba nel quartiere sciita di Kadhimiya. La sequenza pianificata di attacchi
era iniziata nella mattina, con unesplosione nella citt santa degli sciiti di Karbala,
la prima dopo un periodo di relativa calma. Il bilancio di tre vittime.

Coupland uno scrittore di culto. Il titolo del suo primo romanzo (Generazione
X) diventato una categoria sociologica
per identificare quei giovani americani
nati troppo tardi per fare la contestazione,
e troppo presto per la rivoluzione digitale,
iperinformati ma indifferenti, e destinati
a nascondersi nel deserto per continuare
a sopravvivere. Tutti i suoi romanzi e racconti hanno sempre avuto, anche indirettamente, un elemento danalisi antropologica dei nati verso la fine dei Sessanta
alla perenne ricerca di colmare un vuoto
di senso nella propria esistenza. In questo romanzo il vuoto da riempire quello
della solitudine che, secondo Coupland,
resta uno dei grandi mali della cultura
americana ma di cui poco si parla.
A differenza degli altri lavori, Eleanor
Rigby forse il primo vero e proprio romanzo dellautore canadese in cui sono ridotte al minimo le lunghe digressioni senza forma narrativa o la creazione di brillanti neologismi postmoderni che finora
avevano caratterizzato il suo stile.

va ulteriori antipatie, non compensate dallobiezione che con un terminale alternativo in Per di sarebbero spesi 600 milioni di
dollari in pi. Morales, infatti, ha impostato la sua battaglia proprio sul no secco a
ogni ipotesi di export verso il Pacifico, e su
questa base ha definito, nel 2003, una prima guerra del gas con cui ha obbligato alle
dimissioni il presidente Gonzalo Snchez
de Lozada e, nel 2005, unaltra ancora con
cui ha fatto fare la stessa fine al vice subentrato, Carlos Mesa. Poi ha ottenuto le
elezioni anticipate e le ha vinte. A questo
punto, per, ha detto che una delle sue prime mosse dopo linsediamento del 22 gennaio sar proprio quella di aumentare del
30 per cento le tariffe di Brasile e Argentina, che pure lo avevano appoggiato nella
sua corsa elettorale.
Neppure sul nome c accordo
Una guerra del gas per ora diplomatica
ma con allarmanti possibilit di escalation
militare invece quella che dal 13 aprile
scorso divide la Cina, diciannovesimo produttore mondiale con 35 miliardi, dal Giappone, per ora appena cinquantesimo con
2,519. Quel giorno il governo di Tokyo ha infatti concesso alle compagnie Japan Petroleum Exploration Co. E Teikoku Oil Co. diritti di ricerca sul gas del mar della Cina
nella zona di otto isole disabitate che i nipponici chiamano Senkaku, ma a Pechino
definiscono invece Diaoyu, rivendicandone
a loro volta la sovranit. Nel 2004 cerano
stati nellarea vari incidenti, con lattacco
di vedette giapponesi a pescherecci, larresto di attivisti cinesi da parte della polizia
di Tokyo, un blitz di estremisti giapponesi
al consolato cinese di Osaka, manifestazioni davanti allambasciata giapponese a Pechino e la crociera di un sottomarino cinese. La rivendicazione cinese sostenuta
non soltanto da Pechino ma anche da T aipei, che si pone cos come terzo incomodo.
Guerre del gas puramente militari, infine, sono quelle che contrappongono vari
movimenti di guerriglia e di terrorismo ai
gasdotti, con attentati alle tubature e occupazione di tratti che bloccano i rifornimenti. In particolare, in queste attivit si sono
segnalati lEsercito di liberazione del Beluchistan in lotta contro il Pakistan, i ceceni, i jihadisti iracheni, le trib yemenite, i
colombiani di Farc e Eln, i baschi dellEta
e il Gia algerino.

OGGI Nord: un peggioramento continuo. Spiragli di luce nella mattinata.


Tantissime nuvole nel pomeriggio in
Piemonte e Lombardia. Neve in Friuli
Venezia Giulia. Centro: piogge tuttaltro
che impossibili nelle Marche. Poco nuvoloso il Lazio. Sud: pioggia in Puglia.
Particolarmente variabile in Sicilia e
Sardegna. Velato in Calabria.
DOMANI Nord: coperto dal Piemonte al Veneto. Un po pi serena la situazione in Trentino Alto Adige. Centro: sole, ottimo tempo in Umbria. Coperto il cielo su Lazio, Toscana e Molise Sud. Nuvoloso in Sardegna.

ANNO XI NUMERO 4 - PAG 4

IL FOGLIO QUOTIDIANO

GIOVED 5 GENNAIO 2006

Il mito della superiorit etica della sinistra e la filosofia politica di Bobbio


Al direttore - Non si placa la polemica scatenata in tutta buona fede da Donna Franca con
il casus Al sud pi simpatici e pi intelligenti
che al nord. Molte le scuole di pensiero: una su
tutte: al sud sono fortissimi sul folklore: Mafia,
Camorra, Ndrangheta, Sacra Corona Unita.
Al nord si fermano sulla fabbrichtta con la
e aperta. Insomma la lotta continua.
Gianni Boncompagni
Al direttore - Kamikaze a un funerale: Prodi
che d la linea ai Ds.
Maurizio Crippa
Al direttore - Secondo la maggior parte dei
lettori dellUnit, la superiorit etica a tuttoggi un carattere essenziale della sinistra. Lo provano le lettere da essi inviate in questi giorni in
merito al caso Unipol, in cui appaiono spesso af-

fermazioni orgogliose come La sinistra o si distingue eticamente dagli altri oppure non . E
chiaramente ancora viva in loro la convinzione
che essere di sinistra voglia dire per definizione
combattere le ingiustizie e difendere i pi deboli. Il proclama pi famoso del sinistrismo italiano post-comunista certo lesilarante appello
DAlema, di qualcosa di sinistra! nel film
Aprile di Nanni Moretti. Avanzo la tesi, forse un
po irrispettosa, che il saggio di filosofia politica
pi letto in Italia (500.000 copie), Destra e sinistra, scritto da Norberto Bobbio nel 1994 e considerato da alcuni intellettuali perfino come un
classico della filosofia universale (ad esempio da
Corrado Augias sulla Repubblica del 5.3.2004),
ne sia invece il manifesto nascosto. Secondo me,
Destra e sinistra non altro che uningenua
apologia della superiorit etica della sinistra, in
cui per giunta lideale di libert viene non solo

subordinato a quello di uguaglianza, cosa legittima da parte di un socialista come Bobbio, ma


anche declassato a valore secondario e generico,
cosa inaccettabile da chi, come lui, si considerava liberale. Gli intellettuali post-comunisti acclamano Bobbio non gi per i decenni di critiche e rimbrotti indirizzati loro dal filosofo, che
essi ricordano mal volentieri, bens perch con
Destra e sinistra egli li ha rassicurati di essere
stati superiori eticamente anche quando sbagliavano politicamente, e che anzi, con il fallimento delle ideologie, la loro identit si sia ri-

Alta Societ
Afef tornata dallOman e da
Dubai con dei bellissimi shatoush.

stretta fino a coincidere proprio con la sola superiorit etica. Si noti a tal proposito che lo stesso Bobbio non mai riuscito a spiegarsi lenorme successo di Destra e Sinistra (come ha ricordato leditore Carmine Donzelli in unintervista
al Corriere il 10.1.2004). Bobbio era evidentemente ignaro, nella sua innocenza, di quanto i
superstiti del comunismo avessero anelato un
nuovo profeta e un nuovo manifesto.
Paolo Di Muccio, Roma
Al direttore - Pur con la dovuta deferenza per
quanti la pensano diversamente, ritengo sia lecito affermare che taluni bamboleggiamenti di
facile consumo ascoltati in piazza risultano oggi fuori luogo anche se provenienti da baracche
simili a quelle che si installano nelle fiere per la
scommessa del tiroassegno.
Filippo Mancuso, Roma

Al direttore - Alla sede della Margherita stata messa al bando lespressione: Siamo tutti
sulla stessa barca. Alla sede della Quercia
unaltra: La Coop sei tu. E c chi teme che gli
facciano le scarpe.
Antonio Socci
Al direttore - Sono uno dei colleghi di Repubblica che, stando al ritrattino dedicatogli
dal vostro giornale, ricordano Rinaldo Gianola
come non eccessivamente simpatico. Vorrei
smentire. Io ho sempre ritenuto che Gianola
fosse molto simpatico, oltre che professionalmente preparato e, magari quello s, di carattere riservato e ispido. Molti altri la pensano
come me, compresa la collega di Repubblica
che lha sposato e ci ha fatto tre figli.
Cordiali saluti,
Fabrizio Ravelli, via Internet

Damasco spy story


Cos i viaggi incrociati tra Riad,
Parigi e Beirut hanno convinto la
Siria a collaborare un po con lOnu
opo una lunga giornata di incontri incrociati, i diplomatici di Damasco hanD
no ieri acconsentito allinterrogatorio ri-

chiesto dalla commissione dinchiesta delle


Nazioni Unite che indaga sulluccisione dellex premier libanese, Rafiq Hariri. Venerd,
in unintervista su al Arabiya, lex vice presidente siriano, Abdel Halim Khaddam, aveva detto che il rais di Damasco, Bashar al
Assad, avrebbe minacciato Hariri pochi
giorni prima della sua uccisione, a Beirut, il
14 febbraio 2005. Da ogni parte ci sono state
pressioni sulla Siria per ottenere una sua
collaborazione con il Palazzo di Vetro e ieri
si ottenuto il primo risultato: interrogatorio non al rais, certo, ma al suo ministro degli Esteri, Farouq al Shara, e non detto
che, dopo i vari summit, non ceda anche Assad alle richieste dellOnu.
Lagenda dei viaggi dei leader mediorientali ed europei piena. Diplomatici sauditi volano a Damasco; il rais egiziano fa colazione con il presidente francese: parlano
di Siria e Libano; Jack Straw, ministro degli
Esteri britannico, a Beirut; i politici libanesi corrono a Riad per salvare (o disfare) il
loro governo. Tutti hanno un ruolo da assicurarsi nel finale. Ieri, una delegazione di
diplomatici sauditi volata a Damasco. LArabia Saudita e lEgitto si comportano da
mediatori regionali. I sauditi cercherebbero
di riequilibrare le forze nella regione dopo
la perdita del regime sunnita iracheno. Il sovrano Abdullah e il rais Mubarak si sono incontrati marted a Gedda, sul mar Rosso. Ieri Mubarak, maggior alleato di W ashington
in medio oriente, volato a Parigi per incontrare Jacques Chirac.
Il presidente francese era intimo di Hariri. Libano e Siria sono anche gli ultimi bastioni dellinfluenza francese in medio
oriente. La Francia, con gli Stati Uniti, stata promotrice della risoluzione dellOnu
1.559, adottata dopo la strage di Beirut. Il documento chiedeva il ritiro delle truppe siriane dal Libano. In aprile, Damasco ha riportato a casa i suoi soldati, dopo decenni
doccupazione. Chirac, al termine del suo incontro con Mubarak, in linea con W ashington, ha detto che la Siria deve soddisfare le
richieste degli inquirenti dellOnu. Gli Stati
Uniti, attraverso lambasciatore al Palazzo
di Vetro, John Bolton, hanno detto: Nessuno immune dallobbligo di portare testimonianza in uninchiesta giudiziaria legittima. N Washington n Parigi sembrano voler destabilizzare la gi difficile situazione
in medio oriente e preferiscono che unipotetica delegittimazione del regime siriano
arrivi attraverso linchiesta dellOnu.
Il governo in esilio in Francia
Sabato, a Riad, sincontreranno N abih
Berry, presidente del Parlamento libanese,
il premier Fouad Seniora e il capo della
coalizione del Futuro, Saad Hariri, figlio di
Rafiq. E in Arabia Saudita, casa dei guardiani del sunnismo, che Beirut cerca di risolvere il nodo sciita che rischia di far crollare lesecutivo. I ministri sciiti di Hezbollah
e Amal, gruppi legati a Damasco, minacciano di ritirarsi dal gabinetto: contestano la
volont della maggioranza di creare un T ribunale internazionale per processare alti
funzionari siriani implicati nellaffare Hariri. Se il governo cadesse, il Libano andrebbe a elezioni anticipate e la maggioranza antisiriana rischierebbe di perdere. A Beirut
si dice che il perfetto tempismo dellintervista di Khaddam, amico degli Hariri e di
Riad, sia una mossa per salvare il governo.
Alle visite ufficiali si aggiungono le fughe di alti funzionari del regime siriano e
delle loro famiglie. Ali Douba, ex capo dellintelligence militare siriano, da poco
sbarcato a Londra, scrive il sito saudita
Elaph. Lex guida dei mukhabarat stato
uno degli uomini pi fedeli al padre di Bashar, Hafez. Ha lavorato con lex vice Khaddam sul dossier libanese. E alawita, della
stessa trib di Ghazi Kanaan, lex ministro
dellInterno suicidatosi a ottobre, la cui famiglia ha appena lasciato la Siria. Khaddam, sunnita, fidato amico di Hafez, vicino a
Hariri e al regno saudita, non mai stato in
buoni rapporti con Bashar. Sia Khaddam sia
Kanaan erano considerati troppo legati a
Washington. Con loro, anche il sunnita Hikmet Shihabi, ex uomo di Hafez che, sempre
secondo Elaph, starebbe preparando una
confessione ai mass media nello stile di
Khaddam. Secondo il quotidiano del Kuwait
al Syassah, lex vice starebbe formando, da
Parigi, dove si trova, un governo in esilio.
Rolla Scolari

UFFA!

di Giampiero Mughini

Che cosa far da


grande. Capita che
alla presentazione
di un libro o a un dibattito pubblico mi si
avvicini un giovane o una giovane giornalista di una radio privata, di una televisione locale o di un giornale di provincia. Mi
mettono il microfono sotto il naso e mi
chiedono che cosa far da grande, ossia
qual il mio prossimo impegno e lavoro.
E per la generazione di cui fanno parte e
per la sensibilit culturale di cui sono figli,
so bene che cosa intendono e a che cosa
fanno riferimento. Spasimano dalla curiosit di sapere se far un duo televisivo con
Gigi Marzullo, o se girovagher in mutande
nel prossimo cast dellIsola dei famosi o se
canter a Sanremo in coppia con Al Bano.
Io puntualmente dico la verit, che limpegno al quale tengo di pi e che pi mi
connota un libro che sto scrivendo o che
ho appena finito di scrivere. Gelo sulla faccia dellinterlocutore. Una pausa di silenzio. Qualcuno di loro che ha evidentemente una laurea in lettere mi chiede quale ne
largomento. Dicessi che un libro sugli
etruschi o sulleutanasia non una riga del
suo volto si illuminerebbe.

ANNO XI NUMERO 4 - PAG I

IL FOGLIO QUOTIDIANO

GIOVED 5 GENNAIO 2006

CEST LARGENT QUI FAIT LA POLITIQUE


Parole e portafogli
Abramoff fa tremare Washington
ma non il sistema: la politica in
America caccia ai finanziamenti
N ew York. Il suo tempo valeva oro: 750
dollari allora. Per fare pi in fretta, e guadagnare perfino sui propri regali, aveva
aperto a Washington un elegante ristorante,
il Signatures su Pennsylvania Avenue, nel
quale invitava a pranzo e a cena i suoi clienti. Offerta anche cucina kosher. E tutti potevano essere clienti di Jack Abramoff, il quarantaseienne principe dei lobbisti statunitensi: dagli indiani che volevano aprire casin (gli unici col permesso di farlo, fuori da
Las Vegas e Atlantic City , e che gli hanno
versato 82 milioni) ai politici in cerca di soldi per la rielezione. Ora, allo scopo di ridurre da venti a dieci gli anni che potrebbe passare in carcere per truffa, associazione a delinquere ed evasione fiscale, collabora con
la giustizia. E duecentoquaranta parlamentari statunitensi tremano.
Abramoff repubblicano, negli anni Ottanta fece fortuna come giovane reaganiano,
e nel 1994 montato in groppa al trionfo del
suo partito che per la prima volta dopo quarantanni aveva riconquistato la maggioranza al Congresso, proprio con lo slogan ripuliamo Washington. Ora assieme a lui finisce
nella polvere T om DeLay, lex presidente
della Camera texano, il terzo repubblicano
pi potente degli Stati Uniti dopo il presidente e il capogruppo al Senato. Ma i quattro milioni e mezzo di tangenti che Abramoff
ha distribuito negli ultimi sei anni sono andati anche a 80 democratici, oltre che a 120
repubblicani. Laspetto pi scioccante dello scandalo Abramoff non la ricchezza che
distribuiva, ma il numero dei membri del
Congresso che eseguivano i suoi ordini,
commenta desolato leditorialista di Usa Today. Tutti disposti a votare s o no soltanto in
base al posto nel palco di lusso alla partita
di baseball, al viaggio in Scozia per giocare
a golf nel campo di St. Andrews, ai 50 mila
per la moglie del portaborse e agli altri status symbol della capitale americana.
Se Abramoff ha potuto avere successo,
ammonisce il senatore John McCain, perch il lobbismo lindustria pi sviluppata
di Washington. Sono ben 700, infatti, i membri della American League of Lobbyists, i
quali hanno gi cominciato a innaffiare abbondantemente i candidati alle elezioni
midterm del prossimo novembre. T utto o
quasi alla luce del sole, con tanto di rendiconti pubblici: i repubblicani hanno finora
raccolto quasi tredici milioni di dollari, i democratici undici, i sindacati ne hanno distribuiti nove, quelli dei dipendenti pubblici quattro, quelli delle costruzioni due. Ci sono i lobbisti verdi corti di manica: finora
hanno raccolto da propri simpatizzanti un
milione e 700 mila dollari, ma ne hanno distribuiti soltanto mezzo milione. I gruppi in
difesa dei diritti umani, invece, sono avventati: hanno gi promesso ai futuri parlamentari 900 mila dollari, avendone in cassa soltanto 500 mila. E poi avanti con la pioggia di
bigliettoni: assicuratori, donne, medici, cinematografari, antiabortisti e pro choice,
cacciatori e anti qualcosa.
La battaglia anticorruzione di McCain
Il recordman, in questo festival del fundraising, Michael Bloomberg. Il sindaco di
New York appena rieletto fino al 2010 infatti quello che ha speso di pi nella storia
per una singola campagna elettorale: 75 milioni. Con un record ulteriore: tutto di tasca
propria. Ma sbaglierebbe chi scambiasse la
democrazia americana per una plutocrazia:
il magnate della birra Pete Coors, per esempio, nel 2004 non riuscito a farsi eleggere
senatore del suo Colorado, nonostante investimenti altrettanto sontuosi. N i lobbisti
riescono a comprare tutto: proprio Bloomberg, per esempio, laltro giorno si scagliato contro il commercio troppo libero delle
armi da fuoco, nonostante la pressione costante della potentissima Nra (National Rifle Association, quella che coni lo slogan
Happiness is a warm gun, apprezzato perfino da John Lennon).
Lo scandalo Abramoff, con le sue probabili decine di vittime, raddrizzer W ashington? No. Lultimo sondaggio Gallup conferma i film di Frank Capra: il 49 per cento degli americani convinto che la maggioranza
dei membri del Congresso corrotta. Disprezzo bipartisan: il 47 per cento punta il
dito contro i repubblicani, laltro 44 contro i
democratici. Il disprezzo nei confronti della
politica professionista talmente spontaneo, nello statunitense medio, che il presidente George W. Bush lo sfrutta abilmente
nei propri discorsi: Ho proposto questo e
quello, ma i politici di Washington mi hanno
bloccato, dice, neanche fosse un qualsiasi
Mr. Smith. Tutta la campagna presidenziale
di McCain, nel 2000, si era sviluppata sul tema della lotta contro le lobby. Ma aveva perso, perch fra le abitudini connaturate degli
americani c quella di far combaciare le
parole col portafogli e quindi di tirar fuori
i soldi quando si crede in una causa o in una
persona. Proibire i contributi alle campagne
elettorali e abolire i lobbisti impossibile.
Negli Stati Uniti non esistono sezioni di partito e segretari: ci sono soltanto fundraiser, raccoglitori di fondi per pagare le campagne elettorali. La politica consiste in questo. Si possono soltanto stabilire paletti, come il limite di poche migliaia di dollari ai
contributi personali verso un singolo candidato, nellillusione di calmierare linfluenza
dei Paperoni.
Ora si parla di punire gli eletti che votano
su un tema per il quale hanno ricevuto contributi nelle settimane o mesi precedenti.
Ma al povero dittatore Omar Bongo del Gabon, che per essere ricevuto da Bush nel
2004 dovette versare milioni di dollari ad
Abramoff, i soldi chi li restituir?
Mauro Suttora

I guai politico-economici della Lega e gli ispettori di Castelli


Milano. Nella decisione del ministro della Giustizia, Roberto Castelli di inviare
ispettori a Milano per far chiarezza sulla divulgazione delle intercettazioni telefoniche,
non c solo la determinazione di ristabilire
un ordine gerarchico tra politica e magistratura o di riequilibrare il rapporto tra
potere esecutivo e giudiziario. Nellagenda
di Castelli c anche un fitto elenco di questioni di partito il suo, la Lega da tutelare. La questione principale che molti uomini della Lega sono rimasti coinvolti in
episodi che hanno destato i malumori della
base. Le vicende in cui gli esponenti padani sono rimasti incagliati sono pi serie di
quello che tutti, dentro il partito, considerano un peccatuccio di giovent, i famigerati 200 milioni di lire targati Enimont. Non
solo perch era una cifra modesta: lallora
tesoriere Alessandro Patelli se ne assunse
la responsabilit (sono stato un pirla) e
ci chiuse la vicenda.
Gli ultimi scandali, invece, non sono andati gi ai militanti n a chi, come lex ministro Giancarlo Pagliarini, ritiene che la
Lega non possa compromettere la sua immagine di pulizia. Pur negando lesistenza
di una questione morale padana, egli precisa che bisogna limitare il peso della politica, che non deve costantemente interferire
coi mercati finanziari.
In particolare, i militanti non hanno digerito la vicenda Credieuronord, la banca
pudicamente definita vicina alla Lega. In
tre anni di attivit, listituto ha polverizzato

l85 per cento del capitale sociale, originariamente pari a circa 30 miliardi di lire versati da 3.300 soci, quasi tutti provenienti dalle file del partito. Per salvare la banca dal
fallimento, i nordisti hanno negoziato il passaggio allex Popolare di Lodi, grazie allamicizia con Gianpiero Fiorani e la benedizione di Antonio Fazio (che ha cos arruolato la fanteria padana a difesa del suo fortino). La vicenda sotto la lente dei magistrati, i quali contestano, oltre a una vigilanza
carente, alcune operazioni diciamo disinvolte. Qualche esempio? I fratelli Borra (titolari di Radio 101), assieme alla commercialista Carmen Goncini, utilizzarono i loro
conti per nascondere una settantina di miliardi di lire al tribunale fallimentare. Oppure prestiti significativi concessi senza alcuna garanzia: come quelli a Maura Lari
(moglie di Franco Baresi) o alla societ poi
fallita Bingo.net, il cui amministratore unico (il tesoriere del Carroccio e sottosegretario agli Interni Maurizio Balocchi, cui gli attivisti non hanno ancora perdonato la legge
sul finanziamento pubblico ai partiti), sedeva pure nel cda della banca. Unaltra vittima
dei bingo il deputato Edouard Ballaman,
la cui Cristallina finita sotto terra. Altri nomi legati a disavventure finanziarie sono
quelli dellex presidente del Consiglio regionale veneto Enrico Cavaliere e dellex sottosegretario alle Attivit produttive Stefano
Stefani, che sono tornati dallIstria con la coda fra le gambe dopo unoperazione immobiliare finita miseramente. Anche nei casi di

cattiva gestione, senza risvolti giudiziari, lidea di una purezza antropologica del Carroccio fa acqua.
Come se non bastasse, i nomi di diversi colonnelli compaiono nelle intercettazioni pubblicate dalla Repubblica, anche se finora non
sono emerse responsabilit significative. Si
capisce, allora, che forse non solo la preoc-

cupazione per un malcostume che anche


un reato a spingere Castelli a prendere posizione. Andando in soccorso di chi, a sinistra, rimasto crocifisso alle sue telefonate,
il ministro si prepara a parare colpi che potrebbero in futuro piombare sul suo stesso
partito. Dentro la Lega, il guardasigilli ha

sempre evitato una scelta di campo rispetto


alla faglia che divide i movimentisti dai
ministeriali. Gioca da battitore libero: solletica la pancia del movimento con dichiarazioni ad hoc, ma al tempo stesso si tiene stretto il rapporto col Cav . e sa di non potersi
smarcare da un movimento con cui condivide
il destino. La sua linea semplicemente che
i panni sporchi si lavano in casa. Nondimeno
i panni sporchi devono essere lavati: se non
altro per tutelare lalone di verginit che ancora circonda Via Bellerio. E questo un altro elemento di consonanza con i vertici dei
Ds, anchessi arroccati a difesa di una pretesa estraneit rispetto alle cose delleconomia,
messa a repentaglio dallintreccio con operazioni finanziarie e dal perenne fantasma di
un rigurgito neocentrista.
Castelli, inoltre, sa di dover parlare direttamente con lelettorato perch un generale senza divisioni. La sua tattica ha senso
in vista delle votazioni, ma nelle valli che
della Lega sono la culla certe verit sono ormai emerse e i militanti in subbuglio hanno
scelto un altro interprete: il segretario della
Lega Lombarda Giancarlo Giorgetti, forte
del suo passato da duro e puro e di un rapporto privilegiato col Capo ( uno dei pochissimi che, durante la malattia, aveva libero accesso al suo capezzale). Dal ventre leghista stanno arrivando brontolii minacciosi. Questo giovane deputato varesino potrebbe trovarsi costretto a guidare il dissenso interno per evitare che esploda lasciando
troppe vittime (e voti) sul campo.

Prodi ritrova la parola ma non gliene viene una di solidariet coi Ds


SPACCATURA AI VERTICI DIESSINI, FASSINO APPREZZA E CONDIVIDE IL DISCORSO, PER ANGIUS E I DALEMIANI UN COLPO BASSO
Roma. Per met della giornata, il vertice
Ds rimasto indeciso su come reagire allintervento di Romano Prodi sulla Stampa.
Dopo settimane di silenzio, il candidato premier del centrosinistra ha preso carta e
penna ma non ha vinto lafasia. Mentre i leader del partito che lo ha portato in trionfo
alle primarie sono assaltati da destra e da
sinistra, Prodi non spende mezza parola che
sia mezza in loro difesa. In tutto il testo pubblicato dal giornale torinese non figurano
mai i nomi di Fassino e di DAlema, piuttosto un volo alto, altissimo, sui massimi sistemi, e insieme laccusa velenosa di una
vicinanza tra politica e centrali economiche
che, in taluni casi, ha debordato oltre i confini. Al vertice del partito, alcuni hanno definito quello di Prodi un colpo basso,
neanche lombra di mezza solidariet. Niente di niente. Sottolinea un dirigente della
Margherita: Prodi non ha utilizzato neanche le scontate parole, usate dagli stessi forzisti, sulla riconosciuta onest personale di
Fassino. E un democristiano che ora milita tra le file dellopposizione e che lo conosce bene dice: Prodi non ha mai difeso nessuno: quando rischi di ritrovarsi nei guai,
al tempo di Tangentopoli, De Mita lo difese
pubblicamente. Ma quando, a met degli
anni Novanta, i partiti del centrosinistra negarono a De Mita la possibilit di candidarsi, lui non spese una parola.
Ieri toccato ai Ds sperimentare la tec-

nica prodiana. A via N azionale, quando


hanno visto la Stampa, sono montati su tutte le furie. E, su come reagire a quella che
gli stessi uomini di Parisi dentro la Margherita definiscono una misurata distanza, si consumata una clamorosa spaccatura tra Fassino e DAlema. Se da giorni il

presidente del partito ripete (e fa ripetere


ai suoi) che bisogna passare allattacco, il
segretario pi per la linea morbida. Divergenze che erano esplose riservatamente
laltro giorno, dopo che Vannino Chiti aveva avuto un accenno di autocritica per lec-

cesso di tifo per la scalata Unipol. A DAlema, la posizione non era piaciuta affatto. E
davanti al sotterfugio prodiano, lo scontro
diventato pubblico. Mentre tutti nel centrosinistra si affrettavano a dirsi daccordo
con Prodi, mentre pure la sinistra del partito si schierava con Romano, Fassino preferiva aspettare. Il momento delicato,
non abbiamo ancora unidea precisa su come muoverci, confidava un alto dirigente di via Nazionale. A rompere lattesa, a
sorpresa, il dalemiano Peppino Caldarola,
schierato per con Prodi, il tema del rapporto tra politica e finanza posto bene.
Allora di pranzo, il segretario dei Ds fa
scendere in campo proprio il fidatissimo
Vannino Chiti (diessino toscano, personalmente contrario alla scalata Unipol): Condivido dalla A alla Z lintervento che ha fatto Romano Prodi La linea su cui dobbiamo misurarci quella data da Prodi. E sul
silenzio, fino a quel momento, dei massimi
dirigenti: Ci saranno nei prossimi giorni
delle posizioni. C riflessione e non imbarazzo. Parole ben pi impegnative di quelle usate negli stessi minuti dallex ministro
del Tesoro, Vincenzo Visco, vicinissimo a
DAlema: Sono una serie di affermazioni
del tutto condivisibili in quanto ovvie.
Ma lo scontro vero appena profilato allorizzonte. Subito dopo pranzo, finalmente
il turno di Fassino, che con una nota ufficiale fa sapere: Apprezzo e condivido lin-

tervento di Prodi, non c dubbio che le vicende bancarie di questi mesi impongano
a tutti una riflessione su temi che io stesso
ho evocato in una intervista alla Stampa.
Per il segretario, che annuncia reagiremo
a ogni aggressione, il rapporto tra partito
e soggetti economici, tra banche e imprese,
fra interessi generali e responsabilit individuali sono questioni su cui tutti, e in particolare il centrosinistra, hanno il dovere
non solo di riflettere, ma anche di avanzare proposte che fissino regole e principi capaci di assicurare per tutti trasparenza di
comportamenti. Dichiarazione che, raccontano, non piaciuta per niente a DAlema. E alla fine la divergenza sotterranea
dei giorni scorsi esplosa pubblicamente.
A metterla nera su bianco il dalemiano Gavino Angius, capo dei senatori, che volutamente fa ironico riferimento alle parole di
Chiti: Prodi? Non lo condivido dalla A alla Z Sia pi chiaro. E aggiunge: Da Prodi mi sarei aspettato una parola di solidariet nei confronti del segretario della
Quercia. E a mettere sale sulla ferita, la richiesta del prodiano Gad Lerner, che su Vanity Fair chiede le dimissioni del tesoriere
dei Ds, Ugo Sposetti (che aveva negato i soldi ai tesorieri prodiani). Che invece difeso da Enzo Carra, della Margherita: Non
vorrei che finisca, suo malgrado, per essere il Citaristi della Seconda Repubblica.
Ovviamente, con tutti i dovuti scongiuri.

La Cgil fa la morale al segretario dei Ds e d voce alla Margherita


Roma. La Cgil segue con preoccupata attenzione gli sviluppi della vicenda UnipolBnl e per orientamento della maggioranza
va a ingrossare il partito della fronda che
moraleggia contro Massimo DAlema e Piero Fassino. Il sindacato di Guglielmo Epifani, fin dalle prime battute, si schierato
nettamente contro la scalata di Giovanni
Consorte alla banca romana ritenendola, in
primo luogo, finanziariamente insostenibile. Ma con levolversi anche giudiziario
della situazione, alle critiche di merito si
sono aggiunte quelle politiche. Nel sindacato si ragiona sulle possibili ripercussioni
sul piano elettorale, si teme un maggiore
astensionismo a sinistra. Qualcuno nota
che una parte del popolo della Cgil, composta da compagni allantica, quelli che ancora credevano nella diversit dei diesse,
oggi si sente sotto botta: forse non voteranno per Bertinotti o per Rutelli, magari si limiteranno a restare a casa, di certo non
sar facile convincerli a fare il porta a porta per conquistare nuovi voti. Sotto accusa
c anche, o soprattutto, Piero Fassino.
Al segretario la confederazione rimprovera due errori politici. Il primo quello di
aver puntato, anche lui, sugli imprenditori amici. Dice Carlo Ghezzi, presidente
della Fondazione Di Vittorio, il think tank
della confederazione: Un partito forte
perch ha una idea politica forte per il paese, non perch vanta alleanze con un pezzo
del capitale. Ghezzi colui che nel 1999,
allepoca della scalata di Roberto Colaninno alla Telecom, convinse la Cgil a ritirarsi

dal cda dellUnipol: una scelta che port la


confederazione, guidata allora da Sergio
Cofferati, in rotta di collisione con Massimo DAlema. Nei confronti di Fassino oggi si coglie un atteggiamento analogo: Dispiace notare che anche nella sua cultura
politica, cos come in quella di DAlema, ci
sia lidea che sia utile avere amici tra i
banchieri, i finanzieri, gli imprenditori.
Soprattutto perch in passato abbiamo
condannato i salotti buoni che volevano
contare con poco, o le scatole cinesi di Enrico Cuccia, sostiene Ghezzi.
Una posizione condivisa da tutta la Cgil,
compresa lanima pi sinceramente riformista. Nicoletta Rocchi, segretario confederale responsabile del settore credito, si
stupisce infatti di come nella Quercia non
abbiano colto da subito la debolezza delloperazione di Consorte e le similitudini con
la scalata T elecom: non fossaltro per la
coincidenza di alcuni protagonisti. Era palese che loperazione non stava in piedi.
Tuttavia, nel partito c stata la tentazione
di qualcuno di costruire un centro di potere finanziario a sinistra, dice Rocchi. Ma il
secondo e pi serio errore strategico che da
Corso Italia rimproverano a Fassino di
aver sostenuto, in una intervista rilasciata
in luglio al Sole 24 Ore, che tra rendita e
imprese produttive non c differenza alcuna. Una valutazione del tutto errata, secondo Ghezzi, perch non con la rendita che
si vincono le sfide della globalizzazione o
che si rilancia la competitivit del paese.
Questo un concetto tipico del berlusconi-

smo, non della sinistra. A preoccupare la


Cgil c anche unaltra considerazione. Le
varie prese di posizione della Quercia a favore degli immobiliaristi e dei loro alleati
hanno creato una frattura fra il partito e la
Confindustria di Luca di Montezemolo, che
oggi si ritrova sempre pi vicina alla Margherita di Francesco Rutelli e dunque, sebbene indirettamente, alla Cisl. (Qualcuno,

tra laltro, nota una simbolica marginalit:


nel calendario di Emilio Giannelli pubblicato dal Magazine del Corriere della Sera,
c una vignetta dedicata al sindacato in cui
si rovescia la tradizionale gerarchia dellimmaginario popolare: il leader della Cisl al centro della vignetta e parla dal pal-

co, mentre il capo della Cgil se ne sta di lato a fare da ancella).


Il tasto confindustriale particolarmente dolente per i dirigenti di Corso Italia,
che non hanno dimenticato la durissima
battaglia che tra il 2001 e il 2004 li vide contrapposti alla Confindustria di Antonio
DAmato. Anche in quel caso, ricordano, il
partito sembr non capire i motivi della nostra opposizione. Quando dicemmo no al
Patto di Parma ci spiegarono che, al contrario, dovevamo essere pronti a discutere
sempre e su tutto. Ma oggi che a Viale dellAstronomia siede un gruppo dirigente
considerato illuminato dai cigiellini come
quello guidato da Montezemolo, regalarlo
alla Margherita davvero una sciocchezza, sottolinea Ghezzi.
Sullinsieme di questi temi (a partire dal
complesso degli imprenditori amici), la
Cgil ritiene sia necessario, prima o poi, aprire una discussione col partito. Intanto, sar
interessante capire cosa scaturir dallappuntamento organizzato dalla Fondazione
Di Vittorio per luned prossimo: a parlare di
regole e mercato Epifani ha chiamato un
nutrito gruppo di politici ed economisti dellarea di centro sinistra, da Pierluigi Bersani a Enrico Letta, da Giulio Santagata a Vincenzo Visco, a Pier Carlo Padoan, Luisa Torchia, Riccardo Faini e Marcello Messori.
Per il momento, alcuni osservatori hanno
notato che questo palco ha una formazione
abbastanza irrituale per la media dei convegni cigiellini: abbastanza sbilanciato
verso larea della Margherita.

Zamagni ricorda che anche la Borsa di Londra gestita da una coop


(segue dalla prima pagina) Una prospettiva non
auspicata da Zamagni, che infatti sottolinea: Solo con nuove relazioni, magari anche con altri soggetti della societ civile, le
cooperative potranno conservare le loro caratteristiche. Insomma, occorre quello che
possiamo chiamare un nuovo collante. Sul
perch lEmilia Romagna sia diventata il
fulcro della cooperazione ha una spiegazione a cavallo tra antropologia ed economia che d una lettura anche del rapporto
tra coop e Ds: Le cooperative in Italia sono nate in Piemonte, a T orino nel 1854, ma
hanno attecchito poi in Emilia. Il perch
sta nel carattere anarchico degli emilianoromagnoli. La loro personalit indipen-

dente, che tende allautonomia e poco alla


disciplina, compatibile con il modello
cooperativo, che esalta questa loro caratteristica di non voler essere comandati. Nella cooperativa infatti il lavoro che guida
il capitale e non il contrario come avviene
nelle aziende di tipo capitalistico. Il fenomeno ha condotto le coop rosse ad avere un
tale peso economico che lo stesso Pci-PdsDs ha per certi versi temuto questo potere:
La diffidenza delle strutture centrali del
partito si riscontra nelle leadership nazionali: nessun segretario prima del Pci e poi
dei Ds stato espressione della regione
rossa per eccellenza. In questo hanno influito anche le origini operaistiche del par-

tito. Lortodossia comunista ha avuto un


ruolo fondamentale in questa diffidenza:
Marx e Lenin vedevano come fumo negli
occhi le imprese cooperative.
Quanto alla contrastata scalata di Unipol a Bnl leconomista che per primo ha
promosso in Italia un master sulleconomia
delle imprese cooperative (che da poco
vanta anche lUniversit Bocconi di Milano) osserva: Non ci sono ragioni economiche che consiglino alle coop di non entrare in alcuni settori come la finanza o il credito. E contrasta anche le critiche sulla
scarsa contendibilit dei gruppi cooperativi, di fatto per alcuni non scalabili: Rilievi che non hanno senso. Perch lesatto

opposto: le cooperative si fondano sul principio della cosiddetta porta aperta, chiunque pu diventare socio, ma non consentono, per il sistema di una testa un voto, di
farsi condizionare dallinvestitore, anche
quello capitalistico. Zamagni ribatte pure
alle critiche sulle mire bancarie della compagnia in passato presieduta da Giovanni
Consorte: Chi sostiene che aziende che si
ispirano a principi mutualistici non possano esercitare il credito dimentica che esistono le banche popolari e le banche di
credito cooperativo, e dimentica o finge di
non sapere che la Borsa di Londra e la
Borsa merci di Chicago sono gestite da imprese cooperative.

Vecchi affari coop


Quando alla guida della Lega cera lo
scopritore di Consorte, Galletti; e alla
guida del Milan lacciaiere Duina
Roma. La storia risale agli anni Settanta e
allepoca fece scalpore; non come la vicenda
Bnl-Unipol, ma quasi. Protagonista, anche
allora, la Lega delle cooperative, di cui era
presidente Vincenzo Galletti, gi segretario
della Federazione del Pci di Bologna. Galletti un liberal, molto aperto al nuovo che
avanza, forse un po troppo per quei tempi.
Il partito, infatti, lo considera scomodo e per
liberarsene lo spedisce alla Lega. Galletti
un politico apprezzato, dalla reputazione
specchiata, ma non un amministratore e
non ha alcuna pratica di economia. Tuttavia,
convinto che un moderno partito comunista non possa fare a meno di stringere solidi
rapporti con il mondo del capitale. L occasione buona arriva con V ittorio Duina, industriale bresciano della siderurgia nonch
presidente del Milan. Duina opera nelle vicinanze delle Partecipazioni statali, cui allepoca faceva capo buona parte della siderurgia nazionale. E un ambizioso, un rampante, vuole crescere. In giro ci sono diversi
pezzi di siderurgia interessanti, dismessi
dalle Partecipazioni statali, che vorrebbe rilevare. Apparentemente Duina un tipo
pieno di soldi, gira con un Borsalino sempre
calcato sulla testa, porta occhialetti alla
Nenni, come presidente del Milan molto
conosciuto, tutti i luned sulle prime pagine dei quotidiani sportivi. Insomma, quasi
un big dei suoi tempi. Quando propone a
Galletti di partecipare a un business interessante (rilevare insieme un tubificio e poi
sfruttare le sinergie tra questultimo e le numerose imprese edilizie della coop), il presidente della Lega pensa che sia il momento giusto per fare un salto di qualit nel
mondo degli affari. In breve, Galletti e Duina firmano un accordo che impegna la Lega
per il 30 per cento con la Duina Siderurgia.
Purtroppo, ben presto Galletti costretto a
prendere atto di aver sbagliato compagno di
strada: Duina un bluff, sullorlo del fallimento, oberato di cambiali e assegni non pagati per centinaia di milioni dellepoca. Inoltre, con laffare in partnership con la Lega
ha fatto un passo pi lungo delle sue gi
malcerte gambe e fallisce. Nel crollo finanziario vengono coinvolte anche le coop, che
insorgono contro Galletti: sia per il danno
economico, sia perch, firmando laccordo
con Duina, ha superato i limiti che lo statuto impone al suo mandato. La vicenda finisce nelle aule giudiziarie. La Lega cerca di
contestare lintesa, sostenendo che il presidente non aveva i titoli per firmarla, Duina
rivendica invece la validit del contratto. In
mezzo ci si mettono anche le banche creditrici. La querelle si trascina per anni e alla
fine la Lega deve farsi carico della sua parte. Come Galletti sia caduto nel trappolone
di Duina non verr mai chiarito fino in fondo. Ancora oggi pochi ricordano nei dettagli
la questione e quei pochi, come Onelio
Prandini, presidente della Lega tra il 1977 e
il 1987, preferiscono non parlarne. In ogni
caso, dopo la sfortunata parentesi alle coop,
Galletti pass alla presidenza della Fiera di
Bologna, dove rest per ventanni, fino alla
morte che sopraggiunse per infarto mentre
correva in bicicletta. E morto anche Duina,
in un incidente in Sud America, dove si era
rifugiato dopo il crac.
I ricordi di Turci
Tra i presidenti della Lega a cui tocc rimettere insieme i cocci c Lanfranco Turci,
che oggi ricorda: Ho vissuto solo gli ultimi
strascichi della vicenda ma lidea che me ne
sono fatto che quella fu una vera e propria
truffa messa in atto da Duina, in cui la Lega
cadde forse per ingenuit. Galletti comp un
atto che giuridicamente non poteva compiere, per una operazione che non aveva
una logica industriale: un paragone con
Unipol-Bnl sarebbe fuori luogo. Anche perch questa, al di l di tutto, resta una operazione molto valida. T uttavia, qualche
punto di contatto tra le due vicende c: oggi come allora, una certa avventatezza nello
scegliere i compagni di strada, si chiamino
Emilio Gnutti, Gianpiero Fiorani o Vittorio
Duina; una passione per il business che non
consente di guardare tanto per il sottile; forse anche una sorta di complesso di inferiorit nei confronti del capitalismo che conduce a sottovalutare i rischi. Infine ma
solo una coincidenza in una recente intervista al Corriere della Sera Giovanni Consorte ha dichiarato che a chiamarlo nel
mondo delle cooperative fu, per lappunto,
Vincenzo Galletti.

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ANNO XI NUMERO 4 - PAG II

IL FOGLIO QUOTIDIANO

GIOVED 5 GENNAIO 2006

a laicit ha concluso il suo ciclo avendo


L
realizzato il suo compito storico? O entrata in crisi di fronte al mischiarsi delle et-

nie e delle religioni? Occorre reinventare


una nuova laicit, o quella conosciuta ancora valida nonostante si estendano le concezioni relativistiche? Sono domande ricorrenti, che per stentano a trovare risposta.
Il punto di partenza quasi scontato. La
laicit allorigine della modernit, ed
uno dei fondamenti dello stato democratico.
Ovunque si affermi, si stabiliscono nuovi
principi, si fa ordine nelle istituzioni pubbliche, nella mente e nei costumi degli uomini. Nasce lo stato autocefalo, con uffici e
istituzioni aperte a tutti i cittadini, con unanagrafe, il matrimonio civile, una propria
scuola, con cimiteri laici. La sfera pubblica
separata dalle chiese, le dispute teologiche sono lasciate ai chierici. Il peccato viene ricondotto nei limiti della coscienza, le
leggi dello stato tracciano i grandi valori
della convivenza o, come si usa dire, i principi delletica pubblica. Per il cittadini la libert religiosa diviene realt quotidiana, e
ognuno pu scegliere la religione che vuole.
La laicit parla allinizio linguaggi differenti. Sulle due sponde dellAtlantico le medesime parole hanno significati diversi. Le
colonie americane si formano ciascuna con
forti connotati confessionisti. Ma quando le
colonie si uniscono per la Dichiarazione
dindipendenza, nel 1776, lo stato federale
nasce con lunico compromesso possibile.
Nessuna Chiesa sar dominante, nessuna
religione sar ufficiale, perch in America
ormai ve ne sono tante. N on v conflitto
proprietario perch in America le chiese
non hanno avuto il tempo di accumulare
nulla. Se in Europa il problema sar quello
di spezzare la manomorta ecclesiastica, negli Stati Uniti la parola dordine opposta,
ed rivolta ai singoli come alle chiese: andate e arricchitevi. Non solo, ma lo stato federale e gli Stati federati poggiano tutti sulle strutture confessionali, dando loro il massimo appoggio, giuridico e finanziario.
Il separatismo americano, che gli occhiali europei leggono in modo errato, in
realt un separatismo amico della religione, e delle chiese, perch lo stato conta anche su di esse per crescere e svilupparsi.
Non si potr preferire alcuna Chiesa (establishment clause) ma tutte saranno favorite.
Lo spirito pubblico sar pregno di religiosit, le istituzioni pubbliche si richiamano
costantemente a Dio, senza offendere alcun
credo specifico. Il grande sottinteso che lo
stato separato dalla Chiesa ma non la societ e i costumi dalla religione.
La lingua che si parla in Francia e in Europa diversa. Qui la laicit ha dovuto combattere tante storiche battaglie per affermarsi, spezzando un potere che da secoli
soffocava lautonomia dello stato. Qui la
Chiesa si era fatta stato e aveva competenze
un po su tutto. Sulle scuole, dove esistevano; sul matrimonio, che era istituto tutto
suo; sullordinamento giudiziario, con il pri-

Il separatismo americano, che


gli occhiali europei leggono in
modo errato, in realt amico
della religione e delle chiese
vilegio del foro; sugli uffici pubblici che di
fatto si confondevano con i suoi; sulla coscienza dei cittadini che erano cittadini e
fedeli insieme.
Per spezzare questo potere, e far nascere
lo stato laico, lEuropa illuminista deve seguire una strada opposta a quella americana. Non potendo appoggiarsi ad altre confessioni, che hanno dimensioni lillipuziane,
deve contrapporsi alla Chiesa cattolica con
una guerra aperta, fatta di grandezze e di
miserie, per necessaria. Spezza laccumulazione proprietaria, abolendo gli ordini religiosi e incamerandone i beni. Non pu dire, come in America, alle chiese: andate e
arricchitevi. Perch in realt c una sola
Chiesa, ed gi ricchissima. Crea una scuola laica e ostacola quelle private, perch
queste sarebbero esclusivamente cattoliche. Proclama il diritto di libert religiosa
contro una Chiesa che nega per lungo tempo i diritti della modernit. Nascono qui i
tratti di uno stato laico europeo, sedimentati nella cultura e nella memoria di noi tutti,
e che sono diversi da quelli americani: ostilit verso la Chiesa, riduzione della religione al ristretto ambito privato, silenziamento della religione da parte di uno stato padrone delle leve sociali fondamentali.
Con il tempo, la laicit ha dovuto vincere
altre sfide, di opposto segno, fino a parlare
un linguaggio molto simile in America e in
Europa. Ha vinto in particolare la guerra
contro i totalitarismi che nel Novecento, insieme alla democrazia, aboliscono e insidiano la libert religiosa. La prima e pi
lunga guerra quella contro il separatismo
sovietico a impronta ateistica, che si inaugura in Russia nel 1917, si estende ad alcuni paesi europei di osservanza comunista, e
rappresenta il primo tentativo organico di
scristianizzazione della societ. Tutto nelle mani dello stato, al punto che paradossalmente lo stato deve finanziare anche le
chiese. Ma le finanzia riducendole alla fame, perch lesina loro qualche istituto teologico, alcuni edifici di culto, addirittura le
suppellettili sacre, perch tutto di propriet dello stato. Di privato non c pi nulla, alle chiese vietato tutto il resto, compreso organizzare gite per i fanciulli, corsi
di cucito per le donne, lavori manuali o circoli letterari (Decreto dell8 aprile 1929). I fili tra religione e societ devono essere tutti
recisi, anche quelli pi piccoli.
La laicit subisce anche lumiliazione dei
Concordati che la Chiesa cattolica stipula
nel XX secolo con gli Stati totalitari di de-

Sostenitori del giuramento under God


davanti alla Corte Suprema americana
il 24 marzo 2004 (foto Reuters)

LA LAICIT NON
UN PASSE-PARTOUT

Perch, vinta la guerra con le chiese, lo stato non


pu ridursi ad agnostico dispensatore di procedure
stra, dallItalia alla Germania, dallAustria
alla Spagna al Portogallo. Sono concordati
che si sedimentano nella cultura e nella tradizione laica come una ferita, una lacerazione, che non si rimarginer mai del tutto.
Sono concordati che mirano a una mini-restaurazione del confessionismo, ma provocano un danno pi subdolo: aprono un solco nella societ, fanno s che nella memoria
storica di questi paesi anche solo la parola
concordato evochi il compromesso, il privilegio, il temporalismo.
Alla fine, per, la laicit vince un po dappertutto, in primo luogo con la sconfitta dei
totalitarismi e laffermazione della democrazia. In ogni regime democratico la laicit
trova il suo humus naturale, il terreno pi
favorevole per la sua evoluzione. Senza particolari sconvolgimenti, i concordati totalitari vengono rivisti, abbattuti i grandi privilegi, modernizzati i rapporti tra stato e
Chiesa. NellEuropa ex comunista vengono
scritti tanti altri concordati, fioriscono le
leggi sulla libert religiosa, si ricostituiscono forti comunit confessionali.
In questa grande trasformazione si afferma un nuovo tipo di stato laico sociale che
avvicina le due sponde dellAtlantico e che,
se tiene ferma la separazione istituzionale
tra stato e Chiesa, d alla religione uno spazio e un ruolo sociali che stemperano attriti e conflitti. Ci si accorge cos che nulla
come prima e che le ragioni ideologiche e
proprietarie delle antiche battaglie sono venute meno. Le propriet ecclesiastiche sono povera cosa rispetto a quelle del passato, e le chiese riescono a mala pena a sopportarne le spese, anzi devono pensare a
cambiar loro destinazione, o a venderle. La
scuola solo una delle agenzie di formazione e informazione dei cittadini. Il matrimonio religioso non fa pi paura a nessuno.
Restano, naturalmente, alcuni privilegi come autentici residuati storici. Non cessano
le fibrillazioni e le polemiche, ora in un
paese ora in un altro, spesso in Italia, perch la memoria del passato sempre viva e
la passione pronta a riaccendersi. Ma i
rapporti istituzionali tra stato e chiese diventano patrimonio comune in tutto locci-

dente. Anche la Chiesa cattolica guarda ai


concordati con certo distacco, come a una
pre-condizione per pi importanti impegni.
Un giorno, esauritesi le solite polemiche,
potrebbe anche farne a meno.
Se la laicit ha vinto un po dappertutto,
almeno in occidente, perch allora la crisi
della laicit? Perch se ne torna a parlare,
e le chiese, a cominciare da quella cattolica, si dichiarano insoddisfatte, vogliono tornare ad avere un ruolo sociale, anche pubblico, soprattutto sui grandi temi etici in discussione? Una delle ragioni principali sta
nel fatto che la laicit, superati tutti i conflitti a livello istituzionale, corre il rischio
di perdere la battaglia pi recente apertasi tra etica e diritto, tra legge e valori.
Unaltra che corre il rischio di perdersi e
rimanere imbrigliata nei labirinti del multiculturalismo.
Nessun rompete le righe morale
La laicit dello stato non si esaurisce soltanto in ci che ho descritto, e che si insegna nelle aule universitarie. La laicit anche altro. E lautonomia dello stato nella
elaborazione di principi e indirizzi che guidano la vita collettiva. Lo stato laico separa
il peccato dalla legge, e rende pi liberi gli
individui, ma non cancella per ci stesso il
decalogo affidato a Mos, n decreta il rompete le righe dal punto di vista morale e della convivenza sociale. T ra i primi, John
Locke ha affrontato largomento affermando che non si pu proporre alcuna regola
morale della quale non si possa legittimamente domandare la ragione. Per questo
motivo lo stato laico cerca, elabora, propone orientamenti educativi, o modelli familiari, ora desumendoli dalla tradizione cristiana, ora plasmandoli in piena autonomia,
sempre motivandoli razionalmente.
Per oltre due secoli, una sorta di tacito
accordo ha legato stato e chiese per ci che
riguarda letica pubblica e le aggregazioni
elementari della societ. Lo stato recepisce
pi o meno direttamente aspetti essenziali
della antropologia giudaico-cristiana, rielaborandoli in leggi che obbligano o consigliano, permettono o suggeriscono, alcuni

comportamenti collettivi. Dovunque, lo stato laico si fonda sulletica della responsabilit, dellimpegno, della solidariet, nella famiglia e nel lavoro, e a questa etica ha aggiunto i principi di eguaglianza, della difesa dei pi deboli; spesso si ispira allimperativo kantiano delluniversalizzazione dellagire una serie di rapporti umani e sociali. Senza questo retroterra, in costante evoluzione ma ben saldo su alcuni principi, lo
stato laico non sarebbe mai esistito, e storicamente non esiste, n in America, n in
Francia, in Italia, o in Russia.
Questo il punto che per tante ragioni
entrato in una crisi profonda, e sul quale si
stanno formando grandi equivoci che riguardano proprio la laicit dello stato. L equivoco principale che secondo alcuni
quella neutralit che lo stato laico ha proclamato verso la religione dovrebbe estendersi a ogni altra dimensione o valore eticosociale. Ci che la scienza rende possibile,
lo stato deve consentirlo. Ci che il comportamento individuale produce, e che prima
era lasciato alla semplice libertas privatorum, la legge deve recepire e legittimare
con garanzie e protezione. Il concetto di
neutralit, forte e vincente se riferito alle
religioni perch lo stato non pu pretendere verso alcuna verit o dottrina religiosa viene esteso al mondo dei valori, sino a
sostenere che la legge non pu operare alcuna scelta che riguardi il bene degli individui e della collettivit perch ogni scelta
eguale alle altre e lo stato non pu valutarne la solidit.
Sul piano teorico, lapprodo ultimo di
questa concezione ancora quello di Charles E. Larmore per il quale se i liberali
devono rispettare alla lettera lo spirito del
liberalismo, devono anche escogitare una
giustificazione neutrale della neutralit
politica. Si dovrebbero, cio escogitare
dei principi politici che siano essi stessi
neutrali, la giustificazione dei quali, cio,
non richieda lappello alle concezioni del
bene in discussione. La leggi, insomma,
dovrebbero assumere un mero carattere
procedurale per consentire in via amministrativa tutto ci che i singoli e i gruppi so-

ciali elaborano e scelgono per s e per i


propri simili.
Di recente, Jacques Attali ha dato una dimostrazione pratica di questo assunto teorico quando ha delineato la prospettiva
prossima futura dellistituto familiare in occidente, pronosticando una originale fine
della famiglia monogamica, che in realt
solo unutile convenzione sociale. () Andremo in realt verso una concezione radicalmente nuova di relazione sentimentale e
amorosa. Nulla ci impedisce di innamorarci di pi di una persona contemporaneamente. () Il fatto di avere pi partner e vite multiformi sar pi visibile e render palese anche lipocrisia della societ. La continua crescita della libert individuale cambier permanentemente i costumi sessuali,
come avvenuto in molti altri campi. () La
fine della monogamia non avverr senza
conflitti. Tutte le chiese cercheranno di impedire una cosa del genere, soprattutto alle
donne. Per un po resisteranno, ma alla fine
trionfer la libert individuale. (). Le relazioni con i figli saranno radicalmente diverse, cambieranno gli accordi finanziari e
il come e dove vivremo.
Attali non offre unanalisi sociologica,
che tra laltro sarebbe un po datata e sembrerebbe ispirata a certe intemperanze reichiane degli anni Sessanta e Settanta, bens una nuova scala di valori che legittimi vite multiformi, molteplicit di partner, nuove relazioni con i figli; insomma una mistura di poligamia e poliandria veramente inedita. Tra laltro, per venire incontro a questo scenario, si potrebbe utilizzare lo schema del matrimonio a tempo, proprio della
tradizione sciita. Un matrimonio che pu
durare un anno, ma anche poche settimane,
o poche ore. Per di pi, questa rivoluzione
dei costumi tende ad avvalersi di una clausola giustificativa tratta dalla migliore tradizione laica, ma dogmatizzata per opportunit, che suona pressappoco cos: lo stato fa
leggi che non obbligano nessuno, e una persona libera di avvalersene o meno, ma se
vuole imporre agli altri determinati valori
allora viola la laicit dello stato.
Da questo declassamento della laicit a

A Benedetto XVI il modello made in Usa piace pi di quello francese


Sule teme della laicit dello stato e dei
rapporti religione e societ riportiamo un
passaggio del discorso di Benedetto XVI alla Curia romana (22 dicembre 2005)
N ella grande disputa sulluomo, che
contraddistingue il tempo moderno, il Concilio doveva dedicarsi in modo particolare
al tema dellantropologia. Doveva interrogarsi sul rapporto tra la Chiesa e la sua fede, da una parte, e luomo ed il mondo di oggi, dallaltra (ibid., pp. 1066 s.). La questione
diventa ancora pi chiara, se in luogo del
termine generico di mondo di oggi ne scegliamo un altro pi preciso: il Concilio doveva determinare in modo nuovo il rapporto tra Chiesa ed et moderna. Questo rapporto aveva avuto un inizio molto problematico con il processo a Galileo. Si era poi
spezzato totalmente, quando Kant defin la
religione entro la pura ragione e quando,
nella fase radicale della rivoluzione francese, venne diffusa unimmagine dello stato
e delluomo che alla Chiesa ed alla fede
praticamente non voleva pi concedere alcuno spazio. Lo scontro della fede della

Chiesa con un liberalismo radicale ed anche con scienze naturali che pretendevano
di abbracciare con le loro conoscenze tutta
la realt fino ai suoi confini, proponendosi
caparbiamente di rendere superflua lipotesi Dio, aveva provocato nellOttocento,
sotto Pio IX, da parte della Chiesa aspre e
radicali condanne di tale spirito dellet
moderna. Quindi, apparentemente non cera pi nessun ambito aperto per unintesa
positiva e fruttuosa, e drastici erano pure i
rifiuti da parte di coloro che si sentivano i
rappresentanti dellet moderna. Nel frattempo, tuttavia, anche let moderna aveva
conosciuto degli sviluppi. Ci si rendeva conto che la rivoluzione americana aveva offerto un modello di stato moderno diverso
da quello teorizzato dalle tendenze radicali emerse nella seconda fase della rivoluzione francese. Le scienze naturali cominciavano, in modo sempre pi chiaro, a riflettere sul proprio limite, imposto dallo
stesso loro metodo che, pur realizzando cose grandiose, tuttavia non era in grado di
comprendere la globalit della realt. Cos,
tutte e due le parti cominciavano progressi-

vamente ad aprirsi luna allaltra. Nel periodo tra le due guerre mondiali e ancora di
pi dopo la Seconda guerra mondiale, uomini di stato cattolici avevano dimostrato
che pu esistere uno stato moderno laico,
che tuttavia non neutro riguardo ai valori,
ma vive attingendo alle grandi fonti etiche
aperte dal cristianesimo. La dottrina sociale cattolica, via via sviluppatasi, era diventata un modello importante tra il liberalismo radicale e la teoria marxista dello stato. Le scienze naturali, che senza riserva facevano professione di un proprio metodo in
cui Dio non aveva accesso, si rendevano
conto sempre pi chiaramente che questo
metodo non comprendeva la totalit della
realt e aprivano quindi nuovamente le
porte a Dio, sapendo che la realt pi
grande del metodo naturalistico e di ci che
esso pu abbracciare. Si potrebbe dire che
si erano formati tre cerchi di domande, che
ora attendevano una risposta. Innanzitutto
occorreva definire in modo nuovo la relazione tra fede e scienze moderne; ci riguardava, del resto, non soltanto le scienze
naturali, ma anche la scienza storica per-

ch, in una certa scuola, il metodo storicocritico reclamava per s lultima parola nella interpretazione della Bibbia e, pretendendo la piena esclusivit per la sua comprensione delle Sacre Scritture, si opponeva in punti importanti allinterpretazione
che la fede della Chiesa aveva elaborato. In
secondo luogo, era da definire in modo nuovo il rapporto tra Chiesa e stato moderno,
che concedeva spazio a cittadini di varie religioni ed ideologie, comportandosi verso
queste religioni in modo imparziale e assumendo semplicemente la responsabilit
per una convivenza ordinata e tollerante tra
i cittadini e per la loro libert di esercitare
la propria religione. Con ci, in terzo luogo,
era collegato in modo pi generale il problema della tolleranza religiosa una questione che richiedeva una nuova definizione del rapporto tra fede cristiana e religioni del mondo. In particolare, di fronte ai recenti crimini del regime nazionalsocialista
e, in genere, in uno sguardo retrospettivo su
una lunga storia difficile, bisognava valutare e definire in modo nuovo il rapporto tra
la Chiesa e la fede di Israele.

passe-partout dei bisogni individuali pu


derivare tutto e il contrario di tutto. L occidente potrebbe tranquillamente legittimare la forma poligamica della famiglia, sul
presupposto esplicito che non si obbliga
nessuno a sposare pi donne, perch chi
vuole pu fruire del matrimonio monogamico tradizionale: con la caduta, per, del
principio di eguaglianza tra uomo e donna
che base razionale (e insieme etica) della
monogamia. Si potrebbero legittimare tanti
interventi sullembrione, oggi proibiti in tutto il mondo, per determinare alcune caratteristiche fisiche del nascituro (colore dei
capelli, della pelle, caratteristiche fisiche,
ecc.), dal momento che nessuno obbligato
a effettuare questi interventi: con la negazione del principio di identit e individualit dei nascituri che verrebbero precodificati e plasmati da adulti interessati. Si potrebbe legittimare pienamente il diritto al
suicidio, assistito dalle Asl, perch comunque nessuno obbligato a suicidarsi, con
lesaurimento del valore della vita e dellimpegno a viverla. E si potrebbero fare
tante altre cose di cui si parla in questi anni. La maternit assistita in et avanzata, e
quella mediante affitto dellutero, lembrione congelato e quello sperimentato, la clonazione, e via di seguito.
Ci che colpisce che in questo quadro
si consumano le migliori tradizioni antropologiche, religiose e laiche, delloccidente
e i valori che ciascuna cultura ha sin qui
elaborato. Il solidarismo cristiano che da
sempre vede la famiglia come il luogo privilegiato di crescita delle nuove generazioni, e che ha plasmato nei secoli un metodo
educativo di cui fruiscono uomini di tutte le
idee e di tutte le fedi. L
antropologia
marxiana che ha fatto della lotta allo sfruttamento delluomo sulluomo, il punto donore della propria identit, e ha insegnano
a tutti come tale sfruttamento si celi nei
rapporti di lavoro, ma anche nei rapporti di
forza che di volta in volta si formano nei nuclei sociali. La concezione liberale classica
che vedeva nelluomo un essere aperto alla
libert purch formato e strutturato alletica della responsabilit e del limite. E poi
cose pi semplici. Lattenzione e la cura per
le nuove generazioni, la sensibilit verso lo
sviluppo affettivo dei giovani, lelaborazione di una prospettiva educativa che consenta ai genitori di fare il loro mestiere di
genitori. Tutto ci abbandonato e sacrificato sullaltare delle norme procedurali
che mai possono scegliere sulla base di una
concezione (fallibile ma modificabile) del
bene. Luomo cessa di essere loggetto privilegiato della riflessione culturale, religiosa, etica, e diviene la cavia di se stesso,
o dei suoi simili, esposto e offerto a qualsiasi sperimentazione, genetica o sociale.
E le chiese, le religioni? Le chiese cercheranno di impedire una cosa del genere per un po resisteranno, ma alla fine
trionfer la libert individuale. Questa convinzione sedimentata e latente in certa

Luomo cessa di essere loggetto


privilegiato della riflessione
culturale, religiosa, etica, e diviene
la cavia di se stesso, o dei suoi simili
cultura liberal di oggi, che parte dal presupposto che comunque la Chiesa e la religione devono aver sempre torto, e sono destinate a un ruolo residuale. Per, questa
prospettiva illusoria, e paradossalmente
poco laica. Poco laica, perch alle chiese si
deve chiedere, e chiedere molto, in termini
di riflessione e di proposte, di revisione, di
aggiornamento delle proprie posizioni. Perch le chiese e la religione sono depositarie di un patrimonio prezioso per tutti, ma
si evolvono con luomo e con gli uomini, e
anche alcuni principi fondamentali sono
interpretati diversamente nel tempo. Perch le chiese devono farsi perdonare non
poco per laver resistito in tante occasioni
anche agli aspetti migliori della modernit.
E devono offrire il loro contributo alla elaborazione di quei valori senza i quali lo stato cessa di essere comunit viva e condivisa, per poter proseguire nel cammino evolutivo delluomo.
Ma la prospettiva anche illusoria, perch presuppone che il destino delle chiese,
e della religione, sia quello di trasformarsi
in una sorta di agenzie di spiritualit, avulse dal contesto sociale e collettivo, dispensatrici magari di qualche pratica meditativa, o di altri meccanismi psicologicamente
rassicuranti. E presuppone che lo stato si
privi di ogni sua radice ideale, e diventi il
notaio che certifica le novit che si susseguono in ogni tempo, anche in tempi brevi,
estendendo soltanto larea del libero contrattualismo.
Tuttaltra cosa lo stato laico, esente da
compromissioni clericali, ma che elabora
valori e principi in un libero e continuo dibattito tra tutte le componenti religiose e
culturali della societ. In un orizzonte veramente laico, la legge il frutto di grandi
e appassionati confronti, dove si discute di
tutto e non si d ostracismo a nessuno. Dove la religione e le chiese, laici ed ecclesiastici, sono tutti abilitati a proporre la
propria antropologia e i propri valori nella vita di tutti i giorni, perch siano i cittadini a scegliere e a convincersi come meglio credono. Soltanto cos lo stato laico
viene a coincidere con lo stato democratico. Se invece si opta per la concezione della legge come pura procedura, qualcuno
un giorno porr linevitabile domanda: se
tutto relativo, perch non pu esserlo anche la laicit dello stato? In verit, la domanda gi stata posta da ambigue teorie
multiculturali.
Carlo Cardia

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