Sei sulla pagina 1di 3

IL FOGLIO

DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE: VIA VICTOR HUGO, 1 - 20123 - MILANO

ANNO I NUMERO 2

Geopolitica di Mururoa

Latomica francese
ovvero la Realpolitik
dopo la guerra fredda
I contenziosi nucleari aperti nel mondo
sono molti e tornano a pesare sulle
scelte strategiche ed economiche

Chirac pi forte dopo i test


Milano. Soddisfatto per la buona riuscita
degli esperimenti di Mururoa, rafforzato sul
piano internazionale dalle positive reazioni
alla decisione di sospendere i test nucleari,
Jacques Chirac si accinge a partire per gli
Stati Uniti per incassare ulteriori dividendi
della sua politica atomica. Nellincontro di
domani con Bill Clinton potr ribadire che
la Francia intende giocare un ruolo attivo
nel disarmo e confermare di voler concludere entro lanno un accordo per la messa
al bando dei test nucleari, dopo aver aggiornato le proprie tecnologie. La Realpolitik francese dimostra quanto il problema
della deterrenza atomica sia oggi cruciale.
Ma veramente la fine della guerra fredda ha esaurito la questione degli armamenti nucleari? si chiesto Jacques Isnard su
Le Monde. Una domanda evidentemente retorica, quella dellautorevole giornale francese pur spesso critico con le forzature nucleari di Chirac. La tesi secondo cui la fine
della guerra fredda avrebbe comportato un
lungo periodo di pace si dimostrata infondata. I contenziosi aperti sulle armi nucleari sono molti. La sospensione dei test
francesi segue di solo
pochi giorni la ratifica del trattato Start 2
da parte del Senato
statunitense, ma per
contro la Duma neocomunista di Mosca
ha annunciato di non
aver fretta di approvarlo a sua volta. Dal
canto suo la Cina, altro protagonista di
primo piano, ha coJACQUES CHIRAC
municato che i propri
esperimenti atomici continueranno. Per la
Cina larmamento nucleare del resto importante anche nei confronti di Taiwan, con
cui permane alta la tensione e che, secondo
Pechino, sarebbe a sua volta in procinto di
dotarsi della bomba atomica. Alta la tensione fra Pakistan e India, dopo la denuncia
di Islamabad di possibili nuovi esperimenti nucleari indiani e la contro-denuncia di
Dheli a proposito dellimponente riarmo in
corso da parte pakistana. Una disputa pericolosa perch ha portato a una corsa agli
armamenti nel subcontinente ha detto Benazir Bhutto e che nei giorni scorsi si trasformata in scontro aperto, con il lancio di
missili e scontri armati nel Kashmir.
Sulla fine della guerra fredda incombe
il rischio della deriva dei continenti geopolitici spiega il sottosegretario alla Difesa del nostro governo Carlo Maria Santoro.
Dai nuovi conflitti discendono le nuove
dottrine militari, i concetti strategici, i dispositivi di forza. Finora il tentativo, guidato dagli Stati Uniti, stato quello di prevenire e sedare crisi e conflitti nelle aree
tradizionali di interesse strategico americano. A questo fine gli Stati Uniti stanno trasformando lo strumento militare anche in
termini dottrinali (Force XXI, Forward Sem
the Sea, Airland Battle, ecc.), seguiti a ruota dai principali paesi europei. Tutti gli altri sono costretti allimitazione, tardiva e incompleta, come purtroppo il caso dellItalia.
Il costo delle conseguenti operazioni di
aggiustamento degli schieramenti militari
per molto alto perch com noto - le armi convenzionali sono molto pi care delle
armi nucleari. Quindi, in un mondo che
esclude, anche dal quadro della deterrenza,
luso politico del nucleare, diventa fondamentale lattenzione allo sviluppo dei sistemi darma convenzionali. Questa la ragione per cui, ad esclusione dellltalia, i bilanci ordinari della difesa dei principali paesi
del mondo dopo una breve fase durante la
quale sono drasticamente diminuiti sono
oggi in aumento sia in termini sia per la ricerca e lo sviluppo che per lindustrializzazione di nuovi sistemi darma.
E anche per questi motivi che luso della
deterrenza nucleare torna ad essere un interesse centrale nelle politiche difensive.
Chirac ha pagato politicamente gli esperimenti, ma la posta in gioco per lui era proprio il mettersi al passo degli Usa sulla sperimentazione atomica. E ora una posizione di forza e pu parlare di disarmo totale
prosegue Santoro. Il politologo americano
Edward Luttwak differisce da questa analisi, e ritiene che Chirac non abbia fatto un
buon affare n politicamente n militarmente: Perch il vero problema oggi non
la deterrenza della potenza nucleare, ma la
non proliferazione. E per ottenerla, come
stanno facendo gli Stati Uniti nei confronti
della Corea del Nord, necessario offrire
contropartite economiche forniture, tecnologia, crediti che inducano i paesi non
ufficialmente nucleari a desistere dalla
corsa alla bomba. Presumibilmente, la
stessa logica che consente oggi a Mosca di
giocare alla contrattazione, sulla ratifica
dello Start 2: non per ingaggiare una nuova
improponibile escalation atomica, ma per
alzare il prezzo, economico, della distensione.

quotidiano

TEL. 02/8639181 - FAX 02/878596 - SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE / 50% - MILANO

DIRETTORE GIULIANO FERRARA

La Giornata
* * *
In Italia

* * *
Nel mondo

GIOVEDI LINCARICO di governo


potrebbe essere assegnato dal Capo
dello Stato al termine del terzo giro di
consultazioni che cominciato ieri. Il
Presidente della Repubblica ha incontrato il laburista Valdo Spini, il cdu
Rocco Buttiglione e i rappresentanti
dei gruppi minori. Nel frattempo Gerardo Bianco, segretario del Ppi, ha riproposto a Scalfaro la candidatura di
Dini per procedere verso le riforme e
affrontare senza scossoni il semestre
europeo.
Gianfranco Fini non ha escluso un
accordo sul semipresidenzialismo alla
francese con la sinistra, purch si man tengano i poteri di cui gode oggi il capo
dellEliseo. Anche il segretario della Ci sl, Sergio DAntoni, spinge verso unin tesa per rinviare le elezioni: ora tem po di affrontare le urgenze e non le ur ne. E Berlusconi si dichiara ancora ot timista sul raggiungimento di un patto
fra centrodestra e centrosinistra.

LACINAPROSEGUIRA I TEST nucleari nel Xinjiang. Lo ha annunciato il


governo di Pechino, senza per rivelare
i suoi piani sui prossimi esperimenti,
che questanno, secondo fonti occidentali, dovrebbero essere almeno due.

* * *

Indice Mibtel in forte rialzo ieri al


termine delle trattative in Borsa: lincremento stato dell1.51%. Il dollaro,
in lieve crescita, si attestato a 1.600 lire, mentre il marco sceso a 1.073 sui
mercati valutari italiani.

* * *

Scendono i rendimenti di Cct e Btp


sotto il nove per cento netto di tasse.
Per entrambi i titoli ci non accadeva
dalla met del 1994.

* * *

Achille una giornalista, scrive il settimanale Avvenimenti. La fonte del Sisde che avrebbe fornito informazioni
su Di Pietro sarebbe una cronista ben
inserita nel sottobosco politico e giudiziario milanese.
Al processo Curt, Sergio Cusani ha
accusato Di Pietro di aver contraffatto
due documenti bancari per supportare
linchiesta a suo carico.

* * *

Ventuno evasori miliardari scoperti a


Verona. Il recordman un commerciante allingrosso che ha occultato guadagni per 205 miliardi.

* * *

Berlusconi e mafia stato il tema delludienza di ieri a Catania per il processo Orsa maggiore. Il leader di Forza Italia ha smentito di essere stato ricattato dalla criminalit organizzata
che gli aveva incendiato la sede della
Standa della citt etnea. Da intercettazioni telefoniche risulta comunque che
furono fatte pressioni su alcuni dirigenti Fininvest.
Sentito dai giornalisti, il boss Giu seppe Madonia, protagonista del pro cesso, ha dichiarato di augurarsi che
alle prossime elezioni vincano le sini stre, perch sono pi garantiste.

* * *

Rispettato il fabbisogno di 130 mila


miliardi per il 1995. Lo ha dichiarato al
Gr1 il sottosegretario al Tesoro, Piero
Giarda. Lobbiettivo stato raggiunto
grazie allavanzo del mese di dicembre
che si avvicinato ai seimila miliardi,
pareggiando il disavanzo di 136 mila
miliardi accumulato negli undici mesi
precedenti.

* * *

Nuovo processo tributario dal mese di


aprile, quando si insedieranno le nuove commissioni tributarie che sostituiranno quelle attuali di primo e secondo
grado. Le nuove commissioni potranno
avvalersi di strumenti, come la conciliazione giudiziale, che renderanno pi
agile lesame dei ricorsi.

* * *

Pochi medici e molte auto in Italia secondo unindagine dellOcse. Solo negli
Stati Uniti e in Germania si registra
una densit automobilistica superiore.
Gli italiani sono rispettivamente settimi e tredicesimi al mondo per numero
di telefoni e di televisori per abitante.
In compenso siamo ventitreesimi nella
graduatoria per dotazione di medici.

MERCOLED 31 GENNAIO 1996 - L.1000

I PESI SUI SALARI CHE PARALIZZANO LE STRATEGIE PER CREARE LAVORO

LAir One di Carlo Toto


luomo che sfida
lo strapotere di Alitalia
Sulla Roma-Milano 35 mila passeggeri
in 40 giorni. Cos un imprenditore
fa tremare la compagnia di bandiera

E infuria la guerra dei prezzi

* * *

Navi da guerra greche e turche si


fronteggiano al largo di Imia, un isolotto deserto nel mar Egeo conteso dai
due paesi. Il governo di Atene si ieri
riunito di urgenza e ha intimato il ritiro di una fregata turca dalla zona. A
sua volta, Ankara pretende un allontanamento delle navi militari greche da
quelle che considera le proprie acque
territoriali.

* * *

Un aereo precipitato in Angola mentre si dirigeva verso la capitale Luanda.


Trentaquattro persone sono morte e altre venti sono rimaste ferite.

* * *

Il monopolio di Stato sulla vodka e sugli altri alcolici verr reintrodotto in


Russia. Secondo il ministero dellEconomia, la manovra, che prevede tasse
alla produzione e al consumo, dovr
portare nelle casse del Tesoro lequivalente di 800 miliardi di lire al mese. Ma
limpopolarit della misura (ogni russo
beve, statisticamente, un quarto di litro
di vodka al giorno) potrebbe indurre
Boris Eltsin a bloccare la manovra.

* * *

Assassinati in Algeria otto donne e


sei uomini negli ultimi giorni. Le donne sono state tutte sgozzate e mutilate.
Cinque di loro, tra cui una bambina,
appartenevano a ununica famiglia di
cui fanno parte alcuni agenti di polizia.

* * *

Un separatista irlandese stato ucciso a Belfast. Gino Gallagher era un personaggio di spicco dellIrish Republican Socialist Party, piccola formazione
marx-leninista. E stato raggiunto da diversi colpi di pistola mentre si trovava
nellufficio dellassistenza sociale a firmare per il sussidio di disoccupazione.

* * *

Steve Forbes in testa nelle primarie


del partito repubblicano che si svolgeranno nel New Hamshire il 20 febbraio
e che apriranno la campagna per le elezioni presidenziali americane. Secondo
i sondaggi, il multimiliardario raccoglierebbe il 29 per cento dei voti contro
il 24 per cento di Bob Dole, capo della
maggioranza repubblicana al Senato.

* * *

Un partito dei corrotti stato creato


in India per radunare i leader politici
inquisiti. Si chiama Havala. Il suo fondatore, Jaspal Bhatti, certo di ottenere un successo alle prossime elezioni.

Maastricht
Nella riunione dei ministri degli esteri
dellUnione europea, linglese Malcolm
Rifkind ha avanzato, tra le righe, la richiesta di rinviare ladozione del trattatato di
Maastricht.. Lo stesso premier inglese, John
Major, sta svolgendo cauti sondaggi in questo senso. La richiesta ha suscitato molto
nervosismo a Bruxelles, ma lopinione pubblica inglese continua a manifestare molte
perplessit euroscettiche. Lo stesso Financial Times, giornale della City ultra-europeista, con un intervento di un suo autorevole editorialista, Martin Wolf, denuncia la
confusione del disegno politico alla base
della scelta di Maastricht. Le preoccupazioni nascono anche dal fatto che la Francia e
la Germania sembrano concordare solo tra
di loro incentivi alla ripresa come quelli annunciati in questi giorni.
Il Sole 24 0re, giornale di una Confindustria italiana che si riconosce nel progetto
della moneta unica, sostiene che gli inglesi
hanno qualche ragione. Persino un padre
del Trattato di Maastricht , Jacques Delors,
dichiara, in un dibattito de Les Echos, che
lunificazione monetaria va accompagnata
da un riequilibrio economico.
In Europa, anche tra gli euroentusiasti, si
comincia a parlare una lingua simile a quella usata nel Parlamento italiano dallex ministro degli Esteri, Antonio Martino.

Fine dei monopoli

Da domani nel Foglio Quotidiano uninchiesta sulloccupazione negli Usa e in Europa

A Roma scocca lora fatale dei mediatori

La crisi in mano ai signori


della Prima Repubblica
IN CAMPO GUARINO E MACCANICO. IL PARTITOPRO -DINI E IL GIRO BANKITALIA
Roma. Sui malcerti territori dellinciucismo nazionale ( e il lettore perdoni le brutte parole, che sono specchio delle cose brutte) ci sono almeno due esploratori che marciano da anni con passo sicuro, ad onta di
trappole e paludi, senza mai perdere la strada. Sono Giuseppe Guarino e Antonio Maccanico. I loro sentieri - palesi od occulti hanno avuto negli anni opposte stelle polari e raramente si sono incrociati. E invece
in questa crisi palloccolosa che i due si ritrovano infine a marciare paralleli e spesso
cos vicini da rasentare lincontro. Il loro
ruolo nella difficile mediazione istituzionale, che ha seguito le dimissioni del governo
tecnico, sembra essere scoccato per pura
combinazione domiciliare, o almeno cos
pare che si tramandi.
Giuseppe Guarino occupa infatti lappartamento sottostante la casa di Lamberto Dini e di sua moglie Daniela, nella nobile piazza Fontanella Borghese, mentre Antonio
Maccanico dirimpettaio del quartier generale di Lanfranco Fini, in via della Scrofa.
La fama di Giuseppe Guarino quale grande cucitore dintese tale che molti lo chiamano il sarto. La sua dottrina ha infiniti
clienti e non conosce colori. Per questa dote stato scelto da Scalfaro per rimettere le
mani nel garbuglio delle riforme istituzionali. Guarino ha infatti il pregio di avere
porte aperte da Silvio Berlusconi. Il professore si messo subito in marcia; il suo incarico di partenza era semplice e netto: favorire il ritorno di Dini a Palazzo Chigi e far
raffreddare la ribollente materia istituzionale. A questo scopo Guarino ha subito rilanciato lidea di una fase costituente, opportunamente nobilitata da un successivo
vaglio referendario. Il professore si affacciato anche a via dellAnima, casa Berlusconi, dove la sua bozza ha ricevuto molti
complimenti ed stata prontamente impilata su di una ragguardevole catasta.
Guarino riferisce costantemente dei suoi
successi e delle sue delusioni allinquilino
del piano di sopra. Con Dini si intendono: a
entrambi piacciono le felpate stanze del potere, non hanno simpatia per la finanza laica di Mediobanca, e hanno comuni rancori
verso gli altri sfidanti per Palazzo Chigi, Carlo Azeglio Ciampi e Giuliano Amato. Una
coppia perfetta.
Peccato che sulla loro strada abbiano trovato un ostacolo come Antonio Maccanico.
Con Guarino, lex presidente di Mediobanca
ha in comune solo lorigine irpina, poi le loro strade sono state sempre divise. Anche
per il rientro in gioco di Maccanico ha contato il quotidiano incrociarsi con Gianfranco Fini. Il presidente di An vi ha visto subito lalternativa ideale al ritorno dei tecnici Dini e Ciampi. Che poi le loro idee in
materia istituzionale siano agli antipodi, poco importa. Maccanico maestro nel trovare i punti di contatto in ogni occasione. Si
racconta che Enrico Cuccia, che lo scelse
per facilitare la privatizzazione di Mediobanca, dicesse di lui: Se tra due sedie vuote ci si sedie Antonio, lui le mette daccordo.
A Maccanico va la fiducia di Mediobanca,
a cui lo lega il suo passato di presidente e la
parentela col mitico Adolfo Tino, ed anche
la Fiat lo considera un uomo su cui contare.
Ma molti sono convinti che la sua arte mediatoria lo terr a galla comunque vada a finire: pefino se dovesse vincere lavversario
Dini E cos bravo - dice Giorgio La Malfa,
che lo conosce bene - che ha aperte tutte le
strade: pu fare il presidente del Consiglio
lui stesso, pu tornare a lavorare con Ciampi e pu fare anche il ministro con Lamberto Dini. Basta mettersi daccordo.

I fascisti son tornati

La sinistra si sbagliata,
Fini non pi democratico
I saggi vogliono coniugare i poli,
non sanno coniugare i congiuntivi
Tornano i fascisti, capeggiati da quel pericoloso squadrista di Gianfranco Fini cui
pure, alla festa dellUnit di reggio Emilia
del settembre scorso, Walter Veltroni rico-

NOVE COLONNE
nobbe doti di equilibrio di gran lunga superiori a quellirresponsabile di Silvio Berlusconi esperto, disse Veltroni davanti alla
platea post-comunista che addirittura si
spellava le mani applaudendo il post - fascista, di insulti da discoteca. Adesso
stato eliminato dimperio il post e Fini
tornato un bieco fascista. Comincia Barbara Spinelli che sulla Stampa ritira la patente democratica a Fini, colpevole di essersi irrigidito in una posizione che solo
una legittimit consolidata avrebbe potuto autorizzare.
Prosegue Repubblica che pure in tempi
lontani si compiacque per lo sdoganamento degli ex fascisti e che, dimentica degli
strali dinizio danno con cui Scalfari ha gratificato Scalfaro, parte alla carica nella denuncia del ritorno di Fiamma e nella deplorazione del trasformismo che avrebbe
inquinato loperazione Fiuggi.
Del resto, assicura il pidiessino Burlando sul Corriere della Sera, Fiuggi era solo
una svolta di facciata e per questo costretto a scendere nellagone Norberto
Bobbio per spiegare sulla Stampa che del
fascismo Fini conserva alcune idee fondamentali (il presidenzialismo?) e poi che
sempre meglio cinquanta governi in cinquantanni che uno solo in venti. Son tornati i fascisti: e tutto perch Fini si oppone
al compromesso democratico che in fondo neanche Prodi auspica (fascista anche
Prodi?).

* * *
Giampaolo Pansa si ringiovanisce di almeno ventanni e rispolvera sullEspresso le
carogne fasciste uscite dalle fogne. Enrico Deaglio suggerisce sullUnit un parallelo tra Fini e Hitler. Sempre sullUnit Fabio
Mussi scrive che Fini ha un vizietto, un
po' fascista. Giuseppe Caldarola legge sulle agenzie la dichiarazione di La Malfa secondo cui ritorna il Msi, ruba lidea e fa titolare il suo articolo in cui si esecrano i
comportamenti al limite dello squadrismo dei seguaci di Fini con un ritorno al
Msi.
Cesare Salvi, sempre sul giornale fondato da Antonio Gramsci e diretto dal viceProdi che rilascia in due giorni una dozzina
di dichiarazioni in cui definisce inaffidabile il Gianfranco Fini con il quale mise in
scena il commovente duetto di Reggio Emilia, se la prende col nemico del liberalismo.
C perfino Clemente Mastella che viene
reclutato dallUnit per un ammonimento
pubblico al leader di An: Gli ricordo che
un ex fascista. E tutto perch Domenico Fisichella (i cui pensieri Massimo DAlema
ora definisce mirabili) se ne andato da
An.

* * *
Nella bozza di intesa scritta dai tre saggi
del Polo e divulgata dal Giornale, si legge
che qualora nessun candidato premier ottiene eccetera eccetera. Due righe pi in l
si ribadisce che qualora il primo ministro
sfiduciato eccetera eccetera.
Nella fretta i saggi non hanno ricordato
che dopo il qualora preferibile il congiuntivo. E tutto perch i professori, impegnati a coniugare le esigenze di rafforzamento del premier con le prerogative del
Parlamento, non immaginano nemmeno
quanto sia pi proficuo imparare a coniugare correttamente i verbi.

Carissimo, ti unisco, con le premure pi


vive, un promemoria relativo alla signora
Scaccia Silvia (...) la quale aspira ad essere
inserita nel corso di pilota di volo a motore
che sar indetto nel prossimo aprile dalla
compagnia Aliadriatica. Ti sar grato per
quanto farai e per le cortesi notizie che vorrai farmi avere in merito. Mittente: Remo
Gaspari. Destinatario: Carlo Toto. E chi
questo signore, Carlo Toto, che, nel marzo
del 90, godeva delle effusioni di uno dei pi
importanti ministri della Prima Repubblica?
Il suo nome ha incontrato qualche notoriet
negli ultimi tempi poich gli appartiene lAir
One, la prima compagnia aerea che, dopo la
liberalizzazione dei cieli decretata dallUnione Europea, s messa a competere con
lAlitalia sulla tratta Milano-Roma. Carlo Toto, dalle sue parti, e cio a Pescara, non
propriamente un carneade. Il suo gruppo, la
Toto Spa, fa manutenzione stradale e costruisce prefabbricati per ponti e cavalcavia.
Ogni anno ottiene dallAnas commesse per
4-500 miliardi. Tempo fa una stima del quotidiano La Repubblica colloc la Toto al sesto posto nella graduatoria delle imprese italiane che hanno
guadagnato grandi lavori pubblici a trattativa privata, quindi senza gara dappalto. In
questi mesi la Toto si
sta occupando delledificazione del nuovo
tribunale di Pescara
(150 miliardi) e della
terza corsia sulla Savona-Torino (40 miliardi).
Ma soprattutto c
lavventura della Air One. Carlo Toto acquista la malmessa Aliadriatica nel giugno del
1988. Lanno seguente compra due Citation
II per incrementare, e vi riesce, il settore aerotaxi. Fra i clienti ci sono pure gli uomini
mandati in missione dalla Dc, che per un
certo tempo volano gratis, sinch Carlo Toto non firma un contratto con Severino Cita risti, cassiere della Dc atteso dai duri mesi di
Tangentopoli, nel quale si cede al partito un
pacchetto di ore volo al prezzo di un milione
allora. Mentre lAliadriatica cresce, in Europa si comincia a pensare alla libera circolazione nei cieli. Toto fiuta laffare e avvia una
serie di corsi per aspiranti piloti, che comin ciano nel 90 e non finiscono mai. Anzi, finiscono in tribunale, dal momento che la compagnia ottiene finanziamenti dal Fondo sociale europeo per quattro miliardi ma ne riceve solamente uno e mezzo; i corsisti, che
si sentono turlupinati, fanno scattare le denunce e linchiesta tuttora in corso. Gli intoppi giudiziari non fermano Carlo Toto che
nel 1994 acquista il primo Boeing 737. Ora
dispone di dieci aerei, tutti affittati tranne il
primo.
E il 23 novembre del 95 partono i primi
voli fra Fiumicino e Linate. In tutto cinque,
andata e ritorno. I prezzi competitivi di Air
One spiazzano Alitalia, che vende il biglietto
a 225 mila lire contro le 180 mila lire dei concorrenti. Le polemiche travolgono Air One,
accusata di essere parsimoniosa nelle manutenzioni. Ma non vero, ribatte lammini stratore delegato Giovanni Sebastiani: La
nostra flotta costituita da un solo modello
di aereo e il risparmio fisiologioco. Eppoi
abbiamo un personale pi giovane e uno
staff senza troppe sovrastrutture. Ecco perch i nostri sono semplicemente prezzi di
mercato. E allora che fa lAlitalia? Non commenta le mosse dellavversario e lancia la
campagna Arcobaleno, con cui, sino al 31
gennaio, si pu acquistare lAir Card (la tes sera che consente di accedere a sconti sino
al 40%) a 250 mila lire anzich a mezzo milione. LAir One non batte ciglio, e proroga
sino al 31 di marzo le tariffe promozionali
previste, in un primo momento, solo fino al
termine di gennaio. Ma non parlate di concorrenza - aggiunge Paolo Rubino, direttor e
commerciale di Air One - perch noi vogliamo semplicemente allargare il mercato. Le
statistiche dicono che gli italiani volano una
volta allanno. Nel resto dEuropa tre, negli
Stati Uniti cinque. Sar, ma nei primi quaranta giorni di servizio, lAir One ha trasportato 35 mila passeggeri, il 30% nuovi, e
presumibilmente rubati alle Ferrovie dello
Stato; tutti gli altri allAlitalia.
Ma la fine del monopolio Alitalia soltan to allinizio. Sulla Milano-Roma (un business
da oltre due milioni di passeggeri annui,
quinto collegamento europeo) dal 22 gennaio si inserita unaltra compagnia, la Noman, finora impegnata soprattutto in voli
charter e in convenzioni con agenzie di turi smo. La Noman risparmia su tutto: in volo al
massimo offre un bicchier dacqua e il biglietto costa una miseria: 288 mila lire, andata e ritorno. E dal 97 sui mercati naziona li via libera anche alle compagnie straniere,
in una battaglia dei costi che far vittime. E
chi rischia di pi Alitalia, ben abituata dal
monopolio (soprattutto dei prezzi) e ostaco lata da unonerosa struttura, da rivendicazioni sindacali e bilanci poco rassicuranti.

ANNO 1 NUMERO 2 - PAG 2

IL FOGLIO QUOTIDIANO

MERCOLED 31 GENNAIO 1996

IDEE

SIGNOR DIRETTORE

Catilina e Berlusconi, due congiure di fine millennio

Quando destra e sinistra si alleano


nel disprezzo dei diritti civili

NELLA ROMADEL XX SECOLO, COME IN QUELLADEL I A.C., LESTABLISHMENTSI RIBELLAAL NUOVO


apparso recentemente un volumetto di
Maurizio Blondet (Elogio di Catilina e

Berlusconi, il Cerchio iniziative Editoriali,


1995) che si raccomanda non solo per la lettura agevole e divertente ma soprattutto per
limportanza della tesi centrale che, trattata con apparente disinvoltura, in realt assai pi seria e rilevante di quanto possa apparire. Blondet sostiene che esiste una notevole affinit tra Catilina e Berlusconi: entrambi provarono a sovvertire lestablishment dominante del loro tempo ed entrambi finirono con lessere schiacciati dai titolari del vecchio sistema di potere grazie al
ricorso a quello che Blondet chiama moralismo calunnioso. Indipendentemente
dal giudizio storico su Catilina, che probabilmente far arricciare il naso a qualche
cultore di storia romana, e da quello politico su Berlusconi, che certamente determiner reazioni al limite dellisterismo fra i
suoi avversari politici, la tesi di Blondet merita unattenta considerazione.
Anzitutto, Blondet ci ricorda come il potere reale che si nasconde dietro i meccanismi ufficiali di gestione della cosa pubblica sia spesso in condizioni di difendersi
efficacemente con metodi apparentemente
corretti sotto il profilo legale, ma che in
realt sono basati sulla distruzione artata
dellimmagine di chi ad esso si oppone e
sulla calunnia. Correttamente Blondet leg-

ge in questa chiave il debutto politico di


Berlusconi ed i motivi della caduta del suo
governo (cui va aggiunta questa interminabile fase di sospensione della politica):
Berlusconi e Forza Italia erano riusciti a
dar vita ad una coalizione elettorale che

venne: Antidisestablishmentarianism Italian Style. Quella interminabile parola costituisce la sintesi della tesi di Blondet, evidentemente condivisa - ante litteram - dal
direttore della rivista e dallautore dellarticolo. Vediamo di chiarire.

Antidisestablishmentarianism, la reazione delloligarchia al potere


contro gli innovatori. Il leader di Forza Italia, per evitare di fare la stessa
fine del tribuno romano, tentato di passare dalla parte di Cicerone?
raggruppava gli esclusi dai vecchi giochi
consociativi e metteva a repentaglio il potere dei beneficiari del vecchio regime. Questi ultimi hanno reagito col moralismo calunnioso da un lato e con luso spregiudicato dei meccanismi istituzionali sotto il loro controllo, col deliberato proposito di distruggere la credibilit del leader della coalizione, neutralizzando il pericolo che essa
rappresentava per il loro potere.
Quando, nel gennaio dello scorso anno,
subito dopo la caduta del governo Berlusconi, mandai alla rivista americana National Review un pezzo a commento dellaccaduto, il direttore della rivista pens bene di
rispolverare la pi lunga parola della lingua inglese per il titolo dellarticolo, che di-

Cosa sia lestablishment credo sia noto a


tutti: secondo il mio dizionario elettronico
americano si tratta di un gruppo esclusivo
e potente che controlla o influenza fortemente il governo, la societ o un settore di
attivit. Disestablishmentarian chi cerca
di rompere il potere dellestablishment di
spezzare il sistema di rapporti che gli consente di controllare governo e societ; antidisestablishmentarians sono quanti tentano
di difendere lestablishment contro la minaccia di chi vuole sovvertirlo. La parola ,
volutamente, complessa ed ironica; il concetto che essa esprime , a mio avviso, appropriato al caso italiano e certamente in linea con la tesi di Blondet. Catilina e Berlusconi vanno classificati come disestablishmentarians, Cicerone ed i poteri forti del-

lItalia di oggi non possono essere definiti


meglio che come antidisestablishmentarians. Le similitudini, c da sperare, finiscono qui. Catilina venne distrutto dallestablishment, Berlusconi ha ancora qualche
possibilit di resistere al partito della restaurazione, continuare la lotta e, forse, finire col vincerla. Non vorrei che, per evitare la fine di Catilina, Berlusconi passasse
dallaltra parte.
Ma non questa la differenza di fondo; il
fatto che Catilina combatteva, forse, una
battaglia impossibile, anche perch a giudicare dai tempi degli sviluppi successivi,
lestablishment contro cui lottava aveva ancora molto da dire. Nel caso di Berlusconi,
invece, sono profondamente convinto che
anche se riuscissero a distruggere lui, dovrebbero ugualmente continuare a fare i
conti con le idee che lo hanno portato al
successo, con la coalizione elettorale che in
quelle idee crede, ma soprattutto con il fatto che, a differenza di quello contro cui lottava Catilina, il nostro establishment da ritenersi finito. Il vecchio modo di usare la
politica a proprio vantaggio non versa soltanto nel discredito generale, versa anche
in condizioni di bancarotta finanziaria. Questi sono solo gli ultimi sussulti di un establishment agonizzante, condannato oltre
che dalla Storia anche dalleconomia.

Ecco come togliere la democrazia al popolo e il popolo alla politica


TUTTELE ANALOGIETRA DUE UOMINI POLITICICHE HANNO PENSATODI RIFORMARELA REPUBBLICA SENZA FARE RIVOLUZIONI
aragonare Berlusconi a Catilina, unirli
P
in uno stesso elogio come innovatori
sconfitti, non si fa ovviamente senza una
consapevole misura di provocazione e ironia.
Anzitutto, sintende, incomparabile il
quadro. Quando sillumina brevemente tra
il 66 e il 62 a.C., la meteora di Lucio Sergio
Catilina appare nella Repubblica Romana:
bench da anni vessata dalla sua crisi istituzionale, essa era uno Stato non solo sovrano, ma la massima potenza dellepoca. E
gi avanzava al suo interno la grande, progressiva dissociazione fra il corpo elettorale e il corpo dei soldati che allinizio era
uno solo e formavano il populus, parola che
significa propriamente nazione armata; e
tuttavia la Repubblica era in piena, travolgente espansione esterna, conquistava, associava, legava a s popoli diversi: non la
minacciavano, e nemmeno condizionavano
poteri stranieri. Del tutto padrona di s, nutriva consapevole una missione che i protagonisti dello scontro civile, divisi su tutto
il resto, condividevano senza dubbi n incertezze, con la stessa determinazione.
La parabola di Silvio Berlusconi per
contro si consuma, tra il 1993 e il 1995, nella Repubblica Italiana. Cio in un Paese
che non conta nulla nel mondo: e ci non
per debolezza (e pur sempre una media potenza industriale), ma per la convinzione compiaciutamente nutrita - di non avere
pi nulla da fare nel concerto delle nazioni. ()
Non si terr dunque conto dellobiezione banale che Berlusconi non Catilina,
non ne ha la statura, mostruosamente grandiosa. Anzitutto, tale statura fu conferita a
Catilina dalla propaganda avversaria; una
volta ripulito dai delitti immaginari di cui
lo incrost il moralismo del suo abile accusatore, lo vedremo tornare a proporzioni
pi umane, e gli si riconoscer un solo,
grande, fatale difetto: lingenuit politica,
proprio ci che lo rende simile a Berlusconi.
E poi, nemmeno gli avversari di Berlusconi possono essere paragonati a Cicerone, e non solo per lo stile oratorio. Egli era
un parvenu cooptato dalloligarchia dominante: ma questo era lordine senatorio romano. Certo avrebbe esitato, come hanno
fatto Occhetto e DAlema, a genuflettersi a
poteri stranieri, a pellegrinare a New York
e Londra per farsi accettare (rispettivamente da Edgar Bronfman, capo del Congresso Ebraico Mondiale, e dalla City affaristica) come affidabili garanti politici dei
progetti di ristrutturazione economica voluti per lItalia dal Fondo Monetario e reclamati dai mercati finanziari. O come Bossi, di lasciarsi esaminare da emissari della
Banca Lazard. ()
Epoche di transizione, non di rivoluzione
Eppure, esiste tra quei tempi e i nostri
unanalogia pi profonda, che induce personaggi cos diversi per consistenza a recitare la stessa parte. Lanalogia sta nella si-

tuazione: nel 64 a.C. come nel 1994 d.C. s


presentato il problema politico della transizione da una forma istituzionale allaltra.
Uso una parola non casualmente imprecisa, perch il processo che denota confuso nelle coscienze: questo precisamente il carattere delle transizioni, e le distingue dalle rivoluzioni. Una rivoluzione - fenomeno moderno - innescata volontaristicamente da un gruppo ideologico, che
mira a rovesciare (come diceva Engels) lo
stato di cose presente per adeguarlo a un
ordine nuovo definito a tavolino. La transizione in qualche modo il processo contrario: la realt che si allontana passo
passo dalle idee canoniche della coscienza
collettiva, e perci dalle istituzioni date.
Il rapporto fra legalit e legittimit
Da una parte la transizione imposta
dalloggettivit delle cose - dai cambiamenti economico-sociali, dallemergere di
ceti e classi non previste e dunque non rappresentate nellordine politico precedente
- ma daltra parte il cambiamento necessario ostacolato
con tutte le forze
dai gruppi e dagli annosi apparati che, accomodati nella vecchia legalit politica, ne traggono
i loro poteri e
privilegi. Accade
allora per esempio che questi
gruppi difendano
i loro privilegi
con lindignata coscienza, non del tutto falsa ma solo torbida, di difendere la legalit;
che essi stessi deformino in questa difesa,
e senza volerlo chiaramente, le sacre istituzioni della cui immutabilit si dichiarano custodi. NellItalia del XX secolo accaduto persino che la coalizione impegnata nella conservazione si creda progressista o di sinistra, senza suscitare proteste: comico segno di quanto queste forze vivano in un panorama mentale, politico e
ideologico, che non esiste pi.
Ma anche le forze che premono per il
rinnovamento, che vivono nella realt nuova, non ne hanno in testa la mappa gi completa. Non si sanno, n si vogliono, rivoluzionarie; non le sostiene unideologia
astratta che indichi loro la (non importa
quanto illusoria) direzione ineluttabile
della storia e dia loro la truce convinzione
di rappresentare una legittimit nuova e
superiore, in nome della quale abbattere
senza scrupoli la legalit.
Gli innovatori si sforzano di agire allinterno di istituzioni che mentalmente hanno
gi superato; credono di condurre una battaglia politica della precedente era ideologica, nella tradizionale dialettica fra sinistra e destra, fra statalismo e liberismo, mentre di altro si tratta. Questo altro chiaro nella mente degli innovatori
solo a tratti, e nella lotta politica - che con-

IL FOGLIO quotidiano
DIRETTORE RESPONSABILE: GIULIANO FERRARA
SOCIET EDITRICE: IL FOGLIO QUOTIDIANO S.R.L
VIA VICTOR HUGO, 1 - 20123 MILANO
TEL. 02/8639181 - FAX 02/878596
AMMINISTRATORE UNICO: SERGIO SCALPELLI
COORDINAMENTO: BRUNO CALCHERA
REDAZIONE: BEPPE BENVENUTO, MICHELE BURACCHIO,
UBALDO CASOTTO, MAURIZIO CRIPPA, MATTIA FELTRI,
LODOVICO FESTA, GIANCARLO LOQUENZI,
MARILENA MARCHIONNE
REGISTRAZIONE TRIBUNALEDI MILANO
N. 611 DEL 7/12/1995
TIPOGRAFIE: ON LINE SYSTEM
VIADELLA MAGLIANA 400 - 00148 ROMA;
TELESTAMPA NORD
VIADELLA REPUBBLICA, 93 - 20033 MUGGI (MI)
CONCESSIONARIAPERLA PUBBLICIT: SPE - SOCIET
PUBBLICIT EDITORIALE - V.LE MILANO FIORI, STR. 3,
PAL. B/10 - 20094 ASSAGO (MILANO) - TEL. 02/57577-1
DISTRIBUZIONE ESCLUSIVA PER LITALIA:
A&G MARCO SPA - VIA FORTEZZA, 27 - 20126 MILANO
UNA COPIA L .1 . 0 0 0
ARRETRATI L .2 . 0 0 0 + CO S T ID I SPEDIZIONE POSTALE

OGGI - Cielo parzialmente nuvoloso su


Settentrione, Centro e Sardegna con annuvolamenti pi frequenti sulle regioni
adriatiche con possibili precipitazioni, anche nevose oltre i 1200 metri. Al Sud e
sulla Sicilia cielo molto nuvoloso con
piogge diffuse e persistenti.
DOMANI - Generalmente poco nuvoloso con possibili addensamenti sia sul versante tirrenico che su quello adriatico.

ducono credendo agli schemi tradizionali rischia di oscurarsi. Catilina fu spinto alla
guerra civile, mentre aspirava a concorrere legalmente al consolato. NellItalia del
XX secolo, gli innovatori si son ridotti a difendere la liberta dimpresa e perfino le
televisioni private anzich il progetto di
primato dellesecutivo e i mutamenti necessari delle istituzioni.
Nelle transizioni tutta la questione - cruciale - dello scollamento fra legalit e legittimit, che vien posta cos chiaramente
nelle rivoluzioni, sintorbida. Per questo,
quando nella storia va in scena la Transizione, grande il pericolo per la collettivit
che la vive, o meglio che ne vissuta. Gli attori - i Conservatori e gli Innovatori - recitano per cos dire al buio la parte assegnata loro da un canovaccio che non conoscono; e tuttavia il canovaccio un dato, a suo
modo ferreo, imposto dal mutare profondo
della societ. In questatmosfera torbida e
confusa, le cose - e anche le istituzioni - finiscono per mutare senza controllo.
Linnovatore costretto a difendersi
E quando va in scena la Transizione, ecco salire sul proscenio personaggi caratteristici come quelli della Commedia dellArte che improvvisano a soggetto, ma il
cui carattere e natura sono dati.
Tutto ci d allestablishment conservatore del Vecchio le armi per la sua lotta in
nome del passato. Anche la parte del Vecchio scritta: il suo sforzo primario di liquidare lInnovatore - sia Catilina o Berlusconi - per via giudiziaria e con le armi del
moralismo calunnioso, anzich batterlo politicamente, e ci per due fondati motivi: nascondere che lantagonista portatore di un
progetto politico alternativo, e dipingerlo
come un mostro agli occhi del popolo.
Anche il rapporto con il popolo scritto
nel canovaccio: IInnovatore se ne fida troppo e vi si appella; il Vecchio ha la meglio
nel manipolarne lincostanza fondamentale, proprio nel momento culminante in cui
pi lo disprezza, lo teme e ne diffida. Su Catilina incombe ancora la damnatio memo riae decretata dal Senato due millenni or
sono; e se uno storico futuro restituir limmagine di Berlusconi basandosi su quel che
ne ha detto la stampa, dovr dipingerlo come un ladro di legalit, un avventuriero
senza scrupoli, lesecutore dei piani golpisti
della P2, il sospetto di collusione con la mafia, il bancarottiere ed evasore fiscale.
Cos costretto a difendere se stesso anzich il suo progetto, lInnovatore indotto da un abuso sapiente delle regole - a
mettersi dalla parte del torto: con Catilina
questo gioco riusc perfettamente, fino a
cancellare la memoria del suo progetto.
Con Berlusconi, mentre scriviamo, il processo in corso.
Vecchia legalit e nuova legittimit
Ancor oggi non ci dato sapere con precisione a quale forma politica pensasse Catilina, questo precursore della necessit
dellinnovazione. E nemmeno sappiamo a
cosa mirasse colui che, con pi genio e fortuna, continu il suo sforzo, Giulio Cesare.
Bruto e i congiurati che lo uccisero in nome della legalit repubblicana, lo accusarono di aspirare alla monarchia, che nel
linguaggio propagandistico di allora equivaleva a regime dispotico, anti-romano e
anti-popolare; cosa curiosa, visto che luomo ucciso capeggiava la fazione dei populares, la sinistra estrema. Di fatto, anche
Cesare fu ucciso - ecco com difficile tentare la transizione - e Roma fall nel suo
cammino verso una nuova legittimit. O
meglio: la vecchia legalit non torn pi - la
centralit del Parlamento, del Senato, divenne un simulacro vacuo ma la legittimit
nuova non si consolid.
Roma fin per avere una forma politica
non disegnata da un progetto e sancita dal
popolo, ma un potere ibrido di legittimit
pi che dubbia, un sistema per sempre
deformato dalla resistenza dei conservatori: che non ebbero pi la centralit del
Parlamento ossia del Senato, ma nemmeno mai investirono il princeps (il presidente, colui che noi chiamiamo imperatore)
della legalit istituzionale piena. Un siste-

ma falso, costretto fra laltro a chiamare coi


nomi vecchi le istituzioni nuove, che configur una sconfitta amara per entrambi i
contendenti storici.
Basti dir questo. Il Senato conservatore
aveva lottato per conservare ossificate le
istituzioni dellantica polis, che era una democrazia di cittadini-soldati; Catilina aveva lottato per estendere la reale sovranit
democratica agli italici, ai provinciali. Fin
che limpero viet ai romani e agli italici di
militare; misura necessaria per finirla con
lo scontro civile, ma che determin lenorme demoralizzazione del corpo sociale per
cui le due parti serano battute, la sparizione non solo della democrazia dal popolo,
ma del popolo dalla politica. Proprio per
indicare che questo pu essere lesito della transizione anche nellItalia berlusconiana, raccontiamo ancora una volta la storia di quellantica Transizione fallita.
Maurizio Blondet, Elogio di Catilina
e Berlusconi, il Cerchio Iniziative Editoriali

el corso dei lavori della commissione Affari costituzionali del Senato, un parlaN
mentare di Forza Italia, autodefinitosi pi volte - e con incontinente iattanza - garantista,
ha testualmente affermato che qualora e
quando la presunzione di non colpevolezza venisse rispettata per gli italiani, ci potremmo
permettere il lusso di riconoscerla agli stranieri. Dio lo perdoni (a richiesta, fornir nome e
cognome dellinteressato). Daltra parte, proprio il dibattito sulle politiche dellemigrazione
ha dimostrato quanto sia difficile dislocare pregiudizialmente la cultura delle garanzie lungo
il classico discrimine destra/sinistra.
Dunque, alcuni episodi recentemente accaduti possono funzionare come test per
laccertamento della sensibilit garantista,
ma non aiutano ad attribuire tale sensibilit
alluno o allaltro degli schieramenti politici. Non c dubbio, ad esempio, che in materia di immigrazione, la destra tradizionale
(An, Lega e settori di FI) sia significativamente - eccome! - pi a destra, pi intollerante e pi autoritaria della sinistra tradizionale (Pds): ma la rinuncia ai principi del
garantismo ha portato questultima in una
posizione assai ambigua. Una collocazione
assimilabile (non certo dal punto di vista dei
valori, bens da quello delle norme) a formazioni politicamente lontane. E cos, per mesi, esponenti della sinistra hanno spiegato con argomenti sicuramente raffinati, ma
convergenti, alla resa dei conti, con quelli
della destra - che allo straniero non deve
concedersi la medesima tutela processuale
prevista per il cittadino italiano.
Il fenomeno molto interessante: la massima distanza tra destra e sinistra sul piano
dei valori - giudizio sulla xenofobia, idea di
convivenza e concezione delle relazioni sociali - si dimostra insufficiente se non si aggancia ai principi che fondano il sistema
delle garanzie. E i principi - in questo come
in altri casi - sono semplici e non negoziabili: a) chiunque si trovi allinterno del nostro
territorio nazionale deve godere delle tutele previste dal nostro ordinamento giuridico; b) le garanzie proprie della sfera penaleprocessuale (diritto alla difesa, a un processo regolare e a una sentenza equa; presunzione di non colpevolezza) prescindono dallo status di cittadino.
Comprimere questi diritti in nome delle
esigenze dellordine pubblico una perversione ricorrente nel senso comune e nella
legislazione del nostro paese. Corrisponde
ad una interpretazione agonistica e bellica del lamministrazione della giustizia, costantemente indotta ad adeguarsi alle scansioni
(emergenze) della cronaca criminale, come si sono susseguite a partire dal 1969: stragismo, terrorismo di sinistra, terrorismo di
destra, criminalit organizzata, corruzione
politica e, oggi, spacciatori senegalesi e prosti tute nigeriane. (Domani chiss).

Analogamente, in nome di una emergenza, si sono sottovalutati i problemi posti


dalle intercettazioni telefoniche relative al
caso Di Pietro. E, analogamente, si misurata la difficolt a dislocare il rigore garantista lungo il discrimine destra/sinistra.
E successo cos che le rivelazioni, vere
o presunte, contenute nei nastri hanno fatto
passare in secondo piano il problema delle
intercettazioni in s, come fenomeno sociale
e come fattispecie criminale. Eppure si
trattato dellepisodio di pi flagrante e scellerato scempio di garanzie cui mi sia capitato di assistere da anni. Tanto pi scellerato
quanto meno, in apparenza, truculento. Lintercettazione, infatti, non interviene direttamente e repressivamente sulla libert personale: non mette i ceppi e non impedisce i
movimenti fisici, non chiude i cancelli alle
spalle e non mortifica lesistenza allinterno
di uno spazio delimitato. Ma se non truculenta, quella violazione, certamente devastante. Persino pi devastante - sotto alcuni
aspetti - della privazione (fisica) della libert
(fisica).Perch questultima dichiarata, anche quando non prevista, identificata in un
luogo e in un tempo, misurabile nello spazio
e nella durata, conoscibile nei divieti e nei
vincoli. Tale, cio, da consentire una qualche forma di difesa, di autotutela, di training,
quando quella privazione si realizza. Cos
non nel caso delle intercettazioni. Qui, lintromissione nella vita privata del cittadino,
il controllo sui suoi sentimenti e sulle sue
emozioni, linterferenza nella dinamica degli scambi interpersonali e nella sfera intima - meschinit e mediocrit, tic e fobie, ansie e ignominie, cuore e nervi, ma anche intestino - sono davvero intollerabili. E laccertamento del complotto contro Di Pietro
mi appare un risultato poco rilevante se confrontato con il disastro che si ottiene quando si rendono pubbliche le intercettazioni
delle conversazioni tra la moglie e la figlia
del costruttore Antonio DAdamo a proposito delle abitudini alimentari di questultimo.
La rivelazione men che irrisoria - in apparenza, innocua - ma ci che determina ,
n pi n meno, che un terribile atto di violenza. E ci che determina , appunto, la spo liazione di tutte le prerogative e le tutele della soggettivit individuale, che si vogliono
garantite dalle consuetudini e dal diritto,
dalla protezione familiare e dalle autocensure.
Dunque, limitare la libert personale attraverso la detenzione non arriva a violare
cos in profondit la dimensione intima del
singolo quanto pu fare la pubblicazione
della sua cartella clinica, del suo linguaggio
privato e dei suoi atti domestici, della sua
ira e della sua lussuria. Ignorare questo,
da parte della sinistra e della destra, , prima che sbagliato, autolesionista.
Luigi Manconi

ANNO I NUMERO 2 - PAG 3

IL FOGLIO QUOTIDIANO

Kaputt laltra finanza. Non resta che Cuccia

EDITORIALI

LE DIMISSIONIDI MAZZOTTA DALLA CARIPLO. BANCHE CATTOLICHESENZA LEADERSHIP

Oscar, un cellulare e un (quasi) Nobel


F

inalmente un (quasi) Nobel ha preso un vero Oscar, realizzando forse


un disegno impudico. E accaduto luned al Politecnico di Torino dove il
professor Tullio Regge, (quasi) premio
Nobel per la Fisica, ha senza preavviso
attaccato i telefonini cellulari nel corso
della sua prolusione sul dotto tema
Scienza e Societ. Il pubblico, disorientato e imbarazzato, ha rumorosamente riso quando un telefonino ha diffuso con soffocata disperazione alcune
note di protesta.
Quella del professor Regge stata
comunque una convinta prestazione di
conformismo, contaminato da sperimentate suggestioni sciampiste-leniniste prese in prestito dal lessico sinistrese -reazionario che le applica con
furia oscurantista alla tecnologia, agli
antibiotici, allenergia nucleare e in genere a tutto ci che scienza, cultura,
mercato e democrazia occidentale (dallElba alla Quinta Strada) hanno prodotto fino ad oggi.
Il caso per ha voluto che il passo
concettualmente pi banale del suo discorso innescasse una imprevista reazione di entusiasmo nel Presidente della Repubblica, spesso vittima del disorientamento indotto dalla storia e talvolta anche dalla geografia. Il passo
dellinsigne scienziato che lo aveva convinto era questo: Il telefonino cellula-

re (...) mette in mostra inconfessati motivi freudiani, psicoinfantilismo ed esibizionismo in persone fino a ieri insospettabili. Bench lespressione inconfessati motivi freudiani fosse talmente inconsistente da insospettire
qualsiasi persona ragionevole, il Presidente se ne egualmente invaghito e l
ha golosamente rilanciata per dar miglior corpo a certe sue impressionistiche intuizioni: Ho visto un mondo politico - ha detto - che partecipa delluniversalit di questo linguaggio ermetico e si sfoga con il telefonino cellulare,
volgarmente detto telefonino. Riemergono cos vocazioni infantili che lei
(professor Regge) non ha chiamato adolescenziali perch sarebbe stata una
promozione eccessiva.
Quale sublime concerto. Il (quasi)
Nobel, anzich cedere alla facile tentazione di difendere la scienza e la sua
cultura dalle superstizioni dilaganti,
dagli oroscopi e dai tarocchi cari a chi
odia le macchine delluomo, attacca invece un inerme strumento di comunicazione portatile, accusandolo persino
di generare fantasmi (inconfessati motivi freudiani). E laltro, l Oscar, si
precipita come un sol uomo a confermare e sottoscrivere la messa al rogo.
Che accoppiata deffetto, evviva! LAnno Accademico dunque ufficialmente
aperto.

Un voto contro il lavoro (domenicale)


A

lla Pirelli lassemblea dei lavoratori ha bocciato, col 60% dei voti, la richiesta della direzione di lavorare per
un settimo turno alla domenica. Non
facciamo prediche sul lavoro degli altri,
anche perch al Foglio la domenica non
c lavoro redazionale (usciamo in edicola dal marted al sabato). Piuttosto
cerchiamo di riflettere.
La questione dell'orario di lavoro
un po come il presidenzialismo: si fa un
giro di valzer ogni tanto, e poi tutto torna come prima. Il patto triangolare per
l'occupazione in Germania riporta dattualit il problema: riavremo la solita
danza? Le posizioni della Cgil e della
Cisl convergono nella rivendicazione di
una riduzione dell'orario settimanale a
trentacinque ore, a parit di salario, entro il 2000. Un apposito fondo finanziato, tra l'altro, da un aggravio contributivo sulle ore straordinarie, dovrebbe finanziare loperazione.
La Confindustria obietta che la configurazione duale del mercato del lavoro
italiano reagirebbe ad una riduzione
dell'orario con nuove tensioni sui prezzi al Nord, dove gi oggi c' richiesta
non soddisfatta di mano d'opera, senza
effetti significativi al Sud dove laggravio contributivo comporter un aumento del costo del lavoro per unit di prodotto del 15 per cento. Il direttore della

Confindustria, Innocenzo Cipolletta, osserva che per la fascia di lavoratori fra


i trenta e i cinquant'anni il livello di occupazione italiano eguale a quello degli altri paesi, mentre non cos per i
pi giovani e per i pi anziani. Per avviare al lavoro o far uscire dal lavoro in
modo pi morbido queste fasce di popolazione occorrono, secondo lui, forme
di impiego e di orario diversificate, dal
part time al lavoro interinale, ai contratti a tempo determinato. Ieri anche il
ministro Tiziano Treu ha tessuto gli elogi del lavoro interinale. Su questi temi,
in conseguenza dell'accordo del luglio
del 93, il Governo aveva presentato in
Parlamento un provvedimento legislativo, regolarmente abbandonato alle prime difficolt opposte dai sindacati e
dalla sinistra. E' proprio la flessibilit
del lavoro e dell orario lo strumento
pi efficace per la creazione di nuovi
posti di lavoro e la difesa di quelli esistenti. Nelle prossime ore i lavoratori
della Zanussi decideranno se accettare
turni di lavoro che consentano il pieno
utilizzo degli impianti in cambio della
riduzione di orario a 34 ore e mezza: in
caso di rifiuto l'azienda si dice costretta
a trasferire la produzione in Austria o
in Egitto. Il voto dei dipendenti della Pirelli rende, naturalmente, tutto molto,
ma molto pi difficile.

Negli Usa in calo il liberismo debole


A

ll'inizio del '95 gli Stati Uniti furono scossi dall'ondata della rivoluzione repubblicana: l'ala liberista del
Grand Old Party propose all'elettorato
un "Contratto per l'America" che prevedeva una forte riduzione della presenza dello Stato nella vita dei cittadini. Newt Gingrich, il leader della nuova
tendenza, conquist la maggioranza nel
Senato e nel Congresso degli Stati Uniti. Alcune delle pi incisive riforme
vennero portate rapidamente a termine come stabilito dal programma (tagli
al fisco e alla presenza dello Stato in alcune attivit). Da novembre, per, la
maggioranza repubblicana di Gingrich
si impantanata nel duello con Clinton
sullapprovazione del bilancio dello
Stato. Il presidente ha posto il veto su
alcuni tagli al programma di assistenza
sanitaria.
Bill Clinton, politico abile nella manovra, ha cercato di svuotare la base
programmatica dei nuovi repubblicani,
accettandone una parte essenziale, il
ripianamento del deficit dello Stato
centrale in sette anni, e limitando il
dissenso alle aree nelle quali i repubblicani sono impopolari. Nel frattempo,
parlando alla nazione, si presentato

come il pi conservatore dei conservatori nel campo dei valori morali. Con
questa tattica il Presidente preme su
Bob Dole, il leader dei repubblicani al
Senato, vecchio uomo politico schierato moderatamente con la nuova tendenza liberista e probabile candidato
alle elezioni presidenziali del novembre di quest'anno. Dole cos costretto
a premere su Gingrich perch si moderi, Gingrich preme sui suoi deputati
e questi mandano messaggi sempre pi
confusi al loro elettorato.
Il settimanale londinese, The Economist, dall'alto del suo scetticismo liberale, afferma: Gli americani sono cos:
odiano il governo in generale, ma lo
amano nel particolare. E con particolare si intendono gli incentivi ai mutui
per la casa o le spese sanitarie.
In realt l'America un paese dove
le rivoluzioni alla fine avvengono, e talvolta sorprendono gli inglesi: l'elettorato vuole una riduzione della presenza dello Stato e Dole, che incomincia a
intiepidirsi, sta perdendo consenso. Se
i leader non interpretano la propria
base sociale soprattutto nelle fasi di
grande transizione, spesso vengono
cambiati. Non solo in America.

MERCOLED 31 GENNAIO 1996

LETTERADALONDRA
Londra. Proprio mentre la chiesa anglicana abbandona una grande idea, quella
che per secoli considerava linferno luogo
di sofferenza, e lo definisce vuoto, cio
una condizione di non essere, il partito laburista di Tony Blair ne elabora una nuova: la teorizzazione della societ del possessore di quote (stakeholder).
Difficile da tradurre, questa locuzione si
sta rivelando ancora pi difficile da definire. Del resto, si sa, lillusione conquista sempre pi voti della verit. Uno stakeholder
una persona che possiede una parte di una
compagnia o, addirittura, di un Paese. Un
azionista quindi un singolo possessore di
quote; gli operai, i clienti, i fornitori, i cittadini sono anchessi stakeholders. In quanto
tali, hanno doveri e responsabilit oltre che
essere titolari di profitti e salari ed essere
contribuenti. Lintera comunit, un altro
dei ritornelli di Blair, deve dunque, in solidale concorso, sia correre rischi che guadagnare. Una societ anche una Societ srl.
Queste idee sono il contrario del concetto di azionariato diffuso e contrastano con
la democrazia proprietaria del thatcherismo, che tramite le privatizzazioni, una specie di pulizia economica dei poveri, e il possesso privato delle abitazioni, privilegio ormai del 70 per cento delle famiglie, ha portato tutti ad identificarsi con gli interessi
dei ceti medi. La storia finisce quando i lavoratori comandano, diventando tutti ceto
medio. Lo squilibrio causato dal credo pavloviano della Nuova Destra ricorda la definizione del cinico elaborata da Oscar Wilde:
Uno che conosce il prezzo di tutto e il valore di nulla.
Il prezzo dellabolizione della res publica da parte di Margaret Thatcher ha fornito alla maggioranza della
popolazione del Regno Unito lopportunit di provare lamaro sapore della
sconfitta prodotto
dal fatto che i tuoi
fondi pensionistici, agendo come
azionisti, ti fanno
perdere il posto di lavoro ( solo le banche
hanno licenziato 100.000 dipendenti).
Intanto un milione e seicentomila persone possiedono ora case che valgono meno
del mutuo stipulato con la banca e gli interessi passivi (negative equity) rimangono
un debito insopportabile anche quando le
abitazioni ritornano, per insolvenza, agli
istituti di credito.
Questa la Societ (30/30/40) che la societ degli stakeholder cerca di trasformare in una Britannia Una. Un 30 per cento
composto da disoccupati, malati o dequalificati, un altro 30 per cento composto da
impiegati a part time senza diritto alla pensione, o impiegati con contratto a breve
senza garanzie sindacali, e solo il 40 per
cento ha un lavoro sicuro a tempo pieno.
Contrariamente a quanto avviene in Italia, i lavoratori del settore pubblico appartengono ora alla seconda categoria. Molti di
loro sono spinti al pensionamento anticipato a 45 anni (senza percepire lassegno fino
allet pensionabile!).
I disoccupati nella stakeholder society di
Blair perderanno il sussidio se non accetteranno di essere riqualificati con corsi di formazione. Gli appartenenti al 30 per cento
dallincerto presente e incertissimo futuro
acquisterebbero i diritti previsti dal trattato di Maastricht e come lavoratori azionisti avrebbero voce in capitolo circa il loro
avvenire.
Quanto al 40 per cento, formato dai privilegiati, trarrebbe vantaggio da una societ
non indebolita dai deboli, con meno criminalit e meno spese devolute allassistenza, e in cambio si lascerebbe forse persuadere da agevolazioni fiscali a investire a
lungo termine nellindustria britannica, cosa che si realizz soltanto in tempo di guerra.
Blair vuole investire soprattutto nellistruzione. La propensione dellattuale societ alla divisione, con la City che si arricchisce di rendita finanziaria, disimpegnata dallo sviluppo e i cui guadagni costituiscono il 20 per cento delle esportazioni
del Regno Unito (le cosiddette esportazioni
invisibili, composte da servizi bancari e
contratti assicurativi), rispecchiata nel sistema scolastico. Qui infatti regna ancora
lapartheid tra le Public Schools private e le
scuole di Stato dellobbligo.
Tuttavia, proprio come le Public Schools
furono inventate non per educare i figli dei
gentlemen, ma i padri (ci vogliono due generazioni almeno, si sa, per realizzare il
salto sociale definitivo e comunque i veri
gentlemen i precettori li avevano in casa),
trasformando tecnici macchiati dolio in
speculatori finanziari con la bombetta, cos Blair spera che listruzione possa trasformare sudditi insicuri in cittadini pieni di
certezze. Un progetto, questo, estremamente ambizioso.
Come si ricorder, la costituzione americana, nella sua ricerca della felicit, concesse a tutti i cittadini il diritto di portare le
armi, rendendoli con un colpo di penna tutti gentiluomini liberi e temibili. Il risul-

Milano. Roberto Mazzotta ha mollato. E


ha definitivamente lasciato la presidenza
della Cariplo, una poltrona dalla quale negli anni Ottanta aveva pensato di dare la
scalata alla grande finanza. Il gesto era obbligato: la condanna inflittagli dal tribunale
di Milano nel processo di primo grado per le
tangenti pagate al fondo pensioni Cariplo
non gli lasciava aperta altra strada. N poteva prolungare allinfinito il regime di autospensione scelto nel gennaio 94. Con la
sua uscita di scena Mazzotta ha dunque liberato una poltrona ma, cosa ancor pi importante, obbligher tutti a una riflessione
strategica sul peso della finanza milanese e
sulla sua proiezione in campo nazionale.
Perch anche chi non ha mai amato lex vice-segretario della Dc diventato in una notte banchiere, oggi gli riconosce di essere stato lultimo a concepire un disegno di riequilibrio sulla piazza pi importante del Nord
tra finanza laica e finanza cattolica, tra Galassia cucciana e resto degli operatori.
La Cariplo di Mazzotta allinizio degli anni Novanta si presentava come una macchina da guerra, capace di conquistare le pi
interessanti casse di risparmio delle regioni settentrionali e di puntare, nello stesso
tempo, ad annettersi lImi. Una strategia che
di fatto puntava a far crescere un soggetto
autonomo da Mediobanca, presente commercialmente nelle zone pi ricche e dotato di un istituto di credito a medio termine,
lImi per lappunto, le cui potenzialit erano
(e forse sono) tutte da scoprire. La Cariplo di
oggi non ha lo stesso vigore e la stessa lucidit. Da quanto Mazzotta si autosospeso
stata gestita con correttezza da Sandro Molinari, un manager non di nomina politica

con larghi margini di autonomia grazie al


fatto che nel frattempo si stava spappolando la Dc. E vero che nel frattempo sembrava prospettarsi un nuovo padrone, nelle vesti della Lega Nord, ma un po labilit tattica di Molinari, molto linsipienza stessa dei

Giovanni Bazoli, lultimo


outsider, difende con molta cautela
lindipendenza dellAmbroveneto
lumbard hanno fatto s che la minaccia fosse allontanata. Qualche prezzo Molinari lha
dovuto pagare per su altri fronti. Su richiesta di Bankitalia ha dovuto soccorrere i
banchi meridionali in crisi (Carical, Caripuglia), ha fortemente ridotto la capacit
della Cariplo di produrre reddito e ha reso
meno appetibile la privatizzazione, dal momento che, per piacere ai risparmiatori, bisogna pur promettere dei buoni dividendi.
Il gap tra la Cariplo virtuale e quella reale stato sottolineato dallo stesso Mazzotta
che, nella lettera di dimissioni, ha scritto:
Molti di voi conoscono le mie opinioni e
sanno quanto lontane siano le ipotesi che
vedo affacciarsi dai progetti e dagli indirizzi che appartengono allepoca della mia
presidenza. Una rivendicazione di grandeur che ha qualche appiglio, perch se
vero che in questi ultimi mesi avanzata lipotesi di un polo Imi-Cariplo-S.Paolo evidente che la dominanza torinese (sullasse stabilito tra il presidente dellImi Luigi
Arcuti e quello del S.Paolo Gianni Zandano,

asse benedetto da Lamberto Dini) e non milanese. Sotto il Duomo, nel frattempo, lo
squilibrio cresciuto. Grazie agli errori di
Romano Prodi, Cuccia riuscito a impadronirsi (anche de jure) a prezzi doccasione sia del Credit che della Comit, due banche che sono andate ad aumentare la gi
notevole potenza di fuoco della finanza laica. E per avere un quadro completo varr la
pena di riferire ci che sostengono in piazza Affari, ovvero che Cuccia non abbia affatto rinunciato a mettere le mani sul Banco Ambro-veneto di Giovanni Bazoli.
Il professore e banchiere bresciano finora stato abilissimo a sconfiggere le mire
del duo Comit-Mediobanca. La sua una
banca di primo ordine ma evidente che
non c alle spalle un azionista forte che
possa garantirne lautonomia. Cos di volta
in volta Bazoli ha scomposto e ricomposto
un puzzle di alleanze che gli hanno permesso di tenere a debita distanza gli artigli
di Cuccia. Una volta gli riuscito tirando
dentro i francesi del Credit Agricole, poi
giocando sullintervento proprio del S.Paolo e infine chiamando a sostegno la Cassa di
risparmio di Verona guidata dallemergente Paolo Biasi. E proprio questultimo, in ottimi rapporti con la Galassia del Nord, tramite le Generali, viene indicato come un
possibile cavallo di Troia di Mediobanca.
Tramontato Mazzotta, in bilico permanente Bazoli, troppo piccole e deboli le altre banche, la piazza milanese non pare capace di coltivare altre chance. Sar designato un nuovo presidente della fondazione
Cariplo e un ruolo chiave lo giocheranno gli
ex-dc presenti in consiglio. Di banchieri
doc, comunque, nemmeno lombra. A Mila-

Cronache dal palazzo di Mani Pulite


TRA AMBIGUITA E SCOOP GUIDATI, QUATTRO ANNIDI GIORNALISMO DIFFICILE
Milano. Con la decisione della Cassazione un capitolo si chiuso: la condanna di
Mario Chiesa a 5 anni e 4 mesi diventata
definitiva. Ricordate? Lex presidente del
Pio Albergo Trivulzio fu sorpreso con le
mani nella marmellata , come ebbe a dire Antonio Di Pietro, il 17 febbraio 1992. Sono passati quattro anni, quattro anni di titoli su tv e giornali che hanno cambiato lItalia.
Quasi subito si cap cosa stava accadendo: era laprile di quello stesso anno, il primo dellera Mani Pulite. Nel cortile interno
del palazzo di giustizia, in un gabbiotto prefabbricato usato dalle scorte dei magistrati,
Di Pietro, da poche ore affiancato da Gherardo Colombo, interrogava Mario Chiesa
da alcuni giorni agli arresti domiciliari. Di
Pietro apr una finestrella e tutti i cronisti
si acquattarono sotto il muro per sentire cosa si dicevano. Chiesa gridava: Quel nome
non ve lo faccio, avete capito?. Tutti sapevano che quel nome era quello di Bettino
Craxi, allora segretario del Partito socialista, del quale si parlava come possibile
candidato alla Presidenza della Repubblica
In realt, Chiesa quel nome lo aveva fatto e lo aveva messo per iscritto a verbale. Di
Pietro us il trucchetto della finestra aperta per far passare una notizia depistante.
Inizia cos la prima fase dei rapporti controversi tra stampa e inchiesta Mani Pulite.
Dopo quattro anni si pu affermare tranquillamente che, nella maggior parte dei casi, i cronisti sono stati utilizzati e strumentalizzati.
Nellottobre 1994 ebbe inizio il processo
Enimont. Nel corridoio antistante laula in
cui si svolgeva il processo, un raggiante Antonio Di Pietro, da poche ore rientrato da
un trionfale viaggio negli Stati Uniti, prendeva sotto braccio il cronista del TG5, Andrea Pamparana: Uh, complimenti, ho
letto il tuo pezzo su Epoca. Hai fatto un ritratto sputato di ci che avviene per davvero in sto palazzo. Nel pezzo Pamparana faceva un ritrattino in punta di penna di qualche magagna del pool. Tra queste anche il
fatto che Di Pietro si lamentava di essere il
solo a lavorare e a concludere le indagini.
Piercamillo Davigo, il dottor sottile del
gruppo, se ne ebbe a male e fece sapere a
Pamparana che tirava aria di querela.
Il cronista del TG5 ci rimase male , anche
perch qualche mese prima lo stesso Davie 8 ore di lavoro, 8 di sonno, 8 di svago:
L
una giornata cos, prima della rivoluzione industriale e delle lotte operaie, esisteva soltanto nella fantasia dei filosofi,
quando immaginavano a tavolino una societ perfetta e felice. Per una volta, il sogno diventato realt. All'invenzione del
tempo libero, e alla sua evoluzione dal
1850 fino ai giorni nostri, dedicato il delizioso L'avnement des loisirs, che lo storico Corbin ha appena pubblicato in Francia. Tredici capitoli - frutto di un lavoro
d'quipe, che comprende anche l'italiana
Gabriella Turnaturi - per studiare uno dei
tratti pi caratteristici della vita moderna.
Qualche dato. Nel 1850, il tempo di lavoro ammontava in media a 5000 ore, pari
al 70% della vita trascorsa da svegli. Nel
1980, chi deve lavorare per vivere passa in
ufficio o in fabbrica soltanto 1650 ore: la
percentuale scesa al 18%. Fino al settecento, i pochi fortunati che potevano disporre delle loro giornate sapevano benissimo come occuparle: battute di caccia,
viaggi, spettacoli, chiacchiere e soggiorni
alle terme. Il tempo libero degli artigiani,
degli impiegati e degli operai - rivoluzionaria conquista ottocentesca - va invece
sorvegliato e irregimentato, perch si sa
che l'ozio il padre dei vizi, primo fra tutti l'alcolismo.
Riformatori sociali, autorit religiose e
padroni delle fabbriche sono tutti d'accordo: alla bottiglia, bisogna contrapporre
qualcosa di molto allettante. L'idea giu-

go sedeva a tavola con lo stesso Pamparana


quale suo ospite per il ritiro di un premio
giornalistico vinto proprio per le sue cronache da palazzo di giustizia. Il cronista scrisse una lettera a Davigo per spiegare lo spirito di quel pezzo: un documento riservato
che venne pubblicato due giorni dopo sul-

I trucchetti di Di Pietro e le
minacce di Davigo: tutti i ferri del
mestiere per costruire un mito

lEspresso.
Un altro giornalista molto popolare a palazzo di giustizia, il corrispondente del Mattino di Napoli, Frank Cimini, scrisse in alcuni articoli che la Procura mostrava di non
avere particolare interesse a indagare sulle
vicende della Fiat, soprattutto dopo il memoriale presentato a Di Pietro dallamministratore delegato Cesare Romiti. Fu querelato e tuttora pendente una causa civile.
Il pi recente caso di frizione tra procura
e cronisti per quello, per certi versi clamoroso, della denuncia presentata lo scorso novembre da Antonio Di Pietro ai magistrati di Brescia, in relazione alla fuga di notizie sulliscrizione al registro degli indagati e dellavviso di garanzia a Silvio Berlusconi. Lex magistrato simbolo di Mani Pulite ha chiesto ai colleghi bresciani di controllare i tabulati telefonici del direttore
del Corriere della Sera, Paolo Mieli, e dei
giornalisti Goffredo Buccini e Gianluca De

LIBRI
Alain Corbin
LAVNEMENT DES LOISIRS
436 pp.Aubier F.F.250

sta nasce in Inghilterra, grazie a Thomas


Cook, che nel 1841 inventa il viaggio organizzato, caricando su un treno 570 persone.
Prezzo della gita: uno scellino. Programma: pic nic e fervorino contro i danni dell'alcol.
Comincia cos la carriera del primo
agente di viaggi della storia, quel Cook che
inventa il vagone letto e nel 1867 porta
ventimila compatrioti a visitare l'Esposizione Universale di Parigi. I primi turisti,
alloggiati in locande costruite per l'occasione, vengono nutriti all'inglese, con roast-beaf e pudding. Proprio come oggi: gli
italiani che vanno alle Maldive sono certi
di trovare un cuoco bravo a fare gli spaghetti. La neonata industria del divertimento conduce i cittadini alla scoperta
della natura. Corbin aveva gi dedicato un
libro (L'invenzione del mare, Marsilio
1990) al mare e alle spiagge, considerati
inospitali e pericolosi fino al settecento, e
che invece nell'ottocento si trasformano in
luoghi dove ritrovare benessere e salute.

Feo. E evidente che Di Pietro sospetta che


quella notizia sia giunta al Corriere della
Sera filtrando dallinterno del palazzo di
giustizia.
Si molto dibattuto in questi anni sul
ruolo avuto dai media, dalla televisione in
particolare, nel creare certi miti di Mani
Pulite e nel distruggerne altri. Resta un fatto: tutto ci che il cronista ha scritto a favore del pool era ben accetto e poteva dare
buoni frutti, cio altre notizie, piccole esclusive, anticipazioni. Molti giornalisti dovrebbero rileggere con attenzione il testo dellintercettazione telefonica tra Antonio Di
Pietro e il suo portavoce Elio Veltri, l dove
lex magistrato ordina a Veltri di dare alcuni documenti ai giornalisti invitando a dire
comunque a ciascuno che si trattava di una
esclusiva: Tanto ci cascano!.
In questi quattro anni s visto di tutto,
compreso il deposito degli atti in edicola,
come disse in una memorabile udienza del
processo Cusani lavvocato Giuliano Spazzali. Del resto anticipare i tempi, in modo
che si sappia che un magistrato vuole arrestare Tizio o Caio, significa dare una notizia
accusatoria. Aspettare, pu significare che
poi si debba riferire direttamente del rigetto di una richiesta darresto. Un cronista ha
messo a verbale, in una inchiesta su una fuga di notizie, di aver visto con i suoi occhi la
richiesta di arresto scritta dai pubblici ministeri e non ancora presentata al giudice
delle indagini preliminari. Nessuna indagine stata svolta su chi ha fatto vedere al
cronista un atto cos riservato.
Il difetto sta comunque nel manico. Basta
leggere larticolo 200 del Codice di procedura penale. Il giornalista ha diritto al segreto professionale come il medico , lavvocato, il sacerdote. C per un tuttavia. La
legge recita infatti: Tuttavia le notizie sono indispensabili ai fini della prova del reato per cui si procede e la loro veridicit pu
essere accertata solo attraverso lidentificazione della fonte delle notizie . Il giudice ordina al giornalista di indicare la fonte della
sua informazione.
Come direbbe Di Pietro, in soldoni, in
Italia il segreto professionale giornalistico
esiste solo se siete daccordo con il pubblico ministero. Del resto questa da sempre
la tradizione giuridica italiana. Nel primo
Editto sulla stampa veniva riportato il lemma portante del Proclama dellEditto di Albertino del 1848: La stampa sar libera,
Pi o meno nella stessa epoca si cominciano a scalare le montagne (prima, i rari
escursionisti erano considerati pazzi da
rinchiudere). Ci si diverte anche in citt,
naturalmente. Tra otto e novecento, Parigi
si impone come capitale dei piaceri:
"quando Dio si annoia, apre la finestra e
guarda i viali parigini". Guide specializzate segnalano i ristoranti, le sale da ballo, i
caff alla moda e perfino le migliori case
di tolleranza.
Francesi e inglesi aprono la strada. E le
altre nazioni prontamente si adeguano.
Caff concerto, teatro di variet e cinema
sono gli svaghi degli italiani, dal 1870 fino
al 1915. L'altra grande attrazione nostrana
erano i processi, che offrivano il brivido
del sesso e della violenza senza rischi personali e senza censure (proprio come accade oggi in televisione)
Un capitolo dedicato alla fatica, e agli
innumerevoli studi scientifici pubblicati
nell'ottocento su questo tema, perch il
tempo libero serve a divertirsi, ma anche
a ritemprare le forze. Un altro alla pesca,
al bricolage e al giardinaggio: prima, chi
zappava la terra lo faceva per mangiare,
non per svagarsi. Il dibattito sui divertimenti morali e immorali riappare con gli
anni. Con qualche sorpresa. Alla fine
dell'800, in Francia, tra i divertimenti da
vietare alla giovent c'era la lettura. I romanzi popolari sono un veleno si dice
perfino peggiore dell'alcol.

Potrebbero piacerti anche