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ALLA CANCELLERIA DEL TRIBUNALE DI VICENZA


da trasmettersi
AL GIP ED ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL
TRIBUNALE DI BRESCIA
AL GIP ED ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA
PRESSO IL TRIBUNALE DI ROVIGO
***
PROC. N 9090/12 RGNR TRIB. BRESCIA, 7225 RGGIP TRIB. BRESCIA
La richiesta di trasmissione a pi organi giurisdizionali motivata dal fatto che
allo stato non dato conoscere ove attualmente sia radicata la competenza per il
procedimento de quo e quindi nellincolpevole ignoranza dellavvenuta o meno
trasmissione del fascicolo da parte della Procura di Brescia a quella di Rovigo ed
al fine di una pronuncia sullipotizzato conflitto di competenza si ritiene doverosa
la trasmissione della presente istanza anche al Tribunale rodigino.
Sar cura dei sottoscritti difensori, per i motivi di seguito brevemente esposti e nel testo del presente atto
nuovamente ripresi, recapitare nei modi appropriati il presente atto anche alle seguenti istituzioni:
Alla Corte Penale Internazionale con sede Aja, affinch possa ravvisare la propria giurisdizione e
competenza, allAlto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (United Nations High
Commissioner for Human Rights), al Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, allIstituto
internazionale delle Nazioni Unite per la ricerca sul crimine e la giustizia (United Nations Interregional
Crime and Justice Research Institute) al fine di informare tali enti di quanto si andr ad esporre e sollecitare
il loro intervento, al Ministro della Giustizia della Repubblica Italiana, che vorr verificare il funzionamento
degli uffici di competenza e nel caso prendere gli opportuni provvedimenti; al Presidente del Consiglio dei
Ministri, cos possa aver coscienza di quanto si andr ad esporre; al Governatore della Regione Veneto per
stimolarne lazione, alla Procura Generale presso la Corte dei Conti, per le valutazioni sullutilizzo di ingenti
risorse pubbliche; al Comitato della Croce Rossa Internazionale, per opportuno aggiornamento dopo le
richieste gi trasmesse; al U.N.P.O., Organizzazione delle Nazioni e Popoli non rappresentati al fine di
sollecitarne la tutela; ai mezzi di informazione affinch svolgano funzione di stimolo e informazione su
quanto si andr ad esporre.
***
ISTANZA DI REVOCA E DI SOSTITUZIONE DELLA MISURA CAUTELARE
***
I sottoscritti avvocati Alessandro Zagonel del Foro di Vicenza e Andrea Arman del
Foro di Treviso difensori di fiducia, di Luigi Faccia, nato a Conselve (PD) il
30.07.1954, attualmente detenuto presso la casa circondariale di Vicenza in forza
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di ordinanza cautelare del GIP presso Tribunale di Brescia, (PROCEDIMENTO
N 9090/12 RGNR BRESCIA, 7225 RGGIP BRESCIA) con la presente chiedono la
rimessione in libert del proprio assistito o in subordine la modifica della misura
cautelare in atti con altra meno afflittiva per i seguenti motivi:

1 Difetto di giurisdizione del Giudice italiano
Luigi Faccia, dopo lunga militanza e ripetute dichiarazioni di appartenenza alla
Serenissima Repubblica Veneta di cui sosteneva e sostiene la legittima attualit,
con conseguente esclusione di sovranit da parte della Repubblica Italiana quale
continuatrice dello Stato Sabaudo, il 24 agosto 1996, con solenne pubblico
proclama, nella sua qualit di presidente del Veneto Serenissimo Governo, di
cui fu anche uno dei fondatori, affermava avanti a Dio e alla Storia, la
continuazione della Veneta Serenissima Repubblica e il ripristino dello stato
dIndipendenza e della legalit Marciana nella Veneta Serenissima Patria. (doc.1)
A quel tempo Luigi Faccia faceva parte del gruppo passato alla cronaca come i
Serenissimi, autore dellimpresa del 9 maggio 1997 in Piazza S. Marco a
Venezia, volta ad ottenere la liberazione del Veneto.
Il 2 aprile 2014 Luigi Faccia veniva arrestato dai militari del Reparto Operativo
Speciale dei Carabinieri (R.O.S.) nelloperazione denominata Smile volta ad
impedire, prevenendo, supposte azioni terroristiche finalizzate a costringere i
legittimi poteri pubblici ad acconsentire allindipendenza del Veneto e di altre
regioni del nord Italia, cos determinando lo scioglimento dellunit dello Stato in
violazione dellart. 5 della Costituzione.
Il 4 aprile 2014, nel dare le proprie generalit nel corso dellinterrogatorio di
garanzia, primo contatto con la Magistratura Italiana dopo larresto richiesto dalla
Procura di Brescia (P.M. dottor Lesti) e lordinanza di custodia a firma del Giudice
delle Indagini Preliminari presso lo stesso Tribunale - dottor Ceravone - Luigi
Faccia si dichiarava di Cittadinanza Veneta e chiedeva la verbalizzazione delle
seguenti parole: Mi dichiaro prigioniero di guerra in qualit di responsabile del
Fronte di Liberazione e servitore della Serenissima Repubblica del Veneto. Il
proprio assistito si avvaleva poi della facolt di non rispondere e non avanzava
alcuna richiesta n di riesame n di scarcerazione alla Magistratura Italiana.
La biografia di Luigi Faccia, le sue univoche dichiarazioni, il suo coerente,
costante e attuale agire, spiegano la sua convinzione di essere cittadino Veneto
e il suo conseguente non riconoscere la giurisdizione della Repubblica Italiana.
La posizione di Luigi Faccia pu apparire frutto di allucinazione o essere
considerata antistorica, ma, indipendentemente dalle analisi delle idee del proprio
assistito, ritiene questo patrocinio che:
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nessuno possa essere privato della libert personale per il fatto di avere un
obbiettivo politico, di sostenerlo, di raccogliere fondi per il suo affermarsi,
di diffonderlo anche per mezzo di iconografie financo progettando azioni
eclatanti atte ad attirar lattenzione dellopinione pubblica.
La storia ci insegna quanto e come, con diverse giustificazioni, sia stato tradito o
limitato, anche normativamente tale principio.
La cronaca ci prova poi che al giorno doggi anche idee e progetti un tempo tab
oggi trovano liceit, diffusione, finanziatori, sostenitori, ideologi e attivisti.
Daltra parte le stesse idee e gli stessi progetti che sono considerati leciti in
ambito europeo da altri popoli sono considerati degni della peggior repressione.
Vi sono Stati aderenti allONU dove, ad esempio, laccusa di aver costruito un
carro per una sfilata gay potrebbe costare il carcere e la vita e altre nazioni dove
la costruzioni di carri di tal fatta viene sovvenzionata dai governi.
Esiste comunque un limite che ogni ordinamento per ragioni culturali, religiose,
economiche, sociali o di ordine pubblico pone al diritto di libero esercizio delle
proprie opinioni.
Nessuno comunque, e si spera anche il GIP di Brescia, pu negare che poche idee
riscuotano un riconoscimento universale, sovra-costituzionale, come quella del
libero esercizio delle proprie opinioni.
La Costituzione della Repubblica Italiana tra i Principi fondamentali allart. 21
prevede che: Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero
con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. Lunico limite che la
suprema legge italiana pone quello dalla contrariet al buon costume. Altri
diritti costituzionalmente riconosciuti sono quelli di riunione e di associazione.
Appare dunque evidente come la privazione della libert di cui soffre il proprio
assistito solo per le proprie idee costituisce non solo violazione dei diritti umani
universalmente riconosciuti ma violazione degli stessi principi fondamentali della
Costituzione.
Laccusa ha dipinto come eversive le idee di Luigi Faccia in quanto sarebbero
volte a modificare quella unit e indivisibilit della Repubblica previste nellincipit
dellart. 5 della stessa Costituzione.
Ritiene questo patrocinio che gli articoli della legge fondamentale della Repubblica
che prevedono i diritti dei cittadini di pensiero, riunione e associazione, anche
perch diritti umani fondamentali riconosciuti e protetti dal diritto internazionale,
abbiano un valore superiore allincipit dellart.5 La Repubblica, una e indivisibile,
. Daltra parte la norma nella sua interezza recita: La Repubblica, una e
indivisibile, riconosce e promuove le autonomi locali; attua nei servizi che
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dipendono dallo Stato il pi ampio decentramento amministrativo; adegua i
principi ed i metodi della sua legislazione allesigenze dellautonomia e del
decentramento.
Altra norma costituzionale, anchessa facente parte dei principi fondamentali, che
si ritiene utile ricordare quella dellart. 10 che afferma: Lordinamento giuridico
italiano si conforma alle norme di diritto internazionale generalmente
riconosciute.
Tra le idee che la storia e lumanit e la giustizia hanno elaborato poche sono cos
garantite, cos universalmente riconosciute, tanto da essere diventate norme di
diritto internazionale e ius cogens ex art 10 Cost. anche per la Repubblica
Italiana, come quella del diritto di autodeterminazione dei popoli.
Si dovr convenire che le libert di parola, riunione e associazione ma anche il
diritto allautodeterminazione abbiano maggior valore e ricevano o dovrebbero
ricevere maggior rispetto di quanto si vuol riconoscere allincipit dellart.5 della
Costituzione della Repubblica Italiana.
Luigi Faccia detenuto per le sue idee, idee che non possono essere vietate solo
perch critiche nei confronti di una norma seppur costituzionale. Tali idee poi
hanno come fondamento il diritto allautodeterminazione dei popoli.
Lorganizzazione mondiale fondata sulla tutela e sulla difesa di tale diritto
avendolo riconosciuto fondamentale per la prevenzione dei conflitti e per il
benessere di tutta lumanit.
Luigi Faccia in carcere per unidea, un obbiettivo culturale, sociale, politico che
le leggi internazionali, recepite dalle norme italiane ed europee, imporrebbero ai
governi di sostenere e che invece, colposamente o dolosamente, ma comunque
illecitamente la Repubblica Italiana, tramite la Procura di Brescia, continua a
considerare motivo di privazione della libert personale.
Luigi Faccia intimamente convinto che sia lecito sostenere le proprie idee, che
sia lecito associarsi con altri e che sia lecito diffondere il diritto di
autodeterminazione del Popolo Veneto nonostante lincipit dellart.5 Costituzione.
Tale convinzione talmente radicata in lui che si ritiene utile occuparsi della
genesi della stessa seguendo la breve e, necessariamente superficiale ma non
per questo infedele o errata, in ogni caso mai smentita esposizione che di
seguito si far:
- Dovrebbe essere risaputo che la storia del Veneto e del Popolo Veneto
lunga migliaia di anni. La Serenissima Repubblica di Venezia o Repubblica
Veneta, ne ha rappresentato il momento di massimo splendore e grandezza
recitando per oltre mille anni nellEuropa e nel mondo un ruolo da
protagonista. Sino al 1797 i Veneti hanno vissuto liberi e sovrani su un
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territorio il cui cuore in parte ora individuato come Regione del Veneto
allinterno della Repubblica Italiana.
- Nel 1797 lesercito napoleonico, violando la neutralit dichiarata dalla
Serenissima Repubblica di Venezia ne occupava i territori e ne costringeva i
legittimi governanti a trasferire lautorit ad un organo gradito agli invasori,
il Governo provisionale (provvisorio) della Municipalit di Venezia. Latto
di trasferimento fu votato dal Maggior Consiglio del 12 maggio 1797
nonostante la mancanza del numero legale circostanza tale da rendere, per
alcuni, tale atto affetto da radicale nullit.
- Con una serie di trattati di dubbia legittimit contingente, gi viziati per i
riferiti avvenimenti in Maggior Consiglio del 12 maggio 1797, parte dei
territori della Serenissima Repubblica Veneta venivano dopo essere stati
saccheggiati da Napoleone, arbitrariamente ceduti allImpero Austro-
Ungarico (17971806) per poi ritornare, brevemente, (18061815) alla
Francia napoleonica e quindi nuovamente agli Austriaci nel 1815.
- Loccupazione Austriaca della Venezia, interrotta dalla riorganizzazione
della legittima sovranit Veneta nel 1848-49 grazie a Daniele Manin, di cui
vi fu riconoscimento anche internazionale, si concludeva nel 1866.
- Durante il periodo di dominazione straniera, molteplici, per alcuni fulgide,
furono le insorgenze volte a riorganizzare, ripristinare la legittima autorit
Veneta. Si pensi alle cos dette Pasque Veronesi ed ai moti di Montebelluna,
alle insorgenze nella valli Bresciane e Bergamasche contro linvasore
Napoleonico; ai moti del 184849, con protagonista Daniele Manin
erroneamente, anzi falsamente definiti risorgimentali mentre, in storia e
verit, altro non furono che un ripristino della Veneta Autorit con precisa
e dichiarata finalit di indipendenza nella millenaria tradizione.
- Loccupazione francese fu particolarmente violenta e la repressione nei
confronti dei Veneti, cos detti Marcheschi, raggiunse livelli parossistici
tanto che i Napoleonici con metodo e pervicacia cercarono di cancellare
quanti maggior segni possibile della passata gloria, scalpellando,
distruggendo e svellendo migliaia di leoni marciani e punendo con la morte
coloro che fossero stati sorpresi a gridare: Viva S. Marco o affiggere o
proteggere leoni alati.
- Le fonti tramandano che gli anni passati sotto il dominio del multietnico
Impero Austroungarico furono meno pesanti, ma non si assop la volont
del Popolo Veneto di libert ed indipendenza secondo tradizione.
- Poca simpatia vi era poi nel Veneto nei confronti del regno Sabaudo ed
emblematiche furono le battaglie di Custoza e di Lissa.
- A Custoza la sconfitta dellesercito sabaudo (24 Giugno 1866) fu anche
conseguenza delle false notizie e indicazioni che le venete ed i veneti - cio
la popolazione del posto fornirono ai ricognitori e agli ufficiali sabaudi.
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- Garibaldi si infuri perch i Veneti non si erano sollevati per conto proprio,
neppure nelle campagne dove sarebbe stato facile farlo scrive in un
celeberrimo, almeno tra i Veneti, passo Denis Mac Smith in un suo saggio.
- A Lissa, la marina Austro-Veneta, formata per la maggior parte da navi ed
equipaggi veneti, tant che il Veneto era la lingua di bordo, idioma con la
quale gli ufficiali di lingua tedesca, ongara, slava ordinavano le manovre e
impartivano gli ordini, sconfisse pesantemente gli Italiani (indicati allepoca
quali piemontesi e napoletani). E documentato e tramandato che,
allaffondamento dellammiraglia nemica, la Re dItalia, il 20 Luglio 1866,
fu generale e spontaneo tra i marinai il grido Viva S. Marco!.
- Nel 1866, con una serie di intrighi, lAustria trasferiva il Veneto al Regno
Sabaudo per tramite della Francia, in quanto non voleva farlo direttamente
non ritenendosi sconfitta dai Savoia. LAustria, che pur aveva privato della
piena libert il Popolo Veneto per oltre 50 anni, ne aveva rispettato la
grande storia e poneva quale condizione al trasferimento del Veneto che
fosse il Popolo Veneto a scegliere il proprio futuro attraverso un plebiscito.
- Il Regno dItalia organizzava il plebiscito sotto la minaccia delle armi e, dopo
due giorni di voto ai quali parteciparono anche i soldati di occupazione
italiani,, nell ottobre 1866 dichiar che il Popolo Veneto aveva deciso a
favore dellItalia con lincredibile risultato di 647.426 voti a favore e 69
contrari. La popolazione del Veneto a quel tempo ammontava a circa
2.600.000 abitanti. Quel plebiscito fu subito definito truffa e numerosi sono
gli scritti, sia italiani ma per la maggior parte stranieri, che denunciano la
malefatta. Con il regio decreto n. 3300 del 4 novembre 1866 (di cui anche
in prosieguo si dir) il Regno dItalia imponeva il proprio dominio sui
territori della Veneta Serenissima Repubblica.
- La sovranit italiana dunque non avrebbe titolo nei confronti dei territori de
quo anche in virt dei modi in cui si svolse la consultazione plebiscitaria.
- Sul punto si offrono in allegato alcuni dati con relativa bibliografia. (doc. 2)
- In periodo italiano numerose sono state le manifestazioni di precisa volont
di indipendenza e di richiamo alloriginario ritenuto valido e legittimo
ordinamento della Veneta Serenissima Repubblica. Diffusissimo il pensiero
di indipendenza e continuazione della forma statuaria originaria,
repubblicana e federale a tutti i livelli. Numerose sono le testimonianze,
anche tra gli atti del Parlamento italiano di quel periodo vi sono documenti
comprovanti la volont di indipendenza del Popolo Veneto ed il timore che
di questa lItalia aveva.
- Loccupazione italiana dei territori veneti, fu di violenza e di rapacit degna
e forse superiore allodioso agire delle potenze coloniali nel continente
africano ed in Asia. Quella che sino allarrivo dei Sabaudi era stata una
delle regioni pi ricche del mondo, precipit in drammatica povert.
Malattia e disperazione dilagarono per le terre venete. Milioni di veneti
furono costretti ad emigrare, anche con linganno degli agenti italiani per
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lemigrazione. Lo Stato Italiano stava attuando la propria strategia di
normalizzazione della Venezia. Come per altri Stati, degradati a colonie o
regioni, di quello che era diventato il Regno dItalia, il Piemonte e quello che
sarebbe divenuto il triangolo industriale, razziava ogni ricchezza lasciando
le popolazioni delloccupato Regno di Napoli e Sicilia ed i Veneti in
desolante povert.
- Pensatori di estrazione cattolica e socialista teorizzarono ripetutamente di
federalismo ed indipendenza. Per tutti, altri in bibliografia (doc.4), si cita
Silvio Trentin, antifascista esule in Francia, che pensa ad un Italia
fortemente federale in un Europa Federale.
- Sorda lItalia a queste invocazioni ed anzi, viene propagandata e
glorificata la magnificenza della Repubblica nata dal Risorgimento, dalla
Prima Guerra Mondiale, dal Fascismo e dalla Resistenza e
limmodificabilit, quasi la sacralit della Costituzione che lodierna
Repubblica si data.
- La propaganda e il controllo sulleducazione dei fanciulli non hanno
fermato il pensiero indipendentista veneto. Prima sotto forma di richiesta di
autonomia e federalismo (in quanto norme penali, chiaramente illiberali,
condannavano anche la pacifica dichiarazione di una volont di
indipendenza allinterno dello Stato Italiano), poi, mediante asserzioni pi
apertamente indipendentiste, sino a sfociare in eclatanti azioni volte alla
liberazione del Veneto ed allindipendenza dallItalia.
- Istanze in tal senso si manifestano senza soluzione di continuit dal 1970
ad oggi.
- In Veneto nasce la Liga Veneta che produrr la Lega Nord.
- Straordinaria sul piano mediatico ed operativo, fu lazione dei cosiddetti
Serenissimi nel 1997, i quali dopo una serie di sensazionali interferenze
sullaudio televisivo occupavano il campanile di Piazza S. Marco in Venezia.
- Loccupazione non fu cruenta ma il gruppo dirott un mezzo pubblico,
imped a chi ne aveva diritto di usufruirne, danneggi una porta e port in
luogo pubblico unarma. Luigi Faccia, come gi detto, faceva parte di quel
gruppo. Tali fatti vennero considerati reati ed in quanto tali puniti. Venne
contestata anche leversione ed il terrorismo ma, dopo un iter giudiziario
decennale, non ebbe vittoria la tesi accusatoria che in altri processi volle
provare tali ipotesi delittuose.
- La ricostruzione dellazione dei Serenissimi del 1997 che stata offerta
nellordinanza di custodia cautelare a firma del dottor Ceravone in realt
quella dal PM dottor Lesti che a sua volta ha fatto propria quella dei ROS a
firma del Tenente Colonello Michele Lo Russo. Sui fatti di allora questo
patrocinio vorrebbe offrire ai Giudicanti e agli altri destinatari del presente
atto, una diversa e pi obbiettiva ricostruzione, invitando alla lettura di
quanto scritto da Alvise Fontanella (cronista del Gazzettino -quotidiano
locale- che segu ora per ora, giorno per giorno, gli eventi ed i protagonisti
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dellazione) in un cosiddetto istant book pubblicato nel 1997,
nellimmediatezza dei fatti, con il titolo Il ritorno della Serenissima.
- Altri gruppi veneti hanno dichiarato lindipendenza sotto un diverso
Governo Veneto, altri ancora hanno formalizzato lesistenza del Movimento
di Liberazione del Popolo Veneto e richiesto a varie Magistrature
Internazionali il riconoscimento dei diritti del Popolo Veneto e la cessazione
delle violenze e degli spogli da parte dello Stato Italiano.
- Altro sostegno allillegittimit dellesercizio della sovranit italiana nei
confronti del Popolo Veneto deriva per alcuni dal fatto che, per errore, forse
per svista, taluno dice per divina giustizia, la Repubblica Italiana con il
Decreto Legislativo n. 212 del 13 dicembre 2010, entrato in vigore il giorno
successivo, ha abrogato il Regio Decreto n. 3300 del 4 novembre 1866 e la
successiva legge di conversione n. 3481 del 18 luglio 1867. Questi erano gli
atti conseguenti al plebiscito del 1866 con i quali Re Vittorio Emanuele II di
Savoia decretava che per grazia di Dio e volont delle nazioni, le provincie
della Venezia e quelle di Mantova, fanno parte integrante del Regno
dItalia.
- Labrogazione di tale legge sia essa stata un errore o forse lardire dellallora
ministro Calderoli per alcuni ulteriore motivo per ritenere che la
Repubblica Italiana, non avrebbe pi alcuna sovranit sui territori delle
provincie della Venezia e quindi questi, ed il Popolo Veneto, sarebbero
nuovamente libere e sovrane.
- Senza pretesa di completezza si vuole da ultimo ricordare la posizione di
casa DAsburgo Lorena i cui discendenti rivendicano tuttora la sovranit
sul Veneto in quanto ritengono tamquam non esset i trattati del 1859 e
1866 per inadempimento e violazioni commesse dallo Stato Italiano.
- Recentemente, a fronte dellantistorico ed antigiuridico rifiuto da parte
dello Stato Italiano allammissione di una consultazione referendaria del
Popolo Veneto sul tema indipendenza, il Popolo Veneto si organizzato e
tassato ed ha effettuato un referendum digitale al quale hanno votato oltre
2 milioni di Veneti, in patria ed allestero, (oltre il 60% degli aventi diritto al
voto secondo la legge italiana) ed i favorevoli allindipendenza sono stati pi
dell80% dei votanti. Il 21 marzo 2014, in Treviso, Piazza dei Signori, avanti
a migliaia di persone, sulla base di tale voto referendario stata dichiarata
decaduta la sovranit italiana sul popolo e sul territorio veneto ()
demandando al Popolo Veneto la scelta dei suoi rappresentanti
nellAssemblea Costituente (doc.3) e dichiarata la continuazione della
Repubblica Veneta.
La questione veneta cio laspirazione del Popolo Veneto alla riconquista della
propria indipendenza dunque una costante da quando caduta la millenaria
Repubblica. Dopo la sanguinosa conquista piemontese del sud della penisola e
lannessione al Regno dItalia del Veneto si seppellirono le legislazioni e le
autonomie dei vecchi stati per imporre le leggi dellarretrato e indebitatissimo
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Piemonte. La questione veneta si riproporr dunque nel neonato parlamento e
nemmeno i morti della prima guerra mondiale, la retorica fascista e quella della
resistenza hanno sopito le istanze del Popolo Veneto alla propria indipendenza.
Cos lo statuto della Regione Veneto, unico caso in Italia, contiene laffermazione
dellesistenza del Popolo Veneto e del suo diritto allautogoverno. Non a caso in
Veneto che nasce e si sviluppa la Liga Veneta poi Lega Nord promotrice di istanze
autonomiste.
Quanto esposto spero possa aiutare a comprendere le basi culturali, storiche
e giuridiche per le quali il proprio assistito ha ritenuto di dichiararsi di
cittadinanza veneta e di non riconoscere la giurisdizione italiana in terra
veneta.
Il proprio assistito, riconosce la Repubblica Italiana come nazione ma, pur
rispettandone le leggi, non la ritiene legittimata allesercizio della sovranit sul
Popolo Veneto.
Le comunicazioni intercettate negli ultimi due anni di indagini dei ROS ed offerte
dallordinanza di misura cautelare non fanno che provare che Luigi Faccia da pi
di 20 anni vive per la stessa idea.
Luigi Faccia ritiene che illegalmente la Repubblica Italiana eserciti attualmente la
sovranit sui territori marciani, ma ritiene di non aver violato le leggi dello stato
occupante e comunque, come questo patrocinio proceder ad illustrare, ha
sempre sostenuto le sue idee, aggregato e organizzato i suoi seguaci con il
presupposto di non commettere alcuna violenza, n sulle cose n sulle persone e
con lintima convinzione che lautodeterminazione del Popolo Veneto sia diritto
che meriti impegno, dedizione, sacrificio, financo resistenza, ma non violenza o la
lesione di altrui diritti.
Lautodeterminazione del Popolo Veneto da pi di ventanni la ragione di vita del
proprio assistito. La convinzione sulla bont di tali ragioni mai sfociata in
propositi terroristici o violenti.
Con coraggio Luigi Faccia non fa altro che palesare e sostiene pubblicamente le
proprie idee.
Due anni di indagini della Procura bresciana, con lutilizzo di un reparto speciale
militare, probabilmente da diverse e pi consone attivit distolto, non hanno
offerto altro che la prova che Luigi Faccia ancora saldo e determinato nel
difendere e diffondere le proprie idee.
Daltra parte si evidenzia che le medesime istanze di cui da venti anni si fa
promotore Luigi Faccia e per le quale ora si trova in carcere, non hanno solo il
sostegno di gruppi pi o meno folti di nostalgici, ignoranti, facinorosi, terroristi,
eversori, ubriaconi o pazzi, cos come sono stati battezzati da magistratura e
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stampa nazionale, ma anche da istituzioni e organi rappresentativi
democraticamente eletti e costituzionalmente previsti dallordinamento.
Il Parlamento regionale del Veneto, organo rappresentativo democraticamente
previsto ed eletto in osservanza della normativa della Repubblica Italiana
nellaprile 1998, su iniziativa di un suo componente, lavv. Alessio Morosin,
approvava a larga maggioranza la Risoluzione 42 che cos termina:
Il Popolo Veneto () invoca il proprio diritto ad una democratica e diretta
consultazione referendaria per la libera espressione del diritto di
autodeterminazione nel quadro e con gli strumenti previsti dalla legalit anche
internazionale vigente sollecita gli organi costituzionali e istituzionali della
Repubblica italiana a definire ed approvare norme di legge per regolare i modi
e le forme di esercizio del diritto di autodeterminazione, diritto sulla base del
quale nel 1866 il Popolo Veneto, titolare naturale della propria sovranit e
della sua disposizione ha aderito allordinamento statuale italiano attraverso lo
strumento di consultazione referendaria.
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Questo il documento integrale:

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Lo stesso Consiglio Regionale Veneto si fatto promotore di altre pressanti
richieste tra cui si vuol qui ricordare la risoluzione 44 del 28 novembre 2012 che
qui si riproduce come pubblicata nel sito istituzionale della Regione Veneto.

CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO
NONA LEGISLATURA

RISOLUZIONE N. 44

IL DIRITTO DEL POPOLO VENETO ALLA COMPIUTA ATTUAZIONE DELLA PROPRIA
AUTODETERMINAZIONE

presentata il 5 ottobre 2012 dal Consigliere Foggiato, Caner, Bond, Finco, Bozza, Furlanetto, Petten,
Sandri, Baggio, Bassi, Cappon, Cenci, Corazzari, Lazzarini, Possamai, Tosato, Ciambetti, Conte, Finozzi,
Manzato e Stival

Il Consiglio regionale del Veneto


PREMESSO CHE:
1) principio universalmente riconosciuto quello secondo il quale la legittimit di un ordinamento sovrano
risiede solo nel consenso del popolo;
2) il Popolo Veneto una realt storica millenaria, viva e attuale gi giuridicamente organizzata in modo
sovrano, in un preciso ambito territoriale ove ancor oggi si parla la stessa lingua, si accresce la stessa
cultura, si valorizzano le stesse tradizioni, le stesse abitudini collettive, si difendono gli alti valori della
comunit familiare, della nazione, dellattaccamento al lavoro e alla solidariet, della legalit e della giustizia
nella libert;
3) il Popolo Veneto giuridicamente riconosciuto tale anche dallattuale ordinamento positivo italiano il
quale con la legge 22 maggio 1971, n. 340, allarticolo 2 esplicitamente riconosce il suo diritto che:
Lautogoverno del popolo veneto si attua in forme rispondenti alle caratteristiche e tradizioni della sua
storia;
4) nella facolt del Popolo Veneto invocare e rivendicare il diritto alla verifica referendaria (di conferma o
smentita) - in modi e forme legali e democratiche (regolate anche da atti o patti internazionalmente concepiti
e sottoscritti) - dellatto di adesione del Veneto allordinamento statuale italiano del 1866;
5) proprio larticolo 10 della Costituzione italiana prevede che lordinamento giuridico dello Stato si conforma
alle norme di diritto internazionale generalmente riconosciute;
6) anche ladesione del Veneto al Regno italiano con il referendum del 21 e 22 ottobre 1866 maturata con
uno strumento di consultazione diretta, caratterizzato, per la verit, da una serie di azioni truffaldine messe
in atto dal Regno dItalia;
7) oggi il Popolo Veneto intende rivendicare pacificamente, legalmente e democraticamente lo stesso diritto
alla consultazione referendaria sul medesimo quesito sostanziale;
8) laspirazione ad esercitare tale diritto di consultazione diretta e ufficiale del Popolo Veneto poggia, tra
laltro, su numerose norme dei diritto internazionale che prevedono e ribadiscono il diritto
allautodeterminazione dei popoli, diritto naturale, e come tale intangibile, inalienabile e imprescrittibile, di
ogni popolo libero;
9) lautodeterminazione dei popoli diritto solennemente proclamato e riconosciuto:
- dalla Carta dellONU allarticolo 1 comma 2 e allarticolo 55;
- dalla Risoluzione n. 1514 (XV) del 14 dicembre 1980 della Assemblea Generale ONU;
- dal Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici adottato a New York il 19 dicembre 1966 e ratificato
dallItalia con legge 25 ottobre 1977, n. 881;
- dalla Risoluzione n. 2625, (XXV) del 24 ottobre 1970 dellAssemblea Generale ONU;
- dallAtto finale della Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa firmato a Helsinki il 1 agosto
1975 parte (VIII) articoli 29-30;
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- dalla Dichiarazione adottata dalla Conferenza internazionale di Algeri dei 1 - 4 luglio 1976 - articolo 5;
10) la Corte internazionale di Giustizia ha chiarito che:
- il principio del diritto dei popoli allautodeterminazione, riconosciuto dalla Carta delle Nazioni Unite e nella
giurisprudenza della corte, costituisce uno dei principi essenziali del diritto internazionale contemporaneo;
- uno del principali sviluppi intervenuti nel diritto internazionale a partire dalla seconda met del ventesimo
secolo rappresentato dallemergere di un diritto allautodeterminazione spettante ai popoli di territori non
autonomi o ai popoli sottoposti a dominio straniero. perfettamente concepibile che un atto - quale una
dichiarazione di indipendenza - non sia in violazione dei diritto internazionale senza tuttavia costituire
lesercizio di un diritto conferito da tale ordinamento. La prassi degli stati sia quella risalente al diciottesimo,
diciannovesimo e alla prima met del ventesimo secolo che quella sviluppatasi a partire dalla seconda met
del ventesimo secolo mostra come non si sia mai formata una regola di diritto internazionale generale che
proibisca ladozione di una dichiarazione di indipendenza (opinione consultiva resa il 22 luglio 2010 dalla
Corte Internazionale di Giustizia);
- Come risulta dal testo della dichiarazione di indipendenza del 17 febbraio 2008 e dalle circostanze nelle
quali questa stata adottata, gli autori della dichiarazione (di indipendenza, ndr) non agirono nella loro
qualit di membri di una delle istituzioni di autogoverno operanti nellambito della cornice costituzionale ma
adottarono tale dichiarazione come individui che agivano di concerto in qualit di rappresentanti del popolo
kosovaro al di fuori della cornice dellamministrazione provvisoria;
- Poich la dichiarazione di indipendenza non stata adottata dalle istituzioni provvisorie di autogoverno n
era destinata ad operare nellordinamento giuridico allinterno del quale tali istituzioni agivano, ne consegue
che gli autori di tale dichiarazione non erano vincolati al rispetto del quadro giuridico che regolava la
condotta di queste istituzioni, definendone poteri e responsabilit;
11) iniziative di difesa, esercizio ed attuazione del diritto di autodeterminazione dei popoli sono state:
a) gi attuate, recentemente, in Scozia ed in Galles con il ricorso alla consultazione referendaria delle
rispettive popolazioni per la creazione di autonomi Parlamenti e, nel 2014, la Scozia voter un referendum
per conoscere la volont degli Scozzesi in ordine alla dichiarazione di indipendenza del Regno Unito;
b) gi auspicate da altri popoli europei come quello catalano il cui Parlamento ha approvato una specifica
Risoluzione, in data 18 dicembre 1989, la quale riafferma solennemente il diritto del Popolo Catalano
allesercizio di tale diritto;
c) gi sollecitate nella V legislatura con la mozione n. 53 del 4 giugno 1991 ed oggi largamente sostenute dai
cittadini veneti e dai cittadini di altre regioni del nord Italia. Si osserva che i Presidente di Veneto, Piemonte,
Lombardia hanno assunto iniziativa di approfondimento giuridico con pareri di ammissibilit costituzione
favorevoli per lindizione di consultazioni popolari dirette nel senso indicato;
12) spetta quindi al Consiglio regionale del Veneto accertare al di l di ogni ragionevole dubbio la volont del
Popolo Veneto in ordine alla propria autodeterminazione, anche sino allindipendenza;
13) con la Risoluzione n. 42 del 22 aprile 1998 il Consiglio regionale del Veneto invocava il proprio diritto ad
una democratica e diretta consultazione referendaria per la libera espressione del diritto di
autodeterminazione nel quadro e con gli strumenti previsti dalla legalit, anche internazionale, vigente e nel
contempo sollecitava gli organi costituzionali e istituzionali della Repubblica italiana a definire ad approvare
con sollecitudine apposite norme di legge per regolare i modi e le forme di esercizio del diritto di
autodeterminazione, diritto sulla base del quale nel 1866 il Popolo Veneto - titolare naturale della propria
sovranit e della sua disposizione - ha aderito allordinamento statuale italiano attraverso lo strumento di
consultazione diretta referendaria;
tanto premesso e richiamato,
approva

la seguente Risoluzione:
Il Popolo Veneto, nellesercizio del suo naturale e legittimo diritto di autogoverno, storico e attuale,
richiamando tutte le ragioni storiche, politiche e giuridiche citate in premessa, previamente
riconoscendo

la attuale legalit costituzionale italiana che lo vede parte fondamentale autonoma nella attuale unit di
Stato;
richiamati

i principi giuridici generalmente riconosciuti dalle norme del diritto internazionale come fondanti la civile
convivenza e la pace tra Popoli, nonch la consolidata giurisprudenza degli Organismi internazionali che
riconoscendo il diritto dei Popoli allautodeterminazione ne tutelano il diritto alla libera espressione della
propria volont al proposito,
ribadisce
16


il proprio diritto ad una democratica e diretta consultazione referendaria per la libera espressione del diritto di
autodeterminazione nel quadro e con gli strumenti previsti dalla legalit, anche internazionale, vigente e nel
contempo
impegna il Presidente del Consiglio regionale del Veneto
ed il Presidente della Giunta regionale del Veneto

ad attivarsi, con ogni risorsa a disposizione del Consiglio regionale e della Giunta regionale, per avviare
urgentemente con tutte le Istituzioni dellUnione europea e delle Nazioni Unite le relazioni istituzionali che
garantiscano lindizione della consultazione referendaria innanzi richiamata al fine di accertare la volont del
Popolo Veneto in ordine alla propria autodeterminazione sino anche alla dichiarazione di indipendenza;
impegna altres il Presidente del Consiglio regionale del Veneto
ed il Presidente della Giunta regionale del Veneto

a tutelare in ogni sede competente, nazionale ed internazionale, il diritto del Popolo Veneto
allautodeterminazione.


Lutilit di quanto sopra brevemente e superficialmente esposto oltre a spiegare la
posizione del proprio assistito evidenzia ulteriormente come la base giuridica della
posizione sostenuta da Luigi Faccia, da molti altri gruppi e dal parlamento della
Regione Veneto il diritto allautodeterminazione dei popoli.
Non si intende tediare i Giudicanti, perlomeno in questa fase, con i riferimenti
normativi, giurisprudenziali, storici e dottrinari di tale principio. Essi sono noti e
reperibili, alcuni sono richiamati nei documenti sopra riprodotti. Altrettando non
si crede di dover in questa sede dimostrare come il Veneto sia Popolo e come tale
titolare del diritto di autodeterminazione che la Comunit Internazionale e la
Repubblica Italiana, che de facto esercita il potere su tale popolo, dovrebbero
favorire ed invece stato negli anni violato e compresso.
Basti per ora ricordare che lUnesco ha definito popolo un gruppo di esseri
umani che hanno in comune numerose o tutte le seguenti caratteristiche:
tradizione storica comune, identit razziale o etnica, omogeneit culturale,
identit linguistica, affinit religiosa, affinit ideologica, legami territoriali, vita
economica comune.
La Risoluzione ONU 2160 del 30-XI-1966 proibisce luso della forza in riferimento
ai popoli che reclamano lautodeterminazione. Ogni azione contro tale diritto
violazione della carta ONU.
LONU prescrive inoltre lobbligo per i suoi membri di sviluppare lautogoverno
delle popolazioni, di prendere in debita considerazione le aspirazioni politiche e di
assisterle nel progressivo sviluppo delle libere istituzioni politiche (art. 73 b
Carta ONU)
In considerazione della fase processuale e dellattuale interesse primario di questa
difesa costituito dal far riacquistare al pi presto la libert al Signor Luigi Faccia
si accontentino, per ora, i Giudicanti e gli altri destinatari del presente atto di
considerare, riservandosi un maggior approfondimento e lindicazione di ulteriori
17

elementi, quale sia stata la Storia del Popolo Veneto e quale sia stato ed tuttora
latteggiamento da parte dello Stato Italiano nei confronti di tale Popolo.
Sia sufficiente in questa fase oltre a quanto gi esposto allegare al presente atto la
bibliografia di alcuni degli innumerevoli testi che si occupano del Popolo Veneto,
della Lingua Veneta, delle Istituzioni che lhanno per millenni rappresentato
costituendo per secoli Nazione Storica dEuropa. (all.4)
Da tale parziale documentazione offerta, emergono anche gli abusi e i tentativi di
cancellazione di questo popolo, dei suoi territori, delle sue istituzioni, della sua
lingua e della sua cultura da parte del Regno dItalia e della Repubblica italiana.
Senza pretese di esaustivit per quanto riguarda la lingua veneta, essa pur
essendo riconosciuta come tale da importanti documenti ad esempio l'UNESCO
Red Book of EndangeredLanguages del professor TapaniSalmiden (Universit di
Helsinky), The EthnologueLanguages of the World 13th Edition -
SummerInstitute of Linguistics- Dallas, Texas-USA), non ha avuto alcuna tutela
dalla Repubblica Italiana che anzi con la legge 482/1999 prevede la tutela di ben
12 lingue regionali o minoritarie ma non della lingua veneta.
Vale sono accennare in questa fase, con riserva di meglio argomentare e produrre
nel prosieguo delle azioni a difesa del proprio assistito, come nei programmi di
studio delle scuole italiane e nei manuali per gli studenti delle stesse la storia
ultra millenaria del Popolo Veneto e quella altrettanto longeva delle sue istituzioni
politiche e sociali, sia negata o quanto meno ridotta nonostante la sua
importanza educativa e storica.
Allo stesso modo vale sono accennare in questa fase, con le stesse riserve, come il
prelievo fiscale dei territori abitati dal Popolo Veneto e il disavanzo fiscale che ne
conseguenza possa rappresentare da parte della Repubblica Italiana un
comportamento neocolonialistico con le conseguenze previste dal diritto
internazionale.
Non avanti alla magistratura come Luigi Faccia ma pubblicamente sulla stampa il
sentirsi cittadino veneto si evidenzia nelle parole del grande scrittore e
intellettuale Goffredo Parise quando scriveva: Il Veneto la mia Patria. Sebbene
esista una Repubblica Italiana, questa espressione astratta non la mia Patria.
Noi veneti abbiamo girato il mondo, ma la nostra Patria, quella per cui, se ci fosse
da combattere, combatteremmo, soltanto il Veneto. Quando vedo scritto
all'imbocco dei ponti sul Piave fiume sacro alla Patria, mi commuovo, ma non
perch penso all'Italia, bens perch penso al Veneto.
O Parise era anchegli un eversore pericoloso, oppure siamo di fronte ad un caso
grave di cecit umana e storica le cui conseguenze potrebbero essere
drammatiche se i sentimenti e le istanze di un popolo continueranno ad essere
negate o peggio come sta subendo il proprio assistito soffocate con la forza.
18

Questi, sommariamente e superficialmente esposti, sono i motivi per i quali il
proprio assistito non riconoscendo la legalit della Repubblica Italiana nei
territori appartenuti alla Veneta Serenissima Repubblica e sui quali vive il Popolo
Veneto e lamentando la compressione del diritto di autodeterminazione del Popolo
Veneto chiede, nostro tramite, di essere rimesso in libert in attesa della
decisione sulleccepito difetto di giurisdizione del Giudice Italiano e in attesa
delleventuale giudizio avanti lorganismo che vorr ritenersi o che sar ritenuto
aver giurisdizione.
2 In subordine. Violazione dei diritti del difensore di persona in vinculis
Altro motivo che rende illegittima la detenzione del proprio assistito e che si offre
ai Giudicanti e agli altri destinatari del presente atto, risiede nella grave
violazione dei diritti di difesa che questo patrocinio ritiene di aver subito non
avendo liberamente potuto accedere ai documenti delle indagini preliminari sui
quali si fonda lOrdinanza che ha disposto la misura custodiale.
Tali atti per ovvie ragioni di Giustizia e come riconosciuto dalla giurisprudenza
internazionale, europea e italiana devono essere a disposizione del difensore della
persona in vinculis.
Accade invece che il 2 aprile, in forza di ordinanza di custodia cautelare a firma
del GIP dottor Enrico Ceravone, richiesta dal P.M. dottor Leonardo Lesti della
Procura di Brescia 24 persone, tra cui il proprio assistito, vengono tratte in
arresto con laccusa di associazione con finalit di terrorismo o di eversione
dellordine democratico (270 bis C.P.) e per aver detenuto e fabbricato un carro
armato arma da guerra.
Il 18 aprile il Tribunale della libert di Brescia, investito del riesame da parte di
alcuni difensori dei coindagati, deposita lordinanza che dichiara lincompetenza
territoriale del Tribunale di Brescia, individuando competente il Tribunale di
Padova, esclude la gravit indiziaria per il reato di previsto e punito dallart. 270
bis C.P. e per leffetto dispone la scarcerazione dei ricorrenti e per alcuni la
sostituzione della misura.
Al tentativo di accesso agli atti la Procura di Brescia risponde che il fascicolo
ancora al Riesame, il Tribunale del Riesame non concede la visione degli atti in
quanto la decisione depositata il 18 richiede la motivazione e quindi il fascicolo
trattenuto dai Giudici per tale incombente.
La prassi che la Procura trasmetta copia degli atti al Tribunale del Riesame, non
che se ne privi trasmettendo gli originali impedendo cos di fatto lesercizio della
facolt di visionare i documenti posti alla base dellordinanza di custodia
cautelare ai difensori che non abbiano scelto tale mezzo di impugnazione.
19

Il negato accesso agli atti a conoscenza della Procura della Repubblica di
Brescia e in caso di contestazione potr essere provato per mezzo di
testimonianze.
Il mancato rispetto di tale diritto oltre ad altre conseguenze per le quali ci si
riserva di agire in altre sedi, rappresenta anche per il codice di procedura penale
italiano una violazione dei diritti di difesa e quindi produce la nullit
dellOrdinanza di custodia cautelare cosicch per i motivi esposti si chiede al
Giudicante disporsi limmediata liberazione del proprio assistito.
3 In subordine. Questioni in materia di competenza e di violazione del
diritto di difesa
Avendo il Tribunale del Riesame di Brescia il 15.4.2014, sollecitato dal ricorso di
alcuni coindagati, dichiarato prive dei richiesti elementi probatori le ipotesi
delittuose di cui al capo 1 e capo 2 e altres dichiarato lincompetenza del
Tribunale di Brescia in favore di quella del Tribunale patavino, competenza ora
radicata presso il Tribunale di Rovigo vogliano i Giudicanti spirato il termine
previsto dallart. 27 c.p.p dichiarare la perdita di effetto della misura e
ordinare la liberazione di Faccia Luigi.
In subordine per gli stessi motivi, e cio per aver il Tribunale del Riesame di
Brescia il 15.4.2014, sollecitato dal ricorso di alcuni coindagati, dichiarato prive
dei richiesti elementi probatori le ipotesi delittuose di cui al capo 1 e capo 2 e
altres dichiarato lincompetenza del Tribunale di Brescia in favore di quella del
Tribunale patavino, competenza ora radicata presso il Tribunale di Rovigo,
vogliano i Giudicanti estendere il giudicato cautelare e per leffetto revocare
lordinanza di custodia in corso o in subordine modificare la misura in
essere e in ogni caso ordinare la trasmissione degli atti del procedimento
alla sede competente.
In ogni caso si intende qui lamentare e rendere noto che lesercizio effettivo di
questa difesa risulta gravemente menomato anche dalla problematica
individuazione degli Uffici giudiziari competenti, in quanto in assenza di ulteriori
comunicazioni dallavviso di fissazione dellinterrogatorio di garanzia (datato 4
aprile), solo informalmente si potuto apprendere che, pur avendo il Tribunale
del Riesame di Brescia negato la competenza bresciana lo stesso abbia trattenuto
la decisione non ordinando la trasmissione del fascicolo alla competente Procura
di Rovigo eludendo cos le garanzie difensive previste dal gi citato art 27 c.p.p.
Anche tale vizio vorranno le S.V.Ill.me considerare nellesame della liceit della
permanenza in vinculis del proprio assistito e comunque valga a sollecitazione di
una soluzione delleventuale ritenuto sorto conflitto di competenza.
4 In subordine. Insussistenza delle condizioni di applicabilit delle misure
cautelari
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Si chiede la revoca o modifica della misura in essere in quanto contraria al
dettato dellart. 273 C.p.p.
Le indagini della Procura di Brescia, il cui costo si voluto sin dora sottoporre
allattenzione del Procuratore presso la Corte dei Conti, non hanno evidenziato
alcun grave indizio di colpevolezza per i reati contestati.
Sulla mancanza di indizi per il reato di cui al 270 bis del c.p. si gi formato
ampio giudicato cautelare ad opera del Tribunale del Riesame di Brescia e
pertanto qui si ritiene, ai fini dellinsussistenza probatoria, sufficiente averne
ricordato le decisioni che si devono estendere anche al coindagato Signor Luigi
Faccia.
Per quanto riguarda lipotesi di cui al capo C, relativa alla presunta arma da
guerra, si osserva che la valutazione se il mezzo in questione sia arma da guerra o
carrarmato compito del Giudice di merito ma allo stato, e anche per quanto
lamentato al punto 2 del presente atto, gli elementi forniti non hanno la valenza
indiziaria sufficiente al mantenimento della misura.
La mancanza di gravi indizi offerta dalla stessa Procura di Brescia che ha
dichiarato di aver incaricato i Ros di una perizia sul mezzo per verificarne la sua
offensivit e il suo stesso potersi considerare arma da guerra.
Nellimpossibilit di consultare liberamente gli atti del procedimento e non avendo
ricevuto alcuna comunicazione relativa a esiti di perizie e quindi, ahim,
dovendosi basare solo sullOrdinanza applicativa della misura, ci che emerge
dalla stessa che lo stesso indagato definisce il mezzo come tanko ingegnere,
non carro armato e che le indagini suppongono che in due anni gli indagati
abbiano avuto la disponibilit di 60.000,00 per tutta lattivit politica e
lallestimento del mezzo.
Appare sufficiente in questa fase considerare che, per le risorse utilizzate dagli
indagati e per le caratteristiche del mezzo predisposto, esso non pu essere
nemmeno paragonato ad un carro armato. Il mezzo sequestrato a Casale di
Scodosia ha una velocit massima di 14 Km/h e un autonomia di pochi
chilometri, un Ariete, il carro armato in dotazione allesercito italiano ha un costo
di 12 milioni di euro, ha un autonomia di 500 chilometri e una velocit di 80
Km/h.
Daltra parte, in considerazione del fatto che nessun avviso di accertamento
tecnico non ripetibile stato comunicato a questa difesa, nessuna prova
sulleffettiva capacit di fuoco pu essere stata svolta dai consulenti del P.M. sul
tubo trovato a Casale di Scodosia.
21

Dai due anni di indagini emerge invece levidente funzione simbolica e rievocativa
del cosiddetto Tanko e comunque lassenza dei gravi indizi richiesti dalla norma
che possano allo stato far ritenere il tanko e il cilindro de quo armi da guerra.
Vi inoltre da aggiungere che i fatti contestati come reati se eventualmente
avvenuti non sarebbero punibili ai sensi degli articoli 51 e 52 Codice Penale.
Tali norme, richiamate dallart. 273 C.p.p. infatti escludono la punibilit del fatto
quando i fatti reato siano stati compiuti nellesercizio di un diritto o dalla
necessit di difendere un proprio diritto contro il pericolo attuale di un offesa
ingiusta.
E evidente che qualsiasi azione del proprio assistito anche nellipotesi fosse
ritenuta sussumibile in una qualunque fattispecie delittuosa, sarebbe stata
compiuta nel legittimo esercizio o nella legittima difesa di un diritto, quello
dellautodeterminazione dei popoli, nel caso de quo del diritto
allautodeterminazione del Popolo Veneto.
5 In subordine. Insussistenza delle esigenze cautelari.
Non vi pericolo di inquinamento probatorio, non vi pericolo di fuga e non vi
pericolo di reiterazione.
Ritiene questa difesa che perdurante lindisponibilit del mezzo ritenuto in ipotesi
accusatoria arma da guerra e ora sottoposto a sequestro e data lassoluta
mancanza di qualsiasi altro elemento, nonostante i due anni di indagine, sulla
disponibilit di altre armi da parte del proprio assistito, non si possa ravvisare
alcuna possibilit di reiterazione del reato.
In ogni caso per i motivi svolti, se ritenute sussistenti, le esigenze cautelari
potrebbero essere soddisfatte con misura meno afflittiva di quella in corso.
Vogliano per quanto esposto le S.V.Ill.me ordinare la rimessione in libert
del proprio assistito mancando, come argomentato e motivato, ogni
fondamento per il mantenimento della misura cautelare in essere. In
subordine vogliano le S.V.Ill.me disporre misura meno afflittiva.
***
Vogliano inoltre valutare i destinatari tutti del presente atto, ciascuno per le
proprie competenze, fatta salva una diversa pi competa e formale richiesta di
intervento:
La violazione dei diritti umani.
La violazione del diritto di autodeterminazione dei popoli.
Luso illegittimo della forza in repressione di diritti fondamentali.
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Lo sperpero di pubblico denaro in attivit inutili o quantomeno sovrabbondanti.
Luso distorto della carcerazione preventiva.
Il mancato rispetto delle norme internazionali che obbligano gli stati occupanti a
riconoscere e favorire lautogoverno dei popoli e delle minoranza.
Il mancato rispetto delle norme internazionali europee e italiane sulla libert di
pensiero, di riunione, di associazione, sul diritto ad un giusto processo e sulle
garanzie difensive.
Il possibile aggravarsi della situazione nella zona perdurante la mancata
considerazione delle legittime e reiterate richieste di autodeterminazione anche
quando le stesse provengono da organi rappresentativi legalmente eletti.
Con osservanza.
Vicenza, 12 maggio 2014
Avv. Alessandro Zagonel

Avv. Andrea Arman

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