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è dedicata a
Carolina Picchio
Carolina non regge al peso delle umiliazioni, degli insulti e dei commenti denigratori così nella
notte tra il 4 e il 5 gennaio 2013 si toglie la vita.
La lettera che lascia a suo padre, Paolo Picchio, contiene un messaggio importante: “Le
parole fanno più male delle botte. Ciò che è accaduto a me non deve più succedere a
nessuno”.
«Oggi avete il mondo nella tasca dei jeans. State attenti», raccomanda Paolo Picchio
«perché in gioco c’è molto di più di uno schermo da proteggere».
A cinque anni dalla morte di Carolina nasce la Fondazione Carolina Onlus che coordina gli
interventi contro il bullismo in rete.
«Solo qualche anno fa sembrava impossibile ottenere una legge pensata per i ragazzi a
prevenzione e contrasto del cyberbullismo. Oggi tutti parlano della legge Ferrara» spiega
Paolo Picchio.
Il Parlamento ha dato il via libera alle nuove disposizioni contro il fenomeno del c.d. cyberbullismo.
Nella Gazzetta del 3 giugno scorso è stata pubblicata la Legge 29 maggio 2017 n. 71 recante
"Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo"
da oggi in vigore.
Vediamo quali sono le principali novità introdotte dal provvedimento:
Definizione di «cyberbullismo»: con questa espressione si intende "qualunque forma di
pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d'identità,
alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di
minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto
anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia
quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o
la loro messa in ridicolo".
Obiettivo della legge: il provvedimento intende contrastare il fenomeno del cyberbullismo in
tutte le sue manifestazioni, con azioni a carattere preventivo e con una strategia di attenzione,
tutela ed educazione nei confronti dei minori coinvolti, sia nella posizione di vittime sia in quella
di responsabili di illeciti, assicurando l'attuazione degli interventi senza distinzione di età
nell'ambito delle istituzioni scolastiche.
Gestore del sito internet: si intende il prestatore di servizi della società dell'informazione
che, sulla rete internet, cura la gestione dei contenuti di un sito in cui si possono riscontrare le
condotte di cyberbullismo; non sono considerati gestori gli access provider, i cache provider e i
motori di ricerca.
Oscuramento del web: la vittima di cyberbullismo, che abbia compiuto almeno 14 anni, e i
genitori o esercenti la responsabilità sul minore, può inoltrare al titolare del trattamento o al
gestore del sito internet o del social media un'istanza per l'oscuramento, la rimozione o il blocco
di qualsiasi altro dato personale del minore, diffuso nella rete internet. Se non si provvede entro
48 ore, l'interessato può rivolgersi al Garante della Privacy che interviene direttamente entro le
successive 48 ore.
Ruolo della scuola nel contrasto al cyberbullismo: in ogni istituto tra i professori sarà
individuato un referente per le iniziative contro il bullismo e il cyberbullismo. Al preside spetterà
informare subito le famiglie dei minori coinvolti in atti di bullismo e, se necessario, convocare
tutti gli interessati per adottare misure di assistenza alla vittima e sanzioni e percorsi rieducativi
per l'autore. Più in generale, il Miur ha il compito di predisporre linee di orientamento di
prevenzione e contrasto puntando, tra l'altro, sulla formazione del personale scolastico e la
promozione di un ruolo attivo degli studenti, mentre ai singoli istituti è demandata l'educazione
alla legalità e all'uso consapevole di internet. Alle iniziative in ambito scolastico collaboreranno
anche polizia postale e associazioni territoriali.
Il dirigente scolastico che venga a conoscenza di atti di cyberbullismo (salvo che il fatto
costituisca reato) deve informare tempestivamente i soggetti che esercitano la responsabilità
genitoriale o i tutori dei minori coinvolti e attivare adeguate azioni di carattere educativo.
Ammonimento da parte del questore: è stata estesa al cyberbullismo la procedura di
ammonimento prevista in materia di stalking (art. 612-bis c.p.).
In caso di condotte di ingiuria (art. 594 c.p.), diffamazione (art. 595 c.p.), minaccia (art. 612 c.p.)
e trattamento illecito di dati personali (art. 167 del codice della privacy) commessi mediante
internet da minori ultraquattordicenni nei confronti di altro minorenne, fino a quando non è
proposta querela o non è presentata denuncia è applicabile la procedura di ammonimento da
parte del questore. A tal fine il questore convoca il minore, insieme ad almeno un genitore o ad
altra persona esercente la responsabilità genitoriale; gli effetti dell'ammonimento cessano al
compimento della maggiore età.
Piano d'azione e monitoraggio: presso la Presidenza del Consiglio è istituito un tavolo
tecnico con il compito di redigere un piano di azione integrato per contrastare e prevenire il
bullismo e realizzare una banca dati per il monitoraggio del fenomeno.
https://www.altalex.com/documents/news/2016/09/21/bullismo-e-cyberbullismo
CYBERBULLISMO:
provider fuori dal raggio d’azione della legge
Chiamati in causa gestori di contenuti e piattaforme
I nuovi interrogativi della tecnologia ai giuristi. Portabilità dei dati, Il diritto alla portabilità dei
dati (Lucio Scudiero), tutela giuridica delle creazioni non umane (si pensi alla musica scritta dal
robot E-David) (Marco Scialdone), la tutela insufficiente in casi di revenge porn (Alessia Sorgano),
responsabilità per danni provocati da droni per impiego ricreativo o sportivo (Giovanni Battista
Gallus), il tema della centralità degli snodi di controllo dei nostri dati e la necessità di contrastarla
con una adeguata decentralizzazione peer to peer e licenze open (Massimo Travostino), i rischi di
violazione di privacy con IoT e blockchain ( Nicola Fabiano), le operazioni di inibizione degli
indirizzi IP (Vincenzo Colarocco) e e quelle a tutela dei dati personali (Sarzana); e poi le firme
grafometriche e le modalità di tutela dei dati biologici ivi contenuti a cura dei consulenti tecnici nel
processo (Emanuela Sandonini), i limiti del Pct (Marco Cuniberti), lo stato “calma piatta” del
processo penale telematico (Giuseppe Campanelli).
Sono state tante le domande che sono emerse e sulle quali il mondo del diritto dovrebbe
confrontarsi e che stenta ancora a focalzzare.. Eppure abbiamo avuto anche in Italia un “c’era una
volta digitale”. Nel 1989 Antonio Martino, decano dei giuristi telematici e all’epoca alla guida di
Ittig del CNR aveva progettato il sistema di ragionamento legale, il primo sistema giuridico aperto.
Se avessimo continuato così!
(Altalex, 23 maggio 2017. Articolo di Claudia Morelli)
https://www.altalex.com/documents/news/2017/05/23/cyberbullismo
PUBBLICATO IL 16/06/2017
ULTIMA MODIFICA IL 16/06/2017 ALLE ORE 18:48
MAURO PIANTA
Il 18 giugno, dopo quattro anni di lavori parlamentari, entra ufficialmente in vigore la legge
71/2017 contro il cyberbullismo. Perché, si sa, ormai sempre di più i soprusi tra i minori invadono
lo spazio virtuale con messaggi, immagini e video spregievoli che corrono sul web grazie agli
smartphone. L’obiettivo, antico, è sempre quello: ferire, escludere, diffamare, ridicolizzare
qualcuno. Adesso lo chiamano “cyberbullismo”.
A farne le spese, fra le tante vittime, ci fu Carolina Picchio, la studentessa di 14 anni, che il 5
gennaio 2013 si tolse la vita lanciandosi dalla finestra della sua abitazione di Novara, quartiere
Sant’Agabio. Mesi prima, alcuni ragazzi dopo averla fatta bere, avevano mimato atti sessuali nei
suoi confronti, riprendendo le scene con il cellulare e pubblicando tutto su un gruppo di Whats’App.
La ragazza, bella, intelligente, sportiva e carismatica, trovò la sua pagina Facebook invasa di insulti.
Era forte, Carolina. Ma quello era troppo anche per lei. E si gettò nel vuoto. Quella morte scosse la
comunità e l’opinione pubblica. E spinse il padre, Paolo Picchio ad impegnarsi per raccogliere il
messaggio lasciato dalla figlia: “Le parole fanno più male delle botte”. Elena Ferrara, novarese, era
l’insegnante di musica di Carolina alle scuole medie di Oleggio. Oggi, eletta senatrice, è la prima
firmataria della legge «a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del
cyberbullismo». «È un primo grande passo di civiltà – dice – lo dovevamo a Carolina e a tanti
prima di lei. Ho un solo rammarico: tutti, politica e società civile, ci siamo mossi tardi, dovevamo
farla prima».
Adesso la legge c’è. «Il provvedimento – chiarisce Ferrara - prevede una serie di interventi e
strumenti che hanno l’obiettivo di dar voce ai nostri ragazzi e consolidare una rete di sostegno
affinché non si sentano più soli ». Tre le novità importanti previste dalla nuova norma. Primo. Sarà
direttamente il minore vittima di un sopruso on line a poter segnalare in modo semplice al sito o al
social media il contenuto offensivo chiedendone, nei tempi fissati dalla legge stessa, la rimozione.
Se non lo fa il gestore, dopo opportune e tempestive verifiche, lo farà il Garante della Privacy.
Secondo. Il “bullo cybernetico” viene convocato, insieme ai genitori, dal Questore che dà corso alla
procedura di ammonimento. Un “cartellino giallo” che può portare il minore ad essere inserito in un
percorso sociale o di messa alla prova. Terzo. Ogni scuola dovrà individuare tra i propri docenti un
referente con il compito di coordinare le iniziative di prevenzione e contrasto. E per il personale
scolastico sono previsti corsi di formazione per il personale.
Senatrice Ferrara, il 18 giugno entra in vigore la legge 71/2017 e presto arriveranno anche i
decreti attuativi. Può farci qualche esempio concreto su come cambieranno le cose in materia
di cyberbullismo?
«Le casistiche sono molteplici. Immaginiamo che il pomeriggio del 19 giugno un quindicenne trovi
sulla sua pagina Facebook un insulto di carattere omofobo. In passato la strada era quella della
denuncia, a cura del genitore, alla polizia postale con tempi inevitabilmente lunghi per la rimozione
del contenuto. Con l’entrata in vigore della legge, invece, il minore stesso potrà inviare un
messaggio a Facebook - mediante un apposito canale - in cui segnala direttamente il contenuto,
copiando il link, e chiedendo al social media la rimozione. Se entro le ventiquattro ore successive
non vi è stata alcuna comunicazione da parte del responsabile ed entro le quarantotto ore non abbia
provveduto o non sia possibile individuare il gestore del sito internet o del social, l’interessato può
rivolgersi al Garante per la protezione dei dati personali, il quale provvede entro quarantotto ore alla
rimozione. Ora, è evidente che il Tavolo permanente interministeriale, previsto dalla legge, dovrà
vigilare sulle modalità di segnalazione: dovranno essere semplici in modo che qualunque ragazzo le
possa utilizzare».
«Nella maggior parte dei casi questi gesti sono commessi banalmente per acquisire una notorietà
digitale, per la visibilità, per aver più “mi piace” rispondendo ad un bisogno identitario di
autoaffermazione. Nei ragazzi si sono sempre osservati atteggiamenti di tipo prevaricatorio, tuttavia
la rete, amplificando queste condotte, ci pone di fronte ad un nuovo fenomeno che poggia il suo
triste successo sulla mediazione dello schermo e sull’illusione dell’anonimato. L’autore di questi
comportamenti, spesso troppo precocemente esposto ad un utilizzo inconsapevole del mezzo, non
matura la percezione critica del suo operato, non respira la sofferenza della vittima. Ecco perché
diviene sempre più importante l’azione educativa della scuola e della famiglia».
Quali saranno le sanzioni per i minori che si rendono responsabili di queste situazioni?
«I reati e le conseguenti sanzioni esistono già nel nostro ordinamento giuridico: dallo stalking alla
diffamazione, dal furto d’identità alla diffusione di materiale pedopornografico. I ragazzi devono
essere coscienti del disvalore delle condotte del bullo, ma lo stesso disvalore va attribuito a chi
omertosamente mostra indifferenza o chi, all’interno del branco, rafforza la condotta aggressiva. I
minori quando insultano o ridicolizzano qualcuno sui social non hanno di fronte una persona in
carne ed ossa, il suo dolore, le sue lacrime, ma una tastiera. Dobbiamo aiutarli ad essere più
empatici e ad avere un controllo etico anche se nascosti da uno schermo. Questa legge non ha
carattere repressivo, bensì educativo, preventivo e di cura proprio come mi hanno chiesto i tanti
giovani che in questi anni ho incontrato nelle scuole di tutta Italia. L’intento è quello di preferire
percorsi riparatori e di reinserimento per i colpevoli, tenendo ragazze e ragazzi fuori dal penale non
per buonismo, ma per poter recuperare i soggetti che sono in età evolutiva. Per questo la norma
prevede che i minori che compiano atti di cyberbullismo possano essere ammoniti, come detto, dal
Questore che può anche decidere di inserirli in un percorso sociale o di messa alla prova, al fine
appunto di recuperarli. Anche considerando come spesso proprio gli autori di atti di cyberbullismo
siano stati a loro volta vittime di comportamenti simili».
Se non avesse conosciuto Carolina Picchio pensa che si sarebbe mossa allo stesso modo?
«Averla conosciuta, averla avuta come allieva, aver seguito tutta la sua vicenda insieme con il suo
coraggioso e tenace papà, Paolo, è stata la leva che mi ha permesso di affrontare un percorso così
impegnativo, iniziato quattro anni fa, per approdare alla legge. La 71/2017, dedicata a Carolina, è
un primo grande passo di civiltà. Ora la mia attenzione si rivolge ai provvedimenti attuativi che
devono essere adottati al più presto per dare gambe alla norma e renderla operativa in tutte le sue
parti e alla costituzione del tavolo interministeriale entro trenta giorni dall’entrata in vigore. Il
tavolo ha il compito di redigere un piano di azione per la prevenzione e il contrasto del
cyberbullismo, nonché quello di realizzare un sistema di raccolta dei dati per monitorare
l’evoluzione dei fenomeni avvalendosi anche della collaborazione con la Polizia postale e con le
altre forze di polizia. Il tavolo, coordinato dal Miur, include i Ministeri dell’Interno, Lavoro e
Politiche sociali, Giustizia, Sviluppo Economico e della Salute; Anci, Garante per l’Infanzia e
l’Adolescenza, Garante Privacy, Comitato di applicazione del codice di autoregolamentazione
media e minori, organizzazioni già coinvolte nel programma nazionale del Safer Internet Centre,
nonché una rappresentanza delle associazioni studentesche e dei genitori».
https://www.lastampa.it/2017/06/16/italia/elena-ferrara-ecco-come-la-nuova-legge-difender-i-
minori-dal-cyberbullismo-aeRJY0NvJvYUJfJMtxTyUL/pagina.html
state 352 le denunce e 60 i minori indagati per reati legati al cyberbullismo nel 2014. Per arginare il
fenomeno, la Polizia ha messo a punto il programma “Una Vita da Social” che attraverso incontri,
pagina Facebook e il progetto teatrale itinerante Like.
Storie di vita online (sponsorizzato da Baci Perugina, che contro la violenza via web invita a
condividere l’hashtag #unaparolaeunbacio sull’account Twitter @baciperugina) coinvolge studenti
da 8 a 19 anni, genitori, insegnanti, psicologi. E perfino bidelli, perché gli episodi di bullismo
avvengono spesso al di fuori del contesto classe: nei corridoi, nei bagni, nel cortile.
Generazioniconnesse.it è il tool kit del Ministero dell’Istruzione a sostegno dei ragazzi minacciati
dal cyberbullismo, che possono rivolgersi anche alla help line gestita da Telefono Azzurro (tel.
1.96.96; azzurro.it/chat). E l’Osservatorio contro il Bullismo – con Facebook Italia, Telecom Italia e
#noisiamoenergia – ha diffuso il calendario 2016 Elios – Energia Olimpica contro il cyberbullismo:
gli sportivi esortano i ragazzi a navigare sicuri.
T roppo facile nascondersi dietro l’anonimato dei social: mostrate il volto se avete coraggio.
E’ ora di dire basta. E’ questo l’invito che arriva da No Masks, il progetto dell’I.I.S.S. Leonardo
da Vinci di Fasano (Br) vincitore del concorso #OFF4ADAY – Today is our school’s turn, che
si è svolto nell’ambito della campagna contro il cyberbullismo #OFF4ADAY promossa da Samsung
e Moige, con il patrocinio della Polizia di Stato.
Dieci erano i video finalisti tra i tanti realizzati dai ragazzi di 2000 scuole partecipanti, e tutti
diversi. La classifica dei primi 3 è stata decisa in diretta, dai partecipanti alla premiazione (come la
sottoscritta). Se No Masks ha conquistato per il suo linguaggio poetico e commuovente (guarda
caso, era realizzato da un gruppo tutto al femminile), il secondo classificato, Identikit semiserio, del
Comprensivo di Bucchianico (Ch) puntava sull’ironia, con un lingaggio graffiante e un bel ritmo
contemporaneo. Mentre il terzo, Cyber studenti, raccontava la storia di un ragazzino che sogna di
fare il ballerino, un po’ come Billy Eliot, e viene per questo deriso e umiliato dai coetanei.
Tante sensibilità, tanti modi per affrontare lo stesso problema: la vigliaccheria di chi fa del male, la
complicità di chi mette un like. Perché, come ha detto La Pina, che su Radio Deejay ne parla
spesso e che ha presentato la premiazione, “quando metti un like è un bacio, o un calcio. I bulli
sono pochi, sono gli altri che devono ghettizzarli. Se un video raggiunge migliaia di like in pochi
minuti, sono tutti coinvolti. Sono proprio i numeri a fare la differenza con il bullismo tradizionale”.
Il punto non è ovviamente demonizzare le nuove tecnologie (anche perchè sarebbe perdente, visto
che l’84 per cento dei ragazzi utilizza smartphone o tablet) ma educare all’uso, spiegare quali
rischi si possono correre. Lo sa bene Caterina, che ha raccontato quando, a scuola, ha scoperto che
era stato creato un gruppo social contro di lei. Sconvolta e disperata, è riuscita a parlarne con i
genitori, che l’hanno spinta a non mollare e a non cambiare nemmeno scuola. Tempo dopo, quelli
che l’avevano tormentata le hanno chiesto scusa.
Il concorso è stato l’evento finale della campagna partita il 19 ottobre con un giorno “off”, in cui
Samsung ha oscurato tutti i suoi canali di comunicazione per sensibilizzare sul tema. In
contemporanea, è stato lanciato un servizio di aiuto alle vittime dei cyberbulli con un numero di
telefono gratuito dedicato e gestito da un team di psicologi, 393.300.90.90, attivo dal lunedì al
venerdì e la mail help@off4aday.it. Alla campagna hanno aderito anche attori come Pierfrancesco
Favino, che ha mandato un video. E la scuola delle studentesse autrici di No Masksha ricevuto in
premio da Samsung un’aula digitale.