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La prima legge contro il cyberbullismo

è dedicata a
Carolina Picchio

Nel 2013 il suicidio della quattordicenne, toltasi la vita a


causa di un video diffuso in Rete. Oggi l’Italia ha una legge
contro questo tipo di violenza.
La tragedia di Carolina nasce e si sviluppa su internet e in particolare sui social. Tutto ha
inizio nel novembre 2012: la ragazza è a una festa, forse beve un po’ troppo, si sente male e
va in bagno. Lì perde conoscenza e viene raggiunta da alcuni coetanei che la molestano
filmando tutto con un cellulare. Poco dopo il video è in Rete.

Carolina non regge al peso delle umiliazioni, degli insulti e dei commenti denigratori così nella
notte tra il 4 e il 5 gennaio 2013 si toglie la vita.

La lettera che lascia a suo padre, Paolo Picchio, contiene un messaggio importante: “Le
parole fanno più male delle botte. Ciò che è accaduto a me non deve più succedere a
nessuno”.

Parole che Paolo Picchio prende alla lettera, dapprima battendosi strenuamente per


l’approvazione della proposta di legge per la prevenzione e il contrasto al
cyberbullismo diventata ufficialmente legge dello Stato lo scorso 18 giugno 2017,
poi portando la sua testimonianza in giro per le scuole di tutta Italia.

«Oggi avete il mondo nella tasca dei jeans. State attenti», raccomanda Paolo Picchio
«perché in gioco c’è molto di più di uno schermo da proteggere».

A cinque anni dalla morte di Carolina nasce la Fondazione Carolina Onlus che coordina gli
interventi contro il bullismo in rete.

«Solo qualche anno fa sembrava impossibile ottenere una legge pensata per i ragazzi a
prevenzione e contrasto del cyberbullismo. Oggi tutti parlano della legge Ferrara» spiega
Paolo Picchio.

La legge 29 maggio 2017, n. 71 è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale il 3 giugno


2017 ed è entrata in vigore il 18 giugno 2017.
CYBERBULLISMO:
la legge pubblicata in Gazzetta
In vigore la Legge 29 maggio 2017 n. 71

Il Parlamento ha dato il via libera alle nuove disposizioni contro il fenomeno del c.d. cyberbullismo.
Nella Gazzetta del 3 giugno scorso è stata pubblicata la Legge 29 maggio 2017 n. 71 recante
"Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo"
da oggi in vigore.
Vediamo quali sono le principali novità introdotte dal provvedimento:
 Definizione di «cyberbullismo»: con questa espressione si intende "qualunque forma di
pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d'identità,
alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di
minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto
anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia
quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o
la loro messa in ridicolo".
 Obiettivo della legge: il provvedimento intende contrastare il fenomeno del cyberbullismo in
tutte le sue manifestazioni, con azioni a carattere preventivo e con una strategia di attenzione,
tutela ed educazione nei confronti dei minori coinvolti, sia nella posizione di vittime sia in quella
di responsabili di illeciti, assicurando l'attuazione degli interventi senza distinzione di età
nell'ambito delle istituzioni scolastiche.
 Gestore del sito internet: si intende il prestatore di servizi della società dell'informazione
che, sulla rete internet, cura la gestione dei contenuti di un sito in cui si possono riscontrare le
condotte di cyberbullismo; non sono considerati gestori gli access provider, i cache provider e i
motori di ricerca.
 Oscuramento del web: la vittima di cyberbullismo, che abbia compiuto almeno 14 anni, e i
genitori o esercenti la responsabilità sul minore, può inoltrare al titolare del trattamento o al
gestore del sito internet o del social media un'istanza per l'oscuramento, la rimozione o il blocco
di qualsiasi altro dato personale del minore, diffuso nella rete internet. Se non si provvede entro
48 ore, l'interessato può rivolgersi al Garante della Privacy che interviene direttamente entro le
successive 48 ore.
 Ruolo della scuola nel contrasto al cyberbullismo: in ogni istituto tra i professori sarà
individuato un referente per le iniziative contro il bullismo e il cyberbullismo. Al preside spetterà
informare subito le famiglie dei minori coinvolti in atti di bullismo e, se necessario, convocare
tutti gli interessati per adottare misure di assistenza alla vittima e sanzioni e percorsi rieducativi
per l'autore. Più in generale, il Miur ha il compito di predisporre linee di orientamento di
prevenzione e contrasto puntando, tra l'altro, sulla formazione del personale scolastico e la
promozione di un ruolo attivo degli studenti, mentre ai singoli istituti è demandata l'educazione
alla legalità e all'uso consapevole di internet. Alle iniziative in ambito scolastico collaboreranno
anche polizia postale e associazioni territoriali. 
Il dirigente scolastico che venga a conoscenza di atti di cyberbullismo (salvo che il fatto
costituisca reato) deve informare tempestivamente i soggetti che esercitano la responsabilità
genitoriale o i tutori dei minori coinvolti e attivare adeguate azioni di carattere educativo.
 Ammonimento da parte del questore: è stata estesa al cyberbullismo la procedura di
ammonimento prevista in materia di stalking (art. 612-bis c.p.).
In caso di condotte di ingiuria (art. 594 c.p.), diffamazione (art. 595 c.p.), minaccia (art. 612 c.p.)
e trattamento illecito di dati personali (art. 167 del codice della privacy) commessi mediante
internet da minori ultraquattordicenni nei confronti di altro minorenne, fino a quando non è
proposta querela o non è presentata denuncia è applicabile la procedura di ammonimento da
parte del questore. A tal fine il questore convoca il minore, insieme ad almeno un genitore o ad
altra persona esercente la responsabilità genitoriale; gli effetti dell'ammonimento cessano al
compimento della maggiore età.
 Piano d'azione e monitoraggio: presso la Presidenza del Consiglio è istituito un tavolo
tecnico con il compito di redigere un piano di azione integrato per contrastare e prevenire il
bullismo e realizzare una banca dati per il monitoraggio del fenomeno.
https://www.altalex.com/documents/news/2016/09/21/bullismo-e-cyberbullismo

CYBERBULLISMO:
provider fuori dal raggio d’azione della legge
Chiamati in causa gestori di contenuti e piattaforme

“La legge sul cyberbullismo introduce un principio rivoluzionario: la responsabilità di rimuovere i


contenuti lesivi è solo in capo a gestori e piattaforme che inseriscono i contenuti stessi: social
network e gestori di messaggistica istantanea, di siti web.
Cambia dunque la impostazione del decreto legislativo 70/2003, 
(Attuazione della direttiva 2000/31/CE relativa a taluni aspetti giuridici dei servizi della società
dell'informazione nel mercato interno, con particolare riferimento al commercio elettronico, ndr)”. 
A pochi giorni dall’approvazione in via definitiva da parte del Parlamento della legge sul cyber
bullismo, ora in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta  ufficiale, giungono le prime analisi su un
provvedimento che recupera una presenza delle istituzioni nel contrasto alle aggressioni via web a
danno dei minori.
L’aspetto relativo alla individuazione degli operatori tenuti alla rimozione dei contenuti offensivi e
violenti, dopo anni di discussioni e giurisprudenza, è stato focalizzato venerdì scordo
dall’avvocato Fulvio Sarzana, nel suo intervento al convegno annuale del Circolo dei giuristi
telematici, presieduto da Fernanda Faini, che si è svolta alla Camera dei deputati, dal titolo “Digital
society: le regole di oggi, il diritto di domani”.
La legge sul cyber bullismo, in sostanza, ha escluso dal novero dei "gestori del sito Internet", e
quindi dall'ambito di applicazione del provvedimento e dagli obblighi di rimozione del contenuto
lesivo, gli access provider (cioè i provider che forniscono connessione ad Internet, come Vodafone
o Telecom Italia), nonché i cache provider, cioè i provider che memorizzano temporaneamente siti
web, e i motori di ricerca.  Rientrano  invece  nella definizione di "gestori del sito Internet" tutti i
fornitori di contenuti su Internet.
Circostanza questa che, secondo quanto scrive l’Ufficio studi della Camera dei deputati “sembra
quindi escludere una responsabilità delle tipologie di provider richiamate per i contenuti
memorizzati, in coerenza con il principio di non responsabilità affermato dagli articoli 15 e
16 del decreto legislativo 70”.
La legge dunque disegna confini chiari di responsabilità nell’ambito della digital society; ma non
sempre -anzi quasi mai- è una operazione che l’ordinamento giuridico italiano è pronto a fare. Di
seguito qualche spunto emerso dalle relazioni.
“In questo ambito il ritardo dell’analisi giuridica è inammissibile”, ha fatto sapere Giuseppe
Corasaniti, della procura generale della Cassazione e componente del neo costituito Innovation
group (Cassazione digitale, notifiche penali telematiche da luglio e ricorsi civili on line entro il 2018).
“E non si tratta di studiare nuove norme, ma di promuovere un cambio di mentalità all’interno del
mondo del diritto. E’ in gioco la crescita del Paese”.
Tutti d’accordo sulla circostanza che l’evoluzione digitale ha cambiato il paradigma del
progresso, con due caratteristiche specifiche: trasversalità e velocità “La prima cosa da fare è
prendere consapevolezza di questa rivoluzione” ha evidenziato Paolo Coppola, che come
presidente della commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione
delle pubblica amministrazioni  ha potuto verificare personalmente il livello di competenze
informatiche dei rappresentanti  anche nell’informatica giuridica. Tante ancora le questioni
irrisolte: la responsabilità dei robot, per esempio; e il ruolo e le responsabilità (quali?) delle
piattaforme digitali private sempre più pervasive nella vita delle persone tanto da arrivare ad
acquisire ruoli fino ad ora appannaggio esclusivo dei poteri pubblici.
Il Comune di Roma ha istituito l’assessorato Roma semplice, affidato a Flavia
Marzano. “Partecipazione e condivisione sono stati il nostro metodo per la elaborazione dell’agenda
digitale della città. Ci vuole però laicità”.
“O il diritto si evolve o sarà destinato ad esser superato continuamente dalla tecnologia. Dunque
occorre cambiare il modo di scrivere le leggi” ha sottolineato Guido Scorza, responsabile degli
Affari regolamentari nazionali ed europeo del team per la trasformazione digitale di palazzo Chigi.
Il digitale chiede una legislazione smart, basata sulla neutralità tecnologica, che dica cosa si deve
fare e non come; il superamento del sistema di regole tecniche, soggette ad invecchiamento
precoce e continuo, e la redazione di  linee guida facilmente aggiornabili. Il team sta lavorando in
questo modo all’aggiornamento del Codice dell’amministrazione digitale. Da Scorza è venuto anche
un avvertimento riguardo i “reali” rapporti tra utenti e piattaforme: “Alcune discipline quali la
privacy, il consumo, si basano sull’idea del superamento del gap informativo tra prestatore di
servizi e utenti tramite le informative sulle condizioni del contratto. Ebbene il nostro consenso non
è informato per eccesso di informazioni”. E’ bastato evocare lo stunt pubblicitario della serie Netflix
Better Call Saul, spin off di Breaking Bad, protagonista l’avvocato James McGill per rendersene
ironicamente e drammaticamente conto (provate voi stessi!)
Ernesto Belisario è a capo dell’Open government partnership ed ha partecipato alla redazione del
cosiddetto Foia (Arriva il Foia: cosa cambia per la p.a.), in sostanza il nuovo Codice per l’accesso
dei cittadini alla informazioni detenute dalla Pa. Non tutto è andato nel verso giusto, in termini di
trasparenza, perché come ha sottolineato  Gianni Penzio Doria “l’overflow di dati non fa
trasparenza”.
Ma Belisario ha richiamato l’attenzione sul momento attuativo, che chiama in causa anche la
capacità degli stessi avvocati di informare i propri clienti dei nuovi diritti di cittadinanza
digitale. Per Marco Bani, a capo delle segreteria tecnica di Agid, anche i servizi della Pa dovranno
scoprire l’user experience, tramite un design delle interfacce dei servizi on line semplice e quindi
accessibile: “E’ un fatto di etica,  e non solo di estetica”. Bani ha annunciato che è stata istituita in
Agid la task force su IoT, visto che ormai è “AI first” (vedi gli ultimi annunci Google).
Competenze del giurista/avvocato:quali? Non c’è scampo: serve interdisciplinarietà. I nuovi laureati
in legge dovrebbero sapere qualcosa in più di coding e di funzionamento dei sistemi digitali “In
Olanda, Spagna, Inghilterra, Francia lo hanno capito e il corso di giurisprudenza prevede
integrazione tra saperi”, ha sottolineato Monica Palmirani  del Cirsfid dell’Università di Bologna.
“Siamo ad una svolta ormai. l’Intelligenza artificiale non è più debole ma si autoregola e auto
apprende per assumere decisioni in autonomia. In Australia  e negli Usa gli smart contract sono
una realtà. I giuristi in Italia sono pronti? No. Stiamo accumulando ritardi nella formazione e
occorre fare un salto in avanti”.
Il digitale, in verità, permea di nuove sfide al livello più profondo la nostra “comfort zone”: “Il
motore di ricerca diventa il nostro controllore e i nostri dati sono sempre più lost in translation, ha
evidenziato Oreste Pollicino dell’Università Bocconi. “Senza un intervento di regolamentazione da
parte del legislatore, la giurisprudenza diventa creativa soprattutto nel digitale”.

I nuovi interrogativi della tecnologia ai giuristi. Portabilità dei dati, Il diritto alla portabilità dei
dati (Lucio Scudiero), tutela giuridica delle creazioni non umane (si pensi alla musica scritta dal
robot E-David) (Marco Scialdone), la tutela insufficiente in casi di revenge porn (Alessia Sorgano),
responsabilità per danni provocati da droni per impiego ricreativo o sportivo (Giovanni Battista
Gallus), il tema della centralità degli snodi di controllo dei nostri dati e la necessità di contrastarla
con una adeguata decentralizzazione peer to peer e licenze open (Massimo Travostino), i rischi di
violazione di privacy con IoT e blockchain ( Nicola Fabiano), le operazioni di inibizione degli
indirizzi IP (Vincenzo Colarocco) e e quelle a tutela dei dati personali (Sarzana); e poi le firme
grafometriche e le modalità di tutela dei dati biologici ivi contenuti a cura dei consulenti tecnici nel
processo (Emanuela Sandonini), i limiti del Pct (Marco Cuniberti), lo stato “calma piatta” del
processo penale telematico (Giuseppe Campanelli).
Sono state tante le domande che sono emerse e sulle quali il mondo del diritto dovrebbe
confrontarsi e che stenta ancora a focalzzare.. Eppure abbiamo avuto anche in Italia un “c’era una
volta digitale”. Nel 1989 Antonio Martino, decano dei giuristi telematici e all’epoca alla guida di
Ittig del CNR aveva progettato il sistema di ragionamento legale, il primo sistema giuridico aperto.
Se avessimo continuato così!
(Altalex, 23 maggio 2017. Articolo di  Claudia Morelli)
https://www.altalex.com/documents/news/2017/05/23/cyberbullismo

Elena Ferrara: “Ecco come la nuova legge


difenderà i minori dal cyberbullismo”
Il provvedimento entra in vigore il 18 giugno. Intervista con la senatrice, prima firmataria e insegnante della
ragazzina novarese che quattro anni fa si uccise, vittima dei bulli del web

PUBBLICATO IL 16/06/2017
ULTIMA MODIFICA IL 16/06/2017 ALLE ORE 18:48
MAURO PIANTA

Il 18 giugno, dopo quattro anni di lavori parlamentari, entra ufficialmente in vigore la legge
71/2017 contro il cyberbullismo. Perché, si sa, ormai sempre di più i soprusi tra i minori invadono
lo spazio virtuale con messaggi, immagini e video spregievoli che corrono sul web grazie agli
smartphone. L’obiettivo, antico, è sempre quello: ferire, escludere, diffamare, ridicolizzare
qualcuno. Adesso lo chiamano “cyberbullismo”.

A farne le spese, fra le tante vittime, ci fu Carolina Picchio, la studentessa di 14 anni, che il 5
gennaio 2013 si tolse la vita lanciandosi dalla finestra della sua abitazione di Novara, quartiere
Sant’Agabio. Mesi prima, alcuni ragazzi dopo averla fatta bere, avevano mimato atti sessuali nei
suoi confronti, riprendendo le scene con il cellulare e pubblicando tutto su un gruppo di Whats’App.
La ragazza, bella, intelligente, sportiva e carismatica, trovò la sua pagina Facebook invasa di insulti.
Era forte, Carolina. Ma quello era troppo anche per lei. E si gettò nel vuoto. Quella morte scosse la
comunità e l’opinione pubblica. E spinse il padre, Paolo Picchio ad impegnarsi per raccogliere il
messaggio lasciato dalla figlia: “Le parole fanno più male delle botte”. Elena Ferrara, novarese, era
l’insegnante di musica di Carolina alle scuole medie di Oleggio. Oggi, eletta senatrice, è la prima
firmataria della legge «a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del
cyberbullismo». «È un primo grande passo di civiltà – dice – lo dovevamo a Carolina e a tanti
prima di lei. Ho un solo rammarico: tutti, politica e società civile, ci siamo mossi tardi, dovevamo
farla prima».

Adesso la legge c’è. «Il provvedimento – chiarisce Ferrara - prevede una serie di interventi e
strumenti che hanno l’obiettivo di dar voce ai nostri ragazzi e consolidare una rete di sostegno
affinché non si sentano più soli ». Tre le novità importanti previste dalla nuova norma. Primo. Sarà
direttamente il minore vittima di un sopruso on line a poter segnalare in modo semplice al sito o al
social media il contenuto offensivo chiedendone, nei tempi fissati dalla legge stessa, la rimozione.
Se non lo fa il gestore, dopo opportune e tempestive verifiche, lo farà il Garante della Privacy.
Secondo. Il “bullo cybernetico” viene convocato, insieme ai genitori, dal Questore che dà corso alla
procedura di ammonimento. Un “cartellino giallo” che può portare il minore ad essere inserito in un
percorso sociale o di messa alla prova. Terzo. Ogni scuola dovrà individuare tra i propri docenti un
referente con il compito di coordinare le iniziative di prevenzione e contrasto. E per il personale
scolastico sono previsti corsi di formazione per il personale.

Senatrice Ferrara, il 18 giugno entra in vigore la legge 71/2017 e presto arriveranno anche i
decreti attuativi. Può farci qualche esempio concreto su come cambieranno le cose in materia
di cyberbullismo?

«Le casistiche sono molteplici. Immaginiamo che il pomeriggio del 19 giugno un quindicenne trovi
sulla sua pagina Facebook un insulto di carattere omofobo. In passato la strada era quella della
denuncia, a cura del genitore, alla polizia postale con tempi inevitabilmente lunghi per la rimozione
del contenuto. Con l’entrata in vigore della legge, invece, il minore stesso potrà inviare un
messaggio a Facebook - mediante un apposito canale - in cui segnala direttamente il contenuto,
copiando il link, e chiedendo al social media la rimozione. Se entro le ventiquattro ore successive
non vi è stata alcuna comunicazione da parte del responsabile ed entro le quarantotto ore non abbia
provveduto o non sia possibile individuare il gestore del sito internet o del social, l’interessato può
rivolgersi al Garante per la protezione dei dati personali, il quale provvede entro quarantotto ore alla
rimozione. Ora, è evidente che il Tavolo permanente interministeriale, previsto dalla legge, dovrà
vigilare sulle modalità di segnalazione: dovranno essere semplici in modo che qualunque ragazzo le
possa utilizzare».

Perché, anche secondo la sua esperienza di insegnante, i minori commettono atti di


cyberbullismo?

«Nella maggior parte dei casi questi gesti sono commessi banalmente per acquisire una notorietà
digitale, per la visibilità, per aver più “mi piace” rispondendo ad un bisogno identitario di
autoaffermazione. Nei ragazzi si sono sempre osservati atteggiamenti di tipo prevaricatorio, tuttavia
la rete, amplificando queste condotte, ci pone di fronte ad un nuovo fenomeno che poggia il suo
triste successo sulla mediazione dello schermo e sull’illusione dell’anonimato. L’autore di questi
comportamenti, spesso troppo precocemente esposto ad un utilizzo inconsapevole del mezzo, non
matura la percezione critica del suo operato, non respira la sofferenza della vittima. Ecco perché
diviene sempre più importante l’azione educativa della scuola e della famiglia».

Quali saranno le sanzioni per i minori che si rendono responsabili di queste situazioni?

«I reati e le conseguenti sanzioni esistono già nel nostro ordinamento giuridico: dallo stalking alla
diffamazione, dal furto d’identità alla diffusione di materiale pedopornografico. I ragazzi devono
essere coscienti del disvalore delle condotte del bullo, ma lo stesso disvalore va attribuito a chi
omertosamente mostra indifferenza o chi, all’interno del branco, rafforza la condotta aggressiva. I
minori quando insultano o ridicolizzano qualcuno sui social non hanno di fronte una persona in
carne ed ossa, il suo dolore, le sue lacrime, ma una tastiera. Dobbiamo aiutarli ad essere più
empatici e ad avere un controllo etico anche se nascosti da uno schermo. Questa legge non ha
carattere repressivo, bensì educativo, preventivo e di cura proprio come mi hanno chiesto i tanti
giovani che in questi anni ho incontrato nelle scuole di tutta Italia. L’intento è quello di preferire
percorsi riparatori e di reinserimento per i colpevoli, tenendo ragazze e ragazzi fuori dal penale non
per buonismo, ma per poter recuperare i soggetti che sono in età evolutiva. Per questo la norma
prevede che i minori che compiano atti di cyberbullismo possano essere ammoniti, come detto, dal
Questore che può anche decidere di inserirli in un percorso sociale o di messa alla prova, al fine
appunto di recuperarli. Anche considerando come spesso proprio gli autori di atti di cyberbullismo
siano stati a loro volta vittime di comportamenti simili».

Se non avesse conosciuto Carolina Picchio pensa che si sarebbe mossa allo stesso modo?

«Averla conosciuta, averla avuta come allieva, aver seguito tutta la sua vicenda insieme con il suo
coraggioso e tenace papà, Paolo, è stata la leva che mi ha permesso di affrontare un percorso così
impegnativo, iniziato quattro anni fa, per approdare alla legge. La 71/2017, dedicata a Carolina, è
un primo grande passo di civiltà. Ora la mia attenzione si rivolge ai provvedimenti attuativi che
devono essere adottati al più presto per dare gambe alla norma e renderla operativa in tutte le sue
parti e alla costituzione del tavolo interministeriale entro trenta giorni dall’entrata in vigore. Il
tavolo ha il compito di redigere un piano di azione per la prevenzione e il contrasto del
cyberbullismo, nonché quello di realizzare un sistema di raccolta dei dati per monitorare
l’evoluzione dei fenomeni avvalendosi anche della collaborazione con la Polizia postale e con le
altre forze di polizia. Il tavolo, coordinato dal Miur, include i Ministeri dell’Interno, Lavoro e
Politiche sociali, Giustizia, Sviluppo Economico e della Salute; Anci, Garante per l’Infanzia e
l’Adolescenza, Garante Privacy, Comitato di applicazione del codice di autoregolamentazione
media e minori, organizzazioni già coinvolte nel programma nazionale del Safer Internet Centre,
nonché una rappresentanza delle associazioni studentesche e dei genitori».

https://www.lastampa.it/2017/06/16/italia/elena-ferrara-ecco-come-la-nuova-legge-difender-i-
minori-dal-cyberbullismo-aeRJY0NvJvYUJfJMtxTyUL/pagina.html

La Legge sul cyberbullismo: l’educazione


nelle scuole prima della repressione
14 Feb 2018
La Legge sul cyberbullismo: l’educazione nelle scuole prima della repressione

Il 29 maggio 2017 il Parlamento ha approvato il primo provvedimento contro bullismo


e cyberbullismo, una piaga che affligge specialmente i più giovani e che la legge tenta di
sconfiggere incrementando responsabilizzazione e sensibilizzazione. Dopo un lungo iter
parlamentare, segnato da casi di cronaca che hanno sconvolto l’opinione pubblica come il
suicidio della giovane napoletana Tiziana Cantone, l’Italia si è dotata di disposizioni che
tutelano i minori e puntano a percorsi formativi all’interno delle scuole, il contesto d’elezione
per questo tipo di atti di violenza morale, in cui ha maturato grande esperienza Elena Ferrara,
la senatrice che ha presentato il testo poi passato all’esame delle Camere.
Per Carolina, per Tiziana, per tutte le vittime
La Legge sul cyberbullismo è stata una battaglia portata avanti da Elena Ferrara, senatrice del
Partito Democratico, che prima del suo impegno in politica era una professoressa di musica che
tra le sue alunne ebbe anche Carolina Picchio, la prima vittima di cyberbullismo in Italia. La
ragazza nel 2013, a soli 14 anni, si tolse la vita gettandosi da un balcone dopo che venne
diffuso in rete un suo video a sfondo sessuale in cui veniva derisa e molestata. Ma i casi a cui
dare risposte negli anni si sono moltiplicati, con i dati del Censis che a fine 2016 hanno
fotografato un’emergenza nazionale: più di un adolescente su due (il 52,7%) ha dichiarato di
essere stato vittima di episodi di bullismo, che per il 76,6% dei casi è avvenuto mediante
internet.
Conoscere il cyberbullismo
La legge n. 71 del 2017, è il primo provvedimento in Europa specificamente dedicato al
fenomeno della violenza morale diffusa su internet. Il cyberbullismo viene definito dall’Articolo
1 della Legge come ‘qualunque forma di pressione, aggressione […] diffamazione, furto
d’identità, […] trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via
telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più
componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di
isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o
la loro messa in ridicolo’. La legge intende combattere il fenomeno in tutte le sue
manifestazioni, con misure di prevenzione, tutela ed educazione di tutti i minori coinvolti, sia le
vittime che i responsabili.
L’azione nelle scuole
L’obiettivo fondamentale rimane quello di porre in essere un piano efficace
di prevenzione all’interno delle scuole, garantito dall’istituzione di un tavolo tecnico coordinato
dal Ministero dell’Istruzione e composto da rappresentati di associazioni studentesche e di
genitori e insegnanti, da gruppi impegnati nella difesa del minore oltre che dal Garante per la
Privacy. Molte misure previste dalla sono rivolte alle scuole: in ogni istituto deve essere
individuato un professore referente per le iniziative contro ogni forma di bullismo, mentre
il dirigente scolastico è incaricato di informare i familiari della vittima degli atti di bullismo e,
salvo che il fatto costituisca reato, ha il compito di comminare in proprio delle sanzioni e
avviare un percorso rieducativo per il responsabile.
Il diritto all’oscuramento
Il provvedimento ha introdotto all’Articolo 2 una nuova procedura rapida e semplice per
cercare di porre un argine alla diffusione dei contenuti lesivi della dignità sul web, che appena
vengono pubblicati sono potenzialmente accessibili a tutti gli utenti della rete. È stato previsto
che i minori ultraquattordicenni o i genitori possono inoltrare al gestore del sito internet o della
piattaforma social un’istanza per l’oscuramento, la rimozione e il blocco di qualsiasi dato
personale che sia stato diffuso su internet. Il gestore, cioè il soggetto che cura la gestione dei
contenuti della piattaforma, ha l’obbligo di prendere in considerazione l‘istanza entro 24 ore. In
caso di inerzia, passate 48 ore, il minore o il genitore possono fare una segnalazione al Garante
per la Privacy, che provvederà entro i successivi due giorni. Al tavolo tecnico presieduto dal
MIUR è demandato l’incarico di redigere un Codice di auto-regolamentazione cui devono
attenersi i social network che permetta l’individuazione dei gestori a cui rivolgersi per ottenere
l’oscuramento dei contenuti.
L’ammonimento del questore
Fino a quando non è proposta querela o presentata denuncia, il Questore può convocare il
minore ‘bullo’ assieme ad un genitore se questo con il suo atto ha commesso un fatto previsto
dalla legge come reato (trattamento illecito di dati personali, ingiuria, diffamazione, minaccia,
atti persecutori). La procedura è simile a quella che è stata prevista proprio per il reato di
‘stalking’: in alternativa al processo, il responsabile viene ammonito oralmente dal questore e
invitato a tenere una condotta conforme alla legge.
Monitoraggio continuo
La Legge ha istituito anche un tavolo tecnico di lavoro presso la Presidenza del Consiglio, per
redigere un piano d’azione per il contrasto al cyberbullismo e raccogliere tutti i dati per
monitorare l’evoluzione dei fenomeni, anche grazie ad una relazioneannuale della Polizia
Postale. Il governo si impegna anche a finanziare campagne di sensibilizzazione e progetti
previsti all’interno delle scuole, per far sì che il fenomeno sia sconfitto attraverso la
rieducazione e non la repressione. Il padre di Carolina, Paolo Picchio, a lungo impegnato nel
richiedere al Parlamento una legge contro il cyberbullismo, al momento dell’approvazione ha
dichiarato: “La mia Carolina rivive in questa legge. Nessuno mi ridarà più mia figlia ma questa
legge è per lei”.
https://www.italiaincammino.it/legge-cyberbullismo-educazione-prima-repressione/

La psicologa Vegetti Finzi: ecco come


funziona il bullismo femminile
A essere presi di mira sono soprattutto gli inestetismi fisici, come il
sovrappeso, i capelli unti, i foruncoli, vestirsi in modo difforme ma
anche primeggiare, come la “secchiona” o la preferita dalla maestra
DI SILVIA VEGETTI FINZI

D i che cosa stiamo parlando quando diciamo “bullismo femminile”? Di un processo di

omologazione che rende le ragazze simili ai ragazzi? Certi comportamenti aggressivi sembrano


indubbiamente gli stessi ma le intenzioni e lo stile restano profondamente differenti. Innanzitutto è
diversa la nostra storia: da sempre gli uomini hanno gestito l’aggressività incanalandola in forme di
competizione regolata – la guerra, l’agonismo sportivo, la concorrenza- e sublimandola nell’ideale
dell’amicizia.
Per secoli invece i rapporti tra donne, considerati ovvi e naturali, sono stati limitati ai legami di
parentela. Di conseguenza, mentre i ragazzi si relazionano tra loro seguendo un copione
precostituito, alle ragazze non resta che imitarli o crearne uno proprio. I tentativi iniziano sin
dall’infanzia, quando si formano le coppie delle “amiche del cuore”.
Per cementare il loro rapporto, può accadere che la più prepotente s’imponga e, con la complicità
dell’altra, scelga con acume una vittima da respingere, isolare e perseguitare con insinuazioni e
calunnie.
Intorno a loro si crea un gruppo di spettatrici che, pur rendendosi conto di assistere ad azioni
malvagie, si rassicura dicendo: “Meno male che non capita a me! ”. Mentre i maschi impongono il
loro potere colpendo soprattutto il fisico del malcapitato, le femmine utilizzano piuttosto la parola.
Col risultato che, se i lividi del corpo sono evidenti, quelli dell’anima sono indelebili.
In conformità alle suggestioni mass-mediatiche, vengono presi di mira in particolare gli
inestetismi per cui è  provocatorio essere grassa, avere i capelli unti, i foruncoli, vestirsi in modo
difforme ma anche primeggiare, come la “secchiona” o la preferita dalla maestra.
Ma è con l’adolescenza che il bullismo femminile si fa più minaccioso. La difficoltà di delineare
un’identità femminile sollecita la prepotente a proiettare su una compagna più debole ed esposta le
parti inaccettabili di sé sino a farne un alter-ego negativo da emarginare e cancellare. Il coro che
assiste a questi soprusi si chiude in un mutismo omertoso e persino la vittima tace, sino a
convincersi che in lei qualcosa non va. La perdita dell’autostima è una delle conseguenze più
preoccupanti del bullismo sistematico e prolungato.
In questi anni il danno è poi aggravato dalla possibilità di utilizzare la Rete per divulgare
all’infinito, protetti dall’anonimato, le proprie bravate. Mentre la bulla sente il bisogno di riscuotere
il più vasto consenso, una folla d’ignoti corrispondenti s’immedesima con lei infierendo sulla
vittima con le peggiori ingiurie. Spesso queste dinamiche sfuggono all’attenzione dei genitori e al
controllo degli insegnanti, che dovrebbero invece comunicare e collaborare.
Poiché ogni condotta asociale messa in atto dagli adolescenti esprime una richiesta di aiuto,
occorre affinare la nostra sensibilità per decifrare sintomi quali l’iperconnessione,
l’isolamento, disturbi psicosomatici come l’insonnia e l’inappetenza. Senza ammetterlo, vittime e
carnefici chiedono il nostro intervento per superare il conflitto interno che genera quello esterno e
far pace con se stessi.
Non è facile, ma per aiutarli davvero dobbiamo convincerli ad abbandonare i circuiti della violenza
e indurli a uscire dal mondo virtuale per costruire, in quello reale, il futuro che li attende.
(Estratto dalla lezione magistrale che l’autrice tiene, nell’ambito del Festival/Filosofia di Modena,
a Sassuolo, il 17 settembre alle ore 18).
Leggi anche “Di social network si muore: 9 modi per riconoscere il cyberbullismo (e
proteggere i figli)“

Emergenza cyberbullismo: una rete in


aiuto delle vittime
Sono migliaia i giovani e giovanissimi che vengono presi di mira,
vessati e minacciati attraverso i social network. Ecco qualche valido
strumento di difesa
DI ERMANNO LUCCHINI

S talking, diffamazione, minacce, furto d’identità, diffusione di materiale pornografico: sono

state 352 le denunce e 60 i minori indagati per reati legati al cyberbullismo nel 2014. Per arginare il
fenomeno, la Polizia ha messo a punto il programma “Una Vita da Social” che attraverso incontri,
pagina Facebook e il progetto teatrale itinerante Like.
Storie di vita online (sponsorizzato da Baci Perugina, che contro la violenza via web invita a
condividere l’hashtag #unaparolaeunbacio sull’account Twitter @baciperugina) coinvolge studenti
da 8 a 19 anni, genitori, insegnanti, psicologi. E perfino bidelli, perché gli episodi di bullismo
avvengono spesso al di fuori del contesto classe: nei corridoi, nei bagni, nel cortile.
Generazioniconnesse.it è il tool kit del Ministero dell’Istruzione a sostegno dei ragazzi minacciati
dal cyberbullismo, che possono rivolgersi anche alla help line gestita da Telefono Azzurro (tel.
1.96.96; azzurro.it/chat). E l’Osservatorio contro il Bullismo – con Facebook Italia, Telecom Italia e
#noisiamoenergia –  ha diffuso il calendario 2016 Elios – Energia Olimpica contro il cyberbullismo:
gli sportivi esortano i ragazzi a navigare sicuri.

Vengono da Fasano, in Puglia, le vincitrici del concorso lanciato da


Samsung e Moige con la campagna contro il cyberbullismo
OFF4ADAY

T roppo facile nascondersi dietro l’anonimato dei social: mostrate il volto se avete coraggio.

E’ ora di dire basta. E’ questo l’invito che arriva da No Masks, il progetto dell’I.I.S.S. Leonardo
da Vinci di Fasano (Br) vincitore del concorso #OFF4ADAY – Today is our school’s turn, che
si è svolto nell’ambito della campagna contro il cyberbullismo #OFF4ADAY promossa da Samsung
e Moige, con il patrocinio della Polizia di Stato.
Dieci erano i video finalisti tra i tanti realizzati dai ragazzi di 2000 scuole partecipanti, e tutti
diversi. La classifica dei primi 3 è stata decisa in diretta, dai partecipanti alla premiazione (come la
sottoscritta). Se No Masks ha conquistato per il suo linguaggio poetico e commuovente (guarda
caso, era realizzato da un gruppo tutto al femminile), il secondo classificato, Identikit semiserio, del
Comprensivo di Bucchianico (Ch) puntava sull’ironia, con un lingaggio graffiante e un bel ritmo
contemporaneo. Mentre il terzo, Cyber studenti, raccontava la storia di un ragazzino che sogna di
fare il ballerino, un po’ come Billy Eliot, e viene per questo deriso e umiliato dai coetanei.
Tante sensibilità, tanti modi per affrontare lo stesso problema: la vigliaccheria di chi fa del male, la
complicità di chi mette un like. Perché, come ha detto La Pina, che su Radio Deejay ne parla
spesso e che ha presentato la premiazione, “quando metti un like è un bacio, o un calcio. I bulli
sono pochi, sono gli altri che devono ghettizzarli. Se un video raggiunge migliaia di like in pochi
minuti, sono tutti coinvolti. Sono proprio i numeri a fare la differenza con il bullismo tradizionale”.
Il punto non è ovviamente demonizzare le nuove tecnologie (anche perchè sarebbe perdente, visto
che l’84 per cento dei ragazzi utilizza smartphone o tablet) ma educare all’uso, spiegare quali
rischi si possono correre. Lo sa bene Caterina, che ha raccontato quando, a scuola, ha scoperto che
era stato creato un gruppo social contro di lei. Sconvolta e disperata, è riuscita a parlarne con i
genitori, che l’hanno spinta a non mollare e a non cambiare nemmeno scuola. Tempo dopo, quelli
che l’avevano tormentata le hanno chiesto scusa.
Il concorso è stato l’evento finale della campagna partita il 19 ottobre con un giorno “off”, in cui
Samsung ha oscurato tutti i suoi canali di comunicazione per sensibilizzare sul tema. In
contemporanea, è stato lanciato un servizio di aiuto alle vittime dei cyberbulli con un numero di
telefono gratuito dedicato e gestito da un team di psicologi,  393.300.90.90, attivo dal lunedì al
venerdì e la mail help@off4aday.it. Alla campagna hanno aderito anche attori come Pierfrancesco
Favino, che ha mandato un video. E la scuola delle studentesse autrici di No Masksha ricevuto in
premio da Samsung un’aula digitale.

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